Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
NON HA DIGERITO DI ESSERE STATO FATTO FUORI ANCHE DALLA CORSA ALLA REGIONE LAZIO E STA ARMANDO LA FRONDA INTERNA CRITICA DELLA GESTIONER MELONI
La festa dell’orgoglio “gabbiano” va in scena il 21 dicembre alle Scuderie Stant’ Eusebio, una sala eventi a Roma est, a un passo dal Grande raccordo anulare. Il protagonista è Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ma ci sono anche i parlamentari Federico Mollicone, Andrea De Priamo, Livia Mennuni e Marco Scurria, il coordinatore romano Massimo Milani e molti altri tra consiglieri comunali e presidenti di municipio. In tutto circa 300 persone.
È la nascita, o meglio la rinascita, di una corrente che ebbe molto potere in Alleanza nazionale: una notizia, in un partito personale come quello di Giorgia Meloni. Sono quelli di Colle Oppio, la prima sezione missina che nel Dopoguerra ha rappresentato l’embrione della militanza post fascista, raccolta nella catacombale sede di via delle Terme di Traiano.
Per contrappasso, oggi, sono proprio loro a rappresentare una possibile minaccia al potere di Giorgia Meloni
Il motivo è noto: Giorgia ha fatto fuori Rampelli anche dalla corsa alla presidenza della Regione Lazio, dopo averlo escluso da quella per il Campidoglio (preferendogli incredibilmente Enrico Michetti) e avergli negato una poltrona da ministro.
Per questo una tradizione dei “gabbiani” – la festa del solstizio d’inverno – stavolta ha un significato speciale. Se non di fronda, almeno di sfida e di rinascita.
Lo spiegano bene le parole pronunciate durante la cena (tra un’amatriciana, un risotto al radicchio e i fagioli con le cotiche) da una storica militante missina: “Una cosa che abbiamo imparato dalla Dc è che se vuoi fare fuori uno devi spiegare perché – allude al rapporto tra Meloni e Rampelli – e poi se vuoi ammazzarlo politicamente, ti devi accertare che quello sia morto per davvero. Altrimenti si rialza”.
Un messaggio poco distensivo. Poi tocca al “festeggiato”.
Cita una sola volta Meloni, ma pronuncia un discorso bellicoso e chiaramente rivolto a lei: “Dalla mezzanotte di oggi il sole ricomincia la sua crescita e mangia le tenebre – dice Rampelli, con una metafora sul solstizio – fino a oggi le tenebre sono state incombenti”
Poi rivendica i suoi meriti nella vittoria elettorale: “Il 25 settembre abbiamo toccato il cielo con un dito, ma questo successo lo abbiamo costruito collettivamente in maniera millimetrica, – spiega tra gli applausi – Questo governo lo abbiamo immaginato dieci anni fa”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
MENTRE ERA PRESIDENTE DELLA CROCE ROSSA, ROCCA È STATO ANCHE PRESIDENTE DEL CDA DELLA FONDAZIONE SAN RAFFAELE, MESSA SU DALLA FAMIGLIA ANGELUCCI, MANTENENDO L’INCARICO FINO A UN MESE FA
Tanto all’estero quanto in Italia da sempre la Croce Rossa è impegnata a distribuire farmaci a chi ne ha più bisogno, chiedendo a tutti un gesto di generosità donando medicinali.
Per tre anni, però, il presidente della Cri italiana e internazionale, Francesco Rocca, è stato anche nel board di un’azienda farmaceutica, con poteri su « tutte le tematiche attinenti propriamente l’attività industriale » , partendo dalla stipula dei contratti per l’acquisto, la vendita e la distribuzione dei farmaci. Si tratta di un altro aspetto singolare nella carriera del candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio, che non emerge dai curricula ufficiali dell’ex numero uno dell’organizzazione benefica e dalle sue biografie.
Nel 2015 Rocca è stato nominato consigliere di amministrazione della Idi Farmaceutici di Pomezia, nata all’inizio del 1900 come laboratorio annesso all’Istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma, di cui nel 2015 sempre l’aspirante governatore è stato direttore generale. Mentre di quest’ ultimo ruolo l’ormai ex presidente della Cri ha parlato spesso, la poltrona nel board dell’azienda farmaceutica è rimasta nell’ombra. Il 2015 per la Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, proprietaria sia dell’ospedale che dell’azienda di Pomezia, è stato un anno particolare.
Alla fine si arrivò, tra mille polemiche e un debito spaventoso, al salvataggio dell’Idi e alla vendita di un secondo ospedale, il San Carlo di Nancy, andando avanti con la farmaceutica. E Rocca, mentre dirigeva l’Istituto dermopatico dell’Immacolata, è entrato nel board della società produttrice di medicinali, ottenendo dei poteri ampi. Insieme a lui, nel consiglio di amministrazione, il commercialista Gianluca Piredda, con ruoli di primo piano in Vaticano e impegnato nell’operazione sull’ospedale dermatologico più grande d’Europa sommerso dai debiti.
Di recente, mentre era presidente della Croce Rossa, del resto Rocca è stato anche presidente del CdA della Fondazione San Raffaele, messa su dalla famiglia Angelucci, mantenendo l’incarico fino a un mese fa, e ha acquistato e mantenuto le quote di una società di ricerca pubblicitaria e marketing fondata da Francesco Storace, oltre a operare in società ritenute riconducibili al broker Gianluigi Torzi, poi coinvolto nello scandalo sulla compravendita di un palazzo a Londra, imputato davanti al Tribunale di Roma e a quello del Vaticano.
(da La Repubblica)
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Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
IL TERRORISTA E’ DI ESTREMA DESTRA… DISORDINI IN PIAZZA
Cresce di ora in ora il sospetto che l’attacco avvenuto questa mattina all’ingresso del centro culturale curdo Ahmet-Kaya di Parigi, in rue d’Enghien nel decimo arrondissement, sia legato a motivi di stampo razziale. Giunto sul luogo dell’attacco, che ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre tre, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha dichiarato infatti che l’uomo fermato dalla polizia sulla scena del delitto ha «deliberatamente preso di mira degli stranieri». Secondo quanto ricostruiscono i media francesi, l’uomo che avrebbe sparato diversi colpi d’arma da fuoco ha 69 anni ed è un ex macchinista dell’Sncf – la società ferroviaria francese – ora in pensione. Gli agenti che l’hanno fermato avrebbero sequestrato l’arma utilizzata per sparare. Non sarebbe stato il suo primo arresto. L’uomo era infatti appena uscito di prigione: appena «una decina di giorni fa», secondo quanto ha confemato la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau. L’emittente francese Bfmtv è stata la prima a rivelare che il 69enne appena un anno fa aveva attaccato, armato di sciabola, un campo migranti della capitale, ferendo quattro persone, due delle quali in modo grave. L’uomo era di conseguenza stato incriminato per violenze di carattere razzista: dopo essere stato liberato, si trovava ora «sotto controllo giudiziario in attesa del processo». Il presunto killer è egli stesso ferito, e si trova in ospedale, ma non sarebbe grave. La procura della capitale ha confermato che è stata aperta un’inchiesta con i capi d’accusa di assassini, omicidi volontari e violenze aggravate. «Il pericolo è scampato, le motivazioni del gesto restano al momento sconosciute», ha fatto sapere una fonte di polizia.
La ricostruzione
Un commerciante di un negozio vicino alla sede del centro curdo ha detto all’Afp di aver sentito sette o otto colpi di fuoco in strada: «è stato il panico totale, ci siamo rinchiusi dentro». Diversi passanti avrebbero assistito alla scena, indicando subito dopo agli agenti intervenuti il responsabile, rifugiatosi in un salone di bellezza. «Ho visto i poliziotti entrare nel salone dove c’erano due persone a terra, ferite alle gambe, nel sangue», ha detto un testimone, Emmanuel Boujenan, all’agenzia di stampa francese. La premier francese Elisabeth Borne ha espresso in un tweet «pensieri e totale sostegno alle vittime della sparatoria» e «gratitudine verso i poliziotti che hanno fermato il presunto autore di questo atto odioso».
Il possibile movente razziale e le polemiche politiche
Le notizie emerse nelle ore successive alla sparatoria sui precedenti per violenze razziste del presunto killer stanno però alimentando crescenti tensioni politiche. Sul piano dell’ordine pubblico, la polizia ha diramato una circolare per organizzare un immediato dispositivo di protezione di tutti i siti della comunità curda a Parigi. La stessa sindaca della capitale sembra avallare un nuovo movente xenofobo dietro l’aggressione di oggi, cui attribuisce una chiara matrice politica. «La comunità curda e attraverso di essa tutti i parigini sono stati colpiti da questi omicidi perpetrati da un militante di estrema destra. I curdi, ovunque essi risiedano, devono poter vivere in pace e in sicurezza. Più che mai, Parigi è dalla loro parte in questi momenti bui», ha scritto in un tweet Anne Hidalgo (del Partito socialista). Ma i residenti curdi della zona hanno improvvisato proteste per strada in città, additando il presidente turco Erdogan come responsabile dell’odio verso i curdi.
Secondo quanto riferito dalla procura, l’uomo che ha aperto il fuoco è stato subito fermato. Le Parisien riferisce che si tratta di un uomo di 69 anni, un ex ferroviere in pensione. Al momento resta sconosciuto il movente.
Dopo la sparatoria, nella zona i membri della comunità curda si sono riuniti per gridare la loro rabbia. Una parte della manifestazione spontanea è degenerata in scontri con la polizia che sta lanciando lacrimogeni. L’area coinvolta è quella del quartiere curdo di Parigi, a un centinaio di metri dalla rue d’Enghien, dove c’è stata la sparatoria questa mattina.
La tensione è alle stelle con roghi in strada, fischi, e la polizia in tenuta antisommossa. Secondo Bfmtv, i manifestanti protestano contro il governo e il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, per non aver garantito la protezione della comunità curda di Parigi.
Il Consiglio democratico curdo in Francia (Cdkf) ha convocato una manifestazione per domani a Place de la Republique.
(da agenzie)
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Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
NOVE TAPPE ALL’ESTERO NELLE ULTIME SETTIMANE
Ricostruire i suoi spostamenti, delimitando il perimetro della ricerca giusto alle ultime settimane, fa venire il mal di testa. Da una parte all’altra del globo, da una parte all’altra dell’Europa. Chiunque nell’ultimo mese e mezzo avesse cercato di intercettare il senatore Matteo Renzi sull’alta velocità che collega Firenze a Roma potrebbe non aver avuto fortuna. Invece, magari nella lounge di un grande aeroporto internazionale, sarebbe stato più facile trovarselo davanti e fare bingo.
Riunioni di consigli di amministrazione, come quello del Future Investment Initiative Institute gestito dal principale fondo d’investimento dell’Arabia Saudita , che lo porta spesso a sedersi accanto a Mohammad bin Salman; speech di politica internazionale rigorosamente a porte chiuse per grandissime aziende e fondi d’investimento; oppure lezioni aperte agli studenti delle università con cui collabora, come la Stanford University: tutto questo ha trascinato la sagoma del leader di Italia viva in diversi angoli del mondo.
Solo nelle ultime settimane, il personalissimo tour d’affari dell’ex presidente del Consiglio ha toccato — e non per forza in quest’ordine — Tokyo, Atene, Miami, Riad, le Bahamas, Zurigo, Londra, Bangkok, Cipro. Tre continenti su cinque, con viaggi e fatture che nell’ultimo mese e mezzo hanno accresciuto quel fatturato annuo individuale che aveva conosciuto una flessione — dichiarazione dei redditi alla mano — solo a causa del Covid. Difficile stabilire con certezza la cifra media incassata per ogni trasferta ma probabilmente non si allontana di molto dalla verità chi fissa l’asticella a qualcosa sotto i cinquantamila euro. Nell’ultima dichiarazione dei redditi disponibile (2021, relativa ai guadagni dell’anno prima) il leader di Italia viva aveva denunciato un’imponibile di 488.695 euro, dietro ovviamente a Silvio Berlusconi ma anche a Enrico Letta (621.818).
La prossima dichiarazione dei redditi segnerà verosimilmente il controsorpasso rispetto al leader del Pd e una potenziale risalita ai livelli degli anni intercorsi tra la fine dell’esperienza da presidente del Consiglio e l’inizio della pandemia, un periodo in cui Renzi ha di fatto decuplicato i suoi guadagni. Livelli che nel 2019 (redditi 2018) erano poco sotto il milione (811mila euro) e nel 2020 (redditi 2019) poco sopra (1.092.000 euro). Questo perché ai guadagni che arrivano dalla filiera internazionale vanno sommati lo stipendio da senatore e anche i diritti degli ultimi libri (Il Mostro e la sua edizione aggiornata) che sono diventati best seller.
«I parlamentari non devono più ricevere un euro né prestare consulenze per Stati stranieri», ha detto Giuseppe Conte intervistato da Tpi. Un riferimento a Renzi? «Carlo Calenda, fino a oggi alleato di Renzi, diceva che è inaccettabile che un senatore pagato dagli italiani faccia il testimonial di regimi autocratici dietro il pagamento di lauti compensi. Se non ha cambiato idea lo invito a essere conseguente», ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio riferendosi al leader di Italia viva, che è stato tra i suoi predecessori a Palazzo Chigi.
Renzi sul punto non rilascia quasi mai dichiarazioni. Le volte che parla in pubblico o in privato del suo lavoro di conferenziere di extra-lusso ripete che è tutto «regolare e trasparente», tutto visibile dalle dichiarazioni dei redditi, ricorda perfidamente che nell’ultimo mese ha messo in cassaforte «centomila euro esentasse» di cause per diffamazione vinte, annota che Boris Johnson e Theresa May hanno un cachet per conferenza molto più alto del suo e come lui sono ancora parlamentari e, a sentire i fedelissimi, si dice pronto a raccogliere il guanto di sfida lanciato da Conte: «A lui dico: vuoi una legge sulle incompatibilità dei parlamentari? Ci sto. Ma prima facciamo anche la commissione d’inchiesta sugli appalti all’epoca del Covid»
Nel frattempo, l’uomo che gli avversari avevano ribattezzato perfidamente «Matthew d’Arabia», all’epoca dell’indimenticabile video sul «rinascimento arabo», estende i confini della propria partita Iva oltre l’immaginabile. Le placide Bahamas, la bollente Miami, la fredda Londra, la gigantesca Tokyo e la minuscola Cipro. E l’anno fiscale non è ancora finito.
(da Il Corriere della Sera)
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Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
ARRUOLATI NEI TALK TELEVISIVI PER SCREDITARE LA MAGGIORANZA DEI POVERI ONESTI
Tra i molti a cui il Reddito di cittadinanza ha trovato un lavoro c’è sicuramente il cast di vispi figuranti arruolato con successo nei talk televisivi.
Il più richiesto è il percettore malandrino, un tale abbigliato come un guappo che nel tipico slang da rione Sanità rifiuta qualsiasi ipotesi di lavoro stabile, a me che me ne fott, dichiarando di poter sommare al generoso assegno statale (“pagato coi soldi nostri”, strillano da studio) un paio di lavorucci in nero.
Abbiamo poi l’imprenditore deluso e amareggiato che suscita negli astanti adeguato sdegno elencando i rifiuti subiti da un plotone di fancazzisti, pure se messi, signora mia, davanti all’offerta di un onesto lavoro e di una cospicua busta paga.
Siccome poi siamo a Natale, ecco l’occupabile redento, accompagnato da uno stuolo di telecamere nell’ufficio di collocamento dove l’accogliente funzionario estrae, oplà, da una cartellina una più che congrua occupazione, dando forma e contenuto alla strenna governativa. Applausi.
Infine, non può mancare il contrappunto del giornalista incorporato (vero, purtroppo) con il datato sketch di Poltrone&sofà, il fannullone di cittadinanza eccolo qua. Una cavalcata della risata se non fosse per la miscela esplosiva confezionata dal governo Meloni con superficialità, incompetenza e ferocia nei confronti dei più poveri.
Cosicché all’unisono, con l’apertura della caccia al cinghiale nel cortile di casa, abbiamo la messa alla gogna di oltre tre milioni di cittadini italiani, marchiati Rdc e dunque trattati da malfattori da cui pretendere la restituzione del maltolto.
Colpiscono soprattutto la cecità e l’imprevidenza con la quale viene confezionata questa bomba sociale destinata a deflagrare quando tra sette mesi, 660 mila cittadini italiani (seicentosessantamila) dovranno scegliere tra una qualunque proposta di lavoro in qualunque luogo d’Italia e l’indigenza (ma per sfamarsi potranno sempre impallinare l’ungulato di quartiere).
(da Il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
PER LA COMMISSIONE, L’EX PRESIDENTE SI È IMPEGNATO ATTIVAMENTE PER “TRASMETTERE FALSE SCHEDE ELETTORALI DEL COLLEGIO ELETTORALE AL CONGRESSO E AGLI ARCHIVI NAZIONALI” NONOSTANTE I SUOI AVVOCATI LO AVESSERO AVVERTITO CHE ERA ILLEGALE
Il Comitato ristretto della Camera Usa ha pubblicato il suo rapporto finale sull‘insurrezione del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill. Il dossier di 845 pagine accusa l’ex presidente Donald Trump di aver cercato di ribaltare l’esito delle elezioni presidenziali del 2020. E ha «supervisionato» il tentativo di presentare le false liste di elettori in sette stati. Secondo la commissione Trump si è impegnato attivamente per «trasmettere false schede elettorali del Collegio elettorale al Congresso e agli archivi nazionali». Nonostante i suoi avvocati lo avessero avvertito che era illegale.
Il rapporto si basa su un migliaio di interviste e documenti come email, messaggi, tabulati telefonici. Dopo un anno e mezzo di indagini con 11 audizione pubbliche la commissione ha chiesto che Trump venga incriminato per aver «incitato, assistito e sostenuto» una insurrezione.
La deputata democratica Bennie Thompson, una dei membri della commissione, ha detto che Trump «ha perso le elezioni del 2020 e lo sapeva. Ma ha scelto di tentare di restare in carica attraverso un piano articolato per ribaltare il risultato. E bloccare il trasferimento dei poteri. Alla fine, ha sollevato la folla a Washington pur sapendo che era armata e alterata, l’ha indirizzata al Campidoglio e l’ha incitata a combattere furiosamente. Su questo non c’è dubbio».
I repubblicani hanno pubblicato un contro-rapporto stilato da una commissione ombra composta da cinque eletti del partito. Tra cui Kevin McCarthy, Jim Banks e Jim Jordan. Nei confronti degli ultimi due Nancy Pelosi ha opposto il veto personale alla partecipazione alla commissione. Nella difesa di Trump del Gop si sottolinea che l’ex presidente ha fatto appelli alla calma nei confronti della folla di Capitol Hill. E che invece il responsabile della sicurezza del Campidoglio ha chiesto di rafforzare la sicurezza in più occasioni. Senza ottenere l’autorizzazione.
(da Open)
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Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
L’OPERA DI HARRY GREB PER I RICHIEDENTI ASILO
L’artista Harry Greb ha installato una sua opera in piazza San Pietro a Roma.
I protagonisti della natività indossano giubbotti salvagente e l’opera ha come titolo Holy Night. Welcome to Europe.
Nell’opera la notte di Natale diventa il simbolo della realtà dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
«Cercano speranza, solidarietà, fratellanza e diritti, spesso trovano solo ostacoli a causa di una politica discriminatoria», commenta Greb. «Vengono trattati non come esseri umani ma, come un problema da evitare. Come qualcosa che non ci riguarda. Vorrei che si riflettesse su questo. È talmente evidente che riguarda ognuno di noi. Come si può scambiare una risorsa, un opportunità per un problema? È davvero svilente per l’Europa, culla della civiltà».
(da agenzie)
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Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
A PORTA A PORTA UN SPOT INDIGERIBILE CON LUNGHI MONOLOGHI… LA MELONI HA SPARATO SUPERCAZZOLE SU TUTTO SENZA DOVER RIBATTERE SU NULLA
Complimenti alla Rai, che una vita fa ha trovato l’unica Vespa al mondo che non punge, e da allora se la tiene stretta, utilizzandola per le interviste ai potenti di turno senza che questi corrano rischi.
Ieri è toccato alla Meloni, che la sera prima aveva dovuto declinare per il caos in cui versa la sua Manovra economica, con decine di emendamenti rimbalzati dalla Ragioneria dello Stato perché senza copertura finanziaria.
Un giornalista degno di questa professione avrebbe aiutato gli ascoltatori paganti del canone a capire cosa sta accadendo, e non sorbirsi uno spot indigeribile, con lunghi monologhi della premier che dava lezioncine su tutto, senza dover ribattere su nulla, anche di fronte alla rivendicazione della condanna alla fame per milioni di persone povere, che da agosto prossimo non avranno più sostegni, e anche prima tutti quelli che non accetteranno offerte di lavoro sottopagate o a centinaia di chilometri da casa.
Chi si è bevuto una tale sbobba, del tutto priva delle domande incalzanti che dovrebbero essere obbligatorie per legge in un tale spazio del servizio pubblico, ha capito che la Francia è cattiva ma la Meloni ha ottimi rapporti con Macron, il Mes che Conte avrebbe varato col favore delle tenebre (Giorgia dixit) non è stato mai approvato e a farlo sarà proprio la leader di Fratelli d’Italia, distinguendo con una supercazzola la decisione di approvarlo da quella di utilizzarlo.
Per fortuna che a un certo punto è entrata la pubblicità, quella che almeno non viene occultata nelle interviste tv, ed è finito Carosello.
(da La Notizia)
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Dicembre 23rd, 2022 Riccardo Fucile
IL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA AL LAVORO, CLAUDIO DURIGON, FINALMENTE DICE LA VERITA’ DIETRO LA BATTAGLIA CONTRO IL REDDITO: SERVE MANODOPERA A BASSO COSTO PER IL SETTORE DEL TURISMO E DELLA RISTORAZIONE… NON E’ POCO DIGNITOSO FARE IL CAMERIERE: IL PROBLEMA È LAVORARE 10-12 ORE AL GIORNO PER 700 EURO
Chi prende il Reddito di cittadinanza «non può aspettare il lavoro dei suoi sogni», avverte Giorgia Meloni. «Se a un laureato viene offerto un posto da cameriere, è giusto che accetti», sentenzia Claudio Durigon. Anche se con gli emendamenti alla legge di Bilancio si è fatta confusione e, a quanto pare, l’aggettivo “congrua”, riferito all’offerta di lavoro per i beneficiari del Reddito, non è davvero stato eliminato
Ecco il ragionamento della presidente del Consiglio, ospite di Porta a Porta: «Se ti rifiuti di lavorare con un lavoro dignitoso e con tutte le garanzie del caso, perché quello non è il lavoro dei tuoi sogni – spiega – non puoi aspettare che lo Stato ti dia il Reddito di cittadinanza con i soldi di chi paga le tasse, magari senza fare il lavoro dei suoi sogni. È una questione di giustizia».
Poi annuncia una riforma di «tutta la materia», immaginando «un meccanismo in cui, in un Paese dove alcuni lavori si trovano e sono dignitosi, tu vai al Centro per l’impiego che ti indica gli ambiti in cui è richiesto lavoro e ti dice chi ti forma. Ma ci vuole anche la volontà». Insomma, il retropensiero è sempre quello: chi prende il reddito non cerca davvero lavoro, mentre «uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenzialismo chi può lavorare e chi non può».
Il sottosegretario al Lavoro Durigon, ai microfoni di Radio24, conferma l’intenzione di «portare a casa un decreto sul Reddito di cittadinanza nella seconda metà di gennaio» e sostiene che «se uno prende soldi pubblici non può essere schizzinoso, non può rifiutare nessuna tipologia di offerta che riguardi in contratto collettivo nazionale».
Poi cerca di «tranquillizzare Conte» sul tema della distanza del posto di lavoro dal luogo di residenza: «Il criterio della territorialità resta, anche perché una persona non può andare a Trieste per due giorni se è di Napoli».
Per il presidente del Movimento 5 Stelle, però, è «inaccettabile che si sia trovato il tempo per infierire sul Reddito di cittadinanza, mentre si va incontro alle parte marcia delle società di calcio».
E il capogruppo M5S alla Camera, Francesco Silvestri, accusa il governo di voler creare «mendicanti del lavoro, costretti ad accettare qualsiasi offerta a qualunque costo». A proposito di costi, Durigon parla anche di pensioni e lascia aperto uno spiraglio sul rinnovo di Opzione donna con i vecchi criteri: «Sulla manovra purtroppo non ci sono più margini, le varie coperture della Ragioneria ci hanno bloccato – precisa – ma stiamo lavorando per cambiare nel decreto Milleproroghe. Servono 80 milioni nel 2023, poi aumentano a 250 nel 2024».
Ma a tenere banco è quella che Maurizio Landini definisce «un’operazione molto ideologica» sul Reddito di cittadinanza. «Mi pare chiaro che il disegno del governo sia quello di farlo saltare – dice il leader della Cgil – averlo ridotto a 7 mesi e tolto anche l’offerta congrua, per non parlare di un salario dignitoso, è solo un nodo di fare cassa sulle spalle dei più poveri. C’è una parte consistente di percettori che non lavora da anni, mentre sul mercato si cercano lavoratori qualificati».
In realtà, come detto, il principio della congruità dell’offerta di lavoro ad oggi resta intatto, perché a essere incongruo è l’emendamento presentato da Maurizio Lupi di Noi Moderati e approvato dalla commissione Bilancio della Camera. Interviene sull’articolo 7 della legge del 2019 sul reddito di cittadinanza, «ma non modifica l’articolo 4, che richiama ancora l’offerta di lavoro congrua», ha spiegato il giuslavorista Michele Tiraboschi. Insomma, l’azione legislativa non riesce a seguire la volontà politica, almeno non con questa manovra. Ma la questione sarà ripresa nell’ambito della riforma complessiva delle politiche attive del lavoro, che la ministra Calderone punta a presentare entro la fine di gennaio.
(da il Fatto Quotidiano)
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