Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
I DUE AL TELEFONO ALLUDONO A PERDITE DEVASTANTI DA PARTE DELL’ARMATA ROSSA IN UCRAINA
“Putin è un figlio di puttana, Shoigu? Del tutto incompetente”. Due colonnelli russi in servizio, il 42enne Maxim Vlasov e Vitaly Kovtun, 47 anni, sono stati “intercettati” mentre muovono insulti e critiche a “Mad Vlad” e al suo ministro della Difesa Sergei Shoigu per il fallimento della guerra con l’Ucraina.
I loro sfoghi in una chiamata vocale privata, presumibilmente intercettata dai servizi segreti di Kiev – mostrano un profondo dissenso tra gli alti ranghi per come viene condotto il conflitto.
Nelle frasi piene di imprecazioni Putin viene accusato per la sua scelta di non bombardare il parlamento ucraino e altri obiettivi chiave. Shoigu viene liquidato come incompetente negli affari militari.
I due alludono a perdite devastanti da parte dell’Armata Rossa in Ucraina, che non sono state ufficialmente riconosciute. Le pungenti critiche dei colonnelli, pubblicate da Radio Liberty/Svoboda, hanno creato forte imbarazzo al Cremlino
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
IN CASO DI CROLLO ALLE AMMINISTRATIVE, GIORGETTI, ZAIA E FEDRIGA AVRANNO LA FORZA DI RISPEDIRLO AL PAPEETE?
Fino a qualche giorno fa era opinione comune che Matteo Salvini fosse un personaggio politico in declino, sì, ma in grado di arrivare alle elezioni del 2023 e lì giocarsi le sue residue possibilità.
I sondaggi lo fotografavano intorno al 15 per cento, ossia meno della metà dei voti ottenuti nelle Europee del 2019, ma pur sempre più di quel che raccoglieva la Lega prima dell’avvento del cosiddetto “capitano”.
Peraltro il partito nordista è ben strutturato al suo interno, costruito intorno a un’idea gerarchica che riconduce tutti o quasi i fili del potere al leader. In questo non assomiglia ai 5S, l’altro movimento populista a cui viene spesso e in modo improprio accostato, anche per le memorie del governo giallo-verde del ’18. Ora le certezze sembrano sul punto di sgretolarsi.
Come spesso avviene nella Storia, un evento figlio del caso o di un grossolano errore finisce per scoperchiare la pentola in cui l’acqua già stava bollendo, benché si facesse finta di non vedere. L’evento è naturalmente la mancata missione in Russia, su cui è già stato detto tutto. Quel che colpisce è che Salvini abbia preferito imbarcarsi in una simile, imprudente avventura invece di dedicarsi alla campagna per i referendum sulla giustizia del 12 giugno.
È come se il capo leghista, uno dei maggiori promotori della consultazione, non avesse alcuna fiducia nella possibilità di raggiungere il quorum.
Ma allora perché ha lavorato alla raccolta delle firme? Perché ha teorizzato l’urgenza di chiamare gli italiani a pronunciarsi sulle anomalie del sistema giudiziario? Evidentemente non era un impegno strategico per la Lega, ma solo un diversivo. La vicenda russa, su cui era stato fatto un investimento politico esclusivo, si è invece risolta in un doppio disastro.
Da un lato ha danneggiato l’immagine del governo, perché si è visto che un partito importante della maggioranza ha tentato di giocare una sua partita senza raccordarsi con Palazzo Chigi e la Farnesina. Ma soprattutto il danno è per la Lega.
Il dilettantismo è una colpa che in politica non si perdona, benché la maggioranza relativa in Parlamento sia tuttora appannaggio di un movimento, i Cinque Stelle, che quattro anni fa trionfò proprio in nome del dilettantismo e dell’incompetenza.
Poi la realtà si è incaricata di far svanire le illusioni. In ogni caso, oggi la Lega ha il problema del suo segretario. Il quale in condizioni normali sarebbe già stato sostituito.
Qualche tempo fa l’affare della maglietta putiniana in Polonia era suonato come un campanello d’allarme circa la lucidità dell’uomo. Oggi il nuovo incidente è molto più serio e grave.
D’altronde è vero che nella Lega ci sono alcuni buoni amministratori – vedi Fedriga e Zaia – ma poche figure dotate del temperamento politico necessario per mettere in minoranza colui che fino a ieri è stato una sorta di padre-padrone capace di lasciare ai suoi solo il “diritto di mugugno”. Per cui il dilemma sta innervosendo tutti.
Per un verso, la prospettiva di lasciare campo libero a Salvini ancora dieci mesi (e di fargli compilare le liste elettorali), inquieta tutti i maggiorenti leghisti.
Per l’altro, agire dopo l’estate, o comunque prima del voto, richiede il coraggio della disperazione.
E non è detto che basti, se manca una tessitura e soprattutto un’idea di quale debba essere il ruolo della Lega nel dopo Salvini. Tutti camminano su un filo sottile che potrebbe spezzarsi.
(da La Repubblica)
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Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
SE NON FOSSE MUSUMECI ALLEANZA PD-M5S AVANTI… IL GIUDIZIO SULL’OPERATO DI MUSUMECI E’ NEGATIVO PER IL 53% DEI SICILIANI, POSITIVO SOLO PER IL 44%
Un sondaggio YouTrend condotto tra il 23 e il 27 maggio sulla popolazione maggiorenne siciliana (813 casi) mostra un lieve vantaggio, se si votasse oggi per le elezioni regionali, di un candidato generico del centrosinistra alleato col Movimento 5 Stelle (37,5%) su un candidato generico del centrodestra (36,0%).
Tuttavia, se il candidato di centrodestra fosse il presidente uscente Nello Musumeci, quest’ultimo vincerebbe sia contro un candidato generico dell’asse giallo-rosso (40,7% vs 34,0%), sia contro i tre potenziali candidati di tale asse: il presidente uscente sarebbe infatti davanti sia a Cancelleri (45,8% vs 26,8%) che a Fava (43,3% vs 32,0%) che a Caterina Chinnici (39,7% vs 35,5%, e in questo scenario il vantaggio di Musumeci non verrebbe nemmeno scalfito se la Lega si sfilasse dalla coalizione del presidente uscente per sostenere De Luca).
Musumeci è percepito dai siciliani come più competente – ma al contempo più dipendente dai partiti– di Caterina Chinnici.
Più in generale, tra Musumeci e Chinnici il 37% dei siciliani preferisce il presidente uscente, il 32% l’europarlamentare del PD e il 24% nessuno dei due (il rimanente 7% non sa o non risponde).
A livello di liste, a contendersi il primo posto sarebbero il Movimento 5 Stelle (23,6%) e una lista unica con Fratelli d’Italia e Diventerà Bellissima (23,1%).
Nonostante ciò, nel giudicare gli ultimi 5 anni dell’Amministrazione siciliana prevalgono i giudizi negativi (53%) su quelli positivi (44%).
Le principali priorità per i siciliani al momento sono lavoro (63%) e sanità (53%). Questo vale sia per gli elettori di Musumeci che di Chinnici.
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
ESCLUSI QUELLI RICHIESTI A LUNGO RAGGIO (300 KM) SI INVIERANNO QUELLI CHE COLPISCONO SOLO A 65 KM
Mentre Zelensky continua a chiedere nuove armi per fermare l’offensiva dei russi, gli Stati uniti hanno annunciato che non invieranno Ucraina missili a lungo raggio.
Lo ha spiegato il presidente Biden sottolineando che la Casa Bianca non è intenzionata a fornire a Kiev armamento che possa raggiungere l’interno del territorio russo. “Non invierò nulla che possa colpire in Russia” ha assicurato infatti Biden rispondendo alla domanda se avesse intenzione di inviare razzi a lungo raggio in Ucraina così come riportato da organi di stampa.
Da alcuni giorni infatti si rincorrono voci sul fatto che l’amministrazione Biden si sta preparando a un nuovo pacchetto di aiuti militari che avrebbe incluso anche sistemi di missili a medio/lungo raggio per potenziare il tipo di armi che sta offrendo all’Ucraina.
Sono armamenti richiesti da settimane dai funzionari e militari ucraini in vista dell’offensiva del Donbass che li vede nettamente svantaggiati in termini di mezzi ma per ora Washington si è limitata a fornire obici da artiglieria, che hanno una gittata massima di 25 chilometri, e missili antiaerei.
La marcia indietro di Biden però potrebbe essere solo parziale visto che le affermazioni secondo cui il Pentagono non fornirà all’Ucraina sistemi missilistici in grado di finire in territorio russo lasciano spazio a una serie di sistemi che comunque potrebbero cambiare i rapporti di forza in campo nel Donbass.
Se sono esclusi i Multiple Launch Rocket System (MLRS) a lungo raggio cioè quelli con razzi sino a 300 chilometri contro bersagli terrestri, sul piatto della bilancia restano i sistemi missilistici a lancio multiplo a corto raggio con relative munizioni.
Si tratta di sistemi che hanno comunque una gittata più che doppia rispetto agli obici M777 già inviati da Washington visto che sono in grado di colpire bersagli a una distanza di circa 65 km.
Inoltre si tratta di sistemi ad alta tecnologia rispetto agli omologhi sistemi delle forze russe, in grado cioè di colpire bersagli con una elevata precisione rispetto ai lanci indiscriminati dei russi e dunque utili ance in chiave offensiva.
Al momento comunque i funzionari del Pentagono assicurano che non è stata ancora presa alcuna decisione sulla consegna di questi sistemi di arma più complessi, e che comunque necessitano di addestramento, e solo quando arriverà il via libera si deciderà quali fornire all’Ucraina
(da Fanpage)
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Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
OLEG MOROZOV IN UN PAESE NORMALE SAREBBE GIA’ A MARCIRE IN GALERA
«A cosa pensi quando sogni ad occhi aperti?»: comincia così il tweet con il quale Julia Davis – giornalista, membro del Russia Media Monitor e sanzionata dalla Russia – porta all’attenzione del mondo una conversazione avvenuta nel corso di un talk show con ospiti politici e giornalisti in una televisione russa.
Il protagonista è Oleg Morozov, deputato russo che già un paio di settimane fa si era fatto riconoscere per una minaccia alla Polonia («in cima alla lista per la denazificazione dopo l’Ucraina»).
Le parole, questa volta, sono dedicate a tutti quei funzionari di paesi del mondo che scelgono di andare a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky e che potrebbero ritrovarsi ad essere rapiti.
«Ho pensato a uno scenario da favola, quello in cui a un certo punto in un futuro prossimo, alcuni ufficiali militari di qualche paese Nato staranno viaggiando per incontrarsi con Zelensky su un treno per Kiev e non arriveranno mai lì – viene detto, secondo la traduzione nei sottotitoli, dal deputato russo e presidente del Comitato per il controllo della Duma – Si ritroverà, invece, da qualche parte a Mosca».
Una delle persone presenti nello studio lo guarda e chiede conferma: «Lo rapiremo?».
«Si – risponde Morozov immediatamente – e poi scopriremo che tipo di ordini ha dato, di che cosa è responsabile» e, nel mentre, gli ospiti in studio ridono e sembrano credere che si tratti di uno scherzo. «Comunque non credo che sia così inverosimile che ci siamo abituati al fatto che il mondo funzioni in un certo modo – prosegue – ma dopo il 24 febbraio le cose vanno diversamente, ci sono nuove regole».
«Qualunque ufficiale voglia andare a Kiev domani dovrebbe pensare al fatto di potersi risvegliare a Mosca», prosegue, mentre il clima in studio è diverso.
I presenti si guardano a vicenda cercando di capire in quale misura queste parole siano uno scherzo e quanta verità possano effettivamente veicolare, venendo da un membro del governo russo. Le parole dette in questo contesto sono forti, come denuncia Davis nel suo tweet, sono gravi se si considera che il funzionario russo afferma che potrebbe non essere così inverosimile che i membri dei governi che visitano Zelensky in Ucraina possano essere rapiti.
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
ECCO IL CONFRONTO ITALIA-UE
Gli stipendi dei giovani italiani sono poco sotto la media europea, ma crollano se confrontati con i Paesi con un costo della vita simile al nostro.
Dopo le critiche che diversi imprenditori hanno mosso contro i giovani lavoratori negli ultimi giorni, a spezzare una lancia in loro favore è arrivato il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, che ha parlato «al mondo imprenditoriale tutto». «Assumete di più, pagate di più, soprattutto i giovani e i migliori laureati», ha dichiarato il ministro dal Milano Innovation District di Rho di fronte alla platea di industriali all’ascolto.
Colao ha sottolineato che gli «stipendi reali, soprattutto da noi in Italia, sono ancora troppo bassi».
Le parole del ministro trovano conferma nei dati Eurostat (aggiornati al 2020).
Secondo l’istituto di statistica dell’Unione, lo stipendio medio in Italia per la fascia 18-24 anni è di 15.858 euro, vicino alla media Ue di 16.825. Il confronto è impietoso, però, se si paragona il nostro Paese con altri dal costo della vita simile.
Fatto 100 il costo della vita negli Stati Uniti, quello dell’Italia è 87,3, della Germania 92,1, della Francia 97,5, della Spagna 84,1, dei Paesi Bassi 99,8 e del Belgio 98,2.
Diversamente dal costo della vita, gli stipendi sono spesso molto differenti: tra i 18 e i 24 anni si guadagnano in media 23.858 euro in Germania, 19.482 in Francia, 14.085 in Spagna, 23.778 nei Paesi Bassi e 25.617 in Belgio.
Questo vuol dire che, facendo un esempio pratico, se il rapporto tra costo della vita e stipendi fosse lo stesso sia in Italia che in Germania, i salari italiani sarebbero solo il 4,8 per cento (poiché questa è la differenza tra i costi della vita dei due Paesi) minori di quelli tedeschi: 22.712 euro all’anno, quasi 7000 in più rispetto al dato reale.
Queste cifre si rispecchiano nei dati sulla disoccupazione giovanile, che sempre secondo Eurostat (2021), in Italia ha toccato il 23,3 per cento. In Germania è al 10,1 per cento, in Francia al 9,9%, in Spagna registra il 28,8%, nei Paesi Bassi il 14% e in Belgio il 16,7%.
Il nostro, poi è tra i pochi Paesi dell’Ue a non avere un salario minimo, che per altro, dal 2010 al 2021 è cresciuto in tutti gli Stati membri tranne la Grecia. In Italia, al contrario, gli stipendi medi sono diminuiti dal 2010 a oggi. Insomma, c’è poco da stupirsi se, come ha fatto notare anche Colao: «In 10 anni si è spostato fuori dal paese circa 1 milione di italiani e il saldo tra rimpatri ed espatri dei giovani è aumentato: 259.000 in meno, 29% dei quali laureati».
(da Open)
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Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
“IN OCCIDENTE C’E’ CHI PER STARE TRANQUILLO RITIENE CHE BISOGNA ABBRACCIARE PUTIN”
Sul grano è possibile un accordo entro 14 giorni se Mosca non attaccherà Odessa. Sulle armi ci sono paesi che fanno aspettare l’Ucraina e tra questi c’è la Germania.
Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba parla oggi in un’intervista a Repubblica della guerra, delle sanzioni e della resistenza di Kiev.
Per sbloccare l’export di grano, esordisce Kuleba, è necessario «lanciare un’operazione internazionale nel Mar Nero con l’aiuto di Paesi amici disposti a inviare le loro navi per sminare le acque e scortare il passaggio dei cargo, a cominciare da Odessa. Si può fare solo con un impegno formale della Russia a non usare il corridoio per attaccarci».
Kuleba poi parla di chi tifa per la Russia. «In Occidente ci sarà sempre chi crede che per stare tranquilli bisogna abbracciare e baciare Putin, concedendogli tutto ciò che pretende. Qualcuno, per dirlo, è pagato dal Cremlino. Altri invece sono intellettualmente dipendenti dalla Russia e non riescono ad ammettere che, oggi, non stiamo trattando con Pushkin o Dostoevskjj ma con chi uccide i nostri bambini e stupra le nostre donne. Usa e Gran Bretagna non vogliono la guerra. Noi apprezziamo molto il loro aiuto».
E si dice soddisfatto delle relazioni con l’Italia: «Il ministro Di Maio ha dimostrato di essere un politico capace che rispetta gli impegni. Zelensky ha un rapporto ottimo con il premier Draghi, il quale a sua volta ha capito che l’Europa sarà al sicuro solo se vinceremo noi», sostiene nel colloquio con Fabio Tonacci.
Poi parla delle sanzioni, mentre in queste ore è arrivato l’ok Ue all’embargo del petrolio: «L’obiettivo è mettere in ginocchio l’economia russa, così da impedire a Putin di pagare le armi e l’esercito. È un Paese che dipende molto dalle sue esportazioni, principalmente via mare, quindi chiediamo che venga colpita l’industria delle spedizioni all’estero e che siano bloccate tramite sanzioni le esportazioni di gas, ferro ed energia nucleare in Europa».
Mentre è polemico con alcuni paesi occidentali sulle armi: «Colgo l’occasione di quest’intervista per chiedere all’Occidente, ancora una volta, di mandarci il più possibile i cannoni da 155 millimetri di calibro e i sistemi multipli di lanciamissili». In particolare con uno: «Ci sono Paesi da cui aspettiamo la consegna e Paesi per cui ci siamo stufati di aspettare. La Germania appartiene al secondo gruppo».
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
MACKY SALL VICINO ALLE POSIZIONI EUROPEE SUL BLOCCO DEL GRANO
Nel corso della seconda giornata del vertice europeo straordinario a Bruxelles, oggi, 31 maggio, è intervenuto anche il presidente del Senegal e dell’Unione Africana Macky Sall, per affrontare il tema della sicurezza alimentare e della crisi del grano.
In videocollegamento con i 27 leader Ue, Sall ha espresso la vicinanza dell’Unione Africana alle posizioni europee, per cui la responsabilità di quanto sta accadendo risiede nelle scelte politiche della Russia e non nelle sanzioni imposte a Mosca dall’Occidente. Sall ha annunciato la sua intenzione di mettersi in contatto telefonico con il leader di Mosca Vladimir Putin per esprimergli la sua «preoccupazione».
Sall ha infine concluso il suo intervento esprimendo parole a sostegno del progetto dell’Onu per i corridoi solidali, con la speranza che aiutino a svuotare i silos di grano in Ucraina, ringraziando l’Ue per il sostegno al piano dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Ieri anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto durante il vertice straordinario del Consiglio europeo: in un video collegamento di circa 15 minuti, ha avvisato che la crisi alimentare, provocata dal blocco dei porti e quindi dell’export, «se irrisolta potrà avere un impatto sulle migrazioni e sulla tenuta dell’Unione europea».
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile
L’IMPRENDITORE: “ARROTONDANO CON LE MANCE”
“Dieci ore di lavoro al giorno a 200 euro a settimana”. È l’offerta di lavoro di un bar di Napoli in cerca di un ragazzo per le consegne.
Fa discutere l’annuncio pubblicato su Facebook dal titolare, che appartiene a una famiglia di commercianti storici.
E si scatena subito il dibattito tra chi è contro e chi, invece, sostiene che l’imprenditore ha ragione. C’è chi chiede informazioni per un parente interessato e chi chiarimenti, pensando magari ad uno scherzo, ma l’imprenditore non fa una piega e spiega che l’orario di lavoro è “7-17, un giorno di festa a settimana”, per “10-15 consegne al giorno”.
Uno stipendio, insomma, da circa 800 euro al mese, per 60 ore di lavoro settimanali. “In pratica – fa notare qualcuno dei commentatori – circa 3,30 euro all’ora”.
“Pochi soldi? Arrotondano con le mance”
Il bar specifica che per svolgere l’incarico, però, non si richiede esperienza. Un “lavoretto”, insomma, destinato ai ragazzi. E che a Napoli ci sarebbe anche chi pagherebbe meno di 200 euro a settimana.
Ma, considerato l’impegno, in termini di ore, il confine tra lavoretto part-time ed impiego a tempo pieno sembra davvero stretto.
Alle polemiche che ne seguono sul basso compenso, l’imprenditore replica convinto: “Che dire, fanno altri 200 euro di mazzette a settimana ed arrivano dai 1200 al mese”. E, ancora, “mio padre pagava il mio titolare per farmi imparare il mestiere e oggi, a soli 30 anni, gestisco 5 attività contemporaneamente”.
Il post raccoglie in poco tempo centinaia di commenti. C’è chi è critico: “capisco le spese e le difficoltà dei piccoli esercenti, ma stiamo parlando di 3,3 euro all’ora, una colf o una badante prendono almeno 7 euro all’ora”.
Chi, invece, solidarizza con l’imprenditore: “qui ormai tutti sindacalisti, perbenismo allo stato puro”.
(da Fanpage)
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