Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile “L’UNICO PROBLEMA E’ CHE SONO A DIETA”…. IL SUO FUTURO SONO LE PRO LOCO (SCONTATA LA PENA, OVVIO)
”Devo dire, con il sorriso, che qualche anno fa, saranno stati 3-4 anni fa, un
mio collega di partito di un’altra parte politica, a un dibattito televisivo, probabilmente per polemizzare, disse: ‘ma Salvini conosce le sagre di tutti i paesi italiani invece di politica dovrebbe fare il presidente della proloco. Per me è un complimento, io non ci sono rimasto male”. Lo afferma il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, intervenendo all’assemblea dell’Unpli.
”L’unico mio problema con le proloco, mi stanno arrivando tanti inviti, è che per uno come me, che sta cercando di essere a dieta, siete la frequentazione peggiore”, dice ancora il vicepremier.
E poi fa una battuta: ”La rassegna del veganesimo ancora non l’ho trovata e, per quello che mi riguarda, possiamo aspettare anche qualche anno prima di trovarla”.
Anche oggi ha parlato di politica di alto livello.
(da agenzie)
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Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile IL MILIARDARIO VICINO A PUTIN E’ ACCUSATO DI RICICLAGGIO DI DENARO SPORCO E FALSA TESTIMONIANZA
Un paperone oligarca russo è stato arrestato oggi a Londra. La National Crime Agency (Nca), autrice del blitz, per ora non fa nomi, ma si tratta di “un ricco uomo d’affari di 58 anni, con una casa multimilionaria nella capitale britannica”.
Secondo il quotidiano ucraino Kyiv Independent e alcuni commentatori russi, l’uomo sarebbe il miliardario russo, molto vicino a Putin, Mikhail Fridman, anche se per ora non c’è alcuna conferma da parte delle autorità britanniche.
Nel caso si trattasse di Fridman, sarebbe un pesce molto grosso catturato da Londra nella galassia oligarchica di Vladimir Putin.
Fridman, nato in Ucraina ai tempi dell’Urss, nel 1964, è un miliardario di cittadinanza russa e israeliana, confondatore del conglomerato russo di investimento Alfa-Group.
Secondo Forbes, Fridman era il settimo uomo più ricco di Russia nel 2017 e, stando al Bloomberg Billionaire Index, nell’agosto 2022 nonostante le sanzioni post-guerra in Ucraina aveva ancora un patrimonio netto di circa 11,2 miliardi di dollari (circa 11 miliardi di euro).
Tra le accuse, c’è quella di riciclaggio di denaro sporco e falsa testimonianza nei confronti del Ministero dell’Interno. Si tratta del primo arresto di un ricco oligarca russo da decenni sul suolo britannico.
Gli altri due arresti
Oltre all’anonimo 58enne, sono state fermate altre due persone dall’unità Combating Kleptocracy creata a inizio anno dall’agenzia governativa Nca, come ha comunicato quest’ultima. Un 35enne che aveva appena lasciato la sua residenza multimilionaria con addirittura migliaia di sterline in contanti in una valigia. E un altro 39enne, anche lui presente in casa. Tutti e tre sono stati rilasciati su cauzione dalle autorità britanniche, in attesa della possibile incriminazione.
Secondo il direttore della Nca, Graeme Biggar, la nuova unità Combating Kleptocracy sta avendo “un grande impatto” contro il riciclaggio di denaro sporco “da parte delle elite corrotte. Continueremo a usare ogni mezzo a disposizione per contrastare questa minaccia”.
Le sanzioni
Sinora sarebbero state almeno cento le “azioni di disturbo” legate al presidente russo Vladimir Putin e alla sua cricca che la Nca avrebbe evitato o bloccato negli ultimi mesi. Il Regno Unito sinora ha sanzionato almeno 1.200 individui e 120 entità fiscali legate a Mosca dall’inizio della guerra in Ucraina.
(da agenzie)
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Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile INTERVISTA AL GIORNALISTA MARCO BELLINAZZO, AUTORE DI “LE NUOVE GUERRE DEL CALCIO”
Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 Ore, è da anni uno dei più
importanti studiosi delle nuove frontiere del calcio. Uno sport che racchiude in sé molti altri elementi, muovendo interessi economici spaventosi e trasformandosi, così, in un attore geo-politico di primo piano, in grado di determinare equilibri che vanno ben al di là del campo di gioco.
In questa chiacchierata ci spiega il significato profondo del suo ultimo saggio di denuncia, “Le nuove guerre del calcio” (Feltrinelli).
Lei ha parlato espressamente di «nuove guerre del calcio». Qual è la situazione del calcio globale?
«È sempre più uno strumento finalizzato all’affermazione di interessi che con lo sport hanno poco a che vedere, per lo meno con una certa idea di sport e di calcio. È un’evoluzione naturale e, in un certo senso, anche positiva, ma negli ultimi dieci-quindici anni il processo che ha portato ad affermare la necessità di rendere il calcio economicamente sostenibile si è deteriorato. La recessione che, per la prima volta, ha colpito il calcio europeo in seguito alla pandemia ha indebolito e reso ancora più vulnerabile questo mondo. Oggi noi vediamo la presenza sempre più massiccia di governi, fondi d’investimento e fondi che fanno riferimento ad autocrazie, se non a vere e proprie dittature, che acquistano club o pezzi di leghe professionistiche».
Pensiamo a Paris Saint Germain e Manchester City.
«Certo, ma nel mio libro ho compiuto una ricostruzione che parte da prima. Il calcio è sempre stato utilizzato dalle dittature ai fini della propaganda politica, ma nel 2003 è avvenuto il salto di qualità. Putin, infatti, stava erigendo il suo nuovo regime neo-zarista ma si trovava in difficoltà, anche per via delle atrocità che stavano emergendo a proposito della guerra in Cecenia. Al che ha capito che lo sport poteva essere uno strumento ideale per mitigare alcune asperità dal punto di vista dell’immagine, accreditare il suo regime e renderlo più simpatico in Occidente: adesso lo chiamiamo sportwashing. E così lo ha sfruttato a piene mani, inviando Roman Abramovič, un giovane oligarca che si era fatto strada nella sua corte, ad acquistare il Chelsea, un club londinese che all’epoca era sull’orlo del baratro. Non si limitò, tuttavia, a farglielo acquistare: volle che comprasse i migliori giocatori sul mercato per renderlo subito vincente e sovvertire le gerarchie continentali».
Quindi Putin ha usato anche il calcio per accreditarsi.
«Sì, perché il calcio è un passepartout molto più veloce di qualsiasi altra operazione diplomatica, aprendo immediatamente le porte, condizionando l’immagine di un certo paese e consentendo a chi lo sfrutta di presentarsi come un soggetto autorevole e credibile agli occhi dell’opinione pubblica. Non a caso, da quel momento in poi, tutta l’economia inglese è stata sempre più intrecciata con gli investimenti dei russi. Ormai, a proposito di Londra, si parla di Londongrad. Anche altri oligarchi russi hanno acquistato club in Gran Bretagna, trasformando il metodo Abramovič in un modello quasi scientifico, molto cinico, per piegare il calcio a interessi che non sono né sportivi né economici, viste le notevoli perdite, ma per l’appunto di immagine, dunque geo-politici».
Russi, cinesi, americani, qatarioti, emiratini: la “colonizzazione” calcistica può essere considerata un segnale di declino del Vecchio Continente?
«Non c’è dubbio. Gli americani, negli ultimi due anni, non hanno acquistato solo club inglesi ma più di sessanta società di calcio in giro per l’Europa».
Però stanno vendendo Liverpool e Manchester United.
«Lì si tratta, più che altro, di imprese di beneficio finanziario. Quei club, infatti, sono stati acquistati con alcune centinaia di milioni di euro (lo United addirittura a debito, rimborsando il debito accumulato con i ricavi della stessa società e suscitando per questo molte proteste ad opera dei tifosi dei Red Devils) mentre oggi hanno quotazioni straordinarie, che variano dai 4-5 miliardi del Liverpool ai 7-8 dello United. Si cercano, pertanto, o acquirenti o soci che vogliano investire nel club, permettendo all’attuale proprietà di valorizzare il proprio investimento».
«Noi viviamo in un ordine calcistico globale completamente mutato, ed è mutato dal 2015, quando gli Stati Uniti, rimasti vittime del mercimonio che è stato compiuto a proposito dei Mondiali del 2018 e del 2022, aggiudicati al Qatar proprio ai loro danni, hanno avviato una campagna molto determinata per sovvertire il sistema di Blatter, che vedeva nel comitato esecutivo un potere assoluto nell’ambito della FIFA. Con l’indagine dell’FBI nel 2015, quel potere è stato, di fatto, cancellato e il ruolo determinante nella FIFA oggi è in capo all’assemblea dei duecentoundici paesi che la compongono».
Più dell’ONU.
«Esattamente, perché molte nazioni non riconosciute ambiscono ad avere spazio nell’ambito della FIFA prim’ancora di aspirare a un seggio alle Nazioni Unite, il che fa comprendere il prestigio di quest’assemblea. Del resto, veder riconosciuta la propria nazionale di calcio costituisce un acceleratore per ottenere, poi, il riconoscimento dello Stato».
Sono in corso i Mondiali in Qatar. Cosa cambierà, dopo di essi, negli equilibri del calcio globale?
«Cambierà molto perché, in funzione di questa trasformazione, noi abbiamo in Infantino il primo presidente del calcio globale che controlla, politicamente, la FIFA grazie ai voti di Africa, Asia e Nord America, con un ruolo sempre più marginale dell’Europa. E qui si spiega anche la grande guerra in atto con la UEFA, che detiene ancora il potere economico del calcio perché fattura il triplo della FIFA, e gli attacchi che sono arrivati alla UEFA stessa attraverso la Superlega e la proposta di un Mondiale biennale. Potrebbe verificarsi un’accentuazione di questi fenomeni. Non a caso, nel mio libro ho messo in copertina Putin, Infantino e bin Salman, dominus dell’Arabia Saudita che si è candidata ad ospitare i Mondiali del 2030, in opposizione alla candidatura europea di Spagna, Portogallo e Ucraina».
«Questi scenari ci portano a capire quanto sia profonda l’attrazione del calcio, e anche degli sport olimpici, perché un identico discorso vale per il CIO, nei confronti delle dittature. Bisogna essere consapevoli di questo e prendere le adeguate contromisure, al fine di salvare i nostri valori, che sono importanti e distintivi anche nel calcio, specie per quanto concerne la sua funzione nei rapporti all’interno delle nazioni e fra di esse».
Un importante azionista di Exor ha affermato che il calcio ormai è roba da emiri. Cosa ne sarà della Juventus dopo il ciclone che l’ha investita?
«La Juventus farà la Juventus, nel senso che è una squadra centrale per il calcio italiano ed europeo. Oggi assistiamo a un cambiamento di governance, che è anche un cambiamento di filosofia, imposto da John Elkann e dal suo management. Pertanto, da un lato vedremo a cosa porterà il processo penale e quello sportivo rispetto al vecchio management, stabilendo se siano state commesse irregolarità, di che tipo e con quali eventuali sanzioni, mentre dall’altro la società dovrà ritrovare il suo equilibrio e avere, insieme a Inter e Milan, un ruolo di leadership nel calcio italiano per tentare di frenare il declino del nostro calcio rispetto a quanto sta avvenendo in Europa e nel mondo».
«Sicuramente, è uno scenario molto difficile ma immagino che, in occasione del centenario della famiglia Agnelli alla presidenza, l’obiettivo di Elkann sia quello di festeggiare la ricorrenza riportando serenità e facendo sì che il club torni a essere competitivo».
(da TPI)
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Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile “NON BASTANO 18 MILIONI DI CASI E 40.000 MORTI SOLO QUEST’ANNO?”
“Il virus e i vaccini non sono democratici. Nei prossimi giorni capiremo se la nuova variante Cerberus è un fuoco di paglia o se dobbiamo preoccuparci. In quest’ultimo caso, dovremmo aspettarci una nuova ondata di infezioni”.
Così Massimo Galli, già primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha fatto il punto della situazione Covid nel nostro Paese a Fanpage.it, facendo una previsione su quello che potrebbe succedere nelle prossime settimane a ridosso delle feste di Natale.
Dott. Galli, cosa pensa succederà nei prossimi giorni?
“Molto dipenderà dalle varianti in circolazione ma potremmo avere problemi già dalla prima metà di dicembre”
Stando agli ultimi bollettini, ad aumentare sono non solo i contagi ma anche i decessi…
“Questo è dato dal fatto che il virus e il vaccino nn sono democratici, ci sono soggetti che rispondono molto bene al vaccino ed altri che non rispondono affatto. Poi ci sono quelli con comorbidità e chi non ha mai fatto vaccino, per cui i numeri continuano a salire”.
Perchè?
“Piaccia o non piaccia, a coloro che dicono che ormai il Covid è solo una influenza ricordo che ha fatto 18 milioni di casi ufficiali e 40mila morti solo quest’anno. Ora, l’influenza normale fa mediamente 8mila morti all’anno, direttamente o indirettamente. La Covid direttamente ne ha fatti 5 volte tanto solo nel 2022, considerato per di più a circolare è la variante Omicron che tutti pensano sia più buona e molto meno pericolosa. Siamo parlando di un problema ancora aperto, che va gestito con una serie di cautele che ci consentano di conviverci. Non dico che dobbiamo chiuderci come in Cina. È chiaro che tutti i paesi devono organizzarsi nell’ottica della convivenza con il virus, ma senza sottovalutazioni, che magari sono politicamente premianti ma oggettivamente pericolose e dopo si paga il conto”.
Come pensa che sarà il prossimo Natale?
“Le infezioni salgono. Se è fuoco di paglia e se Cerberus, già presente nel 30% dei nuovi isolamenti, si rivelerà tale, evviva. Se cos’è non sarà, ci potremmo aspettare una nuova ondata, tenendo conto che abbiamo numero limitato di quarte dosi e percentuale di persone in ospedale.
Mi auguro che non sia così, ma dobbiamo essere zelanti e consigliare di stare attenti. L’atteggiamento dilagante è agli antipodi di ciò, ma non possiamo fare finta di quello che sta succedendo”.
(da Fanpage)
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Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile LA MACCHINA AMMINISTRATIVA E’ ANDATA FUORI GIRI
“Il nostro Paese, nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce
grazie allo sforzo individuale, ma non matura”, “l’Italia non cresce abbastanza o non cresce affatto” e “la macchina amministrativa pubblica è andata fuori giri e così non sarà in grado di trainare la ripresa”. È quanto si legge nel 56esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2022 nel capitolo: “Un Paese che vive in uno stato di latenza”. È quanto ha riportato l’agenzia di stampa Agi.
“Abbiamo assistito a un proliferare, spesso scomposto, di piani di ogni genere – si legge nel rapporto Censis – per la resilienza, per la sicurezza informatica, per il clima e l’energia, per la mobilità elettrica, per l’idrogeno, per la non autosufficienza, per la sostenibilità sociale, solo per fare qualche esempio. Senza, o quasi, dibattito pubblico, senza traguardi e impegni precisi, senza vincoli ai processi e ai soggetti”. “Lo sforzo di autoconservazione, l’istinto a resistere e a conservare convenienze individuali, il contenimento dei doveri di solidarietà, lo scivolamento in basso degli investimenti sociali hanno finito per appiattire tutto sull’esistente – prosegue il Censis – e nulla come la conservazione dell’esistente genera più contraddizioni e diseguaglianze, perchè l’individuale adattarsi al mondo smarrisce ogni responsabilità collettiva di futuro”. Lo slogan dell’”uno vale uno” ha lasciato il posto alla competenza degli scienziati, degli strateghi militari, degli economisti dell’energia che, a loro volta, sembrano richiesti di cedere il passo, di nuovo, alla politica. La messa di lato operata dalla società della vitalità continuata, dell’imprevedibile fecondo, dell’Italia arrangiatoria di sempre, con le sue patologie strutturali, non può giustificare la rinuncia da parte della classe dirigente a risalire il fiume, remando contro corrente. Che è ciò che serve affinchè si sappia affrontare la domanda “dove siamo, tutti insieme, nel nostro tempo?”.
(da agenzie)
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Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile IL REGIME CRIMINALE IRANIANO MOSTRA IL SUO VOLTO
Condannata a morte con l’accusa di aver dato calci a un paramilitare durante una manifestazione a Pakdasht, nella regione di Teheran. La notizia che arriva dall’Iran parla di Fahimeh Karim, una giovane donna, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli che nei giorni scorsi ha preso parte alle proteste contro il regime dittatoriale del paese in cui vive.
Sono quasi 80 giorni che il popolo iraniano combatte per chiedere la libertà e il rispetto dei diritti civili. Un’ondata di protesta nata dall’uccisione della giovane Mahsa Amini, la 22enne di origine curda morta lo scorso 16 settembre sotto custodia della polizia morale iraniana dopo esser stata fermata perché non indossava correttamente l’hijab. Fahimeh Karim è stata di recente trasferita dal carcere di Evin a Teheran a quello di Khorin, a Pakdash, e in molti continuano ad esprimere preoccupazione per la sua sorte.
Insieme al caso di Karim si aggiungono di ora in ora nuove vittime del regime repressivo iraniano, spesso donne. Poche ore fa il media IranWire ha riferito che l’abitazione della famiglia della scalatrice iraniana Elnaz Rekabi è stata demolita da funzionari governativi. L’atleta aveva gareggiato senza indossare il velo in ottobre ai Campionati asiatici della Federazione internazionale di arrampicata sportiva a Seul. Poi aveva ritrattato sostenendo che il velo le fosse caduto per errore durante la gara. Rekabi aveva preso parte alla competizione senza hijab proprio quando le proteste anti-regime si stavano diffondendo in tutto l’Iran. Ed era finita sotto la custodia della polizia morale perché non aveva indossato correttamente il velo. Pochi giorni fa un assistente di volo è stata colpita a morte dalle forze di sicurezza. Sanaz Keshavarz è stata presa di mira a Karaj lo scorso sabato 26 novembre. E ancora la 23enne Mina Bukaii è stata arrestata nel distretto di Naziabad di Teheran. Accusata di aver guidato le proteste, prima di essere presa, aveva ricevuto telefonate anonime che la minacciavano di stupro. La 34enne Neda Mohseni è stata portata via dalla polizia di regime durante una protesta a Isfahan. la sociologa e turista iraniana è stata torturata dalle forze dell’ordine.
(da agenzie)
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Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile LA DENUNCIA DELLE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI: PANETTONI AUMENTI DEL 37%, ALBERI SINTETICI DEL 40%, ADDOBBI DEL 25%
«Il Natale 2022 sarà all’insegna dei rincari, e addobbare l’albero e decorare
le case costerà sensibilmente di più rispetto agli anni passati. I rincari energetici e la guerra in Ucraina, però, c’entrano poco: sui prezzi al dettaglio di alcuni prodotti pesano in modo evidente le speculazioni». Sono le parole del presidente del Codacons, Carlo Rienzi, commentando i dati relativi ai rincari con cui avranno a che fare i consumatori italiani durante le festività natalizie e di fine anno.
Secondo le stime dell’associazione dei consumatori «la prima brutta sorpresa arriva sul fronte di pandori e panettoni: per quelli industriali si registrano aumenti in media del +37%, con punte per alcune marche del +59%». In tal senso il Codacons osserva che «il mercato italiano di panettoni e pandori vale circa 700 milioni di euro annui per quasi 100.000 tonnellate di dolci natalizi prodotti dai grandi soggetti industriali, a parità di consumi i rincari di questi due prodotti potrebbero costare complessivamente 260 milioni di euro».
I rincari, però, riguarderanno anche gli alberi e gli addobbi natalizi, i cui prezzi – secondo le rilevazioni – sono aumentati di circa il 40% rispetto all’anno scorso. «Mettendo a confronto i prezzi del 2021 di alcuni alberi sintetici venduti dalle principali catene commerciali, si scopre che quegli stessi prodotti sono oggi in commercio presso i medesimi punti vendita con aumenti attorno al +40%», spiega il Codacons. Ma i rincari non riguardano solo gli alberi, ma anche luci e addobbi di vario genere: per le luminarie si registrano aumenti in media del 25%, mentre per le palline di Natale e decorazioni varie i prezzi risultano essere aumentati del 20% rispetto al 2021. Il presidente del Codacons, commentando questi dati, ha osservato: «Per quanto riguarda i beni non alimentari, non tutti i beni natalizi sono di nuova produzione. I grandi esercizi commerciali rimettono in commercio alberi e decorazioni natalizie degli scorsi anni, beni acquistati in grandi stock che non risentono dei maggiori costi di produzione, e i cui prezzi non sono in alcun modo influenzati dalla crisi energetica». E Rienzi conclude con un monito: «Crediamo la Guardia di Finanza debba intervenire con indagini su tutto il territorio volte a verificare le cause di tali abnormi rincari e sanzionare gli operatori scorretti».
Oltre agli aumenti di pandori, panettoni e dolciumi registrati dal Codacons, però, a risentire dei rincari saranno praticamente tutti i generi alimentari che verranno portati in tavola durante le festività. Secondo le stime di Assoutenti, a parità di consumi rispetto al 2021, quest’anno gli italiani spenderanno 340 milioni di euro in più per imbandire le proprie tavole per cene, cenoni e pranzi, e portando il costo complessivo degli acquisti alimentari legati al Natale a superare quota 2,8 miliardi di euro. Secondo l’associazione, rispetto allo stesso periodo del 2021, i prezzi dei principali generi alimentari subiranno ulteriori rincari.
L’associazione registra forti aumenti per farine e cereali (+23,5%), riso (35,3%), pane (+15,9%) e pasta (+21,3%). Per carne e pesce gli aumenti si attestano intorno al 10%, mentre il prezzo delle uova aumenterà circa del 21,6%. I rincari al banco dell’ortofrutta saranno circa del +15,2%. Forti aumenti anche del latte (+33,1% per quello a lunga conservazione, e +20% per il latte fresco), così come per i derivati, con i formaggi che costeranno il 16,8% in più rispetto all’anno scorso.
Raddoppiano, o quasi, i prezzi per il burro (+41,7%), per l’olio di semi (+52,3%) e dello zucchero (+49%). Ad aumentare anche le bevande, con l’aumento del 6% per il vino, del 5,3% per i liquori, ma soprattutto dell’acqua minerale (+15,5%).
Ma secondo Assoutenti i consumatori stanno già correndo al riparo, specialmente nelle fasce economicamente più deboli della popolazione, con 3 famiglie su 10 pronte a tagliare sui consumi natalizi. Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, dopo aver osservato che «le recenti scelte del governo Meloni non sembrano andare nella direzione di difendere il potere d’acquisto delle famiglie, considerando che l’aumento delle accise scattato lo scorso 1 dicembre provocherà un ulteriore rialzo dei prezzi al dettaglio e inciderà sulle tasche dei cittadini che si sposteranno in auto durante le prossime festività» conclude che «l’emergenza prezzi si abbatterà anche sul Natale, rischiando di portare a una sensibile riduzione dei consumi da parte dei cittadini».
(da agenzie)
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Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile SECONDO I MAGISTRATI GENOVESI, I DUE PM FIORENTINI CHE HANNO INDAGATO L’EX PREMIER PER FINANZIAMENTO ILLECITO NELL’INCHIESTA SULLA FONDAZIONE OPEN NON HANNO COMMESSO ALCUN REATO NELL’INVIARE AL COPASIR GLI ATTI SEQUESTRATI A CARRAI. QUELLA TRASMISSIONE NON SOLO ERA LECITA, MA ADDIRITTURA “DOVEROSA”
Denunciati dal senatore di Italia Viva Matteo Renzi e da Marco Carrai, ex membro del cda della fondazione Open lo scorso febbraio, i due magistrati di Firenze, Luca Turco e Antonino Nastasi sono stati sollevati da ogni accusa. La procura di Genova ha chiesto ufficialmente l’archiviazione per i due incolpati di aver trasmesso al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Copasir, atti dell’indagine che la Cassazione aveva definito «non trattenibili». E di averlo fatto sotto richiesta del Copasir per «esigenze di sicurezza nazionale».
Turco e Nastasi a quel punto erano stati indagati per abuso d’ufficio al fine di poter procedere con gli accertamenti. Ma la la procura di Genova ora chiarisce: «Al Copasir non può essere opposto il segreto d’ufficio o il segreto professionale e bancario». Dunque «il comportamento dei pm toscani è stato corretto». E ancora: «Correttamente è stata ritenuta doverosa la trasmissione degli atti al Copasir per le valutazioni di competenza in punto sicurezza nazionale», spiegano gli aggiunti Francesco Pinto e Vittorio Ranieri Miniati nella loro richiesta di archiviazione, «secondo la legge l’autorità giudiziaria non può non rispondere, al massimo ritardare la risposta motivandolo con ragioni di natura istruttoria».
Quindi per la Procura genovese la trasmissione degli atti denunciata da Renzi e Carrai era dovuta, visto che «non si è trattato di una indebita e intenzionale diffusione all’esterno del materiale sequestrato ma di una comunicazione istituzionale a un organismo parlamentare i cui membri sono tenuti al segreto d’ufficio».
Contro l’aggiunto Luca Turco e il sostituto Antonino Nastasi, Renzi aveva presentato un’altra querela aggiungendo ai due nomi anche quello dell’ex procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, accusandoli di aver acquisito illecitamente le sue chat e il suo estratto conto.
Anche su questo la procura aveva chiesto l’archiviazione
(da Open)
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Dicembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile C’È CHI NON È STATO AVVERTITO, CENTINAIA SI SONO RITROVATI INFREDDOLITI DAVANTI AI PUNTI DI RACCOLTA, LE FORZE DELL’ORDINE NON SAPEVANO BENE QUALI INDICAZIONI DARE AGLI SFOLLATI
La casa sospesa, quel cubo di cemento aggrappato alla montagna e con il
vuoto davanti, diventata il simbolo della follia edilizia di Casamicciola, adesso che è ricominciata la pioggia ha tutti gli occhi puntati addosso. Perché può essere l’indicatore di un pericolo imminente. Da ieri una squadra di tecnici ne sta monitorando ogni movimento. Con un metodo empirico: aprendo e chiudendo le porte della cantina.
Se i battenti vanno lisci vuol dire che la casa è ferma e quindi è fermo anche il terreno sul quale poggia. Ma se le porte non si aprono o se muoverle diventa pesante, allora significa che il fabbricato scende, e che sta scendendo anche il costone.
Le frane cominciano così, con piccolissimi movimenti, ma quello che viene dopo lo si è già visto una settimana fa e adesso si teme possa succedere ancora. Perciò alla prima allerta meteo gialla il commissario per l’emergenza Giovanni Legnini decide di anticipare il piano di evacuazione di circa 1200 persone della nuova zona rossa, mentre in un’area verde di precauzione vengono dati consigli di cosa fare in caso di forti piogge.
Ma alle quattro del pomeriggio, quando scatta l’evacuazione, arrivano i primi segnali di una disorganizzazione comprensibile per la ristrettezza dei tempi, ma preoccupante se dovesse ripetersi.
Gente spaesata e infreddolita davanti ai punti di raccolta, forze dell’ordine che non hanno indicazioni da dare agli sfollati, autisti delle navette che non sanno dove andare. E così, alle 19, si decide di far confluire tutti nel palazzetto dello sport da dove poi smistare le persone verso i vari alberghi. Un caos che probabilmente ha fatto dimagrire il numero reale degli sfollati.
A fine giornata la struttura commissariale non ha fornito un bilancio ufficiale e negli alberghi pare ci fossero tra 300 e 500 persone. Ai quali aggiungere altri che hanno trovato sistemazione in casa di parenti. Probabile che molti non abbiano saputo. Del resto il piano di evacuazione faceva affidamento «sulle informazioni attraverso gli organi di stampa e i nostri profili social. Ma niente avvisi con megafono per non creare allarme».
Forse troppo poco se si deve mettere in sicurezza anche anziani che non smanettano su Facebook. Un piano che provoca il malumore di alcuni sindaci ed ex sindaci: «Solo noi conosciamo il territorio, ma ci hanno tenuti fuori». I più penalizzati gli anziani. In via Parodi, al piano terra del civico 27 abitano Salvatore Martusciello e la moglie, 81 e 86 anni. Al primo piano la sorella di Salvatore con il marito, pure loro oltre gli 80. Le due donne sono inabili, e nessuno dei quattro sa dell’evacuazione. Li avverte la figlia di Salvatore, e poi sono i giornalisti a spiegare che c’è un numero verde. Lui telefona, dà nome e indirizzo e aspetta. Ma non arriva nessuno. Sarà il genero, a sera, a prendere Salvatore e la moglie.
«Nelle prossime ore — dice in serata Legnini — proseguiremo nella definizione di ulteriori misure per garantire la sicurezza, provando a ridurre al minino i disagi dei cittadini». Alla fine è stato il cielo a dare una mano. La pioggia c’è stata, ma non da emergenza. E dunque il caos non ha avuto conseguenze gravi. Ora gli sfollati resteranno negli alberghi per almeno 48 ore. E per il futuro? Alla prossima allerta meteo? «Poi vedremo — la risposta evasiva data in mattinata da Legnini — procediamo un passo alla volta».
(da agenzie)
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