Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
“AVER DETTO CHE È STATO TUTTO IDEOLOGICO È UNO SCHIAFFO AL 95% DEGLI ITALIANI E AL 99,3% DEI MEDICI ITALIANI CHE SI SONO VACCINATI. PERCHÉ È COME ‘SIETE DEI CRETINI, HANNO FATTO BENE QUELLI A NON VACCINARSI’”
Il prof. Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del
Policlinico San Martino di Genova, ospite a “L’imprenditore e gli altri” su Cusano Italia Tv, ha criticato le parole pronunciate in conferenza stampa dalla neopremier e ha detto che questo “è il modo peggiore in cui si potesse cominciare”.
“Aver detto oggi – spiega Bassetti – facendo di tutta l’erba un fascio, che è stato tutto ideologico e che oggi invece si vuole fare tutto di scientifico è un errore clamoroso che non andava fatto. Perché c’è stato qualche errore e io sono stato il primo a metterlo in luce. Abbiamo fatto lockdown troppo lunghi, abbiamo chiuso le scuole quando andavano riaperte, abbiamo sbagliato a mettere troppo a lungo l’obbligo delle mascherine.
Ma aver detto che è tutto sbagliato, ivi compresa la politica vaccinale, che invece deve essere vista come un fiore all’occhiello del nostro Paese, è un errore clamoroso. E io mi auguravo non si commettesse perché sa molto di resa dei conti ed è uno schiaffo pensante al 95% degli italiani che si sono vaccinati. Ed è un altrettanto schiaffo al 99,3% dei medici italiani che si sono vaccinati. Perché è come ‘siete dei cretini, hanno fatto bene quelli a non vaccinarsi’. È un errore clamoroso che io sinceramente non mi sarei mai aspettato. È il modo peggiore in cui si potesse cominciare”.
“Io sono perfettamente – continua Bassetti – d’accordo che una commissione di inchiesta per far luce su quello che è successo, sulle cose fatte bene e le eventuali cose fatte male, fosse utile. Ma non posto in questo modo, come una resa dei conti. Perché una resa dei conti finisce per avere come anello debole sempre i sanitari. Medici, infermieri, chi in questi mille giorni, pancia a terra, ha lavorato per il sistema, per gli italiani per i cittadini. E buona parte delle misure che sono state prese sono contro di loro. Nel momento in cui vai a dire che da domani non ci sarà più l’obbligo vaccinale per gli operatori evidentemente vai dicendo che quello che è stato fatto nel 2021 è un errore. Oggi possiamo anche dire che è giusto che non ci sia più l’obbligo vaccinale per i sanitari perché la situazione è cambiato, ma non possiamo dire che era sbagliato”.
(da Radio Cusano Campus)
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Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
COSA VOLETE CHE SIA IL MASSACRO DI UN POVERACCIO RISPETTO AL PERICOLO DI UN RAVE PARTY?
Simone Lopetti, 55enne del Quartaccio, è il senzatetto vittima dell’aggressione in piazza Trilussa a Trastevere del 30 ottobre scorso. La persona che ha registrato il video oggi racconta all’edizione romana di Repubblica cosa è successo in quegli attimi.
«Quando sono arrivato in piazza ho visto un gruppo di ragazzini che stava facendo bere quell’uomo da una bottiglia di vodka, lui era già ubriaco», racconta il testimone. «Uno lo teneva e l’altro gliela versava» in bocca. Quando la bottiglia ormai è quasi finita, «mancavano circa 200 ml – aggiunge il testimone – gli hanno versato la rimanenza addosso. Per questo era tutto bagnato. Hanno approfittato di una persona fragile». «Sono partiti prima degli sputi – dice l’autore del video – uno sul sopracciglio, l’altro all’altezza della mutanda. Poi i calci, dietro la schiena e direttamente in faccia».
Il filmato mostra un ragazzo con il giubbotto bianco che interviene per difenderlo e viene aggredito a sua volta: «Il ragazzo che è “partito” mettendo la mano in faccia al picchiatore al grido: “Che stai a fa’?” all’inizio anche lui prendeva in giro quell’uomo. Forse ha avuto un ripensamento».
I residenti definiscono Lopetti come eccentrico ma mai violento. È stato preso a calci in testa senza pietà, «dietro la schiena e direttamente in faccia. I picchiatori erano decisamente minorenni, non avevano nemmeno la barba. Ho riguardato i fotogrammi per studiare le loro espressioni: non trapela nulla, nessuna emozione. Per loro picchiare in testa quell’uomo è stato come aprire una finestra».
Dopo il pestaggio Pantera si è seduto sui gradini della fontana. «La polizia è arrivata solo 25, 30 minuti dopo con una camionetta», conclude il testimone.
Quando sono arrivati la banda era già andata via.
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
LA CORTE SUPREMA INTIMA ALLA POLIZIA: “RIMUOVETE I BLOCCHI STRADALI”
Continua il silenzio dell’ormai ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro
dopo oltre 24 ore dalla sua sconfitta alle elezioni. Non ha ancora riconosciuto pubblicamente né commentato la vittoria di Luiz Inacio Lula da Silva. Diverso invece per i suoi sostenitori che hanno organizzato oltre 230 blocchi stradali e autostradali in una ventina dei 27 Stati del paese.
L’obiettivo è raggiungere l’area dei Palazzi del potere a Brasilia – che include il Palazzo Presidenziale, la Corte Suprema e il Parlamento – dove le autorità hanno predisposto un ampio servizio d’ordine. Misura presa anche a seguito dei messaggi che stanno circolando su Telegram tra le frange più radicali dei sostenitori di Bolsonaro. Che parlano anche di «resistenza armata».
A tentare di rompere il silenzio è stato il ministro della Presidenza del Brasile, Ciro Nogueira. Che ha offerto la propria disponibilità ai rappresentanti della campagna di Lula per avviare il processo di transizione tra i due governi in vista del passaggio di consegne a gennaio. A renderlo noto è Edinho Silva, il portavoce della campagna del Partito dei lavoratori di Lula. Nel frattempo, anche il vice di Bolsonaro, il generale Hamilton Mourao, avrebbe avviato le procedure per un corretto cambio di guardia con il suo omologo eletto Geraldo Alckmin. Ma le tensioni non calano. Soprattutto in virtù della legge che prevede che il presidente uscente e quello vincitore nominino squadre di lavoro entro 48 ore per coordinare la transizione e garantire il trasferimento di dati e informazioni.
Un silenzio che preoccupa
A tracciare il confine vittoria-sconfitta tra Lula e Bolsonaro è stato un punto percentuale. 50,9% per il leader del partito dei Lavoratori contro il 49,1% raggiunto dal leader della destra. E lunedì, 31 ottobre, Bolsonaro è diventato irreperibile. Ai ministri che hanno tentato di contattarlo lo staff aveva risposto: «Il presidente è andato a dormire». Un silenzio che ha iniziato a preoccupare, soprattutto Lula, se letto nel contesto delle dichiarazioni passate di Bolsonaro in cui a più riprese aveva minacciato di non riconoscere il verdetto delle urne qualora avesse perso. Anticipando quanto sta accadendo, il leader vincitore si era infatti detto speranzoso che «il governo in uscita restasse civile e capisse la necessità di fare un buon trasferimento del potere».
I manifestanti
Ma da ieri sono moltissimi i manifestanti – vestiti di gallo e verde – che si stanno riversando nelle strade, sventolando cartelli pro-Bolsonaro, intonando l’inno nazionale, parcheggiando in mezzo alle strade per bloccare il traffico e in alcuni, casi, bruciando pneumatici.
Intanto, Lula va dritto per le sue priorità politiche, ribadite anche nel suo primo discorso dopo le elezioni. E tra le prime c’è sicuramente la salvaguardia dell’Amazzonia: «Il Brasile è pronto a riprendere la sua leadership nella lotta alla crisi climatica. Il Brasile e il pianeta hanno bisogno un’Amazzone vivente».
Corte suprema: «La polizia rimuova blocchi stradali»
La Corte suprema federale del Brasile ha approvato una risoluzione, proposta dal giudice Alexandre de Moraes, affinché la polizia federale autostradale e quella militare statale sgomberino i tratti stradali bloccati. Nel testo della risoluzione si legge che la polizia stradale «non ha svolto il suo compito costituzionale e giuridico» e si avverte che, qualora non sgombero non venga eseguito, ci saranno forti sanzioni finanziarie e personali fino ad arrivare a una rimozione del direttore generale della polizia federale autostradale, Silvinei Vasques, e un suo eventuale arresto «in flagranza di reato».
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
I PERCETTORI DEL REDDITO SONO 3,4 MILIONI, SOLO 660.000 IN GRADO DI LAVORARE: MA SE IL LAVORO GLI AMICI DELLA MELONI NON GLIELO OFFRONO COME FANNO AD ACCETTARE UN LAVORO CHE NON ESISTE?… IL GOVERNO VUOLE ANCHE DIMEZZARE LA DURATA DELL’INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE
Il reddito di cittadinanza ribattezzato in reddito di sussistenza. Ma solo per i poveri. E affidato ai Comuni.
In più, modifiche anche alla Naspi, ovvero l’indennità mensile di disoccupazione nata nel 2015. Che adesso potrebbe ridursi a una frazione del periodo lavorato.
Il governo Meloni si prepara a cambiare i sussidi per poveri e disoccupati, introducendo modifiche sostanziali che avranno l’effetto di far risparmiare qualcosa allo Stato.
Come cambiano i sussidi
Tutto parte dai numeri. Le ultime stime sul prodotto interno lordo, che portano il dato acquisito sul 2022 vicino al 4%, consentono ora al governo di definire uno dei tasselli per costruire la prossima Legge di bilancio. Ovvero la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, che va aggiornata con il quadro programmatico. Ma che, alla luce della stima preliminare sul Pil, cambierà anche nel quadro tendenziale, quello che si registra come base a politiche invariate.
La nuova Nadef dovrebbe fissare l’asticella del deficit al 4,5% (dal 3,4% del dato tendenziale). Consentendo così uno spazio di manovra per il 2023 di circa 21 miliardi. Il conto complessivo della legge di bilancio potrebbe alla fine salire fino a circa 40 miliardi, con possibili entrate dalla modifica della norma sugli extraprofitti o dalla revisione del Superbonus 110%. Che potrebbe vedere l’esclusione di una categoria di immobili dalla possibilità di richiederlo. Ma altri soldi arriveranno anche dalla rivisitazione del reddito di cittadinanza.
Come? Repubblica racconta oggi che l’idea di partenza di Fratelli d’Italia è creare un “reddito di sussistenza”. Tolto dalle competenze dell’Inps e affidato ai Comuni. Che dovrebbero poi individuare i soggetti effettivamente fragili da proteggere. Con quali criteri? Per adesso la loro individuazione non è chiara.
E di certo sarà difficile trovare un metodo da varare in tempo per la Legge di Bilancio che va approvata entro il 31 dicembre. La prima sostanziale modifica al reddito di cittadinanza quindi dovrebbe essere quella di limitare a una l’offerta di lavoro congrua prima del decadimento del sussidio. Prima erano tre, il governo Draghi le aveva portate a due. Quanto risparmio porterà una mossa come questa? Attualmente sono 1,6 milioni le famiglie che percepiscono il reddito.
Per un totale di 3,4 milioni di individui, di cui i due terzi al Sud. Di questi coloro che prendono il sussidio senza lavorare sono 660 mila. Questi sono nel mirino. Ma per questi bisognerà approntare un’offerta di lavoro congrua prima di togliere il sussidio se non la accettano. E come impresa non pare facilissima.
Sulla Naspi invece l’idea è di scendere sotto il 50% del periodo lavorato. Oggi, spiega l’Inps, la Naspi «è corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. Ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a erogazione di prestazioni di disoccupazione. Analogamente non è computata la contribuzione che ha prodotto prestazioni fruite in unica soluzione in forma anticipata». Il massimo è di due anni. Ma se se ne hanno almeno quattro di anzianità. Il quotidiano spiega che in maggioranza, specie dalle parti della Lega, ritengono questo meccanismo «distorsivo». Perché «c’è chi se ne approfitta, la spesa per la Naspi è enorme e spesso improduttiva, la durata del sussidio non è coerente con quanto hai lavorato». Nel 2021 la Naspi pesava per 13 miliardi sui conti del governo, anche se 5,6 sono versamenti delle aziende.
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
FDI 29,1%, PD E M5S 16,3%, AZIONE-ITALIA VIVA 8,6%, LEGA 7,9%, FORZA ITALIA 6,5%, VERDI 4,1%, +EUROPA 3%, ITALEXIT 2,5%
In attesa dei primi atti concreti del nuovo governo guidato da Giorgia
Meloni, i sondaggi politici oggi – come quelli delle scorse settimane – continuano a premiare Fratelli d’Italia.
Secondo le ultime rilevazioni, il partito che ha vinto le elezioni del 25 settembre prosegue spedito la sua corsa scavallando quota 29 punti percentuali.
All’interno della maggioranza, però, si segnala un crollo verticale della Lega (mentre Forza Italia rialza leggermente la testa dopo alcune settimane di difficoltà). E anche il Partito Democratico non può ridere, raggiunto dal MoVimento 5 Stelle.
Secondo l’ultima rilevazione fatta da SWG per il Tg di La7, Fratelli d’Italia prosegue la sua corsa in solitaria guadagnando in una settimana lo 0,8%, arrivando al 29,1%. Si tratta del massimo storico per il partito di Giorgia Meloni.
All’interno della sua maggioranza, però, c’è un partito che prosegue nella sua emorragia di consensi: la Lega di Matteo Salvini, infatti, ha perso lo 0,7%, scendendo sotto la soglia psicologica dell’8%. Un crollo che ha portato a un sorpasso che solo qualche settimana fa sembrava essere impossibile.
Il Terzo Polo, l’alleanza nata da Italia Viva di Renzi e Azione di Carlo Calenda, continua nella sua crescita lenta ma esponenziale e ora è il quarto partito, sempre secondo i sondaggi politici oggi.
Ma se la Lega crolla e perde posizioni, a sinistra le cose non vanno meglio. Il Partito Democratico continua a veleggiare nell’incertezza (non solo di leadership, ma anche di idee). E gli elettori si stanno definitivamente stancando di una situazione stantia.
Tutto ciò si evince dall’ennesimo calo nelle rilevazioni sondaggistiche: un -o,7 che porta il PD al 16.3%. Stessa cifra percentuale del MoVimento 5 Stelle che (pur perdendo lo 0,1%, è riuscito a raggiungere gli ex alleati di governo).
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
ENNESIMA FIGURA DI MERDA DEI MELONIANI CHE PER UNA POLTRONA RINNEGANO IL LORO PASSATO
Non sono fascisti, ma… condividevano sui social i pensieri di Benito Mussolini e di Leon Degrelle. Le nomine dei viceministri e dei sottosegretari del nuovo governo Meloni hanno provocato molte polemiche.
Si è già abbondantemente parlato della scelta di Galeazzo Bignami scelto come vice di Salvini alle Infrastrutture. Così come è stato detto tutto quel che c’era da dire sulla figura di Claudio Durigon (Lega).
Ma dagli archivi social di altri due esponenti di Fratelli d’Italia che hanno ricevuto – nella giornata di ieri – un incarico istituzionale nei vari dicasteri, ecco emergere altre pubblicazioni che potremmo definire, per usare un eufemismo, alquanto controverse. I due protagonisti sono Andrea Delmastro delle Vedove ed Edmondo Cirielli.
Il primo, Delmastro, è stato scelto da Giorgia Meloni per ricoprire il ruolo di sottosegretario al Ministero della Giustizia. E nel 2010, quando era giovane ma non più giovanissimo (aveva appena compiuto 34 anni) decise di celebrare il suo compleanno sui social condividendo una frase attribuita (come riporta la firma “in calce” alla suo post) a Léon Joseph Marie Ignace Degrelle, un politico dell’estrema destra nazionalista belga alla guida delle Waffen SS (uno dei corpi che facevano riferimento alle SS naziste tedesche) fino alla fine della guerra.
Ma oltre al nuovo collaboratore di Carlo Nordio al Ministero della Giustizia, anche l’appena nominato viceministro agli Esteri – Edmondo Cirielli (sempre di Fratelli d’Italia), non perse l’occasione per arricchire il suo profilo Facebook con pensieri mussoliniani.
Quella card social, con la citazione e il mezzobusto impettito di Benito Mussolini ad accompagnarla, è stata pubblicata sul profilo social del nuovo viceministro agli Esteri nel 2016, quando aveva 52 anni. Insomma, nessun “errore di gioventù”, come spesso vengono etichettate queste fuoriuscite nostalgiche da chi tenta di arrampicarsi sugli specchi del giustificazionismo.
E poi ci sono Bignami e Durigon
Oltre al duo Delmastro Cirielli, come detto, le polemiche non sono mancate neanche attorno alle nomine di Galeazzo Bignami (Viceministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile) e Claudio Durigon (Lavoro e Politiche Sociali).
Il primo decise di vestirsi da nazista, con tanto di svastica sul braccio, in occasione di un addio al celibato; il secondo, invece, divenne il grande protagonista di una polemica a Latina (poi diventata oggetto di cronaca nazionale) quando voleva intitolare un parco ad Arnaldo Mussolini (fratello minore del duce) e non a Falcone e Borsellino. E a tutto ciò aggiungiamo quel che rimarrà nella storia della Repubblica italiana: l’elezione a Presidente del Senato di Ignazio Benito La Russa, l’uomo che nella sua casa di Milano colleziona – e ostenta con grande giubilo e soddisfazione – i cimeli fascisti e i busti di Benito Mussolini.
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
ANCHE AL SECONDO CONSIGLIO DEI MINISTRI NON SI VEDONO PROVVEDIMENTI
Quel che si dice in campagna elettorale, rimane in campagna
elettorale. Per mesi (ancor prima delle dimissioni di Mario Draghi), Giorgia Meloni ha continuato a battere sempre sullo stesso tasto: il governo, secondo lei, non aveva fatto abbastanza (per lei, in realtà, non aveva fatto praticamente nulla) per contenere il caro bollette.
E nel corso dei due mesi di comizi, interventi televisivi e interviste a giornali e trasmissioni, colei che poi è stata nominata Presidente del Consiglio aveva fatto una promessa agli italiani: parleremo e troveremo rimedi per contenere gli aumenti di luce e gas fin dal primo Consiglio dei Ministri. Ed eccoci arrivati al secondo CdM, ma di norme in quella direzione non v’è traccia.
Una priorità per fagocitare l’elettorato che, ora, sembra non essere più una priorità. Nel primo Consiglio dei Ministri, quello andato in scena domenica 23 ottobre, ovviamente non c’è stato tempo e spazio per trattare questo argomento: era il giorno delle nomine della nuova squadra del suo esecutivo e il fischio d’inizio di questa partita di governo. Una settimana (abbondante) dopo, sembrava essere la volta buona. Come da prassi, infatti, lunedì 31 ottobre Palazzo Chigi ha convocato il secondo CdM dell’Era Meloni. Si sarà parlato di energia? Assolutamente no.
Né in conferenza stampa, né nel comunicato stampa che ha sintetizzato i punti – suddivisi per tema – affrontati nel corso della seconda riunione del governo Meloni.
La priorità è stata data all’ergastolo ostativo (c’era una scadenza da rispettare), allo stop alla sospensione dei medici no vax, alle “pene dure” per chi organizza rave party e alla nomina della squadra di viceministri e sottosegretari.
Un CdM che, come si legge nel comunicato, è durato solamente un’ora e mezzo e dove si è parlato di temi della Giustizia (con il rinvio dell’entrata in vigore della riforma Cartabia), di Salute e dove sono stati scelti i nuovi Prefetti.
E il caro bollette? Non è più una priorità.
(da NextQuotidiano)
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Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
“NON VOGLIO ESSERE ASSOCIATO A UN PAESE NAZISTA”
“Non posso e non voglio essere associato a un Paese nazista che ha iniziato un conflitto contro il suo vicino pacifico e uccide ogni giorno persone innocenti”. Il miliardario Oleg Tinkov, fondatore della banca online Tinkoff, non ha usato mezzi termini per annunciare di aver rinunciato alla cittadinanza russa per protesta contro quella che il Cremlino obbliga a chiamare “operazione militare speciale” in Ucraina.
“Odio la Russia di Putin, ma amo tutti i russi che sono chiaramente contrari a questa folle” operazione, ha scritto ancora Tinkov pubblicando su Instagram la fotografia di un certificato del consolato russo che conferma la revoca della sua cittadinanza russa.
Chi è Tinkov, il fondatore di Tinkoff Bank
Eccentrico miliardario, Tinkov ha fondato Tinkoff Bank che è cresciuta rapidamente sino a diventare nel 2020 la terza banca più grande di Russia dopo i giganti statali Sberbank e Vtb e a contare oggi circa 20 milioni di clienti.
Lo scorso aprile aveva già criticato ferocemente l'”assurda” offensiva russa in Ucraina chiedendo agli occidentali di porre fine a questo “massacro” ed era stato costretto per questo a rinunciare al controllo della banca che ne aveva preso le distanze.
“Spero che altri importanti uomini d’affari russi seguano il mio esempio al fine di indebolire il regime di Vladimir Putin e la sua economia e alla fine sconfiggerlo”, ha scritto Tinkov.
Sono già diversi in realtà i miliardari ad aver rinunciato alla cittadinanza russa. L’ultimo: Nikolaj Storonskij, uno dei fondatori del servizio bancario britannico Revolut, figlio di un top manager della Gazprom soggetto a sanzioni. In precedenza anche il fondatore del gruppo Dst Global Jurij Milner, l’ex proprietario della società di investimento Trojka Dialog Ruben Vardanjan e il fondatore della società di investimento Freedom Finance Timur Turlov avevano rinunciato al passaporto russo.
Non tutti però lo hanno fatto per motivi nobili. Lo scorso aprile Forbes aveva fatto sapere che vari imprenditori avevano chiesto di non essere più chiamati “miliardari russi”, per non incappare in sanzioni. Tra loro c’erano anche Milner e Storonskij, oltre a Pavel Durov di Telegram e Igor e Dmitrij Bukhman di Playrix.
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2022 Riccardo Fucile
I SOVRANISTI VOGLIONO ALZARE IL LIVELLO DELLO SCONTRO SOCIALE, LA STORIA NON HA LORO INSEGNATO NIENTE: SI ALZERA’ ANCHE LA RISPOSTA DI STUDENTI E LAVORATORI
Appena letto il testo del decreto sui rave varato dal governo di
Giorgia Meloni, l’opposizione protesta e ne ha motivo: il provvedimento viene inquadrato come un “cavallo di Troia” che inasprisce le pene per chi occupa e permette di incriminare anche chi manifesta in scuole o università. O nei sit-in sindacali.
Nel mirino c’è il comma uno del nuovo articolo 434-bis del codice penale. Quello che punisce “l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” e che consiste “nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.
“Se l’occupazione di un liceo diventa reato da tre a sei anni, siamo di fronte ad un fatto abnorme, a una limitazione del diritto di riunione dei cittadini”, attacca il deputato del Pd, Claudio Mancini.
Preoccupata anche +Europa: per il coordinatore della segreteria Giordano Masini, “il decreto del governo sui rave party, una volta letto il testo, ha tutta l’aria di essere una cosa ben più seria e più grave di quanto sembrasse ieri. Nella definizione di ‘terreni o edifici altrui, pubblici o privati’ ricade di tutto: i capannoni o i campi in cui vengono organizzati i rave, ma anche le università, i luoghi di lavoro, le piazze. E l’espressione ‘può derivare un pericolo per l’ordine pubblico’ è sufficientemente vaga per ricadere nell’arbitrio più assoluto. Di chi? essenzialmente dei prefetti, ovvero del governo”
Secondo +Europa quindi dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, già avvenuta, del decreto, “a poter essere incriminati per questa nuova fattispecie di reato penale e a rischiare quindi la reclusione da tre a sei anni saranno le persone che organizzano e partecipano a qualsiasi manifestazione per la quale venga ipotizzato (dal governo) un pericolo per l’ordine pubblico”.
Anche Sinistra italiana è in allarme. “Ieri era un timore, dopo aver letto il testo della nuova norma che hanno introdotto, è una certezza – dichiara il segretario Nicola Fratoianni – Hanno usato il pretesto del contrasto ai rave per inserire norme con pene pesantissime che potranno essere utilizzate in ben altri contesti. E penso ad esempio ai cortei sindacali dei lavoratori sempre più esasperati, alle mobilitazioni studentesche o alle proteste dei comitati e dei movimenti come quelle che in questi mesi si sono sviluppate a Piombino”.
(da agenzie)
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