Dicembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
IL “TAGLIO ALLA BUROCRAZIA” SIGNIFICA MINORI VINCOLI DEI SUBAPPALTI, I LAVORI FINO A 500 MILA EURO POTRANNO ESSERE FATTI ANCHE DA STAZIONI APPALTANTI PICCOLE, SENZA CAPACITÀ DI ACQUISTI NÉ GARANZIA DI AVERE TECNICI ADEGUATI…SFORBICIATI I POTERI DI VERIFICA SUI REQUISITI DELL’IMPRESA…. RIDOTTO IL CONTROLLO SUI CONFLITTI D’INTERESSE: CI SONO TANTI CASI IN CUI GLI AFFIDAMENTI VENGONO FATTI A PARENTI O CONOSCENTI
La voglia di fare presto e di semplificare al massimo può essere una cattivissima consigliera. Così ad esempio la vede «Libera», intrepida associazione antimafia: «Rischia di alimentare gli appetiti di organizzazioni criminali, corrotti e corruttori, allarga le maglie ed allenta i controlli, anche depotenziando le funzioni dell’Autorità Anticorruzione. Una beffa natalizia».
Sono tante le perplessità, i dubbi, le critiche. È un fatto, per dire, che questa riforma permetterà il subappalto a cascata. Ecco, le infitrazioni criminali. La corsa a mettere le mani sugli appalti pubblici è sempre più difficile da contrastare. Questa è la triste cornice in cui ci si muove. E l’Anac, l’Autorità Anticorruzione, trema. Nei giorni scorsi c’è stata una certa interlocuzione con Palazzo Chigi. Alcune cose sono cadute lungo la strada, altre sono da verificare. Di certo, l’Anac è molto perplessa alla prospettiva di vanificare la riforma delle stazioni appaltanti.
Se ne contano ben 36mila con oltre 100mila centri di spesa. Teoricamente, sulla base di una riforma del governo Renzi, e come concordato nell’ambito del Pnrr, sarebbero dovute scendere a 12mila. E invece ecco la retromarcia decisa ieri dal governo. Nella proposta Anac, per poter svolgere appalti superiori ai 150.000 euro, una stazione appaltante avrebbe dovuto dimostrare di avere un certo numero di requisiti, altrimenti occorreva aggregarsi.
In futuro, invece, appalti fino a 500.000 euro potranno essere fatti anche da stazioni appaltanti piccole, senza capacità di acquisti, e senza garanzia di avere tecnici adeguati. All’Anac, poi, sono stati direttamente sforbiciati i poteri quanto alle verifiche sulle Soa, ovvero le attestazioni che dimostrano i requisiti economici e organizzativi dell’impresa che partecipa alle gare più grosse.
Così come è stato ridotto il suo ruolo in materia di controllo dei conflitti d’interesse, per esempio sui Rup, i Responsabili unici del procedimento all’interno degli appalti, i quali non devono mai essere in conflitto d’interesse. Può sembrare una piccola cosa, ma «ci troviamo tanti casi in cui gli affidamenti vengono fatti a parenti o conoscenti», ha spiegato Giuseppe Busia, il presidente dell’Anac. E ancora.
È stato abolito l’elenco delle società “in house” che permetteva ad Anac di verificare se i servizi affidati da Comuni e Regioni alle loro società non potessero essere svolti meglio con gare aperte sul libero mercato. Nel braccio di ferro hanno vinto gli enti locali che vogliono gestire in proprio i servizi. Ha vinto l’idiosincrasia trasversale di destra, sinistra e centro alle gare.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
CONSIGLIATO ANCHE UN VOLUME SUI VOLONTARI FILO-RUSSI IN DONBASS
Senza gridare allo scandalo né lanciare l’allarme democratico; senza buttarla a ridere né alzare il sopracciglio schizzinoso risulta comunque abbastanza raffazzonata la “controegemonia” dei Fratelli d’Italia.
L’impegnativa espressione dà il titolo al primo bollettino editoriale del partito di maggioranza, ma diversi contributi, tanto per cominciare, sembrano scritti prima dell’estate scorsa e ripubblicati pari pari dopo la vittoria e la conquista di Palazzo Chigi; così come fra le proposte di libri pubblicati dalle case editrici di area ce n’è qualcuna che l’atlantismo della premier avrebbe forse sconsigliato, tipo l’avventurosa cronaca di guerra di un militante di destra, Vittorio Nicola Rangeloni, che è andato a intrupparsi con i separatisti filo-russi in Donbass (Idrovolante). In compenso l’autobiografia di Meloni, Io sono Giorgia, è indicata come una pietra miliare il suo successo, 160 mila copie, “un risultato incredibile”, “il vero inizio”, “lettura obbligata” – là dove il pur comprensibile slancio scade nel più convenzionale soffietto cortigianesco.
Ma pazienza. Quello della cultura di destra resta un mondo per certi versi sorprendente, un pullulare di iniziative a tratti perfino bulimico, ma uno sguardo d’insieme lo mostra qui ancora perdutamente radicale, e, specie adesso, anche inutilmente catacombale. Come se le varie pubblicazioni comprese nel documento a cura del Laboratorio Editoria del partito fossero rimasti indietro rispetto alle novità, dominati da equivoci, prigionieri di complessi che i fratelli maggiori della Nuova destra cresciuta tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso – vedi l’esperienza de La Voce della Fogna di Marco Tarchi – avevano ampiamente superato.
Il primo e anche il più bizzarro di questi complessi è uno stato di soggezione e sudditanza psicologica verso una cultura di sinistra che in realtà versa da decenni in uno stato agonico, cosa di cui evidentemente da quelle parti si fatica a prendere atto.
Il vittimismo, d’altra parte, non aiuta a capire il presente, se si esclude qualche riflessione più o meno strampalata e complottistica sul neoliberismo, mentre manca una visione originale ed evoluta sugli effetti della società delle merci e degli spettacoli, le condizioni e il che fare dell’ambiente, la rivoluzione digitale, gli algoritmi, i giganti della tecnologia.
Così, il risultato è che si rimestano gli argomenti di sempre: i soliti futuristi, le immancabili foibe, i martiri degli anni di piombo, Nietzsche (“Nice che dice?” era la parodia dei camerati iconoclasti di quarant’anni orsono) o Mishima, tanto per cambiare.
Al massimo, se molto curiosi, si può essere attratti da una specie di autobiografia di Nino Benvenuti e Il mio esodo dall’Istria (Ferrogallico): non male però i disegni che l’accompagnano; così come colpisce l’allucinatorio fumettone Timeo, che sbaraglia le copertine con spade, spadoni e guerrieri a cavallo.
Vero è che da tempo la politica si è scissa dalla cultura e quindi ogni iniziativa e censimento in tal senso assomiglia a un atto quasi eroico. Ma il secondo handicap che affligge questo mondo ritrovatosi quasi di colpo maggioranza relativa è ancora quello dell’auto-emarginazione.
Restarsene nel “ghetto” o, peggio, crogiolarsi compiaciuti nel “cattiverio” si traduce infatti nella pratica impossibilità di un confronto e ha tutta l’aria di spingere alla fuga verso un Altrove ora un po’ surreale, ora ammuffito, dall’Armenia cristiana alla trilogia giapponese dell’ambasciatore Vattani junior, quando non sono meticolose ricostruzioni sul movimento carlista o revival di Peron (Fergen).
Se poi Mussolini rimane un tabù, come del resto il fascismo quale fenomeno storico unificante, ecco che l’entrante stagione meloniana rischia di annegare dentro un caotico minestrone che ospita l’identità cattolica e le follie di D’Annunzio (Passaggio al Bosco), o tiene insieme Mazzini e il brigantaggio post-unitario senza risparmiarsi qualche strizzatina d’occhio ai neoborbonici.
Quando la confusione è troppa, non resta dunque che rifugiarsi nella Patria, genericamente posta alla base delle pubblicazioni dell’attore Edoardo Sylos Labini (Cultura identità). Ma anche qui, a parte l’inesorabile retorica, si fa presto a gridare Patria nella nazione delle tante, tantissime patrie – fin troppo chiacchierone oltretutto per innescare qualsiasi fantomatica controegemonia.
(da La Repubblica)
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Dicembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
IL PRIMO CITTADINO DI RIETI HA DATO UN INCARICO DI UFFICIO STAMPA ALLA COLLABORATRICE PRIVO DI TESSERINO DA GIORNALISTA (CHE INVECE ERA RICHIESTO NEL BANDO)
Dopo le recenti polemiche per il post con cui la moglie lo sgridava pubblicamente per non essere tornato a casa nonostante fosse notte fonda, un’altra bufera si è abbattuta sul sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi, di FdI.
Il caso questa volta riguarda la scelta di una collaboratrice per l’ufficio stampa, che come specificato nella determina per l’affidamento dell’incarico dovrebbe essere una giornalista, ma che non risulta iscritta all’albo professionale.
La dirigente comunale Sonia Salvi ha affidato l’incarico, della durata di 25 mesi, alla 30enne reatina Martina Di Lorenzo.
Nelle premesse della determina viene specificato che “gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all’albo nazionale dei giornalisti e possono essere dipendenti dell’Amministrazione stessa oppure personale esterno, dotato dei necessari requisiti, funzionali all’incarico da svolgere oltre che in primis l’iscrizione negli elenchi di professionisti o dei pubblicisti dell’albo nazionale dei giornalisti”.
Due dipendenti comunali che hanno risposto all’interpello sono risultati privi “dei necessari requisiti ed esperienza per lo svolgimento dell’incarico”.
La scelta è caduta così su un esterno e come collaboratrice è stata scelta Martina Di Lorenzo, evidenziando che ha un curriculum “che si attaglia perfettamente a quanto necessita per lo svolgimento dell’incarico”. Ma la collaboratrice non sarebbe appunto iscritta all’albo dei giornalisti.
“Il nome della dottoressa Di Lorenzo – dichiara il consigliere comunale Daniele Bizzoca – non compare nelle liste pubbliche dell’Albo dei giornalisti. Sorge il dubbio, dunque, che non sia iscritta. Mi rifiuto di credere che il Comune abbia prodotto una violazione così abnorme rispetto alla Legge, dunque chiediamo formalmente al sindaco di chiarire una volta per tutte, documenti alla mano, se la neo-assunta sia in possesso dei requisiti necessari”.
L’esponente del centrosinistra, specificando anche che Martina Di Lorenzo “ha accompagnato Sinibaldi nella campagna elettorale della scorsa primavera come parte dello staff del suo comitato”, sostiene infine che “solo un atto di trasparenza può evitare la solita ridda di dicerie e illazioni che, in casi come questi, contraddistingue una piccola città di provincia”.
Il primo cittadino ha replicato parlando di “parole scomposte e cattiverie gratuite”. “Andiamo avanti lavorando per il bene della città di Rieti e prestissimo anche della Regione Lazio”, ha aggiunto.
Sulle contestazioni rispetto al possesso dei titoli da parte della collaboratrice scelta però non ha fatto alcun cenno e le polemiche continuano.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
“SONO STATE FONDAMENTALI NELL’INCHIESTA QATARGATE”… PER QUELLO LE VOGLIONO TOGLIERE, OVVIO
“Non c’è nulla di liberale nelle riforme costituzionali annunciate dal ministro Nordio”. L’Associazione magistrati, con il presidente Giuseppe Santalucia, va all’attacco del Guardasigilli Carlo Nordio che, a ogni incontro pubblico, ancora ieri, continua ad attaccare le toghe e ad annunciare le future riforme costituzionali, nonché una nuova legge sulle intercettazioni, lo stop a reati come abuso d’ufficio e traffico d’influenza. Via anche la legge Severino.
Di fronte al Comitato direttivo centrale dell’Anm Santalucia non fa sconti a Nordio. E lo boccia a 360 grado sulle riforme annunciate. “Credo che il nostro sistema di garanzie democratiche – dice il presidente delle toghe italiane – non possa fare a meno di azione penale obbligatoria e unità delle carriere: se si toccano questi capisaldi non si fa un riforma in senso liberale, ma si pongono le premesse per un controllo politico sull’azione penale”.
“Non alziamo muri, ma non migliora qualità della giustizia”
Di fronte alla duplice relazione in Parlamento di Nordio, tra Camera e Senato, nonché davanti alle tante interviste ed esternazioni pubbliche, Santalucia replica: “Il ministro annuncia queste riforme, ma dovrebbe dirci quale assetto della magistratura prefigura, cosa immagina dopo aver separato le carriere e aver reso l’azione penale discrezionale”. E ancora: “Lui ci dice che non pensa di condizionare il pubblico ministero alla politica, allora ci dica come lo vuole fare. Perché con un’azione penale discrezionale e un pubblico ministero non più nella giurisdizione, non credo che il pm possa godere dell’autonomia e dell’indipendenza di cui gode ora”.
Non è una dichiarazione di guerra quella di Santalucia, tant’è che aggiunge: “Noi non alziamo muri, non facciamo scontri, ma vogliamo spiegare che queste non sono riforme che aumenteranno la qualità della giustizia”.
Intercettazioni, “attacco a freddo”
Dalle riforme costituzionali – separazione carriere, obbligatorietà dell’azione penale – alle intercettazioni. Su cui, secondo Santalucia, da Nordio è arrivato “un attacco a freddo”. Il presidente dell’Anm ricorda la riforma degli ascolti dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando del 2017-2018 e poi ancora nel 2020 i ritocchi di Alfonso Bonafede che ha fatto entrare in vigore la riforma che distingue tra ascolti rilevanti e irrilevanti, condannando questi ultimi a finire nell’armadio riservato costudito dal solo capo della procura. E da allora, dice Santalucia, “non credo che ci siano stati casi che segnano una lacuna nella normativa, come “è accaduto in passato”. Ma nonostante questo “il ministro Nordio ha ripreso comunque un vecchio tema”.
E poi il paragone delle sue accuse rispetto a quanto sta avvenendo con l’indagine sulle tangenti del Qatar. “Credo che la cronaca di questi giorni – dice Santalucia – con un’indagine che si è giovata fortemente delle intercettazioni, si sia incaricata di smentire l’ordine delle priorità del ministro Nordio”. Dal Belgio, al contrario dell’Italia, “non è arrivato alcun appello all’immunità, bensì una forte collaborazione istituzionale”. Ancora: “Nella drammaticità della vicenda, da lì è arrivata una pagina di collaborazione tra poteri che vorremmo potesse segnare il quotidiano anche in Italia”.
(da La Repubblica)
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Dicembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
SENALDI: “NON LAVORO PER MULTINAZIONALI COME LEI”… CRISANTI: “FALSO, FACCIA I NOMI, ABBIA IL CORAGGIO DELLE SUE AZIONI COSI’ LA QUERELO”… E SENALDI BATTE IN RITIRATA
Scontro di fuoco a “L’aria che tira” su La7 tra il virologo e senatore del Pd Andrea Crisanti e il condirettore di Libero Pietro Senaldi.
A scatenare la discussione, i pareri divergenti dei due sul sistema sanitario privato italiano, ricoperto di lodi da Senaldi che in merito ha pure raccontato un aneddoto: “A molti miei amici che lavorano in posizioni di rilievo in Francia e in Gran Bretagna viene consigliato di andare in Italia se stanno male”.
Da qui, la replica piccata di Crisanti: “Questo è un esempio di mal costume, perché, ad esempio, in Inghilterra il sistema sanitario è tutto pubblico e non salti la fila: aspetti e non paghi. Noi invece siamo abituati diversamente: prendi i soldi e paghi. E questa sarebbe una bella lezione di umiltà per i suoi amici benestanti”.
Pietro Senaldi ha allora precisato che si riferiva al sistema sanitario privato, al che Crisanti ha ribadito come il National Health Service inglese sia tutto pubblico. I
l giornalista, a quel punto, lo ha attaccato: “Io non ho mai lavorato per delle multinazionali e non sono nei jet set internazionali come lei”. “Neanche io – ha ribattuto Crisanti – lei sta dicendo una inesattezza, io non ho mai lavorato per multinazionali”.
Senaldi ha quindi ignorato la questione “multinazionali”, tornando a sottolineare come il virologo faccia parte di jet set internazionali e simili. Al che Crisanti lo ha incalzato: “Per quale multinazionale ho lavorato? Lo dica, così la denuncio. Abbia il coraggio delle sue azioni. Mi dica per quali multinazionali ho lavorato e ne risponderà in tribunale. Lo dica e si vergogni”.
“Ma non faccia il paladino dei poveri, per pietà”, ha risposto allora Senaldi. Che poi, nonostante le sollecitazioni della presentatrice Myrta Merlino, ha volutamente lasciato passare in sordina l’accusa rivolta a Crisanti su presunte collaborazioni con le multinazionali.
(da NextQuotidiano)
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Dicembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
“DOPO LA MIA CADUTA PER I MEDICI SONO VIVO PER MIRACOLO”
“Non ho preso nessun ruolo istituzionale in questo governo anche se lo meritavo. Anche vista la caduta che ho fatto il secondo giorno di campagna elettorale”. Parte all’attacco il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Impossibile mandar giù il fatto di non essere stato chiamato a far parte della squadra dell’esecutivo di Giorgia Meloni.
In occasione dell’evento ‘Programmi, idee e priorità di Forza Italia per la Lombardia’ a Milano, ha parlato anche della sua salute dopo la caduta durante la campagna elettorale.
“I medici – ha spiegato – mi avevano detto che sono vivo per miracolo e che forse passerà. Ma quando sono seduto o in piedi sono ancora quello che ragiona non male”.
Berlusconi ha anche ‘lanciato’ la corsa di Attilio Fontana, il candidato di centrodestra alle elezioni regionali in Lombardia del 12 e 13 febbraio. A Fontana, ha detto, “siamo grati per l’attività di questi anni. Abbiamo seguito quello che hai fatto: sempre messo in campo esperienza e competenza, un tratto riservato e gentile, e grandissima capacità di lavoro”. La profezia: “Vincerai e vinceremo”.
(da La Repubblica)
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Dicembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
“NON SAREMO MAI DISTANTI, PROMETTIMI CHE TI FARAI SENTIRE”
Hanno scelto entrambe la poesia per raccontare il loro dolore sui social per la morte di Sinisa Mihajlovic, scomparso ieri a 53 anni per una leucemia mieloide acuta. La moglie Arianna Rapaccioni e la sua figlia maggiore, Viktorija, che avevano scelto il silenzio da quando le condizioni dell’ex allenatore del Bologna, che affrontava da inizio 2022 una recidiva della malattia, si erano improvvisamente aggravate, nelle scorse ore hanno affidato a Instagram il loro saluto al marito e padre. Virginia, invece, scrive una lettera al padre: “Impossibile accettare tutto questo ma trovo la forza nell’amore immenso che mi hai donato in questi anni di vita insieme”.
Viktorija: “Mio eroe, mio grande amore”
La prima, questa notte, è stata Viktorija, che ha pubblicato nelle stories la sua mano che stringe quella del padre: “Spero tu stia bene ora amore mio, ovunque tu sia io so amare fino a lì” (frase di Klaus Mikaelson, personaggio di “The vampire diaries”). Parole che ritornano nel post dedicato al Sinisa padre e campione, con tante foto della sua carriera, dalla Stella Rossa alla Lazio, e ancora quelle mani insieme. Prima la poesia di Eugenio Montale “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, poi quelle parole sussurrate: “Ti amo con tutto il mio cuore papà, anima pura, rara, orgoglio della mia vita, mio eroe, mio GRANDE amore. Ovunque tu sia io so amare fino a lì”.
Arianna sceglie “Romeo e Giulietta”
La moglie Arianna sceglie, come ha fatto spesso anche nei mesi scorsi, una fotografia serena della coppia (fra le più recenti, quelle del battesimo di Violante, la nipotina di Sinisa, figlia di Virginia e del calciatore del Genoa Alessandro Vogliacco), e alcuni versi dal “Romeo e Giuletta” di William Shakespeare: “Quando non sarai più parte di me , ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle , allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte”.
Virginia: “Il tuo amore mi accompagnerà per sempre”
Poi, in mattinata, anche Virginia, che ha reso Sinisa nonno, affida a Instagram il suo saluto. “È dura papà. È dura. In questo momento di immensa sofferenza avrei solo bisogno di un tuo abbraccio. Non un abbraccio qualsiasi, il tuo. Mischiato al tuo profumo, che, come la tua anima, rimaneva addosso. E chi ti conosce sa a cosa mi riferisco. Impossibile accettare tutto questo ma trovo la forza nell’amore immenso che mi hai donato in questi anni di vita insieme, talmente forte che mi accompagnerà per il resto dei miei giorni”.
“Dopo aver scoperto il tuo destino”, una malattia scoperta nell’estate del 2019, e che ha avuto una ricaduta a inizio 2022, “ringrazio di averti avuto con me per questi anni, in cui mi hai donato tutto, tutto quello che un padre avrebbe potuto donare ad una figlia, anzi molto di più. Mi hai amata immensamente, con tutte le forze che avevi. Mi hai protetta da ogni cosa, da tutti e tutto. Tu sei stato troppo. Troppo per me. Troppo per noi. Troppo per tutti”. “Il mio cuore oggi è spezzato, in frantumi – prosegue Virginia – La mia anima peggio, e non riesco a continuare a parlare del mio super eroe, per me papà, per voi Siniša Mihajlovic. Fa troppo, troppo male. Ti amo papà, per sempre, sempre, sempre, sempre. Te lo griderò ogni giorno, convinta che il mio grido arriverà fin lì. Non saremo mai distanti. Ciao papà, mio grande ed Immenso amore. Promettimi che ti farai sentire, io ho ancora tanto bisogno di te”.
Alex Vogliacco: “Io come un figlio adottivo”
Anche il genero Alessandro Vogliacco (il cui matrimonio con Virginia Mihajlovic, già in programma, era stato rinviato nei scorsi vista la recidiva di Sinisa) si rivolge direttamente a Mihajlovic. “Buon viaggio Sinisa, sono orgoglioso di essere un tuo figlio adottivo, ti sei preso cura di me, mi hai capito dal primo sguardo e non c’è più stato bisogno di tante parole. Avevamo ancora un sacco di cose da fare ma la tua anima rimarrà per sempre qui, niente al mondo potrà mai cancellare quello che hai fatto, il coraggio con cui hai lottato e la dignità che solo un grande re può avere, si perché tu eri il re dei più deboli, di quelli che hanno lottato per avere un posto nel mondo, eri una persona giusta e ti prometto che porterò avanti i tuoi valori. Un giorno ci rincontreremo, continueremo a guardare le partite e mi farai mangiare ancora cibo serbo. Aspettami e proteggici da lassù, finché non sarà il momento il tuo sguardo bello e imbronciato lo troverò in Violante. Ti voglio bene”.
(da agenzie)
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