Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
E’ ANCORA LUI IL VOLTO (INDAGATO) DEL PARTITO IN EUROPA, ALLA FACCIA DELLA COERENZA CHE LA MELONI PRETENDE DAGLI ALTRI
Dal saluto nazifascista e quel “heil Hitler” – mostrati in tv dalle immagini dell’inchiesta sulla “lobby nera” – all’incontro ufficiale col ministro del Turismo Massimo Garavaglia passando da una risoluzione del parlamento europeo sulla libertà di stampa.
Ma passando, soprattutto, da un’autosospensione farsa. E’ la parabola di Carlo Fidanza, europarlamentare di FdI e capodelegazione del partito in Europa. Così, almeno, fino al 1 ottobre 2021. Quando Fidanza annuncia l’autosospensione dalla forza politica guidata da Giorgia Meloni, di cui è, da anni, uno degli uomini di fiducia.
Lo sdegno e l’apparente irritazione della stessa Meloni per la leggerezza con cui Fidanza partecipa a una cena elettorale a Milano in compagnia di esponenti dalle dichiarate idee neofasciste e neonaziste, certo.
E poi l’inchiesta aperta dalla procura milanese che vede l’eurodeputato indagato (insieme al “barone nero” Roberto Jonghi Lavarini) per finanziamento illecito al partito e riciclaggio.
Uno scenario di fronte al quale Fidanza, dopo una telefonata con Meloni, decide il passo indietro.
La mossa annunciata formalmente ha come scopo calmare le acque agitate e le polemiche intorno al partito. Ma, nei fatti, l’attività di Fidanza e il suo ruolo tra Strasburgo e Bruxelles sono continuati esattamente come prima. Una sostanziale presa in giro, dunque. Se non altro del buon senso e del senso della vergogna (dopo avere chiesto le famose “100 ore di girato” Meloni si mostrò molto irritata per la vicenda).
Dov’è finito, Fidanza? Se lo erano chiesti in molti.
Abbiamo ricostruito i suoi passi politici e il periodo seguito allo scandalo denunciato dall’inchiesta di Fanpage andata in onda a Piazza Pulita su La7. Ecco quello che ne è venuto fuori.
Quarantacinque anni. Originario di San Benedetto del Tronto ma, di fatto, milanese (è stato un ultrà dell’Inter). Il 1 ottobre 2021 Fidanza si autosospende. Chi credeva che Meloni lo avesse messo ai margini, o comunque “silenziato”, deve ricredersi. O meglio: il messaggio lanciato all’esterno voleva essere questo. La realtà è un po’ diversa.
Dopo un lungo silenzio in plenaria a Bruxelles iniziato il 15 settembre 2021, Fidanza torna a parlare in aula il 9 marzo: ovviamente sempre in quota FdI (tra l’altro è attivissimo sui social con il logo del partito, e nessuno ha mai avuto né ha niente da dire).
Ma la cosa più incredibile è che due giorni prima, il 7 marzo 2021, il compagno di cene del nazifascista Jonghi Lavarini risulta co-firmatario di una proposta di risoluzione del Parlamento europeo: su cosa? Sulla libertà di stampa e sulla protezione dei giornalisti in Messico.
Un guizzo di leggera ipocrisia per un politico che – nell’inchiesta televisiva di Fanpage – sorrideva nel video coi fascisti irridendo un cronista scomodo e che, dopo il mandato in onda, parlava di montature giornalistiche.
Torniamo a Bruxellese, il luogo di lavoro di Fidanza. Il deputato partecipa a tutte le attività parlamentari e recentemente in un incontro con il ministro del turismo, il leghista Massimo Garavaglia, ha rivendicato con forza le scelte del partito facendosi portavoce delle istanze di Giorgia Meloni. Insomma: è ancora lui il volto di FdI in Europa. Altro che sospensione.
Le cronache europarlamentari vedono l'”autosospeso” Fidanza presenziare alla “prima” del report periodico pubblicato dall’intergruppo del Parlamento europeo sulla libertà religiosa di cui è co-presidente assieme a Peter Van Dalen del Ppe. Siamo a tre settimane fa.
“Oggi gli occhi del mondo sono giustamente puntati sul martirio di Mariupol – dice Fidanza -, noi con questo rapporto vogliamo accendere i riflettori su altri martirio che si consumano quotidianamente nell’indifferenza generale e che riguardano milioni di fedeli, soprattutto cristiani, perseguitati in tutto il mondo per il loro credo”.
Dio, patria e famiglia. E qualche saluto romano.
Come quello che l’europarlamentare fa alla cena dove si raccolgono voti per la candidata al consiglio comunale di Milano, Chiara Valcepina (poi eletta), tra battute razziste e riferimenti al fascismo e al nazismo.
Era il 30 settembre 2021. Sono passati sette mesi. Su Fidanza c’è un’inchiesta giudiziaria aperta. Ma per FdI quel braccio teso e l’indecente “heil Hitler” pronunciato al ritrovo nero sono già dimenticati. Acqua passata.
Sarà interessante vedere, a questo punto, se il 29 aprile Fidanza sarà presente – come ogni anno – alla tradizionale parata dell’estrema destra (CasaPound, Forza Nuova, Lealtà Azione) a Milano in ricordo di Sergio Ramelli, tra i consueti saluti romani e il rito del “presente”.
La novità dell’edizione 2022 – annunciata nella locandina – è la presenza come simbolo del gladio di Salò. Un richiamo plastico alla stagione della Repubblica sociale e al regime fascista.
(da La Repubblica)
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Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
LA REAZIONE TELEVISIVA E’ LA CONFERMA CHE GLI UCRAINI HANNO COLPITO E AFFONDATO L’IMBARCAZIONE
La propaganda russa è fatta così: si nega tutto quel che accade, poi però ci si dimentica di aver fornito una narrazione falsa ed ecco che si incappa in quell’errore che conferma la versione antitetica di un fatto.
È accaduto nel recente passato, limitandoci ai temi strettamente bellici, e si è ripetuto nelle ultime ore sulla vicenda dell’affondamento dell’incrociatore russo Moskva nel Mar Nero. Perché subito dopo “l’incendio a bordo”, dal Cremlino avevano immediatamente smentito la notizia del missile ucraino andato a segno. Poi, però, le cose sono cambiate e negli studi televisivi russi si è palesata la verità.
Il video immortala un frammento di una trasmissione in onda sulla Tv di Stato. La conduttrice introduce il tema, quello dell’incrociatore Moskva affondato. E fin dalle prime ore, la marina russa aveva parlato di incendio a bordo provocato dall’esplosione di alcune munizioni a causa di una tempesta. E allora perché gli ospiti in studio appaiono arrabbiati, nervosi e pronti a puntare il dito contro l’Ucraina?§
Addirittura c’è un signore – non ne conosciamo l’identità, ma è molto ben inserito nelle dinamiche mediatiche russe – che parla di “casus belli”: insomma, di evento che può far scoppiare una guerra.
Una considerazione che sembra figlia di un personaggio che ha vissuto in un mondo parallelo dallo scorso 24 febbraio (data di inizio dell’invasione russa dell’Ucraina) o che ha vissuto in uno stato d’ebbrezza perenne ingurgitando solamente comunicati del Cremlino.
Ed è lui che chiede di bombardare Kyiv, le stazioni e altri spazi civili per rispondere a questo “atto di guerra ucraino”. Insomma, questo incrociatore non è affondato per auto-combustione e la narrazione propagandistica russa ha la memoria corta e inciampa sulle sue stesse bugie.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
PER KIEV LA NAVE E’ AFFONDATA CON L’INTERO EQUIPAGGIO A BORDO
Secondo Kiev i russi non sono riusciti a evacuare la nave che sarebbe affondata con l’equipaggio. Circostanza in parte confermata da fonti dell’intelligence Usa, secondo cui però alcuni marinai si sarebbero salvat
Ci sono state vittime a bordo del Moskva, l’incrociatore russo colpito da due missili ucraini Neptune, prima di affondare nel Mar Nero. Altri marinai dell’equipaggio sono invece sopravvissuti e sono stati soccorsi dalle scialuppe di salvataggio.
Secondo quanto riferito da fonti del Pentagono al New York Times, inoltre, a bordo dell’incrociatore erano presenti missili cruise, che adesso si trovano «in fondo al mare».
Gli Stati Uniti escludono poi che la nave ammiraglia della marina militare russa affondata ieri sera 14 aprile avesse a bordo armi nucleari. Fonti di intelligence americana e alti funzionari della Casa Bianca citati dalla Cnn riferiscono poi che sono sotto stretto montaggio i movimenti dell’esercito russo per verificare che non ci siano spostamenti «insoliti» proprio di armamenti nucleari.
Una circostanza al momento esclusa dagli esperti militari americani. Quella di oggi 15 aprile è la prima conferma ufficiale degli Stati Uniti sull’attacco ucraino all’incrociatore, sin da subito rivendicato da Kiev.Ancora invece da definire il bilancio delle perdite in termini di vite umane
Secondo la portavoce della Guardia costiera ucraina, Natalia Humeniuk, oltre al comandante Anton Kuprin, sarebbe morto nell’affondamento sostanzialmente tutto l’equipaggio, circa 500 uomini, perché non sarebbe stato possibile evacuarlo per le condizioni meteo avverse.
«L’attacco ha fatto esplodere le munizioni – ha detto Humeniuk citata da Unian – e ha dato inizio a una lotta per la sopravvivenza. Abbiamo osservato mentre altre navi cercavano di portare soccorsi ma anche le forze della natura erano dalla parte dell’Ucraina: la tempesta non ha consentito una tranquilla operazione di salvataggio o di evacuare l’equipaggio».
Il ministro della Difesa lituano ha dichiarato che una nave turca ha prestato soccorso a 54 marinai russi, finiti in mare in seguito all’affondamento della nave da guerra russa Moskva, colpita da missili ucraini. “Alle ore 1:14 la nave era piegata su un lato e dopo un’ora non vi era più elettricità. A partire dalle ore 2 l’intervento di una nave turca ha permesso l’evacuazione di 54 uomini dell’equipaggio.
In base a quanto riferiscono Turchia e Romania, la nave alle ore 3 era completamente affondata. Non si conosce il numero dei marinai morti a bordo, si sa che l’intero equipaggio era costituito da 485 uomini, 66 dei quali ufficiali”, ha scritto sui social il ministro della Difesa lituano, Arvydas Anusauskas.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
NESSUNO DEVE SOVRAPPORSI ALLA SUA VOCE
Alessandro Orsini ha deciso di aprirsi a nuove esperienze. Dopo aver passato anni dietro una cattedra ed esser stato protagonista di alcuni palcoscenici televisivi (dalla Rai a La7) contemporaneamente all’escalation militare russa in Ucraina, partita con un’invasione e deflagrata in guerra, il professore di Sociologia della Luiss vuole provare a parlare senza che nessuno lo interrompa.
E per farlo, l’unica soluzione che ha trovato giusta, dopo che gli è stata proposta, è quella di esibirsi a teatro in un monologo. Il tutto si baserà su un libro che lui stesso ha scritto – proprio sull’Ucraina – che sarà pubblicato nel mese di maggio.
Ad annunciarlo è stato lo stesso Alessandro Orsini attraverso la sua pagina social. Il docente della Luiss ha detto di aver ricevuto diverse proposte di recente (oltre alle varie ospitate televisive in cui è stato protagonista, durante e dopo la messa in onda), ma quella che lo ha convinto più di tutte riguarda la possibilità di potersi esibire su un palcoscenico di un teatro per un suo monologo basato su un suo libro. Insomma, lontano dai clamori e dalle bizze dei talk show che lo hanno visto protagonista nelle ultime settimane. E lui stesso spiega i motivi che lo hanno portato a questa decisione: “Sto studiando un modo per raccontare la guerra in Ucraina senza interruzioni o sovrapposizioni strumentali sulla mia voce quando parlo delle responsabilità della Nato, dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e degli errori del governo Draghi”.
I temi sono, dunque, quelli che lo hanno portato alla ribalta mediatica nelle ultime settimane, quando è stato inviata a parlare in televisione della Russia e della guerra in Ucraina: dalla Nato all’Unione Europea, senza tralasciare gli USA e il governo italiano guidato da Mario Draghi. Questa volta, però, nessun dibattito ma un monologo teatrale.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
LA PROTESTA DELL’ARCHITETTO GORBAN A NOVGOROD, IN RUSSIA
Anton Gorban, attivista e architetto russo, è stato arrestato a Veliky Novgorod a causa dell’azione di protesta da lui messa in atto l’11 aprile: quel giorno si è avvolto nella bandiera ucraina e si è sdraiato in piazza, conscio che prima o poi gli agenti sarebbero venuti a trascinarlo via. Ha opposto resistenza non violenta, facendosi caricare di peso in auto.
“I rischi sono incredibilmente piccoli se comparati all’opportunità di lavarti in qualche modo la coscienza, così da poter dire che tutto quello che accade non avviene a mio nome”, ha detto in un video registrato e pubblicato prima della manifestazione pacifista solitaria.
“Durante la mia protesta – ha spiegato Gorban tramite il suo avvocato Konstantin Markin, che collabora con il portale russo indipendente OVD-Info – un passante ha detto che dovevo essere gettato nel fiume Volkhov. La gente mi malediceva e una donna anziana voleva picchiarmi”.
Proprio secondo il portale che monitora la repressione politica in Russia, su decine di milioni di russi adulti, 15.500 sono stati arrestati a causa di attività contro la guerra da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio. Circa 400 persone sono sotto processo. Decine di migliaia di russi hanno invece scelto di lasciare il Paese.
Nel Paese non sono però mancate manifestazioni coraggiose simili a quella di Gorban: a Mosca e a Krasnodar altri attivisti hanno inscenato in strada il massacro dei civili di Bucha, con le mani legate dietro la schiena e un cappuccio sopra la testa.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
SOLO IL 17% DI ITALIANI STA CON IL CRIMINALE RUSSO: MANDATELI A MOSCA CON SOLO IL BIGLIETTO DI ANDATA
Gli italiani sono disposti a ridurre l’uso del condizionatore o il riscaldamento dentro casa per dipendere meno dal gas russo.
A dirlo è l’ultimo sondaggio di Euromedia Research, secondo cui il 65,3% della popolazione è d’accordo ad auto-limitarsi per non favorire Putin.
D’altronde dalla stessa rilevazione emerge che il 60,2% degli intervistati è dalla parte dell’Ucraina, mentre solo il 17,1% dà ragione alla Russia. Percentuali simili si registrano sulle sanzioni contro Mosca, con il 60,3% favorevole e il 28% contrario.
Gli italiani si dividono invece sull’invio di nuove armi a Kiev: contrario il 45,7%, favorevole il 40,1%.
Preoccupano moltissimo, quindi, i riflessi economici della guerra: il 66,7% ha paura di ciò che può significare la crescente inflazione, che ha portato il 55,6% della popolazione a ridurre i consumi nelle ultime settimane.
(da Fanpage)
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Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
“CIÒ CHE APPREZZO DI PIÙ DEL SUO INTERVENTO È IL PROGETTO DI INTRODURRE PIÙ EFFICACI PROCEDURE DI CONTROLLO INTERNO ALL’ARMA”
«Su Cucchi ha vinto lo Stato di diritto. Ora scatteranno le espulsioni dall’Arma». Queste le parole del Comandante generale dei carabinieri che ho letto ieri.
Mi sento piccola di fronte a lui e a quel che rappresenta. All’importanza per il mio Paese per ciò che è: l’Arma dei carabinieri. Quell’istituzione che da sempre i miei genitori mi hanno insegnato a rispettare, riuscendo perfettamente nel loro intento.
La vita di Stefano prima, la nostra poi, sono state distrutte e vilipese da uomini che non avrebbero mai dovuto indossare quella divisa. Non conta ciò che possono aver fatto prima. Non contano i loro meriti di carriera. Conta la violazione della dignità di una persona la cui vita era affidata alle loro mani. Entrambe sono state calpestate e distrutte allo stesso modo in cui, poi, a tavolino, lo sono state le nostre, insieme a quelle degli agenti di polizia di penitenziaria ingiustamente accusati del pestaggio omicida di Stefano Cucchi.
Gli assassini di mio fratello ora sono in carcere. Coloro che li hanno aiutati, per anni e anni a sottrarsi alla legge, sono stati condannati.
Uomini che hanno posto in essere davanti al Tribunale di Roma una drammatica esibizione di cinica e patologica, financo ossessiva, ambizione di carriera.
L’arroganza gonfia dei gradi delle loro divise, è stata espressa in tutta la sua violenza, come a voler significare che, per loro, la legge non poteva essere uguale agli altri cittadini comuni. Per loro no. Si consideravano al di sopra di tutto e tutti. Mai una nota di empatia per me, la sorella del morto perché il morto era un rifiuto. Un tossicodipendente in stato avanzato, anoressico e sieropositivo.
Tutto inventato e scritto a tavolino senza il supporto di alcun documento medico. Falso. Ma sapevano che vi sarebbero stati medici legali che, supini al loro potere, avrebbero prontamente supportato le loro infamanti teorie, destinate a una propaganda mediatica che ci ha sempre accompagnati nella nostra ricerca di verità e di giustizia.
Politici con incarichi istituzionali le hanno dato forza e voce e continuano a dargliela “ignari” del fatto che quegli atti sono stati tutti dichiarati falsi. Mi sento piccola di fronte a tutto questo. Devo essere forte di fronte a tutto il dolore inflitto alla mia famiglia e che continuerà a esserle inflitto. Mentre lavoro sto studiando per prendere il secondo diploma, quello di geometra. Mi piace studiare. Voglio proseguire la strada di mio padre.
Ciò che apprezzo di più nel pubblico intervento del generale Luzi è il lodevole progetto di introdurre «rinnovate e più efficaci procedure di controllo interno all’Arma» affinché, dico io, non ci sia più un’altra Ilaria Cucchi. Ilaria Cucchi ha già dato. Basta. Generale, ho fiducia in lei. Non mi tradisca. Non tradisca l’Istituzione che ho sempre amato nonostante tutto.
Ilaria Cucchi
(da la Stampa)
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Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
LA DÉBÂCLE LEGHISTA È GIUNTA DAVANTI AI TENTENNAMENTI SULLA GUERRA IN UCRAINA, MA PER CAMBIARE LO SCENARIO POLITICO OCCORRE CAMBIARE UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE
Tra i due contendenti la leadership del centrodestra, Giorgia Meloni è quella che si sta muovendo con più abilità. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, sembra non essersi più ripreso da quell’appannamento iniziato con il voto per la presidenza della Repubblica.
Meloni, invece, sta invece sta portando avanti un preciso percorso di autoaffermazione sia in Italia che, soprattutto, all’estero.
Ma questo grande lavoro di posizionamento estero, sulle direttrici del patto atlantico e del conservatorismo europeo, ha permesso a Fratelli d’Italia di trovare un insperato interlocutore politico nel Partito democratico.
Fino a qualche mese fa, la geopolitica era qualcosa su cui il centrodestra poteva permettersi di non avere una linea comune. Prima venivano le questioni interne: dalle tasse, all’immigrazione e la giustizia. Oggi, con una guerra alle porte dell’Europa e le geometrie internazionali in movimento, ogni considerazione smette di essere pura teoria e diventa una presa di posizione che spezza il già precario equilibrio interno all’alleanza.
In Italia lo spartiacque è stata proprio la rielezione di Sergio Mattarella al Colle. Meloni ha scelto di lasciare campo libero a Salvini, autoincoronatosi come regista e convinto di poter portare al Quirinale il primo presidente di centrodestra.
La débâcle – dal pasticcio sulla candidatura della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, alle conferenze stampa in solitaria – hanno permesso a Meloni di capitalizzare al massimo l’occasione.
Prima con il voto di bandiera al giurista Carlo Nordio in segno di compattezza, poi con il mancato sostegno a Mattarella ma con la certezza della sua rielezione. Risultato: Meloni ha potuto ribadire il mito della «coerenza» come parola d’ordine di Fratelli d’Italia, unico partito di opposizione, e ha visto crescere i sondaggi in suo favore, in parallelo con il calo della Lega.
L’ATLANTISMO
Davanti ai tentennamenti leghisti sulla guerra in Ucraina, Meloni ha puntato su un fermo atlantismo: il risultato è stato l’ordine del giorno sull’aumento al 2 per cento delle spese militari presentato come opposizione, che ha quasi aperto una crisi di governo.
Svolta dell’ultimo minuto strumentale al conflitto in corso? «Ma quale svolta atlantista: nel 2013 noi abbiamo scritto quelle che chiamiamo le “tesi di Trieste”», dice il senatore di Fratelli d’Italia, Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma del partito e considerato il più affidabile consigliere di Meloni sulle questioni di politica estera.
«Lì abbiamo scritto che sosteniamo l’Italia come parte del blocco atlantico all’interno della Nato, ma anche che il rapporto dentro l’alleanza va riequilibrato. Noi crediamo nel modello di una colonna europea di difesa: la Nato è sì sovrapponibile agli Stati Uniti, ma non è più vero che gli interessi geopolitici statunitensi coincidono totalmente con quelli europei, visto che il loro baricentro si è spostato verso il Pacifico».
Da qui – e da tempi non sospetti dunque – nascerebbe l’idea della necessità di aumentare l’impegno per le spese militari, in linea con i parametri Nato. Concetto impopolare fino a quando in Ucraina non sono comparsi i carri armati russi, rendendo attuale la questione del riarmo e soprattutto riattivando gli arrugginiti ingranaggi della Nato.
Ma soprattutto da quelle valutazioni di quasi dieci anni fa avrebbe preso forma anche il progressivo spostamento di Fratelli d’Italia in Europa, culminato con l’elezione di Meloni alla guida del gruppo dei Conservatori europei. Una collocazione, questa, che le sta dando sempre più forza grazie all’eclissi della stella dei sovranisti europei e che la ha collocata fuori dalla lista che in Unione europea viene considerata dei cattivi: quella degli euroscettici come Salvini e Marine Le Pen.
Proprio il primo turno di presidenziali in Francia ha reso palese la divaricazione dentro il centrodestra e l’assenza – confermata anche internamente – di un coordinamento in tema di politica estera e di visione generale.
Il quadro è singolare: Forza Italia, dentro il Partito popolare europeo, sostiene Emmanuel Macron; la Lega, dentro il gruppo Identità e democrazia, è vicina a Marine Le Pen; Fratelli d’Italia invece guida i Conservatori e aveva in Éric Zemmour il suo rappresentante.
Di qui la scelta di Meloni di non congratularsi con Le Pen per aver raggiunto il ballottaggio che, tradotta, ha significato una chiara presa di distanza dal sovranismo. E anche questa viene rivendicata come scelta strategica che viene da lontano. «Ci allontanammo da Le Pen quando eravamo al 4 per cento, pur se un partito come il nostro avrebbe avuto grande facilità e anche un grande vantaggio elettorale a sovrapporsi al movimento lepenista, sfruttandone la spinta», si ragiona nello staff di Meloni.
Invece, la scelta sarebbe stata quella di marcare la propria distanza da quel tipo di sovranismo oggi percepito come in declino: «All’epoca la scelta ci ha penalizzato, ma con il tempo quella lungimiranza sta pagando».
Proprio la distanza dal sovranismo lepenista ha permesso a Meloni (e invece lo ha reso molto più complicato per Salvini) di collocarsi in modo chiaro in favore dell’Ucraina, rimanendo in linea con l’alleato privilegiato in Europa, i polacchi del Pis del premier Mateusz Morawiecki, che per ovvie ragioni guida un governo fortemente antirusso.
Le Pen, Salvini e tutto il gruppo Identità e democrazia, invece, faticano ora a prendere le distanze dal legame con la Russia di Vladimir Putin.
IL FEELING CON LETTA
Proprio questo grande lavoro di posizionamento estero, sulle direttrici del patto atlantico e del conservatorismo europeo, ha permesso a Fratelli d’Italia di trovare un insperato interlocutore politico nel Partito democratico. Pur su posizioni opposte sia in Italia sia in Europa, il Pd di Enrico Letta considera Meloni un’interlocutrice privilegiata e in questo è ricambiato.
In questi giorni, sul Foglio, è stato pubblicato uno scambio a distanza proprio tra i due leader e Meloni ha addirittura detto che «c’è più di un punto di contatto fra il pensiero di Enrico Letta e il mio», riferendosi al manifesto in 7 punti sull’Europa del futuro presentato dal leader dem.
Il riconoscimento reciproco, secondo chi conosce Meloni, si origina nel fatto che le due forze parlerebbero un linguaggio simile sul piano politico, affondando entrambi in radici novecentesche.
«In Letta, Giorgia vede un avversario ma anche un interlocutore perché il Pd è l’unico partito con una visione chiara, in un contesto nel quale tutte le altre forze politiche si muovono confusamente».
Quella di Meloni non sarebbe piaggeria. Nella visione della leader di FdI, descritta anche nella sua autobiografia, il futuro politico italiano è quello di un ritorno al bipolarismo, i cui poli graviteranno uno intorno al Pd e uno intorno a FdI.
Il punto focale della contrapposizione politica, infatti, sarà la visione di quale Europa costruire: da una parte il modello confederale di FdI, che riconosce la necessità di difendere l’identità nazionale e quindi la sovranità dei singoli stati; dall’altra il modello federato del Pd, che punta a superare gradualmente le identità nazionale per far confluire i singoli nazionalismi in una più vasta identità europea.
Nessuno spazio, quindi, per il sovranismo che sta esaurendo la sua carica di rottura o per l’euroscetticismo ancora presente in ambienti vicini alla Lega.
Questo orizzonte sarà tanto più vicino quanto più i sondaggi ora favorevoli a FdI si tradurranno in voti alle prossime elezioni politiche. Lo scenario è in continuo mutamento, la legge elettorale potrebbe cambiare ma soprattutto l’alleanza con Lega e Forza Italia è ancora in piedi, almeno formalmente. Questo è il vero irrisolto che Meloni non ha ancora affrontato e sta abilmente nascondendo.
Con due scenari possibili, legati al futuro politico di Salvini: FdI può diventare il partito leader oppure venir tagliato fuori.
(da Domani)
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Aprile 15th, 2022 Riccardo Fucile
ORMAI E’ TESTA A TESTA
Il Pd con il 21.7% (+0.1 dall’ultimo dato del 22 marzo scorso) risulta essere il primo partito italiano, seguito da Fratelli d’Italia con il 21.5% (+ 0.1%).
La Lega con il 15.9% (-0.4%) si posiziona alla terza posizione. Quarto il M5S con il 12.3% (-0.2%).
Poi Forza Italia all’ 8.5% (+0.4%), seguita da +Europa-Azione che scende al 4.7% (-0.1%).
Per l’Italia con Paragone-Italexit sale al 3,5% (+1,2%), mentre Italia Viva si attesterebbe al 2.3% (-0.2%).
Sale al 2,1% la Federazione dei Verdi (+0,1%), a seguire MDP -Art 1 va all’ 1.9% (+0.1%). Sinistra Italiana cala all’1.5% (-0.1%).
Infine altri di centrodestra risultano all’1.1% (-0,1%).
L’istituto ha anche dato un valore complessivo agli schieramenti: il Centrodestra (Fdi-Lega-Fi-altri di centrodestra) raggiungerebbe il 47%, mentre il Centrosinistra (Pd– M5S- Mdp- Art.1.- Si) il 37.4%.
Gli altri di Centrosinistra (+Europa-Azione-Iv-Verdi) hanno complessivamente il 9,1%. Restano altri non coalizzati che raggiungono il 3% e Per l’Italia con Paragone-Italexit al 3,5%.
(da agenzie)
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