Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
NON C’E’ PARTITA, MACRON METTE MARINE LE PEN IN DIFFICOLTA’… PIU’ SCIOLTO E COMPETENTE
Doveva essere la rivincita di Marine Le Pen, è stata quella di Emmanuel Macron. Il faccia a faccia a quattro giorni dal ballottaggio che deciderà il prossimo presidente francese, segna la posizione di vantaggio del presidente uscente. Che ha attaccato l’avversaria innanzitutto su uno dei punti più deboli: la vicinanza con Vladimir Putin e “la sua dipendenza dal potere russo”.
Il “match retour”, come è stato ribattezzato in Francia, era molto atteso: non è destinato a stravolgere gli equilibri, ma è l’ultimo confronto sui temi prima delle elezioni.
Cinque anni fa i due si erano già affrontati e ci fu la débacle della leader del Rassemblement national.
Anche questa sera è stata la prima a mostrare nervosismo: ha esordito prima ancora che le dessero la parola ed è stata interrotta dai giornalisti. Una risata non è bastata per nascondere l’imbarazzo.
“Sarò la presidente del rinascimento democratico“, la prima frase. Macron dall’altra parte ha ostentato grande tranquillità: l’ha accolta sul “plateau” televisivo stringendole la mano e poi ha iniziato quasi improvvisando. E non ha caso ha subito usato una delle parole chiave attese dall’elettorato di sinistra: l’ambiente. “La nostra Francia sarà più forte se sapremo affrontare la questione ecologica e diventare una grande potenza ecologica del 21esimo secolo”, ha detto.
Potere d’acquisto: Le Pen promette 200 euro al mese per i francesi. Macron: “Avete votato contro il blocco dei prezzi”
E’ stato il tema centrale di tutta la campagna elettorale di Marine Le Pen. E da qui è iniziato l’intervento della leader del Rassemblement National: “E’ il momento di restituire ai francesi i loro soldi”, ha detto. “Ho incontrato solo francesi che mi hanno parlato del loro potere d’acquisto e che non ce la facevano più”. Quindi ha fatto la promessa di “restituire” ai connazionali tra i 150 e i 200 euro al mese, attraverso varie misure elencate in diretta come la riduzione dell’Iva sull’energia (carburante, gas e gasolio).
“Ho visto il vostro programma”, ha replicato provocatoriamente Macron. “Nelle vostre 22 misure non c’è neanche la parola disoccupazione. E’ un riconoscimento del lavoro fatto in questi cinque anni e la ringrazio.
“In questi cinque anni, “il potere d’acquisto dei francesi è aumentato ma sono d’accordo con voi, con un aumento dei prezzi come quelli attuali, per alcune persone è difficile arrivare a fine mese. Nei miei oltre 600 spostamenti fatti in Francia in questi cinque anni ho osservato che per alcune persone arrivare alla fine del mese è difficile. E’ per questo che di fronte all’impennata dei prezzi dell’energia abbiamo deciso di mettere uno scudo tariffario che è molto più efficace del calo dell’Iva come avete suggerito”, ha detto. Perché “Sono i contribuenti che pagano il taglio dell’IVA”.
E ha quindi accusato Le Pen: “Voi invece avete votato contro questo scudo energetico. Quando viene bloccato ci ritroviamo con dei costi problematici”, aggiunge.
Macron illustrando il suo programma economico spiega che il salario minimo “sarà aumentato di 34 euro al mese, le pensioni medie saranno aumentate di 60 euro al mese”. E ha chiuso: “L’idea di uscire dal mercato europeo dell’energia proposta da Marine Le Pen sarebbe un errore immenso. La riforma del mercato internazionale non si fa in un mese”.
La guerra Russia-Ucraina
Ha iniziato Macron. In merito al conflitto in Ucraina il ruolo della Francia e dell’Ue è quello di “supportare Kiev”, ha detto. Quindi ha ribadito la necessità delle sanzioni e di evitare un’escalation della guerra. Una linea che non è condivisa dall’avversaria.
“Esprimo la mia solidarietà e la mia compassione assoluta al popolo ucraino”, ha replicato. L’aggressione contro l’Ucraina “non è ammissibile”. La candidata, criticata per la sua vicinanza in passato con Vladimir Putin, si è anche detta d’accordo con le sanzioni contro gli oligarchi adottate dall’Unione europea. “L’unica sanzione con cui non sono d’accordo – ha puntualizzato – è il blocco delle importazioni di gas e petrolio russo“.
Su questo si è attaccato allora Macron: “Dipendete dal potere russo dal signor Putin. Siete state una delle prime deputate a riconoscere l’annessione della Crimea da parte della Russia. Lo avete fatto, e lo dico con estrema gravità, perché dipendete dal potere russo e dal signor Putin alcuni mesi dopo aver fatto un prestito nel 2015 con una banca russa vicina al potere”, sottolinea Macron. “Siete sempre stati ambigui sul tema perché non siete in una situazione di potenza a potenza ma i vostri interessi sono legati a quelli della Russia”. Le Pen ha replicato: “Quello che lei dice è falso, sono una donna totalmente libera”.
L’Europa
Altro tema delicato su cui i candidati si sono sfidati durante il dibattito è naturalmente l’Europa. “Volete sempre uscire dall’Ue ma non lo dite più“, è stata l’accusa di Macron. “Sono convinto che la nostra sovranità sia nazionale ed europea. Con l’Europa, saremo più indipendenti per la nostra tecnologia, la nostra energia. Serve un’Europa più forte, più integrata, con un coppia di fiducia”, la Francia e la Germania.
Le Pen ha ribattuto dimostrando la freddezza sul tema: “Non c’è sovranità europea perché non c’è un popolo europeo. Io ho capito che lei vuole sostituire la sovranità francese con quella europea”.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
IL VERTICE TRA BERLUSCONI E SALVINI HA PARTORITO IL NO ALLA MELONI PURE SUL BIS DEL GOVERNATORE NELLO MUSUMECI… ANCHE A VERONA NON C’È LA QUADRA, VISTO CHE FORZA ITALIA FLIRTA DA TEMPO COL RIBELLE FLAVIO TOSI
«Entro Natale avremo i candidati unici del centrodestra per le prossime amministrative», aveva detto Matteo Salvini dopo le scoppole di Milano e Roma. «Però non avevo specificato di che anno», scherza ora il leader della Lega davanti allo scenario da incubo della Sicilia, campo principale della partita elettorale del 2022.
Dove la coalizione è in frantumi nei due centri principali interessati dalle Comunali, ovvero Palermo e Messina, e dove il luogotenente di Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, invita il “suo” governatore Nello Musumeci a dimettersi perché si voti a giugno anche per le Regionali. In modo così da mettere pressione a Lega e Fi che non vogliono il bis del presidente uscente.
Il vertice di Arcore
Ieri Salvini è tornato a Villa San Martino per incontrare Silvio Berlusconi. Un attento archivista dei summit fra i due quale Gianfranco Rotondi ne ha già contati quattro, dall’inizio dell’anno.
La nota ufficiale stilata dalla Lega dopo il faccia a faccia dice che ad Arcore si è parlato della riforma fiscale. In realtà, parte sostanziosa del confronto ha riguardato le amministrative. C’è il caso Verona, certo, dove Fi non ha alcuna intenzione di appoggiare il sindaco uscente di Fdi Federico Sboarina, sostenuto anche dalla Lega.
Gli azzurri, nella città di Giulietta, flirtano da tempo con il “ribelle” Flavio Tosi.
Ma c’è, davanti a tutto, l’intrigata vicenda siciliana. Salvini e Berlusconi hanno in sostanza dato il via libera, per il capoluogo dell’isola, al nome dell’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio.
Per quanto riguarda Messina, invece, c’è stata la presa d’atto di una distanza incolmabile: Fi appoggerà l’ex assessore regionale Maurizio Croce mentre la Lega sosterrà Federico Basile, candidato caro all’ex primo cittadino Cateno De Luca.
Soluzione che, in una campagna elettorale che ha già i connotati di una pièce teatrale, è arrivata dopo una serenata. Una serenata vera, fatta e postata su Facebook da De Luca, sotto il balcone del ras locale del Carroccio Nino Germanà.
Il disappunto dei meloniani
Non ha molta voglia di ridere Ignazio La Russa, che da qualche giorno ha in animo di vedere il Cavaliere per convincerlo che serve un centrodestra unito a Palermo e alla Regione.
«Non si può sganciare la trattativa sul capoluogo da quella per Palazzo d’Orleans. Noi – dice La Russa – siamo pronti a rinunciare alla nostra pur valida candidata, Carolina Varchi, per appoggiare il nome scelto da Lega e Fi. Ma bisogna decidere subito anche la candidatura alla Regione. E nessuno ci ha ancora spiegato perché Musumeci non dovrebbe essere riproposto: forse perché non ha ricevuto neppure un avviso di garanzia? Forse perché non ha fatto toccare palla a nessuno?».
Il balletto delle dimissioni
Sospetti pesanti, quelli di La Russa. Conditi da un invito già rivolto a Musumeci: quello a dimettersi per fare in modo che le Regionali si svolgano il 26 giugno (in concomitanza con i ballottaggi delle amministrative) e costringere così gli alleati a corto di candidati a confluire sul presidente uscente.
(da La Repubblica)
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Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
PRATICAMENTE UNA PERSONA SU CINQUE DI QUELLE RIMASTE È STATA TORTURATA, BRUCIATA O UCCISA DAI RUSSI
Spuntano nelle cantine, dalle buche scavate in fretta. La terra smossa puzza di fossa comune. Sono stati gettati nei pozzi, giacciono nei cortili. Alcuni recano segni di tortura, altri sono stati uccisi dai proiettili dei cecchini, mentre cercavano cibo.
Sono i cadaveri di Bucha, la nuova atrocità scoperta «da sabato sera» nella cittadina a 50 chilometri a Nord di Kiev. «Sono stati trovati altri 420 corpi», riferisce su Facebook il capo della polizia della regione, Andriy Nebytov.
«Stimiamo che una persona su cinque di quelle che erano rimaste in città durante l’occupazione russa sia stata uccisa», ha aggiunto il sindaco di Bucha, Anatoliy Fedoruk.
L’ultimo bilancio delle vittime civili, secondo i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite, è di 2104 morti.
Sugli ultimi corpi esanimi rinvenuti, la polizia inizia un lungo e penoso lavoro di identificazione. Spesso da dettagli, perché il cadavere sottoterra è sfigurato e irriconoscibile.
«Di trecento persone non sono ancora state stabilite le generalità», continua Nebytov. Prima di questa nuova scoperta, erano stati trovati altri 350 cadaveri, mentre 200 persone risultano ancora disperse.
E dare un nome e un cognome agli ucraini massacrati nella guerra di Putin è la missione di Vitaliy Lobas, il capo della polizia del distretto, che prima del conflitto passava le giornate a barcamenarsi tra la piccola criminalità locale, e oggi guida il team che va a caccia dei cadaveri. Il suo quartier generale è una scuola abbandonata
Davanti a lui, su un banco, c’è una mappa di Bucha. Questo sobborgo della capitale, sconosciuto al mondo fino a pochi mesi fa e ora diventato uno degli scenari dei crimini dei russi, è stato occupato dalle forze di Mosca per un mese, mentre tentavano l’assalto a Kiev. È stato liberato due settimane fa, dando inizio a un lento e doloroso processo di scoperta degli orrori.
Ogni volta che squilla il telefono, Lobas consulta la cartina e annota su un pezzo di carta le informazioni. Una riga per corpo.
In poche ore, il foglio si riempie di indirizzi. Cadaveri da rintracciare e identificare, persone disperse. Denunciate da parenti e amici, che pregano con tutte le forze di scoprirli vivi altrove, al sicuro, magari in campagna o oltre confine.
«Quando ho notizia di uomini e donne colpiti alla testa con le mani legate dietro la schiena, vado di persona. Quando i corpi sono stati bruciati, anche», dice il poliziotto. Le storie partono spesso dai racconti agghiaccianti di chi si trovava con le vittime durante l’occupazione, e poi è stato costretto a scappare.
Come una donna, che rivela come i russi abbiano assalito il condominio in cui si trovava con il fidanzato, puntando contro di loro il fucile per farsi consegnare telefoni e chiavi. «Ci hanno interrogato – spiega -, in stanze separate. Poi ci hanno picchiati e hanno sparato al nostro cane».
Dopo, hanno portato lei nel seminterrato, con altri vicini di casa, e hanno chiuso a chiave la porta. Hanno prelevato il ragazzo, mentre urlavano alla donna che non l’avrebbe mai più rivisto. Così è stato.
Tra i massacrati anche Ilya Ivanovich Navalny, un uomo con lo stesso cognome di Alexei Navalny, anche se il dissidente russo non sa dire se sia suo parente: «Ma è stato ucciso perché si chiamava come me», ha twittato.
Molti dei corpi di Bucha da riconoscere vengono portati all’obitorio di Boyarka, che non ha mai visto tanti cadaveri tutti insieme: «Da tre, prima del conflitto, a 50 al giorno. E otto su dieci sono persone decedute di morte violenta», spiega Semen Petrovych, 39 anni, esperto forense della struttura da 16 anni. Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, nega ogni responsabilità, ma rilancia dicendo che «la Russia stabilirà la verità su quanto accaduto a Bucha».
Il procuratore ucraino Ruslan Kravchenko, invece, si è organizzato per raccogliere le prove dei crimini. Il suo compito è «identificare i russi autori di ogni aggressione, stupro e uccisione».
Le tecniche di indagine si servono di immagini satellitari e sistemi raffinati di riconoscimento facciale. Sono gli investigatori della Procura, coadiuvati dal ministero della Giustizia ucraino, ad esaminare i video delle telecamere di sicurezza, per riconoscere i volti dei russi che hanno sparato. Utilizzano software di screening facciale e altri metodi forensi ad alta tecnologia.
Le informazioni su quali unità delle truppe russe fossero a Bucha nei giorni dei massacri vengono incrociate con le immagini dal satellite. Gli analisti dei dati combinano le foto con gli account social, per rintracciare i soldati responsabili. Al lavoro ci sono Kravchenko e il gruppo di 28 investigatori.
Anche un pool di avvocati che era al servizio dell’ex presidente Petro Poroshenko interviene nella ricerca. Gli ucraini vanno a caccia di prove, da utilizzare davanti ai tribunali internazionali, per denunciare gli orrori.
(da La Stampa)
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Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
“NON SOPPORTO LA MANCANZA DI ONESTÀ E LA MALEDUCAZIONE”
Alla fine di una giornata di polemiche, a dare a tutti una lezione è stato uno dei passeggeri «speciali» che non è riuscito a salire sul treno per Milano.
In un post su Facebook, il ragazzo ha ringraziato gli educatori e accompagnatori dell’associazione Haccade che «hanno gestito alla grande una situazione difficile e complicata».
Poi, si è rivolto alle «persone che non volevano scendere dal treno» spiegando che, fosse stato per lui, quel regionale veloce non sarebbe proprio dovuto partire, «così vediamo chi vince, se noi o loro. Il treno avrebbe potuto anche fare un ritardo di venti ore, ma quel che proprio non sopporto è la mancanza di onestà e la maleducazione. Non tollero chi frega gli altri in questo modo».
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
“PUTIN NON CAMBIERA’ ROTTA”
Un gruppo di alti funzionari del Cremlino «piccolo ma crescente» avrebbe manifestato forti perplessità sulla decisione di Vladimir Putin di entrare in guerra contro l’Ucraina.
A rivelare l’indiscrezione è l’agenzia americana Bloomberg, secondo cui si starebbe allargando la schiera di dirigenti sempre più critici nei confronti del presidente russo che considera l’invasione in Ucraina: «un errore catastrofico che riporterà il Paese indietro di anni».
Si tratta di alti funzionari con incarichi di alto livello sia nel governo che nell’apparato statale della Federazione russa, spiega Bloomberg, e che hanno chiesto di rimanere anonimi per timore di ritorsioni. Gli alti funzionari sarebbero però ancor più scettici sulla possibilità che Putin possa cambiare idea e nessuno al momento avrebbe intenzione di sfidarlo davvero, proponendosi come un’alternativa per la leadership russa. Difficoltà legate anche al fatto che Putin, riferiscono i funzionari anonimi, ormai si affida a un gruppo di consiglieri sempre più ristretto.ùBloomberg riporta anche di un atteggiamento durissimo del presidente nei confronti di tutti coloro che «hanno cercato di metterlo in guardia sui costi economici e politici paralizzanti» della guerra in corso.
I timori degli scettici del Cremlino sarebbero gli stessi di quelli americani soprattutto sulla possibilità che il presidente russo «possa usare armi nucleari nel caso intravedesse un fallimento della sua campagna in Ucraina».
Bloomberg inoltre racconta di come alcuni funzionari di alto livello abbiano cercato di spiegare a Putin l’impatto economico delle sanzioni, «devastante e in grado di spazzare via due decenni di crescita». La risposta del presidente sembra essere stata di di indifferenza totale, ribadendo che anche se la Russia pagherà un prezzo elevato la responsabilità sarà «di un Occidente che non ha lasciato alcuna alternativa alla guerra».
«Rischio collasso»
Pochi giorni fa era stata anche la stessa governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, a mettere in guardia il presidente Putin e il Paese delle gravi conseguenze economiche che la guerra contro l’Ucraina ha scatenato. Lo scenario descritto da Nabiullina è quello di un Paese a rischio collasso, preannunciando «un nuovo taglio dei tassi di interesse per sostenere il rublo» e un’inflazione sempre più in crescita. Gli analisti internazionali poi prevedono una caduta del Pil a due cifre: la Banca Mondiale parla di un -11% nel 2022 e una grossa difficoltà per il sistema russo a rimanere sui mercati finanziari. Il rischio default sembra, almeno a parole, non spaventare Vladimir Putin e i suo seguaci. Il presidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev ha avvisato Bruxelles: «Se la Russia va in default, l’Unione Europea si prepari a fare la stessa fine».
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
“HA AVUTO UN PRESTITO DI 9 MILIONI DI EURO DALLA BANCA FRCB, NOTA AGENZIA DI RICICLAGGIO CREATA DA PUTIN”
A soli 4 giorni dal ballottaggio per le elezioni presidenziali in Francia dalla Russia arriva un endorsement inatteso per Emmanuel Macron: Alexey Navalny, il principale oppositore di Vladimir Putin, in carcere da più di un anno
In una serie di Tweet ha invitato gli elettori a scegliere per il presidente uscente a scapito della sfidante di estrema destra, Marine Le Pen, che in passato aveva più volte mostrato vicinanza alle posizioni del Cremlino. “Mi rendo conto dell’ironia della situazione – ha scritto Navalny – un prigioniero politico russo si rivolge agli elettori francesi. Ho studiato francese all’università e quando vengo a Parigi indosso una sciarpa con qualsiasi tempo. Quindi questo paese mi è vicino e ci proverò. È senza alcuna esitazione che invito i francesi a votare per Macron il 24 aprile, ma vorrei rivolgermi a coloro che non escludono di votare per Le Pen. Vorrei parlarvi di corruzione e conservatorismo”.
Su le Pen pende anche un’accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici comunitari da parte dell’ Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf).
“Sono rimasto scioccato – spiega Navalny – nell’apprendere che il partito di Le Pen ha ottenuto un prestito di 9 milioni di euro dalla banca FRCB. Questo non è solo un “affare insidioso”. Questa banca è una nota agenzia di riciclaggio di denaro che è stata creata su istigazione di Putin. Ti piacerebbe se un politico francese ottenesse un prestito da Cosa Nostra? Bene, è lo stesso. Non ho dubbi che i loro negoziati con queste persone ei loro rapporti con loro implichino un accordo politico segreto. È corruzione. E questa è una vendita di influenza politica a Putin”.
“Le elezioni sono sempre difficili – conclude l’oppositore politico – ma è assolutamente necessario andarci. Il 24 aprile non potrò mettere una sciarpa in segno di solidarietà con i francesi. Qui costituisce una “violazione del codice di abbigliamento”, possono persino mettermi in una cella di punizione. Ma continuerò a sostenere la Francia, i francesi e Macron”.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
NEL 1941 RIUSCI’ A SFUGGIRE ALLA DEPORTAZIONE, OGGI E’ STATA VITTIMA DEI CRIMINALI RUSSI
Era l’ottobre del 1941 e i nazisti tedeschi avevano fatto il loro ingresso nella città di Mariupol, in Ucraina. In quei giorni le truppe di Hitler stavano radunando tutti gli ebrei da deportate. E mentre nelle strade c’era l’invasione che avrebbe portato alla prigionia e alla morte in uno dei tanti campi di concentramento sparsi per l’Europa,
Vanda Semyonovna Obiedkova si era nascosta in uno scantinato e sopravvisse. Aveva solamente 10 anni. Ora, 81 anni dopo, quella bambina cresciuta, diventata donna, mamma e nonna è morta. Sempre in uno scantinato, sempre a Mariupol. Sempre durante un’invasione in quel clima di guerra che uccide anche senza perire sotto le bombe.
Morta a 91 anni, in un freddo scantinato nella città che è diventata simbolo (con bombardamenti contro ospedali, teatri trasformati in rifugio e palazzi di cui rimane solamente lo scheletro).
Morta di stenti, senza acqua né cibo. Non è morta di morte naturale, ma di quei riflessi della guerra che comportano lo stravolgimento della vita delle persone. Anche di quelle che sono sopravvissute ai missili e ai proiettili. Il decesso di Vanda Semyonovna Obiedkova risale a oltre due settimane fa, ma la notizia è trapelata solamente nelle ultime ore, quando i familiari della donna sono riusciti a mettersi al sicuro.
“La mamma non meritava una morte simile”.
Queste le poche parole pronunciate dalla figlia Larissa, che ha anche sottolineato come sua madre amasse Mariupol e non volesse lasciare quella città. Nonostante la guerra, nonostante le bombe. Quella stessa città in cui era sopravvissuta all’invasione dei nazisti russi nel 1941, scampando alla deportazione. Oggi, però, a 91 anni è morta durante un’altra invasione in un’altra guerra. Quella russa contro l’Ucraina.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
DAL BATTAGLIONE AZOV ALLA MARINA DI KIEV: CHI C’E’ DENTRO L’AZOVSTAL
Asserragliati e pronti a sparare fino all’ultimo proiettile, hanno già annunciato che non si arrenderanno mai.
Sono i militari del battaglione Azov e i marines della 36esima brigata ucraina, consapevoli di non avere via d’uscita e sotto in un rapporto di “dieci a uno” con le truppe russe, come spiegato dal comandante Serhiy Volyna, i resistenti dentro le acciaierie Azovstal di Mariupol, l’ultima fortezza da difendere prima che la città martire capitoli definitivamente. Il siderurgico si è trasformato nel teatro di una delle battaglie più cruente dell’invasione ordinata da Vladimir Putin, da un lato per la conformazione dell’impianto – un dedalo di bunker e altoforni, adatto a una “guerra urbana” – e dall’altro per la necessità di Mosca di espugnarla a ogni costo visto che a difenderla ci sono gli uomini di Azov, il cui annientamento darebbe un minimo di senso in patria alla “denazificazione” usata come martellante claim della “operazione militare speciale”.
Ma quanti sono i combattenti ucraini dentro Azovstal? E sono da soli? Secondo le stime russe, a difesa del siderurgico ci sono 2.000 militari tra battaglione Azov e marines della 36esima brigata. A loro forse vsi aggiungerebbero circa 400 volontari stranieri arrivati nelle scorse settimane in Ucraina.
Mosca avrebbe invece ammassato in città circa 20mila soldati.
E può ovviamente disporre di supporto aereo e navale per bombardare l’area – circa 11 chilometri quadrati – delle acciaierie.
Una superiorità enorme che, stando alle parole di Volyna in un video rilasciato mercoledì notte, sarebbe ancora più schiacciante.
Secondo altre fonti, i russi avrebbe quindi a disposizione circa 30mila soldati e all’interno si troverebbero non più di 1.500 combattenti.
È certo, invece, che nell’acciaieria si trovino anche civili.
Molti parlano di centinaia di persone, alcuni azzardano migliaia. Impossibile stabilire in maniera indipendente perché abbiano trovato rifugio nell’area della battaglia finale per Mariupol.
Pyotr Andryushchenko ha spiegato al New York Times che “molte” delle persone rinchiuse nei bunker dell’Azovstal “volevano evitare di essere sfollate o deportate, quindi hanno trovato protezione con le nostre truppe, nel seminterrato dello stabilimento”.
Secondo Galina Yatsura, portavoce di Metinvest, proprietaria dello stabilimento, dentro è rimasto anche un “certo numero di dipendenti” che dopo l’inizio dell’invasione ha continuato a lavorare per preparare i rifugi antiaerei.
Secondo due lavoratori del colosso metallurgico, nei primi giorni dell’assedio ci sarebbero state oltre 2mila persone e sarebbero rimasti anche molti membri delle loro famiglie. “Sin dalla prima invasione, abbiamo tenuto i bunker in buono stato e riforniti di cibo e acqua”, ha detto Yatsura al Nyt spiegando che dentro i sotterranei di Azovstal possono trovare riparo fino a 4mila persone e che i bunker hanno una capacità di stoccaggio di cibo e acqua per tre settimane.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Aprile 20th, 2022 Riccardo Fucile
ARRESTATO IL MAGGIORE KORNET DAI SERVIZI SEGRETI RUSSI
L’assalto in Donbass non starebbe procedendo secondo i piani del Cremlino, al punto che secondo i media ucraini Mosca avrebbe iniziato a fare «pulizia» tra i vertici delle sue truppe impegnate nella nuova fase della guerra in Donbass. Kyiv independent cita fonti di intelligence ucraine che avrebbero scoperto il primo arresto di un ufficiale russo da parte del Fsb.
Secondo i Servizi di Kiev, a pagare per la delusione del Cremlino sarebbe stato già il maggiore Igor Kornet, ora detenuto in un carcere di Rostov sul fiume Don.
Kornet avrebbe svolto finora il ruolo di procuratore per i russi nella parte occupata dell’oblast di Lugansk, ma secondo l’intelligence ucraina Mosca lo avrebbe ritenuto responsabile di «fallimenti sul fronte». L’arresto per ora non trova riscontri nei media internazionali o su fonti indipendenti.
(da agenzie)
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