Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
E’ UNO DEI PIU’ GRANDI STABILIMENTI METALLURGICI D’EUROPA, AFFACCIATA SUL MARE CHE COPRE 11 KM QUADRATI… UNA FITTA RETE DI CUNICOLI SOTTERRANEI PER RESISTERE A UN ATTACCO NUCLEARE… OBIETTIVO RESISTERE FINO AL 9 MAGGIO PER ROVINARE LA ANNUNCIATA “FESTA DELLA VITTORIA” DI PUTIN
Gli ultimi difensori di Mariupol – non più di 1.500 secondo i russi, il doppio secondo fonti ucraine – rimangono asserragliati nell’acciaieria Azovstal, ultimo bastione di resistenza nella strategica città portuale, ridotta in macerie da settimane d’assedio.
Ora Mosca ha annunciato che eliminerà i superstiti, un contingente composto dai sopravvissuti della trentaseiesima brigata di fanteria marina, militi della guardia nazionale, volontari stranieri, residui di brigate motorizzate e combattenti del reggimento Azov, il battaglione nazionalista che il Cremlino evoca spesso quando si appella all’obiettivo di “denazificare” l’Ucraina.
È difficile comprendere però quali siano i piani di Mosca per prendere possesso di uno dei più grandi stabilimenti metallurgici d’Europa, un’area affacciata sul mare che copre oltre 11 chilometri quadrati, disseminata di edifici, altoforni, binari e, soprattutto, dotata di una fitta rete di cunicoli sotterranei costruita in epoca sovietica per resistere a un attacco nucleare.
Un bastione imprendibile
Tentare un’irruzione significherebbe far pagare un prezzo di sangue elevatissimo alla fanteria russa, che si troverebbe a combattere in un ambiente complesso e sconosciuto nel quale a poco servirebbe un vantaggio numerico che, secondo Mosca, è di sei a uno, ovvero il doppio della ‘combat ratio’ che la dottrina militare ritiene equilibrata in uno scenario bellico tradizionale, quindi non di guerriglia urbana.
Già un tentativo di blitz delle truppe cecene di Ramzan Kadyrov, settimane fa, sarebbe stato respinto con successo.
Utilizzare le micidiali bombe ‘bunker buster’, già viste in azione ad Aleppo, richiederebbe avere una conoscenza precisa degli obiettivi, cosa non semplice data la vastità dell’area da attaccare.
C’è chi sostiene che solo un attacco chimico consentirebbe di snidare i difensori di Mariupol. “È l’unico modo per farli uscire”, ha spiegato al ‘Guardian’ l’analista militare ucraino Oleg Zhdanov, “lo stabilimento Azovstal è uno spazio enorme con così tanti edifici che i russi semplicemente non possono trovarli”.
“Sono territori molto vasti che non possono essere distrutti dall’aria, per cui i russi stanno usando bombe di calibro pesante”, spiega un altro analista militare ucraino, Sergiy Zgurets.
Nessuna via di fuga
Il capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione russa, il colonnello generale Mikhail Mizintsev, ha riferito sabato che i difensori di Mariupol sono rimasti senza cibo e acqua
È però un’affermazione impossibile da verificare e al momento non è chiaro quanto i combattenti ucraini possano andare avanti prima di cedere alla fame e alla sete.
Il reggimento Azov ha infatti preparato da tempo la difesa dell’acciaieria che lo stesso Andriy Biletsky, fondatore della formazione nazionalista, definì “la fortezza di Azov”.
È quindi possibile che lo sterminato complesso ospiti risorse che consentano, per ora, agli assediati di continuare a resistere. Quel che è certo è che non c’è alcuna via di fuga e che l’esercito ucraino non è in grado di intervenire e spezzare l’assedio.
“Quante risorse abbiano i difensori e quanto possano reggere è quello che si chiedono tutti”, aggiunge Zhdanov, “ma non hanno via d’uscita. Sono circondati da ogni lato, devono resistere fino alla fine. Se cedono, non saranno risparmiati”.
Ma a loro potrebbe bastare arrivare al 9 maggio e negare a Vladimir Putin la possibilità di sventolare la conquista di Mariupol come trofeo alla parata del Giorno della Vittoria.
(da AGI)
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Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
300.000 MORTI, STUPRI, TORTURE, SACCHEGGI, BOMBARDAMENTI
Se fossimo capaci di tenere allenata la memoria oggi non saremmo sopraffatti dallo stupore di ciò che accade in Ucraina.
La Russia che ama la violenza e che la sfoga anche con la guerra non è un’inattesa svolta della storia che inizia 50 giorni fa, con un comodo “prima” e un “dopo” che torna utile a chi vorrebbe risultare assolto.
Se volete sapere come sarà l’Ucraina del futuro vi basta sfogliare la Cecenia del passato: i bombardamenti, i saccheggi, gli stupri, le torture, le esecuzioni e soprattutto lo spaventoso entusiasmo con cui l’esercito russo compie i suoi delitti mentre la propaganda interna li celebra condendoli di eroismo sono ancora lì, tra le cicatrici di una Cecenia che non ha dimenticato, che non può dimenticare.
Le due guerre che la Russia ha combattuto contro la Cecenia (mentre il mondo intorno, chissà perché, era così distratto rispetto all’attenzione furiosa sull’Ucraina) tra il 1994 e il 1996 e poi tra il 1999 e il 2009 hanno devastato il Paese causando qualcosa come 300.000 morti oltre ai circa 5.000 scomparsi.
Ci sarebbero tutti i numeri per una condanna per crimini di guerra già comminata a Putin qualche decennio fa se gli Stati che oggi orripilano non avessero preferito continuare i propri affari tralasciando la barbarie.
Le due guerre in Cecenia di Putin hanno lo stesso copione della guerra in Ucraina: i bombardamenti, i saccheggi, gli stupri, le torture, le esecuzioni
La Cecenia è il libretto delle istruzioni di come Putin immagina l’Ucraina: disarticolata, terrorizzata, distrutta e incapace di non sottomettersi al regime russo.
Sarebbe bastato leggere con attenzione Anna Politkovskaja (celebrandola meno e studiandola di più) per rendersi conto che Ramzan Kadyrov, capo della Repubblica Cecena, incarna perfettamente il tipo che il leader del Cremlino vorrebbe mettere al posto di Zelensky: prono a Putin esegue i suoi ordini accettando di mettere in pericolo il proprio popolo, spedisce i suoi ragazzi in Ucraina a combattere e come Putin elimina i suoi oppositori politici per mantenere saldo il regime.
Se avessimo buona memoria potremmo intravedere dietro la distruzione del reparto maternità dell’ospedale a Mariupol la stessa mano dell’attentato russo contro l’ospedale di maternità di Grozny quando l’esercito di Putin, era il 21 ottobre 1999, bombardò il reparto maternità con un missile provocando 27 morti, quasi tutti donne e neonati, che si aggiunsero alle vittime di un mercato affollato lì vicino in cui morirono 120 persone. Erano civili rimasti cadaveri allineati per terra, proprio come le immagini che ci arrivano dall’Ucraina.
La strategia militare russa in Ucraina non è una novità
Le stragi di Bucha e Irpin hanno lo stesso sapore mortifero di Samashki, dove tra il 7 e l’8 aprile del 1995 le truppe russe avevano eseguito una zachistka, quella che Putin chiamò “un’operazione di pulizia”, uccidendo oltre 100 persone, quasi tutti civili.
I militari spararono deliberatamente e arbitrariamente contro i civili e le loro abitazioni, bruciando case con dei lanciafiamme.
È scritto nero su bianco in un rapporto della Commozione delle Nazioni Unite per i diritti umani del marzo 1996: “la maggior parte dei testimoni – si legge in quel rapporto – ha riferito che molte truppe erano ubriache o sotto l’effetto di droghe. Hanno arbitrariamente aperto il fuoco o lanciato granate negli scantinati dove si erano nascosti i residenti, per lo più donne, anziani e bambini”.
La lista sarebbe lunga: Novye Aldi, Katyr Yurt, Komsomolskoye. La strategia militare russa in Ucraina non è una novità. Come abbiamo permesso che tutto questo accadesse ancora è la domanda a cui prima o poi dovremo rispondere.
(da Globalist)
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Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
“PUTIN DICA LA VERITA'”… IN RETE CIRCOLANO DECINE DI DICHIARAZIONI DI PARENTI DI MORTI E DISPERSI
“Dedicherò tutta la mia vita perché la verità prevalga”: Dmytro Shkrebets, padre di Yegor, marinaio del Moskva dato per disperso, prende l’iniziativa e si fa portavoce delle famiglie dei membri dell’equipaggio dell’incrociatore lanciamissili russo affondato nel Mar Nero.
I russi negano che ci siano stati morti, ma i parenti parlano ormai apertamente di decine di vittime in questa tragedia sempre più simile a quella del sottomarino Kursk che 22 anni fa sollevò un’ondata di indignazione e proteste che investì direttamente Vladimir Putin, da poco salito alla presidenza.
Mosca non ha parlato di vittime, ma in rete circolano dichiarazioni di persone che si presentano come parenti di morti o dispersi. Il Guardian scrive che Yulia Tsyvova, la madre di un marinaio di leva di 19 anni, ha ricevuto direttamente dal ministero della Difesa la notizia della morte del figlio Andrei.
Varvara Vakhrusheva, moglie del guardiamarina Iva Vakhrushev, 41 anni, annuncia il decesso del marito, scrivendo su un social network che è morto da “eroe, facendo il suo dovere”. Il bilancio sarebbe di 40 morti e molti feriti stando alla testimonianza di una donna che si presenta come la madre di un marinaio sopravvissuto, ma non fornisce il suo nome, citata dalla Novaya Gazeta Europe.
Emblematica delle contraddizioni della società russa è la reazione di Dmytro Shkrebets. Da un lato l’uomo sostiene quella che le autorità chiamano “l’operazione militare speciale” arrivando ad affermare che “l’Ucraina non dovrebbe esistere”. Ma dall’altro fa sentire la sua protesta. “Ho chiesto direttamente perché voi ufficiali siete vivi e mio figlio, appena arruolato, è morto?”, afferma l’uomo, citato dal sito indipendente Meduza.
La reazione ricorda quella dei parenti dei 118 membri dell’equipaggio del sottomarino nucleare Kursk, affondato nel Mare di Barents nell’agosto del 2000, che Putin incontrò nella base della Marina di Vidyayevo dieci giorni dopo la tragedia. Madri e mogli dei marinai gridarono tutta la loro rabbia contro il presidente, eletto per la prima volta solo cinque mesi prima, protestando per i ritardi nei soccorsi e la mancanza di spiegazioni. Ma non si era trattato della prima oscura tragedia nella storia della Marina russa.
Nel 1961 un sottomarino sovietico K-19, aveva subito un guasto al reattore e diversi membri dell’equipaggio erano stati colpiti da radiazioni letali. Mosca nascose la tragedia per quasi 30 anni, prima che diventasse di pubblico dominio e ispirasse anche il film ‘The Widowmaker’, (il fabbricatore di vedove) del 2002, con protagonista Harrison Ford.
(da agenzie)
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Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
IL CLIMA DI INTIMIDAZIONE VERSO CHI NON SI ALLINEA AL REGIME CRIMINALE
La politologa e giornalista russa Ekaterina Schulmann ha denunciato sul suo profilo Facebook che le avrebbero attaccato più cartelli con il suo volto accompagnato dalla scritta «Sostiene i nazisti».
Le foto sarebbero state attaccate all’ingresso, al primo e al terzo piano dell’edificio.
Scrive che il tratto caratteristico di questi gesti è il «formalismo», perché hanno appeso i cartelli nella casa in cui non vive più dieci anni e neanche dove registrava il suo programma televisivo.
La politologa è infatti molto nota in Russia per il suo programma radiofonico “Echo di Mosca” che ha poi interrotto la programmazione a causa della guerra. Ekaterina Schulman aveva dichiarato alla Bbc: «Le persone come me potrebbero trovarsi senza un posto dove lavorare. Molto presto non ci saranno più organi di informazione, aule o altre piattaforme in cui possiamo parlare con il pubblico».
Oggi ha fatto un altro post sul suo profilo Facebook raccontando l’arrivo della polizia, denunciando il comportamento che hanno avuto nei confronti della situazione. Sono stati chiamati due volte da lei.
La prima si sarebbero limitati a prendere i volantini e ad andarsene. La seconda volta si sarebbero presentati altri due agenti, un uomo e una donna, che le hanno fatto diverse domande, a suo avviso, da presa in giro.
«Come erano gli sconosciuti che appendevano i volantini?» le avrebbero chiesto. «Mi prendi in giro? Se li avessi visti, non sarebbero stati sconosciuti» avrebbe risposto. Poi le avrebbero chiesto il rapporto che ha con i vicini. Quando lei ha detto che era positivo loro scherzando avrebbero detto: «Allora sono tuoi fan ahahah». Ha concluso il post dicendo: «Penso che se qualcuno scrivesse sulla mia porta “Pace”, sarebbe già in galera».
(da agenzie)
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Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
LO AVEVA IN TASCA UN SOLDATO RUSSO FATTO PRIGIONIERO, UN ALTRO LADRO CHE RUBA A UNA BAMBINA
È una di quelle piccole storie che nella tragedia luttuosa di una guerra sanno ancora regalare un sorriso e un pizzico di speranza.
A raccontarla su Twitter è stato il giornale indipendente ucraino The Kyiv Independent, che dichiara come fonte la 93a brigata Kholodnyi Yar dell’esercito ucraino.
Le truppe ucraine hanno restituiscono a una bambina di 10 anni lo smartphone che i soldati russi le avevano portato via mentre il 15 marzo stava fuggendo con la sua famiglia da Trostianets nell’oblast di Sumy, in quei giorni sotto occupazione russa.
Quante probabilità avrebbe mai avuto di rivedere quel telefono tra le sue mani, pochissime se non zero.
E invece dopo ben un mese i soldati ucraini hanno scoperto lo smartphone della ragazzina tra gli effetti personali di un soldato russo che avevano catturato.
I militari hanno chiamato i numeri presenti in rubrica per rintracciare il proprietario. Trovata la famiglia della piccola, le hanno restituito lo smartphone e donato una bellissima storia di Pasqua.
(da agenzie)
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Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
LA VERGOGNA DI AUTORIZZARE LA PRESENZA DI SODALI DEL CRIMINALE DEL CREMLINO CON TANTO DI BANDIERE DELLA REPUBBLICA AUTOPROCLAMATA DEL DONETSK… CHE NE PENSA IL SINDACO DI FDI?
Verona continua a fare notizia per le sue posizioni reazionarie.
Nella centralissima piazza Brà, l’attuale amministrazione di Verona ha autorizzato un gazebo che ha sventolato le bandiere delle autoproclamate, e non riconosciute da alcuno, repubbliche di Donetsk e Lugansk: un chiaro segno a favore della spietata invasione russa in Ucraina.
La sedicente organizzazione, autorizzata ad occupare lo spazio pubblico vorrebbe ‘tutelare’ i bambini russofoni del Donbass.
Questo proprio quando ogni giorno si apprende dai media che decine e decine di bambini ucraini, proprio in quelle terre, sono stati strappati alle loro famiglie e deportati in strutture russe con non ben precisati scopi, oggetto di indagini di organizzazioni internazionali, dall’Onu alla Corte Internazionale dell’Aja.
Si tratta di interventi da parte dell’esercito russo al di fuori dal contesto degli aiuti umanitari e che si aggiungono alle brutali violenze, torture ed uccisioni della popolazione civile, oltre alla devastante distruzione del territorio.
Si ravvisano, quindi, estremi per configurare crimini di guerra, e da più parti si è anche iniziato a parlare di genocidio nei confronti del popolo ucraino.
Non è la prima volta che l’attuale amministrazione pecca di mancata sorveglianza, in quanto già sabato 9 aprile, durante la manifestazione No vax, una ‘giovane russa’, nota sostenitrice delle deliranti tesi panrusse, ha tenuto un vero e proprio comizio dalla scalinata di Palazzo Barbieri a favore di Putin e della sua guerra.
La scalinata è usualmente interdetta a tutte le manifestazioni di carattere politico, perché parte dei luoghi istituzionali. Ma evidentemente per qualcuno non è così.
(da Globalist)
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Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
CHE COMICHE…”ALLORA PROVEREMO A PARMA” “CANDIDERO’ FABRIZIO CORONA, PENSO NEL MERIDIONE”
I precedenti sono quasi tutti infausti. Anche quelli di cui il ricordo è più fresco. E dovrebbe mettere in guardia gli emuli.
Per esempio le preferenze strappate da Pippo Franco alle ultime comunali di Roma, nella civica di Enrico Michetti: 81.
O le 20 (classico caso di nemmeno i parenti) dell’ex miss Nadia Bengala, in lizza, sempre alle consultazioni dell’ultimo autunno, con Virginia Raggi. Eppure, con sprezzo dell’imprudenza, riecco i vip pronti a lanciarsi nell’agone della cosa pubblica.
L’ultimo, quello che sta facendo più discutere in queste ore, è Marco Castoldi in arte Morgan. Quasi candidato alle comunali di Verona, nella lista Rinascimento di Vittorio Sgarbi.
Ma quasi appunto, un po’ perché lui per primo ci sta pensando – «Di fronte all’azione politica sono affascinato, ma valuterò» – un po’ perché il sindaco di cui l’ex X Factor dovrebbe farsi supporter, racimolatore di consensi, non lo vede affatto di buon occhio: «Morgan è un grande artista, ma non sarà nelle mie liste», ha tagliato corto Federico Sboarina, ex leghista ora passato con FdI, che corre per la riconferma sotto l’Arena.
Sgarbi però non demorde. E dunque rilancia: «Se non vogliono candidare Morgan a Verona, senza troppe polemiche, lo candideremo a Parma, altra città in cui la musica conta». Mica per fare il consigliere comunale semplice: «Lo vedo minimo come assessore, o comunque con un ruolo operativo, un’autorità garante per la musica».
Non è il solo colpo in canna del critico e deputato, da anni formidabile moltiplicatore di candidature di sé stesso lungo lo Stivale: «Candiderò Fabrizio Corona, penso nel Meridione». Ci sarebbe la legge Severino… «Ci ho parlato, dice che è disponibile e candidabile. Meglio lui di un grillino. Voglio chiederlo anche a Fausto Leali».
Il più in alto in grado, nelle fila dei candidati vip di questa tornata, in calendario il prossimo 12 giugno, è senza dubbio Damiano Tommasi, gloria pallonara della Roma dell’ultimo scudetto, che cominciò la carriera nel Verona dove ora si candida sindaco, con l’assist convinto di M5S e Pd.
A Riccione – e dove sennò? – ha annunciato la candidatura a sindaco Claudio Cecchetto, talent scout di un’infinita schiera di personaggi dello spettacolo, da Gerry Scotti a Tracy Spencer, storico dj, produttore discografico, conduttore radio e tv. Lì dove negli anni ’80 inventò il format dell’Acquafan, ora corre per la fascia tricolore con la sue liste civiche.
Altre carte vip per ora rimangono coperte. Del resto il puzzle elettorale prevede che prima vadano trovati gli incastri dei candidati a sindaco e che solo dopo si aggreghino gli aspiranti consiglieri.
A Cuneo, nel centrodestra c’è chi avrebbe voluto prima cittadina Stefania Belmondo, olimpionica dello sci di fondo. Ma l’ipotesi sembra evaporata.
Altri partiti, considerati i trascorsi non proprio brillanti, in termini di riuscita, di attori, sportivi e cantanti in lista, ripiegano sull’usato sicuro: politici local, niente star e starlette.
(da agenzie)
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Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
SI SCATENA LA RABBIA DEI FEDELI, SCONTRI IN VARIE CITTA
Non sono festività pasquali tranquille quelle che si stanno svolgendo in Svezia. Nella capitale Stoccolma, ma anche a Malmoe, Linköping e Norrköping, è infatti da quattro giorni in corso una vera e propria guerriglia urbana con tafferugli, scontri con la polizia, cassonetti incendiati e trasformati in barricate, auto distrutte, vetri infranti oltre naturalmente a decine di arresti da parte delle forze dell’ordine. §
Ma cosa sta accadendo nel Paese scandinavo? I disordini imperversano da giovedì sera, quando il leader danese d’estrema destra, Rasmus Paludan, attualmente in Svezia per un tour di comizi, ha dato alle fiamme una copia del Corano – come spesso fa dopo i suoi aggressivi discorsi – al termine di un incontro nella città di Linköping.
La provocazione non poteva passare inosservata nella grande comunità islamica svedese. I toni violenti e razzisti della sua propaganda avevano causato già forte risentimento dei musulmani (bersaglio delle invettive di Paludan) ma la rabbia è esplosa dopo che il neonazista ha incendiato il testo sacro.
Le violenze di piazza sono deflagrate dopo che la polizia ha rifiutato di annullare i comizi contestati: la legge svedese, molto permissiva in fatto di libertà di espressione, non lo consentirebbe.
Le manifestazioni più violente sono state organizzate a Norrköpping , dove diversi agenti sono rimasti feriti nel tentativo da parte degli attivisti islamici di forzare alcuni blocchi; gli agenti sono stati bersaglio di sassaiole e hanno risposto con gas lacrimogeni e spray al peperoncino. La scena, tra giovedì e sabato, si è ripetuta alla periferia di Stoccolma a Malmoe dove nel quartiere di Rosengrad è stato incendiato un autobus. Scontri si sono accesi infine a Linkoping.
La permissività delle forze dell’ordine svedesi sta creando qualche problema al governo nei confronti dei Paesi a maggioranza musulmana: oggi il Ministro degli Esteri iracheno ha convocato un alto diplomatico svedese a Baghdad affermando che questo tipo di incidenti possono avere gravi ripercussioni .
Le posizioni razziste di Rasmus Paludan sono infatti note: leader del partito danese Stram Kurs (in italiano: Linea Dura), da anni il neonazista chiede la messa al bando dell’Islam e l’espulsione di tutti i richiedenti asilo non occidentali dalla Danimarca.
Il quarantenne, che nel 2020 ha assunto anche la cittadinanza svedese, ha ripetutamente bruciato il Corano in piazza al termine dei suoi comizi carichi di odio e razzismo.
(da Fanpage)
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Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile
LO HA DETTO LA GOVERNATRICE DELLA BANCA CENTRALE RUSSA: “L’ECONOMIA PUO’ VIVERE SULLE SCORTE SOLO PER UN PERIODO LIMITATO”
Le sanzioni imposte a causa dell’invasione dell’Ucraina stanno cominciando a produrre effetti sull’economia della Russia. I provvedimenti “hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario anche se ora avranno un impatto più forte sull’economia” russa. Lo afferma, in un discorso alla Duma, la governatrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina secondo cui “il periodo in cui l’economia possa vivere sulle scorte è limitato“.
La governatrice ha sottolineato come la banca centrale non “proverà ad abbassare l’inflazione a ogni costo perché questo limiterebbe l’adattamento dell’economia” alla nuova situazione caratterizzata dalle sanzioni.
“E’ finito il periodo in cui l’economia può vivere di riserve. Già nel secondo e terzo trimestre entreremo in un periodo di trasformazione strutturale e di ricerca di nuovi modelli di business”, ha affermato Nabiullina, spiegando che le sanzioni hanno colpito principalmente il mercato finanziario, “ma ora cominceranno a colpire sempre più l’economia”.
Le aziende russe dovranno adattarsi perché, ha aggiunto, “i problemi principali riguarderanno le restrizioni sulle importazioni e alla logistica del commercio estero”. Inoltre “i produttori russi dovranno cercare nuovi partner, una nuova logistica o passare alla produzione di prodotti delle generazioni precedenti”, ma “per tutto questo ci vorrà tempo”. La Banca centrale russa sta anche valutando di emettere rubli digitali.
(da agenzie)
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