Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
RESTANO PADRONI NELL’OMBRA E CONTINUANO A GODERSI VERI TESORI COME VILLA FELTRINELLI SUL GARDA
Viktor Vekselberg, possiede Renova Group. È il più grosso collezionista di uova Fabergé.
Leonid Mikhelson 66 anni, è presidente e principale azionista del colosso del gas russo Novatek. Uno degli oligarchi più vicini a Putin: Alexander Abramov, re dell’acciaio (Evraz) e socio di Roman Abramovich.
Sono solo alcuni dei tanti oligarchi russi, molti di loro con interessi in Italia. Oggi Repubblica pubblica un’inchiesta sui loro patrimoni italiani, definendoli “furbetti del Cremlino”.
“Oligarchi scaltri, che hanno coperto i loro investimenti in Italia attraverso società offshore e fondazioni, riuscendo così a salvarli dai sequestri scattati per punire l’invasione dell’Ucraina”, scrive Repubblica. “Restano padroni nell’ombra e continuano a godersi veri tesori come Villa Feltrinelli, la storica dimora di Benito Mussolini sul Garda, o Villa Altachiara, la più lussuosa residenza di Portofino.
Oppure mandano avanti aziende che gestiscono affari milionari e associazioni con sedi di prestigio. La loro immunità mostra come la rete delle sanzioni individuali decise dall’Europa abbia maglie troppo larghe, a cui sfuggono patrimoni colossali”.
L’elenco dei nomi è lungo. Comprende anche Iskander Makhmudov, il presidente della Ural Mining and Metallurgical Company, Tamaz Manasherov, Presidente di Unident, che domina il mercato russo delle apparecchiature odontoiatriche.
E ancora Eduard Khudaynatov, ex primo vicepresidente e membro del cda di Rosneft, e ora presidente di Nkk, intimo di Putin. Oppure Michail Prokhorov, il presidente di Polyus Gold e del gruppo Pnexim. È stato proprietario dei Brooklyn Nets (Nba).
“I beni degli oligarchi vengono congelati (non espropriati)”, spiega Repubblica: “questo implica il diritto di vendita e locazione. Per i fondi bancari e le carte di credito questo include il divieto di movimentazione e di utilizzo”.
(da La Repubblica)
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Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
LE ULTIME ORE DELL’INCROCIATORE RUSSO AFFONDATO DA KIEV
Tutto l’equipaggio dell’incrociatore russo Moskva, colpito e affondato dai missili ucraini nel Mar Nero, sarebbe morto.
A riferirlo è un funzionario ucraino. Si tratta di Anton Gerashchenko, un consigliere del ministero dell’Interno di Kiev.
In tutto si tratterebbe di 500 persone che avrebbero perso la vita, con la nave che sarebbe caduta “in pochi minuti”. Per ora nessuna conferma da parte russa, con il Cremlino che aveva cercato di giustificare l’accaduto parlando di un incidente a bordo che aveva fatto capovolgere la nave. L’unico rapporto esistente parla di 50 membri dell’equipaggio salvati da una nave turca. Ma anche qui nessuna verifica è stata fatta.
Gerashchenko ha scritto sui suoi profili social che probabilmente, dopo l’attacco missilistico e il conseguente incendio divampato a bordo, sarebbero esplosi i depositi di munizioni e in particolare i 16 missili P-1000 Vulkan presenti a bordo. Per il rappresentante del governo di Kiev, poi, la leadership della flotta russa del Mar Nero avrebbe “deliberatamente nascosto la verità ai parenti e agli amici dei membri dell’equipaggio”.
Secondo fonti vicine a Kiev, quindi, sarebbero stati utilizzati i droni Bayraktar TB2 di fabbricazione turca per confondere i sistemi di difesa antimissilistica della nave e far viaggiare senza intoppi i razzi Neptune, dalla costa ucraina fino all’incrociatore.
La Moskva è sicuramente la nave più grande affondata in combattimento dai tempi della guerra delle Falkland tra Argentina e Regno Unito nel 1982. Se l’intero equipaggio o la maggioranza fosse morto nell’incidente, sarebbe il peggior bilancio di vittime di una nave militare che affonda dalla seconda guerra mondiale.
(da Fanpage)
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Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
CALA LA FIDUCIA NEL GOVERNO
Prima di entrare nel dettaglio delle intenzioni di voto partito per partito va subito sottolineato il dato più evidente che emerge dai dati dell’istituto di sondaggi triestino: l’impennata dell’area di astenuti e indecisi schizza in alto di 8 punti, sfondando quota 46 per cento, soglia mai varcata nelle precedenti analisi di Ixè. Un dato che mette in evidenza un significativo disorientamento dell’opinione pubblica in questi mesi di guerra.
I primi due partiti sono il Pd al 21,4 e Fdi al 19,6 .
Registra un calo sensibile la Lega che scende di oltre un punto, dal 16,3 al 15,1.
Non lontano c’è il M5s che in questi 20 giorni non riesce a mettere insieme più di un +0,3 attestandosi al 14,4.
Resta sotto la soglia del 10 per cento ma in apparente ripresa Forza Italia che con un +0,4 arriva all’8,9. Cala invece il cartello +Europa-Azione che si ferma al 4,9 dopo essere rimasto sopra alla linea di galleggiamento del 5 per qualche mese.
Messi peggio sono Sinistra Italiana – in discesa di mezzo punto, al 2,3 -, Articolo 1 (in calo al 2,3), Italia Viva che sembra riprendere fiato al 2,1 dopo aver toccato l’1,6, e Europa Verde ferma al 2.
Ixè ha misurato anche la fiducia nel governo Draghi che per la prima volta scende sotto al 60 per cento: nell’ultima rilevazione dell’istituto viene dato al 59 per cento, formato da un quasi 43 per cento che risponde di avere “abbastanza fiducia” e un quasi 16 che risponde “molta”. L’elettorato che ha più fiducia nell’esecutivo è quello del Partito democratico (89 per cento), seguito in questo schema dagli elettori di Forza Italia e della Lega.
Gli elettori che si fidano di meno del governo sono quelli di Fratelli d’Italia (il 35 per cento risponde di sì), ma non è lontano da questo dato l’elettorato del Movimento 5 Stelle: solo il 44 per cento ha fiducia nel governo di unità nazionale.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
“MELONI MI HA STUPITO PERCHÉ HA PRESO UNA POSIZIONE NETTAMENTE ATLANTICA. SALVINI HA UN PASSATO DI MAGLIETTE CON PUTIN, COME LA LE PEN”
Il giornalista ed ex parlamentare di Forza Italia, Paolo Guzzanti, ripercorre tra aneddoti e ricordi personali la storia della destra in Italia, dal fascismo ad oggi, nel suo nuovo libro “La Maldestra” (Paesi Edizioni).
Alla presentazione alla libreria Mondadori a Roma (Piazza Cola di Rienzo), è l’occasione per parlare anche e soprattutto della guerra in Ucraina: “Putin è un esempio lampante di sovranismo imperiale, perché poi abbiamo oggi 3 nuovi imperi, che prima non si facevano riconoscere come imperi: uno è l’impero russo, perché lo dice Putin ‘io rivoglio i confini non dell’Unione Sovietica, ma dell’impero russo, poi c’è l’impero cinese, che è stato un impero per 5.000 anni, poi c’è Erdogan”, ha spiegato il giornalista, che è stato presidente della commissione d’inchiesta Mitrokhin, ai microfoni di askanews.
“Io sono totalmente dalla parte di Zelensky, sono totalmente dalla parte del popolo ucraino”, ha precisato.“Noi vediamo gli ucraini, anche se fossero africani, australiani o quello che sono, ma fa particolarmente impressione vedere gente come noi, persone che vanno a lavorare, a scuola, all’asilo, al cinema, al concerto e che improvvisamente vengono presi a cannonate nelle loro case?”
“Nel 2008, quando vidi l’invasione della Georgia, io fui l’unico e solo parlamentare a ribellarmi e ho fatto molto chiasso, che non è servito a nulla, salvo mettere fuori gioco me da tutto”, ha affermato, ricordando la prima guerra europea del XXI secolo.
Per quanto riguarda la destra nostrana invece: “La Meloni è credo molto ben consigliata e ha preso una posizione, che può piacere o non piacere, io non sono un fan della Meloni ma ho detto ‘ah però, niente male’, perché ha preso una posizione nettamente atlantica”, che è la mia. Salvini ha dovuto ciriolare… Perché ha tutto un passato di magliette con Putin, come la Le Pen”, ha sottolineato.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
DIPINTO DA UN ARTISTA UCRAINO ORIGINARIO DELLA CRIMEA
In questi giorni le Poste di Kiev hanno messo in vendita quello che tra i collezionisti è già noto come il francobollo “Russian warship, f**k you…!”.
Qui un soldato ucraino è ritratto mentre alza il dito medio contro una nave russa.
L’immagine è dedicata all’incidente dell’Isola dei Serpenti avvenuto il 24 febbraio, quando un gruppo di soldati ucraini aveva mandato a quel paese l’equipaggio di un incrociatore russo che chiedeva loro di arrendersi.
Quell’incrociatore era proprio il Moskva, l’ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero che in questo momento si trova da qualche parte sul fondo del mare dopo essere affondata il 14 aprile. L’immagine scelta per il francobollo, noto ufficialmente come First Day, aveva vinto un concorso sui social indetto a inizio marzo. L’annuncio della stampa del francobollo da parte delle Poste ucraine è stato fatto il 12 aprile. Complice la coincidenza con l’affondamento del Moskva, l’interesse è esploso.
Le Poste Ucraine hanno pubblicato la foto di una coda di persone in attesa di acquistare il pezzo da collezione: «Forse per la prima volta nella storia la coda per un francobollo è più lunga di quella per un iPhone».
Il portale ufficiale delle Poste ucraine spiega che il francobollo è stato disegnato da Boris Groh, un artista originario della Crimea che dopo l’occupazione russa del 2014 si è trasferito Leopoli. Il francobollo è stato rilasciato in due tagli, uno per la posta interna e uno per quella esterna. Alla campagna di presentazione ha partecipato anche il presidente Volodymyr Zelensky che ha pubblicato su Instagram una foto in cui posa insieme all’illustrazione originale. Il direttore generale delle Poste ucraine Igor Smelyansky ha ribadito che la via consigliata ai russi dal soldato ucraino è la stessa che dovrebbero seguire tutte le truppe di Mosca: «Sono sicuro che gli ucraini e i nostri amici dall’estero saranno molto felici di ricevere delle lettere con questo francobollo. In questo modo ricordiamo anche oggi gli invasori che dovrebbero immediatamente andarsene dalla nostra terra e seguire la loro nave».
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
SI FACEVA PAGARE DAI 70 AI 100 EURO
Si trova agli arresti domiciliari un collaboratore di una farmacia di Foligno, in provincia di Perugia (Umbria).
È accusato dalla procura di Spoleto di aver certificato più volte false positività al Covid-19 a clienti e familiari, inviando una falsa documentazione alle autorità sanitarie. Il tutto aveva un costo, la procura parla di una somma tra i 70 e i 100 euro.
L’obiettivo del falso referto era quello di rilasciare un Green pass a fine isolamento ai clienti non vaccinati. Sono sotto indagine altre nove persone.
Al momento, gli altri dipendenti della farmacia risultano estranei ai fatti e stanno collaborando con le autorità. Le indagini erano iniziate a gennaio. «Condotte come quelle contestate agli indagati – hanno evidenziato i magistrati – non provocano solo l’accesso di persone non vaccinate e non immunizzate a luoghi riservati ai possessori di Green pass, ma anche l’alterazione dei dati statistici sulla base dei quali le autorità sanitarie stabiliscono la portata e la durata di misure restrittive della circolazione di tutti i cittadini». Sono in corso accertamenti per capire quali canali di comunicazione utilizzava il farmacista.
Green pass falsi a Genova
Un’altra inchiesta – condotta dalla Digos della questura di Genova, di Aosta e della polizia postale – ha scoperto un giro di Green pass falsi, gestito da una banda di quattro persone.
Due sono di Genova, due di Aosta, e hanno tra i 29 e i 51 anni. L’accusa è di «ricettazione, falsità materiale commessa dal privato in certificati o autorizzazioni amministrative, e uso di atto falso».
Vendevano ogni Green pass a 250 euro, 50 di acconto per l’invio dei dati anagrafici e 200 una volta ricevuto il codice. La polizia si è accorta delle anomalie incrociando i dati dei Green pass con quelli dell’anagrafe vaccinale. Sono stati sequestrati tutti i dispositivi informatici della banda, così come le ricevute di pagamenti i Green pass incriminati.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
IL LEADER DELLE PROTESTE AL PORTO DI TRIESTE E’ STATO LICENZIATO DALLL’AUTORITA’ PORTUALE
Il leader delle proteste al Porto di Trieste contro il Green pass, ha reso nota la notizia con un video postato su Facebook, dove ha annunciato che si “batterà con tutte le forze contro la decisione dell’azienda”.
Stefano Puzzer, il leader delle proteste al Porto di Trieste – e successivamente in generale della contestazione al Green pass -, è stato licenziato dall’Agenzia per il lavoro portuale, per “giusta causa”.
Lo ha reso noto lo stesso Puzzer in un video postato su Facebook annunciando che si “batterà con tutte le forze contro la decisione dell’azienda”, la Agenzia dei lavoratori portuali di Trieste.
L’azienda ha preso la decisione dopo aver inviato a Puzzer una serie di lettere di contestazione, invitandolo a tornare al lavoro perché guarito dal Covid e dunque in possesso di Green Pass. Ma, nonostante le numerose sollecitazioni, Puzzer non ha lavorato per mesi.
“Sono orgoglioso di quello che ho fatto io, i miei colleghi, i cittadini di Trieste nelle varie aziende. Questa è una conseguenza del fatto che siamo puri, che crediamo nei nostri diritti e non ci piegheremo mai a questo sistema marcio. Non siamo ricattabili”, ha dichiarato Puzzer sui social, aggiungendo: “La gente come noi non molla mai, ne vedremo delle belle. Voglio bene anche a voi che mi avete licenziato”.
Nei dodici minuti di video, l’ex portuale ha mosso pesanti accuse al “sistema”, che avrebbe cercato di sabotarlo in diversi modi. Puzzer è un gruista al porto di Trieste dal 1994, dove è entrato a lavorare dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Era, infatti, un centrocampista delle giovanili della Ternana.
Da quel momento è diventato un ‘camallo’, termine del dialetto genovese che indica gli scaricatori di porto. Puzzer, che si definisce un “sognatore rivoluzionario”, nei mesi di lotta anti Green pass è stato sempre più corteggiato dal mondo sovranista
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
IL DUBBIO SU UNA POSSIBILE IMBECCATA DELL’INTELLIGENCE USA, CAPACE DI TRACCIARE LE MOSSE POI GIRATE ALL’ALLEATO
Dopo 24 ore di ipotesi il Pentagono ha confermato la versione di Kiev: l’incrociatore russo è stato centrato da due missili lanciati dagli ucraini.
Un colpo che avrebbe innescato la reazione a catena fatale.
L’unità era a circa 65 miglia a sud di Odessa, nel raggio d’azione dei Neptune, un’arma prodotta localmente e in servizio in pochi esemplari. Resta la «nebbia» sulla possibile presenza di un drone di fabbricazione turca che avrebbe reso ancora più accurato il tiro. C’è chi ipotizza l’impiego di un altro ordigno, magari uno di quelli promessi (e arrivati) dalla Gran Bretagna. Da scoprire il punto esatto del relitto.
Come hanno fatto i missili a superare le difese?
Un esperto ha sottolineato come i russi abbiano da sempre sottovalutato la portata degli apparati anti-nave di Kiev, al punto che lo avevano anche scritto in alcuni report. Un errore madornale aggravato dai movimenti dell’ammiraglia, ripetuti al punto da facilitare il compito alla resistenza. Era come una sentinella in una «trincea» marittima, da quasi 50 giorni impegnata in una missione a basso rischio. Ed è stata colta di sorpresa da un’arma sviluppata nel 2021.
Nell’arco di poche ore tutto è stato rovesciato e una mezza dozzina di navi che partecipavano al blocco si sono allontanate, la testimonianza del timore di nuovi attacchi. Chissà che la resistenza non abbia goduto dell’imbeccata dell’intelligence Usa, capace di tracciare le mosse poi girate all’alleato, cooperazione vista nelle prime settimane di guerra. Da indagare eventuali falle nello scudo anti-missile e nelle prestazioni degli addetti agli apparati.
Quale era la tesi di Mosca sull’affondamento?
Lo Stato Maggiore, fin da subito, ha accreditato la tesi dell’incidente – dovuta ad un’esplosione – per negare un successo all’avversario. Secondo i russi lo scafo ferito è stato condannato da una tempesta mentre lo rimorchiavano verso Sebastopoli. La spiegazione non ha convinto tutti, in quanto le condizioni meteo non erano tali da spazzare via l’unità.
Quante sono le vittime?
C’è molta incertezza. Giovedì il Pentagono sosteneva che una parte dell’equipaggio era in salvo, informazioni inverificabili riferiscono di una cinquantina di marinai in salvo su un totale di circa 500. Gli ucraini, a loro volta, hanno affermato che il comandante Anton Kuprin avrebbe perso la vita nel disastro.
Non sappiamo se perché ucciso dalla deflagrazione o perché ha scelto di morire da capitano. Insieme ai possibili caduti ci sarebbero state conseguenze sulle gerarchie. Sono ancora voci a indicare la punizione inflitta all’ammiraglio Oleg Osipov, responsabile della Flotta nel Mar Nero. Lo avrebbero arrestato e malmenato imputandogli la tragedia che ha sconvolto il Paese suscitando reazioni rabbiose.
Ci saranno ripercussioni sull’offensiva?
È intanto un’umiliazione e un rovescio. L’unità svolgeva un ruolo di comando-controllo coordinando una task force schierata per imporre il blocco davanti a Odessa.
Dovrà essere rimpiazzata. L’affondamento aumenta i rischi per un’eventuale operazione di sbarco, una manovra che doveva appoggiare una possibile avanzata terrestre da Est a chiudere la città nella morsa. C’erano però dubbi sulle reali capacità di Mosca di lanciare l’assalto anfibio su una spiaggia ben protetta e ora la presenza di missili (anche se non numerosi) rende tutto più complicato. Tuttavia gli analisti ritengono possa essere minore l’impatto sul massiccio schieramento che Putin sta concentrando nella zona sud-sudest. Per loro la fine della nave, prestigiosa ma non più moderna, non fermerà i tank.
(da Corriere della Sera)
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Aprile 16th, 2022 Riccardo Fucile
A TENERE IMPEGNATI CIRCA QUINDICIMILA SOLDATI RUSSI SONO POCO PIÙ DI DUEMILA MILITARI UCRAINI… I RUSSI HANNO BOMBARDATO LA CITTÀ CON MISSILI CRUISE E GLI ULTIMI DIFENSORI VEDONO SOLTANTO UNA POSSIBILITÀ: KIEV DEVE INVIARE NUOVE FORZE
A guidare le prossime manovre russe sul campo sarà la nave affondata dagli ucraini davanti a Odessa. L’incrociatore era considerato strategico per l’assalto finale delle truppe di Vladimir Putin, e ora lo zar si sente autorizzato ad alzare il tiro sulle città che stanno bloccando la sua avanzata. Prima tra tutte Mariupol, data ogni giorno per spacciata, e invece – nonostante sia drammaticamente distrutta e con migliaia di vittime -, ancora nelle mani di una resistenza eroica.
«Noi non ci arrendiamo, si vergogni chi ha disertato», spingono sul morale delle truppe i due protagonisti della battaglia nella città martire: Denis Prokopenko, colonnello del reggimento Azov, e il maggiore Serhiy Volyna, comandante della 36esima brigata dei Marines ucraini.
Spiegano in un video pubblicato su Youtube che sono riusciti a unire le forze e che stanno combattendo insieme.
I CRUISE
In risposta, la Russia sta colpendo duro e, per la prima volta, ha messo in campo due bombardieri strategici, un Tu-95 e un Tu-160, che hanno attaccato ieri Mariupol con missili cruise. A dare la notizia è stato il portavoce della Difesa ucraina, Oleksandr Motuzianyk.
«La città è stata colpita mentre gli aerei sorvolavano la regione russa di Krasnodar. Impiegati nel bombardamento anche aerei Tu22M3», ha spiegato, aggiungendo che ora Mosca sta concentrando gli sforzi nelle città di Rubizhne, Popasna e di Mariupol.
La battaglia, dunque, non si ferma, continua in ogni angolo della città devastata, e rappresenta anche la sfida chiave per la Russia.
A tenere impegnati circa quindicimila soldati di Mosca sono, infatti, poco più di duemila militari ucraini, forse anche qualcuno in meno
Da Kiev negano questi numeri, ma la situazione è realmente drammatica. Il comandante della 36/a brigata della Marina ucraina, maggiore Serhiy Volyna, ha chiesto al governo di Kiev di «sbloccare Mariupol il prima possibile, militarmente o politicamente», perché – ha dichiarato – da ieri mattina «sono in corso feroci combattimenti, i russi avanzano in modo aggressivo. Non abbiamo intenzione di arrenderci, ma la situazione sta precipitando».
Intanto, le truppe rimaste, appena qualche migliaio, continuano a rimanere asserragliate soprattutto nella ridotta della grande acciaieria Azovstal, che con la sua rete di tunnel consente di sfuggire agli assalti nemici.
Gli ultimi difensori di Mariupol, a questo punto, vedono soltanto una possibilità, ed è che da Kiev arrivino nuove forze, che la Capitale intervenga per «sbloccare la situazione il prima possibile. Militarmente o politicamente».
(da agenzie)
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