Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
“POTREMMO NON RIVEDERLI, MA È UN SACRIFICIO PER L’UCRAINA. SE DIFENDERE IL PROPRIO PAESE SIGNIFICA ESSERE NAZIONALISTI, ALLORA SÌ. MA NAZISTA NO. NEL REGGIMENTO CI SONO ANCHE EBREI. NAZISTA È L’ESPANSIONISMO DI PUTIN” … “ARRENDERSI? MAI, HANNO IL SENSO DELL’ONORE”
«Siamo venute a Roma per raccontare la verità su Mariupol, i nostri mariti non sono dei neonazisti, stanno resistendo nell’acciaieria ma il tempo stringe». Parla con un filo di voce Kateryna Prokopenko, illustratrice 27enne e moglie di Denis Prokopenko, l’uomo che guida la resistenza di Mariupol, il comandante del reggimento Azov.
Additato da Putin come vertice di quelle forze «neo-naziste» da cui l’Ucraina deve essere «liberata» e decorato da Zelensky come «eroe» del Paese.
«Sono orgogliosa di mio marito, per districarsi dalla propaganda occorre guardare ai fatti: lui e i suoi uomini stanno difendendo tutti noi» scandisce. Il pericolo di perdere per sempre il suo compagno è reale: «So che potrei non rivederlo mai più, se succederà non sarà per niente, si saranno sacrificati per il loro Paese. Questa sarà l’unica consolazione».
Con Kateryna sono arrivate in Italia altre tre compagne di combattenti intrappolati nell’acciaieria.
C’è Yulya Fedosiuk, 29enne, ex assistente di un parlamentare del partito di Zelensky, che non vede il suo Arseniy da «due lunghissimi mesi».
«Lo sento al telefono – dice – ho saputo che dieci giorni fa è riuscito a raggiungere gli altri nell’acciaieria nuotando da una sponda all’altra del fiume».
C’è Anya Naumenko, 25 anni, di Kharkiv, manager, che sta con Dmytro Danilov dal 2014: «Avremmo dovuto sposarci a maggio, chissà», sospira. «Ci parliamo ogni due giorni, di solito gli racconto del nostro cane e di altre amenità».
C’è anche Andrianova Olha, 31enne, titolare di un asilo nido a Leopoli, moglie di Petrenko Serhiy, ex canoista olimpionico ora nel reggimento.
Ad accompagnare le signore dei combattenti a Roma è Pyotr Verzilov, editore di Mediazone , «l’unico sito di notizie in Russia assieme a Meduza a raccontare la guerra in Ucraina. È stato bloccato, ma i nostri lettori sono aumentati», spiega questo dissidente diventato noto quando nel 2018, per protestare contro le persecuzioni politiche, osò interrompere la finale dei Mondiali di calcio sotto gli occhi esterrefatti di Putin.
Poche settimane dopo, l’avvelenamento: si riprese a Berlino, nello stesso ospedale dov’ è stato poi curato Navalny.
«Dopo il suo arresto, con le proteste e la dura repressione che ne è seguita, mi sono convinto che sarei stato più utile fuori di prigione, quindi fuori dalla Russia».
La storia d’amore di Kateryna è nata a distanza: «Ho conosciuto Denis nel 2015 sui social: io ero a Kiev, lui combatteva nel Donbass. Abbiamo iniziato a fare del trekking insieme. Fino a una vacanza nel 2018, tra le cascate norvegesi. Una mattina Denis mi indicò un pacchetto, l’hanno portato i troll , ha detto: dentro c’era un anello con incisa una montagna». Poi le nozze.
A ricordarle che suo marito è un personaggio controverso, accusato di essere alla guida di un reggimento neo-nazista, perde la sua flemma pacata: «È propaganda. Se difendere il proprio Paese da aggressioni esterne significa essere nazionalisti, allora sì, Denis è un nazionalista: come puoi dirti ucraino se non sei disposto a salvare il tuo Paese fino alla morte? Ma nazista no. Nel reggimento ci sono anche ebrei. Nazista è l’espansionismo di Putin».
Concorda l’amica Yulya Fedosiuk: «Batterti per il tuo Paese vuole dire difendere la gente dai crimini degli aggressori. Non è la lingua a identificare una nazione ma i valori condivisi. La cultura della resistenza ai soprusi è nel nostro dna. Il movimento di dissenso russo invece è ancora agli albori».
Arrendersi? Mai Rispetto alle incerte possibilità della diplomazia, una cosa non si deve chiedere, osserva Katerina: «Come possiamo accettare una resa imposta dagli aggressori, dopo i massacri di civili?».
Rispetto a quanti anche in Italia invocano una resa, Yulia è perentoria: «Anche da voi circola molta propaganda. Ieri passeggiando per Roma abbiamo visto un manifesto contro il reggimento Azov. Ci sono ancora alcuni politici qui che si fanno portavoce degli interessi di Mosca, anche un gruppo di intellettuali ha scritto una lettera per invitarci ad arrenderci e porre fine alla guerra, senza dire però che è stata la Russia a iniziarla». Lo scorso 21 aprile Putin ha ordinato di sospendere il previsto assalto finale all’acciaieria. «I russi continuano a sganciare centinaia di bombe al giorno.
Mio marito – subentra Anya – è stato ferito la scorsa settimana». Storie di resistenza quotidiana. «Mangiano una volta al giorno, hanno perso almeno 10 chili», racconta. Preparano zuppe di patate e pane, mescolando acqua con pane raffermo. Il loro umore dipende dal momento: l’altro giorno Dmytro era affranto per la morte di due suoi amici. Un altro era sollevato perché era riuscito a lavarsi i capelli, non faceva una doccia dal 23 febbraio! Ha esultato anche quando è riuscito a prendere dell’acqua fresca fuori dall’acciaieria. Un lusso. Di solito bevono “acqua tecnica”, quella per il funzionamento dei macchinari».
(da Il Corriere della Sera)
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Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
E’ IL GRUPPO DI “PENSATORI” CHE DOVREBBE ACCOMPAGNARE FRATELLI D’ITALIA VERSO IL GOVERNO DEL PAESE… UN LIVELLO DI CONSERVATORISMO DA FARE INVIDIA AI FARAONI D’EGITTO
La Meloni punta apertamente a Palazzo Chigi e gli ultimi sondaggi (Fdi primo partito al 21,7%, sopra il Pd) sembrano darle ragione.
La leader, già da tempo, ha avviato un’operazione di allargamento del partito per coinvolgere personalità esterne al partito, uscire dal ghetto della destra post-missina e preparare una classe dirigente spendibile per una eventuale squadra di governo (e più «presentabile» agli occhi dell’establishment anche internazionale, condizione necessaria per ambire alla carica di premier).
Così ecco sfilare a Milano, da oggi a domenica, nella conferenza programmatica di Fdi (titolo: «Italia, Energia da Liberare»), i «testimonial» del nuovo corso meloniano, personalità «con le quali punto di continuare a lavorare», ha detto la Meloni.
A che livello è presto a dirlo ma sicuramente a qualunque livello possibile. Intanto per contribuire a scrivere «una prima traccia per un programma di governo».
Qualcosa di simile a quanto fatto in passato da Salvini che ha portato in Parlamento una serie di personalità esterne alla Lega, e anche da M5s che prima delle elezioni del 2018 presentò una squadra di tecnici senza tessera grillina (tra loro c’era un certo prof. Giuseppe Conte, ma anche Pasquale Tridico, ora presidente Inps).
Il governo ombra della Meloni, o quantomeno gli esperti che partecipano alla sua kermesse in vista delle future elezioni politiche, è formato da alcune personalità con una curriculum chiaramente di centrodestra, altri invece qualificabili come «tecnici».
Tra i primi, ci sono Giulio Tremonti, ex ministro dei governi Berlusconi, per l’area economica, l’ex presidente del Senato Marcello Pera, l’ex sottosegretario e magistrato Alfredo Mantovano (il suo tema è la famiglia) e ovviamente Guido Crosetto, impegnato fuori dalla politica ma cofondatore di Fdi e consigliere della Meloni.
Tra gli esterni invece la Meloni è riuscita a coinvolgere l’ex magistrato Carlo Nordio, che già si era reso disponibile alla candidatura al Quirinale (Nordio ovviamente è il saggio di Fdi sul tema giustizia).
Ma c’è anche uno studioso, da sempre presentato come «sociologo di sinistra», come Luca Ricolfi (ministro ombra della Scuola?), e poi l’ex ministro del governo Monti, Giulio Terzi di Sant’ Agata che è stato arruolato da Fdi come «responsabile Rapporti diplomatici» del partito.
Sempre in questo ambito nella squadra di esterni simpatizzanti della Meloni c’è l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, già Alto rappresentante civile Nato in Afghanistan, mentre sul versante culturale ci sono il sociologo Francesco Alberoni, il filosofo Stefano Zecchi («pronto a dare una mano»), il regista Edoardo Sylos Labini, la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, i giornalisti Paolo Del Debbio e Vittorio Feltri.
Poi una serie di docenti universitari, dai costituzionalisti Alfonso Celotto e Felice Giuffrè, all’economista Cesare Pozzi («uno dei massimi esperti di politica industriale») ad avvocati e medici, dirigenti ministeriali, mentre per la quota imprenditoria-industria c’è Matteo Zoppas (San Benedetto SpA) e l’ad di Terna Stefano Donnarumma. Tutti nomi con cui la Meloni terrà contatti in vista di futuri impegni (governativi).
Un percorso di accreditamento di Fdi, già iniziato con la trasformazione di Atreju da festa identitaria a kermesse politica aperta a ospiti trasversali (l’estate scorsa c’erano Letta, Renzi, Cartabia…) e poi la scuola di formazione di «FareFuturo», la fondazione guidata dal senatore Adolfo Urso. Che nell’edizione di quest’ anno conta tra i suoi docenti Massimo Cacciari, Domenico De Masi, Ernesto Galli della Loggia, Giulio Sapelli, tutti lontani dalla destra. Lo sdoganamento ormai è compiuto
(da il Giornale)
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Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
FDI 21,9%, PD 21,1%. M5S 15%, LEGA 14,7%, FORZA ITALIA 8,1%
Fratelli d’Italia si conferma primo partito, seguito dal Pd, mentre al terzo posto c’è da registrare il sorpasso del Movimento 5 Stelle sulla Lega: è quanto emerge dagli ultimi sondaggi politici elettorali elaborati da Ipsos.
Secondo la rilevazione, Fdi è ancora in prima posizione con il 21,9% dei consensi, con un guadagno dello 0,7 per cento rispetto al sondaggio precedente.
Anche il Partito Democratico cresce dello 0,7% e si porta al 21,1%, a poco meno di un punto dal partito di Giorgia Meloni.
Da segnalare il sorpasso del M5S sulla Lega: il partito guidato da Giuseppe Conte guadagna lo 0,7% ed è ora accreditato al 15 per cento, mentre il Carroccio cala del 2,2 per cento arretrando sotto quota 15%, precisamente al 14,7 per cento.
Forza Italia risale all’8,1%, crescendo dello 0,2 per cento, mentre tra i partiti minori da registrare il sorpasso di Italexit su Azione: il partito di Gianluigi Paragone, infatti, guadagna lo 0,4% e vola al 3,7 per cento con il partito di Calenda che invece arretra al 3,4 per cento, calando dello 0,1%.—-
(da agenzie)
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Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
LO SCRITTORE RUSSO SERGEITSEV SPIEGA IL NUOVO IMPERIALISMO
Altro che difesa dall’accerchiamento Nato. Il manifesto del putinismo in camicia bruna racconta un’altra storia.
A spiegarlo molto bene, su Haaretz, è Ksenia Svetlova, ex membro della Knesset, è direttore del programma Israele-Medio Oriente al Mitvim – l’istituto israeliano per la politica estera regionale, e policy fellow all’Istituto per la politica e la strategia dell’Università Reichmann.
Scrive Svetlova: “La peculiarità dell’Ucraina moderna, nazificata, è nella sua informe e ambivalenza, che maschera il nazismo come un desiderio di ‘indipendenza’ e un percorso ‘europeo’ (occidentale, filoamericano) di ‘sviluppo’… La denazificazione dell’Ucraina è anche la sua inevitabile de-europeizzazione… L”ucronazismo’ rappresenta una minaccia molto più grande per il mondo e la Russia che la versione hitleriana del nazismo tedesco.” Timofei Sergeitsev, “Cosa dovrebbe fare la Russia all’Ucraina”, RIA Novosti, 3 aprile 2022.
Il governo russo e la sua macchina di propaganda non ha riconosciuto e non riconoscerà nessuna delle atrocità perpetrate dai soldati russi in Ucraina – a Mariupol, Bucha, Berdyanka o altrove.
Prima di tutto, secondo il Cremlino, non c’è nessuna guerra in corso in Ucraina. In secondo luogo – i soldati russi hanno colpito solo obiettivi militari, e per quanto riguarda le città distrutte e i cittadini uccisi – sono le ciniche manipolazioni dell’esercito ucraino o dei battaglioni di difesa locali che hanno commesso queste azioni nel tentativo di diffamare il buon nome della Russia.
Così, quando il mondo intero, inorridito dai crimini di guerra rivelati a Bucha, chiede: “Qual è il prossimo passo per la Russia?” pesando più sanzioni e azioni punitive contro Mosca, la leadership russa è concentrata su una domanda parallela: Qual è il prossimo passo per l’Ucraina?
Chiunque abbia pensato che il fallimento del blitz di Kiev fino alla sottomissione avrebbe fatto deragliare il presidente Vladimir Putin dal suo piano originale, per riportare la disobbediente Ucraina alla sua naturale sottomissione sotto le ali russe, deve rivedere le sue ipotesi. Negli ultimi giorni, l’operazione di propaganda della Russia ha intensificato i suoi sforzi per spiegare la logica al di là di questa “operazione militare speciale”.
Un op-ed pubblicato da RIA Novosti (l’agenzia di stampa nazionale russa di proprietà statale) scritto da Timofei Sergeitsev, uno scrittore e un regista che una volta faceva da consulente per i presidenti filorussi dell’Ucraina Leonid Kuchma (1999) e Victor Yanukovich (2004), offre un manifesto brutale per il piano russo per l’Ucraina: una visione orribile di un’ideologia imperialista che chiede non solo la denazificazione, ma anche la de-ucrainizzazione e, infine, lo smembramento dell’Ucraina, “riportata entro i suoi confini naturali e spogliata della funzionalità politica. “
Mentre i riferimenti di Putin alla denazificazione nel suo ultimo discorso pochi giorni prima della guerra erano piuttosto vaghi (si riferiva al governo ucraino? A specifici battaglioni ucraini, come l’Azov o l’Aydar?) Sergeitsev è sia specifico, che completo, su chi sono i nazisti e quanto duramente la Russia deve colpirli.
È un ospite regolare nei talk show di Vladimir Soloviev, un alto propagandista di Putin che è entrato nella lista delle sanzioni dell’UE e degli Stati Uniti. Gli piace chiamare l’Ucraina “paese 404”, un riff sul messaggio di errore di internet che appare quando un link porta a una pagina o risorsa che non esiste, per implicare che l’Ucraina è una finzione che non esiste nella vita reale.
E chi deve decidere se l’Ucraina è uno stato riuscito o fallito, e quindi se merita un’identità nazionale, libertà individuali e sovranità?
È la Russia, dice Sergeitsev, facendo eco agli stessi leader del paese – Putin e l’ex presidente russo Dmitry Medvedev. Quest’ultimo ha detto proprio di recente che “l’ucrainismo profondo, alimentato dal veleno anti-russo e dalle bugie che consumano la sua identità, è un grande falso”, e ha continuato: L’Ucraina è diventata “il Terzo Reich” e condividerà il suo destino. Sergeitsev dichiara che la Russia sarà il “custode dei processi di Norimberga” del dopoguerra.
Secondo questa ideologia, i soldati che combattono oggi contro gli ucraini non stanno combattendo contro gli esseri umani ma contro i nazisti, e poiché una gran parte della popolazione ha votato per il suo governo (chiamato da Sergeitsev, Soloviev e altri, “la banda di Bandera”, come il nazionalista ucraino della seconda guerra mondiale che si alleò e poi ruppe con Hitler) è ugualmente infestata dal bacillo nazista.
Il risultato orribile di questa logica è che la popolazione civile, immutabile collaboratrice del nazismo, non può e non deve essere risparmiata, proprio come non furono risparmiati i civili durante il bombardamento di Dresda alla fine della seconda guerra mondiale. Putin, che ha servito a Dresda come ufficiale del Kgb, parla spesso di Dresda. Conosce bene la storia.
Dopo aver disumanizzato gli ucraini (obiettivo chiave della propaganda russa), negando loro il diritto a un’identità unica diversa da quella russa, dopo aver giustificato le atrocità (“la punizione deve essere dura”) e glorificato la repressione, la rieducazione e la sofferenza ucraina (“le tragedie e i drammi sono buoni per quelle nazioni sedotte per diventare nemiche della Russia”), Sergeitsev spiega infine cosa la Russia – una potenza imperiale incaricata di “decolonizzare l’Ucraina”, nelle sue stesse parole, e uno stato che non si vergogna di ostentare la sua forza – deve fare all’Ucraina dopo.
L’unico modo per controllare l’Ucraina e il suo carattere intrinsecamente nazista è quello di smembrarla. L’est del paese dovrebbe essere annesso dalla Russia, mentre “le regioni cattoliche”, l’Ucraina occidentale, “rimarranno ostili alla Russia, ma sarà neutrale e smilitarizzata, e il nazismo sarà vietato lì. Gli odiatori della Russia andranno lì”.
E cosa “garantirebbe” l’assoggettamento quietista dell’Ucraina di fantoccio e la sua conformità ai diktat russi? La “minaccia di una continuazione immediata dell’operazione militare”, dice Sergeitsev. Egli ipotizza anche se assicurare un’Ucraina residua neutrale, e neutralizzata, potrebbe richiedere “una presenza militare russa permanente sul suo territorio”.
Nessun piano Marshall per l’Ucraina sponsorizzato dall’Occidente deve essere permesso. Nessun processo di occidentalizzazione, nessun ritorno in Europa, può avvenire dopo la guerra. L’Ucraina deve (in un linguaggio che ricorda un po’ quello degli ideologi della rivoluzione iraniana) “liberarsi dall’intossicazione, dalla tentazione e dalla dipendenza della cosiddetta scelta europea”.
Mosca ha scritto un futuro diverso per l’Ucraina: Unirsi a un asse alternativo, ma ancora immaginario, che Medvedev immagina come una “Eurasia aperta, da Lisbona a Vladivostok”.
Questo manifesto d’odio, che integra molte caratteristiche del fascismo, risuona con le idee e le ipotesi che hanno fluttuato nel discorso pubblico durante gli ultimi anni in Russia. Mentre il pezzo di Sergeitsev non è un vero e proprio piano d’azione del Cremlino, militare e politico, per l’Ucraina, rivela molto su come gli ideologi e i sostenitori di questa guerra immaginano il futuro dopo la guerra – un’Ucraina schiacciata, smembrata, svuotata, priva di qualsiasi volontà politica, identità culturale, esercito o indipendenza.
Quanto durerà la guerra in Ucraina? Per quanto tempo la Russia è preparata a trincerarsi? L’imminente e altamente risonante anniversario del mese prossimo – il 9 maggio, giorno della vittoria sulla Germania nazista – innescherà un’ulteriore escalation militare russa oltre le armi convenzionali?
L’op-ed di Timofei Sergeitsev non lascia spazio all’ottimismo: La Russia vede l’Ucraina come un campo di battaglia non solo per carri armati e missili, ma per una guerra ideologica tra Mosca e l’Occidente collettivo. La posta in gioco è esistenziale per Mosca, e quindi per il bene della vittoria in questa guerra tutto può (essere permesso) di accadere – tortura, omicidio e persino genocidio.
La Russia, sotto Putin, non si fermerà finché non potrà trasmettere l’immagine della sua vittoria sui “nazisti” ed espandere con forza la sua sfera di influenza. Finché il regime di Putin rimane al potere, l’Ucraina e gli ucraini non saranno al sicuro. È altrettanto dubbio se a Kiev sarà permesso di riprendersi.
La domanda è cosa succederà se la Russia non riuscirà a raggiungere questo obiettivo usando l’arma convenzionale. I suoi propagandisti non sono timidi nel ricordare al mondo che la Russia ha sempre altre opzioni, ancora più spaventose e devastanti”.
(da Globalist)
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Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
LO RIVELA IL TIMES: 200 TAGLIAGOLA DEL WAGNER E 1.000 DELINQUENTI SIRIANI IN UCRAINA AL POSTO DEI VIGLIACCHI RUSSI
Il Cremlino ha ordinato il ritiro dalla Libia di oltre mille mercenari russi e siriani: lo rivela il Financial Times, che parla di uno dei primi segnali delle conseguenze che l’invasione dell’Ucraina ha sulle forze filo-russe all’estero. Il Times, che cita diverse fonti occidentali, sostiene che nelle ultime settimane sono stati ritirati dalla Libia circa 200 mercenari russi del Gruppo Wagner e circa mille siriani.
Una fonte regionale ha precisato che nel Paese nordafricano restano più o meno 5mila mercenari per conto di Mosca, mentre un alto funzionario libico ha confermato la notizia del ritiro, ma non ha fornito cifre.
“All’inizio sono stati i siriani, non il personale russo della Wagner, e poi è toccato anche a loro”, ha affermato Emadedin Badi, esperto di Libia e senior fellow dell’Atlantic Council’s Middle East Initiative, a proposito del ritiro dei mercenari. “E recentemente, nelle ultime due settimane, c’è stato un aumento. Sono ancora lì, ma ce ne sono molti meno”, ha aggiunto.
Due funzionari occidentali citati dal Ft hanno sostenuto che inizialmente la Russia non aveva intenzione di ritirare alcuna delle sue forze in Libia, ma la decisione è arrivata a causa dei lenti progressi della campagna militare in Ucraina.
Tre funzionari occidentali hanno affermato che i miliziani della Wagner sono stati ritirati per essere dispiegati in Ucraina, ma non è chiaro se anche i mercenari siriani sono stati inviati a combattere nel Paese dell’Europa orientale. Funzionari di Kiev hanno riferito che sono stati uccisi combattenti siriani che erano in prima linea insieme ai russi,
(da Globalist)
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Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
I SERVI DEL CREMLINO E GLI AMICI DEL CRIMINALE FANNO GIRARE NOTIZIE FALSE PER SCREDITARE IL POPOLO UCRAINO
La teoria molto gettonata negli ambienti complottisti secondo cui il conflitto in corso in Ucraina non sarebbe altro che una messinscena dei media occidentali si arricchisce ogni giorno di nuove prove… o presunte tali.
In questo caso, viene analizzato un video di 21 secondi che mostra alcuni militari uscire da un furgone della Croce Rossa: a dimostrazione del fatto che i civili presi di mira dagli attacchi sono tutt’altro che «pazienti innocenti», e che vengono usati come scudi umani dalle milizie di Kiev. Ma anche questa volta, non si tratta della verità.
Un video, pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri della Russia e molto condiviso sui social, mostra dei militari ucraini che escono da un furgone della croce rossa
La clip viene usata per dimostrare il presunto uso che l’esercito ucraino fa “davvero” delle ambulanze, e come usi i civili come scudi umani
In realtà, per capire ciò che davvero sta succedendo, bisogna contestualizzare la scena ripresa
I militari erano presenti sul posto per aiutare i civili a evacuare da Irpin, e lo testimonia anche un articolo del Washington Post
«La rivelazione inaspettata di “pazienti innocenti” con fucili d’assalto ha mostrato come l’esercito ucraino utilizzi le ambulanze. Lo stesso modus operandi implica lo sfruttamento dei civili e il loro utilizzo come scudi umani»: questo testo accompagna un post su Facebook che mostra in allegato il video incriminato, tratto da un servizio giornalistico mandato in onda da Al Jazeera, come si capisce dal logo in basso a destra
Lo stesso testo, riproposto anche da altri utenti, è la copia esatta di un tweet pubblicato da una fonte precisa: il Ministero degli Affari Esteri della Russia.
Come ricostruisce il fact-checker belga Brecht Castel, sul furgone da cui escono i militari appare il logo della Croce rossa internazionale (ICRC), che ha uno status neutrale, anche rispetto al conflitto in corso tra russa e ucraina.
Ma oltre al furgone con la croce rossa, appare anche una vettura che ha tutta l’aria di essere un’ambulanza, e soprattutto un’ambulanza ucraina: nel provare il dato torna utile Google Lens, che consente di ingrandire i dettagli della vettura.
Dunque un primo indizio per ricostruire dove è stato registrato il servizio sembra essere assodato.
Zoomando inoltre sul logo che appare vicino al simbolo dell’ambulanza, e iniziando una ricerca per immagini sul motore di ricerca russo Yandex, scopriamo che si tratta dello stemma di Kiev, raffigurante l’arcangelo Michele. Un ulteriore prova del fatto che le immagini sono state catturate in territorio ucraino. Ma dove, di preciso?
Castel si è focalizzato ancora una volta sui dettagli: una piccola frazione dell’edificio che si vede sullo sfondo, che ha consentito di fissare il luogo esatto in cui è stato registrato il servizio tra Irpin e la città di Kiev, ipotesi poi confermata grazie a Google Streetview.
Una volta stabilito il dove, è utile scoprire quando il video è stato realizzato: sul web riappare condiviso su diversi social, da Twitter a YouTube e Facebook, e la versione più vecchia risale al 30 marzo 2022. La didascalia in arabo che appare in basso al servizio annuncia la «fine della prima giornata di negoziati russo-ucraini a Istanbul», avvenuta il 29 marzo: dal momento che il reporter in collegamento sembra parlare in diretta, probabilmente il servizio risale a quella data.
Una volta ricostruite queste importanti coordinate spazio-temporali, è possibile focalizzarsi sui protagonisti del video: le cinque persone in uniforme che escono dal furgone hanno tutta l’aria di essere davvero militari ucraini. Indossano tute mimetiche, hanno una fascia azzurra stretta intorno al braccio e la bandiera della nazione è visibile sul loro petto. Quattro dei cinque soldati sono visibilmente armati.
Può a questo punto tornare utile offrire un po’ di contesto: sebbene la clip diffusa abbia una durata di soli 21 secondi, il servizio originario durava 2 minuti e 32, e mostrava (minuto 00.41) anche diverse sedie a rotelle, e un vigile del fuoco ucraino che spingeva una persona seduta su una di esse.
Nel corso del servizio infatti venivano raccontate le evacuazioni dei civili da Irpin (città che risulta a circa 8 km da quella dove, secondo le ricostruzioni, hanno avuto luogo le riprese): in quell’occasione erano arrivate delle ambulanze e le forze ucraine avevano aiutato i civili. L’evacuazione era stata raccontata anche dal Washington Post, in un articolo che contiene anche un video: confrontando i dettagli visibili nelle due clip, quella di Al Jazeera e quella del Washington Post, come il tendone verde, la finestra e il muro, appare chiaro che riprendono lo stesso luogo.
Rispetto alla clip ri-postata dal Ministero russo, però, nel video del Washington Post è chiaro quale fosse il ruolo dei soldati ucraini presenti sul posto: non li vediamo semplicemente uscire dall’ambulanza, infatti, ma aiutare attivamente i rifugiati a scendere dal veicolo. Uno di loro, in particolare, secondo quanto ricostruito da Castel è esattamente lo stesso uomo che appare nella clip di Al Jazeera.
Usare la croce rossa per l’evacuazione dei civili non è considerato crimine di guerra dalle convenzioni di Ginevra, a meno che l’emblema dell’Organizzazione non venga sfruttato per ferire o uccidere i nemici. In questo caso, non abbiamo la prova che sia avvenuto qualcosa del genere: l’unica cosa che possiamo dire e dimostrare con certezza è che sia avvenuta un’evacuazione dei civili da Irpin, e che in quell’occasione questi ultimi siano stati aiutati dai militari dell’esercito ucraino.
Conclusioni
Senza contesto, il video postato dal Ministero degli Affari esteri russo risulta fuorviante. I militari che escono dal furgone della Croce rossa nel servizio di Al Jazeera si trovavano sul posto con l’obiettivo di aiutare i civili ad evacuare da Irpin, non per utilizzarli come «scudi umani».
(da Open)
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Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
I SERVI DEL CREMLINO E GLI AMICI DEL CRIMINALE FANNO GIRARE NOTIZIE FALSE PER SCREDITARE IL POPOLO UCRAINO
Circola un’immagine che ritrae due militari ucraini mentre trasportano una lavatrice al di fuori di un edificio, circondati da vetri in frantumi. Alcuni utenti sostengono che sia la «prova» del fatto che le milizie di Kiev rubino e saccheggino gli edifici bombardati, ma la vera storia che si cela dietro l’immagine è un tantino diversa.
L’immagine in realtà ritraeva i soldati mentre stavano aiutando a trasferire le merci da un mercato colpito dai bombardamenti a Kharkiv il 15 marzo: lo rivela la sua fonte originaria
I militari ucraini rubano, e la foto che li ritrae mentre trasportano una lavatrice ne è la prova: così sostiene questa utente su Facebook, che in allegato all’immagine scrive «Chi ha chiesto la prova che i militari ucraini rubano, eccivi (sic): stanno rubando le lavatrici. A suon di cannonate, una lavatrice viene portata fuori da un negozio bombardato…».
La vera storia della foto
Ma il momento catturato è dunque un furto colto in flagrante? Per capirlo, dobbiamo risalire alla prima volta che l’immagine è stata pubblicata: la fonte è l’agenzia Associated Press.
Lo scatto del fotografo Andrew Marienko è stato inserito nella galleria di immagini raccolte il ventesimo giorno di guerra (dunque il 15 marzo 2022). La descrizione originaria recita: «Ukrainian servicemen carry a washing machine as they help to relocate goods from a destroyed by shelling market in Kharkiv, Ukraine».
Tradotto: «I militari ucraini trasportano una lavatrice mentre aiutano a trasferire i beni da un mercato distrutto dai bombardamenti a Kharkiv, in Ucraina». La stessa didascalia che troviamo sotto la foto ripubblicata da SkyNews, che nella sua raccolta sulle immagini che provengono dall’Ucraina ha inserito l’immagine dei militari e della lavatrice scrivendo la stessa cosa di AP.
Conclusioni
L’immagine appare dunque condivisa con una descrizione errata, che stravolge il contesto originario in cui era stata scattata: i militari ucraini nella foto non stavano facendo razzia degli elettrodomestici trovati nei palazzi distrutti, ma aiutavano a trasportare gli oggetti fuori da un palazzo distrutto dai bombardamenti a Kharkiv.
(da Open)
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Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
I SERVI DEL CREMLINO E GLI AMICI DEL CRIMINALE FANNO GIRARE NOTIZIE FALSE PER SCREDITARE IL POPOLO UCRAINO
Un video in cui un uomo tedesco riprende il vagone di un treno completamente vandalizzato, lamentandosi delle sue condizioni, è stato condiviso attribuendo la colpa della devastazione a un presunto gruppo di profughi ucraini che il treno avrebbe trasportato.
In realtà, i profughi non c’entrano nulla, i veri responsabili sono un gruppo di tifosi che ha preso il treno poco prima che il video venisse girato
Il Ministero dei Trasporti del Baden-Württemberg ha smentito le accuse rivolte ai profughi ucraini
Immondizia, bottiglie parzialmente piene il cui contenuto continua a scolare sul pavimento, graffiti e adesivi attaccati alle pareti: il vagone di un treno che un uomo ha ripreso in Germania appare reduce da i bagordi di un gruppo numeroso. Che secondo alcuni utenti del web sarebbe composto da profughi ucraini: «Questo è un treno , che la Germania ha messo a disposizione dei quei ucraini , che sono scappati dal Loro paese . Hanno continuato a bere sempre , poiché il Loro governo , era l’unica cosa che gli permetteva…» recita la didascalia di questo post, che condivide il video.
La fonte della notizia è un messaggio proveniente dal gruppo Telegram dell’utente russa Наташа Бабушка, “Natascia Babushka”, che condivide la clip scrivendo appunto come i responsabili del marasma ripreso siano i rifugiati ucraini.
Tuttavia, la descrizione è falsa: secondo la ricostruzione dei fact-checker tedeschi di Correctiv.it, i veri responsabili sono stati alcuni tifosi della squadra di calcio FC Augsburg.
Per risalire a loro, bisogna partire dai sedili: i colori e i motivi che rivestono le poltroncine riprese nella clip ci consentono di ricondurre la vettura a un treno della regione di Baden-Württemberg.
Più precisamente: un treno del marchio “bwegt” , gestito dal locale Ministero dei Trasporti. Secondo quanto dichiarato dall’ufficio stampa del Ministero dei Trasporti del Baden-Württemberg, il video è stato realizzato lo scorso 19 marzo, quando il convoglio ha regolarmente effettuato la tratta « 19126 dalla stazione centrale di Ulm (12:17) a Plochingen».
Lo stesso giorno in cui aveva avuto luogo una partita di Premier League: FC Augsburg contro il VfB Stuttgart. Partita iniziata alle 15:30, secondo il sito web della Bundesliga tedesca: è dunque possibile che i tifosi abbiano preso il treno, partito alle 12.17, per recarsi a vedere la partita.
Dagli adesivi attaccati e dai graffiti sulle pareti, si distinguono alcune lettere e alcuni simboli: come la scritta “FCA” o “LA07”, usata dagli ultras per riferirsi alla squadra (FC Augusburg, fondata nel 1907).
Altro elemento che riconduce ai tifosi della squadra, nello specifico al gruppo “Legio Augusta”, è uno degli adesivi attaccati, che raffigura un’aquila doppia di colore nero: anch’esso è un emblema facilmente riconducibile a loro.
Tutti gli indizi portano dunque a individuare la causa dei disordini nell’euforia precedente una partita di calcio: riguardo i «profughi ucraini», invece, l’ufficio stampa del Ministero dei Trasporti del Baden-Württemberg ha dichiarato che «Il treno non è stato utilizzato per il trasporto di profughi ucraini. Nel Baden-Württemberg ci sono alcuni rifugiati ucraini che viaggiano ogni giorno in treno, ma questi passeggeri finora si sono comportati in modo pacifico».
Non sono dunque i “rifugiati ucraini” ad aver vandalizzato il mezzo.
(da Open)
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Aprile 29th, 2022 Riccardo Fucile
SQUADRE D’ASSALTO SI ERANO PARACADUTATE A KIEV PER UCCIDERLO E TRA LE MURA DEL SUO UFFICIO SI SENTIVANO GLI SPARI
Le truppe russe arrivarono a pochi minuti dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dalla sua famiglia nelle prime ore della guerra, i loro spari erano udibili tra le mura del suo ufficio: fu subito chiaro che gli uffici presidenziali non erano il posto più sicuro dove stare.
I militari informarono Zelensky che squadre d’assalto russe si erano paracadutate a Kiev per uccidere o catturare lui e la sua famiglia.
Lo scrive sul numero pubblicato oggi la rivista americana Time che dedica a Zelensky la copertina e un vasto servizio in cui si racconta la vita quotidiana del leader nel bunker da dove guida la risposta all’attacco russo.
Nelle prime ore dell’attacco russo – riporta il Time – mentre le truppe ucraine combattevano i russi per le strade, la guardia presidenziale cercava di sigillare il complesso con qualsiasi cosa potesse trovare.
Un cancello all’ingresso posteriore fu bloccato con un mucchio di barricate della polizia e tavole di compensato, somigliava più a un cumulo di rottami da discarica che a una fortificazione.
(da agenzie)
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