Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile SABLIN, IL VICEPRESIDENTE DEL COMITATO DI DIFESA RUSSO, IN DIRETTA TV HA ANNUNCIATO LA DISFATTA RUSSA IN UCRAINA: “SIAMO OBBLIGATI A FERMARCI E RIORGANIZZARCI PER ESERCITRE LE NUOVE REGOLE” – PURE IL DURO E PURO SOLOVYOV HA DOVUTO AMMETTERE IN TV CHE “LE COSE NON SARANNO FACILI” PER L’ARMATA LESSA
“Siamo obbligati a fermarci e a riorganizzarci per creare nuove
attrezzature e per esercitare le nuove reclute. E questo richiederà del tempo”. Lo ha detto Dmitry Sablin, vicepresidente del Comitato di difesa, parlando al primo canale della tv russa in merito alla guerra in Ucraina. “Sono convinto che anche nel territorio dell’Ucraina le persone saranno dalla nostra parte”, ha concluso.
«Certo che mi piacerebbe attaccare Kiev stanotte stessa. Ma non siamo in una fiction. Non è che si può accelerare con il telecomando per vedere come va a finire. Bisogna capire che per un certo periodo di tempo, le cose non saranno facili per noi. E non dovremo aspettarci buone notizie. Ci vorranno molta forza di volontà e una grande pazienza strategica».
A momenti c’era da darsi un pizzicotto per capire se l’uomo che con postura più curva del solito stava predicando calma ammettendo anche in modo brusco che l’Operazione militare speciale non va come sperato, era davvero quel Vladimir Solovyov che fino a pochi giorni fa annuiva soddisfatto quando i suoi esagitati ospiti facevano a gara nel proporre il bombardamento delle capitali europee, da Parigi fino a Londra e Berlino, meglio se tutte insieme.
Allora se lo dice lui, conduttore più zelante e famoso di Russia, prediletto di Vladimir Putin, significa che davvero la realtà sta facendo capolino oltre il muro della propaganda eretto dai media di Stato. Anche il suo eterno rivale Dmitry Kiseliov, meno conosciuto da noi ma altrettanto popolare in madre patria, ha effettuato una improvvisa sterzata passando dai consueti toni da marcia trionfale all’ammissione che nel Donbass «la situazione sta diventando molto difficile», mentre il suo inviato al fronte ha osato aggiungere che occorre impedire a Kiev di «costruire sui successi raggiunti finora». Gelo in studio.
Le verità sgradite devono essere fatte filtrare in dosi omeopatiche. Chi ha tentato la terapia d’urto, come fece la giornalista Marina Ovsyannikova quando lo scorso marzo interruppe il telegiornale della sera per mostrare un cartello con sopra la scritta «No alla guerra, non credete alla propaganda», se la passa male. Dopo alterne vicende, comprensive di malevoli sospetti da parte ucraina di essere una doppiogiochista al soldo di Putin, la donna era stata messa agli arresti domiciliari. Da ieri, è una latitante, ricercata dal ministero dell’Interno. Sarebbe scappata all’estero il primo ottobre, portandosi dietro il suo secondo figlio, che ha undici anni. A denunciare la fuga è stato l’ex marito, suo collega.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile NEI TERRITORI OCCUPATI DAI RUSSI GLI UOMINI, INDIPENDENTEMENTE DA ETÀ E CONDIZIONE FISICA, VENGONO REGISTRATI PER ESSERE MANDATI AL FRONTE… NELL’ESTREMO ORIENTE RUSSO, METÀ DELLE PERSONE ARRUOLATE NON SODDISFACEVA I REQUISITI FISICI
La mobilitazione più pazza del mondo. Giorno dopo giorno la chiamata alle armi decisa da Mosca per rimpolpare l’esercito impegnato a combattere (e a farsi uccidere) nella cosiddetta «operazione speciale» in Ucraina mostra i suoi limiti: errori, fughe, diserzioni, proteste.
Perfino il presidente Vladimir Putin ha riconosciuto che ci sono stati molti sbagli. Un’ammissione «insolitamente rapida» che secondo l’intelligence britannica – che analizza l’andamento della guerra in un report quotidiano sempre assai informato e acuto – evidenzia la portata delle «disfunzioni» della leva.
Insomma, se perfino lo Zar non riesce a negare i pasticci, vuol dire che la cosa è più grave di quanto appaia. I funzionari locali, si legge nel documento rilasciato ieri dal ministero della Difesa di Londra, probabilmente non hanno chiara l’esatta portata e la motivazione legale della campagna: essi hanno quasi certamente arruolato persone non idonee e faranno fatica a formare le nuove reclute.
Ovunque in Russia e nei territori filorussi recentemente annessi con un atto unilaterale e non riconosciuto dalla comunità internazionale le autorità sembrano procedere a casaccio, mobilitando chi capita. «Gli uomini – racconta Ivan Fedorov, sindaco di Melitopol, città sotto occupazione russa – hanno appena iniziato a essere presi per le strade. Abbiamo avuto un gran numero di casi durante il fine settimana in cui i russi si avvicinano semplicemente a uomini di età diverse, con diversa forma fisica e chiedono loro di andare all’ufficio del comandante per essere registrati».
Naturalmente poca o nessuna selezione significa mandare al fronte personale addestrato in maniera frettolosa e spesso non idoneo fisicamente e moralmente.
Clamoroso il caso della regione di Khabarovsk, nell’estremo oriente russo, dove «circa metà» delle persone richiamate alle armi per la mobilitazione sono state rimandate a casa perché convocate per errore. «In dieci giorni, diverse migliaia di nostri ragazzi hanno ricevuto i documenti di convocazione e si sono presentati agli uffici di leva.
Ne abbiamo rimandato circa la metà a casa, poiché non rispondevano ai requisiti per il servizio», racconta irritato il governatore regionale Mikhail Degtyarev, parlando di «eccesso di zelo».
Il guazzabuglio è costato il posto al commissario militare regionale, Yury Sergeevich Layko, sollevato dall’incarico. Stessa cosa nella regione della Jacuzia, nella Siberia Orientale, dove, come fa sapere il capo della Camera civica regionale Nikolay Bugayev, circa 300 persone sono tornate a casa dopo essere state convocate «per sbaglio» nell’ambito della mobilitazione putiniana.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile LA TRENTENNE SAREBBE STATA CONDOTTA IN CARCERE DOPO IL FERMO
Sarebbe rinchiusa nel carcere di Evin a Teheran Alessia Piperno, la
trentenne romana arrestata nella capitale iraniana.
Secondo quanto apprende l’agenzia Ansa, la ragazza sarebbe stata condotta in carcere dopo il fermo, che – secondo il padre – sarebbe scattato il giorno del suo compleanno, il 28 settembre.
Proprio dal carcere di Evin Alessia avrebbe telefonato in Italia per chiedere aiuto. Secondo le prime informazioni, è emerso che Piperno avrebbe trascorso un periodo del suo viaggio anche nel Kurdistan iraniano, area costantemente monitorata per via delle istanze anti regime.
Al momento, fonti autorevoli riferiscono la necessità di mantenere il silenzio per evitare di compromettere i tentativi di salvataggio della ragazza perché – precisano – ci sarebbe in atto la volontà di politicizzare l’arresto a prescindere dalle circostanze che lo hanno determinato.
Come evidenzia il Corriere della Sera, il carcere di Evin è tra i nomi delle strutture che destano più preoccupazione assieme a quello di Qarchak, la prigione femminile di Shahr-e Ray definito a più riprese dalla comunità internazionale come «un inferno» per la gestione delle detenute.
Nel frattempo dall’Ue arriva un’interrogazione urgente degli eurodeputati del Pd rivolta all’Alto rappresentate Josep Borrell affinché vengano attivati tutti i canali diplomatici per i cittadini europei arrestati in Iran.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile UNA CONFERENZA STAMPA CON I GIORNALISTI STRANIERI PER PERORARE LA CAUSA DELLA SOVRANISTA DIVENTATA CONSERVATRICE PER LA POLTRONA… E CON FINI ABBIAMO ESAURITO AMICI, PARENTI E QUESTUANTI
L’ex leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini e Giorgia Meloni si sono sentiti più volte in questi giorni. Per la comprensibile ansia della presidente di Fratelli d’Italia alla sua prima sfida di governo. Meloni avrebbe chiesto a Fini consigli e suggerimenti.
Anche sulla fila che si è formata di gente che chiede posti di governo e sottogoverno. Ma non se ne è saputo molto in giro.
L’Alleanza Nazionale tra Fini e Meloni
A parlare dei colloqui tra Meloni e Fini sul governo è oggi La Stampa in un articolo a firma di Fabio Martini. Che parte da un’altra circostanza: la conferenza stampa off the record convocata nella Sala della Stampa Estera proprio da Fini. Raccontata oggi anche da Repubblica, che spiega che si tratta di «una chiacchierata informale. Non intervengo nella politica italiana da anni», secondo l’ex presidente della Camera. Che ha tessuto lodi nei confronti di Meloni.
Rassicurando su tutti i temi sensibili. Il fascismo, la Nato, la fedeltà ai valori dell’Occidente. Ma anche sulla fiamma presente nel simbolo di Fdi, che secondo Fini «non c’entra con il fascismo».
Meloni, dice Fini, ha sostenuto la Svolta di Fiuggi del leader. «Non se n’è andata via, non ha mai preso una posizione contraria, anzi ha votato a favore». (e lo credo, assicurava la poltrona…)
Fini ha ricordato che Meloni è diventata leader dei giovani di An nel 2004 «per le sue qualità. Tra queste una capacità notevole di coinvolgere il mondo giovanile della destra».
Assicura di aver sempre creduto in lei. «Le ho affidato il ruolo istituzionale di vicepresidente della Camera. E in quel ruolo ha fatto bene. È stata un buon biglietto da visita all’epoca del governo Berlusconi». E in ogni caso, secondo Fini, anche il Msi «ha votato a favore della Nato».
Nel 2019 Il Giornale scrisse che Meloni aveva telefonato a Fini per un aiuto alle elezioni europee. La smentita di Giorgia fu furiosa: «È una notizia totalmente inventata, e voglio chiarire ancora una volta che non potrà mai esserci nulla tra noi e Gianfranco Fini. Il nostro compito, come tutti ormai sono costretti a riconoscere, è stato ricostruire quello che proprio Fini con le sue scelte aveva distrutto».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile IL PIANO B POTREBBE PORTARE ALLA CONFERMA DI DANIELE FRANCO: UN SEGNALE DI CONTINUITA’ CON IL GOVERNO DRAGHI, PER LA GIOIA DELLE CANCELLERIE EUROPEE
Come sempre succede, arriva un punto in cui il silenzio si fa
insostenibile e i politici tornano a rilasciare dichiarazioni. Giorgia Meloni ha compreso che sette giorni con la bocca cucita, o sbocconcellando qua e là mezze parole ai microfoni, sono troppi. I vuoti si riempiono comunque. Magari di sospetti, ansie e sussurri velenosi dei suoi alleati, che, come tutti, vogliono capire cosa abbia in mente la futura premier.
L’accusano di essere «draghiana», nella forma e nei contenuti, perché si starebbe spendendo per un governo meno politico e più a trazione tecnica, e perché non fa che mantenere la linea dell’esecutivo uscente.
Una ricostruzione che non le piace e che forse è figlia del mutismo imposto a tutto lo staff e agli uomini di fiducia, perché veicolata da Lega e Forza Italia: «Cercare di organizzare una transazione ordinata nel rispetto delle istituzioni – risponde la premier in pectore – è una cosa normale, non è un inciucio». Normale, per Meloni, è sentirsi con Mario Draghi; normale è farlo anche con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, per discutere di energia e saldare la battaglia sul price cap in Europa.
In realtà, le risposte di Meloni sono frutto del nervosismo che sta dilagando dentro la coalizione di centrodestra. Fuori dalla Camera afferma che non bisogna perdere tempo, che «fare in fretta» è necessario per le scadenze che attendono l’Italia, e che è probabile che alle consultazioni al Quirinale il centrodestra andrà assieme e non diviso. La squadra dei ministri da presentare a Sergio Mattarella però non è completa. Anzi, a sentire i vertici di Lega e FI, la leader di Fratelli d’Italia avrebbe qualche serio problema a incastrare tutte le caselle dei ministeri.
A partire dallo snodo fondamentale. Il Tesoro. Senza un nome all’altezza, in grado di rassicurare il Colle e l’Europa, il governo partirebbe zoppo. L’impasse sul ministero dell’Economia è dovuta al no insistito di Fabio Panetta. Il rappresentante italiano nel board della Banca centrale europea continua a opporre resistenza.
A 63 anni, il suo obiettivo rimane la carica da governatore di Bankitalia, che vedrebbe sfumare se dovesse accettare di guidare il Mef. Da come la descrivono alleati e amici di partito, Meloni è arrivata a sperare in una telefonata di Mattarella: l’unico a cui Panetta non potrebbe dire di no.
C’è comunque un’ipotesi B, nel caso in cui Panetta s’impuntasse. E non è Domenico Siniscalco, su cui, a quanto pare, la presidente di FdI avrebbe qualche perplessità. Ma Daniele Franco. È il nome che piace a un pezzo di Lega e non dispiace a molti dei meloniani, che pure comprendono la portata simbolica di una riconferma dell’attuale ministro dell’Economia, in senso sia positivo sia negativo.
Avrebbe indubbiamente la forza di tranquillizzare Bruxelles e le cancellerie europee, ma sarebbe anche la prova che Meloni sta di fatto reimpostando il lavoro economico della squadra di Draghi. Il diretto interessato nicchia e fa sapere, pure lui, di non essere disponibile.
Nel futuro governo – è lo schema – sarebbe affiancato da due viceministri politici, con deleghe significative. Uno sarebbe Maurizio Leo, responsabile economico di FdI, l’altro Federico Freni, l’attuale sottosegretario, a cui l’ipotesi – parole sue – «fa venire gli occhi a cuoricino».
Per quanto il calendario imposto dal Quirinale sia molto serrato, è comunque al limite dell’impossibile che per il Consiglio europeo del 20-21 ottobre il nuovo governo abbia già giurato e che possa essere la nuova premier a a dare battaglia sul price cap.
E’ molto probabile che a rappresentare l’Italia al tavolo sarà ancora Draghi. Per questo Meloni tiene a precisare che «non c’è alcuna volontà di creare fratture tra l’attuale governo e quello che verrà» anche se, continuano fonti del suo partito «i documenti che arriveranno a Bruxelles saranno il frutto del lavoro dell’esecutivo ora in carica».
La formazione del governo è ancora un rebus, la dialettica con i partiti sul numero dei tecnici in squadra è accesa. Meloni ha letto le polemiche scatenate da Lega e FI e manda un avvertimento: «Consiglio prudenza, leggo cose surreali che poi dovrei smentire».
Il riferimento è al numero di ministri non politici, che i berlusconiani temono possa arrivare fino a dieci. L’insistere sui tecnici da parte della presidente di FdI, secondo alcune fonti azzurre, potrebbe essere una forma per mettere pressione agli alleati affinché forniscano nomi più adatti a circostanze così difficili.
Un tema che la leader e Salvini potrebbero trattare personalmente già oggi, in un incontro che nessuno conferma ufficialmente, ma che potrebbe tenersi a Roma. Di sicuro c’è che di ministri si parlerà al Consiglio federale della Lega di oggi. Mentre domani Meloni è attesa al direttivo nazionale di FdI.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile I POTERI FORTI HANNO CAMBIATO CAVALLO, ORA TOCCA ALLA MELONI RAPPRESENTARE I LORO INTERESSI
Ne parla solamente oggi, una settimana dopo l’esito delle votazioni Politiche in Italia. Ma sottolinea come molte delle promesse – soprattutto in ambito economico e di riforma del sistema di previdenza sociale – fatte da Matteo Salvini e da Silvio Berlusconi non siano minimamente in linea con le esigenze attuali del nostro Paese.
A parlare è il Presidente di Confindustria, la confederazione che riunisce tutti gli imprenditori, Carlo Bonomi che non ha usato mezzi termini per bocciare sia la flat tax che la riforma delle pensioni con l’avvio di una nuova campagna di pre-pensionamenti. Insomma, ha affossato in toto tutte le principali proposte avanzate – in campagna elettorale – dal segretario della Lega.
Durante il suo intervento sul palco dell’assemblea dell’Unione degli industriali di Varese, il Presidente di Confindustria ha detto esplicitamente: “Non possiamo permetterci immaginifiche flat tax e prepensionamenti. Non vogliamo negare ai partiti di perseguire le promesse elettorali ma oggi energia e finanza pubblica sono due fronti emergenza che non possono ammettere follie per evitare l’incontrollata crescita di debito e deficit”.
In particolare, il tema della flat tax – la tassa piatta che, come più volte spiegato, non garantirebbe equità nel pagamento delle tasse e costerebbe allo Stato decine di miliari di euro, come rivelato dall’economista Tito Boeri – è del tutto inapplicabile vista la situazione attuale del nostro Paese. Perché le priorità, al momento, devono necessariamente essere altri: “Il prossimo governo deve avere ben chiaro che si deve salvare il sistema industriale italiano dalla crisi energetica, è un tema di sicurezza nazionale. Migliaia di aziende sono a rischio, centinaia di migliaia di posti di lavoro e di reddito per le famiglie. Tutte le risorse disponibili, escluse quelle per i veri poveri, vanno concentrate lì, perché senza industria non c’è l’Italia”.
Parole che, dunque, confermano quella percezione già visibile da tempo: Confindustria ha mollato Matteo Salvini. Per anni, invece, il leader della Lega ha attinto alla fonte elettorale degli imprenditori, appoggiando più volte le loro denunce. Il vento è cambiato, e ora il segretario del Carroccio non ha reagito benissimo a queste critiche tecniche avanzate da Carlo Bonomi. “Altro che immaginifiche, noi la Flat tax e la riforma delle pensioni le portiamo a casa, costi quel che costi, saranno nel programma dei primi cento giorni del governo”.
E Giorgia Meloni sarà d’accordo? Nel totoministri del suo prossimo governo, infatti, la leader di Fratelli d’Italia sembra essere intenzionata a inserire un tecnico (come Fabio Panetta, ora nel board della BCE) proprio alla guida del Ministero dell’Economia.
Con Salvini che sembra essere tagliato fuori dalla tribuna d’onore: la prossima Presidente del Consiglio, infatti, ha ribadito che non potrà esserci alcun ritorno in un Ministero in cui già si è stati. Questo vuol dire che Salvini al Viminale non s’ha da fare.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile UNA SOLUZIONE CHE NON FAREBBE CHIAREZZA SULLA LINEA
C’è ancora tempo per far placare le varie anime all’interno del
Partito Democratico che in questi giorni, dopo l’esito del voto delle Politiche, sta riflettendo sul suo futuro.
L’appuntamento chiave è previsto per l’inizio del 2023 (anche se non si conosce ancora la data), quando ci sarà il Congresso del PD.
Ma le ipotesi per l’elezione della nuova guida della Segreteria sono molte e oggi ne avanza una che potrebbe mettere d’accorto tutti (o quasi): un ticket con Elly Schlein e Stefano Bonaccini.
A rilanciare questa ipotesi, che negli ambienti dem circola fin dal giorno successivo al voto, è stato il deputato del Partito Democratico Andrea De Maria. Il suo, al momento, è un auspicio. Ma ben presto, un tandem alla guida del PD potrebbe diventare realtà:N“Un mio auspicio personale: con Stefano Bonaccini candidato Segretario, Elly Schlein sarebbe perfetta per un ticket. Come si è già fatto in Regione Emilia-Romagna. Sarebbe un modo per contribuire davvero dalla nostra terra ad una nuova stagione di rilancio e di rinnovamento del PD”.
Un’idea supportata da un’esperienza di successo ancora in corso. I due, infatti, sono alla guida della Regione Emila-Romagna: Stefano Bonaccini è Presidente, mentre Elly Schlein è vice-Presidente. Due personalità politiche di rilievo nel mondo della sinistra italiana.
Uno, Bonaccini, potrebbe essere l’ancora per parlare alla parte moderata (quella che punta più verso il centro); l’altra, Schlein, sarebbe il punto di unione tra il Partito Democratico e l’ala più a sinistra (compresi gli altri partiti della coalizione).
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile PIU’ VOTI CHE PARLAMENTARI PRESENTI IN AULA: “CHE IMPORTANZA HA UN VOTO PIU’ O UN VOTO IN MENO”
Nel corso degli ultimi giorni, buona parte della comunità internazionale ha detto di non riconoscere il voto del referendum effettuato nelle quattro città ucraine ( Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson) per annettere quei territori alla Federazione russa. Nonostante tutto ciò, Vladimir Putin ha dato il via libera al riconoscimento e ieri alla Duma – il Parlamento russo – è andata in scena la votazione per ratificare l’esito.
E proprio lì è accaduto qualcosa di strano: la conta finale mostra più voti che parlamentari presenti in aula. E c’è di più: ogni votazione, nonostante l’esito sia stato dichiarato “all’unanimità” ha presentato un risultato differente rispetto agli altri.
Secondo i registri ufficiali, infatti, nella Duma russa erano presenti 408 parlamentari. E nel voto, all’unanimità, per l’annessione dei territori ucraini c’è una netta divergenza. Non solo sul totale, ma anche nei risultati di ogni singola votazione. Il Parlamento, infatti, doveva votare 4 volte. Una per ogni città oggetto di quel referendum: per l’annessione delle auto-proclamate Repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk (nel Donbass) hanno votato a favore, rispettivamente, 413 e 412 parlamentari.
Per quel che riguarda le altre due città in cui si è svolto un “referendum”, il risultato è stato ancora differente: 411 voti a favore dell’annessione di Kherson alla Federazione Russa, 409 a favore di quella di Zaporizhzhia.
I conti, dunque, non tornano. In qualunque modo si vogliano leggere.
Sia per la discrepanza tra le quattro “unanimità”, sia per il conteggio totale di ogni singola tornata di voto rispetto al reale numero di parlamentari presenti ieri all’interno della Duma.
Ovviamente, tutto ciò ha provocato molte polemiche che il Presidente del Parlamento russo – Vyacheslav Volodin – ha provato immediatamente a spegnere parlando di “guasto tecnico”. E, non contento, ha anche affermato che non ci si debba preoccupare “per un voto più o un voto meno”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 4th, 2022 Riccardo Fucile FDI 26,8%, PD 18,1%, M5S 16,5%, AZIONE-ITALIA VIVA 8,3%, LEGA 8,2%, FORZA ITALIA 7,6%, VERDI SINISTRA 4%, + EUROPA 3,3%, ITALEXIT 2,2%
Continua l’ascesa nei consensi di Fratelli d’Italia, mentre prosegue
– come da previsioni – il crollo verticale del Partito Democratico.
Una settimana dopo il voto per le Politiche, i sondaggi politici di oggi hanno visto dei piccolo grandi scossoni nella percezione dell’elettorato chiamato alle urne solamente 9 giorni fa.
Giorgia Meloni continua a veleggiare perso l’alto, facendo il vuoto rispetto al secondo partito (il PD).
Da registrare ci sono il balzo in avanti del MoVimento 5 Stelle e l’ascesa del Terzo Polo che ha superato, nelle intenzioni di voto, sia la Lega che Forza Italia.
L’immagine immortalata dalla fotografia scattata da SWG per il Tg di la7 è piuttosto emblematica.
Fratelli d’Italia ha guadagnato, rispetto al risultato delle urne (si fa riferimento ai dati ufficiali della Camera dei deputati), lo 0,8% portandosi a quota 26,8%.
Il Partito Democratico, al centro di grandi manovre e in attesa del Congresso (previsto per l’inizio del 2023) per la nomina del nuovo Segretario, perde un punto netto scendendo al 18,1%.
E si fa sempre più pressante l’ombra del MoVimento 5 Stelle: il partito di Giuseppe Conte, secondo i sondaggi politici oggi, è quello che cresce di più (+1,1% rispetto alle elezioni), toccando quota 16,5 punti percentuali. Bene il Terzo Polo che guadagna mezzo punto percentuale, sorpassando Lega (-0,6%) e Forza Italia (-0,5%).
Poi ci sono gli altri partiti.
In crescita sia Verdi/Sinistra Italiana (al 4%) e +Europa (che alle elezioni non ha superato la soglia di sbarramento). Così come Italexit di Gianluigi Paragone, rimasta fuori dalla contesa con uno scarso risultato alle Politiche.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »