Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile IN AZIONE I CACCIA UCRAINI: AFFONDATE DUE MOTOVEDETTE, UN MEZZO DA SBARCO ED ELIMINATE DUE CONTRAEREE
E’ l’isola dove tutto è cominciato, con l’attacco delle forze russe e
la guarnigione che ha risposto “fuck off” all’offerta di resa.
E da giorni le forze armate di Kiev stanno facendo di tutto per impedire a Mosca di trasformare l’Isola del Serpente nell’avamposto per colpire Odessa.
Per la prima volta sono entrati in azione anche i caccia ucraini: due Sukhoi hanno bombardato il faro e gli edifici presidiati dai soldati russi. Il video, ripreso da un drone con una telecamera all’infrarosso, mostra i due jet che arrivano a tutta velocità e sganciano le bombe con precisione. Gli aerei lanciano anche due piccoli ordigni – chiamati chaffs – che emettono un calore potentissimo per ingannare eventuali missili terra-aria.
Un secondo filmato invece fa vedere la distruzione di un elicottero russo, centrato dal missile di un drone Bayraktar mentre trasporta rifornimenti. E’ la prima immagine di un combattimento tra un drone e un elicottero ripresa in questa guerra.
Le incursioni dei velivoli teleguidati ucraini in questa settimana sono state numerose e hanno provocato gravi perdite ai russi: due motovedette, un mezzo da sbarco, due semoventi contraerei.
Tanto che gli ucraini non escludono la possibilità di uno sbarco per riconquistare l’isola. E in ogni caso l’offensiva blocca i piani di Mosca per spingere le sue forze verso la Bessarabia e la costa ucraina a sud di Odessa: in questo momento, lì è Kiev ad avere il dominio dei cieli.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile IN REALTA’ NELL’INTERVISTA NON HA MAI TOCCATO LA QUESTIONE
La stampa italiana ha interpretato le parole del presidente come una disponibilità a cedere la Crimea alla Russia in cambio di un armistizio, ma Zelensky nell’intervista non ha mai toccato le questione
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha parlato in un’intervista al think tank politico Chatham House. Nell’intervento, lungo oltre un’ora, Zelensky ha ribadito l’importanza di mantenere l’integrità dei confini dell’Ucraina. Le sue parole sono state riportate nella stampa, e in vari casi sono state interpretate come un’apertura alla cessione della Crimea alla Russia in cambio di un armistizio. Il leader di Kiev, però, nell’intervista non fa allusioni di questo tipo.
Per chi ha fretta:
Zelensky ha detto che l’Ucraina è ancora disposta a parlare di pace con Mosca, ma alla condizione minima che questa ritiri le truppe dai territori conquistati dal 23 febbraio in avanti.
Il presidente ucraino non menziona la Crimea nell’intervista in questione in relazione ai negoziati.
Analis
Nei giorni scorsi era circolata la notizia – riportata anche da Open – che Kiev sarebbe disposta a rinunciare alla Crimea al fine di raggiungere un accordo con la Russia per un armistizio. Queste le parole riportate nell’articolo: «Le parole di Zelensky lasciano intendere la disponibilità dell’Ucraina a rinunciare alla Crimea, territorio annesso nel 2014 da parte del Cremlino». L’ipotesi era stata riportata anche dal Fatto Quotidiano, che ha parlato di «un’apertura importantissima», citando le parole del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Al momento, la fonte più datata che riporta l’interpretazione erronea delle parole di Zelensky è questo flash del bollettino Ansa.
L’Ansa ha successivamente ripreso la notizia (titolando “Zelensky apre alla pace con la rinuncia alla Crimea“), inserendo anche un video in cui la voce fuoricampo commenta uno spezzone dell’intervista di Zelensky ribadendo l’interpretazione in esame. Anche La Stampa e Rai News hanno riportato la presunta apertura, sebbene questa sarebbe stata «lasciata intendere» dal leader di Kiev, e non dichiarata esplicitamente.
In seguito a questa notizia, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato, in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, che «i membri della Nato non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea alla Russia: ci siamo inoltre sempre opposti al controllo russo su parti del Donbass nell’Ucraina orientale».
Di fatto, però, Zelensky non ha mai parlato di Crimea nell’intervista, né ha lasciato intendere che questa possa essere una pedina di scambio per l’armistizio, contrariamente a quanto titolato anche da Open: «Ucraina, Zelensky: “Per la pace con la Russia potremmo rinunciare alla Crimea”». Il leader di Kiev ha semplicemente dettato le condizioni per «potere iniziare a parlare di pace»
La trascrizione dell’intervista:
Di seguito la trascrizione delle parole del presidente ucraino, in risposta alla domanda postagli al minuto 55 e 53 secondi della video intervista.§
Il giornalista chiede a Zelensky:
What is the minimum that you – Ukrainian people – but you the president on their behalf could accept in a peace deal with Russia? Could you accept a return to where things were on February 23rd?
Domanda alla quale il presidente ucraino risponde:
First of all, I would like us to understand that I was elected by the people of Ukraine, as president of Ukraine – not as president of a “mini-Ukraine” of some kind – and this is a very important point. And I would like us to realize we need some arrangements in terms of talks to stop the killing, so we can use diplomatic channels to regain our territories… the minimum I would accept. I think the minimal step before we stop the war is that… The minimum is for us to start talking – well, using this notion of normality if it fits the situation – but to the block the diplomatic form of our relations [qui, quanto detto dall’interprete non è chiarissimo, mentre Zelensky pare cercare le parole giuste per esprimersi, ndr], to stop the war between Russia and Ukraine the step should be regaining the situation as of the 23rd of February, you are right. They have to fall back, and go beyond the contact lines and they should withdraw the troops of course, and in that situation we’ll be able to start discussing things normally.
Conclusioni
È bene ribadirlo, queste parole non aprono a una cessione della Crimea alla Russia. Quanto viene detto è che l’Ucraina si siederà a parlare di pace con la Russia, solo se quest’ultima ritirerà le truppe dai territori conquistati dopo il 23 febbraio, ma Zelensky non spiega quali condizioni verrebbero portate a una trattiva di pace, dovesse questa verificarsi in seguito a alle richieste dell’Ucraina.
Le richieste, inoltre, sono una condizione «minima» espressa da Kiev, che non ne preclude altre.
(da Open)
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Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile E’ STATO SOLO UN ERRORE TECNICO DELLA TV FRANCE 2 CHE POI HA CHIESTO SCUSA
Le elezioni presidenziali in Francia che hanno visto la rielezione di
Emmanuel Macron e la sconfitta della candidata di Rassemblement National Marine Le Pen non sono riuscite a scampare dalle polemiche: una teoria diffusa sui social, per esempio, sostiene che siano avvenuti dei brogli volti a far perdere la Le Pen. La prova? Viene rintracciata nei numeri di chi ha votato.§
Per chi ha fretta:
Presunti brogli avvenuti nelle elezioni francesi sono stati denunciati sui social
La tesi si avvale di alcuni numeri incongruenti trasmessi dall’emittente statale France 2
La colpa dell’anomalia è stata di un errore tecnico del canale
Analisi
I numeri degli elettori di Marine Le Pen sono misteriosamente calati a distanza di pochi minuti? Questo è ciò che sostengono alcuni utenti sui social, che si avvalgono di alcune foto scattate al programma dedicato ai risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali francesi su France 2 del 24 aprile.
Secondo i dati visualizzati, la candidata Marine Le Pen sembrava aver raccolto più di 14 milioni di voti – più del presidente uscente Emmanuel Macron -. I risultati finali però, hanno visto la vittoria di quest’ultimo con 18,7 milioni di voti… mentre quelli della sua avversaria sono scesi a quota 13,2 milioni, in maniera apparentemente inspiegabile.
Le foto non sono state alterate: le cifre sopracitate sono state veramente trasmesse dall’emittente statale francese. Ma è proprio al canale che va attribuita la colpa dell’errore: le grafiche andate in onda, infatti, si sono avvalse di numeri falsati da un errore informatico.
Il canale si è pubblicamente scusato per l’inconveniente, spiegando che il software che consente di elaborare i dati del ministero dell’Interno – incaricato di conteggiare le schede elettorali – «ha contato due volte i voti di alcuni comuni per i due candidati»: questo spiega perché alle 21.10 sullo schermo siano stati dichiarati 14,2 milioni di voti per Emmanuel Macron e 14,4 milioni di voti per Marine Le Pen.
L’emittente ha aggiunto che ha provato a correggere tempestivamente l’errore e che il ministero dell’Interno non ha mai attribuito a Marine Le Pen 14 milioni di voti. Le cifre errate trasmesse dal canale, infatti, non sono apparse sul sito web del ministero. I dati comunicati alle 21.15, verificati dall’agenzia francese Afp, hanno riportato 5,4 milioni di voti per Emmanuel Macron e 5,4 milioni per Marine Le Pen.
Come riportano i fact-checker belgi, una versione archiviata della pagina del Ministero degli Interni alle 21:42 (19:42 GMT) quella sera mostra che quei numeri in seguito sono saliti a 9,6 milioni di voti per Macron e 8,6 milioni per Le Pen. Il risultato finale di quest’ultimo è di 13.288.686 voti. Pertanto la candidata di Rassemblement National non ha mai raggiunto i 14 milioni.
Conclusioni
I fotogrammi diffusi online non dimostrano un presunto broglio elettorale ai danni della candidata Le Pen a favore di Macron. Il dato diffuso dalla televisione francese era dovuto a un errore tecnico, riportando un numero di voti mai dichiarato.
(da Open)
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Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile LA SVASTICA E’ UN SIMBOLO RELIGIOSO CHE HA RADICI BEN PIU’ ANTICHE DEL NAZISMO ED E’ STATO USATO PRIMA DELL’AVVENTO DI HITLER
Quando appare una svastica, il pensiero di molti va subito al nazismo. Ma il simbolo ha radici ben più antiche che sono la ragione per cui veniva usato dall’aviazione finlandese
Su Facebook circolano fotografie che mostrano varie parate militare in cui vengono sventolate una bandiere con sopra una svastica. Le foto sono state usate da chi le ha condivise per sostenere che l’aviazione militare finlandese è un un corpo militare nazista.
Per chi ha fretta:
Sì, le foto sono vere
Sì, l’aviazione finlandese ha veramente usato la svastica sulle sue bandiere fino al 2020.
No, l’aviazione finlandese non è un corpo nazista
Analisi
La narrazione di una Finlandia “nazista” circola sui social, come possiamo vedere dal seguente esempio: “Immagini delle parate dell’Aeronautica finlandese. Con qualche bandiera si sono già guadagnati il sostegno di EnricoLetta e di tutto il PD. Che schifo i nazifascisti (quelli conclamati e quelli celati sotto il velo del liberismo)”§
Le stesse immagini circolano anche via Facebook: «Gli ebrei sionisti con la svastica nazista. Ovviamente qui è in Finlandia. Quando parlo degli ebrei sionisti mi riferisco alla tribù di Dan scartata» scrive l’utente Davide.
Usata prima del nazismo
Effettuando una ricerca immagini inversa su Google, si può verificare che effettivamente le foto raffigurano celebrazioni tenute dall’aviazione militare finlandese. La ricerca, però, evidenzia anche un’altra cosa: che il corpo militare ha smesso di usare la svastica come simbolo nel 2020.
Basta cliccare sul primo articolo mostrato, della Repubblica, per scoprire che effettivamente la svastica veniva utilizzata come simbolo dall’aviazione finlandese fino al 2020. L’articolo della Repubblica ne cita uno della BBC, che spiega che il simbolo era utilizzato dall’aviazione militare finlandese sin dal 1918.
Allora il simbolo non aveva nessuna correlazione con il movimento nazista ed era ancora identificato primariamente come un emblema religioso – comune a molte zone dell’Eurasia – che rappresenta lo spettro di cielo intorno alla stella polare.
La svastica era inizialmente presente anche sugli aerei militari finlandesi, dai quali fu rimossa nel 1945 in modo che non sembrasse di supporto al nazismo. Il simbolo, però, era rimasto su altri oggetti dell’aviazione militare, da quale è stato rimosso nel 2020, anche a causa dei continui fraintendimenti che si erano venuti a creare. il nuovo emblema dell’aviazione mostra un’aquila di fronte a uno stemma.
Conclusioni:
Alcune foto dei membri dell’aviazione militare finlandese che reggono bandiere con sopra una svastica sono state usate su Facebook per sostenere che il corpo militare sia nazista. In realtà, però, la svastica si trovava su quelle bandiere da ben prima che venisse associata al nazismo. Ad, ogni modo, in parte proprio per evitare fraintendimenti di questo tipo, il simbolo non è più usato dall’aviazione finlandese.
(da Open)
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Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile IL SIMBOLO DELLE BR DISEGNATO NELL’ASCENSORE DEL TG2 A SAXA RUBRA MOBILITA DIGOS E POLITICI
La stella a cinque punte, simbolo delle Br, è stata disegnata in un
ascensore del Tg2 a Saxa Rubra, la sede della Rai, a Roma.
Ad accorgersi dell’incisione è stata una giornalista che lavora nella tv di Stato, la quale ha immediatamente avvertito i colleghi dell’accaduto sul quale, ora, indaga la Digos.
Lo sfregio, che arriva pochi giorni dopo le polemiche che hanno coinvolto il direttore della testata Gennaro Sangiuliano, criticato per aver partecipato alla convention di Fratelli d’Italia a Milano, ha subito provocato la reazione dei partiti politici, che hanno espresso la loro solidarietà al Tg2.
“Si tratta di un gesto intimidatorio vergognoso” ha affermato la presidente del Senato Casellati, mentre il leader M5S Giuseppe Conte ha scritto sui social: “Dopo le polemiche di questi giorni ora arriva una grave minaccia. La libertà di informazione non si tocca”.
“Utilizzare un simbolo come quello delle Brigate Rosse, che ha insanguinato l’Italia, è un gesto inqualificabile e vigliacco. Un grave atto, doppiamente da condannare perchè rivolto a operatori dell’informazione” è il pensiero espresso dal Pd attraverso le parole di Enrico Borghi.
“L’informazione libera è un pilastro indiscutibile della democrazia. La condanna unanime da parte di tutte le forze politiche è doverosa” ha dichiarato Giorgia Meloni con Matteo Salvini che ha aggiunto: “Nessuno spazio al fanatismo e all’intimidazione dei giornalisti, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Le voci fuori dal coro vengono censurate, attaccate, intimidite”.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile “NON LO VOGLIONO I CENTRISTI E PERSINO QUELLI DI FRATELLI D’ITALIA”
Il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè, in un’intervista a La Stampa, ha ribadito con forza il suo ‘mai più’ a un’altra candidatura di Nello Musumeci alla Presidenza della Regione Sicilia: “Cinque anni fa subimmo un’imposizione. Ma a condizione che non si ricandidasse”.
“Musumeci odia partiti, parlamento, stampa. ‘Di lei si occuperanno ben altri palazzi’, ha detto a un deputato dell’opposizione. D’altronde è coerente: lui è pur sempre un fascista catanese e Palermo è troppo nobile e intellettuale per il fascismo”.
Miccichè spiega che non lo vogliono nemmeno i centristi: “Cuffaro e Lombardo sono pronti ad andare con il Pd, se c’è Musumeci”. E prosegue dicendo che non lo vogliono “nemmeno quelli di Fratelli d’Italia! Siamo tutti matti?”. Meloni però lo difende. “Da fascista qual è, si è accodata a La Russa, fascista siciliano come Musumeci”.
E prosegue dicendo che non lo vogliono “nemmeno quelli di Fratelli L’accordo sul Comune di Palermo è il viatico per la Regione? “Macché. Berlusconi mi ha detto: fai la mossa del cavallo e chiudi sul Comune sul loro candidato. Fatto, fregandocene della signora Meloni che ci vuole distruggere tutti. Ma Musumeci non passerà. Mai”.
E se Meloni andasse da sola? “È fortissima, ma qui non si fanno colpi di mano. Vuole diventare il capo della destra europea dopo la Le Pen, trattando con quella americana. L’ho vista a Milano. Io ero a Fiuggi nel ’95. Una vera svolta. Fini era più avanti di lei oggi”, conclude il presidente dell’Ars.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile IL 25% DELL’EQUIPAGGIAMENTO MILITARE DISTRUTTO… LE SANZIONI BLOCCANO L’ACCESSO AI COMPONENTI MICROELETTRONICI
L’intelligence britannica ha stilato un bollettino nel quale ha fatto il
punto della situazione sulla guerra in Ucraina e sullo stato delle forze di Putin.
Secondo gli 007 inglesi, l’esercito russo starebbe pagando un alto prezzo in termini di capacità offensive, con gravi ripercussioni sul proprio futuro.
La guerra in Ucraina sta infliggendo “dure perdite” nelle capacità delle forze armate russe, in particolare dei mezzi ed equipaggiamenti più moderni ed avanzati. E’ quanto afferma l’ultimo bollettino dell’intelligence britannica.
“Sarà necessario molto tempo e denaro alla Russia per ricostituire le forze armate perse durante il conflitto – continua il bollettino – sarà particolarmente difficile sostituire l’equipaggiamento più moderno ed avanzato a causa delle sanzioni che limitano l’accesso della Russia ai componenti microelettronici”.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile “ARRENDERSI? NON DAREMO MAI QUESTA SODDISFAZIONE A QUEGLI ANIMALI, PER NOI CONTA L’ONORE”… A MARIUPOL IN DUE MESI HANNO ELIMINATO 3.000 MILITARI RUSSI
All’interno dell’acciaieria Azovstal ci sono ancora «molti militari feriti da evacuare», ha confermato il comandante del battaglione Azov, Denis “Radis” Prokopenko, durante la conferenza stampa online organizzata oggi 8 maggio.
I militari ucraini si aspettano che sia elaborato un piano per permettere l’evacuazione almeno dei feriti, come promesso dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma ha anche assicurato: «combatteremo fino alla fine».
Per il battaglione infatti, «la resa è inaccettabile» anche perché «non avremmo grandi possibilità di sopravvivere se venissimo catturati» ha spiegato nella stessa conferenza il capitano Svyatoslav Kalina Palamar, vice comandate del battaglione.
Il vice comandante: «All’inzio eravamo pochi, ma polizia, pattuglie di confine e forze armate ci hanno sostenuto»
Palamar ha continuato ricordando la storia del battaglione: «Nel 2014 noi eravamo volontari e c’era una grande varietà di persone. Ci siamo lasciati il passato alle spalle e adesso siamo diventati il nuovo moderno esercito ucraino», aggiungendo che «all’inizio eravamo poche persone ma abbiamo ricevuto sostegno, da polizia, da pattuglie al confine, da forze armate».
Ha spiegato il vice comandante che sono gli anni di esperienza alle spalle del movimento quelli cha hanno permesso la stoica difesa di Mariupol vista in questo conflitto. Palamar si è poi guardato dal divulgare la dimensione del battaglione: «Non posso rispondere su quanti combattenti abbiamo a disposizione, è un’informazione troppo sensibile».
Riguardo la Russia: «Non possiamo negoziare con questi animali»
Riferendosi alle negoziazioni di pace con la Russia, Palamar ha detto: «Ora i nostri politici stanno provando a negoziare con quegli animali. Ma non ricordano cosa hanno fatto? Non possiamo parlare con questa gente. Il nostro obiettivo è eliminare la minaccia», aggiungendo che «non stiamo difendendo solo l’Ucraina, ma anche il mondo libero».
Il battaglione era stato accusato di usare i corpi dei civili come scudi umani. Rispondendo alle accuse, Palamar ha detto: «La propaganda russa funziona bene, ma solo per i russi. Se si comincia a seguire la loro (dei russi ndr) prospettiva, tutto questo diventa logico, ma pensiamo alla prospettiva dei civili che vedono i bombardamenti indiscriminati sulla città. Trovano rifugio solo qui».
Il vice comandante ha poi alluso agli attacchi che la Russia ha sferrato ai civili: «Questo doveva essere solo un campo di battaglia, senza civili. Per noi è stato scomodo avere civili accanto a noi ma dovevamo proteggerli, abbiamo provato ad allontanarli dalle posizioni militari, il più possibile».
Un messaggio ai governi: «Ora tocca a voi, aiutateci. L’Ucraina è lo scudo dell’Europa»
Palamar ha poi lanciato un appello ai governi all’ascolto: «Abbiamo lottato contro un nemico molto più forte di noi. Negli ultimi due mesi e mezzo abbiamo dimostrato che possiamo fare cose impossibili. Il nostro obiettivo è difendere la vita delle persone. Ora voi g
Il membro del battaglione ha però ribadito che «dobbiamo difendere il Paese, non esportare la guerra ma aiutare gli altri a difendersi».
Riguardo quanto fatto dalla comunità internazionale per supportare lo sforzo bellico dell’Ucraina, Palamar ha detto che «le sanzioni non sono efficaci e gli aiuti militari non sono sufficienti». Il vice comandante ha spiegato che «servono armi, munizioni, più addestramenti, più aiuti a livello logistico. Possiamo sempre fare meglio, anche per l’Europa, perché l’Ucraina è lo scudo d’Europa».
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2022 Riccardo Fucile LA FOTO DEL PAPA’ CHE MOSTRA LE MANI AL SOLDATO RUSSO. HA PERSO IL FIGLIO CHE LO AIUTAVA ALLO ZOO DI KHARKIV: UNA PIOGGIA DI COLPI NON GLI HA LASCIATO SCAMPO… “L’HAI AMMAZZATO, AVEVA 15 ANNI. VEDI, QUESTO E’ IL SANGUE DI MIO FIGLIO”
«Hai ucciso mio figlio. Questo è il sangue di mio figlio, lo vedi? E
adesso io cosa dovrei provare per te, eh…?». Vitaly Selevny è sgomento e calmo. Ha appena saputo che suo figlio Denis, 15 anni, se n’è andato. E mentre sua moglie Svetlana piange e urla disperata, lui si sente vuoto. Come se tutto improvvisamente fosse inutile. Tutto. Rabbia compresa. Così si inginocchia davanti al soldato russo che è convinto abbia ucciso il suo unico figlio e gli parla quasi sottovoce.
Lui, il soldato, è seduto sui gradini di una scala di cemento e piange senza ritegno. Piange e fissa la punta dei suoi scarponi. Ha un nastro adesivo verde sugli occhi e non vede che faccia ha l’uomo che gli sta parlando, ma poi qualcuno glielo toglie e i suoi occhi incrociano gli occhi di quel padre che non ha più nemmeno lacrime.
«Questo è il sangue di mio figlio», continua a ripetergli lui. Lo raccontano i giornalisti e i fotografi che giovedì mattina erano con la famiglia di Vitaly a documentare l’evacuazione degli ultimi animali rimasti nello zoo di Kharkiv, il Feldman Ecopark.
Fra loro Björn Stritzel, del quotidiano tedesco Bild, che ha ripreso e pubblicato anche la fuga precipitosa verso l’ospedale sotto il fuoco russo e gli ultimi istanti di via di Denis. Sono settimane che i soldati di Putin vanno giù pesanti con i bombardamenti, da quelle parti. Sono settimane che i lavoratori e i volontari dello zoo cercano di nutrire e portar via gli animali che non è stato ancora possibile mettere al sicuro.
Ogni volta rischiando la vita, perché lo zoo è sotto il tiro costante dei russi e perché fino alla settimana scorsa erano già morti in cinque nel tentativo di salvare quelle povere bestie intrappolate nei loro recinti. Giovedì mattina la speranza di salvezza toccava ai bufali e agli struzzi, dopo sforzi titanici per assicurare un futuro a un leone, a tigri, scimmie, leopardi, giaguari, tapiri, tartarughe, canguri…
Denis, con l’entusiasmo della sua adolescenza e con l’amore sconfinato che aveva per quegli animali, si è impegnato tutta la mattina per aiutare i suoi genitori che da tempo si danno da fare per lo zoo.
La sua famiglia e un gruppo di aiutanti dell’Ecopark erano riusciti a guidare struzzi e bufali fino all’ingresso quando è partita una pioggia di colpi. Urla, ricerca di un riparo, fuga e i fotografi a immortalare quel momento. Quando è tornato il silenzio c’erano alcune delle auto dello zoo distrutte, e c’erano tre feriti fra i quali Denis.
Era stato colpito alla gamba sinistra, perdeva molto sangue. Sua madre l’ha caricato su una macchina di servizio ancora funzionante e ha supplicato il cielo che non glielo portasse via, per favore. Dio non poteva farle questo, Denis era il suo unico figlio… Tutti gli altri sono saliti sulle auto dei giornalisti, intatte. Via, di corsa, fino all’ospedale più vicino. Non è servito a niente.
Una scheggia aveva reciso l’arteria femorale di Denis e prima che i medici potessero fare qualsiasi tentativo lui era già morto dissanguato. Gli altri due feriti sono stati ricoverati, in gravi condizioni.
Nello stesso ospedale dove avevano portato il ragazzo sono arrivati poco dopo di lui anche due soldati russi dell’agguato allo zoo, tutti e due feriti (uno grave e l’altro no) e catturati dagli ucraini. Il padre e la madre di Denis avevano appena saputo di non avere più il figlio. Nel loro abbraccio e nelle loro lacrime c’era ogni istante degli ultimi quindici anni passati assieme a Denis. C’era la sua voce, c’era il suo sorriso di poco prima davanti agli struzzi che non volevano andare nella direzione giusta, c’era l’angoscia nel sapere che da quel momento in poi Denis sarebbe stato soltanto un ricordo. Svetlana ripeteva come un disco rotto «non ho più mio figlio, non ho più Denis».
L’autista del Feldman Ecopark si è avvicinato al soldato russo e gli ha urlato contro di tutto, e quando Vitaly è andato in quella stessa direzione gli ha detto: «Guardalo, dannazione. Guarda quest’uomo. È il padre del ragazzino che hai appena ucciso».
Vitaly sembrava non sentire più nessuna voce. Si è inginocchiato davanti al prigioniero perché quell’uomo guardasse da vicino tutto il suo dolore. Forse è un padre anche lui, forse ha pensato ai suoi ragazzi mentre la voce calma di Vitaly gli diceva: «Vedi… questo è il sangue di mio figlio…». Gli occhi fissi negli occhi di quello sconosciuto, i rumori del mondo lontanissimi, le mani aperte perché si vedesse bene il rosso addensato fra le piccole pieghe della pelle. L’ultima drammatica traccia di vita di Denis.
( da Il Corriere della Sera)
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