Destra di Popolo.net

PUTIN SI PROCURA NUOVA CARNE DA MACELLO: HA ORDINATO ALLE 85 REGIONI DELLA FEDERAZIONE RUSSA DI CREARE BATTAGLIONI DI VOLONTARI

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

UN TRUCCHETTO PER EVITARE LA MOBILITAZIONE GENERALE E LE PROTESTE DELL’OPINIONE PUBBLICA… CONTRATTI DI SEI MESI A UN SALARIO CHE VA DA 3.750 A 6.000 DOLLARI PIÙ UN BONUS D’INGRESSO DI 3.400 EURO

Si chiama mobilitazione volontaria il sotterfugio col quale Vladimir Putin spera di evitare la mobilitazione generale (o parziale) per continuare la guerra in Ucraina. L’ordine partito dal Cremlino riguarda i soggetti federali, ossia le 85 regioni della Federazione russa comprese Sebastopoli e la Crimea.
L’obiettivo è quello di formare, con i budget regionali e i fondi della previdenza sociale, 85 battaglioni di almeno 400 volontari di età tra 18 e 50 anni (60 per alcune specialità), attraverso contratti di sei mesi a un salario che va da 220mila a 350mila rubli al mese, pari a 3750-6mila dollari.
Offerta rafforzata in alcune aree da un bonus d’ingresso di 200mila rubli (3400 euro), per un investimento complessivo tra 128 e 200 milioni di dollari al mese solo per le paghe (fino a un miliardo e 200 milioni in un semestre).
Tanto costa la determinazione di Putin a non volere la mobilitazione su larga scala che in passato generò la protesta popolare, la temibile reazione delle famiglie dei coscritti, che mise fine alle sfortunate imprese in Afghanistan e nel primo conflitto ceceno.
I media russi, del resto, hanno già confermato la creazione di diversi battaglioni. È sì possibile che qualche regione non riesca a raggiungere i 400 componenti per formare una unità, in compenso Tatarstan e Cecenia hanno già pronti rispettivamente 2 e 4 battaglioni. L’addestramento durerà un mese, forze fresche per rimpiazzare i reparti stremati sul fronte del Donbass tra la fine di agosto e i primi di settembre.
«I generali russi hanno un disperato bisogno di soldati», scrive in un reportage sulla mobilitazione invisibile il premio Pulitzer ed ex capo dell’ufficio di Mosca del New York Times, Neil MacFarquhar. «Il Cremlino si affida a una combinazione di minoranze etniche impoverite, ucraini dei territori separatisti, mercenari e unità militarizzate della Guardia Nazionale».
(da agenzie)

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“L’USCITA DI DRAGHI APRIRÀ LE PORTE ALLE FORZE SOLIDALI CON PUTIN”

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

NEW YORK TIMES: “È UN TITANO D’EUROPA, HA RAFFORZATO LA POSIZIONE INTERNAZIONALE DELL’ITALIA. HA RESO FUORI MODA IL POPULISMO E LA COMPETENZA UN FATTORE DA AMMIRARE, RIPOSIZIONANDO L’ITALIA COME FORZA AFFIDABILE”

Mario Draghi, da quando è entrato in carica come presidente del Consiglio all’inizio del 2021, “ha guidato il Paese fuori dai giorni peggiori della pandemia di Covid e ha inserito nel governo tante persone altamente qualificate ed esperti che hanno scosso l’Italia dal suo malessere politico ed economico”.
Lo scrive il New York Times, definendo il premier un “titano d’Europa, spesso chiamato Super Mario per aver salvato l’euro da presidente della Banca centrale europea, ha immediatamente rafforzato la posizione internazionale dell’Italia e la fiducia degli investitori”.
“La promessa della sua mano ferma al volante ha aiutato l’Italia a ricevere più di 200 miliardi di euro dall’Europa, una somma che ha dato all’Italia le migliori possibilità di modernizzazione degli ultimi decenni.
Draghi ha portato una crescita moderata in Italia, ha apportato riforme al suo sistema giudiziario e a quello fiscale, ha snellito la burocrazia e ha trovato diverse fonti di energia lontano dalla Russia, comprese le rinnovabili”.
Durante il suo governo, si aggiunge, Draghi “ha reso fuori moda il populismo e la competenza un fattore da ammirare, e ha riposizionato l’Italia come forza affidabile per i valori democratici in Europa”.
Secondo il quotidiano americano, “forse la cosa più cruciale” fatta da Draghi è stata “spingere l’Italia, che ha spesso mantenuto una relazione stretta e ambigua con la Russia, nel mainstream europeo sulle questioni del sostegno all’Ucraina e delle sanzioni contro la Russia”.
E si ricorda che “L’Italia è stata la prima grande nazione occidentale a sostenere pubblicamente l’eventuale adesione dell’Ucraina all’Unione Europea”. Il Nyt prevede a questo punto che un’uscita di Draghi dal governo “aprirà le porte a forze che sono molto più solidali con Putin”.
(da agenzie)

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“DRAGHI È INDISPENSABILE, ORA SERVE PIÙ CHE MAI”: IN GERMANIA HANNO PRESO MALISSIMO LA CRISI ITALIANA

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

DIE WELT: “È LA CRISI PIÙ ASSURDA, IL MOVIMENTO CINQUE STELLE NON SI PREOCCUPA DEI CONTENUTI, MA VUOLE SOLO OTTENERE VOTI ATTRAVERSO LA PROTESTA”

“La crisi di governo più assurda”. A scriverlo è il quotidiano tedesco Die Welt in un lungo articolo sulla crisi politica italiana, in cui accusa il Movimento 5 Stelle di “non preoccuparsi dei contenuti, ma di voler solo ottenere voti attraverso la protesta”. Per il giornale, è “assurdo rovesciare il governo a causa della disputa su un impianto di incenerimento dei rifiuti”.
“L’Italia ha bisogno di Draghi ora più che mai”. Lo scrive Suddeutsche Zeitung, uno dei principali quotidiani tedeschi, in un articolo dedicato all’ex numero uno della Bce, all’indomani delle dimissioni, dall’eloquente titolo ‘L’Indispensabile’.
“Non molto tempo fa, l’establishment politico italiano si è trovato a svolgere il ruolo di polo stabile in tempi altamente incerti”, si legge nell’articolo a firma di Oliver Meiler, secondo cui “grazie al rispettato Presidente del Consiglio” l’Italia per un po’ si è creduta addirittura “più solida” di Francia, Gran Bretagna e Germania.
“Con la sua aura pura, Draghi ha portato la credibilità di Roma a nuovi livelli. Si credeva che fosse capace di tutto, come un salvatore – un po’ esagerato, ma anche confortante. In realtà, fino all’altro ieri”, ha proseguito il quotidiano.
Ora, secondo Suddeutsche Zeitung, è tutto diverso ed il governo di unità nazionale “crolla proprio nel momento più difficile: guerra nel continente, possibili carenze energetiche, una pandemia che non è ancora finita, alcune riforme non ancora completamente attuate” e che sono necessarie per incassare i soldi del Recovery Fund, ma anche un’inflazione alta a livelli storici, “che sta mangiando il potere d’acquisto di molti italiani”.
“L’autunno – incalza – si annuncia caldo dal punto di vista sociale come questa estate da quello meteorologico: con certezze drammaticamente in calo. Più povertà, più frammentazione sociale, più tensione. Forse l’unità nazionale non sarebbe così centrale come lo è ora da molto tempo”.
(da agenzie)

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DADONE, D’INCÀ E PATUANELLI HANNO CONFERMATO A CONTE CHE NON HANNO INTENZIONE DI LASCIARE IL GOVERNO

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

ANZI, IN CASO DI VERIFICA DI MAGGIORANZA, LA FIDUCIA VA VOTATA. D’INCÀ: “RISCHIAMO DI METTERE IN CRISI IL PAESE. NON SI CAPISCE IL SENSO DI QUESTA DECISIONE ORA”

Tenere la linea, ovvero confermare che, in caso Draghi dovesse chiedere un voto di fiducia alle Camera mercoledì, il M5S voterà a favore, perché sul dl aiuti l’Aventino era legato a doppio filo alla norma sull’inceneritore a Roma.
Sulla fiducia, il sostegno del Movimento deve esserci. Sarebbe questa la linea emersa nel confronto tra il leader del M5S Giuseppe Conte e i tre ministri pentastellati, Stefano Patuanelli, Federico D’Incà, Fabiana Dadone. La fiducia, ha esordito il capodelegazione Patuanelli, va votata se ci sarà una verifica di maggioranza.
Sulla stessa linea d’onda Dadone, che è sempre stata favorevole alla linea ‘governista’. Ma dei tre, racconta l’Adnkronos, è stato il titolare dei Rapporti col Parlamento Federico D’Incà il più duro. Mettendo in discussione, come già nel Consiglio nazionale di ieri, la scelta dell’Aventino parlamentare. Che, a suo dire, “rischia di mettere in crisi il Paese in un momento delicatissimo”, non nascondendo le sue preoccupazioni “per gli obiettivi europei che abbiamo davanti e che non possiamo mancare. Non si capisce il senso di questa decisione ora, dopo aver consegnato a Draghi dei punti che dovevano anche essere recepiti nel prossimo decreto di 15 miliardi” al centro del confronto con le parti sociali e atteso per la fine del mese.
(da agenzie)

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COSA SUCCEDERA’ MERCOLEDI?

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

DRAGHI DETERMINATO A LASCIARE, LETTA CERCA DI RICUCIRE, M5S IN RIUNIONE PERMANENTE

Tutti i partiti dicono di non temere le elezioni anticipate, ma per molti sarebbe una iattura per il sistema elettorale impossibile da cambiare e i tempi strettissimi per tentare un rilancio, soprattutto per il M5s
Il primo a parlare di “tempi supplementari” è stato il più draghiano dei leghisti, il ministro Giorgetti, impegnato come il suo collega Pd Franceschini (in asse con Letta), Luigi Di Maio e l’intero trio dei ministri di Forza Italia Brunetta – Carfagna – Gelmini a creare i presupposti per una “resurrezione” del governo Draghi, con o senza il M5s in maggioranza.
Il principale ostacolo a questa prospettiva è costituito proprio dalla determinazione di Draghi a confermare le dimissioni. E con molti motivi comprensibili: le parole pronunciate ieri al Senato dagli esponenti m5s erano quasi di liberazione per la fine di un obbligo di responsabilità, e hanno fatto cogliere plasticamente al premier cosa si pensa davvero nel Movimento di Conte.
E d’altronde proseguire senza di loro vorrebbe dire percorrere l’ultimo tratto della legislatura in mezzo al fuoco incrociato delle opposizioni meloniane e grilline, con la certezza che almeno la Lega, ma non solo, entrerebbe in fibrillazione già alla prima cannonata.
E poi c’è un precedente, che Draghi ha ben presente: quello di un altro Super Mario chiamato direttamente dal Quirinale a salvare la situazione, e che essendo restato fino alle elezioni vide disgregarsi repentinamente l’appoggio delle forze politiche, fino a passare per quello che aveva provocato i guasti che invece aveva cercato di riparare.
Meglio abbandonare prima che inizi una campagna elettorale in cui – sempre – i partiti hanno bisogno di distinguersi, di attaccare, di spararle grosse.
Il voto anticipato
Se Draghi conferma il suo addio non ci sono chance concrete di altri governi: si va dritti alle elezioni anticipate a fine settembre, magari con un governo guidato dal suo fido ministro dell’economia Daniele Franco. Sarebbero le prime elezioni politiche in autunno.
È una regola aurea della politica: tutte le forze politiche, soprattutto quelle che ne sono terrorizzate, devono dire che non temono le elezioni anticipate (gli impauriti aggiungeranno però che – al di là delle convenienze – sarebbe una tragedia per i mercati, la guerra, la pandemia, l’affidabilità italiana etc).
Ma è chiaro che in questo caso le elezioni subito sarebbero una iattura per molti: intanto perché si voterebbe con l’attuale sistema, il Rosatellum, che premia nei collegi le coalizioni.
E poi perché le forze che escono malconce da questa fase (il M5S e non solo) avrebbero meno tempo per tentare di rilanciarsi, e quelle nuove faticherebbero a organizzarsi adeguatamente sul territorio (Di Maio e Toti in primis).
È evidente che il grande favorito del voto anticipato sarebbe il centrodestra. Con un grosso ‘ma’: la possibilità concreta che la forza prevalente nel voto proporzionale sia Fratelli d’Italia, e quindi poi la candidata premier sia Giorgia Meloni.
Cinque anni fa era chiaro per tutti che il candidato sarebbe stato indicato dalla forza con più voti. Ora invece questa regola stenta a riapparire – eufemismo – dalle parti di Lega e Forza Italia. E sono in molti a pensare che proprio per questo alla fine tra i più tiepidi sulla prospettiva del voto anticipato ci saranno anche Berlusconi e Salvini. Chi spera in un Draghi bis conta anche su questo.
(da Open)

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IL FOTOMONTAGGIO AL VELENO DEL GRILLINO FRACCARO (POI RIMOSSO)

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

CONTE COME SALVINI AL PAPEETE COL MOJITO

Postato e subito rimosso dalle “story” di Whatsapp, il fotomontaggio in cui la faccia di Giuseppe Conte appare sul corpo di Matteo Salvini a torso nudo, all’epoca dell’estate del Papeete (2019), con tanto di mojito in mano e nerboruti e tatuati amici attorno, non è passato inosservato. Anche perché a pubblicarlo è stato Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario all’epoca del governo Conte, ma attuale esponente del MoVimento. Sebbene l’immagine sia stata cancellata sono stati in molti ad accorgersene e a farla girare nelle chat grilline e non, fino a che Simone Canettieri de Il Foglio l’ha pubblicata sul sito del quotidiano.
Nei retroscena giornalistici e non il paragone con l’estate in cui a sorpresa Matteo Salvini fece naufragare il governo gialloverde è stato fatto più volte, stamattina un fotomontaggio analogo ma con Mario Draghi nei panni del festaiolo era sulla prima pagina de il Fatto Quotidiano.
Fotomontaggi e battute sono anche la spia del disagio interno al MoVimento. Ieri non era passata inosservata la foto pubblicata da Ergys Haxhiu, compagno del ministro Fabiana Dadone, che metteva il suo viso al posto di una contestatrice di Draghi che gli lanciò fogli e coriandoli quando era ancora a capo della Bce.
(da agenzie)

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UNA SQUADRA DELLE FORZE SPECIALI UCRAINE È RIUSCITA A LIBERARE CINQUE PRIGIONIERI DETENUTI IN UN LUOGO SEGRETO NELLA REGIONE DI KHERSON

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

IL TEAM, USANDO VISORI E ARMI SILENZIATE, SI E’ INFILTRATO OLTRE LE LINEE, HA RAGGIUNTO IL TARGET, HA “LIQUIDATO” LE GUARDIE E LIBERATO I PRIGIONIERI

Il conflitto ha dinamiche diverse, con l’Ucraina che risponde alla potenza del nemico con mosse più agili. Lo racconta un episodio svelato dalle fonti ufficiali.
Un nucleo delle forze speciali è riuscito a liberare cinque prigionieri detenuti in un luogo segreto nella regione di Kherson. Alcuni soldati e un dirigente della polizia erano stati catturati dagli invasori, quindi trasferiti in un edificio ben protetto da mine, reticolati e sentinelle.
Ma queste contromisure non sono bastate: un team si è infiltrato oltre le linee, ha raggiunto il target ed ha «liquidato» le guardie. All’interno della prigione è stata poi scoperta una camera di tortura. Le unità scelte, addestrate dagli occidentali fin dal 2015, hanno migliorato tattiche, equipaggiamenti, capacità operative.
Dispongono di apparati radio criptati, usano fucili d’assalto di produzione locale Malyuk e i Fort per i cecchini, hanno visori notturni, si muovono su piccoli veicoli – dai pick up ai quad – e anche su elicotteri.
Riservano grande attenzione alle armi silenziate, in quanto diminuiscono rischi localizzazione e non interferiscono – con il rumore dei colpi esplosi – con le comunicazioni. I requisiti per un successo sono l’intelligence in grado di dare indicazioni precise, l’effetto sorpresa, l’esecuzione dell’assalto.
Tuttavia non è detto che basti. La coda del Diavolo è sempre in agguato. La storia dei prigionieri rientra nella strategia adottata dall’esercito di Zelensky: usare le risorse belliche, spesso non ampie, per azioni mirate. In mare con pochi missili ben tirati e la sponda della ricognizione Nato, la resistenza ha cacciato gli invasori dall’Isola dei Serpenti e allontanato la formazione da sbarco da Odessa.
Sul fronte terrestre sta usando con perizia la «pattuglia» di lanciarazzi a lungo raggio Himars e M270 (più le munizioni di precisione) per centrare bersagli nelle retrovie.
Guerra convenzionale, ma che diventa – secondo alcuni esperti – di tipo asimmetrico in quanto condotta con mezzi ridotti, con grande mobilità e designazione di target specifici. Una scelta imposta da circostanze, disponibilità e necessità.
(da il Corriere della Sera)

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ZITTI A MOSCA, PUTIN ELIMINA OGNI DISSENSO IN RUSSIA: ARRIVA UNA NUOVA LEGGE CHE RENDERÀ PIÙ FACILE COLPIRE ONG, MEDIA INDIPENDENTI E OPPOSITORI

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

PER FINIRE NELLA “BLACK LIST” DEGLI “AGENTI STRANIERI” BASTERÀ IL SOSPETTO CHE AGISCANO “SOTTO INFLUENZA STRANIERA”, E SVOLGANO NON MEGLIO SPECIFICATE “ATTIVITÀ POLITICHE”… IN PRATICA, PUTIN POTRÀ ARRESTARE CHIUNQUE VOGLIA

Vladimir Putin ha varato una nuova dura stretta sul dissenso in Russia: una legge che pare confezionata apposta dal regime per prendere più facilmente di mira persone e organizzazioni scomode per il potere.
La nuova norma è in realtà un ampliamento di una legge liberticida vecchia di dieci anni, sebbene più volte modificata: la famigerata «legge sugli agenti stranieri» di cui il Cremlino si serve per colpire Ong, media indipendenti e oppositori.
Ma se finora per finire nella «black list» era in teoria necessario ricevere presunti «finanziamenti dall’estero» (anche cifre di poco conto, magari inviate da privati cittadini), da dicembre il Cremlino avrà le mani ancora più libere: secondo la nuova legge, per bollare enti e persone come «agenti stranieri» al regime basterà affermare di ritenerli «sotto influenza straniera» e sostenere che ricevano «appoggio dall’estero» (anche non economico) e svolgano non meglio specificate «attività politiche».
In questi anni le autorità russe hanno bollato con l’etichetta denigratoria di «agente straniero» (che tanto ricorda quella di «spia») importanti media indipendenti, Ong, reporter, attivisti. Il Cremlino ha inserito in questa sua «lista nera» pure una delle più autorevoli organizzazioni per la difesa dei diritti umani: Memorial Internazionale, di cui è stato ordinato persino lo scioglimento in Russia.
Ma anche l’affidabile testata online Meduza è stata definita «agente straniero» e ora in ogni suo articolo è costretta a presentarsi come tale. Chi viene etichettato come «agente straniero» è sottoposto a severi controlli e deve presentarsi al pubblico con questo marchio infamante: cosa che di fatto può costringere le organizzazioni colpite a chiudere, sia perché rende più difficile lavorare sia perché può allontanare gli inserzionisti pubblicitari.
Dopo aver ordinato l’invasione dell’Ucraina, Putin ha inasprito anche la repressione politica in Russia, dove una nuova legge «bavaglio» prevede fino a 15 anni di carcere per notizie sull’esercito che il regime dovesse considerare «false», vietando di schierarsi contro la guerra. Per aver avuto il coraggio di denunciare l’invasione, anche due dei più importanti oppositori russi, Ilya Yashin e Vladimir Kara-Murza, sono stati arrestati.
(da la Stampa)

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ERA UNA GUERRA, ORA E’ UN MASSACRO: LA RUSSIA ESIBISCE LE STRAGI DI CIVILI

Luglio 15th, 2022 Riccardo Fucile

I RUSSI STANNO DELIBERATAMENTE COLPENDO LE CITTA’ IN PIENO GIORNO, DANDO LA CACCIA AI CIVILI … LA PROPAGANDA DEL CREMLINO MOSTRA ESTASIATA LE IMMAGINI DEI CONDOMINI CARBONIZZATI… ORMAI I RUSSI SONO UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

Qualche giorno fa, Evgeny Feldman, il celebre fotografo del giornale in esilio russo Meduza, ha segnalato un filmato di Mariupol trasmesso dalla televisione della propaganda russa RT. Mostrava carri armati russi sparare contro palazzi residenziali, gli stessi condomini prefabbricati di epoca sovietica nei quali abitano migliaia di russi.
La telecamera indugia sugli sbuffi di polvere e schegge prodotti dalle cannonate, sui parallellepipedi dei caseggiati popolari che da bianchi diventano grigi, avvolti dal fumo, poi si vestono del rosso delle fiamme che li avvolgono, e infine si coprono di un nero carbonizzato.
«Il filmato non spiega nulla», si è meravigliato Feldman in un tweet, «semplicemente si gode le immagini delle esplosioni, giustificate dal tricolore russo issato sopra una città bruciata».
La responsabile di RT Margarita Simonyan, capa della propaganda di Putin che non esita a minacciare bombardamenti atomici nei talk show russi, ieri ha giustificato la strage di Vinnytsia (oltre 20 morti, di cui tre bambini, e 90 feriti) scrivendo che le sue fonti al ministero della Difesa russo le avevano confermato che la casa della cultura degli ufficiali, il centro poliambulatoriale e gli uffici adiacenti erano una «sede temporanea di nazisti», pubblicando come «prova» le foto dei militari e della protezione civile ucraina impegnati nei soccorsi dopo il bombardamento russo.
Potrebbe sembrare un ennesimo tentativo goffo della propaganda russa di giustificare un ennesimo «errore» di un missile d’antiquariato russo che invece di colpire un bersaglio militare distrugge un condominio, un centro commerciale, un palazzo dello sport, una stazione piena di profughi, una scuola.
È vero che i missili russi non hanno la stessa precisione delle armi americane con le quali gli ucraini ogni notte ormai fanno saltare i depositi di armi di Mosca. Ma se le truppe del Cremlino scelgono di bombardare in pieno giorno, e non di notte, e di colpire centri cittadini lontani centinaia di chilometri dal fronte del Donbass, non lo fanno solo per incapacità tecnologica e mancanze di armi moderne.
I fake sui «nazisti» e le smentite dei militari sulla regola di «colpire esclusivamente obiettivi militari», non solo non riescono più, ma non vogliono nemmeno nascondere la realtà: la stessa propaganda russa mostra estasiata le foto dei condomini carbonizzati, e i cannoni russi che li prendono di mira.
Un cambiamento che arriva nella settimana in cui l’Ucraina «non ha perso a favore della Russia nemmeno un metro di terreno», come annunciato ieri dal viceresponsabile operativo dello Stato maggiore di Kiev Oleksiy Gromov, mentre l’intensità dei cannoneggiamenti russi si riduce a causa dei magazzini di munizioni distrutti dagli ucraini. L’impressione è che più l’offensiva di Putin arranca, più la sua televisione deve mostrare ai russi immagini di guerra.
Immagini feroci, crudeli, cui i «soldati della tastiera» reagiscono con commenti esultanti. In fondo, è indifferente se a gioire della morte di civili ucraini sono dei russi veri o dei troll al soldo del governo: in entrambi i casi, è il tipo di retorica che il regime incoraggia, i sentimenti che vuole indurre e premiare.
È la scommessa sulla parte più assetata di sangue dell’opinione pubblica, la stessa alla quale si rivolge l’ex «moderato» Dmitry Medvedev con le sue invettive contro i «maiali americani» e gli europei «cretini che si cag… sotto». L’elettore/spettatore ideale che il putinismo oggi ha in mente gioisce delle bombe, si compiace del sangue, giudica la potenza del suo Paese dal numero degli ucraini uccisi, e dalla sua capacità di non mostrare pietà.
Nel mondo di Orwell la guerra si chiamava «pace». Nell’Unione Sovietica che Putin e i suoi seguaci rimpiangono, la retorica della pace era onnipresente, tra manifesti, festival, murali di colombe e cori di bambini. Oggi, la polizia russa porta via chi canta queste canzoni sovietiche. Il pacifismo è ufficialmente un reato, e perfino la chiesa ortodossa russa non predica più la pace.
Bisogna amare la guerra, bisogna odiare il nemico, e così mentre a Mosca si parla di un sondaggio segreto che mostra come il 30% dei russi ha il coraggio di dire ai sociologi del regime di voler far finire la guerra «subito», Putin promette che «non abbiamo ancora iniziato» e firma nuove leggi contro i «traditori della patria», «agenti stranieri» e «collaborazionisti con l’estero». I bombardamenti si illudono più di terrorizzare gli ucraini e convincerli a sottomettersi a Mosca: servono per coalizzare i putinisti più estremi.
(da La Stampa)

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