Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
E’ SUL FRONTE MERIDIONALE CHE INCONTRANO MAGGIORI OSTACOLI E LASCIANO PER STRADA MEZZI E RECLUTE
I russi avanzano con il loro passo. Lento. Due chilometri al giorno, dicono dal Pentagono, ma sarebbero in ritardo di diversi giorni sulla tabella di marcia. Sullo sfondo restano diverse opzioni «finali», appese a quanto deciderà il campo e alla volontà di Putin.
Una serie di osservatori riportano informazioni mescolate alla nebbia di guerra, loro stessi mettono in guardia sull’accuratezza. Sul fronte orientale, le forze russe continuano ad attaccare e martellare per prendere il controllo dell’intero Donbass, ma non sono riuscite ad avanzare in modo significativo: hanno provato a conquistare Rubizhne, senza successo, e bombardano la regione di Severodonetsk senza condurre attacchi via terra. Hanno conquistato Kreminna, spingono verso Sloviansk e Kramatorsk, mentre continua la pressione su Lyman e Yampil.
Sul fronte meridionale, gli uomini di Putin incontrano maggiori ostacoli, faticano, lasciano per strada mezzi e reclute (non sempre all’altezza).
I «difensori» sono sempre veloci nell’infilarsi tra le linee, significativi i sabotaggi alle vie di comunicazione: hanno fatto saltare un ponte vicino a Melitopol, indispensabile per il flusso di rifornimenti.
Fonti statunitensi ritengono che Mosca stia impiegando un totale di 92 battaglioni, altri 20 sono stati ritirati per essere rimessi in sesto e sono stati recuperati contingenti reduci dall’assedio di Mariupol, dove tuttavia i combattimenti continuano.
Ma quanti sono veramente gli effettivi? Il ricercatore Michael Kofman arriva a dire che sono al 40%, in poche parole non hanno abbastanza «fanti» e anche gli equipaggi dei corazzati sarebbero «ridotti».
L’unica soluzione – aggiunge – è la mobilitazione generale, magari il 9 maggio in concomitanza con la festa della vittoria sul nazismo. Putin avrebbe preferito l’operazione lampo proprio perché consapevole della carenza di truppe, sostiene Kofman.
A sud di Izyum l’Armata ha conseguito risultati significativi impadronendosi di decine di località. Gli invasori – segnala l’analista austriaco Tom Cooper – hanno schierato un paio di unità appartenenti alle 76esima divisione aerotrasportata, tra i soldati migliori a loro disposizione. Nel settore di Kharkiv, infine, gli ucraini hanno contrattaccato spingendo verso nord l’avversario e liberando alcuni villaggi: una situazione diventata tendenza.
Le tattiche
In questa fase le «colonne» russe procedono – specie a est – su direzioni parallele, in modo da sostenersi a vicenda. Ma soprattutto continuano a sparare a volontà con un vasto arsenale di bocche da fuoco: una tattica consueta e storica per l’Armata. Il generale Hertling, ex comandante delle forze americane in Europa illustra la tattica. Quando ti bombardano incessantemente e con calibri pesanti – spiega – hai due possibilità: cedi terreno o rispondi in modo preciso. Per la seconda scelta devi avere radar di scoperta, cannoni adeguati, munizioni.
Tre elementi che scarseggiano nel dispositivo di Kiev: solo adesso la Nato sta inviando il necessario. Intanto sta addestrando 100 artiglieri in Europa con un corso di 5 giorni per i pezzi da 155 dati dagli Usa: saranno loro poi a passare le istruzioni agli altri in Ucraina.
Questo vale per l’infinità di mezzi in arrivo dall’Occidente. Ecco allora che gli ucraini, quando non possono tenere, ripiegano e questo permette all’avversario di inviare reparti in avanti: esplorano, saggiano le difese, si assicurano punti abbandonati.
GLI OBIETTIVI
Gli obiettivi dell’operazione speciale sono cambiati spesso, e muteranno ancora. Soffermiamoci su quelli indicati dagli esperti occidentali, dunque parziali. L’opzione A prevede una grande manovra a tenaglia che arriva fino alla città di Dnipro. In questo caso le Brigate di Zelensky dovrebbero ritirarsi per evitare di essere triturate. L’opzione B, sempre accerchiante, è meno ambiziosa e prevede il dominio sulle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk.
A incastrarsi in questo mosaico c’è la presa di tutta la fascia costiera, come indicato dieci giorni fa dal generale Rustan Minnekaev, vice comandante del settore sud: conquista totale della parte meridionale, creazione di un corridoio tra Crimea e Donbass, proiezione territoriale verso la repubblica autonoma della Transnistria (al confine con la Moldavia).
COSA ACCADRÀ CON ODESSA?
È la città simbolo, con una rete sotterranea estesa che permette di trincerarsi e protezioni con mine e missili sul versante mare in chiave anti-sbarco. Ma la conquista totale del Donbass, a sentire i commenti che arrivano da Mosca, potrebbe anche non bastare a Putin.
Tre fonti vicine al Cremlino hanno rivelato al sito indipendente russo Meduza , molto affidabile, che il «pieno controllo» del sud sarà raggiunto anche attraverso dei referendum «guidati» da Mosca nelle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, che dovrebbero votare per essere annesse alla federazione russa, e a Kherson, città meridionale parzialmente occupata dai russi, che andrà alle urne per ottenere l’indipendenza dall’Ucraina: in seguito potrebbe essere annessa alla Crimea o alla stessa Russia.
I referendum sono già stati posticipati a causa dei «fallimenti» russi sul campo, ma – se non ci saranno ulteriori rinvii – si dovrebbe votare fra il 14 e il 15 maggio.
Target minimi o massimi sono però condizionati dal nemico e dalle capacità dei soldati. I giudizi degli esperti sulla macchina russa restano negativi.
Al punto – insinuano da Kiev – che il capo di Stato Maggiore Gerasimov, il padre della strategia russa, sarebbe stato mandato a dirigere di persona, quasi in prima linea, la seconda fase. Dalla teoria alla pratica.
(da il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
L’INFLAZIONE ANNUA È STIMATA INTORNO AL 18-23% (QUASI AI LIVELLI DELLA GRANDE CRISI DEL 1992) – LE CIPOLLE SONO SALITE DA 40 A 55 RUBLI AL CHILO E LE BARBABIETOLE DA 47 A 69 (SONO USATISSIME PER IL BORSH, LA MINESTRA CHE E’ IL PIATTO PRINCIPALE DI OGNI FAMIGLIA RUSSA)
La verità si può trovare anche nella minestra. Ci sono i messaggi quotidiani del Cremlino, quelli ad uso del mercato interno, dove si sostiene che le sanzioni fanno il solletico, mentre intanto distruggono i Paesi occidentali che le hanno adottate.
C’è Elvira Nabiullina, governatrice della Banca di Russia, dissidente a giorni alterni per i media internazionali, fedele alla linea nei fatti, che prevede tempi duri solo per il 2022. Dopo, come prima o quasi.
E poi si entra in supermercato, a comprare il cosiddetto Borshevoj nabor, ovvero gli ingredienti completi che servono a preparare il Borsh, la minestra di barbabietole, per altro di origine ucraina, che costituisce il piatto principale di ogni famiglia russa, e per questo viene considerato il bene più attendibile per valutare l’andamento dei prezzi.
Le stime ottimiste sull’economia finiscono alla cassa. Rispetto allo scorso 25 marzo, quando la tendenza era già al rialzo, le cipolle sono salite da 40 a 55 rubli al chilo, le barbabietole da 47 a 69, le carote da 60 a 73, i cavoli da 81 a 99.
Per tacere della carne di manzo, il cui prezzo è triplicato. Anche se il Borsch sarà meno saporito, meglio abbondare di patate, che non mancano mai e hanno subìto un rincaro minimo, da 50 a 53 rubli. E per chi dovesse fare ironie, meglio ricordare che lo stipendio medio di un lavoratore russo ammonta all’equivalente di 400 euro mensili, uno dei livelli salariali più bassi del mondo. Facciamo scorta di frutta, che non si sa mai. Pure qui il carrello della spesa piange. Il costo delle banane è raddoppiato. Le scatole di mirtilli e lamponi, che sono pur sempre frutti autoctoni, sono passate da 280 rubli ai 690 di oggi. Meno male che non durerà tanto, questa spirale.
La Banca centrale ha corretto al rialzo le previsioni nere del ministero dell’Economia. Il Pil non scenderà più del 12,5 per cento, ma «solo» dell’8%. Certo, l’inflazione annua è stimata intorno al 18-23%, quasi ai livelli della grande crisi del 1992. Ma poi, garantisce la governatrice Nabiullina, andrà subito meglio. Già nel 2023 il prodotto interno lordo calerà solo di un altro 3%, mentre l’inflazione rientrerà nei ranghi, intorno al 5-7%.
A partire dal 2024, si tornerà a crescere.
C’è da credere davvero a questa risalita così veloce? Perché a volte sembra che la mano destra della Banca centrale non sappia quel che fa la sinistra. In questo caso, il suo Dipartimento di macroeconomia, che sostiene la necessità di prepararsi a una «nuova era» caratterizzata da un «netto arretramento» nel settore delle tecnologie, dall’addio a due terzi delle esportazioni e delle importazioni, da un tasso di crescita potenziale quasi azzerato.
E come conseguenza di questa nuova «economia ristretta», ci sarà il ritorno al cosiddetto «shuttle trade», il commercio realizzato con le navette che fu proprio dei tremendi anni Novanta, quando i piccoli negozianti erano obbligati ad andare in Turchia, in Cina o in Armenia per acquistare i beni da rivendere poi sulle patrie bancarelle.
Come dice il ragazzo alla cassa, forse stanno distillando la realtà in dosi omeopatiche. Se questa sera il Borsch avrà un retrogusto amaro, non sarà soltanto per via delle poche barbabietole.
(da (il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
IN CERCA DI UNA “RIVINCITA” PER I FALLIMENTI MILITARI, GLI ALTI UFFICIALI DELL’ESERCITO RUSSO STAREBBERO SPINGENDO IL PRESIDENTE RUSSO AD ANNUNCIARE IL CAMBIAMENTO DURANTE LA PARATA ANNUALE DEL 9 MAGGIO
Vladimir Putin potrebbe abbandonare il termine “operazione speciale” per indicare l’invasione dell’Ucraina e parlare di ‘guerra totale’ a Kiev.
Lo riporta l’Independent citando indiscrezioni di funzionari russi e occidentali.
In cerca di una “rivincita” per i fallimenti militari, gli alti ufficiali dell’esercito russo – riporta il media britannico – starebbero spingendo il presidente russo ad annunciare il cambiamento durante la parata annuale del Giorno della Vittoria il 9 maggio.
La mossa permetterebbe al Cremlino di attivare la legge marziale, coinvolgere i suoi alleati in un aiuto militare e proclamare la mobilitazione di massa.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
“GIUNTO A SCADENZA L’ACCORDO NON SARA’ RINNOVATO”
Alessandro Orsini non sarà più direttore dell’Osservatorio internazionale della Luiss.
A riportarlo sono fonti dell’ateneo romano citate da Repubblica. Ma c’è di più. Secondo le stesse fonti, dovrebbe essere soppresso l’intero osservatorio fondato dal professore.
Una decisione arrivata dopo le numerose polemiche per le esternazioni filo russe che da settimane Orsini continua a rilasciare sui giornali e nei talk televisivi.
Lo studioso resterà, almeno per ora, professore associato nel dipartimento di Scienze politiche ma il sito del suo osservatorio è stato già rimosso dal web e scomparso all’istante.
«L’accordo di collaborazione con Eni per l’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, affidato dall’ateneo al professor Alessandro Orsini, è giunto a scadenza da circa due mesi e non sarà rinnovato», spiegano intanto dall’ateneo, «Per questa ragione, i canali di comunicazione dell’Osservatorio, incluso il sito internet, “Sicurezza internazionale”, da oggi non sono più attivi».
«Hitler non aveva intenzione di fare la guerra»
L’ultima dichiarazione di Orsini durante la trasmissione Accordi & Disaccordi andata in onda nella serata del 29 aprile ha destato non poche polemiche: «Hitler non aveva intenzione di far scoppiare una guerra mondiale. La Germania invase la Polonia; Inghilterra e Francia si erano alleate con la Polonia e scattò un effetto domino che Hitler non si aspettava».
È a seguito di queste frasi che è arrivata la decisione definitiva della Luiss, nonché la protesta del saggista Claudio Velardi che poche ore fa ha annunciato il suo addio all’università romana, in evidente polemica con Orsini.
«Da molti anni insegno in un Master Luiss, vergognandomene un po’ perché non mi sento mai all’altezza» ha scritto, «ma piuttosto fiero di essere parte di un network di qualità. Ho deciso di non farlo dal prossimo anno. È il momento di compiere qualche piccolo gesto di ribellione civile».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
L’ULTIMA? “ADOLF HITLER NON AVEVA INTENZIONE DI FAR SCOPPIARE UNA GUERRA MONDIALE” (COME NO, VOLEVA SOLO MOVIMENTARE UN PO’ LA VITA)… LA SUA TEORIA: “LA GERMANIA INVASE LA POLONIA, INGHILTERRA E FRANCIA SI ERANO ALLEATE CON LA POLONIA E SCATTÒ UN EFFETTO DOMINO CHE HITLER NON SI ASPETTAVA”
L’Alessandro Orsini show non si ferma mai. Il professore balzato agli onori (o agli oneri) delle cronache per le sue teorie estreme sul conflitto in Ucraina, bollate come filo-Putin, ormai impazza ad ogni latitudine televisiva. Tutti a puntare il dito contro di lui, ma tutti pronti ad invitarlo. Insomma, l’ipocrisia regna sovrana, come spesso accade nel sistema mediatico e sul piccolo schermo.
Ma, diciamo la verità, Orsini non delude mai. E l’ultimo capitolo è clamoroso, dirompente, impensabile. Siamo ad Accordi e Disaccordi, il programma di Andrea Scanzi e Luca Sommi in onda su Nove. L’ospite, ovviamente, era proprio lui, l’ormai mitologico professor Orsini.
Rullo di tamburi, ecco fino a dove si è spinto questa volta. “Adolf Hitler non aveva intenzione di far scoppiare una guerra mondiale – ha premesso. La Germania invase la Polonia, Inghilterra e Francia si erano alleate con la Polonia e scattò un effetto domino che Hitler non si aspettava”. Già, testuali parole, nello stupore più generale. Hitler non avrebbe voluto il conflitto globale, secondo Orsini, nelle cui parole è sin troppo semplice vedere un parallelismo tra il nazista e lo zar Vladimir Putin. Come è noto, Orsini da tempo insiste sulle responsabilità della Nato dietro a questo conflitto. Dunque, fate due più due: per Orsini non fa quattro.
(da Libero)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
HELSINKI GIA’ SPENDE IL 2% DEL PIL PER LA DIFESA E STOCCOLMA INTENDE RAGGIUNGERLO ENTRO IL 2028… TRA UN PAIO D’ANNI, L’AVIAZIONE DEGLI STATI NORDICI DOVREBBE RAGGIUNGERE 150 AEREI DA COMBATTIMENTO F35 E 72 CACCIA OPERATIVI
Se l’obiettivo di Vladimir Putin era spezzare l’accerchiamento militare della Russia da parte della Nato, è già fallito.
Ciò che sta avvenendo è l’esatto contrario: Finlandia e Svezia, sino a poche settimane fa determinate a restare fuori dall’Alleanza atlantica, stanno accelerando le pratiche per l’adesione, che le metterebbe sotto l’ombrello della clausola di difesa collettiva prevista dall’articolo 5 del Patto. I due Stati hanno eserciti e armamenti di alto livello e una posizione geografica cruciale, e il loro ingresso cambierebbe drasticamente gli equilibri tra Mosca e il blocco occidentale.
Tutto questo si deve a proprio a Putin: sono state le immagini di Mariupol distrutta e le notizie delle stragi di civili e degli stupri compiuti dai soldati di Mosca che hanno ribaltato le convinzioni degli elettori dei due Paesi. Secondo un sondaggio pubblicato ieri in Finlandia, il 65% della popolazione è a favore dell’entrata nell’Alleanza: cinque anni fa, solo il 19% era su questa posizione. Situazione simile in Svezia, dove le ultime rilevazioni segnalano un 51% di favorevoli e un 24% di contrari.
Aftonbladet, quotidiano dei sindacati degli operai svedesi, sinora su posizioni neutraliste, si è chiesto «come la Svezia e la Finlandia possano garantire la nostra sicurezza rimanendo fuori della Nato, quando la Russia è pronta ad iniziare una guerra su vasta scala contro un Paese vicino».
I politici si adeguano.
Ieri i ministri degli Esteri di Finlandia e Svezia si sono incontrati ad Helsinki per discutere dell’ingresso dei due Paesi – magari simultaneo – nell’Alleanza. Tutto dovrebbe essere definito prima del vertice Nato che si terrà a Madrid il 29 giugno. Sulla bilancia c’è anche la minaccia del Cremlino, da dove hanno promesso «gravi conseguenze politico-militari» se i due Paesi compieranno un simile passo.
A Washington, di certo, nessuno si opporrà. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ieri ha assicurato che le porte della Nato sono aperte all’ingresso di svedesi e finlandesi: «Se questo è ciò che vorranno, noi lo sosterremo con forza».
Già sono uscite le prime analisi su come cambierebbero i rapporti di forza tra la Nato e la Russia. La rivista Foreign Affairs non ha dubbi: «Se la Finlandia e la Svezia aderiranno all’Alleanza, come sembrano pronte a fare, porteranno nuove e sostanziali capacità militari, tra cui avanzate capacità aeree e sottomarine, che altereranno l’architettura di sicurezza dell’Europa settentrionale e contribuiranno a scoraggiare ulteriori aggressioni russe».
I due Paesi, infatti, spendono molto perla difesa: la Finlandia già soddisfa il requisito del 2% del Pil chiesto dalla Nato e la Svezia intende raggiungerlo entro il 2028. «La Finlandia», prosegue Foreign Affairs, «mantiene un esercito con riserve molto consistenti, e la Svezia ha forti forze aeree e navali, in particolare sottomarine».
Nel Comitato atlantico norvegese spiegano che «l’adesione della Finlandia e della Svezia alla Nato cambierà la situazione geopolitica. Rafforzerà la deterrenza e la difesa aggiungendo all’Alleanza Paesi democratici, ricchi e relativamente forti dal punto di vista militare in una regione strategicamente vitale». Tra un paio d’anni, secondo i calcoli fatti a Oslo, «l’aviazione collettiva degli Stati nordici consisterà in 150 aerei da combattimento F-35 e in 72 caccia operativi svedesi Jas Gripen», tra i più avanzati.
«Se aggiungiamo la Gran Bretagna, la Germania e i Paesi Bassi, l’Europa settentrionale avrà quasi 250-300 caccia F-35, oltre ai Jas svedesi». L’Alleanza atlantica otterrebbe così il controllo di quell’area del pianeta su cielo, terra e mare, rendendo possibile anche una difesa molto più efficace di Estonia, Lettonia e Lituania, le tre repubbliche baltiche che erano parte dell’Urss e temono di essere le prossime vittime di Putin.
Il mar Baltico, nonostante la presenza della Russia, si trasformerebbe di fatto un lago della Nato e le basi dei sottomarini lanciamissili russi diventerebbero vulnerabili, probabilmente indifendibili. C’è un’incognita terribile, ovviamente, e riguarda la reazione di Putin e dei generali di Mosca: cosa farebbero nel momento in cui l’accerchiamento della Russia, il loro incubo dal giorno in cui è crollata l’Urss, diventasse realtà?
(da Libero)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
A PESARE SONO ANCHE LE DIFFERENZE TRA NORD E SUD DEL PAESE
Delle cinque regioni europee con l’occupazione più bassa del continente, quattro sono italiane: si tratta di Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.
A rivelarlo sono i dati raccolti dall’Eurostat a proposito del mercato del lavoro europeo nel 2021, da cui emerge che il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni registrato in Sicilia è pari al 41,1%; seguono la Campania con il 41,3%, la Calabria con il 42% e la Puglia con il 46,7%: tassi notevolmente inferiori alla media europea che si attesta attorno al 68,4%. Nel caso delle lavoratrici donne la situazione peggiora, con appena il 29,1% in Campania e Sicilia – il dato più basso in Ue – e il 30,5% in Calabria.
All’opposto, nella regione finlandese dell’Aland il tasso di occupazione femminile è all’83,5%. Nella lista dei «peggiori cinque» a livello di occupazione, figura inoltre la regione della Guyana francese, mentre non sono presenti dati a proposito della regione francese della Mayotte, che in genere riporta tassi di occupazione molto bassi.
Le differenze territoriali e di genere
Si riconferma la presenza di ampie differenze territoriali tra il Nord e il Sud dello stivale: se il tasso di occupazione media del nostro Paese si attesta al 58,2%, tocca dei picchi del 70% nella provincia autonoma di Bolzano per scendere di quasi trenta punti percentuali quando si prende in esame il meridione. In generale, a Nord Ovest del Paese il tasso di occupazione risulta essere pari al 65,9%, mentre a Nord Est si attesta intorno al 67,2%: livelli decisamente più in linea con l’andamento europeo.
Il peggior risultato tra i 27 Paesi è quello della Grecia, che nonostante presenti meno differenze territoriali riporta un tasso di occupazione del 57,2%: livello comunque superiore per oltre dieci punti percentuali a quello registrato nel sud Italia (45,2%).
Le disparità si riflettono anche sul fronte dell’istruzione e del genere: per il totale dei laureati (uomini e donne) il tasso di occupazione è dell’84,9% nell’Ue a 27, del 90% nella regione tedesca di Dresda e del 79,2% in media in Italia. Ma se in Lombardia la media è dell’84,3%, in Calabria è scende al 65,3% e in Campania al 68,2%. Nel nostro Paese anche il tasso di occupazione per le donne laureate (76,4%) risulta più basso di quello Ue (82,5%), ma ancora una volta se il Nord del Paese si avvicina alla media (in Lombardia risulta attorno all’82%), il sud rimane notevolmente indietro (con il 64% in Campania e il 59,4% della Calabria).
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
TRUCCO E ROSSETTO, MADRE DI DUE BAMBINI, COMBATTE IN PRIMA LINEA CONTRO I RUSSI
È diventata celebre dopo che ha pubblicato un video su Tik Tok in cui la si vedeva combattere in prima fila contro le truppe russe. Con trucco e rossetto sul volto.
Tetyana Chubar è comandante di un platone di artiglieria ucraino, ma anche tiktoker e madre di due bambini. Combatte nella regione orientale di Sumy, una delle principali aree dell’Ucraina prese di mira dalle forze sotto la guida del presidente russo Vladimir Putin. Nei video su Tik Tok però si autodefinisce “principessa”.
Il video pubblicato sul social network ha ottenuto 1 milione di visualizzazioni in soli cinque giorni. Ora che lei è in combattimento sono i genitori a guardare i suoi figli.
“La domanda che mi fanno i miei figli è perché stai litigando? Io rispondo loro che non c’è altro modo”, ha detto Tatyana in un’intervista a The new voice of Ukraine.
Nei video su Tik Tok compare mentre dice “Fuoco! Fuoco!”. Ha a sua disposizione un obice semovente 2S1 Gvozdika, ma nei video sorride come se nulla fosse.
Prima di entrare nell’esercito faceva la pasticcera. Poi, quando ha compiuto 18 anni, si è arruolata. “Ma solo come una donna normale” ha dichiarato al giornale ucraino.
Nel 2019, dopo essere tornata dal congedo di maternità, è entrata a far parte di un plotone di artiglieria. Al giornale ha raccontato che quando ha chiamato il suo comandante, non aveva una posizione per me. Poi Chubar è andata da lui e gli ha detto: voglio servire, voglio mettermi a disposizione.
“Kostyantyn Viter, il comandante, mi ha detto: ‘ho un posto vacante per un assistente. Ma per quella posizione, devi preparare i proiettili per il lancio’. Io gli ho risposto: ‘sono pronta per questo, se è necessario, lo farò, sono preparata per tutto. Questo perché volevo davvero tornare nell’esercito'” ha raccontato a The new voice.
Combattere i russi per lei significa aver trovato “uno scopo nella mia vita”.
(da Huffingtonpost)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 30th, 2022 Riccardo Fucile
LE RIVELAZIONI DEL FINANCIAL TIMES: PUTIN IN RITARDO NEL SUO ATTACCO AL DONBASS
La Russia è a corto di missili di precisione e le sue fabbriche di armi non sono in grado di produrre abbastanza da tenere il passo con la domanda. Lo rivela il Financial Times, che riporta le testimonianze di alcuni funzionari occidentali. La rivelazione emerge in contemporanea con un’altra notizia, a cui la prima può essere legata.
“La Russia è probabilmente in ritardo di qualche giorno nel suo attacco alla regione del Donbass, in Ucraina”, come riferito ad Nbc News una fonte del Pentagono. “I russi stanno facendo progressi lenti e irregolari”, ha detto la fonte.
Le difficoltà di produzione nell’industria russa e l’impatto delle sanzioni occidentali avranno come conseguenza il fatto che Mosca dovrà trasportare missili in Ucraina da altre parti del Paese, secondo i funzionari sentiti dal Ft.
“La loro scorta è limitata, è in esaurimento e stiamo vedendo che spostano i missili Kalibr da altre direzioni strategiche in cui potrebbero essere immagazzinati”, ha affermato una delle fonti, riferendosi ai missili da crociera lanciati dal mare.
“Tale elemento fa comprendere chiaramente che la loro scorta di armi di precisione sta diminuendo” ha continuato. La rivelazione arriva mentre gli Stati Uniti e i loro alleati europei intensificano gli sforzi per armare Kiev e si preparano a un conflitto prolungato. Biden sta cercando di inviare 33 miliardi di dollari in più divisi tra aiuti militari, economici e umanitari all’Ucraina.
Il Pentagono è convinto che la Russia sia almeno diversi giorni indietro rispetto al suo obiettivo di accerchiare le forze ucraine nel Donbass. “Riteniamo che intendessero essere molto più avanti in termini di accerchiamento totale delle truppe ucraine a est e pensiamo che non siano stati in grado di collegare il nord con il sud”, ha dichiarato un alto funzionario della difesa degli Stati Uniti. I russi hanno fatto progressi limitati a sud-est e sud-ovest di Izyum e verso le città di Slovyansk e Barvinkove. Gli Stati Uniti ritengono che la Russia stia cercando di spostare le forze a nord fuori Mariupol, ma anche lì i progressi sono stati lenti, secondo il Pentagono.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »