Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile “PER CHI È VANTAGGIOSO GIRARE CON 10MILA EURO IN TASCA? SICURAMENTE PER GLI SPACCIATORI, PER CHI PAGA TANGENTI, PER CHI LAVORA IN NERO”
Sono anni che cerco controindicazioni al limite ragionevole di utilizzo del contante, ma non ne ho mai trovata una. Il Ministro Salvini invece ne trova molte, visto che propone di alzare il tetto da 2.000 euro a 10.000, e allora gli chiedo: «Per chi è vantaggioso girare con 10.000 euro in tasca?». Sicuramente per gli spacciatori, per chi paga tangenti, per chi lavora in nero (che può anche accedere a tutti i benefici e aiuti previsti per gli indigenti, incluso il reddito di cittadinanza).
Dai dati dell’Ocse, Unione Europea, Tax Research emerge che siamo un Paese molto corrotto, e tutte le inchieste legate al mondo degli appalti dimostrano che le tangenti si pagano in contanti. Non solo: di cash vive lo spaccio di droga, il contrabbando di petrolio, di merce contraffatta. Scoraggiarne l’uso, a favore dei pagamenti tracciabili è un dovere perché si contrastano le attività illecite.
È un dovere perché contribuisce a ridurre l’illegalità nel mondo del lavoro. È un dovere perché rende più complicata la vita agli evasori.
Vale la pena rinfrescare le tabelle Istat pubblicate nel 2021 sull’economia sommersa: 183 miliardi. Un’economia composta da 3,5 milioni di lavoratori irregolari e «a nero», cioè lavoratori pagati in contanti.
Questo significa zero entrate fiscali e zero contributi versati. E coinvolge un’infinità di settori: dall’edilizia alla sanità, dal commercio all’ingrosso alla ristorazione, alla logistica. A questo si aggiungono centinaia di attività che vanno dall’avvocato al medico, dall’estetista al parrucchiere, dal libero professionista all’idraulico, che incassano le prestazioni in contanti e su cui non pagano tasse.
Dunque: alzare il tetto a 10.000 euro quali vantaggi porta e a chi? Tra l’altro è meno rischioso tenere in tasca un bancomat o una carta di credito rispetto al cash.
Il vicepremier intende allinearsi ad una «media europea». E cioè quale? In Francia e in Spagna il tetto è a 1.000 euro, in Grecia 500, in Belgio e Portogallo 3.000. In Germania, Austria, Lussemburgo, Irlanda per esempio non ci sono limiti, ma non c’è nemmeno l’evasione e il sommerso che abbiamo noi. Nemmeno negli Stati Uniti c’è un limite al contante, ma se vai a comprare qualcosa sopra i 100 dollari difficilmente accettano contanti, perché nessuno vuole trovarsi a gestire una cassa piena di cash.
Anche nei nostri supermarket la rendicontazione è più facile da quando i clienti pagano per lo più con carta.
Negli Usa quando beccano un evasore, l’evasore se lo ricorda per tutta la vita. In Italia siamo meno cattivi. Le ricordo ministro che chi evade ruba i servizi sanitari di cui usufruisce senza aver contribuito a pagarne il costo, come non ha contribuito a pagare la scuola dove manda i suoi figli, o la costruzione delle strade che percorre ogni giorno.
Tutto questo lo pagano i soliti, quelli che 10.000 euro tutti insieme fanno fatica a vederli. Loro non si sono mai lamentati del tetto al contante, anzi la vedono come una misura giusta di contrasto. La premier Meloni ha dichiarato che è una discussione ideologica, che non c’è correlazione fra economia sommersa e limite al contante. A dire il vero un recente studio di Bankitalia la correlazione l’ha dimostrata.
(da il Corriere deella Sera)
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Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile “COMUNICHIAMO SEMPRE CON LE AUTORITA’, MENTE CHI DICE IL CONTRARIO”
Della stagione dei porti chiusi e della guerra alle ong, Sea Watch è stata
il simbolo. E adesso che la direttiva Piantedosi sembra paventare il blocco navale per Ocean Viking e Humanity, le navi della flotta civile attualmente in missione nel Mediterraneo, “non possiamo che essere preoccupati – dice Alberto Mallardo, responsabile di Sea Watch Italia – anche perché bisogna partire da un assunto che troppo spesso si dimentica: sono le persone che attraversano il mare a essere in pericolo, non sono certo loro un pericolo”.
Chi le considera tali?
“Nella direttiva viene identificato chi arriva dal mare come potenziale minaccia per la pace e la sicurezza dell’Italia. E questo avviene nello stesso giorno in cui a Lampedusa si accolgono i cadaveri di due neonati, a pochi giorni dalla morte di altri due bambini di neanche un anno, mentre si cerca il cadavere di una neonata. È assurdo”.
Che valutazione fate della direttiva Piantedosi?
“Siamo preoccupati perché non sappiamo come influirà sulle nostre operazioni, come su quelle delle altre ong. Ma i nostri principali timori hanno a che fare con l’incolumità di chi continuerà ad attraversare il mare. Pensare di bloccare i flussi migratori è folle, migliaia di persone continueranno a partire e a rischiare la vita”.
Con il rischio che non ci siano le ong a prestare soccorso?
“Servirebbe un dispositivo di salvataggio e ricerca europeo, ma allo stato di fatto non c’è. La Guardia costiera italiana interviene solo entro le venti miglia da Lampedusa. Per anni abbiamo invocato risposte dall’Europa, che sono sempre state insufficienti. Suppliamo a quello che si dovrebbe fare e non si fa”.
Nella direttiva le ong vengono accusate di non aver informato le autorità competenti sulle attività in corso.
“E questo mi stupisce. Le ong hanno un’interlocuzione continua con i centri di coordinamento e soccorso di La Valletta, Tripoli e Roma”.
Come funziona il sistema di comunicazione?
“Appena riceviamo una richiesta di soccorso da aerei civili o di Frontex, informiamo i centri di coordinamento via email, comunicando la rotta necessaria per raggiungere l’imbarcazione in difficoltà. Una seconda comunicazione parte appena viene avvistata, una ulteriore sulle condizioni di difficoltà”.
Su cosa si basa la valutazione?
“Non è certo affidata all’intuito personale, ci sono parametri precisi, previsti dalle norme: presenza di giubbotti di salvataggio, numero di persone a bordo, stato del natante, disponibilità di cibo e acqua a bordo, giusto per fare qualche esempio. Ecco, è assai raro che qualcuno a queste comunicazioni risponda. Ma se la condizione di difficoltà è confermata, si procede al soccorso”.
Anche questo viene comunicato?
“Certo. Una prima email viene inviata a intervento appena effettuato, quindi un report dettagliato con tanto di precisa timeline dell’intervento”.
Un’altra delle accuse contenute nella direttiva è di non aver atteso istruzioni.
“Affermazione, anche questa, assai sorprendente. A fronte di una mole di informazioni che arrivano dalle ong, le risposte sono poche e molto rare. Per altro, di fronte a una situazione di emergenza ed evidente difficoltà, non si può certo attendere all’infinito”.
Ci sono interlocuzioni anche con la Libia?
“Noi comunichiamo con tutti. Poi si dovrebbe chiarire cosa Tripoli faccia davvero. A inizio ottobre un nostro equipaggio ha incrociato una motovedetta, di quelle finanziate dall’Italia, con a bordo un gruppo di migranti e al traino un barchino in vetroresina. Lo stesso barchino che abbiamo intercettato nel Mediterraneo centrale qualche settimana dopo. Forse sarebbe anche ora di fare luce su connivenze tra una forza che l’Italia finanzia e i trafficanti”.
Le ong sono spesso accusate di essere un fattore di attrazione per le partenze dei migranti.
“Basta guardare i dati per smentire tale affermazioni. Solo il 14 per cento dei migranti arrivati quest’anno in Italia sono entrati a bordo di una nave delle ong”.
Le nuove direttive vi fermeranno o contate di tornare in missione?
“Continueremo a salvare vite come abbiamo sempre fatto. Torneremo in mare fra qualche mese con una nuova nave, migliore e più grande delle precedenti”.
Perché questo impegno nel Mediterraneo?
“Nella mia ultima missione è stato salvato un gruppo di siriani in fuga dalla guerra, tutti provenienti dallo stesso villaggio. Una comunità intera che avrebbe avuto diritto all’asilo. Sono passati sette anni dall’inizio della nostra missione e persone come queste sono ancora obbligate a rischiare la vita attraversando il mare. Siamo là anche per loro”.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile COMANDANO I BOSS LIBICI, ULTIMATUM A COLPI DI BARCONI… E IL GOVERNO LIBICO DA’ PURE UNA MEDAGLIA AL CAPO DEI TRAFFICANTI
A meno di una settimana dal rinnovo del Memorandum d’intesa tra Italia e Libia, le cosche del Paese nordafricano, ampiamente rappresentate a ogni livello delle istituzioni, mandano un messaggio al nuovo governo italiano, e a colpi di barconi e vite perdute ribadiscono chi è che comanda nel Mediterraneo.
Centinaia di persone messe in mare con un record di partenze dalle parti di Tobruk, dove l’ex ministro dell’Interno di Tripoli, Fathi Bashaga, avendo fallito l’elezione a premier si è fatto un governo tutto suo venendo a patti con il generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica protetto da Vladimir Putin in persona.
In tempi di questue per ottenere gas e idrocarburi a buon prezzo, sono i capibanda a dare le carte, mentre gli ispettori delle Nazioni Unite e quelli della Corte penale internazionale reiterano le accuse per gli «orrori indicibili» proprio nei campi di prigionia controllati direttamente dalle autorità di uno Stato andato in pezzi.
Scontri e regolamenti di conti sono tornati all’ordine del giorno. Nonostante questo i governi italiani (da Gentiloni a Draghi passando per i due Conte) non hanno mai davvero rinegoziato il Memorandum, nonostante l’impegno a strappare da Tripoli il rispetto dei diritti umani fondamentali.
L’ultima beffa è di pochi giorni fa. Nelle stesse ore in cui da Roma assicuravano la controparte libica dell’imminente invio di altri 14 pattugliatori per una delle tante milizie del mare chiamate “guardia costiera”, a Tripoli riceveva un nuovo pubblico encomio il maggiore Abdurhaman al-Milad, quel Bija a cui le Nazioni Unite hanno riconfermato le sanzioni per traffico di esseri umani, crimini contro i diritti umani, contrabbando di petrolio e armi.
Se entro il 2 novembre la Farnesina non chiederà la revisione dell’intesa, che andrebbe poi rinegoziata entro l’inizio di febbraio previo consenso di Tripoli, il testo resterà quello di sempre. E con i segreti di sempre. Fino ad ora, infatti, non sono mai stati resi pubblici i protocolli attuativi degli 8 articoli del memorandum. Già tre anni fa le parti si impegnavano al «superamento» dei «centri di accoglienza», quei disumani luoghi di detenzione che Papa Francesco ha più volte definito «lager libici». Mai si parla di «tortura», «abusi», «stupri», «riduzione in schiavitù», «vendita di migranti». Lessico invece adoperato in oltre 20 dossier delle Nazioni Unite e dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che più volte ha accusato le autorità libiche di essere direttamente coinvolte nei traffici più esecrabili.Fino ad ora dalla Libia si sono presi gioco dell’Italia, che in verità ha sempre lasciato fare. Nel Memorandum si chiedeva già anni fa «il pieno e incondizionato accesso agli operatori umanitari, che potranno rafforzare l’attività di assistenza umanitaria a favore dei migranti e delle comunità ospitanti». Mai questi permessi sono stati accordati e mai dall’Italia e da Bruxelles si è deciso di interrompere i finanziamenti alle autorità libiche, che hanno continuato a violare i patti. Unico passo avanti, grazie all’insistenza della Farnesina, una più rapida concessione dei visti agli operatori internazionali delle Nazioni Unite, a cui Tripoli concedeva l’ingresso del Paese con il contagocce. Tuttavia i sopralluoghi indipendenti ai campi di prigionia restano impossibili e le uniche visite autorizzate vanno programmate con largo anticipo e i movimenti degli operatori umanitari ammessi devono seguire esclusivamente le indicazioni delle autorità libiche.
(da Avvenire)
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Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile ALLA CAMERA LA MELONI AVEVA INDOSSATO LA MASCHERA “PERBENISTA”, IERI AL SENATO HA RASSICURATO EVASORI E SFRUTTATORI
Per la prima uscita da premier, alla Camera, aveva indossato la maschera
migliore, ma ieri, dopo appena ventiquattrore, la Meloni in Senato è uscita al naturale, e finalmente ha rassicurato evasori e sfruttatori.
Via libera, dunque, al ritorno del contante in quantità, e stop al salario minimo per i lavoratori poveri.
Nel Paese dove sfuggono all’Erario più di cento miliardi l’anno (undici volte il Reddito di cittadinanza che si vuole cancellare) pensate quanta gente sta brindando.
Per non parlare delle imprese che non hanno mai digerito l’idea di pagare a quattro milioni di persone più di tre o quattro euro l’ora. Ricette paradossali, ma tutto sommato queste sono le brillanti idee delle destre, e dato che hanno vinto le elezioni ce le dovevamo aspettare.
Quello che invece è indecente, e segna già da adesso la fine di ogni possibile collaborazione con un’opposizione seria e con il senso dello Stato, è la fuga della Presidente del Consiglio di fronte all’ex magistrato Roberto Scarpinato, ora senatore dei 5 Stelle.
Alla precisa richiesta di condannare chi ancora adesso nel suo partito esalta personaggi condannati in via definitiva per aver inquinato le istituzioni, come l’ex generale Gianadelio Maletti, la Meloni ha detto una palese bugia al Parlamento e alla nazione, inventandosi che quello di Scarpinato è un teorema.
Nulla di più falso, ma con questa scusa non ha risposto, tra gli applausi dei camerieri di Berlusconi. La prova che i conti col passato non li hanno mai fatti. E non li vogliono fare.
(da La Notizia)
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Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile IL POPULISMO NO VAX SALE SULLO SCRANNO PIU’ ALTO DEL GOVERNO
Il populismo no vax pervade lo scranno più alto tra quelli destinati al governo a Palazzo Madama. A parlare è Giorgia Meloni: la nuova Presidente del Consiglio, durante le sue dichiarazioni programmatiche che anticipano le dichiarazioni di voto e la fiducia all’esecutivo al Senato, ha sostenuto che i governi precedenti hanno imposto obblighi vaccinali basandosi su prodotti immunizzanti di cui non vi erano certezze. E il riferimento è andato ai più giovani.
Nel corso del suo doppio intervento alla Camera dei deputati di ieri, Giorgia Meloni non aveva approfondito il tema del piano del suo governo per la gestione della pandemia.
Non ha fatto riferimento ai vaccini che hanno contribuito (ci sono studi ed evidenze scientifiche) alla riduzione delle ospedalizzazioni e del numero di decessi nel nostro Paese (e nel Mondo). Ma oggi al Senato se l’è presa con gli “obblighi” approvati dai precedenti governi. “Riconosciamo il valore della scienza, certo, per questo non la scambiamo con la religione. Quel che contestavamo delle scelte prese da precedenti governi è che non ci fossero evidenze scientifiche alla base di alcuni provvedimenti. Non c’erano certezze che i vaccini facessero bene ai ragazzi di 12 anni ma li abbiamo vaccinati, quando tutti erano d’accordo che a loro facesse bene lo sport ma gli abbiamo impedito di farlo. Abbiamo impedito una cosa sulla quale c’erano certezze e obbligato un’altra in cui non c’erano evidenze”.
La realtà è che sull’efficacia dei vaccini (anche per i più piccoli) ci sono studi mondiali che hanno confermato la bontà dei prodotti utilizzati a livello globale. Come indicato già dall’inizio, l’immunizzazione non è totale (ovvero non si esclude il contagio), ma gli effetti del Covid (devastanti, come purtroppo raccontano le memorie storiche dei primi 10 mesi di pandemia, quando i vaccini ancora non esistevano) sono stati resi molto più blandi.
Per questo, da qualche mese, siamo entrati nella fase di “convivenza” con il Covid. In quanto allo sport, molte occasioni sociali (tra cui le attività sportive di gruppo) hanno portato all’aumento dei contagi seguendo il principio di prossimità: un giovane (ma anche un adulto) che pratica, per esempio, calcetto, aveva alta probabilità di incappare in un contagio che poi avrebbe potuto “portare a casa”.
L’immunizzazione, oltre a ridurre (seppur in modo non totale) la possibilità di contagio, ha permesso di evitare di sviluppare i sintomi più gravi dell’infezione.
Lo dice la scienza, senza essere una religione. La politica, dovendosi necessariamente affidare alla scienza (perché una pandemia non è una banale infezione tra pochi) ha deciso di procedere con alcune “strette”. Come è stato normale in tutto il mondo. Non solo in Italia.
(da NextQuotidiano)
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Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile AVEVA DIRITTO DI PARLARE ANCORA 45 SECONDI, MA LA RUSSA HA SUBITO DIMOSTRATO DI ESSERE “SUPER PARTES”
Una dichiarazione di voto molto accesa che serviva come premessa
all’annuncio – ovvio – della mancata fiducia del MoVimento 5 Stelle al governo Meloni. Ma mentre si stava accingendo a pronunciare l’ultima frase del suo discorso, il senatore pentastellato Roberto Scarpinato ha visto il suo microfono spegnersi
Il tutto è accaduto mentre stava parlando di Forza Italia e accusava il partito di Silvio Berlusconi di esser stato co-fondato da un persona condannata per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dopo aver contestato a più riprese Fratelli d’Italia, l’ex magistrato Roberto Scarpinato stava volgendo al termine del suo discorso concentrandosi su una delle forze che compongono la maggioranza di governo. E lo stava facendo citando un personaggio che ha ricevuto una condanna a 7 anni (poi trasformatasi in 4 anni in carcere e 1 ai domiciliari) e che risulta essere tra i padri fondatori del partito di Silvio Berlusconi: “Sulla sua volontà di tenere una linea di fermezza contro la mafia, mi faccia nutrire perplessità, tenuto conto che la vostra maggioranza si regge anche su una forza politica il cui leader ha mantenuto rapporti pluriennali coi mafiosi e che ha tra i suoi soci fondatori Marcello Dell’Ut…”.
Il riferimento era a Marcello Dell’Utri, condannato nel 2017 – dalla Corte di Cassazione – per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma quel pensiero si è spento insieme al microfono.
Scarpinato, infatti, è stato bloccato dall’intervento di Ignazio La Russa, con il Presidente del Senato che ricorda al senatore pentastellato di aver sforato anche il tempo “bonus”. La sua dichiarazione di voto, infatti, doveva essere di 10 minuti (ma a molti sono stati concessi 2 minuti, in alcuni casi anche più, ulteriori).
Ma Scarpinato aveva realmente sforato anche quei due minuti bonus? Dal video integrale del suo intervento (pubblicato da Il Fatto Quotidiano), appare evidente che l’interruzione e lo spegnimento del microfono sia arrivato dopo 11 minuti e 15 secondi. Aveva sforato, dunque, i 10 minuti ma aveva facoltà di parlare per altri 45 secondi.
(da NextQuotidiano)
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Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile LE INDAGINI SONO NATE NEL MONITORAGGIO DI AMBIENTI SUPREMATISTI COLLEGATI AL CANALE “SIEG HEIL”… TROVATE ARMI: “ERA PRONTO AD ENTRARE IN AZIONE”
Luigi Antonio Pennelli, 23enne originario di Acquaviva delle Fonti e residente nella vicina Sammichele di Bari, è stato arrestato e portato in carcere con l’accusa di arruolamento con finalità di terrorismo e propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa.
Dalle indagini, iniziate nel 2021 a seguito di una segnalazione della Digos e dall’Ucigos, è emerso che promuoveva contenuti antisemiti, misogini e di matrice neonazista sul canale Telegram «Sieg Heil» , che dichiarava di sentirsi pronto a compiere azioni violente, e che apparteneva all’organizzazione terroristica suprematista statunitense The Base.
«Era pronto a passare all’azione»
A emettere l’ordinanza di custodia cautelare è stato il gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura della Repubblica. Il giovane era entrato in contatto con il leader di The Base che lo aveva indottrinato a fare proselitismo anche nel nostro Paese.
Gli inquirenti hanno trovato complesso perquisire la casa dell’indagato per le contromisure che aveva attuato per garantirsi la sicurezza delle proprie comunicazioni. Secondo l’accusa, il giovane pugliese agiva in Italia come «lone wolf ed era pronto al sacrificio estreme per la difesa della razza bianca». Su web e con il gruppo si presentava come unico referente del movimento sul nostro territorio nazionale: aveva delineato la sua identità informatica come Comandante della Base. Traduceva materiale di propaganda in italiano e aveva creato un gruppo con altri 3-4 membri ai quali si proponeva per eseguire azioni violente.
Le armi
In casa sono state trovate più armi, sulle quali vi erano iscrizioni con l’alfabeto runico – tra cui la “runa othala” – e i nomi dei suprematisti responsabili di attacchi terroristici, Traini, Breivik e Tarrant.
Elementi definiti «allarmanti» dai pm perché vi sono analogie tra il materiale sequestrano al giovane pugliese e quello utilizzato da Payton Gendron, il 18enne autore della strage di Buffalo del 14 maggio 2022 che ha ucciso 10 persone ferendone 3. Infatti, anche sulle armi utilizzate da Gendron erano scritti i nomi dei “terroristi bianchi” Tarrant e Breivik nonché simboli specifici dell’ideologia di estrema destra. Per questi motivi, secondo i magistrati di Bari l’intenzione di Pennelli era di «passare all’azione».
«Minacce contro Liliana Segre»
Nella chat Telegram «Sieg Heil» che avrebbe utilizzato Luigi Pennelli è emerso che l’indagato ha condiviso un video in cui «verrebbero rivolte anche minacce di morte alla senatrice Liliana Segre». È quanto riportano gli atti giudiziari, dai quali emerge anche che il 23enne aveva nella propria disponibilità, una carabina, una pistola a pallini, una balestra, armi da taglio e mazze. Aveva inoltre diffuso messaggi nella chat nei quali affermava che era in grado di procurarsi altre armi rubandole, acquistandole sul mercato nero o aggredento guardie giurate.
Cos’è The Base
The Base è un gruppo terroristico neonazista internazionale fondato nel 2018 da Rinaldo Nazzaro, 49enne che vive in Russia. Su di lui sta indagando l’Fbi e, al momento, è emerso che è un ex appaltatore del Pentagono e analista del Dipartimento per la sicurezza interna. The Base si presenta come forza ribelle pesantemente armata intenzionata a impegnarsi in una guerra razziale. In questi anni, infatti, sono passati all’azione in più occasioni pianificando un omicidio e numerose sparatorie di massa. Alcuni Paesi, tra cui Canada e Regno Unito l’hanno segnalata come organizzazione terroristica ufficiale, al pari dell’Isis e ad Al Qaeda.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile DICEVA CHE LA MONETA ELETTRONICA HA AVUTO SUCCESSO CONTRO L’EVASIONE, IL CONTRARIO DELLE CAZZATE CHE SPARANO I SOVRANISTI
Il quotidiano la Repubblica oggi parla in un articolo a firma di Valentina
Conte di una relazione sull’economia sommersa e sul nero in Italia «sparita».
Nel senso che ogni anno alla Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) si allega un rapporto sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva. È accaduto nel 2020 e nel 2021.
Quest’anno invece la Nadef è stata approvata dal governo Draghi il 28 settembre, tre giorni dopo le elezioni. E con due peculiarità. La prima: il documento ha al suo interno il quadro programmatico ma non quello tendenziale. Questo per fare “un favore” all’esecutivo Meloni, che così potrà legarlo alla sua azione. La seconda è proprio l’assenza della «Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva».
Ma il quotidiano dice anche che l’assenza della relazione è legata proprio all’assenza del quadro tendenziale della Nadef. E che ci sono stati contatti su questa scelta tra l’ex ministro dell’Economia Daniele Franco e lo staff di Giorgia Meloni. Rivelando poi per sommi capi i contenuti della relazione: la lotta all’evasione digitalizzata sta migliorando, così come la dichiarazione precompilata e la fattura elettronica. Oltre ai Pos e agli scontrini elettronici. Insomma, è il senso, la moneta elettronica contro l’evasione funziona.
Una contraddizione per un governo che vuole mettere mano al tetto ai contanti. E per una leader che durante gli anni all’opposizione ha criticato il Grande Fratello Fiscale. Ovvero l’incrocio tra banche dati dei conti correnti e carte di credito e i controlli incrociati tra spese e guadagni inaugurato proprio quest’anno. Alessandro Santoro, il consigliere di Franco che ha scritto il rapporto “sparito”, dice al quotidiano: «Noi l’abbiamo chiuso nei tempi, il resto dipende dalla politica. Mi sento solo di dire che rinunciare all’analisi del rischio evasione tramite l’incrocio dei dati farebbe fare un passo indietro all’Italia e di sicuro metterebbe a rischio l’obiettivo del Pnrr di ridurre il tax gap al 15,8% entro il 2024, dal 18,5% del 2019».
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2022 Riccardo Fucile ALTRO CHE “FAVORE AI POVERI”, E’ LA SOLITA MARCHETTA SOVRANISTA A EVASORI E CRIMINALITA’ DEL RICICLAGGIO
L’aumento fino a 10 mila euro del tetto al contante è la prima proposta in maniera fiscale del centrodestra. Ad avanzarla ieri, depositando un disegno di legge alla Camera, è stato il deputato della Lega Alberto Bagnai. Subito dopo la premier Giorgia Meloni ha confermato di voler aumentare il tetto, attualmente sulla soglia dei 2 mila euro, nella prossima Legge di Bilancio.
«Ci sono paesi in cui il limite non c’è e l’evasione è bassissima, sono parole di Piercarlo Padoan ministro dei governi Renzi e Gentiloni», ha detto la premier. Dimenticando che lo stesso Padoan ha in seguito dichiarato che alzare il tetto fu un errore e che lui era contrario.
La motivazione dell’innalzamento del tetto, secondo la maggioranza, è oggi quella di favorire «il buonsenso, meno burocrazia e più libertà» (lo ha detto Matteo Salvini). Perché la moneta elettronica privata «penalizza i più poveri» (parole di Meloni).
Felici e contanti?
In primo luogo vediamo l’attuale legislazione sul tetto ai contanti in Italia. Al momento da noi il tetto è fissato a 2.000 euro per effetto di un emendamento inserito da Lega e Forza Italia nel decreto Milleproroghe che ha spostato l’entrata in vigore del tetto a mille euro al 2023. Ma è dal 1991 che il tetto ai contanti è oggetto di modifiche legislative, di solito a ogni cambio di maggioranza. In quell’anno il limite fu fissato a 20 milioni di lire. Nel 2008 fu portato a 12.500 e nel 2010 a 5 mila. Poi il parlamento ha fissato il limite a mille nel 2011. Nel 2016 nuovo cambio: 3 mila euro poi portati a 2 mila il primo luglio 2020. La Legge di Bilancio 2020 lo ha portato di nuovo a mille nel 2023.
Cosa dice Bankitalia sul contante
La Banca d’Italia si è espressa in più occasioni a favore di un tetto al contante. In questo Occasional Paper che risale all’ottobre 2021 Palazzo Koch ha parlato del legame tra uso del contante e incidenza dell’economia sommersa. Le conclusioni sono inequivocabili: «Un aumento della quota di transazioni in contanti determinerebbe, a parità di condizioni, un incremento dell’incidenza dell’economia sommersa; quest’ultima sarebbe cresciuta anche a seguito dell’innalzamento della soglia di uso del contante da 1.000 a 3.000 euro, in vigore dal 2016 con l’obiettivo di sostenere la domanda. Sebbene le metodologie adottate presentino alcuni limiti, il lavoro mostra che le restrizioni all’uso del contante possono essere efficaci nel contrasto all’evasione fiscale». È interessante notare che anche via Nazionale segnala che l’aumento del tetto del contante ha l’obiettivo di sostenere la domanda. Ovvero di “facilitare” i consumi. Mentre è chiaro l’effetto secondario: togliere un limite rimette potenzialmente in circolo denaro “bloccato” dagli effetti del divieto. Questo vale per l’economia sommersa. Compresa quella criminale.
Cosa ne pensa Draghi
Come racconta oggi un retroscena de La Stampa, tra i contrari c’è un certo Mario Draghi. Il quale aveva accolto con freddezza il blitz che portò il limite a 2.000 euro nel Milleproroghe. E che oggi, secondo fonti vicine all’ex premier, lo vede ancora fortemente contrario: «Innalzarlo ancora incentiverebbe l’evasione e il riciclaggio». Tanto più se si arrivasse a quintuplicarlo rispetto al limite che entrerà in vigore a gennaio 2023.
(da Open)
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