Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile IL PRESIDENTE UCRAINO NON RIUSCIVA PIÙ A TENERE A FRENO ALCUNI SUOI CONSIGLIERI MILITARI, CHE ERANO DISPOSTI ADDIRITTURA A UN’OFFENSIVA “CLAMOROSA” SULL’ACCIAIERIA DI MARIUPOL…IN UCRAINA NON L’HANNO PRESA BENE: IL BATTAGLIONE È MOLTO POPOLARE NEL PAESE
«Proviamo coi turchi». Schiacciato dall’incubo dell’acciaieria, pressato dall’eroismo obbligatorio, raccontano che Volodymyr Zelensky non ha dormito notti intere. A Chernihiv avevano stampato i cartelloni, «aspettiamo a casa i nostri eroi».
Su Change.org era partita la petizione dalle mogli dei soldati di Azov, un milione di firme, perché «una figura internazionale» intervenisse a mediare.
Ma da settimane non si vedeva proprio una luce, in quei sotterranei: «Era impossibile sbloccare la situazione per via militare — spiega Zelensky —, ci siamo dovuti affidare alla diplomazia».
Quale? Il primo spiraglio, spiega una fonte diplomatica europea, è arrivato con una telefonata la mattina dell’8 maggio. I russi avevano finalmente detto sì al corridoio d’Onu e Croce rossa, per far uscire dall’Azovstal almeno le donne, i bambini e gli anziani.
Ora si trattava di salvare la pelle dei militari: non solo Azov, anche la 12esima brigata della Guardia nazionale, la 36esima dei marines, l’antiterrorismo, gli agenti dei servizi Sbu, i poliziotti, le guardie di frontiera, i volontari, tutti quelli che erano rimasti intrappolati a combattere là sotto. Quando suona il cellulare, quella mattina, è la chiamata che Zelensky aspettava.
Dall’altra parte c’è lo storico leader dei tatari di Crimea, Mustafa Dzhemilen, che siede alla Rada di Kiev. È un buon amico di Erdogan, da giorni chiede al presidente turco di trovare una via di fuga: una nave che porti gli assediati fuori da quell’inferno.
Dzhemilen ha un messaggio del Cremlino per gli ucraini, fatto filtrare attraverso Ankara: dev’essere Zelensky a dare l’ordine ad Azov d’arrendersi, dicono i russi, solo così la situazione può sbloccarsi. «Non abbiamo ore — avverte Dzhemilen —, abbiamo secondi».
Manca poco al 9 maggio, però. Alle celebrazioni di Putin sulla Piazza Rossa. Al fatidico anniversario della vittoria sovietica sul nazismo. Alla giornata in cui tutto il mondo guarda a Mosca. E non si può, pensa Zelensky, regalare ai russi un simile annuncio: il presidente ucraino domanda che dentro l’acciaieria resistano ancora. Solo un pochino. Poi, si potrà fare: lo darà personalmente lui, l’ordine d’arrendersi.
I mediatori
Il ruolo dei turchi. Le pressioni d’israeliani e francesi. L’intervento degli svizzeri, che hanno appena riaperto l’ambasciata a Kiev e vogliono ospitare in luglio una specie di conferenza di pace. E probabilmente, una decisiva telefonata degli americani.
«Lo sblocco è stato concordato coi partner occidentali», dice Zelensky, per evitare la morte sicura di «centinaia» (dicono gli ucraini) o «migliaia» (2.439, precisano i russi) di militari chiusi per 82 giorni negli 11 km quadrati della più grande acciaieria d’Europa.
Ora che è finita, le tv del Cremlino mostrano le svastiche di due militari due di Azov, per minimizzare lo stallo militare cui diciassette brigate di Putin sono state costrette dalla resistenza d’un manipolo.
E anche la retorica di Kiev trasforma la resa in un’evacuazione — «sono le nostre Termopili» —, facendo passare la definitiva conquista russa di Mariupol per «una vittoria di Pirro».
Le pressioni
Ma la domanda resta: che cos’ha spinto Zelensky a cedere? E in cambio di che?
L’8 maggio, s’era ancora appesi alle richieste al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. E solo il 10 maggio, una settimana prima della soluzione, i russi avevano bombardato l’acciaieria 38 volte in un giorno. Il 12, l’ambasciatore ucraino all’Onu s’era appellato disperato al diritto umanitario internazionale.
Il 13, c’era stata l’implorazione pubblica di tre ex presidenti ucraini, Petro Poroshenko, Viktor Yushchenko e perfino dell’impopolarissimo Leonid Kuchma, «l’amico di Mosca». Il 14, la ministra Iryna Vereshchuk aveva detto che solo una sessantina d’intrappolati sarebbero stati evacuati.
Di colpo, quattro giorni fa, Zelensky ha mollato: «Gli eroi ci servono vivi», ha detto. Non poteva più tenere le pressioni d’alcuni suoi militari, spiega la fonte diplomatica, che erano disposti perfino a un’offensiva «clamorosa e altamente simbolica» sull’Azovstal.
Il presidente ha considerato Mariupol ormai persa — «è morto il 90 per cento dei nostri elicotteristi che hanno provato a portare aiuti all’acciaieria» — e non se l’è sentita di continuare il braccio di ferro. Quanto l’abbia digerita chi sosteneva gli eroi, non si sa.
L’ala di chi non accetta cedimenti, e neppure negoziati, è predominante: «Non conosco altri confini che quelli dell’indipendenza del 1991», chiarisce il capo dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov, casomai tornasse l’idea di rinunciare a qualcos’altro.
Gli Azov se ne vanno al loro destino nelle prigioni russe, Zelensky dice «li riporteremo a casa».
Ci crede qualcuno?
(da il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile CHIUDERE I CANCELLI E NON FARE USCIRE NESSUNO, IDENTIFICARE TUTTI I RESPONSABILI (CHE CORAGGIOSAMENTE IMMAGINIAMO SI ASSUMERANNO LE LORO RESPONSABILITA’)… DEVONO PASSARE LA NOTTE SUGLI SPALTI O IN GALERA
«Ma come parli, a merda?», «Te rimandano col gommone a casa tua!»: sono
solo alcune delle frasi che alcuni tifosi della Lazio hanno rivolto allo steward presente allo stadio Olimpico durante partita con il Verona.
I cori e le intimidazioni, conditi dagli insulti a sfondo razziale, sono proseguiti fino a quanto è intervenuto un collega dello steward per consigliare al ragazzo di spostarsi: il giovane preso di mira fa resistenza, ma alla fine acconsente e si allontana dalla curva.
L’intera scena è stata ripresa in video e pubblicata su TikTok, dove ha raccolto quasi 850 like, 42 commenti e 198 condivisioni.
Prima che venisse eliminata dall’utente che per primo l’ha postata, @_meleoo. Sul suo profilo adesso compaiono solo brevi video di limousine, mazzette di banconote da venti e cinquanta euro e allusioni alle risse in discoteca con gli amici. La sua scelta di cancellare la clip incriminata è stata tempestiva, ma non abbastanza: c’è chi aveva già salvato il video e non ha esitato a ripubblicarlo su Twitter per denunciare l’accaduto.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile SONO DECENNI CHE QUESTI SOGGETTI NON PAGANO UN CAZZO DI CANONE DEMANIALE E PRETENDONO DI TENERSI GLI STABILIMENTI BALNEARI A VITA, DIFESI DAI SOLITI SOVRANISTI
Poche ore per trovare un’intesa nella maggioranza sui balneari e poi una settimana di tempo per chiudere in Senato il primo round. Che in pratica, dopo l’aut aut di giovedì di Draghi, adesso si trova con una pistola puntata alla tempia: in assenza di accordo sul nuovo disegno di legge sulla concorrenza il governo metterà infatti la fiducia sul testo base azzerando tutte le modifiche concordate sino ad oggi ed i correttivi già previsti dal governo a favore degli imprenditori eventualmente esclusi.
Partita delicata quella che si sta giocando, perché investe le riforme legate al Pnrr (anche quella del Fisco è in alto mare), il rispetto degli impegni con Bruxelles e quindi l’erogazione delle tranche future di fondi. Per questo motivo, anche questo week end, si continuerà a trattare.
Due i nodi da sciogliere: la data di avvio delle gare per assegnare le concessioni, che il Consiglio di Stato ha previsto in maniera inderogabile a partire dal 2024, e gli indennizzi agli operatori che eventualmente dovessero perdere la loro concessione.
Per il governo questa indicazione non può essere elusa, al massimo si può pensare di concedere per via amministrativa un altro anno di tempo per venire incontro alle amministrazioni locali che per ragioni oggettive non fossero in grado di bandire le gare già entro il 2024. Ma non di più.
Quanto agli indennizzi, più che sugli investimenti fatti dagli operatori si ragiona su un consistente riconoscimento dell’avviamento delle varie attività. Attorno a questi due nodi ruota l’ennesima formulazione dell’emendamento sui balneari sui cui il viceministro allo Sviluppo Gilberto Pichetto Fratin, che l’ha elaborata, si aspetta di avere un riscontro tra domani e lunedì.
Dopo aver fatto di tutto per intralciare la riforma, sia la Lega che Forza Italia, a questo punto, sembrano disponibili ad un compromesso. Silvio Berlusconi, che sperava di avere più tempo a disposizione per discuterne, durante la sua visita a Napoli ha dato il benestare al termine fissato entro il 31 maggio dal premier. Allo stesso modo Matteo Salvini, ieri a Milano, si è detto sicuro che «sulle spiagge l’accordo si troverà come l’abbiamo trovato sul catasto».
Nessuno – giurano nelle file di centrodestra – vuole scatenare un inferno sul Ddl Concorrenza: «Eravamo pronti a resistere fino alla morte sulla riforma del catasto, ma qui si può trovare una soluzione». Il problema è che nella Lega e in Forza Italia convivono ormai linee di pensiero che sempre più di rado si trovano in sintonia.
Nelle file più ruspanti del Carroccio sono quasi tentati dalla sfida, ovvero lasciar fare a Draghi e poi cambiare le norme l’anno prossimo «quando il centrodestra tornerà al governo», libero Draghi di mettere la fiducia «sul testo così com’ è, se non vuole venirci incontro. Noi non la voteremo, ma il provvedimento verrà comunque approvato».
Una posizione che fa però venire i brividi ai leghisti di governo: «Il premier salirebbe un secondo dopo al Quirinale. Sarebbe una follia».
Le elezioni amministrative all’orizzonte non aiutano. Il segretario del Pd Enrico Letta è preoccupato: «Tutti gli ultimi atti di Salvini sono stati mossi per mettere in difficoltà l’esecutivo, tra cui il contrasto al Ddl concorrenza».
Ovviamente la trattativa proseguirà sino all’ultimo minuto utile: il termine sono le 12.30 di martedì quando la Commissione Industria del Senato dovrebbe avviare le votazioni. Si potrebbe procedere accantonando il famigerato articolo 2 sulle concessioni demaniali, ma Draghi non vuole più perdere altro tempo: in assenza di intesa metterà la fiducia sul testo base del ddl facendo cadere anche i due emendamenti specifici sui balneari presentati dall’esecutivo dopo la sentenza del Consiglio di Stato, dove pure erano previste garanzie per i concessionari uscenti sul mancato ammortamento degli investimenti realizzati e la perdita di avviamento
Sui beni demaniali resterebbe così in piedi la sola mappatura delle concessioni. Per il resto verrebbe applicata la sentenza del massimo organo della magistratura amministrativa che limita al 2023 la proroga delle concessioni, senza paracaduti per gli esclusi.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile SOLO LA GELMINI HA AVUTO IL CORAGGIO DI PRENDERE POSIZIONE, MA LA SUA NON È AFFATTO UNA POSIZIONE ISOLATA
I malumori, i timori, gli scontri frontali e le rivalità restano per un giorno
sospesi, in un partito che si aggrappa al suo leader ancora una volta, e che attorno a lui – assieme trascinante e stremato – si compatta.
Alla fine di una due giorni difficile, in un clima più pesante rispetto a quello festoso della prima kermesse di un mese fa a Roma che aveva visto il ritorno in presenza del Cavaliere, Silvio Berlusconi per tranquillizzare gli animi è costretto a correggere sé stesso e le sue dichiarazioni sull’Ucraina, parlando con disinvoltura ai giornalisti di poca opportunità di fornire armi e di necessità di «convincere» gli ucraini ad accettare in qualche modo le richieste di Putin.
Salvo poi, in serata, prima di godersi due pizze (una battezzata «Silvio» e l’altra «Marta» sul lungomare con la compagna Fascina), sentirsi al telefono con Matteo Salvini che gli ha sottolineato come «a sinistra parlano di guerra e armi mentre noi lavoriamo per il cessate il fuoco». Una sintonia che non si incrina, insomma.
Però le sue parole avevano messo in grande imbarazzo il partito, compreso quell’Antonio Tajani che – come un direttore d’orchestra – ha gestito e accompagnato ogni passaggio della Convention facendo alternare sul palco ospiti di peso ai vertici del Ppe, compresa la presidente del Parlamento europeo Metzola.
Tutto per dare a FI la veste tradizionale – europeista, atlantista, liberale, anche governativa visto il peso dato ai tre ministri – ma che Berlusconi rischiava di oscurare con parole a briglia sciolta.
Il leader ha quindi accettato di far diramare prima, venerdì sera, una nota chiarificatrice, poi ieri ha ribadito anticomunismo e vicinanza all’Ucraina, anche militare se in chiave difensiva. È bastato almeno per evitare nuove polemiche, limitate all’uscita mattutina della ministra Gelmini che chiedeva chiarezza e che, al termine dell’intervento, non ha commentato proprio per evitare di tornare sull’argomento ed evitare di ripetere tutte le sue critiche.
Che comunque restano: quelle di una Forza Italia troppo schiacciata sulla Lega, che non aiuta il governo, che sta perdendo la sua ispirazione liberale e che al vertice ha una linea di comando che condiziona le mosse del Cavaliere.
Critiche che solo lei ha mosso in pubblico. Gli altri due ministri, Carfagna (lodata da Berlusconi dal palco) e Brunetta, tacciono e si muovono agilmente al governo fedeli alla linea Draghi e assieme confermando vicinanza a Berlusconi; in Sicilia il partito si è spaccato su Musumeci ma l’eco non arriva fino a Napoli.
Il fermento per la scelta dei nuovi coordinatori è tanto. Il tutto alla vigilia di un turno difficile di Amministrative e con l’angoscia per le ricandidature alla Politiche, che rende difficile esporsi.
Quindi la Gelmini appare forse più isolata di quanto sia. Tajani non si capacita, ci resta male: «Il partito è unito, anche se non è una caserma». Maurizio Gasparri sintetizza e manda un messaggio alla ministra: «C’è un tempo per tutto, pure per le critiche. Ma come si fa nella giornata di Berlusconi, quella in cui parla, si espone, e non lo fa tutti i giorni, ad attaccarlo? Questo è il suo giorno, va rispettato».
D’altronde allo stato non sembrano esistere progetti alternativi a FI, e più la lotta per la sopravvivenza si fa dura, più diventa sotterranea. Di visibile c’è un Berlusconi fragile e assieme indispensabile, unico collante di un partito sull’altalena tra antichi fasti e nuove paure.
(da Il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile L’ANALISTA MILITARE ANSHEL PFEFFER TRATTEGGIA GLI SCENARI POSSIBILI
Da guerra di movimento a guerra di resistenza. E’ lo scenario ucraino. Guerra di resistenza A tratteggiare il nuovo scenario è Anshel Pfeffer, analista militare di Haaretz, uno che di guerre se ne intende.
Scrive Pfeffer: “La guerra tra Russia e Ucraina, che la prossima settimana entrerà nel suo quarto mese, è diventata una guerra di logoramento. Lungo i 1.300 chilometri della regione del Donbass, i due eserciti stanno facendo solo piccoli guadagni, avanzando o ritirandosi al massimo di decine di chilometri
Questa non è più una guerra di movimento. È una guerra di resistenza, che mette le economie e le popolazioni civili l’una contro l’altra, tanto quanto i loro eserciti.
A quanto pare, il presidente russo Vladimir Putin e la guerra che ha iniziato sono ancora popolari tra ampie fasce dell’opinione pubblica russa. Il problema di Putin è che i russi che lo sostengono appoggiano la guerra che lui ha venduto loro, che non è affatto una guerra ma una “operazione militare speciale” che per sua natura dovrebbe concludersi rapidamente e con successo.
Con il passare del tempo – e con esso i funerali militari e i soldati che tornano a casa parlando delle loro esperienze – l’illusione sarà molto più difficile da mantenere. Per settimane i canali di propaganda del Cremlino hanno preparato il terreno per qualcosa di molto più grande, anche se non solo contro l’Ucraina: una “guerra contro la Nato” che darebbe a Putin la scusa necessaria per dichiarare ufficialmente la guerra, permettendogli di mobilitare le risorse della Russia e di inviare coscritti e riservisti nella mischia. Ma questa dichiarazione, che molti si aspettavano all’inizio della settimana scorsa, non è ancora arrivata.
L’esitazione di Putin deriva probabilmente da due fonti. In primo luogo, i suoi consiglieri politici lo avvertono che la mobilitazione totale gli costerà il sostegno dell’opinione pubblica. In secondo luogo, i suoi generali avvertono che un milione di coscritti sarà più che inutile sul campo di battaglia senza l’equipaggiamento necessario e mentre gli ufficiali esperti necessari per addestrarli sono morti, feriti o impegnati a combattere.
Gli osservatori di Mosca sono in competizione tra loro, prevedendo quando i russi inizieranno a rivoltarsi contro Putin. Forse ad agosto, quando sarà impossibile ignorare quanto i battaglioni russi siano esausti e impoveriti da sei mesi a questa parte. O forse a settembre, quando i russi torneranno dalle loro vacanze e inizieranno a fare i conti con un lungo inverno di difficoltà economiche.
Le agenzie di intelligence occidentali, in particolare quelle degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, informano costantemente i media su quanto accade al Cremlino.
Giovedì il Ministero della Difesa britannico ha riferito che il tenente generale Sergei Kisel è stato sollevato dal comando della 1a Armata di carri armati della Guardia dopo il fallimento dell’accerchiamento e della cattura di Kharkiv. Il viceammiraglio Igor Osipov è stato licenziato dal comando della Flotta del Mar Nero dopo l’affondamento dell’incrociatore da battaglia Moskva. Ma mentre l’intelligence occidentale ha raggiunto un livello di penetrazione impressionante, ci sono dettagli cruciali che nemmeno il Cremlino o lo Stato Maggiore russo conoscono.
Nessuno è sicuro di quanto siano ancora utilizzabili le attrezzature e le munizioni contenute nelle enormi scorte accumulate nelle regioni più lontane dell’era sovietica. Gran parte di esse sono state rubate nel corso degli anni dagli ufficiali che hanno venduto tutto ciò che potevano, sia per riempire le proprie tasche che per sfamare le truppe affamate. Un dettaglio particolarmente cruciale è il numero di razzi Grad utilizzabili rimasti.
Sin dalle prime settimane di guerra, è stato chiaro che le forze armate russe non dispongono di un numero sufficiente di munizioni guidate, lanciate da terra, dall’aria o dal mare, per una guerra su vasta scala. Per una maggiore potenza di fuoco, non ha altra scelta che i vecchi lanciatori multibarre Grad, entrati in servizio negli anni Sessanta. Ne ha ancora migliaia.
Se rimangono abbastanza razzi, e stiamo parlando di milioni, la Russia può continuare il suo sforzo bellico anche senza un’iniezione di truppe fresche, rendendo la vita degli ucraini nelle città vicine al fronte un incubo senza fine e impedendo un accumulo ucraino per una grande controffensiva.
La Russia può riavviare la produzione, ma ci vorranno mesi per ricostruire le linee di produzione smantellate decenni fa e ancora di più per raggiungere una capacità che possa aiutare l’esercito russo a tenere il territorio che ora controlla in Ucraina. Il numero di razzi Grad ancora presenti nelle scorte sovietiche può determinare la durata di questa guerra di logoramento.
Ma un altro dettaglio critico non può trovare risposta nemmeno dopo l’apertura di tutti i depositi di emergenza. Nessuno può dire con certezza quanto resteranno fermi i russi di tutti i giorni quando si renderanno conto che stanno combattendo una lunga ed estenuante guerra e che le sanzioni economiche sono destinate ad aumentare.
Da parte ucraina, le cose sono un po’ più chiare. Gli ucraini hanno un’idea più precisa dei loro vicini russi di ciò che stanno affrontando (anche se Kiev ha tenuto nascosto il numero delle vittime militari). Negli ultimi tre mesi, gli ucraini hanno dimostrato una notevole resistenza.
Dall’invasione del 24 febbraio, l’Ucraina è stata sottoposta alla legge marziale e alla mobilitazione generale. Non c’è carenza di personale, con riservisti e volontari dall’Ucraina e da tutto il mondo disposti a combattere, oltre a ufficiali stranieri esperti che aiutano nell’addestramento. Almeno per il momento, continuano ad arrivare armi ed equipaggiamenti militari dall’Occidente, favoriti dall’approvazione giovedì da parte del Senato degli Stati Uniti di altri 40 miliardi di dollari di finanziamenti per l’Ucraina.
La questione cruciale è quanto a lungo l’Ucraina, guidata dal suo principale presentatore, il presidente Volodymyr Zelensky, riuscirà a mantenere l’attenzione del mondo durante i mesi estivi, quando i politici occidentali preferiscono andare in vacanza piuttosto che approvare le forniture di armi.
In Europa, soprattutto nei principali Paesi che dipendono maggiormente dall’energia russa, come la Germania e l’Italia, le decisioni più difficili sulla rinuncia al gas russo devono ancora essere prese. In privato si parla di permettere alla Russia di conservare parte del territorio che ha conquistato, e il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che non bisogna “mai cedere alla tentazione dell’umiliazione”.
Giovedì, il Ministero degli Esteri di Mosca ha annunciato che la Russia toglierà il blocco del Mar Nero, che separa l’Ucraina dai suoi mercati di esportazione, solo se le sanzioni occidentali saranno revocate. Milioni di tonnellate di grano ucraino inizieranno presto a marcire, con conseguente impennata dei prezzi alimentari globali.
Ma una missione della Nato per aprire le rotte del Mar Nero non è ancora in programma. Il voto del Parlamento europeo di giovedì per rimuovere i dazi doganali dalle esportazioni ucraine è di scarsa utilità quando l’unico modo per esportare le merci è la ferrovia e le reti di autotrasporti sono già a dura prova.
In Ucraina non mancano uomini e donne pronti a combattere, sia sul campo di battaglia che sul fronte interno. Ma la loro capacità di combattere a lungo potrebbe non essere all’altezza”.
Così Pfeffer.
Considerazioni che trovano riscontro a Mosca. Il ministro dei Trasporti russo Vitaly Savelyev ha affermato che le sanzioni hanno portato a seri problemi con la logistica in Russia. Mosca è stata costretta “a cercare nuovi corridoi logistici”, ha riferito il media indipendente russo Meduza. Dopo l’inizio della guerra russa contro l’Ucraina, il più grande operatore di container del mondo Maersk ha annunciato la cessazione delle sue attività in Russia e le società di logistica FedEx e Ups hanno smesso di consegnare merci. Inoltre, le compagnie marittime Msc, Hapag-Lloyd e Yang Ming hanno sospeso la prenotazione di navi verso la Russia. Inoltre, i paesi dell’Unione Europea, gli Stati Uniti e il Canada hanno chiuso anche i loro cieli.
Manovre sul campo
A fare il punto su Rid (Rivista italiana difesa) è Igor Markic. “Gli avvenimenti più importanti delle ultime ore – rimarca Markic – si registrano nel quadrante di Popasna, dove i Russi continuano ad avanzare verso ovest, con la linea del fronte che si sarebbe spostata di 11 km in questa direzione in un solo giorno. Le forze di Mosca hanno catturato ad ovest di Popasna i villaggi di Druzhba (5 km ad ovest), Trypillya (9 km a nordovest), Volodymyrivka (13 km ad ovest), Stryapivka (16 km ad ovest ), Nova Kam’yanka (18 km ad ovest). Le aree di Stryapivka e di Nova Kam’yanka si trovano a soli 3 km da Soledar e dalla strada (la T1302) che porta a Lysychansk e Severodonetsk, e che è fondamentale per il loro rifornimento. La puntata offensiva russa mira ad interrompere tale via di comunicazione verso Severodonetsk, che, sebbene non sia l’unica, risulta essere la strada più breve e veloce per raggiungere la città. È proprio Severodonetsk l’oggetto principale della contesa in questo momento, con i Russi che, oltre a minacciarne le linee di rifornimento, sono già arrivati nei sobborghi settentrionali. Inoltre, sempre in quest’area le forze russe hanno conquistato la città di Tritske (12 km a sud di Popasna). Più a nord, nell’Oblast di Kharkiv, gli Ucraini, che si erano spinti oltre il Seversky Donec in direzione del confine russo e della città di Vovchansk (da dove passano le linee di rifornimento russe per il fronte di Izyum), sono stati respinti dai Russi, che hanno riconquistato le cittadine di Rubizhne (una quarantina di chilometri a nordest di Kharkiv e situata sulla sponda est del Seversky Donec) e di Ternova (una decina di chilometri ad est di Rubizhne e a soli 3,5 km dal confine russo). La controffensiva russa intende ristabilire in quest’area una zona cuscinetto tra le linee del fronte e il confine, per impedire agli Ucraini di minacciare le linee di rifornimento che dal territorio russo si diramano verso il Donbass attraverso lo strategico nodo di Kupiansk. Spostandoci nel sud qualche giorno fa a Vishnevovoye, a sud di Zaporizhia, un attacco ucraino è stato respinto con pesanti perdite – si parla di una trentina di blindati/corazzati, tra cui anche alcuni carri T-72 forniti di recente dalla Polonia. La notizia, inizialmente data solo dal MoD russo, ci è stata confermata proprio oggi da nostre fonti locali. In generale, in questa fase della guerra i Russi stanno facendo valere soprattutto la superiorità e la potenza di fuoco della loro artiglieria – in particolare nel campo dei lanciarazzi campali pluritubo – ed un più efficace impiego nelle aree boscose del Donbass degli Spetsantz, che utilizzano un efficace tattica di swarming warfare. Proprio per cercare di riequilibrare l’inferiorità ucraina nel settore del supporto di fuoco indiretto, il Pentagono ha annunciato un ulteriore pacchetto da 100 milioni in aiuti militari, comprendente altri 18 cannoni da 155 mm M777 e 3 radar di controbatteria AN/TPQ-36”, conclude l’analista di Rid.
Armi alla Moldovia
La Gran Bretagna vorrebbe inviare armi anche in Moldovia per proteggerla dalla minaccia di invasione da parte della Russia, lo ha reso noto la ministra degli Esteri Liz Truss. Parlando al giornale britannico The Telegraph, Truss ha detto di ritenere che il presidente russo Vladimir Putin resta determinato a creare una “grande Russia” anche se l’invasione dell’Ucraina non è riuscita ad ottenere i risultati sperati.§
La Moldavia confina con l’Ucraina a sud-ovest e non è anch’essa un membro dell’alleanza Nato. Truss ha detto di avere in corso colloqui con gli alleati per assicurarsi che le difese della Moldavia possano scoraggiare qualsiasi attacco futuro. “Vorrei vedere la Moldavia equipaggiata secondo gli standard della Nato. Questa è la discussione in corso con i nostri alleati”, ha detto al Telegraph. “Putin è stato assolutamente chiaro riguardo alle sue ambizioni di creare una grande Russia. E se anche i suoi tentativi di prendere Kiev non hanno avuto successo, questo non significa che abbia abbandonato quelle ambizioni “, ha detto. Se i piani di Truss venissero adottati, i membri della Nato si troverebbero a fornire nuove armi moderne alla Moldavia, che potrebbe sostituire i suoi vecchi apparati risalenti all’era sovietica, e ad addestrare i suoi soldati su come utilizzarle
Moldavia, nuovo membro “occulto” della Nato.
(da Globalist)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile “SE A VIOLARE I CONFINI SONO I CARRI ARMATI DI PUTIN ALLORA TACCIONO”
Parole che dimostrano la divisione a destra ma – soprattutto er ce ne fosse
ancora bisogno – che in Italia il partito di Putin è molto forte e radicato e che certi legami sono inossidabili.
«Diciamo le cose come stanno. La posizione di Berlusconi dell’ altro giorno presenta per l’Occidente alcuni elementi di pericolosità. Non certo sull’aspetto che rimandava al pacifismo, quello ci può anche stare. Quanto sulla necessità di convincere l’Ucraina ad accontentare Putin. Le frasi su questo punto smentivano non solo gli Usa e l’Ue. Ma anche la posizione ufficiale del Partito popolare europeo, di cui Forza Italia è parte integrante». Lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera, Guido Crosetto
«Se Fi e Lega stanno seguendo i sondaggi? Mi pare evidente. Berlusconi è una vita che segue i sondaggi – aggiunge l’ex esponente di FdI -. Anzi, ha insegnato lui alla politica italiana a seguirli. Lo sta facendo anche sull’Ucraina, mi pare chiaro».
Il fondatore di Fratelli d’Italia poi incalza anche il leader della Lega: «Salvini ha sposato la via del pacifismo. Sorprende però un aspetto: ha sempre sostenuto la legittima difesa di chi spara a un ladro che ti entra dentro casa; un principio che, adesso, non adotta di fronte all’ invasione di uno Stato intero. Ma uno Stato intero che ti entra dentro casa è più pericoloso di un ladro. O sbaglio? Per non parlare dell’inviolabilità dei confini», afferma Crosetto, che infine pone qualche domanda: «Come fai a combattere una battaglia politica mastodontica se una barchetta di immigrati entra a Lampedusa e poi non combatterne una un milione di volte più grande se a violare i confini sono migliaia di carri armati? Per Berlusconi e Salvini, insomma, i confini sono inviolabili se entra una barchetta a Lampedusa o se a entrare sono i carri armati?».
(da Globalist)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile L’ANALISI DI RUEDIGER VON FRITSCH
Uno scenario molto concreto che ha le potenzialità di andare a dama anche per la forte presenza di una classe politica europea direttamente o indirettamente al servizio di Putin e ad una opinione pubblica in parte drogata dalla propaganda del Cremlino.
Il presidente russo Vladimir Putin sta cercando deliberatamente di scatenare la fame in Medio Oriente e in Africa, secondo l’ex ambasciatore tedesco a Mosca Ruediger von Fritsch. L’obiettivo del Cremlino è destabilizzare l’Europa provocando un flusso massiccio di rifugiati, ha detto von Fritsch all’edizione domenicale del Tagesspiegel. “L’idea di Putin è che, dopo il collasso delle forniture di grano, la gente affamata scapperà da quelle regioni e tenterà di arrivare in Europa, come i milioni di siriani che fuggivano dagli orrori della guerra”, ha detto.
E’ per questo che la Russia sta impedendo all’Ucraina di esportare il grano e sta bombardando i silos in cui viene stoccato, ha continuato von Fritsch. “Con nuovi flussi di rifugiati, vuole destabilizzare l’Europa e aumentare la pressione politica, in modo che i Paesi occidentali cambino l’atteggiamento duro adottato nei confronti della Russia”, ha aggiunto von Fritsch, dicendo che questa à la nuova “guerra ibrida” di Putin.
E’ un modo di condurre la guerra anche attraverso mezzi non militari come attacchi informatici e campagne di disinformazione. L’Ucraina è uno dei principali esportatori di cereali del mondo, ma i porti sul Mar Nero sono bloccati a causa del conflitto. Secondo il governo tedesco, la Russia sta bloccando circa 20 mln di tonnellate di grano, destinate principalmente all’Asia e al Nordafrica, la gran parte delle quali si trovano nel porto di Odessa.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile LEI REPLICA: “FORZA ITALIA NON E’ ANCORA IL TUO PARTITO, PENSA AL TUO”
Nel centrodestra è ancora scontro. Dopo il vertice dei giorni scorsi tra i tre
leader di Forza Italia, Lega e Fdi, Matteo Salvini corre in sostegno di Silvio Berlusconi, attaccato dal fuoco amico dei fedelissimi azzurri per le frasi filo-Putin pronunciate dal palco della convention di Napoli. A puntare il dito contro il Cavaliere è stata, prima di tutti, la ministra Mariastella Gelmini, che ha definito “ambigue e imbarrazzanti” le parole del leader di Fi. ”
“Prima di criticare Silvio Berlusconi qualcuno dovrebbe contare fino a cinque”, ha criticato Salvini nel suo intervento alla scuola di formazione della Lega, a Milano. “Si occupi del suo partito”, la replica piccata della ministra.
Rispondendo alle accuse del leader del Carroccio, Gelmini ha sottolineato: “Invito Salvini a rispettare il dibattito interno ad un partito che – per il momento – non è il suo. Ho posto in Forza Italia un tema di linea politica su una posizione che comprendo bene non sia quella di Salvini, ma che riguarda la collocazione europeista ed atlantista di Forza Italia. Un problema che evidentemente esiste, visto che per due volte il partito è dovuto intervenire a chiarire, a prescindere da me”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 22nd, 2022 Riccardo Fucile “NESSUNO L’HA RICHIESTO, SEMPLICE, LUI E’ UN PERSONAGGIO SENZA SCRUPOLI”
Scontro a distanza tra il segretario della Lega Matteo Salvini e il sindaco di Milano Beppe Sala nella domenica decisiva per l’assegnazione dello scudetto.
Salvini, in riferimento alla giornata di oggi, decisiva per l’assegnazione dello scudetto conteso tra Milan e Inter, ha attaccato Sala, accusandolo di «non essere riuscito ad autorizzare il maxischermo per il Milan oggi pomeriggio, per evitare assembramenti, mentre ieri sera c’è stato uno straordinario concerto con decine di migliaia di persone in piazza Duomo: mettiti d’accordo con te stesso».
Ma la risposta del sindaco di Milano non si è fatta attendere. In un post su Instagram, Sala ha spiegato punto per punto il perché della mancata presenza del maxischermo per il match odierno: «Io “non sono riuscito ad autorizzare il maxischermo” perché nessuno ne ha fatto richiesta. Molto semplice», aggiungendo che «il concerto di ieri sera, invece, è stato autorizzato perché una Radio ha preso formalmente e sostanzialmente l’iniziativa. Altrettanto semplice».
Ma non solo. Il primo cittadino di Milano ha aggiunto: «In un clima violento (basta vedere le minacce nei miei confronti sui social) questo “signore” getta benzina sul fuoco, dicendo falsità. E meno male che questo “signore” ha fatto il Ministro dell’Interno, evidentemente non ha imparato nulla, nemmeno le regole di base sugli eventi di piazza».
E Sala, infine, ha poi aggiunto: «Non penso che il nostro Paese possa essere rappresentato da persone così senza scrupoli. È la mia modesta opinione, ma penso che molti italiani stiano aprendo gli occhi», e rivolgendosi direttamente a Salvini ha concluso: «Onorevole Salvini, io invece non la esorto a “mettersi d’accordo con se stesso”. Sarebbe un esercizio al di là delle sue capacità».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »