Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile FRATIN AVRA’ 30 IMPIEGATI IN PIU’, MEZZO MILIONE EXTRA PER I COLLABORATORI DI VALDITARA
E’ polemica per la decisione della maggioranza di approvare una norma che
aumenta gli staff di tre ministri: alla Sanità, all’Ambiente e all’Istruzione. All’interno della commissione Affari costituzionali, una mediazione del governo consente di approvare tre emendamenti per moltiplicare i fondi e i contratti. Tra le polemiche dell’opposizione, che denuncia con il dem Andrea Casu, “una tarantella ridicola per togliere fondi ai ministeri e darli a staff esterni”. La Sinistra parla di “uno schiaffo ai conti pubblici”, per il M5S è una “pagina vergognosa”.
Gli emendamenti in extremis
Ad accendere il conflitto in commissione è stato l’emendamento presentato dai Moderati Colucci e Lupi per aumentare il numero dei sottosegretari, corredato dalla minaccia di votare contro le proposte della maggioranza. Il suo ritiro è avvenuto solo dopo uno stallo tra le forze di governo, prima della mediazione su tre proposte di modifica. Al ministero dell’Ambiente guidato da Gilberto Pichetto Fratin giungono così 30 nuovi impiegati, voluti da Forza Italia, con una spesa prevista di 975 mila euro. Su spinta di Fratelli d’Italia nel reparto sanità un taglia e cuci ha permesso la creazione di un nuovo ruolo da dirigente: “Una norma ad personam per il ministero di Schillaci. Manca solo la foto del beneficiario”, commenta Riccardo Magi di +Europa. Dalla Lega arriva la proposta di aumentare di 480 mila euro i fondi per i collaboratori interni ed esterni del ministro Valditara. Un investimento che proverrebbe dal fondo Buona Scuola creato da Matteo Renzi.
Opposizione: “Maggioranza allo sbando”
Da Sinistra Italiana il segretario Nicola Fratoianni incalza Valditara. “Togliere 500mila euro alle risorse per le scuole e destinarle ai collaboratori del ministro è un insulto al mondo della scuola, e un disonore per il titolare protempore di Viale Trastevere”. “Dopo gli insulti agli studenti, ora gli toglie risorse per darle ai consulenti. Altro che merito! Il ministro dell’istruzione e della vergogna”, attacca il dem Giuseppe Provenzano. Sul fronte pentastellato Barbara Floridia accusa: “Meno fondi per l’offerta formativa e la continuità didattica e più soldi al ministro Valditara per accrescere il suo staff. Sembra incredibile, ma è esattamente il contenuto di un emendamento”. Il ministero risponde alle accuse. “In riferimento alle notizie diffuse riguardo alle spese per la diretta collaborazione – si legge in un comunicato – il ministero dell’Istruzione e del Merito precisa che le cifre impiegate sono pienamente in linea con quelle delle gestioni precedenti”.
Nel dicastero di Pichetti Frattin invece, “con la scusa ‘delle accresciute attività connesse agli interventi di sicurezza energetica del Paese e alla promozione delle energie rinnovabili – commenta Filiberto Zaratti dell’alleanza Verdi e Sinistra – si prevede l’assunzione di trenta persone per il suo staff. A noi non piacciono le marchette. Abbiamo chiesto che un eventuale incremento di personale per quelle finalità, se necessario, sia destinato direttamente agli uffici competenti”.
Oggi il testo del decreto ministeri è approdato in Parlamento per la sua discussione. Votazioni invece sono previste nella prossima settimana.
(da La Repubblica)
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Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile IL MINISTRO DELL’AMBIENTE PICHETTO FRATIN FINISCE SPESSO IN ZONA GAFFE, LO STESSO VALE PER VALDITARA… ANCHE ADOLFO URSO, CHE PRETENDE DI ESSERE SUI GIORNALI TUTTI I GIORNI È TROPPO SOVRAESPOSTO… E ANCHE CROSETTO CADE TROPPO SPESSO NELLA TENTAZIONE DI PARLARE CON I GIORNALISTI
“Certi ministri parlano troppo”. Lo sfogo di Giorgia Meloni è precipitato nelle stanze di Palazzo Chigi che la ospitano in questi giorni perché l’ufficio della premier è alle prese con una ristrutturazione, programmata dalla vecchia amministrazione. Quella del suo “predecessore”.
Come chiama in pubblico e in privato con una punta di gelido distacco Mario Draghi. A un mese e mezzo dalla nascita del governo, il presidente osserva l’incontinenza verbale dei suoi ministri con un po’ di fastidio.
Se Gilberto Pichetto Fratin finisce spesso in zona gaffe così come Giuseppe Valditara, c’è anche chi parla e rilascia e interviste con una certa costanza. Un caso su tutti? Adolfo Urso.
Il titolare delle Imprese e del made in Italy giorni fa ha confessato ai suoi collaboratori: “Dovete organizzarmi un’intervista al giorno. Voglio stare sul pezzo”. E così è, almeno finora. Sempre presente e disponibile con la stampa, Urso non rinuncia mai a intervenire.
Stessa cosa, ma con meno intensità, vale anche per Guido Crosetto. Le cui parole assumono sempre una doppia valenza tra il personale (è ministro della Difesa) e la linea meloniana (è considerato uno dei più stretti consiglieri di Giorgia).
Se ne stavano tutti lassù, al cospetto della capa, al sesto piano della Camera, dove la presidente del gruppo di Fratelli d’Italia conserva un ufficio a cui sembra molto affezionata (visto che appena può lo usa ancora per le riunioni politiche).
Nonostante l’avviso di Meloni il giorno del primo consiglio dei ministri: siamo qui per fare e non solo per comunicare. Doveva essere un messaggio a Matteo Salvini, invece è successo il contrario. Anche perché il leader della Lega sta tenendo su questo un profilo se non basso di sicuro molto distante dai fasti del Viminale quando parlava come in un gigantesco reality per tutta la giornata: radio, televisioni, giornali, social network. E si ricominciava il giorno dopo. Salvini si sta controllando. Gli altri ministri meno. A partire da quelli di Fratelli d’Italia.
(da il Foglio)
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Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile SCOPPIA LA POLEMICA… “IN EUROPA E’ NORMALE USARE LA CARTA DIGITALE PER PAGARE SE NON HAI NULLA DA NASCONDERE”
Tra le parti più discusse della legge di Bilancio del governo Meloni, ci sono
le disposizioni relative ai pagamenti elettronici e all’uso del contante. In maniera più o meno ironica, il vicepremier e il ministro dell’Economia, entrambi leghisti, sono intervenuti nel dibattito. «Sono un liberale, ognuno deve essere libero di pagare come vuole», ha dichiarato Matteo Salvini.
Salvo poi contraddire il principio di libertà del consumatore, perché «se uno vuole pagare due euro il caffè con la carta di credito è solo un rompiballe».
A margine dell’udienza del processo Open Arms nell’aula bunker di Palermo, il vicepremier, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, ha spiegato così la sua personale posizione sul tetto minimo di 60 euro per l’obbligo del Pos: «Cerco di pagare in contanti, perché a me piace andare a prelevare al bancomat».
Poco più tardi, Giancarlo Giorgetti, in audizione sulla Manovra presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite, ha replicato così alle osservazioni dei parlamentari: «Sulla vicenda contanti e Pos, noi abbiamo preso esattamente la media esistente in Europa tra chi pratica zero e chi 10 mila. Un consiglio per chi va in un ristorante che rifiuta il Pos: cambiate ristorante. Se tutti lo facessero, questi ristoranti dovrebbero dotarsi della macchinetta per il Pos».
Dichiarazioni destinate a causare polemiche. A stretto giro, Peppe De Cristofaro, di Alleanza Verdi Sinistra, ha commentato: «Salvini è contento della prima Manovra del governo Meloni perché favorisce evasione fiscale, riciclaggio e furbetti vari. Per il vicepresidente del Consiglio “chi paga il caffè con il bancomat è un rompipalle“, invece è una persona normale che non ha niente da nascondere».
Il senatore, capogruppo del Misto al Senato, ha poi aggiunto: «Chi invece si ostina a elevare il tetto del contante, chi mette un tetto minimo di spesa con il Pos non aiuta gli italiani, ma solo quell’economia sommersa che nel 2020 le stime Istat danno a 174,6 miliardi di euro, con una incidenza sul Pil del 10,5%».
Francesco Boccia, ex ministro e senatore del Partito democratico, ha lanciato una critica e, insieme, una proposta all’esecutivo: «Questo governo di destra sul digitale sembra più guardare al passato che al futuro. Basta vedere le norme che innalzano l’obbligo del Pos a 60 euro, mentre a Londra il Pos viene utilizzato anche per le offerte per strada. Piuttosto, facciamo una battaglia comune in parlamento per azzerare le commissioni delle transazioni».
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile IL PRESIDENTE SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI: “IL VIRUS ALLORA ERA SOTTO CONTROLLO”, MA È UNA BELLA MAZZATA PER SOR ATTILIO, CHE GIÀ RISCHIA GROSSO PER VIA DELLA CANDIDATURA DELLA MORATTI
Il Covid irrompe nella campagna elettorale per le elezioni regionali in Lombardia.
A far scoppiare il caso è una e-mail del 28 febbraio 2020, pubblicata sulla versione online del quotidiano Domani, in cui la Regione avrebbe chiesto alla Protezione civile, alla Segreteria della presidenza del Consiglio, del ministero dello Sviluppo economico e dell’Interno di lasciare la Bergamasca, una delle zone più colpite dalla pandemia, in zona gialla, anziché portarla in zona rossa come era avvenuto per Codogno.
Siamo all’inizio dell’emergenza sanitaria e la richiesta sarebbe partita alle 16.59 dalla casella di posta elettronica del presidente Attilio Fontana con questo oggetto: “Urgente – proposte misure contenimento della diffusione del Coronavirus ordinanza integrazione medie e grandi strutture di vendita”.
La mail fa parte degli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia in quei territori durante la prima ondata. Inchiesta per la quale si attende la chiusura delle indagini.
In allegato, scrive il Domani, c’è un documento che avrebbe suscitato la perplessità dei consulenti dei magistrati bergamaschi dal titolo “Piano di Regione Lombardia per il contenimento della diffusione del coronavirus”.
Il primo capitolo si intitola “Cosa abbiamo capito” e contiene, tra le altre, due affermazioni: “Il virus clinicamente non dà problemi o comunque è facilmente risolvibile” e “Dalle prime evidenze ogni paziente con Coronavirus trasmette il virus ad altre due persone R0=2”.
In una nota il governatore Attilio Fontana risponde così: “Prendiamo atto delle dimenticanze che sono contenute nel servizio, dove non si scrive un dettaglio e cioè che la diffusione del virus era sotto controllo clinicamente e gli ospedali non erano ancora sotto pressione”. E aggiunge, facendo riferimento alla “buona fede di tanti giornalisti”: “È chiaro che se ci si dimentica di una piccola parola fondamentale poi si può dare un’interpretazione…”.
L’opposizione parte subito all’attacco, con il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino che dice di non avere dubbi: “Fontana ha colpevolmente giocato con la vita dei lombardi e si è dimostrato palesemente inadeguato nella gestione dell’emergenza, arrivando a minimizzare una situazione che era già fuori controllo. Con quale coraggio Fontana si presenta oggi per chiedere di nuovo la fiducia dei lombardi?”, si chiede Majorino. E ancora: “Fontana davanti a tutto questo è in grado di affrontare questa campagna elettorale con una responsabilità simile sulle spalle?”.
Il governatore uscente non ci sta e replica all’eurodeputato del Pd, puntando il dito sull’inizio di una “campagna diffamatoria”: “Pensavo sulla base delle affermazioni da lui fatte che si sarebbe trattato di una campagna elettorale sui contenuti. Se si fonda invece sulla diffamazione ne prendiamo atto”.
Per il cogliere del Pd Pietro Bussolati “ora la verità viene fuori, Fontana mise la mascherina sugli occhi perché non voleva vedere quello che stava accadendo ad Alzano e Nembro, non voleva decidere di fare l’unica cosa giusta, chiudere tutto come a Codogno. La responsabilità di Fontana è grave – spiega Bussolati – perché aveva tutti i dati che confermavano che la situazione era catastrofica e pericolosissima. Con quella non scelta, con quella richiesta al governo di temporeggiare sulla zona rossa, con la riapertura del pronto soccorso di Alzano e con la delibera sul trasferimento dei malati Covid nelle RSA non ha protetto le persone fragili, non ha protetto il personale sanitario e ha permesso al virus di dilagare. Noi questo non lo possiamo dimenticare.”
Per il Movimento 5 Stelle, con il capogruppo Nicola Di Marco, “Fontana sapeva, ma, nonostante ciò, non ha voluto mettere in sicurezza la Lombardia. Il 26 febbraio indossava goffamente una mascherina su Facebook – dice il consigliere – e solo due giorni dopo chiedeva di non adottare le misure che avrebbero salvato la vita a migliaia di lombardi”. Secondo Di Marco le richieste che Fontana avrebbe inviato al governo, “nella migliore delle ipotesi, confermano quanto Fontana e la sua giunta non avessero neanche lontanamente capito il pericolo e la gravità di quanto stesse accadendo. L’inadeguatezza del centrodestra ha condannato la Lombardia, per questo hanno affossato la commissione d’inchiesta regionale”.
(da La Repubblica)
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Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile FONTANA SI FERMA AL 42%, MORATTI AL 27%, MAJORINO 21%
Il sondaggio Winpoll svolto il 30 novembre e il 1 dicembre tra mille cittadini
lombardi maggiorenni mostra un quadro piuttosto frammentato in vista delle elezioni regionali lombarde.
Dal sondaggio nessun candidato raccoglie la maggioranza assoluta dei consensi. Il presidente uscente, Attilio Fontana, seppur attualmente primo, si ferma poco sopra il 42%. Letizia Moratti è la vera sorpresa di queste elezioni. La candidata civica, sostenuta dalla sua coalizione supera il 27%, staccando il candidato di centrosinistra, Pierfrancesco Majorino, di quasi 7 punti percentuali (20,9%). I 5 Stelle, ad ora senza candidato, sono fermi al 6,3.
Nel caso in cui i 5 Stelle decidessero di appoggiare Majorino, solo il 39% di chi ha votato i pentastellati alle politiche, sceglierebbe il candidato dem, il 24% Moratti e un 28% non saprebbero ancora chi votare. Residuale invece la quota verso Fontana (5%).
Sempre analizzando i flussi di voto, emerge che il 29% degli elettori dem voterebbero Letizia Moratti alle regionali, mentre solo il 44% degli elettori forzisti e il 59% degli elettori di Fratelli d’Italia, convergerebbe su Fontana.
Proprio in questi due partiti la quota di elettori incerti è molto alta (32% e 37%) ed è lì che si giocherà la sfida che potrebbe permettere a Letizia Moratti di recuperare a destra quei 6/7 punti per portarla vincente al Pirellone, magari grazie al voto utile dei democratici.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile CROLLO DEL 12% DAL 2008
Per la prima volta in questo secolo, i salari reali sono diminuiti su scala mondiale (-0,9 per cento) nella prima metà del 2022. E in Italia si registra il calo maggiore: sono più bassi del 12% rispetto al 2008.
Dato che influenza radicalmente il potere d’acquisto delle famiglie. È questa la fotografia catturata dal Global Wage Report 2022-23, presentato oggi 2 dicembre dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo). A pesare sugli stipendi degli italiani è l’impennata inflazionistica, che ha provocato una riduzione di quasi 6 punti percentuali nel 2022, più che doppia rispetto alla media dei paesi dell’Unione europea.
L’effetto inflazione
Questo «effetto inflazione» segue un periodo di crescita modesta di 0,1 punti percentuali delle retribuzioni mensili nel periodo 2020-2021 (+1,7 punti per la media dei paesi Ue) a causa della pandemia. Se si considera il periodo 2008-2022, solo in Italia, Giappone e Regno Unito i salari reali hanno subito livelli inferiori nel 2022 rispetto al 2008. «Contrastare l’erosione del potere d’acquisto dei salari è un fattore essenziale per la crescita economica – spiega Giulia De Lazzari, economista dell’Ilo – e può supportare la crescita dell’occupazione. Questo può essere inoltre un modo efficace per diminuire la probabilità o la severità di un’eventuale recessione in Italia».
Il divario salariale di genere non cambia
Il divario salariale di genere, invece, è rimasto immutato a livello globale durante la pandemia e si attesta intorno al 20%. In Italia il dato si attesta all’11% se misurato in base ai salari orari e al 16,2% se basato sui salari mensili. «La ripresa dal Covid che si stava realizzando nel mondo del lavoro in Italia e su scala globale – dice il Direttore dell’Ufficio Oil per l’Italia e San Marino, Gianni Rosas – è stata compromessa dall’attuale grave crisi inflazionistica. Insieme al rallentamento della crescita economica, la crisi attuale sta aggravando la situazione dei salari reali in Italia e nel mondo»
Il rischio di una recessione (ancora) più profonda
Nel report viene sottolineato che se non vengono messe in atto politiche compensative, il deterioramento dei redditi reali dei lavoratori porterà a un calo maggiore della domanda, aumentando il rischio di una recessione più profonda. Questo, a sua volta, metterebbe in pericolo l’economia e la ripresa occupazionale, aumentando le disuguaglianze e «alimentando disordini sociali». È inoltre fondamentale – aggiunge Rosas – «rafforzare le competenze dei lavoratori attraverso l’istruzione e la formazione lungo l’arco della vita e adottare strategie integrate per ridurre il divario salariale di genere».
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile CON BUONA PACE DEI NO VAX CHE DAL GOVERNO SI ASPETTAVANO LA PIENA RILEGITTIMAZIONE
È una sconfitta per i No vax, che speravano in una riabilitazione e in un
riconoscimento del diritto – negato – di vivere, lavorare e frequentare i locali pubblici ai tempi del lockdown, senza piegarsi né al vaccino né al “green pass”, la sentenza con cui la Corte costituzionale si è pronunciata ieri, coincidenza proprio nello stesso giorno in cui cominciavano a dover essere pagate le multe per mancato rispetto dell’obbligo di vaccinazione.
E rappresenta anche un segnale al governo contro l’ondata revisionista che Meloni aveva ventilato nel suo discorso di insediamento alla Camera, e avrebbe dovuto portare a un annullamento delle sanzioni e dell’uso delle mascherine anche negli ospedali (provvedimento, quest’ ultimo, accennato ma mai concretizzato).
In questo senso si può dire che la sentenza varrà per il futuro più che per il presente, ormai orientato, strutture sanitarie a parte, verso una completa o quasi normalizzazione: nel caso, malaugurato, in cui la pandemia dovesse ricreare allarme, il governo potrà (o dovrà) ricorrere all’obbligo di vaccino e alle altre precauzioni sperimentate nel 2020 e 2021. Con buona pace dei No vax che dal governo si aspettavano la piena rilegittimazione che non è arrivata, malgrado i ricorsi che avevano esattamente quest’ obiettivo.
Indirettamente infatti i giudici della Consulta si trovavano a decidere sulla condotta di Draghi. Sempre più rigorosa e sempre più contestata, man mano che le restrizioni andavano avanti, puntando a rendere impossibile, oltre che rischioso, sottrarsi alla campagna vaccinale. A leggere il comunicato della Corte si può dire che l'”imputato ombra” di questo “processo” è uscito pienamente assolto.
Difficile capire, dopo il pronunciamento della Consulta, quale sarà l’orientamento di Meloni. Si sta muovendo con prudenza il ministro Schillaci – pur esplicitamente distante dal suo predecessore Speranza, il responsabile della Sanità per tutto il periodo più difficile dell’emergenza Covid, nei governi Conte 2 e Draghi. La fine dell’obbligo ha segnato un’adesione molto più tiepida alla campagna di vaccinazione in corso. Ma la situazione è sotto controllo. Per i vaccinati il Covid non è diventato proprio un raffreddore, ma il timore di trovarsi di fronte a un virus letale è di sicuro diminuito.
(da La Stampa)
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Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile E SE NE FARANNO UNA RAGIONE, TANTO VALE VOTARE IL SUO AMICO RENZI
Il congresso del Pd è alle battute iniziali, ma si torna a discutere del rischio scissione. Oggi è intervenuto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, vicino al candidato segretario Stefano Bonaccini.
“Se vince Schlein potrei lasciare il Pd”, ha dichiarato Gori in un’intervista all’Huffington Post. “Ma quale eccesso di liberismo – sottolinea il primo cittadino di Bergamo – serve il mercato ben temperato di Prodi e un nuovo laburismo”. Secondo Gori “con Elly vince Renzi perché ci sarebbe la ‘deriva francese’ del Pd”.
Gori conferma che sosterrà al congresso Bonaccini, sostenuto dalla corrente Base Riformista dell’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini e di Luca Lotti, e dall’area che fa riferimento a Matteo Orfini, che a breve ufficializzerà l’appoggio.
Secondo Gori, il governatore dell’Emilia Romagna, l’unico che ha già formalizzato la candidatura alla segreteria dem, “ha una visione popolare, non elitaria, che salda libertà e giustizia sociale. È una visione concreta, pragmatica, tipica di un amministratore, nella quale un sindaco si riconosce naturalmente”.
Schlein dovrebbe lanciare la sua corsa domenica, al Monk di Roma. Gori è preoccupato: “Intorno ad Elly, non certo per sua volontà, credo ci siano movimenti per nulla disinteressati. Faccio mia la domanda che qualche giornale attribuisce a Franceschini: ‘Secondo lei, chi vuole che tutto resti com’è, vota Bonaccini o Schlein?'”.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile “LA PROCURA DI TORINO È STATA PIÙ SVEGLIA, ANCHE LE ALTRE DOVREBBERO SVEGLIARSI. IL CALCIO ITALIANO STA MALE TECNICAMENTE E FINANZIARIAMENTE, PIÙ PASSA IL TEMPO E PIÙ LA FINANZA SARÀ PROTAGONISTA”
Zdenek Zeman ha presentato a Roma il suo libro ‘La bellezza non ha prezzo’
(scritto con Andrea Di Caro). Presenti all’evento tanti ex suoi giocatori, come Eusebio Di Francesco, Luigi Di Biagio, Giuseppe Favalli, ma anche Sinisa Mihajlovic e Sandro Donati. “Mi hanno chiesto per dieci anni di scrivere un’autobiografia, io pensavo che fosse meglio post mortem, ma alla fine ho accettato”, esordisce scherzoso l’allenatore.
“Io amato anche dai tifosi dei club che non ho allenato? Penso che il motivo sia perché a loro piaceva quello che le mie squadre provavano a fare, magari senza riuscirci”.
Si parla della sua esperienza alla Lazio: “Potevamo fare di più, anche se avevamo pochi ricambi. All’epoca non contava niente arrivare terzi o quarti in campionato, invece ora si festeggia”.
Una battuta Zeman la riserva anche ad Arrigo Sacchi: “Mi piaceva la sua cultura del lavoro, che ora si è un po’ smarrita. Posso dire che contro di lui non ho mai perso”, ridacchia.
Al termine della presentazione, Zeman ha rilasciato altre dichiarazioni al microfono di Sky Sport 24, commentando anche le dimissioni del Cda della Juventus: “La Juve finisce spesso sotto l’attenzione delle procure. La procura di Torino si è mossa per prima, ma non credo che solo la Juve abbia attuato queste pratiche, le altre procure dovrebbero svegliarsi. La FIGC dice che le plusvalenze si possono fare, questo è sbagliato. Più passa il tempo e più la finanza sarà protagonista. Il calcio italiano sta male tecnicamente e finanziariamente”
“Zeman non ha vinto nessun trofeo, ma ha vinto molto di più di chi ne ha vinti molti: ha fatto giocare bene le sue squadre, ha fatto crescere i giovani, divertire i tifosi e i giocatori”, sottolinea Sinisa Mihajlovic, che ha sorpreso l’amico con una ‘carrambata’.
“Prima di lui in Italia si giocava per non perdere, con lui si è iniziato a giocare per vincere. Ha lasciato il segno”. Mihajlovic prosegue nel racconto dei suoi ricordi: “Quando affrontavamo le squadre di Zeman, erano c… amari. Gli attaccanti si incrociavano di posizione, andavano da tutte le parti. Non è vero che non allenava la difesa. Però devo dire che quando andai a vedere la sua Roma a Trigoria nel 2012, non vidi in cinque giorni un solo esercizio difensivo!”.
Arrivano altri complimenti: “A Foggia abbiamo appreso la cultura del calcio vero”, dichiara Roberto Rambaudi, ex giocatore del Foggia dei miracoli. “Zdenek è unico, tanti lo vogliono imitare, ma nessuno ci riesce”.
(da sport.sky.it)
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