Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
E’ STATO INTERROTTO DALLA POLIZIA CON LA SCUSA DI UN FANTOMATICO ALLARME BOMBA
Mentre suonava brani del compositore ucraino contemporaneo Valentin Silvestrov durante un concerto per la pace, il pianista Aleksey Lyubimov è stato interrotto dalla polizia di Mosca che – con la scusa di un allarme bomba anonimo – gli hanno chiesto di alzarsi ed andare via.
Lyubimov, che si stava esibendo insieme alla cantante Yana Ivanilova al centro culturale Rassvet, non ha creduto alla versione degli agenti, e ha continuato a suonare mentre i presenti applaudivano alla sua scelta.
Le immagini sono state filmate sul posto da qualcuno presente nel pubblico e hanno fatto rapidamente il giro del mondo, mostrando il livello capillare della censura di Putin in Russia.
Proprio l’ex spia del Kgb, a un mese dell’invasione, aveva accusato l’Occidente di star cancellando la cultura russa.
“L’ultima volta – ha detto il capo del Cremlino – furono i nazisti in Germania, quasi 90 anni fa, a portare avanti una tale campagna di distruzione di una cultura indesiderata. Ricordiamo bene le immagini dei libri bruciati nelle pubbliche piazze”.
(da NextQuotidiano)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
LA VICE DI ZELENSKY OLHA STEFANISHYNA ELENCA I CRIMINI COMMESSI DALL’ESERCITO DI MOSCA: “MIGLIAIA DI CITTADINI UCRAINI SONO STATI DEPORTATI IN RUSSIA. MARIUPOL NON ESISTE PIÙ, A BUCHA IL 90% DELLE VITTIME È STATO GIUSTIZIATO SUL POSTO”
Non alza la voce, non enfatizza i toni, non accompagna le frasi che pronuncia con i gesti: gli orrori che racconta parlano da soli, non c’è bisogno di aggiungere altro. È un orrore che non può essere trasformato in uno show.
La vicepremier ucraina Olha Stefanishyna elenca i crimini commessi dall’esercito russo davanti alla Commissione diritti umani, femminicidio e antidiscriminazione di Palazzo Madama. I parlamentari ascoltano in silenzio. La senatrice a vita Liliana Segre la segue da remoto: la mente va ai ricordi del passato, ai treni che portavano gli ebrei nei campi di concentramento, e si commuove.
In video la vice di Zelensky appare calma, benché provata, volto struccato, maglioncino giallo, voce piatta, elenca le «atrocità» commesse dagli invasori: «La città di Mariupol non esiste più, nella città di Bucha il 90 per cento delle vittime è stato giustiziato sul posto con un colpo di proiettile.Abbiamo contato 36 crimini di guerra diversi. I russi non hanno avuto nessuna considerazione della vita umana».§Violenze sui più piccoli Già, perché il loro fine, Stefanishyna ne è convinta, è il «genocidio» del suo popolo: «Migliaia di cittadini ucraini sono stati deportati in Russia. Noi non sappiamo dove sono. Non riusciamo a rintracciarli». La voce si incrina per una manciata di secondi solo quando parla degli stupri, frutto della ferocia dell’invasore, ma anche della volontà di «umiliare» gli ucraini ed «eliminare così la resistenza». «La maggior parte degli stupri – spiega – sono avvenuti davanti agli occhi dei figli delle donne violentate. Madri violentate di fronte ai bambini, ma anche bambini violentati di fronte alle madri».
I crimini di guerra non hanno risparmiato nemmeno i più piccoli in questa invasione: «Ci sono esempi scioccanti. Una ragazza di 14 anni è stata stuprata da 5 soldati russi ed è rimasta incinta, un ragazzino di undici anni è stato violentato davanti alla madre, che era stata legata a una sedia, una giovane donna di vent’ anni è stata stuprata in tutti i modi possibili da tre soldati russi. È incredibile, inimmaginabile».
Sospira lievemente e aggiunge: «Questa è la Russia. E la loro guerra non si fermerà, perciò la risposta del mondo deve essere immediata. Aiutateci a difendere il nostro popolo, aiutateci perché stiamo morendo. È un genocidio…».§
Stefanishyna continua a raccontare, le spalle piegate sotto un carico di dolore, e il suo atto di accusa non è rivolto solo a Putin che «punta a cancellare l’Ucraina come nazione separata».
L’indice è rivolto anche contro il popolo russo: «La responsabilità di questi crimini è dell’intera società russa».
La vicepremier solleva un tema che finora in Occidente non è stato quasi preso in considerazione. E nessuno dei senatori – diverse le assenze, circa uno su tre – lo riprenderà. Ma chi sta conducendo una guerra contro gli invasori non ha tempo di indulgere in artifici retorici e diplomatici. Lei lo fa capire già nella premessa: «È molto difficile trovare le parole politicamente esatte».
«Il popolo russo sa» Quindi la vice di Zelensky incalza: «Ognuno di quegli stupri, ognuna di quelle torture sta rivelando la vera faccia non solo di Putin ma anche dell’esercito russo, di ogni singolo soldato russo. E anche la popolazione russa è consapevole di quello che sta succedendo.
Abbiamo registrato conversazioni di soldati con i famigliari che ammettevano gli stupri».§
E ancora: «Il mondo civilizzato deve sapere che cosa hanno fatto i russi, io capisco che in molte nazioni prevale la volontà di vedere la parte buona del popolo russo. E anche noi vorremmo vederla, ma purtroppo quello che vediamo è il peggio».
Quando Stefanishyna termina il suo racconto, Segre la ringrazia e ricorda: «Alla stazione di Milano c’è uno spazio dedicato alla memoria, è il binario 21 dal quale nel 1943, partivano i treni per i campi di concentramento. In questo luogo che custodisce ricordi di dolore e sofferenza campeggia una parola che oggi dobbiamo temere: indifferenza». Quindi la senatrice a vita spiega: «La sua testimonianza, così come le immagini e le parole dei racconti di questa folle guerra, scuotono le nostre coscienze e ci impediscono l’indifferenza. La capacità di indignarci davanti alle violenze è la cifra della nostra umanità».
(da Corriere della Sera)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
LA ZARINA SOVRANISTA CAMMINA SULLE UOVA SULLA POLITICA ESTERA MA IL TALLONE D’ACHILLE PER LEI RESTA IL LEGAME CON PUTIN
Dentro la Nato, ma fuori dal comando militare integrato. Dentro l’Unione europea, ma per «riformarla dal suo interno». Marine Le Pen ha presentato ieri il suo programma di politica estera, un settore da sempre tecnicamente scivoloso per lei (è molto più brava a parlare di potere d’acquisto, dei prezzi della benzina o della qualunque in mezzo alla folla di un mercato).
Anche in questo caso, ha cercato di rassicurare, tra un colpo al cerchio a uno alla botte: un po’ dentro e un po’ fuori, sia nell’Alleanza atlantica che nella Ue. E soprattutto cercando di parlare il meno possibile del tema più imbarazzante per lei: la Russia e il suo “amico” Vladimir Putin (ha assicurato di averlo incontrato una sola volta, nel 2017).
Tutta di bianco vestita (pure lì, rassicurante), si è presentata ai Salons Hoche, uno spazio prestigioso, della Parigi che conta, a due passi dall’Arco di Trionfo. Ha letto un lungo discorso (mai è andata a braccio, che dà l’idea di una certa incertezza), a parte nelle domande finali.
Nel mezzo, pure un’interruzione imprevista: una militante di Ibiza, collettivo di sinistra, che si era accreditata come rappresentante di Russia Today, la tv putiniana, ha tirato fuori d’un tratto un grande cuore con dentro lei Marine e lui Vladimir. È stata bloccata e trascinata via da un servizio d’ordine dai modi spicci. Ma torniamo alla politica estera.
«La Francia – ha detto Le Pen – non è una nazione media, ma una grande potenza che conta ancora». Puntando su questo, vuole rafforzare il bilateralismo, al contrario dell’approccio multilaterale di Emmanuel Macron. Insomma, la visione del mondo di Le Pen è alquanto trumpiana. Sulla Nato, intende ritornare alla politica pre-2009, quando la Francia non faceva parte del comando militare integrato. «Sono per un riavvicinamento strategico tra l’Alleanza atlantica e la Russia, dopo che la guerra in Ucraina sarà terminata e si sarà risolta con un trattato di pace». Così ha liquidato la tragedia in terra ucraina…
Non auspica né «la sottomissione a Mosca», né «il servilismo nei confronti dell’amministrazione Biden», soprattutto nell’area dell’Asia e dell’Oceania. Si è poi lanciata in una tirata contro la Germania, muovendo da una critica feroce contro Angela Merkel: «La sua politica migratoria e anche quella energetica, ma pure la discreta e abile egemonia che ha imposto all’Ue sono stati particolarmente funesti per l’Europa e per il suo stesso Paese».
Dei tedeschi critica oggi l’opposizione anti-nucleare. E non solo: punta il dito su «divergenze strategiche irriconciliabili» con la Francia e intende «bloccare l’insieme della cooperazione con Berlino sul piano militare». Denuncia «l’accecamento francese rispetto alla Germania». Non sembra scommettere sull’asse franco-tedesco, che da sempre sorregge la costruzione europea.
Macron le rinfaccia di voler uscire dall’Europa senza dirlo. Ieri lei gli ha risposto così: «La Frexit non è per niente il nostro progetto. Vogliamo riformare l’Ue dal suo interno». Ha aggiunto che una delle sue priorità è tornare «a un contributo netto del nostro Paese di 5 miliardi annui alle casse dell’Ue, come ai tempi di Jacques Chirac, contro gli 8-9 di oggi». Un’Europa meno potente, sempre.
(da “la Stampa”)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
IL SUO LEGAME CON “MAD VLAD” ERA CONSIDERATO SOLIDO, EPPURE IL CREMLINO CI HA MESSO UN ATTIMO A SCARICARLO: “NON HA MAI AVUTO RELAZIONI CON NOI”
Tenetevi l’oligarca. La risposta del Cremlino alla proposta di uno scambio tra alcuni prigionieri di guerra e Viktor Medvedchuk, capo dell’opposizione filorussa, è stata respinta al mittente. E non poteva essere altrimenti.
Se Mosca avesse accettato, avrebbe riconosciuto in modo neppure troppo implicito le ingerenze e il gioco sporco dei quali è accusato il magnate ucraino, arrestato martedì dopo una latitanza cominciata il 28 febbraio, quattro giorni dopo l’inizio della cosiddetta operazione militare speciale, quando era evaso dagli arresti domiciliari dove si trovava ormai da quasi dieci mesi.
L’amicizia conta poco, in tempo di guerra. Persino quella, definita solida, tra Vladimir Putin e l’avvocato e uomo d’affari sessantasettenne, che grazie ai buoni rapporti con il presidente russo ha costruito un impero industriale che va dall’acciaio all’energia, e anche mediatico, con la proprietà di tre canali televisivi chiusi anch’ essi da mesi con l’accusa di collusione con il nemico. La foto scattata subito dopo la sua cattura, in manette, pallido e smunto, esibito come un trofeo di caccia, ha fatto il giro del mondo
Dopo l’arresto Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è prima congratulato pubblicamente con il servizio di sicurezza ucraino responsabile della cattura di quello che rimane pur sempre il leader del principale partito di opposizione del suo Paese. «Grandi!» ha scritto sul suo canale Telegram. Poi, sempre sui social, ha subito offerto un baratto «tra questo vostro uomo» e «gli uomini e donne ucraini detenuti dai russi».
Non è certo così che si fanno le trattative serie, ha detto ieri Dmitrij Peskov al Primo canale russo. La voce ufficiale di Putin ha aggiunto che Medvedchuk non ha mai coltivato relazioni segrete con la Russia.
«Le sue opinioni a favore della costruzione di relazioni normali, reciprocamente vantaggiose e di partenariato tra i due Paesi, sono ben note».
Era chiaro che Mosca non avrebbe mosso un dito. Medvedchuk non è un cittadino russo, e quali che fossero le sue intenzioni, non serviva più. Era stato inserito in una apposita lista nera di indesiderati in tempi non sospetti, fin dall’inizio del 2021.
A quel tempo, rappresentava il principale volto dell’opposizione a Zelensky, in quanto fondatore e leader del partito filorusso For Life, titolare di 43 deputati sui 450 della Rada, il parlamento ucraino, messo al bando il 10 marzo scorso insieme ad altri dieci movimenti ucraini considerati vicini a Putin. All’inizio del conflitto si vociferava che avrebbe potuto fare il capo di un governo fantoccio.
Ma la guerra è andata avanti, gli obiettivi del Cremlino si sono ristretti, e il cambio di regime non sembra più una opzione praticabile. Ormai, era bruciato. Anche lui sapeva di essere fuori dai giochi. Dopo una latitanza trascorsa a Kiev, pare stesse pianificando la fuga in Transnistria.
L’oligarca, sposato con la popolare giornalista Oksana Marchenko, titolare di un patrimonio personale di oltre 620 milioni di dollari, dodicesimo uomo più ricco d’Ucraina, era fuggito dagli arresti domiciliari dove si trovava dallo scorso 10 maggio. Il provvedimento era stato reiterato quattro volte. Le accuse di alto tradimento nei suoi confronti devono ancora essere formalizzate.
Il suo legame con Mosca lo aveva fatto inserire nella lista delle persone colpite dalle sanzioni. Le autorità croate hanno sequestrato nel porto di Fiume lo yacht Royal Romance, del quale è ritenuto proprietario. Il suo arresto non sarà certo l’ultimo.
Kiev ha appena approvato un elenco ufficiale di cento «traditori della patria», inserendo in un apposito registro i nomi di 73 politici, 13 giornalisti e quattordici funzionati di Stato, tra giudici e dirigenti delle forze dell’ordine.
(da il Corriere della Sera)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
“ESPRIMO VICINANZA ALLA FAMIGLIA CUCCHI, CONDOTTE INAMMISSIBILI PER I VALORI DELL’ARMA”
Con le sentenze su Stefano Cucchi ha vinto lo stato di diritto. E presto ci saranno espulsioni tra i carabinieri coinvolti. Il comandante generale dei carabinieri Teo Luzi parla oggi in un’intervista a La Stampa della decisione della Cassazione sui responsabili e della sentenza di primo grado sui depistaggi.
Promettendo che chi è stato interdetto finirà fuori subito dall’Arma ma arriveranno anche provvedimenti per gli altri. «Rimane il dolore di tutti. Per primo, quello della famiglia Cucchi, alla quale esprimo ancora una volta la mia sentita vicinanza. Per tutti gli altri militari tuttora imputati a diverso titolo nei due distinti processi, auspichiamo una rapida definizione delle loro posizioni», premette Luzi.
Che poi va al punto: «Indipendentemente dalla presunzione di innocenza e dall’esito di entrambi i processi, sento il dovere di dire che l’Arma ha vissuto con profonda sofferenza l’intera vicenda per la gravità delle condotte contestate, radicalmente lontane dai principi e dai valori che da sempre contraddistinguono l’impegno dei carabinieri al servizio del Paese e dei suoi cittadini».
Luzi spiega che gli otto militari condannati in primo grado sono stati già trasferiti all’epoca del rinvio a giudizio «da incarichi di prestigio e funzioni di particolare responsabilità a incarichi d’ufficio. Ribadisco che, nel rispetto del principio di legalità, al passaggio in giudicato delle sentenze, saranno tempestivamente definiti i procedimenti disciplinari nei loro confronti, così come previsto dalle norme in materia. Nel frattempo, tenuto conto delle condanne di primo grado, con la previsione per alcuni di pene accessorie suscettibili di incidere nel rapporto d’impiego, già dai prossimi giorni saranno posti a disposizione per svolgere compiti esclusivamente interni, senza personale alle dipendenze. Si tratta dello stesso tipo di provvedimento adottato in casi analoghi da altre Amministrazioni dello Stato e che garantisce – fino al giudicato – l’assenza di qualsiasi vulnus nell’esercizio delle funzioni svolte».
I condannati in via definitiva, invece, «perderanno lo status militare, già in applicazione delle pene accessorie di interdizione perpetua dai pubblici uffici». Mentre anche se dovessero essere salvati dalla prescrizione, per i condannati in primo grado nel secondo processo «l’Arma darà comunque corso ai procedimenti finalizzati all’accertamento delle relative responsabilità disciplinari sulla base delle risultanze processuali disponibili».
Il Comando Generale dell’Arma darà anche seguito ai risarcimenti decisi per le parti civili: «Lo dobbiamo a tutti i carabinieri e ai cittadini, la cui fiducia alimenta il nostro impegno ed è motivo stesso del nostro essere. Eventuali somme risarcitorie saranno incamerate dall’Erario».
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
LE MASCHERINE ALL’APERTO SONO NECESSARIE
Ancora non siamo al picco pandemico, forse i numeri italiani sono sottostimati. Ma soprattutto c’è il rischio di un ulteriore aumento dei casi. Intervistato da Il Messaggero, il professor Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, invita a non abbassare la guardia. E spiega che l’autunno sarà un momento delicato e difficile, con le condizioni favorevoli al virus, per cui sarà necessaria una nuova dose per tutti: si spera di avere vaccini onnicomprensivi, e quando arriveranno sarà consigliabile un richiamo per tutti.
Molto probabile che i dati consiglino le mascherine non solo al chiuso ma anche all’ aperto negli assembramenti.
Per Ricciardi in questo momento si stanno facendo pochi tamponi: «Dobbiamo ancora aspettare perché ci stiamo confrontando con una variante del Covid estremamente contagiosa e probabilmente i numeri italiani sono sottostimati. Non dobbiamo abbassare la guardia, perché corriamo il rischio di avere un ulteriore aumento di casi».
E sarà necessaria una quarta dose: «La vaccinazione con tre dosi non protegge completamente dall’infezione, ma protegge dagli effetti gravi del Covid, dall’ospedalizzazione e soprattutto dalla morte. Il nuovo richiamo permette ai fragili e agli over 80 di rafforzare le difese. In autunno, poi, sarà necessaria una nuova dose per tutti».
E questo perché «ci saranno le condizioni favorevoli per la propagazione del virus e ci sarà un’attenuazione della protezione vaccinale in tutta la popolazione. Speriamo di avere dei vaccini onnicomprensivi, perché i vaccini che oggi abbiamo non proteggono in maniera completa e gli anticorpi monoclonali, tranne in un caso, non si sono rivelati efficaci contro il virus».
Sulle mascherine, invece, «è molto probabile che saranno proprio i dati a dirci di non toglierle, non solo al chiuso, ma anche all’aperto in tutti i casi di assembramento». Infine, il flop dei vaccini ai bambini: «È stata un fallimento perché i genitori hanno più paura del vaccino che della malattia. E il virus così continua a infettare i bimbi e a circolare. Non sappiamo gli effetti a lunga durata del Covid sui più piccoli, e ricordo che un 10% di bambini si è ammalato in modo grave. Ma questo non basta a convincere i genitori a fidarsi dei vaccini».
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
IL PRIMO ARTICOLO DI MARINA OVSYANNIKOVA PER DIE WELT
Nel primo articolo che firma per Die Welt la giornalista russa Marina Ovsyannikova, diventata famosa per aver mostrato un cartello contro la guerra in tv, si scusa per aver aiutato la propaganda di Mosca.
«Mi dispiace sinceramente di aver contribuito a rendere zombie i russi con la propaganda di Stato…vi ho contribuito fino al giorno in cui ho protestato. E me ne vergogno».
E ancora: «Per molti anni ho lavorato per l’emittente statale russa Perwyj Kanal e sono stata coinvolta nella creazione della propaganda… uno dei compiti era quello di raccontare costantemente quanto sia brutta la vita negli Stati Uniti, nell’Occidente in generale e in Ucraina… Il mio lavoro comprendeva anche l’analisi di influenti giornali internazionali per cercare articoli che parlavano bene di Putin e della Russia». Ovsyannikova racconta che è una madre separata di due figli e aveva bisogno di lavorare. E affronta anche le critiche dei giornalisti indipendenti che «hanno rischiato la vita per molti anni per lottare contro il sistema»: verso di loro, spiega, ha soltanto gratitudine e ammirazione. Infine risponde anche a chi crede che sia una spia britannica in Russia o una spia russa in Ucraina o a chi le «nega la capacità di riferire in modo indipendente a causa del mio passato»: «Non posso disfare ciò che ho fatto. Posso solo cercare di fare tutto il possibile per aiutare a distruggere questa macchina e porre fine a questa guerra».
Infine, secondo Ovsyannikova, dopo Bucha «tutti i russi hanno una responsabilità collettiva. Come i tedeschi per i loro crimini nella seconda guerra mondiale, dovremo chiedere perdono per decenni per quello che abbiamo fatto».
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
LA REPLICA DEL TITOLARE DELLA BRUSCHETTERIA FAEDO NEL VICENTINO
Una recensione da una stella. Non per colpa del cibo o del servizio, ma perché il suo tavolo era vicino a quello di un gruppo di persone omosessuali. Questa recensione è comparsa online nei giorni scorsi, prendendo di mira un locale in provincia di Vicenza, la Bruschetteria Faedo di Monte di Malo. Riferimenti omofobi a cui il proprietario del ristorante ha voluto rispondere per le rime, senza lasciare spazio a quell’omofobia scritta e diffusa online.§Il “cliente” aveva deciso di recensire il locale con una sola stella, la peggior valutazione possibile in rete. Non perché avesse mangiato male (anzi, ha apprezzato anche la specialità della casa), ma per questo assurdo motivo:
“Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay e sinceramente non mi sono sentito a mio agio durante la consumazione, peccato perché la bruschetta molto buona”.
Ma la replica del titolare della Bruschetteria Faedo è perfetta e geniale:“Caro cliente, apprezziamo il suo impegno per valutare il nostro servizio attraverso la sua recensione. Nonostante questo la invitiamo a non tornare a consumare la nostra bruschetta in quanto nel nostro locale accettiamo tutti, tranne gli omofobi. Ci scusiamo davvero per il disagio, non avevamo capito venisse dal Medioevo. A saperlo prima l’avremmo messa a mangiare nella porcilaia, dove probabilmente si sarebbe sentito più a suo agio”.
Una risposta perfetta, ripetuta e condivisa anche dalla pagina Facebook del locale di Monte di Monte di Malo, in provincia di Vicenza: “Invitiamo questa persona a non presentarsi più nel nostro locale e con questo post vogliamo prendere una posizione ben definita contro coloro che la pensano allo stesso modo. Ci sarebbe piaciuto dire direttamente queste cose a tale signore se solo ne conoscessimo il vero nome e cognome”.
Porte chiuse all’omofobia.
(da agenzie)
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Aprile 14th, 2022 Riccardo Fucile
STUPRATA, TORTURATA, UCCISA CON UN COLPO ALLA NUCA E GETTATA IN UNA FOSSA COMUNE DA QUELLA FECCIA DELL’ESERCITO RUSSO
Aveva solamente 16 anni e la sua storia è l’ennesima testimonianza di quel dramma nel dramma della guerra in Ucraina. Karina Yershova era nel fiore della sua adolescenza.
Andava a scuola, viveva in quel sobborgo alle porte di Kyiv diventato il teatro di una delle scene peggiori di un conflitto armato e di un’invasione che, ormai, vede innocenti civili sempre più obiettivi delle truppe militari. Il suo corpo torturato è stato ritrovato in una delle fosse comuni di Bucha, con foro di un colpo di pistola alla nuca e i segni di una violenza sessuale subita.
La madre della giovane aveva iniziato le ricerche di sua figlia nei giorni successivi alla liberazione di Bucha. La 16enne, infatti, risultava nell’elenco delle persone disperse durante l’invasione delle truppe russe che fino alla fine di marzo avevano preso possesso del territorio.
La donna aveva denunciato la scomparsa della ragazza lo scorso 10 marzo, pubblicando anche appelli social spiegando come fosse stata rapita dai militari inviati dal Cremlino. Di lei si erano perse le tracce. Poi, purtroppo, la ferale notizia di quel ritrovamento che si aggiunge al dramma delle oltre 400 vittime del massacro di Bucha.
Il corpo senza vita (e torturato) di Karina Yershova è stato ritrovato in una delle fosse comuni scoperte nei giorni successivi alla liberazione di Bucha, come spiegato dalla deputata ucraina Lesia Vasylenko. Un dramma nel dramma. Perché la 16enne non era stata solamente rapita, ma anche violentata. Una storia dall’epilogo tragico che si unisce alle centinaia di denunce di stupri avvenuti in Ucraina dall’inizio dell’invasione e del conflitto armato.
(da NextQuotidiano)
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