Dicembre 27th, 2022 Riccardo Fucile NON È LA PRIMA VOLTA CHE DELLE RAGAZZINE VENGONO STUPRATE PER ESSERSI UNITE ALLE PROTESTE
Si chiamava Masooumeh, aveva 14 anni. Viveva in un quartiere povero di
Teheran e, in segno di protesta, aveva deciso di togliersi il velo a scuola. La polizia morale l’ha identificata tramite le telecamere di sorveglianza, e l’ha arrestata. Poco dopo è stata portata in ospedale per una grave emorragia vaginale, che l’ha uccisa. La storia di questa giovane iraniana è stata raccontata dall’ong Center for Human Rights in Iran e riportata dal New York Times. La madre della ragazzina, che aveva annunciato di voler denunciare la situazione pubblicamente, è scomparsa.
Come ricorda il giornale statunitense, questo non è il primo caso in cui vengono riportate notizie di stupri compiuti dalla polizia iraniana per colpire e fiaccare le giovani manifestanti che stanno protestando dalla morte di Mahsa Amini, 22enne curda uccisa dalla polizia, secondo la quale non indossava a dovere l’hijab.
Nika Shahkarami, una giovane di 16 anni che aveva bruciato il velo in pubblico, è stata arrestata ed è morta nelle mani della polizia morale. L’autopsia sul suo corpo ha mostrato che cranio, bacino, anca, braccia e gambe erano fratturati. E ancora, in un rapporto della Cnn si legge come una giovane di 20 anni sia stata arrestata, presumibilmente con l’accusa di aver guidato le proteste, e poco dopo è stata ricoverata in un ospedale di Karaj, tremando violentemente, la testa rasata, e un’emorragia rettale in corso. Successivamente è stata riportata in carcere.
Il Centro per i diritti umani in Iran ha denunciato diversi casi di bambini e bambine accusati di sostenere i movimenti di protesta e per questo sottoposti a torture fisiche e psicologiche mentre si trovano in custodia o quando sono a scuola. «Dopo decenni di propaganda statale nel sistema educativo per fare il lavaggio del cervello ai bambini, la Repubblica islamica sta scoprendo che i bambini sono diventati una caratteristica distintiva del movimento del paese per il cambiamento sociale e politico», ha affermato il direttore esecutivo del Centro, Hadi Ghaemi.
Paria Faramarzi, 16 anni, ha subito una grave lesione oculare mentre era si trovava richiusa nella prigione di Adelabad a Shiraz (carcere per “detenuti violenti”), dove è stata illegalmente detenuta, senza alcun ordine giudiziario, per quasi due mesi, e senza essere mai stata informata del motivo. È stata operata d’urgenza perché il flusso sanguigno all’occhio era bloccato a causa di un trauma, e rischiava di diventare cieca
A Karaj, nella provincia di Alborz, il giovane Amir Mohammad Jafari è stato torturato durante gli interrogatori e condannato a 25 anni di carcere, ha riferito il Consiglio di coordinamento dell’Associazione iraniana degli insegnanti. I suoi genitori hanno detto che l’ultima volta che è stato loro permesso di fargli visita, le unghie di Amir sembravano «frantumate».
La stessa Associazione ha anche denunciato il rapimento di tre minorenni, presi da agenti di sicurezza ad Abdanan, nella provincia di Ilam, il 6 dicembre scorso: Pouria Mohammadzadeh, 13 anni, suo fratello Mohammad-Yousef Mohammadzadeh e Yazdan Hasseli, entrambi 15 anni. Sono trattenuti in un luogo sconosciuto.
Punizioni fisiche e abusi psicologici avvengono in molti casi nelle stesse aule scolastiche, come hanno denunciato diversi genitori al centro. Il 23 ottobre, il ministro dell’Istruzione iraniano Yousef Nouri ha sollevato timori di ulteriori torture e uccisioni di bambini quando ha affermato che alcuni studenti sarebbero stati portati in centri psichiatrici per «rieducarli».
/da Open)
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Dicembre 27th, 2022 Riccardo Fucile BIANCHI, 59 ANNI, CONDUCE “LINEA BLU” SU RAI1 ED È STATA PRESIDENTE DEL WWF
Sarà la giornalista Donatella Bianchi la candidata del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Lazio. Lo fa sapere oggi Giuseppe Conte in un’intervista rilasciata ad Avvenire. Secondo il leader M5s, Bianchi «incarna perfettamente i valori del Movimento, rappresenta al meglio il nostro programma politico, sociale ed ambientale ed è un nome condiviso con le altre forze politiche, sociali e civiche con cui stiamo condividendo il percorso, a partire da Coordinamento 2050».
L’ex Avvocato del Popolo spiega anche perché il Movimento non appoggerà Alessio D’Amato, candidato del centrosinistra: «Noi avevamo fatto delle richieste programmatiche, loro il giorno dopo ci hanno risposto con il diktat su un nome senza neppure accettare una discussione sui temi. Mentre la nostra candidata, come avevo promesso, va oltre gli schieramenti».
Donatella Bianchi ha 59 anni. È nata a La Spezia, è stata presidente di Wwf Italia ed è attualmente a capo del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Conduce il programma Linea Blu su Rai1. Per la candidatura nelle scorse settimane erano circolati i nomi di Bianca Berlinguer e Luisella Costamagna. Anche un tentativo per coinvolgere l’attrice Sabrina Ferilli è finito in un buco nell’acqua.
Nel maggio 2020, ricorda oggi Il Fatto Quotidiano, Bianchi ha fatto parte del gruppo di esperti per organizzare la ripartenza dell’Italia dopo la pandemia. Da presidente del Wwf partecipò alle consultazioni per la nascita del governo Draghi. L’alleanza che la porterà alle urne prevede la partecipazione di Sinistra Italiana, che ha rotto l’alleanza elettorale per le politiche con i Verdi.
(da Open)
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Dicembre 27th, 2022 Riccardo Fucile A PUTIN SERVONO SOLDI FRESCHI PER FINANZIARE LA GUERRA. E PER QUESTO STUDIA ANCHE NUOVE ROTTE VERSO L’ASIA E SPERA NEL “CARO AMICO” XI JINPING
Nonostante i toni minacciosi e gli annunci di ritorsioni contro il tetto al
prezzo deciso prima di Natale da Bruxelles, il Cremlino ha deciso di aumentare le forniture di gas verso l’Europa. In previsione dell’ondata di freddo che dovrebbe arrivare con i primi giorni di febbraio, il governo di Mosca ha annunciato che è pronto a riaprire i rubinetti del gasdotto Yamal, una delle principali porta di accesso del metano siberiano verso l’Unione europea: i suoi tubi passano attraverso la Polonia e da qui raggiungono la Germania e il resto dei Paesi nordici.
Il taglio al petrolio
Ora, in previsione di un aumento della domanda di gas per il calo delle temperature, i russi ci ripensano. L’annuncio fa il paio con la decisione di Mosca di ridurre la produzione di petrolio, tra 500 e 700mila barili al giorno. La comunicazione è arrivata il 23 dicembre, da parte del vice-presidente Alexander Novak ed è una chiara reazione non solo all’embargo al greggio russo (scattata per la Ue a partire dal 5 dicembre scorso) ma anche al tetto al prezzo a 60 dollari valevole anche per chi non ha aderito al blocco commerciale dai Paesi occidentali.
Cremlino, entrate in calo
Per trovare un filo conduttore tra i due annunci occorre seguire la pista dei soldi. Il Cremlino ha bisogno di sostenere le entrate, per continuare a finanziare la guerra. Così, da un lato deciso di mandare più gas in Europa perché ritiene che con il freddo in arrivo i prezzi dovrebbero risalire, mentre con il taglio della produzione di petrolio cerca di far salire le quotazioni.
È stato lo stesso Novak ad ammettere all’agenzia Tass che le forniture di gas verso la Ue sono diminuite: alla fine del 2022 la Russia registrerà un calo delle esportazioni di gas di circa un quarto, mentre la produzione diminuirà del 12%. L’anno precedente la produzione era cresciuta del 10% e le esportazioni del 3%. Grazie ai prezzi record finora il Cremlino aveva compensato il calo della domanda: ma da quando è stato annunciato il price cap complice un autunno nettamente più caldo della media – le quotazioni sono crollate del 40%.
Il ruolo della Turchia
Sul fronte del gas è stato un Natale di annunci. Ieri, il presidente turco Recep Erdogan ha annunciato una nuova scoperta per 58 miliardi di metri cubi nei giacimenti del Mar Nero. Di per sè non è una quantità clamorosa (l’Italia da sola ne consuma 70-75 all’anno), ma va ad aggiungesi alle altre scoperte che porta il totale turco a oltre 700 miliardi di metri cubi. Ed è la dimostrazione di come Ankara voglia giocare un ruolo da leader nei prossimi anni, visto che reclama il suo spazio anche al largo di Cipro, dove si trova Leviathan, il più grande giacimento del Mediterraneo.
(da la Repubblica)
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Dicembre 27th, 2022 Riccardo Fucile DA MESI CIRCOLANO VOCI SULLA PRESUNTA MALATTIA DEL PRESIDENTE RUSSO… “USA TRATTAMENTI PIÙ AVANZATI CHE LA RUSSIA NON È IN GRADO DI FORNIRGLI. LA FINE È VICINA”
Continuano a circolare voci sulla presunta malattia del leader russo Vladimir Putin, malgrado finora non abbiano trovato alcuna conferma. Stavolta è stato lo storico e analista politico russo Valery Solovei a sollevare il tema con i media ucraini, affermando che lo zar settantenne starebbe assumendo farmaci antitumorali occidentali, gli unici in grado di rallentare la diffusione del cancro e di tenerlo in vita.
«Posso dire che senza questa terapia estera» Putin non ci sarebbe più, ha detto Solovei al canale YouTube ucraino Odesa Film Studio, secondo quanto riferisce il New York Post. «Usa i trattamenti più avanzati e una terapia mirata che la Russia non è in grado di fornirgli», ha sostenuto ancora l’analista. Ma anche con l’aiuto della medicina occidentale, Solovei ha affermato che «la fine è vicina, anche secondo i medici che lo stanno curando, perché nessun farmaco può avere successo per un tempo infinito».
Sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, si sono moltiplicate le supposizioni sullo stato di salute del presidente russo. Nei mesi scorsi anche i servizi segreti ucraini dissero che Putin stava combattendo con un cancro al pancreas e con il morbo di Parkinson.
Ex professore della prestigiosa università di affari internazionali MGIMO di Mosca, dove era capo del dipartimento per le relazioni pubbliche, Solovei a un certo punto ruppe con le autorità e si dimise dall’ateneo per creare il movimento politico di opposizione Peremen. Già nel novembre 2020 sostenne che Putin era sul punto di dimettersi da presidente della Federazione russa per motivi di salute. Le cose però andarono diversamente.
E intanto circolano voci secondo cui Putin non intenderebbe fare gli auguri di nuovo anno al capo della Casa Bianca, Joe Biden, perché l’attuale livello delle relazioni tra Mosca e Washington non presuppone «un momento per gli auguri. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, come riferisce Ria Novosti.
(da Open)
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Dicembre 27th, 2022 Riccardo Fucile PAVEL ANTOV SI ERA OPPOSTO ALLA GUERRA IN UCRAINA ED E’ VOLATO DALLA FINISTRA
Il deputato di Russia Unita Pavel Antov è stato trovato morto dopo una
caduta dal terzo piano da un hotel di Rayagada nello stato indiano dell’Odisha. Antov, che è iscritto allo stesso partito di Putin, aveva criticato la guerra in Ucraina nel giugno scorso.
Secondo le autorità indiana potrebbe trattarsi di suicidio.
Antov era depresso per la scomparsa dell’amico Vladimir Budanov, morto per arresto cardiaco nei giorni scorsi.
Budanov faceva parte di un gruppo di quattro turisti arrivati all’hotel qualche giorno prima per festeggiare il compleanno di Antov.
Il deputato era considerato il politico più ricco della Duma: nel 2019 Forbes gli attribuiva un patrimonio di 130 milioni di sterline. Possedeva un’azienda di salume.
La guida indiana che ha accompagnato il gruppo ha raccontato ai giornalisti di averlo trovato a terra in una pozza di sangue. Inutile l’intervento dei medici.
Lo scorso giugno Antov aveva esplicitamente criticato la guerra e gli attacchi aerei su Kiev, definendoli «terroristici».
In seguito aveva «chiesto sinceramente scusa» e ribadito di avere sempre sostenuto l’operazione militare di Putin.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2022 Riccardo Fucile MA E’ ALLARME FINTE PARTITE IVA
Un risparmio sulle tasse fino a 8mila euro, con un fatturato annuo di 75mila euro. Questo è il calcolo dei guadagni di un elettricista medio che godrebbe della flat tax, il regime forfettario di cui il governo Meloni è promotore fin dalla campagna elettorale e che, presente nel testo della nuova manovra economica, tra poche ore potrebbe essere approvato in maniera definitiva in Senato.
L’Osservatorio Conti Pubblici Italiani comincia a calcolare nella pratica i profitti di questa riforma fiscale, che come è noto porterebbe dagli attuali 65mila a 85mila euro le attuali cinque aliquote IRPEF e i cinque scaglioni di reddito, per introdurre un’aliquota unica (ecco perché “piatta”) al 15% per persone fisiche e società.
La simulazione
La simulazione effettuata dall’Osservatorio prende come esempio la figura professionale di un elettricista e quella di un consulente informatico. Entrambe con un fatturato annuo ipotizzato a 75mila euro e tutti e due beneficiari di un risparmio fiscale. Il calcolo evidenzia sì vantaggi per i lavoratori autonomi, ma mette in guardia dal costo della riforma Meloni intanto in termini di equità. L’Irpef nasce sì come imposta generale sui redditi che quindi porta a pagare di più chi effettivamente guadagna di più. Ma da tempo intercetta il solo lavoro dipendente e i trattamenti pensionistici. Due voci che rappresentano ormai l’85% della base imponibile. «Questo non fa altro che consolidare la tendenza a sottrarre gran parte dei redditi dei lavoratori autonomi alla progressività del tributo Irpef», sottolinea il monitoraggio. L’Osservatorio poi individua ulteriori pericoli che la riforma fiscale comporterebbe alle tasche dei lavoratori e al sistema economico generale italiano. Ma prima di evidenziarli, è bene quantificare guadagni e risparmi delle due figure prese in considerazione.
Dai 5.000 agli 8.000 euro di risparmio di tasse all’anno
Per autonomi e partite Iva la tassa piatta prevista dal governo Meloni è estesa ai redditi fino a 85mila euro. La flat tax incrementale è al 15% con una franchigia del 5% e un tetto massimo di 40mila euro. Come si traduce tutto questo per un lavoratore autonomo italiano? L’Osservatorio prova a fare i conti in tasca a un elettricista medio e a un consulente informatico
Elettricista
Con Regime Ordinario
Fatturato annuo: 75.000 euro
Costi: 10.500 euro
Reddito imponibile, dopo contributi previdenziali: 47.582 euro
Reddito netto, dopo Irpef, detrazioni e addizionali: 32.310 eur
Totale imposte e contributi: 32.190 euro
Con Flat Tax
Fatturato annuo: 75.000 euro
Costi forfettari: 10.500 euro
Reddito imponibile dopo contributi previdenziali: 47.582 euro
Reddito netto dopo flat tax al 15%: 40.444 euro
Totale imposte e contributi: 24.05
Se dipendente
Costo azienda: 64.500 euro
Reddito imponibile dopo contributi carico azienda e lavoratore: 44.368 euro
Reddito netto dopo detrazioni, Irpef e addizionali: 30.791 euro
Totale imposte e contributi: 33.709 euro
Consulente informatico
Con Regime Ordinario
Fatturato annuo: 75.000 euro
Costi: 24.750 euro
Reddito imponibile, dopo contributi previdenziali: 37.069 euro
Reddito netto, dopo Irpef, detrazioni e addizionali: 26.161 eur
Totale imposte e contributi: 24.089 eur
Con Flat Tax
Fatturato annuo: 75.000 euro
Costi forfettari: 24.750 euro
Reddito imponibile dopo contributi previdenziali: 37.069 euro
Reddito netto dopo flat tax al 15%: 31.509 euro
Totale imposte e contributi: 18.741 euro
Se dipendente
Costo azienda: 50.250 euro
Reddito imponibile dopo contributi carico azienda e lavoratore: 35.159 euro
Reddito netto dopo detrazioni, Irpef e addizionali: 25.994 euro
Totale imposte e contributi: 24.256 euro
I rischi: «Crescita del fenomeno delle “finte partite Iva” e crisi totale dell’impresa»
Oltre alla tendenza a sottrarre gran parte dei redditi dei lavoratori autonomi alla progressività del tributo Irpef prima citata, l’Osservatorio evidenzia due ulteriori pericoli. Il primo è dato dall’espansione del forfettario che può «incentivare l’impresa a puntare su semplici collaborazioni con i lavoratori autonomi» piuttosto che su un rapporto di lavoro dipendente. Il rischio che si corre è quello di dare un’ulteriore spinta «al fenomeno delle finte partite Iva». Ma c’è altro.
Un regime forfettario diffuso, che quindi copre una fascia così ampia di lavoratori autonomi, secondo la valutazione dell’Osservatorio, «incoraggerà una società di professionisti a scindersi per usufruire dei benefici fiscali garantiti dal forfettario». L’altro rischio in questo modo sarà quello di «una crisi totale del modello virtuoso dell’impresa». E almeno formalmente, «perderebbe quota il soggetto in grado di sfruttare economie di scala e di scopo che sono precluse ai lavoratori quando agiscono singolarmente».
«Seri problemi di equità e vantaggi eccessivi»
In ultimo l’Osservatorio evidenzia un effetto distorsivo che la riforma fiscale creerebbe tra i dipendenti. Come si evince dal calcolo effettuato e dalle cifre riportate negli elenchi puntati in alto, il regime forfettario assegna evidenti vantaggi, sia all’elettricista e sia al consulente informatico autonomi rispetto ai loro colleghi che lavorano in azienda. «Un elettricista forfettario pagherebbe oltre 6.500 euro di imposte in meno rispetto a un elettricista assunto da un’impresa, con un reddito maggiore di quasi 10 mila euro (al netto di tutte le imposte e i contributi», spiega il monitoraggio. E ancora: «Un consulente informatico forfettario risparmierebbe oltre 3.600 euro di imposte rispetto al suo clone assunto nell’impresa, con un reddito di circa 5.500 euro maggiore (sempre al netto di tutte le imposte e contributi)». Certamente il lavoratore autonomo non gode dei tanti paracadute che proteggono chi in azienda, «eppure, pur valutando i maggiori rischi che corre, la flat tax sembra davvero assegnare un vantaggio eccessivo al lavoratore autonomo, sollevando problemi seri di equità di trattamento».
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2022 Riccardo Fucile “CHI HA UN TUMORE NON PUO’ ASPETTARE”…TAGLIATI 20 MILIONI
Luci e ombre per la Sanità nella Manovra che ha ricevuto il primo via
libera della Camera. Tra i punti negativi, in primo piano il mancato approdo del piano oncologico nazionale da 10 milioni di euro per il 2023 e 10 per il 2024.
Mentre proprio sul fil di lana si è aperto uno spiraglio di impegno da parte del Governo con una prospettiva di ordine del giorno per risolvere la questione aperta in merito al settore dei dispositivi medici che chiedeva lo stop del pay back per effetto del quale è posto a carico delle aziende produttrici il 50% della spesa in eccesso effettuata dalle Regioni rispetto al tetto del 4,4% della spesa pubblica previsto per i dispositivi medici.
Per la sanità privata la novità è l’approvazione di due Ordini del Giorno di Fratelli d’Italia per eliminare il tetto di spesa previsto dalla Spending review del 2012. Nessun blitz a favore dei medici di pronto soccorso che vedono sfumare la possibilità di ricevere già dal primo gennaio 2023 l’indennità aggiuntiva. Ma il capitolo che pesa di più è quello del piano oncologico. Gli oltre tre milioni e mezzo di malati che in Italia vivono con una diagnosi di cancro rinnovano la richiesta di impegno urgente. Il nuovo Governo, ribadisce il segretario generale della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo), Elisabetta Iannelli «ha promesso di aggiornare il Piano oncologico nazionale, ma ora è giunto il momento di tradurre le parole in fatti».
Rispetto al piano abbozzato dal precedente Governo, valido dal punto di vista tecnico-scientifico, occorre ora aggiornare gli interventi per la parte che riguarda la pianificazione degli obiettivi da raggiungere. «Siamo sconcertati e preoccupati per l’inconcludenza della classe politica. I malati di cancro – dice – non possono aspettare e con la Favo chiedono risposte concrete e immediate al ministro della Salute». La cura dei tumori costa al nostro Paese 16 miliardi all’anno, da aggiungere ai 5 che i cittadini tirano fuori dalle proprie tasche per accelerare i tempi di una diagnosi. Serve un impegno senza precedenti per evitare che i tumori diventino la prima causa di morte nel nostro continente: lo dice l’Europa, dove, nel 2020, ogni giorno, 11.000 persone si sono ammalate e 5.000 hanno perso la vita a causa di una patologia oncologica.
La manovra contiene anche luci e novità su diversi altri fronti della sanità. Proroga al 31 dicembre 2024 per la stabilizzazione del personale precario assunto durante l’emergenza pandemica; incrementa il Fondo sanitario nazionale e aumenta di 650 milioni per il 2023 le risorse per l’acquisto di farmaci e vaccini contro il Covid-19. Una spesa di 250 mila euro per il 2023 e di 500 mila per il 2024 e 2025 per lo sviluppo delle nuove terapie antitumorali Car-T e 5 milioni l’anno dal 2023 al 2026 per promuovere la prevenzione di malattie del cuore. Per il Piano di contrasto all’Antimicrobico-Resistenza 2022-2025 autorizza la spesa di 40 milioni l’anno. E, ancora 200mila euro l’anno vanno ai test next-generation sequencing per i tumori. Incrementa di 5 milioni annui le risorse da vincolare a borse di studio per i medici specializzandi. Smart working per chi soffre di malattie croniche; bonus psicologo fino a 1.500 euro annui e strutturale.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 27th, 2022 Riccardo Fucile POLEMICHE PER L’EVASIONE ANNUNCIATA: “E ORA LA MANOVRA DEL GOVERNO DIROTTA I DIRIGENTI ALTROVE, SALVINI E MELONI PROTESTAVANO CON NOI, ORA SPOSTANO NEI TRIBUNALI I VINCITORI DEL CONCORSO DA DIRETTORE”
Un’evasione annunciata. Nel day after della fuga di 7 ragazzi dal carcere minorile Beccaria di Milano, una volta istituto modello per il recupero dei giovani, dal Comune ai sindacati di polizia arrivano cahiers de doléances da ogni dove sulle condizioni dell’istituto di pena alla periferia del capoluogo lombardo, spesso condivise con altri penitenziari. Problemi che si trascinano da tempo, dalla mancanza di personale – e anche di un direttore – fino ai lavori infiniti, con cantieri aperti da quasi due decenni. Tutti aspetti denunciati da anni da don Gino Rigoldi, storico cappellano del Beccaria.
“Personale carente”
La carenza di agenti di polizia penitenziaria e di operatori sociali è sottolineata da Daniele Nahum e Alessandro Giugni, presidente e vicepresidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano, in attesa di poter fare un sopralluogo nella struttura in zona Bisceglie: le cause della maxi-evasione sono da ricercare nella “cronica carenza di personale, acuita dalle giornate di festa e anche agevolata dall’infinita ristrutturazione della struttura penale minorile, sia negli spazi relativi al cortile che in quello delle sezioni detentive”, scrivono i due consiglieri Pd.
Diciotto anni di cantiere e le ultime promesse
I tempi biblici dei lavori di ristrutturazione sono testimoniati dalla cronistoria dei cantieri, aperti ormai “da 18 anni”, come sottolineano Nahum e Giugni. Secondo fonti governative, dovrebbero chiudersi a primavera. All’inizio di dicembre gli uffici del ministero delle Infrastrutture hanno firmato un accordo con il ministero della Giustizia per terminare entro aprile 2023 i lavori del secondo e ultimo lotto che, fanno sapere dal ministero, ha subito rallentamenti per la pandemia. Il primo lotto è stato ultimato in 15 anni, il secondo cantiere, aperto nel 2018, dovrebbe invece chiudersi nei prossimi quattro mesi. Per Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, l’evasione nel giorno di Natale non ha fatto altro che riportare a galla le “ancestrali disfunzionalità del sistema penitenziario”, ma anche “l’ipocrisia” della politica.
Il sindacato: “La Manovra dirotta dirigenti altrove”
“Mentre in molti sembrano scoprire solo ora che all’istituto penale per minorenni di Milano, come in molte altre carceri anche per adulti, da anni non è in servizio un direttore titolare, con la manovra di bilancio in corso d’approvazione in Parlamento verrà disposto lo scorrimento della graduatoria per Dirigente del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, ma per l’assunzione negli uffici giudiziari (tribunali, etc.)”, attacca il sindacalista. “Stessa operazione si farà con la graduatoria per i direttori di carceri per adulti. Insomma, come al solito la politica e i governanti predicano bene e razzolano male – aggiunge – Ci aspettavamo uno scorrimento delle graduatorie per i profili per i quali erano stati banditi i concorsi. Invece, grazie a un colpo da far invidia al miglior prestigiatore, chi aveva concorso per fare il direttore di carcere sarà assunto in un tribunale”.
Le manifestazioni di Meloni-Salvini, ma ora…
Il suo è un attacco diretto alle giravolte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al suo vice Matteo Salvini, uno dei più attivi nel polemizzare dopo la fuga dal Beccaria: “Nel 2017 manifestarono con noi per sostenere le nostre rivendicazioni. Ora è il momento di essere consequenziali e di dare risposte concrete e immediate”, conclude De Fazio. E in manovra, come segnalato nelle scorse settimane, è previsto anche un taglio alle spese di 35 milioni di euro per l’amministrazione penitenziaria che ha portato i sindacalisti a protestare, ricordando come il ministro della Giustizia Carlo Nordio avesse parlato delle carceri come di una priorità.
Milano dopo Nisida, Potenza e Acireale
Il segretario del Sindacato Polizia Penintenziaria, Aldo Di Giacomo, ricorda invece come la situazione sia critica in diversi istituti, come avevano già dimostrato l’evasione dal penitenziario napoletano di Nisida di alcune settimane fa e le rivolte a Potenza e Acireale: “Chiari segnali che gli istituti per minori hanno raggiunto livelli allarmanti con una situazione diventata ingestibile e per certi aspetti inedita rispetto al passato”, spiega sottolineando come l’attuale sistema carcerario per minori “non solo non serve a nulla ma si rivela una sorta di scuola per delinquere”. Secondo le statistiche fornite da Di Giacomo, infatti, il “90% di chi entra in un istituto per minori si avvia verso una ‘carriera criminale’ passando come stadio successivo immediato al carcere normale”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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