Destra di Popolo.net

I SOLDATI RUSSI HANNO REALIZZATO DI ESSERE STATI USATI COME CARNE DA CANNONE

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

SI AVVENTURANO CON MAPPE DEGLI ANNI 60, CON POCO CIBO E POCHI PROIETTILI. ALCUNI DI LORO AVEVANO A MALAPENA SPARATO CON UNA PISTOLA E UNO DEI DOTTORI DA CAMPO ERA UN EX BARISTA SENZA FORMAZIONE MEDICA”

«I soldati russi vanno in battaglia con poco cibo, pochi proiettili e vaghe istruzioni raccolte su Wikipedia per maneggiare armi che conoscono a malapena. Si avventurano per l’Ucraina alla cieca o con vecchie mappe degli Anni 60, recuperate dal campo di battaglia. Si parlano su linee telefoniche aperte, rivelando le loro posizioni ed esponendosi a rischi figli dell’incompetenza e del disordine che regna nei loro ranghi. Arrivano da addestramenti in fatiscenti basi russe svuotate dalla corruzione. Gli vengono dati orari e obiettivi irrealistici, mentre loro si lamentano di essere stati spediti in un “tritacarne”».
Questa è «la guerra di Vladimir Putin» raccontata in un’inchiesta del New York Times basata su interviste, intercettazioni, documenti e piani di battaglia segreti secondo cui quella che doveva essere una «passeggiata nel parco» si è trasformata in una catastrofe per la Russia.
Su tutte svettano le fallimentari sortite della 155ª Brigata di Fanteria navale spedita dal Cremlino al fronte senza mappe, kit medici o walkie-talkie funzionanti.
Solo poche settimane prima, i suoi membri erano operai e camionisti, che guardavano alla televisione di Stato un’infinita vetrina di presunte vittorie militari russe prima di essere arruolati a settembre.
Uno di loro, col ruolo di dottore da campo, era un ex barista senza nessuna formazione medica. I membri della Brigata spiegano che alcuni di loro avevano a malapena sparato con una pistola e che erano quasi sempre a corto di proiettili, per non parlare della copertura aerea o di artiglieria.
Sei gli argomenti fondamentali. Il primo sono gli errori, commessi sin dall’inizio. I piani di invasione russa ordinavano alle truppe di penetrare in Ucraina su centinaia di chilometri da più direzioni e più dimensioni (cielo, terra e mare) con la convinzione che ci sarebbe stata esile resistenza. Il secondo è l’arroganza. Il terzo aspetto è la corruzione interna, «tutti o quasi rubavano e mentivano a Mosca».
Il crollo dei fronti e la progressiva consapevolezza dei soldati che nessuno sarebbe sopravvissuto è un altro aspetto emerso con l’invasione. Così come la frammentazione degli sforzi, con i Wagner che hanno sempre agito per conto proprio. Ed infine la realizzazione di essere stati usati come carne da cannone edulcorata «da un bicchiere di vodka».
(da agenzie)

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SONDAGGIO TERMOMETRO POLITICO: BENE FDI E M5S, IN CALO LA LEGA

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

FDI 28,7%, M5S 17,6%, PD 16,8%, AZIONE 8,3%, LEGA 8,1%, FORZA ITALIA 7%

Secondo l’ultimo sondaggio settimanale realizzato da Termometro politico, con interviste raccolte nelle giornate tra il 13 e il 15 dicembre, l’indice di fiducia della premier Meloni, si mantiene stabile intorno al 43,8%. Per quanto riguarda le intenzioni di voto Fdi e M5S sono entrambi in crescita, rispettivamente al 28,7% e al 17,6%.
Il Partito Democratico, che guarda alle primarie per eleggere il nuovo segretario, è stabile al terzo posto, al 16,8%.
Mentre Azione/Italia Viva è dato all’8,3%, leggermente più avanti dalla Lega, che cala all’8,1%.
Sale invece al 7% Forza Italia. Sinistra Italiana/Verdi cede due decimi (3,3%), seguono +Europa e Italexit (entrambi al 2,4%), Unione Popolare (1,6%) e Italia Sovrana (1,3%).
La proposta di introdurre 40 giorni di leva militare non piace
Sulla mini naja di 40 giorni proposta dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, sono più i contrari che i favorevoli. Per il 31% “abbiamo bisogno di soldati professionisti altamente specializzati e quindi i 40 giorni non servirebbero a nulla”, un ulteriore 21,1% è contrario in quanto “dovremmo diffondere i valori della pace invece che insegnare a usare le armi”. A favore il 20,8% secondo cui la mini naja può essere un’esperienza utile ai giovani a livello professionale e caratteriale, mentre il 24,6% va si spinge oltre, proponendo il ripristino del servizio militare per tutti i ragazzi, come una volta.
(da agenzie)

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NAUFRAGIO A LAMPEDUSA, GRAVISSIMO UN BIMBO DI MENO DI UN ANNO

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

IL PICCOLO E’ STATO INTUBATO

Sono 43 le persone che sono state tratte in salvo a circa 10 miglia a Sud di Lampedusa. Molti di loro sono in ipotermia. Non è chiaro, al momento, se i migranti siano stati trovati direttamente in acqua o se il barchino sul quale viaggiavano si sia ribaltato successivamente.
A soccorrerli sono stati i militari della Capitaneria di porto. Non vi sarebbero dispersi, contrariamente a quanto emerso in precedenza.
Il piccolo, di poco meno di un anno, è stato intubato direttamente dai medici della Guardia costiera a bordo della motovedetta. Al momento, viene sottoposto ad accertamenti da parte dei sanitari del Poliambulatorio, che stanno valutando l’intervento dell’elisoccorso del 118.
Oltre al bambino al Poliambulatorio di Lampedusa sono stati portati anche tre migranti salvati dalla Guardia Costiera. Avrebbero gravi ustioni e i medici li stanno sottoponendo a controlli e medicazioni. All’improvviso Lampedusa è tornata in emergenza. Il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino è in costante contatto con le forze dell’ordine e i medici del presidio ospedaliero.
Questa mattina 105 migranti hanno lasciato l’hotspot della maggiore delle Pelagie, per essere imbarcati sul traghetto di linea Veronese con destinazione Porto Empedocle, dove giungeranno questa sera. Nella struttura di primissima accoglienza di contrada Imbriacola erano rimasti 242 ospiti, a fronte dei poco meno di 400 posti disponibili.
E sempre in mattinata è stato assegnato un porto alla nave di Emergency, la Life Support, che sbarcherà a Livorno 70 persone, tra cui molti minori e una donna incinta.
Sono almeno cinque le imbarcazioni di altrettante Ong tornate a navigare in mare in questi giorni per pattugliare il Mediterraneo, e soccorrere i barchini in difficoltà. Mentre il Viminale prepara una stretta: nelle prossime settimane arriverà il nuovo Codice di condotta per le organizzazioni non governative.
Si trovano in missione in questo momento la tedesca Rise Above e la panamense Life Support, che sbarcano con i migranti in queste ore a Gioia Tauro e Livorno. Mentre la tedesca Sea Eye 4 è ancora senza un porto, con 63 migranti a bordo. A queste si aggiungono il veliero britannico Astral di Open Arms e la nave norvegese Ocean Viking di Sos Mediterranée, appena salpata. La norvegese Geo Barents di Medici Senza Frontiere ripartirà subito dopo Natale, mentre non si esclude che in seguito possa essere raggiunta anche dalle tedesche Humanity 1 e Louise Michel, che hanno appena completato delle missioni con sbarchi a Bari e Lampedusa, e sono attualmente ferme in Spagna assieme alla iberica Open Arms Uno.
Tra i migranti salvati dalla Sea Eye 4 ci sono anche quelli recuperati dalla nave Rise Above (anch’essa tedesca e di Mission Lifeline) che, dopo aver fornito alle persone giubbotti di salvataggio e stabilizzato la situazione, le ha fatte salire sulla Sea Eye. Quest’ultima resta al momento in mare e non è ancora previsto lo sbarco in alcun porto.
La Rise Above, che in seguito ha effettuato un altro salvataggio, ha poi ricevuto l’autorizzazione dalle autorità italiane per lo sbarco nel porto di Gioia Tauro di 27 siriani, di cui 9 donne, 2 bambini, 3 anziani e 1 minore non accompagnato. Alla Life Support di Emergency, che batte bandiera panamense, è stato invece assegnato questa mattina il porto di Livorno dopo il soccorso di 70 naufraghi in zona sar libica.
(da Fanpage)

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SALVINI E LA PROFEZIA DI BOSSI

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

INASCOLTATO IL CONSIGLIO DEL FONDATORE DELLA LEGA

Nell’estate del 2019, subito dopo le elezioni europee, la Lega di Matteo Salvini sfiorava il 35%. Oggi deve accontentarsi del 7-8%, circa il 20% dei consensi alle Europee 2019, e meno del 50% di quelli alle Politiche del 2018. È verosimile che la percentuale attuale rappresenti lo “zoccolo duro” del voto leghista, e che sotto di essa il partito non possa scendere. Tanto più alla luce delle sue difficoltà attuali: come ha osservato Francesco Bei qualche giorno fa, le critiche dell’Europa alla manovra ruotano tutte intorno a cavalli di battaglia della Lega, dal fisco all’uso del contante, alla politica dei condoni.
Come è stato possibile un tale tracollo?
Una ragione ovvia è che, ai tempi del Papeete (agosto 2019), Salvini sbagliò clamorosamente i calcoli, ovvero non si rese conto che il Pd — grazie alla spregiudicatezza di Renzi — avrebbe potuto rimangiarsi l’impegno zingarettiano a non fare alleanze con i Cinque Stelle. Di lì un’emorragia di consensi, che Salvini aveva conquistato in virtù della sua posizione di vicepremier nel governo giallo-verde e della popolarità della politica dei porti chiusi.
In casa leghista la spiegazione che si preferisce invocare è un’altra: la perdita di consensi sarebbe dovuta alla generosità di Salvini, che — per puro senso di responsabilità — fece la scelta autolesionista di sostenere il governo Draghi, pagando un prezzo elevato in termini di popolarità.
Questa spiegazione fa comodo all’orgoglio della Lega, ma è incompatibile con i dati: il travaso di voti dalla Lega a Fratelli d’Italia è iniziato ben prima dell’ingresso nel governo Draghi, come ha dimostrato uno studio del prof. Paolo Natale.
Dunque, come sono andate le cose?
Una spiegazione alternativa la fornisce una lunga intervista a Repubblica che, del tutto inascoltato, Umberto Bossi rilasciò a Gad Lerner ben tre anni fa (inizio 2020), appena sei mesi dopo il passo falso del Papeete. Allora la Lega di Salvini veleggiava ancora sopra il 30%, seguita a grande distanza dal Pd (21%), dai Cinque Stelle (14%) e dal partito di Giorgia Meloni (12%). In breve, non era irragionevole, allora, pensare che, scontato il contraccolpo del Papeete e della nascita del governo giallo-rosso, la Lega di Salvini potesse conservare a lungo la posizione di primo partito italiano.
Ebbene, in quelle circostanze, ancora molto favorevoli a Salvini, Umberto Bossi preferiva lodare la saggezza di Stefano Bonaccini (fresco vincitore delle Regionali), che era stato «bravo ad agganciarsi per tempo al treno di Lombardia e Veneto con il progetto del regionalismo differenziato». E soprattutto avvertiva Salvini: «Altro che prima gli italiani. Per quello basta e avanza la destra nazionalista. Ora spero sia chiaro: se trasferisci la Lega al Sud, poi diventa più difficile chiedere il voto alla Lombardia, al Veneto e all’Emilia». Nella medesima intervista si chiedeva: «La Lega fa ancora gli interessi del Nord, sì o no? Basta fare due conti: più della metà degli elettori italiani vive sopra il Po. Se perdiamo questi è finita».
E non è tutto. Nella parte finale dell’intervista, a Gad Lerner che gli chiedeva se fosse pensabile riaprire una discussione interna alla Lega, il vecchio leone rispondeva: «Guai se non succedesse. La base del Nord è in fermento. Bisogna che qualcuno trovi il coraggio di darle voce, perché altrimenti se ne andranno via in tanti». E aggiungeva: «Su di me possono contare».
Non so se la diagnosi di Bossi fosse corretta, né se le sue terapie — tornare a essere il partito del Nord, tenere aperto il dialogo con la sinistra — avrebbero impedito il declino della Lega, o almeno evitato la catastrofe elettorale del 25 settembre.
Quel che però mi pare difficilmente contestabile è che il consiglio di aprire una discussione interna fosse un consiglio saggio. Si può capire che Salvini, forse preoccupato per il residuo ascendente di Bossi sulla base leghista, abbia allora preferito ignorare il consiglio. Ma è molto più difficile comprendere la caparbietà con cui tuttora, a dispetto della debâcle elettorale, il leader della Lega osteggia l’emergere di un vero confronto interno. Può darsi che evitare di aprire una grande discussione sulla linea politica conservi a Salvini il controllo della sua creatura. Ma è lecito domandargli se, per questa via, sarà mai possibile recuperare il sostegno di quanti l’hanno abbandonata.
(da La Repubblica)

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SEMPRE PIU’ SMARTPHONE, SEMPRE MENO TELEVISORI

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

LO SPECCHIO DELL’ITALIA 2022 NEL RAPPORTO CENSIS

Cresce l’utilizzo di internet, cresce l’uso degli smartphone e cresce la presenza e la sussistenza all’interno delle diverse piattaforme social presenti online. E questo il dipinto inserito all’interno della cornice offerta dal 18esimo Rapporto Censis sulla comunicazione nel nostro Paese. I dati, figli di sondaggi, mostrano anche un calo nell’utilizzo di mezzi di informazione come televisione (intesa come digitale terrestre) e quotidiani cartacei (che da anni proseguono nel loro trend al ribasso). E l’Italia del futuro sarà sempre più rivolta al digitale, come conferma l’ascesa dell’uso di numerosi strumenti alternativi anche per effettuare operazioni che prima avevano dei canoni ben definiti
Ovviamente, come avviene per ogni rilevazione statistica, i dati mutano in base all’età anagrafica. Ed è molto significativo, in questa direzione, il grafico che mostra la percentuale di utilizzo delle principali piattaforme social e le differenza tre i cittadini italiani compresi tra i 14 e i 29 anni e il resto della popolazione nostrana.
«Tra i giovani (14-29 anni) c’è stato un ulteriore passo in avanti nell’impiego delle piattaforme online. Il 93,4% utilizza WhatsApp, l’83,3% YouTube, l’80,9% Instagram. Si osserva, in particolare, un forte incremento dei giovani utenti di TikTok (il 54,5%), Amazon (il 54,3%), Spotify (il 51,8%) e Telegram (il 37,2%). In flessione, invece, Facebook (il 51,4%) e Twitter (il 20,1%)». L’unica piattaforma social in cui gli adulti sono più presenti rispetto agli adolescenti (o poco più grandi) resta Facebook.
Questo per quel che riguarda i social, ma nell’alveo dell’indagine contenuta nel Rapporto Censis Comunicazione c’è un aspetto molto interessante che mostra come ci sia un lento declino di uno dei media tradizionali (non parliamo dell’informazione cartacea, il cui trend negativo prosegue anche nel 2022 senza soluzione di continuità) che, però, potrebbe trovare nuovo vigore grazie all’innovazione digitale e tecnologica
A pagina 5 della sintesi del 18esimo Rapporto Censis Comunicazione in Italia, troviamo questo grafico che fornisce alcune curiose indicazioni sulla fruizione del mezzo televisivo. Rispetto al 2021, l’utenza media complessiva italiana è calata di quasi 4 punti percentuali. Ma tutto quello che ruota attorno al concetto di televisione è cresciuto: sia la Tv satellitare che quella via internet, passando per la mobile tv. In tutti e tre i casi, viene segnato un trend positivo. Dunque, in molti casi (perché non si parla solo di Netflix, Prime Video o Disney+), è calato l’utilizzo del televisore e non della televisione. Alcuni canali vengono visti attraverso internet e non più con il classico strumento.
(da agenzie)

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PRONTUARIO PER COMPRARE UN EURODEPUTATO

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

A UNO DI LORO UN EMIRO DI DUBAI FECE CONSEGNARE UNA ASTON MARTIN BIANCA MA QUANDO IL REGALO FU RESPINTO RIVIDE IL SUO DONO: MANDO’ UN VASSOIO (DI VALORE INFERIORE AI 150 EURO, COME VUOLE LA REGOLA EUROPEA) E SOPRA CI AGGIUNSE DIECI CHILI DI CAVIALE BELUGA

«Alle valigie piene di cash non ci si arriva subito», spiega un ex funzionario europeo che ha lavorato a lungo in un dipartimento strategico della Commissione. La diplomazia delle monarchie del Golfo, in particolare, è molto avvertita, e con gli anni è diventata sempre più scaltra. Il funzionario – spagnolo di nascita, francese di lingua, britannico d’adozione, oggi a Bruxelles per una seconda vita da consulente – ricorda di quando, anni fa, un suo collega fu omaggiato da un emiro di Dubai con una Aston Martin bianca.«Ovviamente il regalo fu respinto, ma la reazione dell’emiro fu interessante». Si riprese l’Aston Martin, si informò su quale fosse la soglia sopra la quale non si poteva andare con i regali, e dopo aver preso conoscenza del fatto che esisteva una clausola sulla “deperibilità”, fece dono di un vassoio (di valore inferiore ai 150 euro, come vuole la regola europea) e sopra ci aggiunse dieci chili di caviale beluga, che essendo effettivamente “deperibili” potevano non essere restituiti.
Ricorda anche un giovane funzionario italiano, che un giorno tornò in ufficio contento di essere stato invitato al Gran Premio di Monza con suo figlio da un lobbista conosciuto a Bruxelles: «Questa è la differenza che ho notato tra gli italiani e ad esempio i tedeschi o gli olandesi: non sempre colgono quando si è di fronte all’escalation collusiva».
I biglietti in questione non portarono nei fatti ad alcuna richiesta ulteriore, il funzionario si confermò integerrimo e leale nel suo lavoro, «ma altri non avrebbero accettato lo stesso».
Perché appunto, non si comincia con le valigie piene di contante: si passa per il regalo di poco superiore a 150 euro (oltre quella cifra l’oggetto va restituito, ma su 705 parlamentari si sono contate dal 2020 soltanto 39 restituzioni, da parte di otto persone), si va avanti con i biglietti per un concerto all’opera o a una partita o a un altro evento sportivo, si continua con gli inviti in alberghi a cinque stelle per partecipare a conferenze o seminari, e a quel punto i rapporti si fanno più stretti, il regalo stesso cambia di senso.
Come ha detto a Le Soir Nabil Ennasri, docente di Scienze Politiche e tra i partecipanti del Forum di Davos, «in Qatar e in molti Paesi arabi il sentimento di ospitalità può facilmente portare a transazioni collusive: si va dalla diplomazia dei summit (dal Forum di Doha al Word Innovation Summit for Education) a quella dei Rolex».
Nel 2016, il ministro francese Bruno Lemaire raccontò al giornalista Christian Chesnot di essersi visto recapitare un Patek Philippe cerchiato di diamanti del valore di 85 mila euro, dopo aver accompagnato l’emiro Hamad in una visita per Parigi.
L’oggetto fu restituito ma con l’occasione Chesnot approfondì il tema e riuscì a stilare una classifica interessante sulle regole non scritte della diplomazia qatarina: i Patek Philippe sono per il massimo rango, seguono gli Audemars Piguet per le delegazioni, Omega e Rolex per parlamentari, poi i Cartier, infine le scatole di penne. Quanti rifiutano? Quanti accettano?
L’interrogativo circola con sempre maggiore insistenza a Bruxelles, insieme a quello, posto più sottovoce, sull’esistenza di una filiera non italiana all’interno dell’inchiesta (i pregiudizi sono duri a morire: gli italiani a Bruxelles sono molto imbarazzati, gli altri trattengono sorrisetti, e non aiutano le molte occasioni di scambi multilaterali di auguri prima della pausa natalizia, in cui alla fine si finisce sempre per sentire la stessa domanda: «Ma saranno solo italiani o salterà fuori anche qualcun altro?»).
Gli eurodeputati comunque hanno già abbozzato una risoluzione per ottenere maggiori risorse per il Registro della Trasparenza Ue, un database di lobbisti e Ong, che preveda anche l’obbligo di rendere pubbliche le agende degli incontri («qualcuno già lo fa, ma non tutti», dice ancora il funzionario). La presidente della Commissione von der Leyen – che in questa cupa congiuntura, col Parlamento a pezzi, assume sempre di più i contorni di autorità morale – si è già espressa per la creazione di un organismo etico indipendente che vigili tutte le istituzioni dell’Unione. Controllare i controllori, questo è il clima.
(da la Stampa)

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TRUMP SI E’ MESSO A VENDERE FIGURINE

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

TRE ACCUSE PENALI: OSTRUZIONE NEI CONFRONTI DEL CONGRESSO, COSPIRAZIONE E FRODE AI DANNI DEGLI STATI UNITI, INSURREZIONE CONTRO IL GOVERNO… NEL FRATTEMPO L’EX PRESIDENTE VENDE 45 MILA NFT DI LUI IN VERSIONE COWBOY E SUPEREROE E INCASSA 4,45 MILIONI DI DOLLARI IN 12 ORE

Nuovi guai all’orizzonte per Donald Trump, ma lui si consola sbancando in versione supereroe. A minare le rinnovate ambizioni politiche dell’ex presidente americano è la Commissione della Camera che indaga sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021: domani i sette democratici e i due repubblicani che la compongono voteranno pubblicamente per chiedere al dipartimento di Giustizia di presentare almeno tre accuse penali contro il tycoon, ossia ostruzione nei confronti del Congresso, cospirazione e frode ai danni degli Stati Uniti, insurrezione contro il governo.
Non è chiaro se le raccomandazioni finali dell’organo istituito un anno e mezzo fa dalla speaker Nancy Pelosi includano anche altre accuse, ma potrebbero avere un valore puramente simbolico visto che non si tratta di provvedimenti dell’autorità giudiziaria e toccherà al ministro della Giustizia Merrick Garland decidere se darvi corso (e sarebbe la prima volta nella storia Usa che un presidente viene accusato di aver guidato un assalto alle istituzioni).
Il suo dicastero, che sta già conducendo un’indagine penale sul ruolo dell’ex Comandante in Capo nei fatti del 6 gennaio, non è tenuto a prendere in considerazione le raccomandazioni della Commissione, ma il lavoro di ricerca e raccolta delle prove potrebbe essere utile a tale inchiesta.
Il rapporto completo, con più di mille testimonianze, video del giorno dell’assalto, email e messaggi tra i consiglieri di Trump, sarà reso pubblico mercoledì, ma secondo le anticipazioni di Politico, per giustificare l’incitamento all’insurrezione fa riferimento alla sentenza di febbraio del giudice del tribunale distrettuale Amit Mehta, secondo cui il linguaggio usato da The Donald avrebbe plausibilmente incitato alla violenza i suoi sostenitori per interrompere la certificazione del Congresso della vittoria di Joe Biden.
«Questo tribunale dei canguri insulta l’intelligenza degli americani e si fa beffe della nostra democrazia», ha commentato il portavoce di Trump, Steven Cheung. Il tycoon, intanto, si consola con il successo della sua collezione di 45mila carte digitali Nft in cui appare anche in versione supereroe, andata esaurita in sole dodici ore. Giovedì Trump ha spiegato in un breve video che «l’America ha bisogno di un supereroe», lanciando le carte digitali (dove si mostra pure con la tuta rossa e addominali scolpiti, a metà tra Iron Man e Captain America), al prezzo di 99 dollari l’una.
«Ognuna delle carte digitali non è solo un oggetto da collezione, ma inserisce automaticamente chi l’acquista in una lotteria per vincere migliaia di premi incredibili e incontrare l’unico numero 45», spiega lo spot facendo riferimento alla possibilità di conquistare una cena o una partita a golf con l’ex presidente. Nonostante i sondaggi lo diano in difficoltà, i suoi sostenitori non si sono voluti far scappare l’occasione di portare a casa un nuovo cimelio, tanto che secondo il portale Cnet sono stati incassati ben 4,45 milioni di dollari. MarketWatch ha fatto sapere che delle 14.666 persone che hanno acquistato le carte con l’immagine di Trump, il 64% ne possiede almeno un’unità, mentre una ne ha comprate mille.
(da agenzie)

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“IL PROSSIMO GOVERNO DI ULTRADESTRA NAZIONALISTA E RELIGIOSO GUIDATO DA NETANYAHU RAPPRESENTA UN PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA ISRAELIANA”

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

E’ LA PESANTISSIMA ACCUSA MOSSA DAL “NEW YORK TIMES”, DA SEMPRE VICINO ALLA COMUNITA’ EBRAICA

Il prossimo governo di ultra destra nazionalista e religioso guidato da Benyamin Netanyahu rappresenta un pericolo per la democrazia israeliana.
Lo sostiene il quotidiano New York Times in un fondo intitolato “L’ideale della democrazia in uno stato ebraico è in pericolo”. Il quotidiano, dopo aver riconosciuto che il premier incaricato ha vinto le elezioni in modo equo, ha denunciato che il suo prossimo governo – incardinato su alleati di estrema destra e sui partiti religiosi ortodossi, è una minaccia per i valori democratici. Il giornale ha ricordato di essere stato e di essere ancora “un forte sostenitore della Soluzione a 2 stati”.
Tuttavia – ha aggiunto – il governo che si annuncia “è una minaccia significativa per il futuro di Israele: la sua direzione, la sua sicurezza e persino l’idea di una patria ebraica”. Il quotidiano ha quindi messo in guardia sulla presenza nel governo di elementi radicali come Itamar Ben Gvir e ha chiesto all’amministrazione democratica di Joe Biden di “fare tutto il possibile per esprimere il proprio sostegno a una società governata da pari diritti e dallo stato di diritto in Israele”.
Shlomo Karhi, deputato del Likud, ha replicato al fondo del giornale Usa rigettando le accuse e ricordando che in passato, quando fu eletto premier Menachem Begin nel 1977, questi fu definito “nazista e fascista”. “Siamo abituati alla propaganda ma – ha aggiunto – siamo fiduciosi che Netanyahu saprà aggiustare i danni fatti dal governo Lapid anche perchè ha un rapporto molto cordiale con il presidente Biden”.
(da agenzie)

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A GOLDMAN SACHS CON 3 MILIARDI DI UTILI PREPARANO QUATTROMILA LICENZIAMENTI

Dicembre 18th, 2022 Riccardo Fucile

L’INFLAZIONE E L’AUMENTO DEI TASSI HANNO FATTO CALARE I PROFITTI A “SOLI” 3 MILIARDI… E’ IL CAPITALISMO AMERICANO: I DIPENDENTI SONO CARNE DA MACELLO

Ben 36,77 miliardi di dollari di ricavi netti nei primi nove mesi del 2022, e 4.000 licenziamenti pronti per il 2023. Come si spiega questa contraddizione in termini di Goldman Sachs? Perché una banca che in nove mesi incassa più della finanziaria dello Stato italiano, non riesce a proteggere i dipendenti che l’hanno messa in condizione di aver tanto successo, o neppure ci prova?
La risposta sta nell’essenza di ciò che consente al capitalismo americano di prosperare, e nella speranza che, quando le vacche torneranno grasse, tutti i licenziati troveranno un posto migliore. Il 2021 era stato un anno record, per Goldman Sachs e per le compagnie del settore finanziario. Dopo la crisi del Covid Wall Street era ripartita alla grande, con un boom nel settore M&A, le operazioni di fusione e acquisizione di cui è specialista la banca guidata da David Solomon.
Quindi aveva assunto, forse troppo, passando dai 38mila dipendenti del 2019 ai 49mila in organico a settembre. Per attirare i talenti aveva offerto stipendi e bonus stellari, per soffiarli alla concorrenza. Tutto questo ha gonfiato i costi, ma in un periodo di grande crescita erano sopportabili. Negli stessi mesi del 2021, però, la Federal Reserve ha commesso l’errore madornale di non riconoscere la minaccia dell’inflazione, giudicandola transitoria.
Così ha continuato a garantire il denaro facile che ha aiutato aziende come Goldman Sachs a riempirsi le tasche, ma ha pure messo i semi per la crisi del 2022, quando è diventato evidente che la corsa dei prezzi non era un fenomeno passeggero, costringendo il presidente Powell ad alzare i tassi come non accadeva dagli anni Ottanta. Risultato: nel terzo trimestre la banca ha visto calare i suoi profitti del 43%, a “soli” 3,07 miliardi di dollari. […] Altre banche stanno facendo lo stesso, come Morgan Stanley che ha tagliato 1.600 posti. […] Naturalmente, sentire che una banca con 36 miliardi di ricavi netti in nove mesi si prepara a cacciare preventivamente 4mila dipendenti fa accapponare la pelle
(da la Repubblica)

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