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SALVINI SCOMPARE ANCHE DAL LOGO DELLA LEGA: IL NOME DEL CAPITONE, CHE ORMAI NON NE AZZECCA PIU’MEZZA, SCOMPARE ANCHE DAL SIMBOLO DEL CARROCCIO A GENOVA E PALERMO

Aprile 13th, 2022 Riccardo Fucile

IL LEADER LEGHISTA RILANCIA SULLA LISTA UNICA CON FORZA ITALIA. MA LE DUE FORZE POLITICHE VANNO IN DIREZIONE DIVERSA A LIVELLO EUROPEO. FORZA ITALIA E’ ANCORATA AL PPE E IN FRANCIA E’ FILO MACRON MENTRE SALVINI RESTA SOVRANISTA E SCHIERATO SENZA SE E SENZA MA CON LA LE PEN

Matteo Salvini la butta sul ridere e dice al sindaco di Genova Marco Bucci: «Mi devi un giro in barca». Il fatto è che il nome del leader leghista è scomparso dal simbolo per il capoluogo ligure, dopo essere sparito da quello per la Sicilia. È proprio il sindaco che lo fa notare all’interessato: «Non c’è il tuo nome».
Sotto all’Alberto da Giussano leghista, infatti, non figura il nome di Salvini, ma quello dello stesso Bucci. Ribatte il segretario: «Questo è un omaggio a Genova. La Lega di solito non inserisce i nomi dei candidati sindaco, ma con tutto quello che avete passato voi genovesi e con tutto l’entusiasmo che ci avete messo, ho ritenuto il 12 giugno che Matteo Salvini potesse passare in secondo piano».
Per Bucci, in realtà, non è stata una sorpresa: tutte le liste del centrodestra a Genova si sono accordate e il nome del sindaco comparirà in ogni simbolo elettorale. Però, fino a qualche tempo fa, per la Lega sarebbe stato semplicemente impensabile non mettere nel logo di una competizione politica il nome del leader. Non fosse altro, perché il nome del segretario e quello del partito coincidono.
Fatto sta che il capoluogo ligure sarà la seconda piazza elettorale in cui sulla scheda non comparirà Salvini. A Palermo si presenterà infatti «Prima l’Italia», che è anche la prima incarnazione del progetto salviniano di costruire una federazione di centrodestra.
Al momento, hanno dato la loro adesione i centristi dell’Udc, e l’obiettivo è quello di riproporre il simbolo anche per le Regionali dell’autunno.
Del resto, Salvini immagina un soggetto più vasto: a Bruno Vespa che gli chiedeva della possibilità di una lista unica con Forza Italia, il segretario del Carroccio ha risposto: «Perché no? Io lavoro per unire. Per vincere, il centrodestra dovrà essere compatto». In ogni caso, ancora non si sa se il nome di Salvini scomparirà da altre schede. Nel partito non si esclude che «territorio per territorio» possa essere decisa la formula migliore.
Scherza un leghista: «Di certo, Bucci va molto bene perché è anche un nome corto. A Verona, sarà impossibile mettere il nome di Sboarina», l’uscente che ha aderito a Fratelli d’Italia.
(da il Corriere della Sera)

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LA DISASTROSA PARABOLA DI VALÉRIE PÉCRESSE CHE CHIEDE AIUTO PERCHÉ PIENA DI DEBITI: NON IMMAGINAVA CHE IL CROLLO SAREBBE ARRIVATO FIN SOTTO IL 5%

Aprile 13th, 2022 Riccardo Fucile

E’ LA SOGLIA NECESSARIA PER IL RIMBORSO DELLE SPESE ELETTORALI… ADESSO SI RITROVA CON UN DEBITO PERSONALE DI 5 MILIONI DI EURO

Quando ha vinto le primarie dei Républicans, nel dicembre scorso, Valérie Pécresse sembrava destinata a un grande risultato: come minimo impensierire Emmanuel Macron, o addirittura diventare la prima donna presidente della Repubblica, soffiando il record a Marine Le Pen.
Alcuni comizi disastrosi e numerose gaffe l’hanno fatta precipitare, Pécresse non conquisterà l’Eliseo, non si è qualificata al secondo turno e neanche ci è andata vicina, ma certo non immaginava che il crollo sarebbe arrivato fin sotto il 5 per cento, la soglia necessaria per il rimborso delle spese elettorali.
Non è riuscita a ottenere il voto dei francesi ma ora chiede i soldi: 5 milioni di euro entro il 15 maggio, per rimborsare il debito che ha contratto personalmente quando era convinta di arrivare tra i primi.
Nel partito hanno cominciato a intuire le dimensioni della catastrofe all’arrivo dei primi risultati dai seggi dell’Oltremare, aperti un giorno prima: 4 per cento a Saint-Barth, il paradiso caraibico che accoglie gli yacht dell’alta borghesia parigina e che infatti nel 2017 tributò un trionfale 30% al compagno di partito François Fillon.
Domenica sera il risultato complessivo: 4,8 per cento. Una disfatta innanzitutto politica, la destra repubblicana dei presidenti De Gaulle, Pompidou, Chirac e Sarkozy quasi cancellata così come era capitato cinque anni fa alla sinistra che espresse Mitterrand e Hollande.
Ma se nel 2017 il segretario socialista Benoit Hamon arrivato al 6 per cento si è almeno risparmiato la bancarotta personale, Valérie Pécresse oggi ha un problema, oltre che con gli elettori, con la banca.
«Ho bisogno del vostro aiuto urgente», ha detto lunedì Pécresse, con una voce che è tornata finalmente sincera dopo settimane di discorsi troppo impostati e recitati.
«Non abbiamo raggiunto il 5% che ci permetterebbe di ottenere il rimborso di Stato, sul quale facevamo affidamento». Quindi l’appello, «mi rivolgo a quelli che mi hanno votato ma anche a coloro che hanno preferito il “voto utile” (per Macron, ndr ) e infine a tutti i francesi che sono legati al pluralismo politico. Il mio debito personale è di cinque milioni».
Su 12 candidati che hanno partecipato al primo turno, oltre a Pécresse altri sette non hanno raggiunto la soglia del 5% e non saranno rimborsati, ma solo lei ha speso così tanto e si è indebitata perché era certa di farcela.
L’appello è volto a commuovere soprattutto chi l’ha votata – 1,68 milioni -, basterebbero tre euro a testa. Ma non sarà facile, tanto più che Pécresse è la più ricca dei 12 candidati. Il suo patrimonio personale, in base alla dichiarazione fiscale, ammonta a 9,7 milioni.
In regime di comunione dei beni con il marito Jérôme Pécresse ceo di General Electric Renewable, Pécresse è proprietaria di tre case che valgono 4,1 milioni di euro, un milione di azioni General Electric, terreni per 50 mila euro e lo stipendio di 54 mila euro netti l’anno da presidente della regione Île de France. La sua richiesta quindi ha suscitato poca empatia, e molti inviti a vendere le case.
Tra i primi a reagire sui social media ecco Jerôme Kerviel, l’ex trader protagonista anni fa dello scandalo Société Générale: «Io sono indebitato per cinque miliardi, andrà tutto bene vedrai».
Un’altra richiesta di aiuto arriva da Yannick Jadot, il candidato ecologista che si è fermato al 4,5% e chiede – non per sé ma per il partito EELV – due milioni entro la fine di maggio. Al di là delle previsioni sbagliate e dell’opportunità di chiedere soldi ai francesi, si riapre la questione del finanziamento della politica.
(da il Corriere della Sera)

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IL POLITOLOGO DOMINIQUE REYNIÉ: “IL CONSENSO VERSO PUTIN È PIÙ ALTO TRA CHI HA UN REDDITO MENSILE INFERIORE AI MILLE EURO. E SONO SPESSO GLI STESSI CHE HANNO UN’OPINIONE POSITIVA DEL MOVIMENTO DEI GILET GIALLI E DEI NOVAX

Aprile 13th, 2022 Riccardo Fucile

GLI ELETTORI FILO-PUTIN SONO QUELLI CHE SI DICONO SICURI DI VOTARE PER LE PEN, MENTRE TRA QUELLI DI MÉLENCHON SARÀ PIÙ FORTE L’ASTENSIONE. PENSO CHE MACRON SARÀ RIELETTO

Una maggioranza di francesi (88%) ha un’immagine negativa di Putin ma un 10% vede il presidente russo in modo favorevole. Questa percentuale sale al 22% tra i zemmouriani, al 16 tra i lepenisti e al 17 tra i melenchonisti.
«Il putinismo francese è molto forte tra i giovani, con il 24% di opinioni positive», racconta il politologo Dominique Reynié, direttore del think tank Fondapol che ha condotto una ricerca sugli effetti della guerra in Ucraina sull’elezione presidenziale.
Le Pen è vista come la candidata di Putin?
«Il 45% dei francesi pensa che sia la candidata voluta dal Cremlino. Il putinismo in Francia è trasversale ma concentrato nel blocco dei tre movimenti radicali – Mélenchon, Le Pen, Zemmour – che hanno avuto più di metà dei voti al primo turno. Il consenso verso Putin è più alto tra chi ha un reddito mensile inferiore ai mille euro rispetto a chi è oltre i 3.500: 20% contro 6. I putinisti sono spesso gli stessi che hanno un’opinione positiva del movimento dei gilet gialli (81% rispetto a 49 della media nazionale) e dei NoVax (75% contro una media di 30%)».
Esiste un legame tra putinismo e NoVax?
«C’è un legame diretto nei dati: se solo 8% dei vaccinati ha un’opinione positiva di Putin la percentuale sale al 25 tra i non vaccinati. L’altro nesso evidente è sull’Ue. Il 36% tra quelli che apprezzano il presidente russo sono anche favorevoli all’Ue, la media nazionale è al 56%.
Le Pen propone l’uscita dal comando integrato dalla Nato.
«Metà degli elettori sostiene che l’appartenenza della Francia alla Nato è una buona cosa, ed è una percentuale aumentata di tre punti dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Anche il consenso verso l’Ue e la moneta unica si sono rafforzati. Fa parte delle contraddizioni di questo Paese».
Quali effetti sul secondo turno?
«Gli elettori filo-Putin sono quelli che si dicono sicuri di votare per Le Pen, mentre tra quelli di Mélenchon sarà più forte l’astensione. Penso che Macron sarà rieletto ma temo un’esplosione della collera sociale. Questa elezione non è impostata su un voto di adesione a Macron ma di rigetto contro Le Pen. Questo crea frustrazione democratica e nuove possibili rivolte. Temo una sorta di gilet-jaunizzazione della Francia nei prossimi anni».
(da agenzie)

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“I RUSSI HANNO UCCISO DUE ANZIANI CHE STAVANO BEVENDO UN TE’“

Aprile 13th, 2022 Riccardo Fucile

I CRIMINI DI GUERRA SONO GIA’ 5.600

Evgeny Yenin, viceministro dell’Interno dell’Ucraina, in un’intervista rilasciata oggi a Repubblica ha parlato dei crimini di guerra nel suo paese: «Più di 5.600 da febbraio: il 95% delle inchieste sono state aperte da investigatori della polizia nazionale, che dipende dal ministero degli Interni. In gran parte sono attacchi deliberati nei confronti di vittime civili. Tutti ormai conoscono i massacri di Bucha, ma stanno emergendo molte altre uccisioni deliberate di civili nei villaggi di tutto il Paese. A Borodjanka, per esempio, un paesino a nordovest di Kiev, tutta la strada principale non esiste più. Non è rimasto in piedi nulla. È difficile capire perché abbiano potuto fare una cosa del genere. In quel paese non c’era nulla, nessuna installazione militare, solo case di privati cittadini e asili, scuole, negozi…».
Secondo Yenin «a un certo punto i russi hanno cominciato a cercare di nascondere i crimini che stavano perpetrando. Troviamo corpi occultati in ogni modo. Hanno cercato di bruciarli, di farli sparire nelle fosse sottoterra».
Il viceministro sostiene che queste uccisioni siano state fatte senza alcun motivo: «Per qualcuno è bastato accendersi una sigaretta per venire centrato da un colpo. Ma non ci sono solo crimini inspiegabili. Prima di andarsene i russi hanno sepolto un’infinità di mine. Ed è chiaro che sapevano dove abitassero i nostri soldati e i membri della guardia nazionale perché nelle loro case hanno minato tutto. La nostra polizia sta trovando granate e trappole ovunque, anche nelle lavatrici».
Il caso che l’ha colpito di più, dice nel colloquio con Paolo Brera, è «quello di due anziani che stavano bevendo il tè. Li hanno uccisi a sangue freddo, senza alcuna ragione. Non c’erano armi, non c’era nessuna minaccia, non c’erano militari nelle vicinanze. Ma li hanno uccisi lo stesso».
In ultimo, il viceministro risponde anche sul video dei prigionieri russi: «Siamo impegnati ad accertare tutti i crimini di questa guerra, e identificheremo chi li ha commessi. Porteremo i responsabili davanti alla giustizia perché tutte le persone sono uguali di fronte alla legge, e lo faremo senza guardare alla nazionalità dei criminali e delle vittime».
(da agenzie)

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ORSINI CI SPIEGA CHE LA NOSTRA MENTE UMANA NON E’ ALLENATA A GESTIRE LE INFORMAZIONI SULL’UCRAINA (NON COME LA SUA)

Aprile 13th, 2022 Riccardo Fucile

SOLO LA SUA ECCELSA MENTE PUO’ CAPIRE

Ospite di CartaBianca su Rai3, il direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS Alessandro Orsini risponde a Bianca Berlinguer del motivo per il quale è stato additato di essere un “putiniano”.
“Le ragioni sono molte”, dice il sociologo. “Io mi vorrei soffermare – aggiunge – su quella più interessante dal punto di vista culturale, ed è questa, che quando un uomo è sopraffatto da una quantità di informazioni che la sua mente non riesce a gestire io nei miei libri scrivo che entra in modalità codice binario. Cioè va in sovraccarico di informazioni e quindi diventiamo tutti filo putiniani o filo americani e non si riescono a cogliere le informazioni perché la mente umana non è in grado di farsi carico di tutte queste informazioni”.
Una condizione che però non vale nel suo caso: “Per me è normale gestire quantità enormi di informazioni perché è il mio lavoro, quindi la mia mente è allenata quotidianamente a questo tipo di operazione, ma un uomo comune, magari anche alcuni giornalisti e politici, non conoscono la politica internazionale, l’hanno scoperta all’improvviso, hanno scoperto un’enorme quantità di informazioni e hanno iniziato a ragionare in termini di ‘buono’ o ‘cattivo’, ‘bene’ o ‘male’, Russia o Stati Uniti”.
Un problema radicato nel dibattito del nostro Paese e dovuto principalmente a ignoranza, secondo Orsini: “Noi abbiamo questo problema in Italia, il nostro Paese non conosce la politica internazionale perché sostanzialmente noi non ce ne siamo occupati più di tanto. Ci sono tanti italiani che non capiscono che questa trama è troppo complessa”.
(da NetQuotidiano)

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LA PERFETTA RISPOSTA DI CAPRANICA A ORSINI: “E’ PUTIN CHE NON VUOLE LA PACE“

Aprile 13th, 2022 Riccardo Fucile

ORMAI CARTABIANCA E’ DIVENTATO IL TEATRINO DEI PUTINIANI

Il giornalista, scrittore e inviato Rai Antonio Caprarica interviene da remoto nel dibattito a Cartabianca per rispondere alle tesi portate avanti da Alessandro Orsini e Donatella Di Cesare, che invece di concentrarsi sulle azioni di Putin in Ucraina criticano l’Occidente perché non si muove per la pace.
“Qui è diventata una guerra per cacciare Putin, Stati Uniti che non vogliono la pace e gli ucraini che si ostinano a difendere la loro terra”, spiega il giornalista. “Mi pare – aggiunge – un modo strabiliante di ragionare, e anche francamente una certa leggerezza nel valutare ciò che Putin ha detto con estrema chiarezza”.
Viene interrotto da Di Cesare che afferma: ”Questi sono giudizi che delegittimano l’interlocutore”. Caprarica prosegue: “Io non sto delegittimando nessuno, se lei mi consente di finire il ragionamento forse mi permette di dimostrare quello che voglio dire. Io l’ho ascoltata nella sua lunga argomentazione senza permettermi di interromperla. Io sto parlando dei fatti gentile professoressa, i quali sono che un dittatore feroce ha dichiarato che bisognava smilitarizzare e denazificare un paese e lo ha aggredito. Dopo di che questo stesso dittatore oggi viene presentato come la vittima dell’aggressione americana. Se questo non è un rovesciamento dei fatti mi dica lei che cosa è”
Poi puntualizza il suo discorso, che chiama Putin alle sue responsabilità: “Allora il punto fondamentale, se anche la smettessimo di dire che l’Europa non fa ciò che dovrebbe fare, vogliamo cominciare a ragionare sul serio su quello che Putin vuole fare? E quando intende fermarsi, se intende fermarsi? È del tutto evidente che non intende farlo, è del tutto evidente che non ha nessuna intenzione di negoziare. Voglio ricordare ai critici dell’inazione europea le venti telefonate del presidente Macron, l’offerta di Steinmeier di andare a Mosca per parlare con Putin e porre delle ipotesi di pace. Non è possibile negare tutti questi elementi e continuare a invocare un’iniziativa di pace europea quando è Putin che non intende trattare”.
(da NetQuotidiano)

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LA REPLICA DI LILLI GRUBER ALLA GIORNALISTA RUSSA CHE CHIAMA LA GUERRA IN UCRAINA OPERAZIONE SPECIALE

Aprile 13th, 2022 Riccardo Fucile

CI MANCAVANO LE PALLE DELLA SERVA DI PUTIN

Nell’ultima edizione di Otto e Mezzo su La7 la conduttrice Lilli Gruber con in studio il direttore di Domani Mattia Feltri intervista Nadana Fridrikhson, giornalista russa dell’emittente televisiva Zvezda, controllata dal ministero della Difesa russo.
Gruber ha provato a chiederle il suo punto di vista sulla guerra in Ucraina e dall’altro lato del collegamento la cronista ha risposto rilanciando largamente la propaganda del Cremlino.
“Ma quando Putin dice che l’obiettivo è prendere il Donbass – chiede Gruber – che controllavate in gran parte già prima della guerra in Ucraina, e non vi stanno accogliendo con grande gioia neanche i russofoni in quella zona, perché i russi stanno bombardando a tappeto tutto quel territorio, ha fatto male i suoi conti? Pensava di essere accolto con canti e fiori?”
“Inizio dalla cosa più importante – risponde Fridrikhson – cioè che la Russia non ha occupato il Donbass, non c’è mai stata questa cosa, ne ha riconosciuto l’indipendenza. E ora il nostro obiettivo è assicurare la sicurezza delle persone di quel territorio che per otto anni sono state a rischio“
Gruber a quel punto la interrompe: “Ricordiamo anche che in Russia non si può chiamare guerra, la si può chiamare soltanto ‘operazione militare speciale’, è così?”. “La chiamo – replica la giornalista russa – ‘operazione militare speciale’. Perché se la Russia avesse iniziato questa guerra contro l’Ucraina la storia sarebbe totalmente diversa. Quello che vediamo noi e vedete voi è l’operazione speciale”.
Gruber chiosa: “Noi continuiamo a vedere una guerra però, mi dispiace, le immagini le vediamo tutti e vediamo tanta distruzione e tanti morti”.
(da NetQuotidiano)

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