Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
“MANDARE ALTRE ARMI NON AIUTA”…CERTO, MEGLIO LASCIARE VIA LIBERA AI MASSACRI RUSSI… I FIGHETTI SI METTANO UN MAGLIONE, C’E’ CHI RISCHIA NON UN RAFFREDDORE MA LA VITA: QUELLI SONO I VERI PATRIOTI
Salvini, fan di Putin, dopo il 24 febbraio ha taciuto per via, evidentemente, della sua cattiva coscienza. Adesso è riuscito fuori e, nascondendosi dietro posizioni pacifiste, è molto attento a non scontentare troppo alla Russia.
“Sanzioni alla Russia? Ci hanno detto che era l’unica via, insieme a quella militare, per arrivare a un cessato il fuoco. Alcune, come quelle sul gas russo, sarebbero inutili per la Russia e disastrose per l’Italia. Spero che a Bruxelles non decidano qualcosa che non fermi la guerra ma fermi il riscaldamento nelle case degli italiani”.
Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, ospite di Radio Capital.
“Non penso che dopo due mesi e mezzo la risposta siano altri armi e altri morti. Dopo due mesi e mezzo bisogna domandarsi cosa allontana la pace e cosa avvicina la pace. Io penso che Russia e Ucraina abbiano voglia di sedersi intorno a un tavolo, spero che tutti abbiano la stessa voglia di pace e non ci sia qualcuno che abbia interesse interno a che la guerra prosegua, sicuramente gli italiani sono gli ultimi ad avere questo interesse”.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
“L’INSUCCESSO HA SCATENATO UNA LOTTA INTERNA”
Sergei Markov, ex consigliere diplomatico del presidente Vladimir
Putin e oggi direttore dell`Istituto di ricerche politiche di Mosca fa luce sulle dinamiche interne al Cremlino: “Qualunque divisione vi può venire in mente, state sicuri che al Cremlino la trovate. Ma se Putin decide una cosa, si fa come dice lui. Dopo, si vedrà”.
Il ministro della Difesa Sergei Shoigu “non è un soldato. Non ha fatto il servizio militare, una rarità in Russia. Una delle persone più moderate che può trovare al Cremlino” osserva Markov. Guida le forze armate perché è “il metodo” di Putin: “Le persone sbagliate nei posti giusti. Shoigu non può dettare legge ai generali perché non è uno di loro. L`ex ministro della Cultura, Vladimir Medinskij ha una posizione molto rigida? Il presidente lo mette alla guida dei negoziati. Così comanda solo lui”. Mentre al Cremlino il “falco” più influente è Nikolaj Patrushev “uno dei veri consiglieri di Putin, che non sono molti.
Sul conflitto ucraino Markov spiega che “l’insuccesso della prima fase dell`Operazione militare speciale ha scatenato una lotta burocratica. Chi è il colpevole? A chi dobbiamo togliere le risorse e a chi invece le dobbiamo dare? Qual è la nuova strategia? Un conflitto che per ora non assume forme politiche ben delineate”.
“Alcuni – prosegue Markov – sono convinti del fatto che vincerà chi è disposto ad andare fino in fondo. Ad esempio, Dmitry Rogozin, attuale direttore di Roscosmos, la nostra agenzia spaziale, molto vicino a Putin, che presto potrebbe avere un incarico importante”.
Andare fino in fondo vuol dire “prendere in considerazione l`arma nucleare tattica. In Ucraina, contro le navi Nato nel Mar Nero. Anche Patrushev lo teorizza dall`inizio. Attenzione. Non dicono che Putin deve usarla per forza, ma che deve essere pronto a farlo. Così come in Ucraina bisogna darsi una mossa e cominciare a colpire i palazzi del governo. Non è il partito della guerra, è il partito di chi chiede di pensare meno alla politica e di più al lato militare”.
Ci sono poi gli altri “quelli convinti che ogni guerra finisce con un compromesso, e bisogna cominciare a pensarci sopra. Anche il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che pure approva l`operazione militare speciale, è di questo avviso”. Gli oligarchi “Sulle decisioni politiche, non contano nulla. Io ne ho visti tanti, davanti a Putin. A ognuno di loro ogni volta tremavano le gambe”.
(da Globalist)
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Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
A DIFFERENZA DI PUTIN, CHE PARLA DI “OPERAZIONE SPECIALE”, LUKASHENKO HA USATO LA PAROLA “GUERRA”
Il presidente della Bielorussia Aleksander Lukashenko ha difeso l’invasione russa in Ucraina, dicendo che Mosca era costretta ad agire perché «provocata da Kiev».
Ma ha anche sottolineato ai microfoni dell’agenzia stampa Associated Press di avere l’impressione che «la guerra si sia trascinata troppo a lungo». A differenza di Putin, che ha sempre definito l’invasione un’operazione speciale, Lukashenko ha scelto di usare la parola «guerra».
«Io ho questa sensazione, però non sono così coinvolto nella questione da poter dire se le cose stiano andando secondo i piani, come dicono i russi», ha ammesso Lukashenko. Dall’inizio della guerra, il 24 febbraio, Minsk ha consentito più volte alle truppe russe di passare per il confine bielorusso, agevolando l’invasione del territorio ucraino da nord. D’altronde il presidente, unico alleato dichiarato della Russia, durante l’intervista si rivolge a Putin come al suo «fratello maggiore», che non ha «con nessuno dei leader mondiali relazioni più strette, più aperte o più amichevoli di quelle che ha con il presidente della Bielorussia».
( da agenzie)
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Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
L’EDIFICIO E’ STATO BOMBARDATO CON LE MOLOTOV: SECONDO LE ONG SI TRATTA DI UNA “PROTESTA CONTRO LA GUERRA”
Ennesimo incendio in una fabbrica in Russia: a prendere fuoco
questa volta è stato un palazzo che ospitava gli uffici per l’arruolamento militare russo a Nizhnevartovsk, in Siberia occidentale. Sembra che l’edificio sia stato colpito da diverse bombe molotov mentre si intensificano le speculazioni secondo cui Vladimir Putin dovrebbe introdurre la mobilitazione di massa dell’esercito.
Il gruppo per i diritti umani gulagu.net ha interpretato l’attacco di questa settimana all’ufficio di arruolamento militare come una «protesta contro la guerra».
Secondo fonti filogovernative due bombe molotov sono state lanciate e una terza non ha preso fuoco. «Ma il video mostra un uomo che dà fuoco metodicamente a sette bottiglie molotov una dopo l’altra, le lancia e dà fuoco all’ingresso dell’ufficio di arruolamento militare», ha detto il gruppo. «E questo prima ancora dell’annuncio della mobilitazione parziale o totale.
«La gente è contraria alla guerra: nessuno ha bisogno del massacro, delle uccisioni e dell’autoisolamento della Russia. La protesta si sta radicalizzando. No alla guerra».
È solo l’ultimo incidente in Russia da quando è iniziata la guerra in Ucraina. Lunedì tre donne sono morte in un gigantesco incendio presso il produttore di esplosivi Perm Gunpowder Plant, che rifornisce l’esercito. L’impianto produce sistemi di missili a lancio multiplo Grad e Smerch, utilizzati dalle forze russe in Ucraina, e sistemi di difesa aerea, nonché proiettili di carri armati. Fornisce polvere da sparo per armi leggere. Un testimone oculare ha detto al quotidiano Komsomolskaya Pravda: «L’edificio è appena volato in aria».
Mercoledì, una nave cisterna ferroviaria contenente solventi ha preso fuoco sul territorio dell’enorme fabbrica Kaprolaktam che un tempo produceva armi chimiche, a Dzerzhinsk. E ancora: due settimane fa un impianto di difesa top secret per la progettazione di missili a Tver ha preso fuoco uccidendo 22 persone, tra cui alcuni dei migliori progettisti di missili del paese.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
“NON SONO INCIDENTALI NE’ COLLATERALI, SONO ATTI CRIMINALI VOLUTI”
La segretaria generale di Amnesty International Agnes Callamard, in una conferenza stampa a Kiev, ha dichiarato che la giustizia internazionale dovrà perseguire il «crimine di aggressione compiuto dalla Russia in Ucraina».
Callamard ha poi menzionato le esecuzioni extragiudiziarie, l’uso di bombe a grappolo, e i bombardamenti su insediamenti civili, affermando di sapere che «i crimini commessi dalle forze russe nelle aree attorno a Kiev non sono incidentali né collaterali. Ma sono parte di uno schema». Non è la prima volta che Callamard rilascia dichiarazioni a proposito del conflitto in Ucraina: lo scorso aprile, quando il Cremlino aveva chiuso le sedi russe delle associazioni umanitarie straniere – tra cui Amnesty International -, aveva commentato affermando che il loro lavoro non si sarebbe fermato.
«In un paese in cui decine di attivisti e dissidenti sono stati imprigionati, uccisi o esiliati, in cui i media indipendenti sono stati diffamati, bloccati o costretti all’autocensura e in cui le organizzazioni della società civile sono state bandite o liquidate, devi fare qualcosa di giusto se il Cremlino cerca di zittirti», aveva aggiunto, per concludere promettendo che gli sforzi «per denunciare le clamorose violazioni dei diritti umani da parte della Russia sia in patria che all’estero» sarebbero stati «raddoppiati».
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
“PRONTI A RESISTERE PER DECENNI”
Ville Skinnari, ministro del Commercio della Finlandia, oggi parla in
un’intervista rilasciata a La Stampa dell’approdo del suo paese nella Nato. Spiegando che la decisione dipende dalla volontà di potenza della Russia. «Al momento, ogni partito finlandese sta considerando la questione e alcuni hanno già assunto una posizione pubblica. Noi socialdemocratici formeremo la nostra posizione il 14 maggio. Spero ci sia unanimità», esordisce Skinnari.
«La cosa più importante è che i partiti finlandesi siano forti e coesi. Sarà un segnale molto vigoroso per l’esterno e anche sul fronte interno. Qualunque sia l’esito, sarà per il Paese, per dare il meglio a un sistema di difesa su cui abbiamo investito molto. Dal punto di vista militare, abbiamo uno degli eserciti più forti d’Europa. Le 285 mila unità di riserva, come me che sono sottotenente, partecipano a frequenti esercitazioni, anche se i nostri lavori sono diversi».
Secondo Skinnari tutti i finlandesi sono pronti ad andare al fronte: «È naturale. C’è un forte impegno diffuso. Il nostro sistema di sicurezza, come di controllo delle frontiere, è un modello orizzontale molto studiato. Il nostro ruolo in Europa è quello di essere produttori di sicurezza e stabilità. Noi siamo pronti a resistere per decenni se qualcosa dovesse succedere. È il frutto di scelte fatte molti anni fa, è una preparazione alla difesa che è nel nostro Dna».
Infine, conclude nel colloquio con Marco Zatterin, se oggi tutto è cambiato è per colpa della Russia: «Se qualcosa ha riscritto la posizione della Finlandia e la sua attitudine nei confronti della Nato è stata la Russia. L’alleanza con gli Stati Uniti è centrale. Per questo io credo che sia molto importante che noi si proceda in avanti insieme con la Svezia».
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
LA TESTIMONIANZA DELLA PARLAMENTARE LIA QUARTAPELLE DA KIEV: “SALVINI E CONTE VENGANO A VEDERE DI PERSONA GLI ORRORI COMPIUTI DAI RUSSI, PRIMA DI PARLARE”
Ha deciso di partire per l’Ucraina, facendo scalo in Polonia prima di raggiungere (in compagnia di Riccardo Magi e di altri sette parlamentari di diversi Paesi europei, più un canadese) alcune città distrutte dai bombardamenti e dall’invasione russa.
La deputata del Partito Democratico, Lia Quartapelle, ha voluto avere una testimonianza diretta di quel che sta accadendo dal 24 febbraio scorso in quel Paese che vive quotidianamente sotto il peso dei missili e in cui riecheggiano continuamente le sirene antiaeree. Città fantasma, scheletri di palazzi che solo due mesi e mezzo fa ospitavano famiglie.
La deputata del PD ha visitato alcuni sobborghi alle porte della capitale Kyiv, tra cui anche Borodianka che per settimane è stato nelle mani delle truppe cecene inviate da Vladimir Putin.
Ha raccontato al quotidiano La Repubblica di aver visto la distruzione, la sofferenza e quelle vite cancellate dai missili. Vite perse di chi è morto, vite perse di chi ha dovuto lasciare tutto per potersi mettere in salvo. Stupri, torture, omicidi e fosse comuni. In quelle città dove prima c’era la vita, ora c’è solo quel senso di morte e dolore. Per questo motivo Lia Quartapelle ha invitato tutti coloro i quali sono contrari a rifornire – anche militarmente – l’Ucraina a vedere cosa sta succedendo realmente in quel Paese e non usa mezze parole quando sostiene che le discussioni che continuano a esserci in Italia siano del tutto fuori luogo.
“Visto da qui il dibattito italiano sembra lunare. Ci hanno raccontato degli stupri di massa organizzati come arma di conflitto etnico per scoraggiare le donne a fare altri figli e ad avere una normale vita familiare. Delle razzie nelle case: i soldati russi hanno rubato scarpe, giocattoli, televisori, non hanno lasciato nulla. Fino a un milione di ucraini sono stati deportati in Russia e ridotti in schiavitù. È il modo con cui Putin sottomette i suoi nemici”.
La deputata ha invocato la pace, sottolineando però come non ci si possa arrivare con la “sottomissione” dell’Ucraina e del suo popolo all’avanzata russa.
Per questo motivo ha invitato Matteo Salvini e Giuseppe Conte (i due leader di partito – di maggioranza – che da settimane si spendono dialetticamente contro l’invio di aiuti militari a Kyiv) a fare quello stesso viaggio fatto da lei.
“Consiglierei loro una visita per capire che l’Ucraina è Europa e quanto sta accadendo a loro riguarda tutti noi. Non possiamo sempre essere l’ultimo Paese a rendersi conto di quel che succede fuori dai nostri confini”.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
IN UCRAINA I RUSSI USANO COMUNICAZIONI CRIPTATE MA NON HANNO ABBASTANZA APPARECCHI E PER ANNI LA CIA HA ADDESTRATO I PARAMILITARI UCRAINI SUL FRONTE DEL DONBASS (COMPRESI I CECCHINI) A INTERCETTARE IL NEMICO
Il primo è caduto nell’imboscata a una colonna di carri armati verso
Kiev: Magomed Tushayev era un fedelissimo del dittatore Ramzan Kadyrov in Cecenia, dove aveva fama di «persecutore di omosessuali».
L’ultimo è stato ucciso il 2 maggio vicino a Izyum, in una scuola diventata comando avanzato della Seconda Armata in Donbass: Andrei Simonov, 55 anni, esperto di cyber war, ha perso la vita quando missili ucraini hanno centrato un convoglio di 30 mezzi corazzati; l’obiettivo principale del blitz era la missione in prima linea di Valery Gerasimov, massimo comandante russo; il «mascellone» che compare accanto a Vladimir Putin al Cremlino aveva appena lasciato la scuola. Tra il primo e l’ultimo, una decina di altri generali russi sono morti nell’«operazione speciale».
«È quasi finita», aveva assicurato il comandante della 49ma armata Yakov Rezantsev alle sue truppe a fine febbraio. Per lui tutto è finito un mese dopo, quando il generale a due stelle è saltato in aria in un raid dell’artiglieria ucraina nei pressi dell’aeroporto di Kherson.
Per ritrovare una moria di alti ufficiali come questa, bisogna tornare indietro di 80 anni: durante la Seconda guerra mondiale, circa 235 generali sovietici morirono in combattimento secondo i dati raccolti dallo storico Aleksander Maslov. Ma anche nel periodo peggiore, dal giugno 1941 al novembre 1942 quando l’Armata Rossa circondò la Wehrmacht a Stalingrado, la media delle perdite tra gli alti gradi mandati da Mosca fu di sei al mese. Più o meno le cifre di oggi.
Gli americani in vent’ anni di conflitto in Vietnam persero nove generali, la maggior parte a bordo di elicotteri abbattuti dal nemico. E persino nell’occupazione dell’Afghanistan, cominciata nel 1979, l’Urss contò nei primi sei mesi non più di sei generali morti.
In Ucraina i russi possono affidarsi alle moderne comunicazioni criptate delle radio Azart, ma il problema è che non hanno abbastanza apparecchi.§E per anni la Cia ha addestrato i paramilitari ucraini sul fronte del Donbass (compresi i cecchini) a intercettare il nemico. Il maggiore generale Andrei Sukhovetsky, 48 anni, pluridecorato paracadutista, è stato ucciso dal proiettile di un tiratore scelto a Hostomel, fuori Kiev, quattro giorni dopo l’inizio dei combattimenti. La sua morte è stata certificata ai funerali, nella città portuale di Novorossiysk sul Mar Nero.
Il vice sindaco ha detto che Sukhovetsky «è morto da eroe». Altre conferme sono indirette: la scomparsa di Vitaly Gerasimov, comandante della 41ma Armata, era stata annunciata dall’intelligence di Kiev a inizio marzo. Pochi giorni dopo una conversazione tra agenti dei servizi di sicurezza russi, intercettata e resa pubblica, ha provato la morte del loro superiore, già veterano di molte campagne dalla Cecenia alla Siria, passando per l’annessione della Crimea nel 2014.
Il generale Oleg Mytyaev, 46 anni, anch’ egli veterano della Siria, è stato ucciso a Mariupol, dopo che le forze ucraine avevano intercettato una comunicazione che lo localizzava.
I russi sul campo si ritrovano spesso a usare i telefonini, rendendo più agevole l’individuazione di «bersagli grossi». Ufficialmente le autorità di Mosca non hanno mai fatto parola di queste perdite, che testimoniano le difficoltà incontrate sul terreno dall’armata di Putin. Ma forse al Cremlino non deve dispiacere troppo se queste notizie filtrano alla popolazione. Come dire: vedete, non muoiono soltanto i coscritti; anche i generali sono in prima linea e sacrificano la vita con i loro soldati.
(da il “Corriere della Sera”)
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Maggio 6th, 2022 Riccardo Fucile
“ECCO PERCHE’ SI CONCENTRANO SU BELGOROD, MA LA RESISTENZA PUO’ DILAGARE”
Il fronte di guerra si è ormai sdoppiato. Da settimane s’intensificano i raid degli ucraini oltre le linee nemiche. Almeno 20 dall’inizio dell’invasione gli episodi di incursioni mirate a colpire territori e infrastrutture russi.
Perlopiù nella regione di Belgorod, una città russa a 39 km dal confine ucraino dove il governatore ha dichiarato lo stato d’allerta per minaccia terroristica. In successione sono stati presi di mira basi, villaggi, depositi di munizioni e carburante, infrastrutture.
Le ultime due esplosioni all’alba di lunedì. A colpire sono perlopiù droni di fabbricazione turca, elicotteri, missili e probabilmente forze speciali infiltratesi dietro le linee. Operazioni mai rivendicate cui sono seguite puntuali minacce da Mosca.
Non mancano anche segnali di una lotta partigiana meno visibile del fungo degli incendi, che si consuma dentro le fabbriche a suon di sabotaggi, mentre uomini e mezzi militari pattugliano strade dove – stando al sito indipendente russo Meduza – spuntano ospedali da campo e trincee.
Ma chi porta avanti questi avanti attacchi e perché proprio lì? Lo abbiamo chiesto a David Rossi, esperto di geopolitica della rivista specializzata Difesa Online, che ogni giorno monitora incendi e incursioni.
“Se guardiamo la carta geografica il motivo è chiaro. Gli attacchi si concentrano su quell’oblast perché alle spalle c’è Kharkiv, dove i russi sono in ritirata. Di oggi la notizia che un raggio di 30-40 km attorno a quella zona è stato liberato dagli ucraini che hanno ripreso diversi villaggi. E questo succede non certo per la superiorità delle forze in campo ma perché i russi hanno problemi di logistica che derivano anche da quelle incursioni oltre confine: se i rifornimenti devi farli venire da 500 km anziché 40 l’avanzata rallenta e le capacità offensive si riducono. Mi aspetto sorprese anche dal lato del sud. Nessuno ne parla ma la resistenza dalle parti di Kerson e Melitopol ha fatti miracoli, a parte le manifestazioni di protesta contro l’occupazione che sono ormai quotidiane”.
Potrebbe allargarsi anche questo “fronte russo”?
Immagino proprio di sì, per varie ragioni. E se devo scommettere punto il dito sulla Crimea. La pensiamo come una penisola normale ma è collegata al continente con tre ponti. Due collegamenti stradali all’Ucraina, uno dal lato di Melitopol l’altro da Kerson, più il famoso “ponte di Putin” che collega la Russia continentale alla Crimea. Di questi tre collegamenti il ponte dal lato di Melitopol è saltato, è stato gravemente danneggiato e significa per poter gestire la logistica da quelle parti resta solo il collegamento dal lato di Kerson. E non è un caso che a un tratto la grande avanzata verso Zaporizhia di cui si parlava nei giorni scorsi negli ultimi due proceda a rilento, scontando la controffensiva e la risposta ucraina. Perché da quel lato non arrivano rifornimenti. Se tagli la logistica le operazioni militari diventano difficili.
E potrebbe estendersi sul territorio russo?
Penso di sì, ma qui ci viene in soccorso la demografia. In Russia solo i cittadini che hanno ancora il passaporto ucraino sono 4 milioni, circa il 3% dei 144 milioni di russi. Percentuale che sale al 10 se consideriamo a che quelli con radici ucraine. Ovviamente questa popolazione si concentra più nelle zone di frontiera che sono le stesse su cui è logico concentrare le azioni, non ha senso intraprenderle in territorio del nemico a Vladivostok o nel mezzo della Siberia. Ma farlo lì dove i russi hanno una logistica, rifornimenti, comandi.
E dove ancora?
In Bielorussia, ad esempio. Tutta la logistica militare dei Paesi dell’Est si muove ancora su rotaia. Se colpisci la ferrovia, da una parte e dall’altra, spezzi i rifornimenti. In Bielorussia si muove una resistenza di qualità che ha minato la capacità ferroviaria, e non è detto che sia avvenuto per mano di ucraini.
Chi c’è dietro queste incursioni?
Che siano state tutte azioni resistenziali almeno all’inizio non lo credo. La campagna per accreditarle come false flag è stata così forte che io stesso mi sono sentito “indirizzato” dalle mie fonti. Oggi sono portato a credere che sia un mix di operazioni militari coordinate dall’occidente e di guerriglia partigiana dietro le linee del nemico, anche con il concorso di collaborazionisti e oppositori che sotto traccia contribuiscono a indebolire e rallentare l’offensiva in Ucraina. Sul coinvolgimento dei servizi d’intelligence, britannici o meno, potrei mettere la mano sul fuoco. Del resto gli Usa e la Nato sapevano dell’invasione fin dall’autunno scorso, hanno anche avvertito del rischio. Il mancato effetto sorpresa dell’invasione da parte di Putin ha facilitato il lavoro di questa guerra parallela oltre la linea del nemico, che ha prodotto reti di informatori e collaboratori a supporto.
L’intelligence russa come risponde?
Credo sia un altro comparto che l’offensiva di Putin ha messo in grande difficoltà. Tradizionalmente ogni ministero ha il suo apparato di sicurezza, con i suoi servizi che sono in concorrenza l’uno con l’altro. Non è raro che siano più contenti di far fare una figuraccia all’omologo di un altro dicastero che fare l’interesse del Paese. Non a caso Putin ha messo alla berlina i vertici dei servizi che avevano fornito informazioni sbagliate sulla resistenza e l’atteggiamento con cui gli ucraini avrebbero accolto l’esercito del Cremlino.
Oltre a colpire gli obiettivi fisici a cosa puntano i raid?
Hanno una fortissima valenza simbolica. Fanno sentire la Russia vulnerabile, e ai russi che quella in corso è una guerra che li coinvolge direttamente, non una “operazione speciale” che si consuma lontano da loro. Qualcuno forse ricorda Mathias Rust, l’aviatore tedesco che nel 1987 volò rasoterra su mezza Russia fino ad atterrare sulla Piazza Rossa. I russi all’epoca non se ne accorsero più di tanto perché i giornali di regime sminuirono la portata dell’impresa. Ma non siamo più negli anno Ottanta, c’è Internet e per quanto la rete sia controllata dalla censura di Mosca, per quanto si parli in codice per esprimere le proprie opinioni oltre quelle ufficiali, la verità è che se fai dei danni dal lato di Bolgorod si sente, si viene a sapere.
Quanto può incidere sulla guerra questo tipo di offensiva?
La guerra sarà lunga. Azioni di sabotaggio e di distruzione delle linee di rifornimento possono fare la differenza soprattutto sul fronte russo che ha enormi problemi. La sua industria bellica vanta produzioni impressionanti, il suo “magazzino” di pezzi di ricambio è pressoché sterminato. E tuttavia la Russia sconta una grande difficoltà nel ripristino e nella sostituzione dei mezzi danneggiati o persi al fronte. Sulla carta vanta 30mila carri ma buona parte sono usati per fornire ricambi ad altri. Ma servono anche componenti elettroniche che ormai scarseggiano. La Cina non si azzarda a fornirne più di tanto. E lo si vede non tanto nell’artiglieria pesante dove la tecnologia è piuttosto meccanica ma sul fronte dei droni. Se fate caso negli ultimi giorni quelli abbattuti dalla contraerea ucraina non sono del ministero della Difesa ma di quello delle Emergenze, vale a dire la protezione civile russa. E questo perché con l’embargo non arrivano i chip e i cablaggi per produrne altri, così si ricorre a quelli che ci sono. Prima o poi finiscono, così come i missili. Mosca non riesce a usarli con efficacia e finisce per usarli come arma di terrore, ma non sono infiniti.
(da agenzie)
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