Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile DAL CAPPELLO A CILINDRO DI MATTARELLA POTREBBE SPUNTARE UN DRAGHI-BIS… IN ALTERNATIVA, IL COLLE, CONTRARISSIMO AL VOTO, POTREBBE RICORRERE ALLE DUE PIÙ ALTE AUTORITÀ DELLO STATO: GIULIANO AMATO O FRANCO FRATTINI. COMUNQUE VADA, SARA’ UN SUCCESSO
La mossa di Mattarella di respingere le dimissioni di Draghi, rinviandolo mercoledì alle Camere, è una supposta a tre punte
Mercoledì Draghi farà il suo bel discorso, metterà in chiaro i punti del suo programma che dovrà tenere a bada le riforme del Pnrr, l’inflazione, le risorse energetiche, etc, e poi darà la parola ai partiti.
E qui, casca il primo asino: Salvini non potrà più nascondersi dietro “Al voto!” (che gli permetterebbe di compilare lui le liste elettorali riempiendole di suoi amici) perché basterà che apri bocca Berlusconi, fermo perché Draghi non lasci Palazzo Chigi, per tornare subito a cuccia.
Secondo asino: Conte. Il quale, non essendo un parlamentare, dovrà mandare qualcuno in aula a spiegare perché la supercazzola sull’inceneritore di Roma è di tale gravità da far cadere un governo alle prese con supercazzi di ogni tipo e lunghezza.
Non è da escludere, vista la tempra da semolino di Conte, che il M5s possa ritornare sui suoi passi perduti.
Dopodiché, potrebbe spuntare dal cappello a cilindro di Mattarella, il Draghi-bis, formato da una maggioranza alternativa, non troppo sbilanciata a destra: e qui entra in ballo il neo partito di Di Maio.
In queste ore gli ex nemici Letta e Renzi stanno lavorando appunto per un Draghi-bis con una maggioranza diversa.
In alternativa, il Colle, contrarissimo al voto anticipato, potrebbe ricorrere alle due più alte autorità dello Stato: il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato o al presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini.
A questo punto, comunque vada, salutame la crisi…
(da Dagoreport)
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Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile NESSUNA SITUAZIONE FUORI CONTROLLO, I REATI SONO DIMINUITI DEL 15%, I FURTI DEL 22%
Nessuno può smentire che a Milano e provincia vengano commessi furti e
rapine, ma i dati degli ultimi anni dimostrano un significativo miglioramento e non una situazione fuori controllo
La storia pubblicata su Instagram da Chiara Ferragni sulla sicurezza di Milano aumenta la percezione di una città «fuori controllo».
Una recente replica di Roberto Vecchioni cerca di smentire la narrazione ormai diventata virale, ma chi ha davvero ragione?
Se osserviamo i dati, la situazione milanese non risulta così critica come raccontata dalla moglie di Fedez, la quale potrebbe essere stata influenzata a sua volta dalle percezioni altrui.
Partiamo dalla storia pubblicata dall’imprenditrice:§
Sono angosciata e amareggiata dalla violenza che continua ad esserci a Milano. Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, piccoli negozi al dettaglio di quartiere che vengono svuotati dell’incasso giornaliero, persone fermate per strada con armi e derubate di tutto. La situazione è fuori controllo. Per noi e i nostri figli abbiamo bisogno di fare qualcosa. Mi appello al nostro sindaco @beppesala
Nessuno può smentire che a Milano vengano commessi furti, rapine e diversi atti criminali. Il problema è sostenere che la situazione sia fuori controllo senza tenere conto dei dati.
Cosa dicono i dati sulla criminalità
Il primo marzo 2022 il Ministero dell’Interno pubblica un report con i dati sulla criminalità milanese, riportando una situazione tutt’altro che tragica:
È calato a Milano negli ultimi tre anni il numero totale dei delitti fino a segnare un -15,06% rispetto al 2019 e un -28,92% rispetto agli ultimi dieci anni.
Sono questi i dati sulla criminalità nel capoluogo lombardo presentati questa mattina in conferenza stampa dal prefetto Renato Saccone.
Il Ministero riporta anche nel dettaglio la situazione riguardo ai furti:
Con riferimento ai furti si registra un -37,96% dal 2011 al 2021 e un -21,94% nell’ultimo triennio, la tendenza «prosegue nettamente in calo – ha dichiarato il prefetto Saccone e ha aggiunto che – tra i furti quello che registra un aumento significativo con un 21,59% è lo scippo ovvero il furto con strappo».
I furti in abitazione «dal picco del 2014 c’è stato un abbattimento del 60% – ha commentato il prefetto e sottolineato che – il crollo che non ha pari con nessun altro reato è quello dei furti di auto in sosta -36,36% dal 2019 al 2021 e -65,34% negli ultimi dieci anni».
Le percentuali riportano un calo considerevole dei furti, segnalando solo un aumento dei furti con strappo (scippo). Il Ministero prosegue con i dati relativi alle rapine nei negozi:
Un lieve calo, nell’ultimo triennio, si registra anche per le rapine negli esercizi commerciali con -2,39%. Aumentano, invece, le rapine che da 1.920 segnalate nel 2020 passano a 2.587 nel 2021.
Un calo dei reati che era stato registrato anche nel 2021, come possiamo leggere sempre dal sito del Ministero dell’Interno, confermando una tendenza positiva negli ultimi anni per la città di Milano.
Secondo i dati forniti dal dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, illustrati in un’area interattiva de IlSole24Ore, la situazione nella provincia di Milano è senz’altro migliorata almeno dal 2016 ad oggi. I numeri fanno riferimento alle denunce presentate, non ai reati accertati.
Nel 2016 le denunce per furti in abitazione nella provincia di Milano furono 18.101, per una media di 564,2 ogni 100 mila abitanti. Nella classifica generale, la provincia di Milano si trovava al 17° posto.
Dal 2019 è iniziato un calo considerevole (13.991 denunce) fino a scendere al di sotto di quota 10 mila nel 2021.
Nel 2021 le denunce totali risultano essere 6.559 per una media di 200 ogni 100 mila abitanti, facendo scendere la provincia di Milano in 38esima posizione.
Anche per quanto riguarda i furti denunciati dagli esercizi commerciali risulta un calo, anche se il dato resta negativo. Nel 2016, la provincia di Milano totalizzò un totale di 11.341 denunce con una media di 353,5 ogni 100 mila abitanti.
Numeri simili sono stati registrati nel corso degli anni successivi, fino a un iniziale calo nel 2020 e uno ancor più considerevole nel 2021: 5.749 denunce totali nella provincia di Milano, con una media di 175,3 ogni 100 mila abitanti.
Passiamo alle denunce per rapine che nel 2016 risultano 3.954 per una media di 123,2 ogni 100 mila abitanti. All’epoca, il dato della provincia di Milano era il secondo più alto a livello nazionale.
Come avvenuto con le denunce per gli altri reati precedentemente citati, nel corso del tempo si è osservato un calo fino ad arrivare a un 2021 con 2.568 denunce, con una media di 78,3 ogni 100 mila abitanti, il terzo dato più alto a livello nazionale.
Insicurezza percepita
Non mancano le segnalazioni social su episodi di furto e violenza. Alcuni canali specializzati nella diffusione di determinati contenuti, come MilanoBellaDaDio e Welcome to Favelas, possono aumentare la percezione di insicurezza. Consigliamo un articolo di Wired sull’argomento.
Come detto in precedenza, non si può negare che a Milano e provincia vengano registrate migliaia di denunce per furto in abitazione o negli esercizi commerciali, così come per rapina e quant’altro.
A fronte di questa realtà, secondo i dati attualmente forniti dal Ministero dell’Interno si registra un calo piuttosto che una «situazione fuori controllo». Dovremmo aspettare i dati relativi al 2022, che verranno pubblicati nel 2023, per valutare con ulteriore certezza se la criminalità milanese è aumentata o diminuita ulteriormente.
(da Open)
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Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile UNO DEVE ESSERE LAUREATO, AVERE TRE ANNI DI ESPERIENZA E COMPETENZE NEL SETTORE MA NON PRETENDERE UNO STIPENDIO
A Telese Terme, in provincia di Benevento, l’Amministrazione cerca una figura che diriga la biblioteca comunale: tra i requisiti ci sono il possesso di una laurea, con almeno 3 anni di esperienza e una serie di conoscenze e competenze di biblioteconomia e Pubblica amministrazione.
La paga? È indicata in un apposito passaggio del bando di selezione: “L’incarico di direttore della biblioteca comunale di Telese Terme viene svolto a titolo del tutto gratuito e non dà diritto alla percezione di alcun compenso”. Lavoro gratis, offerto gentilmente dall’Amministrazione comunale.
È stata istituita una commissione esaminatrice per effettuare i colloqui orali ai candidati, ma visto il tenore dell’annuncio non sorprenderebbe che la chiamata vada deserta.
“Sconcertante e grottesco. Non deve esistere il lavoro gratis”, ha commentato Nicola Fratoianni. “L’Amministrazione comunale ritiri il bando. È mai possibile che un’istituzione pubblica legalizzi lo sfruttamento chiamandolo lavoro gratuito? Mi auguro che l’amministrazione comunale della città campana faccia dietrofront. In caso contrario interrogheremo il governo perché blocchi iniziative del genere”.
Il sindaco di Telese Terme, Giovanni Caporaso, replica: “Abbiamo la gestione diretta della biblioteca e il consigliere delegato alla scuola ha portato la questione in consiglio comunale, dove l’idea di individuare un direttore che svolga il suo compito a titolo non oneroso è stata approvata all’unanimità, secondo quanto consentito dalla legge”.
“L’abbiamo immaginata come una figura di volontariato – risponde Caporaso – ed anche per questo non abbiamo indetto un concorso né chiesto requisiti particolari”.
(da agenzie)
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Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile AVREBBE PRELEVATO DIVERSE SOMME DAI CONTI DEL SUO EX PARTITO, FACENDOLI TRAGHETTARE CON LA COLLABORAZIONE DI UN IMPRENDITORE
Il senatore di Italia al Centro ed ex di Forza Italia Paolo Romani è indagato
per peculato a Monza.
In tutto è accusato di essersi appropriato di 358.848 mila euro.
Lo fa sapere la stessa procura con una nota del procuratore Claudio Gittardi e in cui si comunica che il parlamentare si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio dello scorso 8 luglio. Romani Romani era già indagato a Bergamo per corruzione su una vicenda su una presunta tangente di 12mila euro.
Stando al capo di imputazione riportato nella nota, all’epoca in cui era a capo del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà, Romani si sarebbe appropriato di “83 mila euro” che si trovavano sul conto corrente acceso dal partito “Gruppo Parlamentare Forza Italia” presso la filiale Bnl di Palazzo Madama e di cui aveva la delega.
Il parlamentare avrebbe prelevato la somma “tramite l’emissione di quattro assegni” per poi versarla sul suo conto corrente acceso presso la filiale UniCredit di Cinisello Balsamo, tra l’aprile 2015 e l’aprile 2017.
Nell’inchiesta risulta indagato anche l’imprenditore Domenico Pedico. Stando a un altro capo di imputazione riportato nel comunicato della procura monzese, i due (Romani in quanto senatore della Repubblica e Pedico come “legale rappresentante di Cartongraf D&K”), agendo “in concorso tra loro in esecuzione di un medesimo disegno criminoso” si sarebbero inoltre appropriati di 180.500 euro, tra il 27 ottobre 2016 e il 28 febbraio 2018. Li avrebbero prelevati sempre dal conto del “Gruppo Parlamentare Forza Italia” tramite l’emissione di assegni per “15mila euro a favore di Pedico” e per “165.500 euro a favore della Cartongraf D&K”. Tali assegni sarebbero poi stati incassati da Pedico “su conti correnti a sé riferibili” con “successiva e quasi integrale ed immediata restituzione dei relativi importi a Romani” mediante “emissioni di altrettanti assegni tratti da Pedico sui propri conti correnti e aventi come beneficiario Romani”. Quest’ultimo li avrebbe quindi versati poi sul suo conto corrente, sempre acceso presso la stessa filiale a Cinisello Balsamo.
Come è partita l’indagine per peculato
Infine, stando all’ultimo capo di imputazione, Romani si sarebbe appropriato di 95.348 mila euro “corrispondendoli a molteplici soggetti per finalità estranee a quelle indicate nel Regolamento del Senato mediante assegni emessi in relazione ad interessi personali”.
In questo caso i fatti sono riferiti a un periodo che va dall’aprile 2015 al febbraio 2018. La vicenda trae origine da segnalazioni sospette che sono confluite in un’attività di indagine condotta dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Milano.
(da agenzie)
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Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile IL RISCHIO PER LE OBBLIGAZIONI ITALIANE, GIA’ SOTTO PRESSIONE, E’ SALITO AL LIVELLO PIU’ ALTO
Le fibrillazioni politiche nel nostro Paese che stanno mettendo a rischio il governo di Mario Draghi arrivano fino alla Banca Centrale Europea (Bce), che denuncia indicatori del rischio in aumento per le azioni e il debito bancario in Italia.
Il rischio per le obbligazioni italiane, già sotto pressione da diverso tempo, è salito al livello più alto dell’ultimo mese. «È giusto dire che si tratta di una crisi politica che arriva nel momento peggiore possibile per la Bce poiché deve attribuire una sorta di condizionalità al suo strumento di frammentazione», ha commentato l’analista di Ing Group Nv Antointe Bouvet citato da Bloomberg.
Le conseguenze della crisi
I rendimenti obbligazionari a 10 anni sono saliti di 24 punti base (+3,39 per cento) e, allo stesso tempo, l’indice azionario FTSE MIB italiano è sceso del 2,4 per cento.
Le azioni bancarie di conseguenza hanno subito dei cali non indifferenti: -3,8 percento per Intesa San Paolo, -4,6 per cento per Banco Bpm e -3,5 per cento per UniCredit. Il timore più grande per gli analisti sono le possibili elezioni anticipate in Italia. «Nessun partito vorrebbe andare alle urne – ha commentato l’analista Mohit Kumar di Jefferies International – con il paese in piena cristi energetica e con costi della vita molto elevati».
Tutto questo si aggiunge ai problemi che già affliggono l’economia italiana, dall’inflazione che rischia di toccare dei picchi altissimi, passando per i rialzi dei tassi ai timori di recessione. In particolare oggi, 14 luglio, siamo di fronte a una giornata di forte tensione per i titoli di Stato europei perché continua il rialzo dello Spread tra Btp e Bund, che si attesta a 215 punti secondo l’ultimo calcolo, con il rendimento del decennale italiano al 3,34 per cento, e il Ftse Mib che perde il 3,1 per cento a 20.637 punti.
(da agenzie)
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Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile A QUESTO E’ STATA COSTRETTA DALLA ASSURDA DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA SOVRANISTA
Una bambina di 10 anni, rimasta incinta a causa di uno stupro, è dovuta
uscire dall’Ohio per poter abortire.
La notizia è stata confermata dalla polizia dello Stato in questione, dopo che era stata messa in dubbio nelle settimane scorse.
«Sembra un’invenzione», aveva detto il procuratore generale Dave Yost. Così come molti anti abortisti che avevano tacciato di falsità la vicenda. La quale sarebbe stata inventata «solo per difendere le posizioni» del presidente Joe Biden che ha criticato la scelta della Corte Suprema. Invece è tutto vero. La bambina era incinta di sei settimane e tre giorni e ha abortito il 30 giugno in uno stato del Midwest, in Indiana, dove l’aborto è ancora legale.
Gershon Fuentes, un uomo del Guatemala di 27 anni, è sospettato di essere il carnefice della bambina. Ed è accusato di «stupro di un minore di età inferiore ai 13 anni», avvenuto il 12 maggio.
Secondo quanto scrive l’Afp, parti dell’embrione della ragazzina sono stati sottoposti a test genetici per poter confermare o meno i legami con il sospetto in questione. Da quando è stata ribaltata la sentenza Roe vs Wade che garantiva il diritto all’aborto in tutti gli Usa, 26 Stati hanno limitato l’aborto o lo faranno in queste settimane.
(da agenzie)
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Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile “I VACCINI SONO SPERIMENTALI, TALMENTE INVASIVI DA INSINUARSI NEL DNA ALTERANDOLO. DOPO L’ESPERIENZA DEL NAZI-FASCISMO, NON SI PUÒ SACRIFICARE IL SINGOLO INDIVIDUO PER L’INTERESSE COLLETTIVO”… ORA ASPETTIAMO CHE RIMUOVANO ANCHE LEI
I vaccini sono «sperimentali», «talmente invasivi da insinuarsi nel Dna alterandolo». E «dopo l’esperienza del nazi-fascismo» non si può «sacrificare il singolo individuo per l’interesse collettivo».
Le frasi choc sono parte delle motivazioni di un provvedimento urgente con cui la giudice Susanna Zanda, della Seconda Sezione Civile del Tribunale di Firenze, ha per il momento reintegrato una psicologa toscana, che otto mesi fa era stata sospesa dall’Ordine professionale regionale, perché non in regola con l’obbligo vaccinale di legge per le professioni sanitarie.
Non si tratta di una sentenza, la causa tra la psicologa e l’Ordine riprenderà a settembre, ma almeno per ora la giudice ha dato ragione alla professionista. «La sospensione dell’esercizio della professione — recitano le motivazioni — rischia di compromettere beni primari dell’individuo quale il diritto al proprio sostentamento e il diritto al lavoro».
Oltre al riconoscimento del diritto alla psicologa a poter lavorare, malgrado l’obbligo vaccinale sia legge dello Stato, a colpire sono i passaggi in cui le motivazioni entrano nel merito della questione vaccini.
Prima la giudice afferma che l’articolo 32 della Costituzione «dopo l’esperienza del nazi-fascismo non consente di sacrificare il singolo individuo per un interesse collettivo vero o supposto e tantomeno consente di sottoporlo a sperimentazioni mediche invasive della persona, senza il consenso libero e informato».
Poi, riprendendo un argomento caro ad alcuni gruppi no-vax, sostiene che i vaccini sarebbero «trattamenti iniettivi sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel suo Dna alterandolo in un modo che potrebbe risultare irreversibile, con effetti ad oggi non prevedibili per la sua vita e salute».
La motivazione, inoltre, richiama una sentenza della Corte di Giustizia europea, secondo cui il giudice nazionale ha «l’obbligo di disapplicare qualsiasi disposizione nazionale contraria a una disposizione del diritto dell’Unione» e cita casi di decisioni simili, sulla revoca delle sospensioni dal lavoro, già prese in Italia nei mesi scorsi dai Tribunali di Padova, Sassari, Velletri e Roma e dai Tar di Lombardia, Piemonte e Roma.
La giudice tuttavia cita anche i «numerosi Tar» che, invece, hanno rimesso la legittimità costituzionale dei decreti legge sull’obbligo vaccinale alla valutazione della Consulta.
Di fronte a una tale decisione, mentre sui canali Telegram i gruppi no vax festeggiano parlando di «un precedente che potrebbe vale per tutti», l’Ordine degli psicologi della Toscana invece annuncia battaglia in aula: «L’Ordine sta lavorando con i propri legali per difendersi attraverso le più opportune forme e nelle sedi preposte, nel rispetto della legge e a tutela della salute della comunità — recita una nota —Ricordiamo a tutti che gli ordini sanitari, quale è l’Ordine degli psicologi della Toscana, sono obbligati a rispettare il decreto legge 44 del 2021 sull’obbligo vaccinale». E conclude: «Non accetteremo obtorto collo questo provvedimento. Pertanto ci opporremo nelle opportune sedi».
(da agenzie)
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Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile “PER LA QUARANTENA, GUARDIAMO ALLE REGOLE DELLA SVIZZERA”
La quarta dose è utile ma la campagna poteva partire prima. E i positivi
“nascosti” alla nuova variante Omicron del Coronavirus potrebbero essere tre milioni.
Questa è l’opinione dell’epidemiologo dell’Università Statale di Milano Carlo La Vecchia. Che parla oggi con La Stampa: la campagna per la quarta dose agli over 60 e ai fragili «senza dubbio si poteva fare prima. L’efficacia della dose comincia due settimane dopo la somministrazione, tempo che vacciniamo almeno una parte degli over 60 e arriviamo già alla fine dell’ondata», esordisce.
Ma la quarta dose è comunque «utile perché una protezione c’è, anche se l’impatto assoluto sarà limitato. Il secondo booster permette una protezione sulla malattia grave che dura dai due ai tre mesi», aggiunge. Quanto ai contagi, per l’epidemiologo siamo vicini al picco della nuova ondata: «Entro fine mese comincerà il livellamento e poi la discesa. I contagi registrati in questa fase di Omicron 4 e 5 sono comunque meno della metà di quelli reali: i positivi potrebbero essere 3 milioni».
Quanto agli ospedali, «sono sotto stress non tanto per i ricoveri o per le ferie, che sono state programmate tempo fa, quanto per il personale in quarantena».
Sulle regole dell’isolamento, secondo La Vecchia, si potrebbe intervenire: «Quelle italiane sono abbastanza rigide rispetto ad altri Paesi. Il picco di contagiosità riguarda i 2-3 giorni che precedono la comparsa dei sintomi e quelli subito successivi. Una semplificazione nelle procedure potrebbe riguardare l’eliminazione del tampone di uscita, come in Svizzera. Lì, dopo 7 giorni dalla positività, si esce dall’isolamento. Si eviterebbe la persistenza in quarantena di soggetti senza più sintomi che hanno un rischio minimo di contagiare gli altri».
(da agenzie)
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Luglio 14th, 2022 Riccardo Fucile “SE MI LASCIANO LAVORARE, SONO DISPONIBILE A UNA VERIFICA DI MAGGIORANZA. MA NON SONO DISPOSTO A RESTARE PER L’ORDINARIA AMMINISTRAZIONE. CI VA DI MEZZO LA MIA FACCIA”
Mario Draghi ha ritenuto inutile tenere il Consiglio dei ministri, che era previsto alle 15.30, perché non aveva alcuna intenzione di fare altri passi dopo il voto del Senato sul Decreto aiuti. Salito al Colle, ha avuto un durissimo faccia a faccia con Sergio Mattarella.
Al presidente della Repubblica, che non ha nessuna voglia di elezioni anticipate ma punta a portare il Paese al voto il 21 maggio 2023, Draghi ha detto chiaro e tondo: “Serve una maggioranza coesa che mi permetta di mantenere le promesse fatte all’Europa. Ne va della mia personale credibilità. Se mi lasciano lavorare, sono disponibile a una verifica di maggioranza. Ma non sono disposto a restare per l’ordinaria amministrazione”. Punto.
Draghi ha spiegato a Mattarella che con una maggioranza così litigiosa e in assetto da guerra (Salvini e M5s scalpitano per andare a votare) non è solo difficile governare ma si rischia di combinare qualche grosso pasticcio nella messa a terra del Pnrr: “E io non intendo perdere la faccia per questo”.
La furia di Draghi è dovuta anche alla telefonata di chiarimento avuta con Conte ieri. Un accondiscente Conte, maestro di contorsionismi verbali, aveva lasciato immaginare che il M5s fosse disposto a votare la fiducia. Ma poi le insistenze e le pressioni del tandem Paola Taverna-Riccardo Ricciardi hanno spinto il fu Avvocato del popolo all’ennesima giravolta.
(da Dagoreport)
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