Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
GROSSI INTERROGATIVI SUL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI DIFESA AEREO DELLA NAVE CHE SI E’ RIVELATO UNA PATACCA
C’è ancora molto da chiarire su quanto accaduto all’incrociatore russo Moskva, in fiamme da ieri sera e affondato in queste ultime ore durante le operazioni di rimorchio.
Invitato a dare una propria opinione sulla vicenda, l’ammiraglio ed ex ministro della Difesa Giampaolo Di Paola spiega ad Huffington post che quanto accaduto alla nave da guerra russa è stato in un modo o nell’alto un grosso colpo di immagine.
Nel commentare l’intera vicenda, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola focalizza la propria attenzione sul fatto che “gli ucraini sono dotati di missili antinave”.
Un dettaglio non da poco, secondo Di Paola, perché “i russi non si aspettavano, o hanno sottovalutato, la possibilità che gli ucraini avessero la capacità di contrastare in modo efficace un’azione dal mare”.
La consapevolezza che le forze ucraine siano dotate di missili antinave, secondo l’ammiraglio, renderebbe più complesso un attacco contemporaneo a quello di terra per prendere Odessa.
L’Ucraina afferma di aver colpito la nave con missili Neptune di fabbricazione ucraina, ma l’ammiraglio Di Paola, che non nega l’attacco missilistico, non esclude che i missili impiegati possano essere arrivati direttamente dalla Gran Bretagna, che non ha fatto mistero della propria intenzione di inviare aiuti militari a Kiev.
Del resto, se le forze ucraine avessero disposto sin da subito di tali armamenti, non si capisce per quale motivo siano stati impiegati solo ora quando il conflitto dura ormai da quasi due mesi.
Ad ogni modo, Giampaolo Di Paola spiega che “un missile anti nave può fare tanti o pochi danni: dipende dal caso”, e se il missile riesce a colpire una zona vitale, come quella in cui vengono tenute le munizioni, può determinare “non solo un incendio ma anche un’esplosione”.
L’incrociatore era dotato di un sistema di difesa aerea a tre livelli che, se funziona correttamente, dovrebbe dargli tre opportunità per difendersi da un attacco missilistico con i Neptune in uso agli ucraini.
Se quindi dovesse essere confermato che l’attacco è arrivato da un missile, la circostanza solleverebbe forti interrogativi sulle capacità di modernizzazione (e di manutenzione) della flotta di superficie russa.
L’evento può inoltre influire sul morale di entrambi gli eserciti. Le forze ucraine in questo momento sono esultati, mente l’esercito russo potrebbe sentirsi più vulnerabile. Secondo il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych si tratta della “più grande sconfitta della Marina russa dalla seconda guerra mondiale”. Un punto di vista condiviso anche dall’ammiraglio, che parla di “perdita di credibilità” per i russi.
Anche secondo il generale Domenico Rossi, intervistato da Huffington post, si tratterebbe di “un colpo di immagine molto più grave dell’effettivo danno”, anche perché se la nave è stata effettivamente colpita da un missile ciò avrebbe “un significato simbolico che va al di là della potenzialità, con riflessi che possono interessare anche Vladimir Putin”.
(da Il Giornale)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
VIZI E LUSSI PAGATI CON SOLDI DELLA SUA FONDAZIONE DI BENEFICENZA, SOPRATTUTTO IN ITALIA DOVE POSSIEDE UN PATRIMONIO DI OLTRE 100 MILIONI DI EURO… TERRENI, VILLE, PALAZZI STORICI A VENEZIA E PERFINO UN PARCO GIOCHI A RIMINI
Valery Gergiev è il direttore d’orchestra più importante che la Russia può vantare, tanto che Vladimir Putin lo ha nominato anni fa come ambasciatore della cultura russa all’estero.
Una volta caduta l’Unione sovietica, Gergiev ha infatti avuto la possibilità di girare il mondo, far conoscere il suo talento che gli ha permesso di essere a capo della celebre orchestra del teatro Mariinsky di San Pietroburgo ma, soprattutto, era l’uomo perfetto per ripulire l’immagine di un Paese che stava lentamente cadendo sotto l’autoritarismo del suo presidente.
Tuttavia, i viaggi non si fermavano all’aspetto culturale ma, spesso, erano occasioni per concludere affari loschi.
A smascherarlo, una lunga inchiesta del team di Alexei Navalny che, con la pubblicazione di documenti originali, ha ripercorso la storia di Gergiev. Che di professione fa il maestro d’orchestra, è vero, ma è molto di più.
Con ordine. Gergiev è innanzitutto uno degli uomini più fidati di Putin, con cui si è presentato la prima volta negli anni Novanta a San Pietroburgo. Ma conoscere lo zar e diventarci amico vuol dire anche presentarsi alla sua cerchia e, quindi, in poco tempo Gergiev è diventato il Maestro del Cremlino nonché un ministro degli Esteri sotto falso nome. Il suo volto doveva essere immediatamente associato alla Russia, distraendo così da quanto accadeva all’interno del Paese o in quelli vicini, con la responsabilità di Mosca.
È stato così nel concerto organizzato tra le rovine di Palmira, in Siria, per celebrare la cacciata degli estremisti (magistrale il racconto di Mattia Bagnoli in Modello Putin, edito da People), con tanto di medaglia donata dallo zar. Ha portato la bandiera olimpica in apertura dei Giochi. Ha suonato nella Piazza Rossa in occasione dei Mondiali di calcio in Russia di quattro anni fa. Ha organizzato un concerto di beneficenza a Rotterdam, dove ha lavorato per venticinque anni, in ricordo delle vittime del Boeing MH17, abbattuto sopra il Donbass controllato dai filorussi. Ha preso parte a diversi spot elettorali dove il monito è facilmente intuibile: se vuoi rispetto per la Russia, vota Putin.
È come se Gergiev fungesse da parafulmini e dovesse attirare l’attenzione per distogliere quella sull’ex KGB: “Suonerò Ciajkovskij, Shostakovich, Stravinsky, ma non guardare i suoi crimini”, scrivono con ironia i giornalisti del gruppo di Navalny.
Il dissidente numero uno in Russia ci era andato giù pesante con Gergiev, definendolo un “bugiardo e ipocrita, che sta pulendo la reputazione del suo presidente, un criminale, per tangenti e compensi folli”.
Parole a cui l’inchiesta scritta fornisce ulteriore concretezza. Una delle passioni del musicista sono le case, a quanto pare. Ne ha molte, ma fa finta di non averle mai comprate. Come quella a New York, comprata nel 2004 vicino a Central Park e, più precisamente, nel Lincoln Center che dista pochi minuti al Metropolitan Opera dove Gergiev è di casa quando si reca negli Stati Uniti.
Un appartamento al 56esimo piano, con tre camere da letto, tre bagni, un soggiorno con una bella vista sulla città: in tutto, 165 metri quadri al prezzo di 2,5 milioni di dollari, mai dichiarati. Sì, perché per essere coerente con la propaganda putiniana, avere un bell’appartamento in una delle città più emblematiche dell’Occidente rischia di essere una stonatura non da poco.
E Putin lo aiuta, in quanto secondo la legge dovrebbe essere licenziato dal suo incarico al teatro Mariinsky e, invece, è ancora lì. Il fatto che ne sia il legittimo proprietario sembra esser fuor di dubbio visti i documenti rilasciati dal team giornalistico che, per avere ulteriore conferma, ha aspettato il direttore d’orchestra fuori la Scala a Milano, dove Gergiev ha diretto La Dama di Picche. Fingendo di chiedergli un autografo, sono stati in grado di confrontare le due firme.
Il giorno dopo è scoppiata la guerra e siccome non ha mai preso le distanze dall’invasione, il sindaco Giuseppe Sala ha deciso di chiudergli la porta della Scala. A Milano ci potrà tornare, anzi, ci dovrà tornare. Qui, secondo quanto scritto nell’inchiesta, Georgiev possiede 800mila metri quadrati di terra: case, terreni e perfino un parco affittato alla città. Ma ha terre e ville in tutta Italia: a Roma, a Massa Lubrense (poco distante da Sorrento), dove possiede 56mila metri quadrati di spazio così come i 5,5 ettari sul promontorio di Napoli, a Rimini, dove nell’hinterland ha un bar (chiuso), un ristorante (lo United Tastes of Hamerica’s), un parco giochi (aperto d’estate), campi da baseball, un camping, oltre a proprietà e proprietà per quasi 30 ettari.
Molte di queste proprietà sono frutto di un regalo: l’arpista giapponese Yoko Nagae aveva sposato il conte Renzo Ceschino che, quando passò a miglior vita, le lasciò 190 milioni di dollari. La maggior parte li spese in musica e, in particolar modo, per supportare quel Gergiev che tanto le piaceva. Ha donato soldi per ristrutturare il Mariinsky, ha partecipato all’acquisto di strumenti musicali e preso parte a concerti e tournée del maestro. Quando anche lei morì, quello che il marito le donò passò a Gergiev.
A Venezia, il maestro è proprietario delle mura del ristorante Quadri, a piazza San Marco, un crocevia di turisti e non. Eppure nel fare l’imprenditore non c’è alcun male – dipende in che modo, è vero – e pertanto a finire nell’occhio dell’inchiesta giornalistica è un altro edificio. La sua società Commercio Edilizio SLR, che risponde a Gergiev, possiede Palazzo Barbarigo a Venezia, dove il maestro potrebbe andare ad abitare e per questo è in via di ristrutturazione (la ditta era titolare anche di altre sette appartamenti a Milano, venduti per un totale di 47 milioni di euro).
Secondo i documenti di cui sono entrati in possesso i giornalisti, Gergiev sarebbe socio al 100% della ditta ma, nei dati che ha fornito, non risulta un cittadino russo bensì olandese – a cui avrebbe anche diritto visto che ci ha vissuto per molti anni ed è stato insignito dell’alta onorificenza dell’Ordine del Leone direttamente dalla regina.
Il valore patrimoniale di Gergiev, solo in Italia, ammonta a oltre 100 milioni di euro, mai dichiarati al fisco russo visto che è dal 2017 che ha smesso di farlo.
Ovviamente, rientra nell’illegalità non presentare i propri redditi così come illegali sono le operazioni che Gergiev porta avanti a nome della sua fondazione di beneficenza, Gergiev Charitable Foundation.
In teoria, questa avrebbe una missione molto nobile in tema artistico – come la promozione della cultura e il supporto dei giovani talenti – e riceve donazioni dalle varie VTB Bank, Russian Railways, Rosseti, Sberbank, ma anche Mastercard, Nestlé e PWC. Negli ultimi quattro anni, nelle casse della fondazione sono entrati oltre 4 miliardi di rubli.
Il problema sta nel fatto che con gli utili della fondazione Gergiev soddisfa i suoi vizi, come case dal valore milionario, terreni e conti al ristorante: ben 375mila euro pagati a un pub di Monaco, meno in un ristorante a New York e per una visita medica a Baden-Baden, sempre in Germania, per cui ha speso complessivamente 5mila euro.
E poi un altro milione e mezzo di rubli per cognac, whiskey, vodka e champagne, altri 2,5 milioni di rubli per un volo in business class. Ha utilizzato i soldi della fondazione – e non del guadagno che gli spettava – anche per pagare la ristrutturazione e le bollette del suo appartamento. Operazioni che con la beneficenza hanno molto poco a che fare.
Come giustificare tutto questo? Con l’assenso di Putin, ovvio. Si tratta infatti di quel patto non scritto tra lui e suoi fedelissimi che potrebbe essere riassunto con la semplice formula: “Fa quel che vuoi, purché mi sostieni”. Così ha fatto fino ad oggi anche Valery Gergiev, il più grande maestro d’orchestra russo in circolazione che di fronte all’invasione russa in Ucraina ha scelto la sua musica preferita: il silenzio.
(da formiche.net)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
TUTTI INDICANO UN AUMENTO DELLA DISTANZA CON MARINE LE PEN… IL RUOLO DEGLI ELETTORI DI MELENCHON
Un nuovo sondaggio Ipsos per le Parisien prevede una vittoria di Emmanuel Macron al 55% contro il 45% per la leader di estrema destra Marine Le Pen. Lo scarto quindi va aumentando in favore del presidente-candidato per il secondo turno previsto il 24 aprile.
Una delle spiegazioni è che, secondo la nuova rilevazione, il 37% degli elettori di Mélenchon è intenzionato a votare Macron per fermare la candidata del Rassemblement National, mentre il 18% è pronto a votare estrema destra.
La tendenza favorevole per Macron è confermata dalle rilevazioni di altri istituti, anche se con uno scarto più ridotto tra i due candidati.
L’Ifop prevede una vittoria del capo di Stato con il 53% dei voti, in aumento di mezzo punto rispetto a un giorno fa.
Secondo Elabe il presidente-candidato vincerebbe il ballottaggio con il 53,5% (+1,5%) contro il 46,6% di Le Pen (-1,5%).
Gli elettori che al primo turno hanno votato l’ecologista Yannick Jadot sceglierebbero a 63% Macron, al 18% Le Pen.
Tra quelli che avevano dato domenica la preferenza alla candidata di destra Valérie Pécresse, il 42% andrebbe con il capo di Stato, il 29% con la leader del Rassemblement National.
Infine tra i melenchonisti, per Elabe un terzo (35%) è pronto a schierarsi con Macron, il 27% Le Pen.
In modo scontato, la candidata di estrema destra prende in automatico una grande parte (76%) degli elettori che hanno votato per Eric Zemmour domenica scorsa.
Sulla vittoria del capo di Stato esiste un margine di incertezza alto perché almeno un quinto degli elettori non ha ancora deciso per chi votare, percentuale che sale fino al 38% tra i melenchonisti tentati dall’astensione o dalla scheda bianca.
Macron non può contare sul largo vantaggio che aveva nei sondaggi dopo il primo turno di cinque anni fa: al ballottaggio era arrivato a conquistare il 66% delle preferenze contro la rivale. Ma allora era un outsider che si presentava per la prima volta, con un nuovo partito, oggi ha governato cinque anni.
L’analisi delle tendenze registrate dai sondaggi mostra anche che il voto nei confronti dei due candidati è solo in parte di adesione: secondo l’Ifop il 43% de voti a Macron è provocato dalla decisione di sbarrare la strada a Le Pen. E in modo quasi simmetrico, il 46% dei voti a Le Pen nasce dal rigetto del capo di Stato.
Nell’ultima rilevazione Elabe, il presidente uscente si conferma il più credibile su economia (35% contro 28% per Le Pen) e politica estera (46% a 17%), mentre la leader di estrema destra è davanti su sicurezza (42% contro 25%), pensioni (36% contro 24%) e difesa potere d’acquisto 33% contro 26%).
Decisivo sarà anche il duello tv previsto mercoledì prossimo: un terzo degli elettori prevede che il confronto tra i due candidati avrà un impatto sul voto.
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
400 PRETI UCRAINI ORTODOSSI DENUNCIANO L’EX SPIA DEL KGB OGGI PATRIARCA DI MOSCA (MOLTO VICINO A PUTIN), AL CONSIGLIO DEI PRIMATI DELLE CHIESE ANTICHE ORIENTALI (LA PIÙ ALTA CORTE DELL’ORTODOSSIA MONDIALE) … I SACERDOTI ADDEBITANO A KIRILL CRIMINI MORALI NEL BENEDIRE LA GUERRA CONTRO L’UCRAINA
Sono giunti a circa 400 i sacerdoti della Chiesa ucraina sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca che si appellano collettivamente al Consiglio dei Primati delle Chiese Antiche Orientali (la più alta corte dell’ortodossia mondiale) contro il patriarca di Mosca Kirill, citandolo in giudizio. Lo scrive Orthodox Times.
I 400 sacerdoti sostengono che Kirill predica la dottrina del “mondo russo”, che si discosta dall’insegnamento ortodosso e andrebbe condannata come eresia.
E addebitano a Kirill crimini morali nel benedire la guerra contro l’Ucraina e sostenere pienamente le azioni aggressive delle truppe russe sul suolo ucraino. Il clero spera che il Consiglio dei Primati consideri il loro appello e prenda la decisione giusta. “Stiamo assistendo alle brutali azioni dell’esercito russo contro il popolo ucraino, approvate dal patriarca Kirill. Come sacerdoti della Chiesa e come semplici cristiani, siamo sempre stati e saremo sempre con il nostro popolo, con coloro che soffrono e hanno bisogno di aiuto. Sosteniamo pienamente le autorità statali ucraine e le forze armate ucraine nella loro lotta contro l’aggressore”, affermano i sacerdoti nel loro appello. Ritengono inoltre che le attività del patriarca di Mosca rappresentino una minaccia per l’ortodossia ecumenica.
Gli autori del testo invitano il Consiglio a “esaminare le dichiarazioni pubbliche di Kirill sulla guerra contro l’Ucraina, a valutarle alla luce delle Sacre Scritture e della Sacra Tradizione della Chiesa”, e di privare Kirill del diritto del trono patriarcale.
“La tragedia che si sta svolgendo oggi in Ucraina è anche il risultato della politica perseguita dal patriarca Kirill durante il suo incarico di capo della Chiesa russa. Ovviamente, questa è già una sfida per l’intero mondo ortodosso”, afferma padre Andriy Pinchuk, che ha caricato il testo dell’appello e i nomi dei suoi firmatari sul suo account Facebook personale.
Allo stesso tempo, nel mondo ecumenico, si intensificano le pressioni sul Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) nei confronti del patriarca di Mosca, anche per espellere la Chiesa ortodossa russa dal Concilio. Il segretario generale del Cec, il rev. Ioan Sauca, della Chiesa rumena, ha però finora ‘congelato’ la proposta di espellere la Chiesa ortodossa russa, sostenendo che ciò si discosterebbe dalla missione storica del Cec di rafforzare il dialogo universale, rinviando tuttavia la competenza e la decisione al Comitato centrale in calendario a giugno.
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
DOPO LE RAMPOGNE DEL PARTITO CANCELLA IL DELIRANTE POST… IN OGNI CASO PUO’ SEMPRE CHIEDERE LA CONSULENZA DI LUCA MORISI
Per il consigliere regionale lombardo della Lega Alex Galizzi, se a Bergamo c’è un problema con la “droga dello stupro” che mette in pericolo “donne, ragazze e ragazzi”, quello che c’è da fare è: “Monitorare spedizioni internet, locali pubblici ed ambienti gay”.
A far scattare l’allarme la notizia del sequestro di un importante quantitativo di questa particolare sostanza a un 49enne che l’aveva acquistata dall’Olanda. “Se togliessimo il velo di ipocrisia che riguarda taluni gusti sessuali – ha spiegato in un post social l’esponente del Carroccio, vicepresidente della commissione antimafia del Pirellone – avremmo campo libero per arginare questa droga che sconfigge psicologicamente e fisicamente le donne e ragazze, ma che oggi deve preoccupare pure i ragazzi”.
Più che togliere veli di ipocrisia ci sarebbero da superare stereotipi e narrazioni che ormai non hanno più ragione di esistere nel ventunesimo secolo.
Contro le sue parole discriminatorie si è schierata Arcigay, con il presidente della sezione di Bergamo Marco Arlati che ha definito le frasi “aberranti e agghiaccianti”.
Ma la tesi è così indifendibile che non ha trovato sponda neanche nei suoi colleghi di partito, che si sono dissociati.
Cristian Invernizzi, deputato 44enne di Treviglio, ha parlato di “un’uscita infelice e sbagliata”. “Galizzi – ha aggiunto – dice che fa riferimento ad alcune ricerche e dati che io non conosco”.
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
LE PEN DICE CHE ERANO POLIZIOTTI, MA VIENE SBUGIARDATA: ERANO I SUOI GORILLA
Nel corso di un comizio della candidata della destra francese all’Eliseo Marine Le Pen, un’attivista del collettivo ecologista “Ibiza” ha mostrato un cartello a forma di cuore che la ritrae insieme a Vladimir Putin, rinfacciando a lei e ai suoi elettori i trascorsi di dichiarazioni ed azioni filo-russe che oggi diventano “scomodi” alla luce della guerra in Ucraina e degli orrori perpetrati dalle truppe del Cremlino.
Pauline Rapilly Ferniot, la protagonista della protesta, è stata placcata e gettata a terra da un uomo del servizio di sicurezza dell’evento, mentre un altro l’ha trascinata via per un braccio.
“Volevamo solo ricordare alla gente che la diplomazia di Marine Le Pen è quella di essere compiacente con i dittatori”, ha spiegato dopo essere stata rilasciata.
La donna ha criticato “l’impressione che Macron o Le Pen siano la stessa cosa”: “La realtà ci dice altro, perché con Le Pen, avremo l’ultraliberalismo e il razzismo”.
Le Pen ha affermato di non essersi accorta di quanto stesse avvenendo durante il suo discorso, addossando la colpa “ai poliziotti del signor Gérald Darmanin”, il ministro degli Interni, come ha spiegato a Le Parisien.
“Non sono io a dare gli ordini”, ha detto su Bfmtv.
Darmanin ha risposto: “La persona non viene trascinata da un poliziotto ma da un membro del Dps”, il servizio d’ordine del Rassemblement National, il partito della candidata.
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
A BORDO C’ERANO 16 MISSILI SU UN TOTALE DI 72
La Russia ha perso un pezzo importante del suo potenziale offensivo contro l’Ucraina. La nave è infatti un lanciamissili ed era in grado di colpire numerosi obiettivi dal mare.
Con la perdita dell’incrociatore Moskva alla Russia rimangono 56 missili da crociera nel Mar Nero distribuiti su cinque navi e quattro sottomarini: è la stima di Andrei Klimenko, esperto dell’Istituto di studi strategici sul Mar Nero.
A bordo del Moskva c’erano infatti 16 missili da crociera su un totale di 72 (oltre un quinto del potenziale). Attualmente le fregate Admiral Essen e Admiral Makarov, e le corvette Vyshny Volochyok, Ingushetia e Grayvoron trasportano otto missili ciascuna per un totale di 40 ordigni. Ci sono poi i sottomarini Rostov-on-Don, Stary Oskol, Veliky Novgorod e Kolpino con quattro ciascuno per altri 16 missili. Secondo Klimenko, inoltre, il Moskva (ammesso che non affondi), resterà fuori combattimento per almeno un anno.
Una nave di epoca sovietica
L’incrociatore Moskva di classe Slava è entrata in servizio nel 1983 e poi di nuovo nel 2000. È l’ammiraglia della Flotta del Mar Nero della Marina russa, dopo esserlo stato di quella sovietica, anche se le sue condizioni, sono lontane dall’essere ottimali. È stata più volte in cantiere, a partire dal 1998, ma solo per ritocchi – come peraltro è avvenuto per diversi altri sistemi sovietici ancora in dotazione alle forze russe- manutenzione ordinaria ed estensione della vita operativa, ma non per l’ammodernamento che sarebbe stato necessario e che invece è sempre stato cancellato.
Quella del Moskva viene considerata come la maggior perdita in mare dai tempi della Guerra delle Falklands. L’incrociatore è lungo 611 piedi (186 metri) e si chiama Moskva dal 1995. Ha in dotazione missili anti nave e anti aereo oltre che siluri. Nel 2008, era stato mobilitato durante la guerra in Georgia ed era stato colpito da un missile durante la breve battaglia navale del 10 agosto che si concluse con l’annientamento della flotta georgiana da parte dei russi.
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
GLI EFFETTI STRATEGICI DELLA BATTAGLIA NAVALE TRA LE BATTERIE COSTIERE R 360 E L’AMMIRAGLIA DEL CREMLINO
Colpire l’ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero porta a Kiev un punto strategico molto importante nella guerra per il controllo delle regioni più rilevanti per Mosca.
L’Ucraina ha sviluppato un sistema di batteria costiera denominato R-350MS. Ogni batteria è composta da un centro di comando, controllo e comunicazione RCP-360, da sei lanciatori quadrupli USP-360 con un totale di 24 missili pronti al lancio e dai veicoli di rifornimento con 48 missili di riserva.§
Teatro di battaglia
La batteria può essere schierata rapidamente sulla costa e lanciare uno o più missili (anche 24 in un unica salva) verso i bersagli nemici e poi rapidamente ritirarsi dal teatro di battaglia per evitare il fuoco avversario, pronta a rischierarsi in un’altra località essendo i lanciatori installati su mobili autocarri.
A colpire l’incrociatore Moskva sono stati i nuovi missili da crociera antinave Ucraini “Neptune”, che all’inizio del conflitto non erano ancora ufficialmente in servizio in quanto le forze armate Ucraine stavano ultimando la sperimentazione dell’arma e quindi essa non era immediatamente utilizzabile.
L’R-360 Neptune è stato sviluppato, sulla base del missile russo Kh-35U, con un sistema di guida migliorato e più resistente al “Jamming” e con un maggior raggio d’azione stimato intorno ai 280 Km e una velocità di c.a 900Km/h. Trasporta una testata ad alta frammentazione esplosiva (HE-FRAG), che pesa circa 145 kg e generalmente una volta lanciato viaggia a 10-15 metri sopra la superficie del mare (Sea Skimming), mentre nella fase terminale del volo si abbassa ulteriormente per evitare i sistemi di intercettazione delle navi che costituiscono il suo bersaglio.
Simbolo
Dunque, l’incrociatore Moskva è in fiamme a largo di Odessa. La notizia ufficiale è arrivata direttamente dal ministero della Difesa di Mosca che nei comunicati stampa parla laconicamente di incendio delle munizioni di bordo che ha provocato il danneggiamento grave dell’Unità e la sua evacuazione. Ma le fonti ucraine raccontano una storia ben diversa: la grande nave, ammiraglia della flotta del Mar Nero, sarebbe stata colpita da 2 missili anti nave R 360 Neptune, (di fabbricazione ucraina) e messa fuori combattimento, probabilmente per sempre, visti gli estesi danni a bordo.
Un terribile colpo per il prestigio della marina Russa perdere una nave di tale importanza, pesantemente armata e simbolo della potenza militare Russa nei mari; gli incrociatori della Classe “Slava” (di cui il Moskva è la prima unità entrata in servizio inizialmente denominata appunto “Slava”) sono incrociatori lanciamissili, sviluppati negli anni settanta ed entrati in servizio presso la Marina sovietica a partire dal 1982.
Dislocazione
Si tratta di grandi navi, progettate per il contrasto ai “Carrier Group” statunitensi, che dislocano oltre 12.000 tonnellate e sono dotate di una batteria di 16 missili superficie-superficie P-1000 Vulkan (versione migliorata del P 500 Bazalt o SS – N- 12 Sandbox in codice NATO) per attacchi antinave a lungo raggio con una gittata di ben 550 chilometri, 64 missili antiaerei S-300F Fort (SA-N-6 Grumble in codice Nato) e 40 OSA-MA (SA-N-4 Gecko in codice Nato) SR, oltre un cannone AK-130 da 130 mm e sei CIWS A-630 gatling da 30 millimetri.
(da La Repubblica)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
INCROCIATORE MOSKVA: PRIMA IL DIVERSIVO CON I DRONI E POI I MISSILI
L’esperto geopolitico Andrea Margelletti sta ricostruendo l’attacco ucraino all’incrociatore russo Moskva che era il più importate di tutto il Mar Nero e che a bordo aveva più di 550 uomini.
«Sembra che l’esercito ucraino abbia prima usato a mò di diversivo una serie di droni e poi ha colpito l’incrociatore con i missili Neptune». Si tratta di un colpo messo a segno di grande rilevanza.
Lo scorso 24 febbraio, questa possente imbarcazione era apparsa dal nulla da un piccolo scoglio del Mar Nero. Pochi giorni dopo è stata la protagonista di una delle vicende più discusse del conflitto ucraino. Quando i russi si stavano avvicinando all’Isola dei Serpenti, uno scoglio situato in una posizione strategica, i pochi difensori dell’isolotto hanno risposto così alla richiesta di arrendersi: «Nave da guerra russa, vai a farti f….e». Ebbene, quella nave era proprio la Moskva, la più forte nave da guerra a disposizione del Cremlino.
Il Moskva, l’ammiraglia della flotta del Mar Nero, è imponente tanto per dimensioni quanto per armamenti.
Ma qual era esattamente il suo ruolo? Il sito navalnews, che ha messo insieme le aree operative dell’imbarcazione attingendo all’intelligence open source, spiega che bisogna fare una premessa: il concetto di incrociatore adottato dalla Marina russa è diverso rispetto a quello concepito dalla Marina statunitense. Gli Slava, anziché scortare la propria portaerei, sono destinati principalmente ad attaccare le portaerei nemiche.
Non a caso il loro design è costruito attorno a 16 missili antinave supersonici: prima i P-500 Bazalt, poi i P-1000 Vulkan a lungo raggio. Ebbene, senza obiettivi di alto valore o portaerei da colpire, questi missili risultavano fini a se stessi. La Moskva però, poteva contare su un altro sistema d’arma, trasportando 64 missili di difesa aerea S-300F Rif.
La Marina russa ha condotto varie dimostrazioni anfibie su larga scala con la conseguente navigazione di circa sei navi da sbarco verso Odessa, quasi come a voler indicare un imminente assalto. Solo che le imbarcazioni deviavano, ogni volta, all’ultimo momento. Gli analisti sostengono che questi esercizi servissero (e s per vincolare le forze ucraine. Detto altrimenti, rappresenterebbero, di fatto, inganni o diversivi. A quanto pare la Moskva avrebbe svolto un ruolo di comando in tutte le operazioni del genere fin qui registrate. Sino a quando non è entrata nel mirino degli ucraini che l’hanno colpita.
(da agenzie)
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