Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile SPUTTANATI IN TUTTO IL MONDO: DAL EL PAIS A LE FIGARO, DAL FINANCIAL TIMES AL FRANKKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG, DA POLITICO.EU A LE MONDE
«Draghi sull’orlo del baratro». «Il primo ministro italiano si era detto pronto a restare». Ma «non raggiunge l’obiettivo». Sono taglienti le prime reazioni a caldo della stampa estera sulla crisi di governo italiana.
Molte testate aspettano di capire fino in fondo l’esito della giornata al Senato, ma altre le dedicano già ampio spazio.
Il quadro più spietato si condensa forse nell’incipit dell’editoriale con cui El Pais apre l’edizione online:«Il Parlamento italiano, un animale selvaggio e autodistruttivo, ha consumato mercoledì la sua ultima operazione letale e ha liquidato la legislatura obbligando il primo ministro, Mario Draghi, a dimettersi. Il violento evento ha molti genitori. Ma sono stati i partiti della destra, Forza Italia e la Lega, quelli che hanno inferto il colpo di grazia all’esecutivo di cui erano parte».
Ma vediamo tutti i titoli. Su El Pais «L’Italia si avvicina alle elezioni anticipate, dopo che Draghi non riceve la fiducia del Parlamento». Mentre il Financial Times descrive «Draghi sull’orlo del baratro, dopo che gli alleati della coalizione hanno ritirato il loro appoggio».
Le Figaro racconta la crisi scrivendo che «tre partiti del governo di Mario Draghi gli rifiutano la fiducia». A staccare la spina, spiega l’articolo riprendendo un lancio dell’Afp, «sono Forza Italia, partito di destra dell’ex premier Silvio Berlusconi, la Lega, formazione di estrema destra del tribuno populista Matteo Salvini, e la formazione populista Movimento Cinque Stelle».
Per Frankfurter Allgemeine Zeitung «Draghi non raggiunge l’obiettivo di ottenere la fiducia, probabili dimissioni Il primo ministro italiano». Si parla di «sconfitta cocente in un voto di fiducia al Senato e il suo governo a Roma è dunque sull’orlo del fallimento». E poi viene sottolineato che «il ministro degli Esteri Luigi di Maio, del partito Insieme per il futuro, ha accusato i politici di aver fallito. “Abbiamo giocato con il futuro degli italiani. Le conseguenze di questo voto tragico resteranno nella storia”».
Su Politico.Eu «Mario Draghi rischia la fine perché la coalizione italiana si rifiuta di sostenerlo». E ancora: «Mario Draghi rischia la fine della sua premiership, dopo che non è riuscito a ottenere un sostegno sufficiente dai partiti di destra della sua coalizione per continuare a guidare il governo italiano».
Infine Le Monde che descrive il governo Draghi come «vicino all’implosione dopo le defezioni di tre partiti. Dopo le sue dimissioni la scorsa settimana – viene aggiunto -, il primo ministro italiano si era detto pronto a restare al suo posto se la coalizione fosse riuscita a rinsaldarsi. Ma Forza Italia, la Lega e il Movimento 5 stelle hanno deciso di non partecipare al voto di fiducia».
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile I BOND DI ATENE CON SCADENZA A DUE ANNI VENGONO GIUDICATI MENO RISCHIOSI DEI NOSTRI… RISCHIAMO DI PERDERE LA SECONDA RATA DEL RECOVERY FUND DA 24 MILIARDI. MA TRANQUILLI: LE LICENZE DEI TASSISTI E LE CONCESSIONI DEI BALNEARI NON SARANNO TOCCATE
La paura di perdere Mario Draghi, il garante dei conti pubblici e delle riforme in
Italia, affonda Piazza Affari e fa risalire lo spread sopra i 210 punti base, alla vigilia di una riunione delicatissima in cui la Bce dovrà essere molto convincente sull’efficacia dello scudo anti-spread che sta mettendo a punto se vorrà evitare che il debito italiano finisca sotto il fuoco incrociato dei mercati.
Il listino milanese ha chiuso in calo dell’1,6% al termine di una giornata molto volatile, in cui il Ftse Mib ha oscillato tra un rialzo dello 0,7% – confortato in mattinata dalla disponibilità del premier a proseguire l’esperienza di governo con una maggioranza ricompattata – e un calo del 2,3%, partito dopo la richiesta della Lega di un nuovo governo senza i 5Stelle e alimentato dalla paura di una crisi politica in una fase di grande complessità per via della crisi energetica, della guerra e dell’inflazione.
Il rischio sempre più concreto di una fine anticipata della legislatura ha fatto crollare in serata i future su Piazza Affari (-4,1%), anticipando la giornata drammatica che potrebbe vivere domani il nostro Paese.
Stesso spartito per lo spread Btp-Bund, sceso inizialmente da 204 a 193 punti base e poi risalito a 212 punti base, mano a mano che la strada per una permanenza di Draghi a Palazzo Chigi si faceva più stretta, con il rendimento del nostro decennale cresciuto di 6 punti base al 3,37%, peggior titolo dell’Eurozona.
La crisi italiana ha appiattito i rendimento dei titoli di Stato italiani su quelli della Grecia, con i bond di Atene con scadenza a due anni che vengono ormai giudicati meno rischiosi di 13 punti base dei Btp di analoga durata, e quelli a 10 anni separati da solo 7 punti, il minimo da inizio 2022. David Zahn, capo del reddito fisso europeo di Franklin Templeton, ha ipotizzato che lo spread Btp-Bund possa schizzare a 300 punti base se i mercati non saranno convinti dallo strumento anti-frammentazione della Bce.
“Un crollo del governo, in questo momento, non farebbe certo dormire sonni tranquilli agli investitori”, avverte Paul O’Connor di Janus Henderson: “un ulteriore allargamento degli spread obbligazionari italiani sembrerebbe molto probabile, in un contesto di prolungata paralisi politica e in un momento in cui l’economia italiana si trova ad affrontare molteplici venti contrari”.
Ma anche la moneta unica, già indebolita dal rischio di una recessione in Europa, patisce le turbolenze politiche che coinvolgono uno dei Paesi più indebitati del Vecchio Continente, scivolando sotto quota 1,02 con il dollaro, e contribuendo a rafforzare la richiesta dei ‘falchi’ Bce di un aumento di mezzo punto percentuale dei tassi già domani.
(da Ansa)
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Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile SI ANDRA’ A VOTARE IL 2 OTTOBRE
La votazione per appello nominale sulla mozione che avrebbe conferito piena
fiducia all’attuale premier Mario Draghi si è conclusa con 95 voti favorevoli, poco più della metà dei 172 che hanno aperto la crisi di governo la scorsa settimana.
E sembra essersi risolto anche l’ultimo problema tecnico: i Cinque stelle, che inizialmente avevano annunciato che avrebbero lasciato l’aula, hanno invece “risposto alla chiama” ovvero all’appello nominale come “presenti non votanti”.
Non hanno votato la mozione di fiducia e non hanno votato no, ma hanno tenuto il numero legale, calcolato a 142 voti, perché alcuni senatori erano in missione: i presenti sono stati in tutto 192.
Cosa cambia che ci sia stato il numero legale? Politicamente non molto, tecnicamente invece, che il governo sia dimissionario ma non sfiduciato gli consente maggiori poteri per gestire gli affari correnti fino all’inevitabile voto.
Difficile che accada altro oltre alle dimissioni, a questo punto: il premier Mario Draghi è atteso al Colle tra poco.
Stavolta Sergio Mattarella dovrebbe accettarle anche perché il dissenso interno all’attuale maggioranza che si è registrato oggi è troppo corposo per ipotizzare che qualche altra formula di governo nei giorni prossimi ottenga la maggioranza.
L’unico problema da risolvere è la data di scioglimento delle Camere, per poi calcolare quando gli italiani saranno chiamati alle urne. L’avvio delle procedure di scioglimento è previsto per domani, con la convocazione dei presidenti di Camera e Senato.
Chiudere tutto oggi avrebbe significato vincolarsi a votare il 25 settembre, ma la coincidenza con una importante festa ebraica avrebbe rappresentato un grave sgarbo istituzionale.
Scavallata la data di oggi, non è chiaro se attendendo ancora qualche giorno, le elezioni dovrebbero essere convocate il 2 ottobre.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile IL CENTRODESTRA NON LO VOTERA’ E SI ASSUMERA’ LA RESPONSABILITA’ DI AVER FATTO CADERE IL GOVERNO CHE HA IL SOSTEGNO PERSINO DELLA META’ DEI LORO ELETTORI: UN CAPOLAVORO, UN CASO DI SUICIDIO ASSISTITO
Trattative fino all’ultimo, una sospensione per discutere con l’intera maggioranza.
Alla fine Mario Draghi intervenendo nell’aula del Senato per le repliche, dopo il discorso pronunciato questa mattina, mette il “cerino” nelle mani del centrodestra.
Ponendo la fiducia sulla mozione presentata da Pier Ferdinando Casini che approva semplicemente il discorso di Draghi, senza porre condizioni. Il centrodestra in una nota di poco prima delle repliche ha fatto sapere che avrebbe votato solo la propria, ma la mossa di Draghi potrebbe metterli in difficoltà perché segnerebbe anche formalmente che Lega e Forza Italia hanno scelto lo strappo.
“Sarà una replica breve, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto l’operato del governo con lealtà, collaborazione, partecipazione. Il secondo punto riguarda una osservazione fatta da Casini, Gasparri, Santanché, Licheri, per i quali avrei fatto un intervento che sembra dire che non abbiamo una democrazia parlamentare”.
Quindi, visibilmente emozionato, Draghi ripete che il fatto che si sia presentato al parlamento, sulla base del sostegno arrivato dal paese, rispecchia il suo rispetto per il parlamento: “Quel sostegno mi ha fatto pensare di proporre un patto, ma siete voi che decidete”.
E ancora due repliche, una a destra su ius scholae e droghe leggere, che sono «temi parlamentari e non proposto dal governo».
E l’altra ai cinque stelle, sia sul reddito di cittadinanza, da ridisegnare, e sul Superbonus: “E’ stato disegnato un meccanismo sbagliato, è chi l’ha fatto il responsabile di questa situazione. Ora bisogna riparare il mal fatto e tirar fuori dai pasticci le migliaia di imprese che si trovano in difficoltà. Non ho molto da dire chiedo che sia posta la fiducia sulla mozione presentata dal senatore Casini”.
In un intervento in cui appariva visibilmente emozionato Draghi ha anche replicato agli interventi di vari senatori: “Mi è stato detto che non considero la nostra una democrazia parlamentare. Ma sono qui perché me l’ha chiesto il presidente della Repubblica, ho proposto un patto nuovo, siete voi che decidete. Non ho mai chiesto pieni poteri“.
Dopo le comunicazioni di Draghi, la seduta è stata sospesa in attesa di una nuova capigruppo.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile GLI AVVERTIMENTI DI DRAGHI ALLA LEGA DI SALVINI E A FORZA ITALIA DI BERLUSCONI, LEGATI ALLA RUSSIA DI PUTIN… NON E’ PIU’ UN’IPOTESI, E’ UNA CERTEZZA? IL PREMIER INFORMI GLI ITALIANI CHI SONO I POLITICI VENDUTI O RICATTATI DA MOSCA
“E dobbiamo aumentare gli sforzi per combattere le interferenze da parte della Russia e delle altre autocrazie nella nostra politica, nella nostra società. L’Italia è un Paese libero e democratico. Davanti a chi vuole provare a sedurci con il suo modello autoritario, dobbiamo rispondere con la forza dei valori europei”.
Queste parole pronunciate al Senato dal presidente del Consiglio in un discorso in cui la sicurezza nazionale, anche sul lato energetico, ha avuto un peso importante, evidenziano una certezza nella mente di Mario Draghi e allo stesso tempo contengono un messaggio interno e uno esterno.
Il fatto che servano sforzi per “combattere le interferenze” suggerisce, infatti, che queste non siano soltanto un’ipotesi ma che anzi siamo questione attuale. Oggi più che mai forse.
D’altronde, da Russia e Cina è stato forte e netto il coro opposto a quel “Draghi resta” alzatosi da più parti in Italia.
I destinatari principali di quel messaggio sono stati la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi, per ragioni e con modi diversi in qualche modo legati alla Russia di Vladimir Putin.
Allo stesso modo c’è, infine, un messaggio inviato all’esterno, ai Paesi alleati ma anche a quelli rivali. Quello del ritorno dell’Italia sui binari dell’europeismo
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile IL SUCCO DEL DISCORSO: SIAMO QUI PER FARE LE COSE, ALTRIMENTI MEGLIO LASCIARE… E QUELLE COSE LE HA ELENCATE UNA A UNA… ORA E’ IL CENTRODESTRA CHE SI DEVE ASSUMERE LA RESPONSABILITA’ DI FAR CADERE IL GOVERNO
Chi si aspettava un discorso morbido, che mettesse da parte i punti di frizione con i
partiti della sua maggioranza è stato costretto a ricredersi. Draghi ha fatto Draghi.
Nell’intervento al Senato il presidente del consiglio ha elencato uno dietro l’altro tutti i punti dell’agenda di governo che devranno essere realizzati se rimarrà a Palazzo Chigi: dalle scadenze del Pnrr, a partire dalle riforme, come quella della concorrenza comprese le concessioni ai balneari e le nuove regole per i taxi al no allo scostamento di bilancio per la riduzione del cuneo fiscale,al nuovo decreto aiuti in arrivo a fine mese a sostegno del potere di acquisto delle famiglie.
Oltre naturalmente al pieno appoggio all’Ucraina che passa – ha detto ricordando le parole del presidente Zelenski – per il riarmo di Kiev.
Un’agenda fitta sulla quale ora il premier attende la pronuncia dei partiti. Qualcosa in realtà si è già intravisto.
Lega e Movimento cinque stelle sono rimasti freddi in aula centellinando gli applausi. Al termine dell’intervento del premier, Matteo Salvini ha tenuto le mani ben ferme sullo scranno e così tutti gli altri senatori del Carroccio. Un atteggiamento per fotografare plasticamente il suo dissenso. Dopodiché è corso via con gli esponenti del suo partito per decidere il da farsi.
L’attenzione in questo momento è infatti concentrata più sulla risposta del Carroccio che su quella di Giuseppe Conte. Il presidente del consiglio ha sottolineato che la rottura del patto di maggioranza la settimana scorsa ha fatto venir meno il vincolo della fiducia che è alla base dell’azione di governo, di qualunque governo.
Le richieste giunte da associazioni,sindaci e categorie – in particolare il premier ha citato quella di medici e operatori sanitari in prima linea contro il covid – sono la ragione che lo spinge a restare alla guida del governo. Ma non ad ogni costo.
Il mantra di Draghi rimane lo stesso: siamo qui per fare le cose altrimenti meglio lasciare. E quelle cose oggi il premier le ha elencate una ad una. Adesso sta alle forze politiche assumersi la responsabilità della risposta.
(da il Sole 24 Ore)
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Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile LE ACCUSE SONO DI INDUZIONE INDEBITA E TURBATA LIBERTA’ DEGLI INCANTI… DALLE INTERCETTAZIONI SPUNTA ANCHE IL NOME DELLA MELONI
L’eurodeputato di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini è tra gli indagati dalla Procura di Latina nell’inchiesta che ha portato all’arresto della sindaca di Terracina Roberta Tintari.
Nei confronti del parlamentare le accuse sono di induzione indebita a dare o promettere utilità e turbata libertà degli incanti.
Procaccini è stato sindaco di Terracina tra il 2011 e il 2015 e tra il 2016 e il 2019. In totale sono cinquanta le persone finite nel registro degli indagati. L’indagine riguarda la gestione del demanio pubblico e in particolare gli appalti delle spiagge.
Prima era stato portavoce di Giorgia Meloni quando era ministra della Gioventù nell’ultimo governo Berlusconi. Procaccini si è difeso parlando di un «errore macroscopico» da parte della procura perché all’epoca lui era ancora primo cittadino.
Nell’ordinanza della procura di Latina si legge in effetti che «in qualità di ex sindaco del comune di Terracina e membro del Parlamento europeo, dunque pubblico ufficiale abusando dei suoi poteri, compiva atti idonei, diretti in modo non equivoco ad indurre una dipendente dell’ufficio Suap del Comune di Latina, a velocizzare l’istruttoria e a rilasciare la licenza per la conduzione di spettacolo viaggiante all’impresa Oasi Sea Park in modo indebito, in quanto il responsabile risultava residente a Roma dove era pure la sede legale dell’impresa, per cui il rilascio della suddetta licenza avrebbe dovuto essere richiesto al comune di Roma; evento non verificatosi per cause indipendenti dalla sua volontà e per il sopravvenuto cambio di residenza del responsabile, strumentale al perfezionamento delle condizioni necessarie per ottenere il provvedimento richiesto al comune di Terracina».
Ma i giudici, fa sapere oggi l’edizione romana di Repubblica, portano anche altro.
In un’intercettazione un socio di un’azienda che sarebbe stata ostacolata nel tentativo di aggiudicarsi una concessione demaniale mentre veniva favorita una società romana concorrente chiama in causa anche la leader di Fdi. «C’è una ditta de Roma che se chiama The Spot, che è tra l’altre ditte che collabora con Giorgia Meloni, da Ostia alla campagna elettorale», è il testo.
The Spot, scrive il quotidiano, è considerata riconducibile a William Zanchelli. Indagato a piede libero nell’inchiesta, in passato già coinvolto in un’indagine della Procura di Roma per la gestione dello skate park a Ostia. Mentre il bando viene definito “un vestito cucito” da Procaccini. «Possibile che non posso avere una discussione con un dipendente perché la vede diversamente su un’istanza?», sostiene lui.
Il sistema
Nell’ordinanza il giudice per le indagini preliminari sostiene che alcuni imprenditori balneari, dopo Mafia Capitale, avevano «trasferito i propri illeciti interessi dal litorale di Ostia a quello di Terracina. Potendo ivi contare sulla compiacenza e sulla connivenza degli amministratori pubblici locali». Alla sindaca i pm di Latina contestano i reati di turbata libertà degli incanti e falso in relazione alla gestione dell’arenile comunale. I fatti risalgono al 2019: gli approfondimenti investigativi sono frutto dell’attività di controllo “Mare sicuro” e hanno riguardato in particolare alcune concessioni demaniali anche nella zona dell’Arena del Molo. Gli inquirenti hanno effettuato il sequestro preventivo di un camping, di un ristorante e di beni di un’associazione che opera in loco. Dall’indagine sono emersi elementi penalmente rilevanti in relazione a illegittime sanatorie su opere e lavori in aree pubbliche.
(da Open)
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Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile ACRI AVREBBE LASCIATO IL SUO INCARICO DA CONSIGLIERE COMUNALE A FAVORE DI CALOVINI, VICINO A FIDANZA, OTTENENEDO IN CAMBIO L’ASSUNZIONE DEL FIGLIO
Brescia. Anche il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Giangiacomo Calovini, che
siede a Palazzo Loggia nelle file dell’opposizione, è indagato nell’inchiesta della Procura di Milano che vede accusato per corruzione «per atti contrari ai doveri d’ufficio», l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza e l’ex consigliere comunale cittadino Giovanni Acri.
L’accusa sostiene che Acri avrebbe lasciato il suo incarico, il 25 giugno 2021, dimettendosi da consigliere comunale a favore di Calovini, politicamente vicino a Fidanza, ottenendo in cambio l’assunzione del figlio, Jacopo Acri, come assistente dell’europarlamentare.
Dall’analisi di messaggi sul telefono di Jacopo Acri risulterebbero contatti con Calovini.
Nella giornata di oggi, martedì 19 luglio, uomini della Guardia di Finanza di Milano hanno effettuato anche perquisizioni presso terzi, cioè persone non indagate.
Si tratterebbe di una stretta collaboratrice e segretaria di Fidanza, di Giuseppe Romele, vicecoordinatore lombardo di Fdi ed ex deputato bresciano, di Andrea Turra, esponente della sezione giovanile di Fdi e di un commercialista.
L’indagine è guidata dal sostituto procuratore Maurizio Romanelli e dai pm Cristiana Roveda e Giovanni Polizzi
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2022 Riccardo Fucile 20 “GOVERNISTI” SICURI DI LASCIARE IL M5S …MA SE CONTE VOTA LA FIDUCIA 30 VOTANO NO
Triste, solitario y final. Nel giorno in cui Mario Draghi è atteso in Senato alle 9,30 per la fiducia o le dimissioni Giuseppe Conte sa che comunque vada sarà un insuccesso.
Una ventina di eletti è convinta di votare la fiducia al governo Draghi a prescindere dall’indicazione del Movimento 5 Stelle.
E una trentina invece è convinta che sia giusto negargliela anche se all’ultimo l’ex Avvocato del Popolo dicesse sì. In mezzo (al guado) c’è lui. Che sa di giocarsi molto, se non tutto il suo futuro politico tra oggi e il giorno delle elezioni.
«Decideremo in Aula, c’è ancora una notte per pensarci», aveva detto proprio Conte ai parlamentari M5s chiudendo l’ultima assemblea-fiume. Ma con i suoi interlocutori non sembra così sicuro: «Ma io che devo fare? Come ne esco da questa vicenda?».
Un retroscena de La Stampa a firma di Federico Capurso rivela che in questi giorni Conte si è sentito con Draghi al telefono. «Ci siamo parlati tante volte», è il virgolettato. Ma un accordo non lo hanno trovato. E adesso se la prende anche con lui: «Draghi è un tecnico, non un politico. E in questa partita non doveva scendere in campo e fare politica. Doveva mantenere il suo ruolo di premier tecnico, super partes». Resta il sospetto di un gioco di sponda con Luigi Di Maio. Rafforzato dai tentativi di effettuare nuovi acquisti per Insieme per il Futuro e dalla posizione del capogruppo alla Camera Davide Crippa, che ha anche licenziato il suo ex portavoce Rocco Casalino per far capire l’aria che tira.
C’è chi cerca di fargli capire che la storia non ha per forza un finale scontato. «Se voti la fiducia lasci il cerino acceso in mano al centrodestra. Scaricherai tutti i problemi su Salvini e Berlusconi. E anche su Draghi che avrà così un altro fronte aperto», gli hanno fatto notare ieri da Liberi e Uguali. Conte ascolta ma poi ai fedelissimi risponde «ma come faccio?». La sua indecisione è pari solo alla solitudine nel momento della scelta più difficile. Uscita dalla maggioranza, appoggio esterno, fiducia piena. Tre opzioni e ognuna con conseguenze sanguinose. La notte in ospedale dopo il ricovero per un’intossicazione alimentare non ha portato consiglio.
I governisti alla finestra
Il Corriere della Sera fa sapere che i governisti nel M5s sono una quarantina alla Camera e una decina al Senato. I numeri di chi è pronto alla rottura sono però meno ampi: 15-20 deputati e 3 o 4 senatori. Tra questi Rosalba Cimino e Maria Soave Alemanno, che hanno già annunciato il loro sì a prescindere dalle indicazioni del gruppo. Secondo Il Fatto Quotidiano gli eletti si riuniranno anche stamattina, a pochi minuti dall’arrivo di Draghi a Palazzo Madama. Nel M5s anche i non-contiani sono convinti che non ci sarà un esodo come quello di Di Maio. Anche se c’è una buona probabilità di vedere domani il capogruppo Crippa alla Camera parlare in dissenso dal resto del suo gruppo. Sarebbe una beffa forse inedita nella storia del Parlamento italiano. Il problema è che non è l’unica in arrivo.
(da Open)
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