Ottobre 19th, 2022 Riccardo Fucile NON SI CAPISCE COME I LEADER POSSANO RECARSI INSIEME DA MATTARELLA, VISTO CHE LE INTESE TRA COALIZZATI REGGONO SOLO DALLA SERA ALLA MATTINA
Il cammino verso la nascita del governo somiglia a una Via Crucis. E non è
che l’inizio. Perché se è vero che «Berlusconi se l’è legata al dito con Meloni», come racconta un dirigente di Forza Italia, allora si capisce il motivo per cui nel partito del Cavaliere ci sia chi scommette su un’esperienza di breve durata per la premier in pectore.
E preannunci addirittura un rivolgimento nel Palazzo già «nel giro di un anno»: con un gabinetto di emergenza nazionale pronto a subentrare.
Il punto non è stabilire quanto verosimile sia lo scenario. Il tema è che questo clima nel centrodestra precede le consultazioni al Quirinale. E non si capisce come i leader possano recarsi insieme da Mattarella, visto che le intese tra coalizzati reggono solo dalla sera alla mattina.
La verità è che la competizione elettorale si è trasformata in una guerra di posizionamento. E c’entra fino a un certo punto il braccio di ferro sui ministeri. La questione riguarda il riconoscimento della leadership di Meloni e ciò che ne potrebbe conseguire: una diversa geografia politica dell’area che per oltre vent’ anni è stata egemonizzata dal Cavaliere e che Salvini aveva provato a conquistare senza riuscirci. Insomma, per Forza Italia e Lega sarebbe una battaglia per la sopravvivenza.
Così le sortite che si susseguono dal 26 settembre vanno interpretate come una operazione di boicottaggio nei confronti della presidente di FdI e del suo tentativo. Dalle ripetute richieste di un nuovo scostamento di bilancio da parte del capo del Carroccio, si è arrivati alle esternazioni dell’ex premier.
Non c’è dubbio che Meloni otterrà l’incarico per formare il governo e riceverà la fiducia delle Camere, ma la sua strada – già impervia – ieri è stata trasformata da Berlusconi in un terreno minato.
Perché il Cavaliere non poteva non sapere delle avversità internazionali verso il primo gabinetto italiano guidato da una rappresentante della destra, quando ha parlato dell’«amico Putin» e della sua contrarietà alle sanzioni contro la Russia. Il fatto che poco dopo abbia smentito sé stesso, ricordando il sostegno di Forza Italia all’Ucraina, non cancella il danno d’immagine a Meloni. E l’attacco indiretto portato all’azzurro Tajani, che dovrebbe andare agli Esteri.
Nelle cancellerie occidentali si aspettano che la futura presidente del Consiglio tenga fede all’impegno di varare subito il sesto decreto per l’invio di armi a Kiev. Ma nei resoconti diplomatici da Roma verrà riportata nello stesso giorno anche l’esternazione della terza carica dello Stato italiano, che non ha citato la guerra d’invasione russa nel suo discorso d’insediamento alla Camera e che ieri ha avvisato sui rischi per le sanzioni contro la Russia. Così, oltre a fronteggiare il rimbalzo internazionale, Meloni deve rintuzzare le critiche delle forze di opposizione, persino quelle del «pacifista» Conte
D’altronde tocca alla maggioranza evitare quanto più possibile di prestare il fianco alle polemiche. Ma il Cavaliere ha dato questa opportunità agli avversarsi, che su ogni tema sono pronti legittimamente ad approfittarne. Ed è bastato che Gasparri riproponesse un vecchio disegno di legge sui «diritti del concepito», perché le opposizioni insorgessero contro Meloni sull’aborto. Certo, il senatore azzurro ha ricordato che compie questo gesto a ogni inizio legislatura: un «lascito morale» del presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini.
Ma nello stesso centrodestra c’è chi rammenta che tra Gasparri e Meloni ci sono vecchie (e nuove) storie tese. I sospetti si concentrano ovviamente su Berlusconi, che ieri ha offerto altri indizi a quanti lo ritengono il capo del tentativo di boicottaggio.
Perché citando una lista dei ministri, come fosse quella che verrà presentata a Mattarella, il Cavaliere – chissà quanto involontariamente – ha di fatto provato a mettere un cuneo nei rapporti tra la premier in pectore e il capo dello Stato.
Al punto che è stato Lupi a definire «irrispettosa e inopportuna» la sua sortita. Questa presa di posizione dà un quadro delle opposte alleanze nella coalizione: da una parte Meloni e i centristi, dall’altra Berlusconi. In mezzo c’è Salvini, almeno per ora. Presto si vedrà se anche il leader della Lega «se l’è legata al dito». E quelle parole di Fontana sulle sanzioni…
(da il Corriere della Sera)
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Ottobre 19th, 2022 Riccardo Fucile DIEGO LUCIANAZ SI E’ SCAGLIATO PURE CONTRO I VACCINI
«Curate i malati, per piacere, e fermate questa colossale pagliacciata, la più grande della storia dell’Unione europea».
Questo uno dei passaggi shock, riferiti alla pandemia da Covid-19, pronunciati da Diego Lucianaz nel suo discorso d’insediamento nel consiglio regionale della Valle d’Aosta tra i banchi della Lega.
Nel suo primo intervento in aula, Lucianaz ha pronunciato frasi come «la grande pagliacciata del Covid sta finendo», «i vaccini non sono mai stati testati» oppure «questa non è più una pandemia e le persone che ragionano lo sanno bene».
Lucianaz, che pur sedendo tra i banchi della Lega si dichiara «indipendente e indipendentista», è subentrato alla neoeletta senatrice Nicoletta Spelgatti.
«Da due anni e mezzo siamo molestati dall’infodemia – ha detto l’esponente del carroccio sempre nel suo discorso di insediamento – Anche in Valle d’Aosta abbiamo il telegiornale Rai che non smette con il suo bollettino giornaliero degli infetti, i giornali locali danno la notizia di un anziano di 102 anni morto per Covid, mi chiedo che domanda sia. Fermate questo storytelling, per piacere. I malati continuano ad aspettare, come prima, di essere curati».
(da agenzie)
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Ottobre 19th, 2022 Riccardo Fucile LA MELONI È INCAZZATISSIMA PER IL RIFERIMENTO DEL CAV AL COMPAGNO (“E’ UN MIO DIPENDENTE”: “COS’È, UN RICATTO? PENSA DI MINACCIARCI COSÌ? ANDREA LAVORAVA A MEDIASET PRIMA DI CONOSCERCI”
«È una testa di cazzo, in un giorno ha rovinato tutto». «Un povero
rimbambito». In questi due commenti attribuiti a dirigenti di Fratelli d’Italia e fedelissimi di Giorgia Meloni dal Fatto Quotidiano c’è tutto lo sconcerto interno al centrodestra per l’ennesimo show di Silvio Berlusconi.
E se la frase del Cavaliere su Andrea Giambruno (il compagno della premier in pectore) che lavora a Mediaset denota, secondo la maggioranza, «una concezione padronale della coalizione», Meloni è arrabbiatissima per il riferimento: «Cos’è, un ricatto? Pensa di minacciarci così? Andrea lavorava a Mediaset prima di conoscerci».
Il primo modo per farla pagare al Cavaliere è lasciare Elisabetta Casellati fuori da via Arenula: al ministero della Giustizia andrà Carlo Nordio. Il secondo mette in gioco il ruolo di Antonio Tajani. Che vede in bilico sia il ruolo di vicepremier che la nomina alla Farnesina.
Il ruolo di Tajani
Il nuovo governo è ancora in bilico. Domani, giovedì 20 ottobre, il centrodestra unito è atteso al Quirinale per le consultazioni. L’incarico alla nuova premier potrebbe arrivare già il 21, mentre il week end successivo potrebbe essere dedicato a mettere a punto i dettagli prima del varo ufficiale dell’esecutivo. «L’Italia è e resterà nel solco dell’Unione europea e dell’alleanza atlantica. Berlusconi, come tutti, ha avuto rapporti con Putin per provare ad avvicinarlo alle democrazie liberali. Ma quella fase storica è finita quando Putin ha deciso di invadere l’Ucraina con i carri armati. Ora il solco è incolmabile», è la posizione di Fratelli d’Italia ribadita ieri da Fabio Rampelli.
Per questo La Stampa oggi racconta che adesso Tajani è di nuovo in bilico. «Berlusconi potrebbe averlo ammazzato», sussurrano dentro Fdi. Il ragionamento è semplice. Come può il numero due di Forza Italia essere il rappresentante dell’Italia all’estero quando il numero uno ha rapporti «riallacciati» con Putin? Per ora la linea di Meloni prevede il silenzio.
Mentre qualcuno sussurra all’orecchio della presidente di Fdi di evitare una presentazione a tre al Quirinale. Perché l’imprevedibilità di Berlusconi potrebbe riservare altre brutte sorprese davanti alle telecamere.
Silvio, la rana e lo scorpione
Di più. Meloni evoca anche il fantasma di Gianfranco Fini: con l’ex leader di Alleanza Nazionale Giorgia aveva avuto contatti nei giorni precedenti. Ora, è il ragionamento, il trattamento che subì l’ex alleato potrebbe essere riservato anche a lei. Anche se per ora i giornali di destra sembrano piuttosto schierati contro il Cav. E quello di famiglia (“Il Giornale“) getta acqua sul fuoco con evidente imbarazzo.
Il retroscena del Corriere della Sera aggiunge che Meloni scherzando già nei giorni scorsi aveva detto che «Berlusconi è come lo scorpione con la rana: punge anche se sa che morirà anche lui, come lo scorpione è “fatto così”, è più forte di lui».
Ma «quando ha parlato con me sembrava molto più ragionevole. Poi torna dai suoi fedelissimi ed ecco qui…». La favola sull’immutabilità degli istinti spinge la nuova premier a rimettere in gioco la lista dei ministri. Oltre a Tajani, che alla fine comunque dovrebbe farcela, è in bilico il ministero dello Sviluppo assegnato a Guido Crosetto. Così come la Salute, per la quale si cerca un tecnico.
(da Open)
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Ottobre 19th, 2022 Riccardo Fucile CON LE LOBBY CHE ATTENDONO I SOLDI DEL PNRR PER SPARTIRSI LA TORTA, I MEDIA DEI POTERI FORTI SI PREOCCUPANO CHE SALTI IL BANCHETTO
«Silvio, fermati! Avanti così finisce male». «Il Cav ributta tutto all’aria». Libero e La Verità prendono di petto Berlusconi dopo il martedì nero del Cavaliere. La registrazione in cui ammette di aver riallacciato i rapporti con Vladimir Putin mette in pericolo la nascita del governo Meloni.
E allora ecco che il direttore del quotidiano degli Angelucci Alessandro Sallusti scrive addirittura una lettera «dolcissima» al presidente di Forza Italia per convincerlo a non affossare il sogno «non di Meloni, ma degli italiani».
Mentre Il Giornale mantiene un aplomb più istituzionale e titola «Rebus giustizia» segnalando il braccio di ferro tra Casellati e Nordio. E Il Tempo pubblica una vignetta di Osho in cui il suo cagnolino terrorizzato dice: «Aiutatemi, vi prego, vuole farmi fare il sottosegretario».
Forza Putin!
L’uscita del Cavaliere rischia infatti di rimettere in gioco tutta la lista dei ministri sulla quale il centrodestra stava faticosamente trovando un accordo. E, come fa notare Sallusti, soprattutto rimette in gioco il ruolo di Antonio Tajani come ministro degli Esteri.
Perché l’«affettuoso carteggio» tra Berlusconi e Putin con tanto di scambi di alcool rischia di mettere in difficoltà sin da subito un governo che la leader di Fratelli d’Italia ha faticosamente ancorato all’Atlantismo sin dall’inizio della campagna elettorale.
E perché, ricorda ancora il direttore di Libero, citare Andrea Gambruno (il compagno di Giorgia Meloni) per ricordare che è un suo dipendente a Mediaset mette solo in imbarazzo la famiglia. Ma affossare il nuovo governo «sarebbe troppo anche per Silvio Berlusconi. Se a lei fosse concesso di incontrare la sua gente, i suoi imprenditori che ancora la seguono, lo verificherebbe di persona», conclude forse alludendo a chissà quali limitazioni della libertà sta subendo il Cav.
La Verità, che invece è editorialmente più critica, oggi lo accusa di ributtare «tutto all’aria». Mentre il direttore Maurizio Belpietro disegna scenari terribili per il centrodestra. Quelli in cui a causa delle divisioni Sergio Mattarella oscilla tra la conferma dell’incarico per Mario Draghi e un nuovo scioglimento delle Camere per andare ancora ad elezioni.
Il Berlusconi show
Il Giornale invece decide di gettare acqua sul fuoco. E in prima pagina quasi ignora l’audio su Putin, precisando soltanto che «era una storiella». Si parla di «roba vecchia, del 2008». E non si capisce come sia possibile, visto che nell’audio Berlusconi parla della guerra in Ucraina.
Ma, si precisa, è l’episodio del regalo di compleanno con vodka che sarebbe di 14 anni fa. Ma allora perché il Cavaliere ne ha parlato come se fosse successo di recente? Di certo c’è che i regali tra i due sono passati alla storia. Negli anni si è parlato del «lettone, quello di Putin», con tanto di baldacchino e veli di cui parlò Patrizia D’Addario durante lo scandalo sulle leggendarie nottate a Palazzo Grazioli.
Ma l’agenzia di stampa Ansa ricorda anche il noto piumone che il Cav recapitò allo Zar per il suo 65esimo compleanno, con un’enorme gigantografia di una foto in cui i due si stringevano la mano. Regali, compleanni trascorsi insieme, tante vacanze, in una spola tra la Costa Smeralda e la dacia di Sochi. Amicizia contro governo. Chi vincerà?
(da agenzie)
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Ottobre 19th, 2022 Riccardo Fucile IL PARLAMENTARE LEGHISTA E I FAVORI AL CLAN PIROMALLI
“Il capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati, On. Riccardo Molinari,
mi ha nominato suo vice”: è stato lo stesso Domenico Furgiuele a dare notizia della sua nomina ieri in una nota.
E, dopo tutti i ringraziamenti del caso (compresi quelli al segretario del Carroccio Matteo Salvini), il neoeletto vicecapogruppo a Montecitorio ha specificato che utilizzerà questo ruolo “con la finalità precipua di valorizzare le iniziative parlamentari a sostegno del Mezzogiorno, qualcosa che mi riempie di orgoglio e di un rinnovato senso di responsabilità”.
Furgiuele non ha neanche fatto in tempo ad esporre i suoi nobili intenti che su di lui sono calate pesantissime ombre, che promettono di dare non pochi grattacapi alla Lega.
Nello specifico, riporta La Repubblica, il leghista Furgiuele è stato rinviato a giudizio nel contesto del procedimento Waterfront, inchiesta calabrese che ha svelato il modo in cui il clan Piromalli abbia manovrato numerosi appalti con la complicità di diversi pubblici ufficiali e imprenditori compiacenti.
Il sistema è stato definito dai magistrati come “sostenuto da un collante composito fatto di imposizione ‘ndranghetistica e collusione” e l’obiettivo era quello di controllare le gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi, un “potere” che avrebbe permesso al clan di intascare una sostanziosa “tangente ambientale”.
Secondo i magistrati, anche Domenico Furgiuele era parte del suddetto sistema. Ai tempi dei fatti, nel 2015, il leghista era rappresentante legale, amministratore e titolare della maggioranza delle quote della Terina costruzioni, ruolo che ha poi abbandonato nella primavera del 2018 dopo l’elezione. Pur non essendoci per lui l’aggravante mafiosa, il neoeletto vice capogruppo dovrà rispondere in giudizio perché avrebbe partecipato per perdere alla gara per l’assegnazione dei lavori di costruzione dell’eliporto dell’ospedale di Polistena (Reggio Calabria).
In breve, il leghista avrebbe messo la sua società a disposizione delle manovre ordite dai Bagalà, espressione economica del clan Piromalli, per “aggiustare” le gare d’appalto.
(da agenzie)
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Ottobre 19th, 2022 Riccardo Fucile “HA ESPRESSO OPINIONI PERSONALI CHE NULLA HANNO A CHE VEDERE CON FORZA ITALIA”, MA IL RAPPRESENTANTE ESTONE NEL PPE: “GLORIFICARE UN CRIMINALE DI GUERRA E’ UN ATTO CRIMINALE”
«Penso che le parole di Berlusconi siano tristi per tutti gli europei che soffrono per la tirannia di Putin, ma sono opinioni personali che nulla hanno a che vedere con la posizione d’un partito e con la garanzia assoluta che offre un leader europeo come Tajani».
Così è intervenuto il portoghese Paulo Rangel, vicepresidente del gruppo Ppe al Parlamento Europeo, sulle parole pronunciate ieri da Silvio Berlusconi.
In un audio ottenuto in esclusiva da LaPresse, il leader di Forza Italia sosteneva di aver «riallacciato i rapporti» con Vladimir Putin e lasciava intendere di avere posizioni diverse da quelle espresse in pubblico dal suo partito sulla guerra in Ucraina.
Le parole di Berlusconi hanno aperto un dibattito sia in Italia che in Europa. Nelle scorse ore, è intervenuta anche Iratxe García Perez, presidente dell’eurogruppo Socialisti & Democratici: «È tempo che il Ppe smetta di sognare a occhi aperti, guardi ai fatti e torni sul percorso europeista, con chi difende l’Europa e i suoi valori».
I Popolari europei continuano a difendere Forza Italia, pur prendendo le distanze dalle parole di Berlusconi e facendo affidamento soprattutto sul suo vice. «Noi abbiamo fiducia assoluta in Tajani. Sappiamo che è impegnato a difendere i valori Ue e se vedrà che tali valori sono in pericolo sarà il primo a battersi per difenderli», ha aggiunto Rangel, vicepresidente del Ppe.
All’interno dell’eurogruppo, però, non tutti sembrano essere d’accordo. «È ora che il veterano della politica si ritiri per non dire sciocchezze nella sua follia», ha scritto in un tweet l’eurodeputato estone del Ppe Eiho Terras, riferendosi a Berlusconi, «glorificare un criminale di guerra è un atto criminale».
(da agenzie)
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Ottobre 19th, 2022 Riccardo Fucile I SOCIALISTI: “FORZA ITALIA STAMPELLA DEL POSTFASCISMO”
Forza Italia, membro del Ppe, è diventata la “stampella del postfascismo”: lo
ha sostenuto oggi nella plenaria a Strasburgo la presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici nel Parlamento Europeo, Iratxe Garcìa Perez.
“Questo – ha detto Garcìa Perez – sarà l’ultimo Consiglio Europeo in cui l’Italia sarà rappresentata da Mario Draghi. Le ragioni ci sono note. Dal Partito Popolare Europeo Weber e Berlusconi ripetono che Forza Italia sarà la garanzia di un governo atlantista, europeo, che difende i valori dell’Unione. Mi permetta di metterlo in discussione: Forza Italia è passata dall’essere il pilastro del Centrodestra in Italia a stampella del postfascismo”.
La presidente dei Socialisti europei ha spiegato le ragioni delle sue parole facendo riferimento ai neoeletti presidenti delle Camere in Italia: “La presidenza del Senato è affidata a Ignazio Benito La Russa, che ha nostalgia” del fascismo “ed è ora la seconda massima autorità dello Stato. La presidenza della Camera dei Deputati è detenuta dal filo-Putin e antiabortista Lorenzo Fontana, euroscettico, omofobo e ben noto in quest’Aula. Lui ora è la terza autorità dello Stato. Parla della nostalgia dei tempi della Merkel, signor Weber – ha concluso Garcìa Perez ribattendo ad un riferimento fatto dal capogruppo del Partito Popolare Europeo Weber alla ex cancelliera – ai tempi della Merkel non c’erano alleanze con l’estrema destra”.
Le dichiarazioni di Iratxe Garcìa Perez sono arrivate all’alba di quelle (piuttosto problematiche) fatte dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che ieri durante il suo intervento alla riunione dell’assemblea del partito alla Camera per l’elezione del capogruppo aveva affermato di aver riallacciato i rapporti con il Presidente russo Vladimir Putin, che avrebbe inviato al Cav in occasione del suo compleanno “venti bottiglie di vodka e una lettera dolcissima”.
Ad intervenire è stato anche il gruppo Renew Europe all’Eurocamera, che in un tweet ha sottolineato: “Chiediamo al gruppo del Ppe e a Manfred Weber di condannare le parole di Silvio Berlusconi e i suoi ristabiliti rapporti con il criminale di guerra Vladimir Putin. Il gruppo Ppe sostiene che Putin è una minaccia per l’Europa e va sconfitto, è tempo di finirla di fare campagna per gli amici di Mosca in Europa”.
(da agenzie)
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