Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
LA MISTERIOSA COMPAGNA MILIONARIA, I SEI VANI A ROMA E I RAPPORTI CON OLEG KOSTYUKOV, FIGLIO DEL CAPO DELLE SPIE RUSSE: SAREBBE STATO LUI A COMPRARE I BIGLIETTI AEREI PER IL VIAGGIO DI SALVINI A MOSCA
Per qualcuno è l’uomo dei misteri. In realtà l’avvocato Antonio
Capuano, ex deputato di Forza Italia (nella legislatura 2001-2006), ex consigliere comunale di Frattaminore (il suo paese di origine), e consulente per le relazioni internazionali della Lega, è un personaggio che nella sua vita qualche traccia l’ha lasciata e da tempo non passa inosservato.ù
Infatti questo cinquantenne dal look giovanile ha saldi legami in Russia, Cina e Medio Oriente.
Inoltre Capuano, che è avvocato e si è laureato in giurisprudenza con l’università telematica Guglielmo Marconi, è stato oggetto di plurime segnalazioni all’Antiriciclaggio a causa di sostanziosi trasferimenti di denaro dal Kuwait e dalla Romania verso l’Italia.
Attenzionata anche la compagna, la modella camerunense Madeleine Mbone, una classe 1995 originaria di Logbikoy che disporrebbe di un patrimonio milionario frutto di presunti lasciti.
Secondo l’anagrafica depositata in banca avrebbe quantificato il proprio patrimonio in una forbice compresa tra 1 e 5 milioni, e il reddito tra 50 e 100.000 euro.
Nel 2012 era già stata segnalata un’operazione effettuata da Capuano insieme con l’ex compagna Sabah al Sabah Manar, classe 1964, presunto membro della famiglia dell’emiro del Kuwait.
Sotto esame sono finiti anche i rapporti economici con Ibrahim Alghuseen, già professore universitario e manager di una società di ingegneria. Capuano avrebbe avuto la procura per operare sul suo conto, sino alla chiusura dello stesso, ufficialmente al fine di gestire gli investimenti mobiliari e immobiliari della famiglia del docente.
Capuano avrebbe pure un conto cointestato con Nasseredin Bachar, architetto kuwaitiano residente a Palermo dal 2018. Su questo rapporto sono stati considerati sospetti «alcuni giroconti con un intermediario romeno».
Noi abbiamo provato a chiedere delucidazioni a Capuano, che, però, non ha voluto parlarci: «Io e la mia fidanzata attendiamo una bambina che nascerà tra poche settimane. Sarà mia cura contattarla» è stata la lapidaria risposta.
Anche perché la compagna non avrebbe retto allo stress di questi giorni. Pure lei è citata nelle segnalazioni di operazioni sospette collegate a fondi provenienti dal Kuwait.
Il rogito saltato
La provvista al centro delle Sos ha origine da un giroconto da 759.000 euro effettuato da Alghuseen su un rapporto bancario su cui Capuano avrebbe delega a operare.
Gran parte di quel denaro (700.000 euro) sarebbe stato trasferito a un notaio per l’acquisto di un immobile prestigioso per Capuano e la Mbone.
Per tale compravendita nel 2020 l’avvocato invia un ulteriore bonifico da 75.000 euro, mentre 454.000 euro giungono in Italia dalla Romania. In tutto oltre 1,2 milioni di euro che vengono poi girati dal conto del notaio alla Mbone come «restituzione deposito per compravendita immobile a causa dell’accordo non stipulato». Infatti la modella non avrebbe ottenuto il mutuo per «mancanza reddituale».
Nel frattempo i movimenti finanziari della donna avevano destato l’attenzione dei funzionari della banca che annotano: «Rilevanti flussi in entrata e in uscita da parte di nuova cliente presentataci da ex deputato legato a fondi sovrani del Kuwait».
L’operatività della coppia viene considerata «poco chiara e trasparente» e «meritevole di attenzione» anche perché «non si è certi dell’integrale legittimità dell’origine e della destinazione dei flussi finanziari». Per questo i risk manager non perdono più di vista Capuano e signora, sino all’emissione di assegni circolari in vista di un rogito nell’ottobre del 2021, anche se il consulente della banca non avrebbe ricevuto «alcuna documentazione a supporto dell’acquisto».
Gli analisti non ci vedono chiaro e pochi giorni prima dello scorso Natale scrivono: «Tale operatività appare illogica, immotivata e inusuale e non consente di determinare con certezza l’origine delle somme». Persino il consulente finanziario di Alghuseen «riporta dubbi di una possibile gestione fittizia della posizione patrimoniale nel suo complesso». Gli addetti ai controlli antiriciclaggio mettono nero su bianco i loro sospetti, e cioè che sia la Mbone che Alghuseen «possano fungere da prestanome dell’avvocato Capuano». Le segnalazioni su quest’ ultimo non sarebbero ancora state archiviate.
Il boom dei guadagni
Attualmente l’avvocato risulta residente in un appartamento di sei vani di sua proprietà in corso del Rinascimento a Roma. Il suo lavoro di legale gli consente di portare a casa il triplo dello stipendio che percepiva da parlamentare e nel suo studio ha assunto la fidanzata.
Secondo il Cerved della Camera di commercio è consigliere della Sant’ Agata Li Battiati, Srl attiva nell’intermediazione immobiliare come quasi tutte le altre cinque ditte in cui Capuano aveva ricoperto cariche.
L’ex parlamentare detiene quote di dieci società. Probabilmente gli garantisce buoni redditi anche l’attività di consulente per le ambasciate (per esempio ha lavorato per quella del Bahrein), di fondi sovrani (come il Kuwait investment authority, di cui è stato rappresentante in Italia oltre ad aver collaborato con altre società operanti nell’emirato) e di partiti politici.
Il viaggio a Mosca
Come la Lega. Infatti è stato lui a organizzare in due diverse fasi il viaggio di Matteo Salvini a Mosca. Inizialmente avrebbe dovuto svolgersi dal 3 al 7 maggio. In agenda sarebbero stati già fissati gli incontri con il ministro Sergej Lavrov (con il quale sarebbe stato programmato un pranzo per il 6 maggio 2022) e con il presidente della Camera alta dell’assemblea federale russa Valentina Matvienko.
Una rappresentante del partito Russia unita, quello di Putin, si sarebbe offerta come consulente per la parte logistica del viaggio.
Ma il programma è stato modificato in contemporanea con l’uscita delle prime notizie sulla richiesta di visto da parte di Salvini e dei suoi collaboratori, circostanza smentita dalla stessa ambasciata russa. Così il tour è stato riprogrammato nelle date 29-31 maggio.
L’avvocato avrebbe ricevuto conferma per un pranzo tra Salvini e Lavrov e per un incontro, fissato per il 31 maggio, con l’ex premier e presidente Dmitrij Medvedev, attualmente vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa (l’uomo che si è recentemente augurato la sparizione degli Occidentali), e avrebbe ricevuto l’approvazione anche per i relativi comunicati stampa.
Capuano, in aggiunta, avrebbe auspicato anche un possibile incontro di Salvini con il presidente Putin sempre nella giornata del 31 maggio. In vista della trasferta, il 19 maggio, il leader della Lega ha incontrato l’ambasciatore russo Sergey Razov, con il quale avrebbe discusso anche dell’eventuale viaggio di papa Francesco in Russia.
La mattina del 27 maggio, in Vaticano, come è noto, si è tenuto un incontro tra il cardinale e segretario di Stato Pietro Parolin e Salvini, a cui avrebbe presenziato anche Capuano e nel quale si sarebbe parlato della trasferta del leader della Lega a Mosca.
Il figlio della super spia
Nel momento cruciale, però, il consulente ha avuto difficoltà nel pagare con la carta di credito i voli Istanbul-Mosca del 29 maggio e Mosca-Ankara del 31 maggio. Per questo è intervenuto in suo soccorso un personaggio molto interessante: Oleg Kostyukov, il primo segretario dell’ambasciata russa, il quale avrebbe incontrato l’avvocato per ben due volte il giorno della visita a Parolin.
Oleg è citato dal giornale investigativo The Insider in un articolo di ottobre intitolato «Spy Kids: il figlio e la figlia del capo russo del Gru Kostyukov possiedono immobili per un valore di centinaia di milioni».
Infatti, secondo il cronista Sergej Ezhov, il diplomatico, insieme alla sorella Alena, sarebbe proprietario di un patrimonio da 200 milioni di rubli (3,2 milioni di euro), per il giornalista poco plausibile considerando lo stipendio da giovane funzionario del Ministero degli Esteri di Oleg.
Il capo del Gru
Il padre sarebbe il sessantunenne Igor Olegovi Kostyukov, il direttore del Gru (letteralmente Direttorato principale per le attività informative offensive), il servizio segreto militare russo, che dipende dal ministero della Difesa e dal suo capo di Stato maggiore.
Kostyukov senior, ricorda sempre The Insider, è soggetto alle sanzioni occidentali per una presunta interferenza nelle elezioni americane del 2016, per l’avvelenamento di una ex spia russa e della figlia in territorio britannico nel 2018 e per gli attacchi informatici del 2015 e del 2018 al Bundestag tedesco e all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.
Ma torniamo a Oleg. Il 27 maggio, per sbloccare la situazione, avrebbe acquistato personalmente i biglietti della compagnia di bandiera russa Aeroflot, che Capuano avrebbe successivamente rimborsato.
Durante i preparativi l’ex parlamentare avrebbe ricevuto richieste di delucidazioni da parte dell’ambasciata americana sul viaggio moscovita di Salvini, di cui i diplomatici a stelle e strisce non avrebbero conosciuto le finalità. Capuano avrebbe colto la palla al balzo per chiedere, dopo il tour russo, l’organizzazione di un incontro per Salvini con funzionari e politici di primissimo livello di Washington, promettendo, a quanto ci risulta, di condividere informazioni e con l’obiettivo di aprire un canale privilegiato per cercare di risolvere il conflitto.
Il dietrofront di Salvini
Dunque Capuano, in modo ambizioso, progettava di portare l’ex ministro dell’Interno in giro per il mondo a costruire un percorso di pace. Ma non è chiaro se il leader leghista fosse al corrente di tutte le manovre del proprio consulente che, come ci risulta, spesso parlava a nome del politico.
Alla fine, il 27 maggio, è uscita la notizia di un imminente viaggio in Russia di Salvini, di fatto confermato dallo stesso leader e da fonti leghiste. Successivamente, però, la trasferta è stata annullata. Il segretario del Carroccio, colpito dalle critiche arrivate dall’interno del suo partito, ma anche da parte dell’opposizione, avrebbe fatto sapere, tramite Capuano, di essere comunque pronto a partire, ma non prima di aver valutato a fondo gli effetti politici della propria iniziativa.
Nella serata del 28 maggio Capuano avrebbe spiegato ai suoi interlocutori dell’ambasciata che il leader della Lega sarebbe tornato sui suoi passi anche per evitare di danneggiare con la sua decisione l’esecutivo. I russi, da parte loro, avrebbero negato possibili ripercussioni su Mosca per la fuga di notizie e si sarebbero mostrati interessati a sapere se i ministri della Lega fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo.
In serata i diplomatici russi avrebbero informato i vertici del proprio governo dell’improvviso cambio di programma. Una decisione che in Russia sarebbe stata accolta con una certa freddezza.
(da La Verità)
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Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
C’È UNA DIFFERENZA DI 20 A 1 IN FAVORE DELL’INVASORE SOLO PER L’ARTIGLIERIA, L’UCRAINA DEVE CREARE SEI NUOVE BRIGATE PER UN TOTALE DI 25MILA UOMINI
Kiev ha annunciato la conclusione dell’addestramento teorico per i cannoni semoventi PzH 2000 forniti dalla Nato, ora inizia la pratica. La notizia minore dice molto sull’attuale momento della crisi con i russi che premono nel Donbass ed entra nell’agenda di Zelensky dove sono segnate tre esigenze: avere nuovi sistemi e imparare a usarli, ridare vigore alle truppe, trovare le risorse per replicare in modo profondo.
I consiglieri del leader fanno passare i messaggi attraverso la stampa internazionale: servono almeno 60 lanciarazzi a lungo raggio simili ai quattro Himars spediti dagli Usa. Londra ha promesso un nuovo lotto, però non disponiamo di numeri esatti. Il presidente ucraino ha affermato di recente che sul fronte orientale c’è una differenza di 20 a 1 in favore dell’invasore solo per l’artiglieria. Differenza che deve essere colmata con le batterie dell’Alleanza, alcune già in linea e altre in arrivo.
Ma una volta che avranno le bocche da fuoco pesanti devono proteggerle – in quanto Mosca fa di tutto per neutralizzarle – e saperle impiegare. È stato rivelato che proprio per gli PzH è stato organizzato un training specifico in quanto dotati di un software per consentire una risposta più rapida al tiro avversario. L’ex generale australiano Mick Ryan ha sottolineato come sia necessaria un’integrazione ampia e rodata, altrettanto fondamentale la parte digitale.
Un altro funzionario ha indicato sulle pagine del Financial Times che il suo Paese deve creare sei nuove brigate per un totale di 25 mila uomini. Ci lavorano tenendo a mente i problemi logistici: mettere insieme modelli omogenei, far fronte a un’eventuale carenza futura di munizioni per grossi calibri. Gli ucraini, quanto gli invasori, hanno visto morire migliaia di soldati, tra questi molti erano esperti. Devono sostituirli e non è un processo automatico.
L’analista Michael Kofman sostiene che la resistenza potrebbe accontentarsi di cedere del terreno a patto di logorare in modo irreparabile l’avversario. Subisce sconfitte tattiche, ma può ottenere un successo finale dissanguando l’Armata di Putin. Anche se appare complicato riprendere il terreno perduto, una riconquista sulla quale Zelensky ha lanciato segnali contrastanti.
Non ammette mutilazioni geografiche, mette in guardia sui costi di liberare la Crimea.
Quali sono gli obiettivi? A sorpresa lo spionaggio statunitense si è lamentato delle scarse informazioni passate da Kiev. Non svelano tutto, tengono all’oscuro Washington su molte mosse, coprono le perdite: sappiamo più dei russi che degli ucraini, ha detto in Senato la direttrice dell’intelligence Avril Haynes.
Interessante che accada, altrettanto che gli americani abbiano reso nota la loro irritazione. Che forse nasconde interrogativi di lungo termine. Ecco perché il risultato è in bilico. Dipende dall’evoluzione sul campo, dalla pazienza strategica della stessa Ucraina e da un’assistenza di lungo termine dell’intero Occidente. Nessuno dei tre punti è scontato.
(da Corriere della Sera)
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Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
MAGARI RICAVANDO INFORMAZIONI SENSIBILI SUL SUO STATO DI SALUTE, SUGLI ALIMENTI INGERITI E LE MEDICINE EVENTUALMENTE UTILIZZATE…“PARIS MATCH”: “ABBIAMO AVUTO INFORMAZIONI DI QUESTA “RACCOLTA” NELL’OTTOBRE 2019, DOPO LA VISITA DI PUTIN IN ARABIA SAUDITA”
L’Fso, il servizio segreto personale del presidente della Federazione
russa – che è stato già impiegato nella gestione e manutenzione dello Scheherazade (lo yacht che le intelligence occidentali ritengono direttamente a disposizione di Vladimir Putin) – si starebbe occupando, durante gli spostamenti di Putin, anche dell’ingrato compito di raccogliere le sue urine e i suoi escrementi, collocarli in apposite sacche sterilizzate e riportarli in patria, per evitare che possano essere ispezionati da agenti stranieri.
Con ciò ricavando informazioni sensibili sullo stato di salute, gli alimenti ingeriti dal presidente russo, le medicine eventualmente utilizzate.
La rivelazione è pubblicata dal settimanale francese Paris Match, che cita sue fonti riservate, e viene avvalorata dalla ripresa di The Insider – uno dei più seri siti russi d’informazione indipendenti. Nella coorte di agenti che accompagnano Putin all’estero, ce n’è in particolare uno responsabile della raccolta dei suoi escrementi naturali e del loro trasporto a Mosca.
«Abbiamo avuto informazioni di questa “raccolta” nell’ottobre 2019, dopo la visita di Putin in Arabia Saudita», scrive Paris Match.
Fonti in Medio Oriente hanno riferito ai francesi che la missione era stata svolta sotto il controllo del Fso, poi il tutto venne collocato in una valigia speciale, assicurando la segretezza assoluta e anche con presunte pressioni molto intense esercitate per mettere a tacere il personale dell’ambasciata russa, che ovviamente era almeno in parte venuto a conoscenza della cosa.
La stessa procedura – scrivono i francesi – era già avvenuta in casa loro, durante la visita di Putin in Francia il 29 maggio 2017, quando Emmanuel Macron aveva ricevuto il presidente russo a Versailles.
Proprio ieri è stato rilanciato anche dai reporter investigativi del team Navalny un video del 2019 – pubblicato allora da Jonah Fisher della Bbc e girato nel 2019 a Parigi – in cui durante un’interruzione di un evento per andare al bagno, Putin viene scortato da sei uomini, due dei quali escono dopo di lui, con qualche ritardo.
Rumors sulla salute di Putin sono circolati spesso in passato, ma ultimamente si sono fatti più consistenti, al punto che in aprile Proekt, un altro collettivo di giornalisti indipendenti russi, ha pubblicato un’inchiesta dimostrando che in tutti i viaggi degli ultimi anni, i compagni più frequenti di Putin sono stati gli otorinolaringoiatri Alexei Shcheglov e Igor Yesakov e il chirurgo Yevgeny Selivanov. Selivanov è un chirurgo specializzato in oncologia (in particolar,e autore di tesi e studi successivi su “Particolarità della diagnosi e del trattamento chirurgico del cancro della tiroide nei pazienti anziani e senili”).
Shcheglov si è recato a Sochi 59 volte in quattro anni e è stato assieme a Putin, in tutto, per 282 giorni, Selivanov ha fatto 35 visite, in totale 166. Il sito Baza aveva già scritto a febbraio, proprio agli esordi della guerra russa in Ucraina, che Baza ha scritto a febbraio che le persone vicine al presidente devono presentare campioni di feci più volte alla settimana, mettendo in atto un preciso ordine riguardante «misure di sicurezza rafforzate».
L’ex ufficiale dell’intelligence sovietica Igor Atamanenko raccontò alla Komsomolskaya Pravda che durante la tirannia di Stalin, gli analisti sovietici supplivano alla mancanza di gadget spia tecnologici raccogliendo e valutando campioni di feci dai leader mondiali, per esempio di Mao.
Un capo delle spie francesi in pensione riferì invece a Time una storia di quando fu raccolto con successo un campione di urina da Leonid Breznev: «Stava all’Hotel d’Angleterre di Copenaghen durante una visita di stato», ricordò Alexandre de Marenches. «La nostra squadra affittò la suite sotto la sua e smantellò tutte le tubature. Intercettarono gli scarichi del gabinetto e inviarono i campioni a Parigi per l’analisi». Si ebbe conferma che Breznev non se la passava benissimo di salute.
Putin, si sa, è fissato con il passato e con un suo studio paranoico della storia. E le deiezioni del novello Pietro il Grande potrebbero essere un affare meno ridicolo di quel che sembra.
(da Corriere della Sera)
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Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
È UN TENTATIVO DI RISCRIVERE A MODO SUO LA STORIA: PIETRO VENIVA LODATO DA PUSHKIN PER “AVER APERTO LA FINESTRA SULL’EUROPA”, “MAD VLAD” QUELLA FINESTRA L’HA CHIUSA E MURATA… È PIÙ PROBABILE CHE GLI STORICI LO PARAGONINO AL SANGUINARIO IVAN IL TERRIBILE
Vladimir Putin non ha mai nascosto di nutrire un’ammirazione speciale per Pietro il Grande ma finora non aveva mai osato paragonarsi direttamente al fondatore della Russia moderna, dichiarando – con un raro sorriso – che «a noi è toccato in sorte fare quello che faceva Pietro», cioè «riportare indietro le terre russe e consolidarle».
Una interpretazione molto innovativa della storia russa, visto che finora il terzo sovrano della dinastia dei Romanov veniva immortalato in libri e monumenti proprio per aver ampliato i confini russi in guerre di conquista che hanno permesso alla Russia di aprirsi l’accesso al mare e costruire la sua prima flotta, strappando territori nel Baltico.
Ma per il presidente russo, «Pietro non ha tolto nulla» agli Stati limitrofi, ma anzi ha «riportato indietro territori storici», dove accanto ai finlandesi «abitavano da sempre tribù slave».
Non sono mancati altri paralleli con l’attualità: la regione dove è stata fondata Pietroburgo «non veniva riconosciuta dall’Europa che la considerava territorio svedese», e Pietro «era pronto a guerre lunghe, incredibile come non sia cambiato niente!», ha detto Putin ai giovani imprenditori.
Diverse persone che avevano avuto modo di dialogare con il presidente russo sostengono che lui sia molto ansioso di iscrivere il suo nome nei manuali di storia. Ma quello che ha lanciato ieri ai festeggiamenti per i 350 anni del fondatore dell’impero russo, è un messaggio esplicito quanto inquietante: Putin si colloca al fianco di Pietro I, promettendo nuove espansioni territoriali della Russia.
Il «riportare indietro le terre russe» era già stato formulato come obiettivo nella teoria putiniana del “mondo russo”, in base al quale Mosca rivendicava diritto a intervenire ovunque si parlasse russo.
Una equazione lingua-popolo-ideologia che in buona parte ha giustificato anche l’invasione dell’Ucraina, che Putin nel suo saggio “storico” pubblicato un anno fa dichiarava abitata dallo “stesso popolo dei russi”.
La “denazificazione” era stata utilizzata come scusa per l’Occidente, il messaggio ai russi era più esplicito: dopo la tragedia della fine dell’Urss si torna a crescere, riprendendosi territori «storicamente russi».
Una visione quantitativa della grandezza di un Paese, che Putin ha ribadito anche ieri, sostenendo che le nazioni possono essere “o potenze, o colonie”. Gli Stati che erano stati in diverse epoche sotto l’impero russo sono avvertiti: diversi politici e propagandisti russi avevano già promesso la riconquista della Polonia e della Finlandia, per non parlare delle ex repubbliche sovietiche, e Putin ora fa capire che la Crimea e il Donbass sono soltanto l’inizio.
La storia serve a giustificare il revanscismo imperiale, e anche la proposta circolata due giorni fa alla Duma, di revocare il riconoscimento dell’indipendenza della Lituania, in epoca ancora sovietica, non appare più come pura propaganda.
A sostegno delle nuove teorie storiche putiniane, la mostra “Nascita di un impero” che il presidente ha visitato ieri racconta le espansioni territoriali della Russia, con gli storici presenti che facevano l’elenco dei leader russi «fedeli al paradigma della potenza»: nella lista, Ivan il Terribile, Pietro I, Alessandro III, Stalin e Putin.
Una selezione curiosa, che lascia fuori Caterina II che ha conquistato alla fine del Settecento le coste del mar Nero e la Crimea. Ma per entrare tra i sovrani migliori della Russia non basta espandere l’impero, bisogna anche essere nazionalisti e repressivi, mentre Caterina, oltre a essere tedesca di origine, scriveva a Voltaire e sognava l’Europa.
Come del resto la sognava Pietro il Grande, che Pushkin cantava per aver «aperto la finestra sull’Europa», come ha scritto Pushkin, copiandone non solo tecnologia e costumi, ma perfino la lingua, dando alla sua capitale un nome tedesco, Peterburg.
Il putinismo aveva semmai riabilitato con la sua pseudostoria ideologica il sanguinario Ivan il Terribile, e il suo modello autoritario. E Putin entrerà nella storia come il leader che la “finestra sull’Europa” l’ha chiusa e murata.
(da La Stampa)
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Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
“I NOSTRI PARTNER CI CONSEGNANO SOLO IL 10% DI QUANTO DOVEVANO”
«Questa è una guerra di artiglieria, e in termini di artiglieria stiamo
perdendo. Tutto ora dipende dalle armi che l’Occidente ci dà».
L’allarme arriva dal vice capo dell’intelligence militare ucraina Vadym Skibitsky, che al Guardian dice: «L’Ucraina ha un pezzo di artiglieria ogni 15 pezzi russi. I nostri partner occidentali ci hanno consegnato il 10 per cento di quanto dovevano».
Il vicecapo dell’intelligence militare continua: «Stiamo utilizzando tra i 5 e i 6 mila proiettili al giorno, abbiamo quasi finito tutte le munizioni, e stiamo usando i proiettili 155 standard Nato. L’Europa ci sta consegnando anche proiettili di calibro inferiore, ma la quantità di consegne si sta riducendo».
Secondo Skibitsky, anche la Russia è in difficoltà: «Stanno utilizzando armi sovietiche, degli anni Settanta». Tuttavia, «se vincono nel Donbass, possono usare quel territorio per lanciare un altro attacco a Odessa, a Zaporizhzhia, a Dnipro. Il loro obiettivo è l’intera Ucraina, e oltre».
Le dichiarazioni di Skibitsky sono confermate dall’intelligence militare statunitense. Secondo fonti militari, l’Ucraina ha terminato gli armamenti di progettazione sovietica e russa e ora dipende totalmente dagli alleati.
(da agenzie)
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Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
NATALIA ASPESI DEMOLISCE SGARBI: “È QUASI MEZZO SECOLO CHE SI RIPETE COME UN VECCHIO COMICO DEL VARIETÀ, ARRIVANDO ADESSO PERSINO A FARE A BOTTE, POVERUOMO; EPPURE INTERLOCUTORI NE TROVA SEMPRE, NON SVENTURATI MA COMPLICI”…“ORA STA PRENDENDO IL SUO POSTO QUEL BIONDO E DELICATO PROFESSORINO CHE SA FAR RIDERE RESTANDO SERIO COME I COMICI PIÙ RAFFINATI”
Decenni fa il giornale mi chiese una presa in giro di XX che iniziava la sua carriera di macchietta politica, e io risposi che mai avrei scritto quel nome per non collegarlo al mio.
È quasi mezzo secolo che XX si ripete come un vecchio comico del varietà, arrivando adesso persino a fare a botte, poveruomo; eppure interlocutori ne trova sempre, non sventurati ma complici.
Che sia una immagine sinistra dello spettacolo conta poco, conta invece che sia deputato della Repubblica, sindaco di una cittadina, sia stato europarlamentare e sottosegretario al ministero dei Beni culturali.
La sua carriera politica non credo sia finita, potrebbe diventare ministro, quella di comico forse sì perché sta prendendo il suo posto quel biondo e delicato professorino ovunque invitato perché sa far ridere restando serio come i comici più raffinati.
(da La Repubblica)
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Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
“MASSIMO GILETTI IN RUSSIA? MA PERCHÉ VA A ROMPERE LE BALLE AL CREMLINO”
Nel programma radiofonico che ogni giorno conduce insieme a
Carlotta Quadri – dal titolo “Facciamo finta che” – Maurizio Costanzo, nell’ambito di un discorso con il professor Raffaele Morelli a proposito dell’ io sociale, ha commentato con poche parole la vicenda di Massimo Giletti in Russia.
All’analisi di Raffaele Morelli “Perché un bravo giornalista per cercare l’audience deve entrare in rapporto con gente così banale, così distruttiva che lo insulta anche?”, Costanzo ha ribattuto “Perché va a rompere le balle al Cremlino. Stesse in uno studio di Roma oppure vai a fare l’inviato con scritto Press e combatti in Ucraina. Quelli lì chi li ha invitati? Li avrà invitati Giletti e la sua redazione, qualcuno li ha chiamati”.
A proposito del malore di Giletti, Morelli: “Io vedo il suo malessere come una ferita che lui ha sentito, ha sentito di essere nel posto sbagliato. Credo che abbia sentito una ferita perché ha visto veramente come è stato trattato”. Costanzo: “Una cosa psicologica, la penso anche io così”.
(da agenzie)
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Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
“SIETE UNA VERGOGNA”… CHISSA’ COME MAI LE RETI SOVRANISTE NON FANNO UN’INCHIESTA SULLE DECINE DI MILIONI RUBATI DA SEDICENTI IMPRENDITORI SUGLI AIUTI COVID ALLE IMPRESE CHE NON VERRANNO MAI RESTITUITI
Nella puntata di ieri 9 giugno di Dritto e Rovescio condotta da Paolo Del Debbio si parla di reddito di cittadinanza: in studio diversi imprenditori che spiegano la loro esperienza durante alcuni colloqui con percettori del sussidio che chiedono pagamenti in nero per continuare a incassarlo e integrarlo con alcune centinaia di euro, collegati da remoto una delegazione di persone che difende la misura cardine del Movimento 5 Stelle perché ne usufruisce.
Durante la trasmissione era anche intervenuta Giorgia Meloni per sostenere l’abolizione del sussidio.
Un uomo prende la parola dopo aver ascoltato quanto detto da un imprenditore scontento perché il reddito di cittadinanza fa allontanare le persone dall’ambito in cui opera, quello della ristorazione: “Noi speravamo di arrivare in una trasmissione dove era possibile ragionare su come superare i limiti del reddito di cittadinanza. Io però sto registrando un atteggiamento di aggressione, di chi vuole fare sempre la stessa discussione”.
Il conduttore Paolo Del Debbio si inalbera immediatamente: “Ascolti, qui stanno parlando tutti, il primo che ha aggredito è uno di voi, quindi se ci vuole stare in questa trasmissione ci sta, se le fa schifo se ne torni a casa”.
Per tutta risposta l’ospite in collegamento replica: “Andate a fare in culo, siete una vergogna”. “Non avete intenzione di parlare dei percettori”, gli fa eco un’altra persona del gruppo in collegamento. “Lei è una vergogna”, chiosa Del Debbio, prima di andare avanti con la scaletta del programma.
(da NextQuotidiano)
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Giugno 10th, 2022 Riccardo Fucile
“GLI DISSI CHIARAMENTE CHE NON CREDEVO CHE LE ELEZIONI FOSSERO STATE RUBATE E CHE IL TENTATIVO DI CAPOVOLGERE IL RISULTATO ERA UNA CAZZATA”… ANCHE LA FIGLIA DI DONALD, IVANKA, GLI DÀ RAGIONE: HO SEMPRE CREDUTO A QUELLO CHE HA DETTO BARR – IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE, BENNIE THOMPSON: “LA VIOLENZA NON È STATA UN INCIDENTE”
“Nel 1814 il Campidoglio è stato assalito da una forza straniera”,
mentre il 6 gennaio è stato assalito da “nemici interni” su incoraggiamento di Donald Trump. Lo afferma il presidente della commissione di inchiesta sul 6 gennaio, Bennie Thompson, descrivendo il 6 gennaio come “tentato golpe”.
“Il 6 gennaio è stato il culmine di un tentato golpe. Un tentativo sfacciato di capovolgere il governo. La violenza non è stata un incidente. E’ stato l’ultimo disperato tentativo di Trump di fermare il trasferimento di potere”, afferma Thompson.
“Ho avuto tre discussioni con il presidente Trump e gli ho detto chiaramente che non credevo che le elezioni fossero state rubate” e che il tentativo di capovolgere il risultato del voto era una “cazzata”. Lo ha detto l’ex ministro della Giustizia William Barr alla commissione di inchiesta sull’assalto al Congresso del 6 gennaio. Nel corso della prima udienza pubblica della commissione è stato trasmesso un estratto della deposizione di Barr.
“Ho detto ripetutamente” a Trump “che non vedevo prove di frode, e un anno e mezzo dopo posso dire di non aver visto nulla” che possa confermare la tesi della frode, afferma Barr.
“L’obiettivo di Trump era restare al potere nonostante avesse perso le elezioni”. Lo afferma la deputata repubblicana Liz Cheney nel corso della prima udienza pubblica della commissione di inchiesta sul 6 gennaio di cui è membro. “L’attacco al Capitol non è stato un evento spontaneo”, osserva Cheney ricordando come Donald Trump nei suoi primi tweet nel giorno dell’attacco “non ha condannato l’assalto, lo ha giustificato”.
“Rispetto Barr e ho accettato e creduto a quello che aveva detto” sulle elezioni e sulla mancanza di prove di voto rubato. Lo ha detto Ivanka Trump alla commissione di inchiesta sul 6 gennaio. Nella prima udienza pubblica della commissione viene mostrato un estratto della deposizione della figlia dell’ex presidente. Quanto detto da Barr sul voto “ha avuto un’influenza sulla mia opinione e sulla mia prospettiva”, dice Ivanka Trump
(da agenzie)
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