Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile I CODARDI RUSSI HANNO PAURA DI ADDENTRARSI NEI CUNICOLI, SI TEME L’USO DI ARMI CHIMICHE PER UCCIDERE I PATRIOTI
A Mariupol “ci sono ancora le nostre forze armate, i nostri soldati, che combatteranno fino alla fine”. Lo ha dichiarato il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, in un’intervista ad Abc News.
La città di Mariupol, assediata dalle forze armate russe, non è ancora caduta. Si continua a combattere nell’acciaieria Azovstal, che con la sua vasta rete di tunnel sotterranei consente di sfuggire agli assalti nemici, e che è diventata la base del battaglione nazionalista Azov.
L‘ultimatum per la resa è scaduto all’alba e di ieri e gli ultimi combattenti ucraini asserragliati all’interno dell’acciaieria hanno rifiutato la proposta di deporre le armi offerta dalle forze russe, che ora minacciano di eliminarli. “Se continuano a opporre resistenza, saranno tutti eliminati”, ha fatto sapere il ministero della Difesa russo alla resistenza ucraina.
Il generale Igor Konashenkov ha detto che insieme alle truppe ucraine ci sono circa 400 mercenari stranieri, che combattono al fianco delle forze ucraine, accerchiati ad Azovstal, la maggior parte provenienti da Paesi europei e dal Canada, i quali comunicano in sei lingue, secondo le intercettazioni. L’affermazione di Konashenkov non può essere verificata in modo indipendente, sottolinea AP.
Non è chiaro come la Russia possa pianificare un’irruzione al suo interno, senza rischiare di avere innumerevoli perdite tra i suoi uomini.
Sarebbe complicato anche usare le bombe ‘bunker buster’, armi utilizzate ad Aleppo, senza avere una conoscenza precisa degli obiettivi, cosa non semplice data la vastità dell’area da attaccare: un complesso di edifici, fornaci e binari che si espande per oltre 11 chilometri quadrati.
A questo punto non è escluso che possa avere in programma un attacco chimico, secondo Agi.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile LEI NEGA TUTTO E SE LA PRENDE CON GLI EX COLLABORATORI CHE AVREBBERO AGITO “A SUA INSAPUTA” MA L’INDAGINE RISCHIA DI AVERE RIPERCUSSIONI SULLA VOLATA ELETTORALE
Marine Le Pen è accusata di appropriazione indebita di fondi
europei in rapporto dell’ufficio anti-frodi della Ue, datato 11 marzo, che è stato consegnato alla procura di Parigi. Lo ha confermato oggi alla Dpa la procura parigina, precisando che attualmente sta esaminando il dossier.
Ieri il sito di giornalismo investigativo Mediapart ha pubblicato parte del rapporto sulla leader dell’estrema destra francese – che domenica prossima sfiderà il presidente Emmanuel Macron nel ballottaggio per le presidenziali – che si sarebbe appropriata in modo indebito di quasi 137mila euro negli anni in cui è stata europarlamentare tra il 2004 e il 2007.
L’avvocato di Le Pen, Rodolphe Bosselut, citato da Mediapart, nega ogni accusa contro la candidata presidenziale che si riserva il diritto di intraprendere azioni legali contro ex collaboratori che potrebbero essersi appropriati dei fondi senza che lei ne fosse a conoscenza.
Secondo il rapporto pubblicato da Mediapart, l’inchiesta per appropriazione indebita coinvolgerebbe anche il padre di Le Pen, Jean-Marie, fondatore del Front National da lei poi rinominato Rassemblement National, il suo ex partner Louis Aliot e l’ex vice presidente del partito Bruno Gollnisch.
Insieme si sarebbero appropriati di 486mila euro. Aliot, ora sindaco di Perpignan, anche ha negato ogni accusa in dichiarazioni rilasciare oggi Franceinfo.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile KIEV È RIUSCITA A COLPIRE NEL PUNTO GIUSTO: SONO VISIBILI SEGNALI DI FUMO ALL’ESTERNO DEGLI OBLÒ DI POPPA, LA PROVA DI UN ROGO ESTESO
A quattro giorni dall’esplosione a bordo del Moskva, colpito probabilmente da due (qualcuno dice tre) missili ucraini Neptune il 14 aprile e affondato il giorno successivo, sono state pubblicate le prime immagini dell’incrociatore, l’ammiraglia della fotta russa nel Mar Nero.
La fonte è ancora incerta, ma le foto sono state scattate dal rimorchiatore SB740 o SB742: entrambi fanno parte del team di soccorso della flotta del Mar Nero e sono stati mobilitati subito dopo le prime informazioni sull’emergenza a bordo.
«Non possiamo verificare l’autenticità — commenta l’account OSINTtechical, che analizza le informazioni di intelligence aperte — ma questo è un incrociatore di classe Slava e non penso che nessun’altra sia stata distrutta in questo modo».
I danni
Quelli più evidenti sono nel settore poco dietro i tubi di lancio dei missili anti-nave P-1000 e poco davanti al sistema anti-aereo S-300F: sono compatibili — spiega l’esperto Giuliano Ranieri — con quelli causati dall’impatto di un missile anti-nave.
La zona motori, aggiunge HI Sutton, è vicina. In questa parte dello scafo ci sono poi dei cannoncini per la difesa ravvicinata: è possibile che l’incendio abbia provocato la deflagrazione delle munizioni o viceversa.
Se la Moskva è stata centrata dal Neptune ucraino, il missile ha colpito nel punto giusto. Sono inoltre visibili segnali di fumo all’esterno degli oblò di poppa, la prova ulteriore di un rogo esteso.
Il meteo
Le condizioni meteo non paiono proibitive. La versione ufficiale ha sempre sostenuto che l’incrociatore è affondato mentre veniva rimorchiato verso Sebastopoli, a causa di una tempesta. Una tesi contestata da alcuni che avevano rilevato come il tempo non sembrasse avverso
L’equipaggio
Sempre gli esperti — sia Sutton che Giuliano Ranieri — sottolineano che la gru della nave è sollevata: vuol dire che sono riusciti a mettere a mare le motobarche. Sono state lanciate anche alcune delle zattere di salvataggio della zona poppiera.
Nell’attacco sarebbero morti 40 marinai russi, e molti altri sarebbero rimasti feriti, in gran parte con gli arti mutilati: a raccontarlo alla Novaya Gazeta Europe — versione internazionale dello storico giornale indipendente russo chiuso da Putin per cui lavorava Anna Politkovskaja — è la madre di un membro dell’equipaggio sopravvissuto. La Difesa di Mosca non ha tuttavia fornito nuovi dettagli sull’incidente né sulle vittime.
Il recupero
Nella zona dove sarebbe affondata l’unità sono state avvistate due piattaforme di recupero: possono essere usate per qualche operazione legata al relitto. La loro presenza è stata segnalata sul sito Marine Traffic. Vedremo nei prossimi giorni se vi saranno conferme su un eventuale intervento. Di certo a bordo ci sono componenti «interessanti» legate alla guerra elettronica.
La narrazione
Non tutti a Mosca si bevono la ricostruzione ufficiale. Vladimir Solovyev, un commentatore televisivo piuttosto noto e di solito super allineato, ha espresso tutto il proprio oltraggio per quanto è avvenuto.
Se è stato un incendio — si è chiesto — perché il sistema di bordo non lo ha soffocato? Se, invece, è stato un missile come mai non sono riusciti a intercettarlo prima? Ora, andando oltre gli interrogativi, è chiaro che sono tanti i dubbi e bisogna capire se il Cremlino alla fine dirà qualcosa e punirà qualcuno lasciando perdere il cattivo tempo e la malasorte.
(da Il Corrriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile PARLA L’INFERMIERA ELENA KARAS
L’infermiera Elena Karas è la donna ritratta nella foto che
documenta gli attimi successivi all’attacco dei militari russi all’ospedale di Mariupol del 9 marzo scorso.
Lo scatto ha fatto il giro del mondo mentre lei nel frattempo è arrivata in Italia. Si trova ospite di una famiglia di Verona con i nipoti Nikita e Makar.
E in un’intervista rilasciata oggi al Giornale racconta come è andato l’attacco dei russi all’ospedale dei bambini di Mariupol. «In Italia ero già stata due volte, facevo la badante. Non sento mio figlio Mihail, che ha 30 anni e fa il soldato, da due settimane. Non so dove si trovi, c’è il segreto militare. Prima che partissi mi diceva che la situazione era molto difficile ed era meglio andarsene. Anche mia madre è rimasta là. Mia figlia Katerina sta combattendo, è soldato a contratto dall’anno scorso», esordisce lei.
Poi parla del bombardamento del 9 marzo scorso: «Eravamo in 3 infermiere, non potevamo lasciare i bambini: 13 neonati in tutto, di cui 2 abbandonati. Era pomeriggio, poco le 15 siamo stati colpiti. Noi del personale eravamo in quel momento nella sala di terapia intensiva. Ero vicina alla finestra. Nonostante avessimo messo degli armadi a coprirla, sono caduti e siamo stati investiti come da una tempesta. Tutto si è ricoperto di polvere, e una scheggia di vetro mi ha ferito alla testa. Nell’ospedale c’erano anche mamme e nonni. I medici ci hanno detto di correre nel seminterrato, le madri sono andate a prendere i loro bambini. Per fortuna non c’è nessun morto, anche se un’ altra infermiera ha avuto una commozione cerebrale. Dopo una decina di minuti sono accorsi i nostri soldati per il trasferimento nell’ospedale militare, ma non c’era posto per tutti e io non sono salita, anche perché poi non sarei potuto tornare a casa».
Per Elena la guerra può finire soltanto con una vittoria dell’Ucraina: «La speranza è che il popolo russo faccia qualcosa contro Putin, che si sta comportando come Hitler nel 1941. E guardi che io Putin lo rispettavo».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile PUZZER “NON HA PAGATO PER SUA COERENZA”, MA PERCHE’ DA SEI MESI NON ANDAVA AL LAVORO
È stato uno dei primi volti televisivi a dargli ampio spazio e a portare all’attenzione mediatica le sue proteste contro il Green Pass. Lo ha ospitato più volte (in studio o in collegamento) durante la sua “Fuori dal Coro”, in onda su Rete4.
Insomma, non stupisce il fatto che Mario Giordano abbia deciso di difendere pubblicamente (attraverso i social, in attesa di ulteriori commenti quando il suo programma tornerà in onda nella serata di martedì) Stefano Puzzer dopo il licenziamento.
Ma il conduttore e giornalista non c’entra il punto: l’ormai ex portuale di Trieste non ha perso il lavoro per via delle sue proteste, ma perché la sua azienda lo ha giudicato “assenteista”. Non c’entra nulla, dunque, la certificazione verde.
“Alla fine Puzzer ha pagato la sua coerenza in prima persona. È stato licenziato. Un abbraccio grande Stefano”, ha scritto Mario Giordano chiudendo quel tweet con l’hashtag che ricorda il “motto” cantato dai portuali di Trieste durante le proteste: “La gente come noi non molla mai”.
Per il giornalista e conduttore, dunque, Stefano Puzzer ha ricevuto il ben servito dall’azienda per cui lavorava a causa della sua coerenza. Ma la vicenda non è andata proprio così.
La conferma della fine del rapporto lavorativo tra l’ex portuale e la Alpt (Agenzia portuale per il lavoro di Trieste) – con cui lavorava “a chiamata” – è arrivata nella giornata di sabato 16 aprile.
E ad annunciarla era stato lo stesso Puzzer sui social accusando il “sistema”, la “politica” e tutta una serie di teorie del complotto che lo indicano come un obiettivo da colpire da parte dello Stato italiano. Ma la realtà sembra essere differente, come spiegato dalla stessa Alpt dopo le prime polemiche emerse sui social: “Ci ha inviato una pec nella quale chiedeva di essere riammesso al lavoro. Ha fatto la visita medica ottenendo l’idoneità al lavoro. Poi evidentemente ci ha ripensato”.
Questo è il motivo del licenziamento: assenteismo nonostante il via libera per lavorare. Non c’entra nulla, dunque, la coerenza.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile PRELEVATI DAGLI OSPEDALI E TOLTI AI LORO GENITORI… NON SOLO CRIMINALI ASSASSINI, PURE TRAFFICANTI DI BAMBINI E PEDOFILI
Li hanno portati via con la forza, togliendoli dalle braccia dei loro
genitori. Non si tratta di orfani, ma di bambini rapiti a Mariupol da parte dei militari russi che da quasi due mesi hanno invaso anche quella città nella zona a Sud-Est dell’Ucraina.
La denuncia arriva da una Ong che si occupa di diritti umani in Crimea. Il numero di minori sottratti alle loro famiglie si attesterebbe attorno a quota 150. Di loro si sono perse le tracce: alcuni si trovavano in ospedale, altri sequestrati direttamente nelle case e dagli alloggi di emergenza per tentare di mettersi al riparo dalle bombe.
La ong Crimean Human Rights Group ha reso nota questo dato preoccupante che si va a sommare alla distruzione di questa guerra, ai morti e ai dispersi a Mariupol, la città simbolo del conflitto.
“L’esercito russo ha portato via con la forza circa 150 bambini da Mariupol e li ha trasferiti nella direzione di Donetsk occupata e del Taganrog russo”.
Parole che fanno riferimento alla denuncia fatta nelle scorse ore da Petro Andryushchenko, consigliere del primo cittadino di Mariupol Vadym Boichenko. “Si può parlare di un numero stimato di 130-150 bambini, e qui la cosa principale è da dove vengono questi bambini e dove vengono deportati. La stragrande maggioranza di questi bambini, circa un centinaio, sono bambini che sono stati evacuati con la forza dalle forze di occupazione russe dai nostri ospedali in cui si trovavano. Questi sono bambini feriti, bambini malati. E secondo i nostri dati, sono stati trasportati nella città di Donetsk. In precedenza erano stati detenuti nell’ex ospedale regionale di Vyshnevsky. Dove sono adesso? Li stiamo cercando, stiamo cercando di stabilire un luogo per la cooperazione con il nostro difensore civico e il ritorno dei bambini a casa”.
Al dramma dei minori che rischiano di morire di fame e di stenti per via dell’impossibilità di procacciarsi acqua e cibo in quella zona che da ormai due mesi vive sotto il peso delle bombe continue, si aggiunge quello dei bambini rapiti a Mariupol.
Una denuncia che arriva anche dalla Rete ucraina per la difesa dell’infanzia che ha sottolineato come molti di questi giovanissimi (il più giovane degli scomparsi ha 4 anni) non fossero orfani. Un’azione contraria anche alla Convenzione di Ginevra.
E ora, di quei piccoli, non si sa più nulla. Alcuni, ma si tratta di informazioni parziali e preliminari, sarebbero stati portati in una delle regioni al centro degli scontri, in quella auto-proclamata Repubblica di Donetsk nel cuore del Donbass.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 18th, 2022 Riccardo Fucile I RUSSI HANNO LASCIATO CARICHE ESPLOSIVE NEI LUOGHI PIU’ NASCOSTI PER FARE ALTRE VITTIME TRA I CIVILI
Dalle città che non sono più in mano all’esercito russo, arrivano conferme – anche attraverso le immagini – di quello che i militari inviati dal Cremlino hanno lasciato in giro per le strade. Non solo corpi senza vita come accaduto a Bucha, ma anche cariche esplosive in gradi di esplodere al contatto con cose e persone.
Il caso del video della mina nella busta della spesa è solamente una delle tante testimonianza che arrivano dall’Ucraina. Una storia che si unisce a tante altre simili, anche se con “espedienti” diversi.
Il filmato mostra le operazioni per disinnescare quella mina nella busta della spesa lasciata in strada. Una carica esplosiva in grado di colpire e uccidere una persona che la tocca, la sfiora. O anche solamente una persona che passa di lì nel momento in cui – per qualsiasi causa – il detonatore “a tocco” si attiva.
Quel sacchetto pieno, dunque, diventa una trappola come molte altre. Perché alle porte della capitale ucraina e nella città di Chernihiv altre mine sono state ritrovate nei posti più impensabili, pronte a esplodere e uccidere
Strategie post belliche in un Paese travolto dalla guerra. Perché queste cariche esplosive sono state lasciate dai soldati russi che, dopo aver tentato di conquistare borghi, sobborghi, città e cittadini, hanno lasciato in strada questi “regali” per continuare a colpire – anche a distanza – i civili ucraini e i militari intervenuti dopo la cacciata delle milizie inviate dal Cremlino.
Perché le mine antiuomo si possono nascondere ovunque: dai sacchetti della spesa ad altri oggetti di uso comune. Pronte a esplodere sotto le mani di chi non può accorgersi del contenuto. Una strategia del terrore che continua a esser viva anche in quelle zone liberate dopo settimane di guerra.
(da NextQuotidiano)
argomento: Politica | Commenta »