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STRAGE MIGRANTI, FRONTEX SMENTISCE LA VERSIONE DEL GOVERNO: “L’ITALIA SAPEVA DEL BARCONE SOVRAFFOLLATO, AVEVAMO AVVERTITO LA CENTRALE OPERATIVA DELLA GUARDIA COSTIERA”

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

UNA COSA E’ CERTA: LA GUARDIA COSTIERA E’ INTERVENUTA SOLO AL MATTINO A TRAGEDIA COMPIUTA… E PERSINO BALBONI (FDI) ATTACCA PIANTEDOSI: “SE CI SONO STATE LACUNE NELLA CATENA DI COMANDO, DOBBIAMO SAPERLO”

Due giorni di silenzio e poi lo scontro.
A oltre 48 ore dal naufragio che ha provocato almeno 64 morti, la Guardia costiera e Frontex forniscono versioni diverse sulle ore intercorse tra l’alert del velivolo dell’Agenzia europea e il naufragio nel Crotonese. E ci sono discordanze anche sul numero delle persone segnalate a bordo.
Oltre a un chiarimento definitivo: non è mai stato lanciato un dispositivo di ricerca e soccorso, se non dopo il naufragio, mentre nelle sei ore successive all’avvistamento si è svolta un’attività di law enforcement, insomma un’operazione di polizia.
È per questo, sostanzialmente, che le imbarcazioni della Guardia costiera non sono state attivate. Nonostante il mare in condizioni difficili nel quale navigava la Summer Love, il barcone che Frontex definisce “pesantemente sovraffollato” di migranti.
La Guardia costiera ha rotto il mutismo durato due giorni in seguito alla strage di migranti sulla spiaggia di Steccato di Cutro e ha spiegato che l’alert di sabato riportava di una barca in navigazione nel mar Jonio che “risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta della nave”, scrive in un comunicato.
Il velivolo di Frontex, sostiene la Guardia costiera, ha inviato la segnalazione al punto di contatto nazionale preposto per l’attività di ‘law enforcement’ – ovvero la Guardia di finanza – “informando, tra gli altri, per conoscenza, anche la Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma”
La versione di Frontex smentisce quella della Guardia costiera. L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera spiega infatti di aver “avvistato un’imbarcazione pesantemente sovraffollata” che “si dirigeva verso le coste italiane”.
E “come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane”.
L’aereo non ha mollato l’imbarcazione continuando a “monitorare la zona fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante”.
La barca, aggiunge Frontex, “trasportava circa 200 persone” specificando che “stava navigando da sola e non c’erano segni di pericolo”.
È in questo contesto che partono le due unità della Guardia di finanza per “intercettare” la barca. Lo scafo veloce V.5006 e il pattugliatore Barbarisi sono però costretti a rientrare a causa delle condizioni “avverse” del mare.
Ma se le condizioni erano così severe da impedire la navigazione anche a una nave di 35 metri come il Barbarisi di stanza a Taranto, perché dopo il tentativo fallito si è immaginato che una barca “pesantemente sovraffollata”, come la descrive Frontex, potesse continuare a navigare tranquillamente verso le coste calabresi?
E perché la Guardia di finanza, attiva in quel momento, non ha fatto monitorare l’imbarcazione da un proprio elicottero?
La Guardia costiera ha spiegato che solo attorno alle 4.30 “sono giunte alcune segnalazioni telefoniche da terra relative ad un’imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa”
E a quel punto, aggiunge, i carabinieri, precedentemente allertati dai finanzieri, “giunti in zona hanno riportato alla Guardia costiera l’avvenuto naufragio”.
Questa – sottolinea la Guardia costiera – è “la prima informazione di emergenza” riguardante la barca che era stata avvistata da Frontex. Nessuna segnalazione telefonica, sostiene il corpo militare, è “mai pervenuta ad alcuna articolazione della Guardia Costiera dai migranti, presenti a bordo della citata imbarcazione, o da altri soggetti come avviene in simili situazioni”.
E Frontex sottolinea che “l’operazione di salvataggio è stata dichiarata nelle prime ore di domenica, dopo che il naufragio è stato localizzato al largo di Crotone”. Troppo tardi per salvare buona parte dei migranti.
Il fuoco amico su Piantedosi
“Se ci sono state lacune nella catena di comando per un soccorso tempestivo noi lo dobbiamo sapere, ministro. Non è una richiesta che Fratelli d’Italia lascia alle opposizioni”. Il senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Alberto Balboni, lo chiede al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al termine dell’audizione del titolare del Viminale. “Sul tema della responsabilità eventuale di un mancato soccorso tempestivo questo non è un tema che possiamo lasciare a una polemica, una alla strumentalizzazione politica come sta avvenendo”, dice Balboni, “se ci sono davvero eventuali responsabilità noi siamo i primi a chiedere che sia fatta luce, perché non si può lasciare una nave piena di bambini in balia delle onde”
(da agenzie)

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SONDAGGIO NOTO PER PORTA A PORTA: ELLY TRASCINA IL PD DI TRE PUNTI, ARRIVA AL 19,5% E SCAVALCA IL M5S

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

IL SONDAGGIO SHOCK DOPO LA VITTORIA DELLA SCHLEIN

Porta a Porta pubblica il consueto sondaggio, realizzato da Noto Sondaggi, sulle intenzioni di voto a livello nazionale e sulle recenti primarie del Pd.
Il sondaggio è stato effettuato da Noto dopo la vittoria di Elly Schlein e registra un innalzamento della percentuale del Pd nelle intenzioni di voto dal 16,5%, che avevano i democratici prima delle primarie, al 19,5% di oggi.
Per il campione di Noto, Fratelli d’Italia oggi si conferma primo partito italiano con il 28,5% (percentuale stabile). Segue il Pd, che guadagna tre punti, arrivando al 19,5%.
Scende in terza posizione il M5S con una percentuale del 16%, perdendo due punti e mezzo.
Troviamo poi la Lega stabile, seguita da Azione-Italia Viva all’8% mentre Forza Italia guadagna mezzo punto, arrivando al 7,5%,
(da agenzie)

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IL GIORNALISTA MILIARDARIO RUSSO SOLOVYEV MINACCIA L’ITALIA E CI DA’ DEI “BASTARDI”

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

“VEDIAMO SE A MILANO RICORDANO COME BACIAVANO LE MANI DEI SOLDATI RUSSI”… SE VIENI IN ITALIA VEDRAI CHE TE LO RICORDERAI

«Lasciate che tremino i bastardi». Non usa mezzi termini nei confronti degli europei il giornalista dell’emittente russa Rossija 1 Vladimir Solovyev, a cui, a quanto pare, non vanno giù le azioni intraprese dall’Ue per supportare l’Ucraina nel conflitto contro il suo Paese.
Nello specifico, il giornalista vicino a Putin, che in Italia possiede quattro ville, se la prende con il nostro Paese: «Vediamo se a Milano si ricordano come baciavano le mani dei soldati russi». Il riferimento è al generale Suvorov, che nel 1799, a capo dell’armata russo-austriaca, liberò Milano dall’occupazione di Napoleone. Per farlo, il generale dovette attraversare le Alpi, e Solovyev avverte che potrebbe succedere ancora «se servisse», così che i russi possano anche controllare lo stato in cui versa il monumento commemorativo della liberazione in Svizzera, imbrattato lo scorso maggio.
Il giornalista, è noto per aderire fedelmente alla propaganda russa, tanto da aver definito l’Italia «un Paese fascista» a Non è l’Arena di Giletti. Oggi, conclude con un’ulteriore minaccia: «I russi partono piano ma arrivano veloci».
(da agenzie)

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HA DIFFAMATO CAROLA RACKETE, MA SALVINI INVECE DI AFFRONTARE IL PROCESSO SI NASCONDE DIETRO L’IMMUNITA’

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

CUOR DI LEONE SALVATO DALLA GIUNTA DELLE IMMUNITA’ CHE HA NEGATO L’AUTORIZZAZIONE A MAGGIORANZA… NEANCHE LE PALLE PER RINUNCIARE ALLA PROTEZIONE POLITICA E AFFRONTARE IL PROCESSO

Il caso Rackete – Salvini, al momento, sbatte contro il muro della Giunta delle elezioni e immunità del Senato, che ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno per le opinioni espresse su Carola Rackete, all’epoca dei fatti comandante della Sea Watch 3, la nave della ong tedesca impegnata nel soccorso di migranti.
Un uso sfacciato del potere politico da parte di chi usa la querela come “arma” per zittire le critiche e il dissenso.
La richiesta del relatore (contro l’autorizzazione) ha avuto 10 voti favorevoli, 3 contrari (2 del Pd e uno del M5s) e due astenuti (Ivan Scalfarotto di Italia viva e Ilaria Cucchi di Avs). La richiesta approderà in Aula per la decisione definitiva.
«È una vergogna. Non è accettabile che si usi questo strumento della insindacabilità per proteggere e impedire che vada a giudizio un ministro che si è permesso per un mese e mezzo consecutivo da qualunque canale, tv o social di insultare una persona. È una cosa inaccettabile». Così il senatore del Pd, Alfredo Bazoli.
Bazoli, che ha votato contro la relazione e cioè a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, ha aggiunto: «È una decisione vergognosa, che crea un precedente molto pericoloso perché così si autorizza chiunque a dire qualunque cosa in un’aula parlamentare essendo autorizzato a farlo, e si fa un pessimo servizio alle nostre prerogative che vanno salvaguardate sì ma non in questo modo. Ci si scherma dietro ragioni giuridiche che sono totalmente infondate, secondo noi».
Nell’estate del 2019, sui social di Salvini la comandante della Sea Watch 3 venne appellata come “zecca tedesca”, “complice degli scafisti e trafficanti” e “sbruffoncella”
Il processo milanese era stato interrotto lo scorso giugno, in attesa dell’accoglimento della questione preliminare avanzata dal legale di Salvini, Claudia Eccher, nel frattempo divenuta membro laico del Csm.
(da agenzie)

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METTI UN CAPO ULTRAS A BRUXELLES: UNO DEI QUATTRO ASSISTENTI DELL’EURODEPUTATA LEGHISTA STEFANIA ZAMBELLI, INDAGATI PER FRODE AI DANNI DELL’UE, È MARCO PACINI, DETTO “PACIO”, UNO DEI LEADER DELLA CURVA DEL MILAN

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

FIDANZATO CON LA FIGLIA DELLA ZAMBELLI, HA RICEVUTO UNA SFILZA DI DASPO PER ATTI VIOLENTI. ED È STATO COINVOLTO NEL PESTAGGIO DI UN TIFOSO DELL’INTER INSIEME ALL’AMICO LUCA LUCCI, GIA’ CONDANNATO A 7 ANNI PER SPACCIO DI DROGA (E CELEBRE PER UNA FOTO CON MATTEO SALVINI)

Nella curva del Milan lo conoscono tutti Marco “Pacio” Pacini, perché a ogni partita è lì a lanciare i cori dal megafono. Capo ultrà riconosciuto da quando Luca Lucci, l’ex leader della Sud fotografato con Salvini quando l’allora ministro dell’Interno andò a stringergli la mano, venne arrestato e poi condannato a sette anni per traffico di droga, Pacini ne ha raccolto il testimone.
Oltre a dirigere il tifo rossonero, Pacio figura fra i quattro assistenti dell’eurodeputata bresciana Stefania Zambelli, e proprio per questo è stato indagato con tutti gli altri per frode ai danni dell’Unione europea. Secondo l’accusa, le persone coinvolte avrebbero svolto solo in parte o per niente le attività per cui venivano pagati.
La deputata europea al centro delle indagini, infatti, è la madre della compagna di Pacini. La sua carriera ultrà invece ha i connotati tipici dei personaggi che fanno strada in una curva: una presenza militante e aggressiva capace di tradursi in una serie di Daspo, il divieto di avvicinarsi a uno stadio per atti o gesti violenti, e poi il legame forte con Lucci, che tuttora è considerato il capo della Sud.
In teoria non potrebbe, dato che sta scontando sette anni per traffico di droga, ma l’esperienza di altre curve dice che certe leadership resistono anche agli arresti.
Con Lucci e altri quattro, Pacini ha condiviso assalto a condanne per lesioni gravissime a un tifoso dell’Inter, Virgilio Motta, che in quel pestaggio perse un occhio e di lì a un anno si suicidò. A fianco delle vicende dai risvolti penali ci sono quelle ordinarie del mondo del tifo, a cominciare dalla gestione dei biglietti.
A Milano, un anno fa, il questore ha contestato alla società rossonera una multa da 66mila euro “per aver corrisposto biglietti a prezzo agevolato a cittadini sottoposti a Daspo o altre misure di prevenzione”. Nel gruppo interessato, “Il 2° blu”, in riferimento al settore della curva milanista, c’era Marco Pacini.
Allo stadio l’immagine del capo tifo è tranquillizzante e familiare: alle partite tranquille “Pacio” porta in curva la figlia di pochi anni, come si può vedere nelle immagini del suo profilo Instagram. La bambina impugna il microfono fra applausi e sorrisi per eseguire una versione edulcorata dei cori guidati abitualmente dal papà. Ritratti teneri, prontamente pubblicati sul social e accolti dai tanti like dei tifosi della Sud.
(da La Stampa)

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IL PROFESSOR GALIANO CONTRO PIANTEDOSI: “LEGGERO’ AI MIEI STUDENTI LE SUE PAROLE, POI MANDATEMI LA DIGOS”

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

“TOGLIETEMI LA CATTEDRA, MA E’ GIUSTO CHE I RAGAZZI SAPPIANO”… “QUANDO MIA FIGLIA MI CHIEDERA’ DOV’ERO, VOGLIO POTERLE RISPONDERE A TESTA ALTA: DALL’ALTRA PARTE”

“Io glielo dirò, domani, cosa avete fatto. Entrerò in classe e leggerò ai miei studenti le dichiarazioni del ministro che ha detto: ‘Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità. Le leggerò e mi siederò lì ad ascoltare cos’hanno da dire. Hanno dodici anni, i miei studenti. Ed è giusto che sappiano”.
Inizia così il post di Enrico Galiano, professore in una scuola di Pordenone, autore della webserie ‘ una vita da prof’ e scrittore. Il suo intervento sui social commentava le parole del ministro Matteo Piantedosi sul tragico naufragio di Crotone.
“Lo vedranno da soli che avete fatto arrestare chi voleva salvare delle persone. Che avete scritto e detto cose orrende, che avete l’anima sporca di parole che nessuno potrà cancellare. Glielo dirò che avete costretto in porto le navi che avrebbero potuto salvarli – si legge nel post su Facebook -. Glielo dirò che sono anni che usate la vita delle persone per raccattare quattro voti in più. Glielo dirò che cosa avete fatto. Cosa abbiamo fatto, in realtà. Perché siamo tutti responsabili. Glielo dirò che quelli che c’erano prima non erano così diversi, solo che sapevano nasconderlo meglio”.
“Mandatemi la Digos, mandate chi volete, toglietemi la cattedra, la classe. Alla fine è tutto quello che sapete fare: usare la forza con i più deboli. Con quelli davvero forti non ci provate neanche”, prosegue il docente.
E conclude: “Sospendetemi pure: voglio poter dire a mia figlia, quando sarà grande e vedrà cosa stava succedendo in questi giorni, in questi anni, quando mi chiederà dov’ero, voglio l’orgoglio di poterle rispondere, a testa alta: dall’altra parte”.
(da agenzie)

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L’ARCIVESCOVO DI PALERMO ATTACCA PIANTEDOSI: “RISCHIAMO L’ALZHEIMER DELL’UMANITA'”

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

LOREFICE: “UN UOMO DELLE ISTITUZIONI CHE RIBALTA LA COLPA SULLE VITTIME”

“Non c’è spazio oggi per i qualunquismi: è tempo per tutti noi di rifuggire con chiarezza da ogni narrazione tesa a colpevolizzare l’anello più debole della società. La responsabilità è nostra: quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di Papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi”.
Sono dure e scavano in profondità, le parole dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, dopo l’ennesima strage di persone migranti. Una nota che racchiude il senso di una indignazione appassionata.
“Il culmine simbolico di tutto ciò – prosegue l’arcivescovo – è stata la dichiarazione resa dal ministro Piantedosi, un uomo delle istituzioni che ha prestato il proprio giuramento sulla Costituzione italiana – la stessa Costituzione che prima di ogni altra cosa riconosce e garantisce quei diritti inviolabili dell’uomo –, il quale ha ribaltato la colpa sulle vittime. Come mi sono già trovato a dire, durante la Preghiera per la pace del 4 novembre 2022, rischiamo tutti di ammalarci “di una forma particolare di Alzheimer, un Alzheimer che fa dimenticare i volti dei bambini, la bellezza delle donne, il vigore degli uomini, la tenerezza saggia degli anziani. Fa dimenticare la fragranza di una mensa condivisa.
Crediamo che sia necessario rispondere ai tanti interrogativi ancora aperti sul naufragio di Cutro e che venga dissipato ogni equivoco sulla gravissima responsabilità di chi non soccorre i naufraghi, lasciandoli morire in mare”.
(da agenzie)

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FATE VEDERE AL MINISTRO PIANTEDOSI LE SCONVOLGENTI IMMAGINI DEL PALASPORT DI CROTONE TRA I FERETRI DEI MIGRANTI

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

I NOMI, LE SIGLE E QUELLE CINQUE PICCOLE BARE BIANCHE (PER I BIMBI)… ANCHE GLI AGENTI HANNO GLI OCCHI ROSSI

Sigle tipo questa: Kr40M28. «Kr» sta per Crotone, «40» per quarantesimo ritrovamento, «M» per maschio e 28 dovrebbe essere l’età. Poi bare color marrone, oltre sessanta. Bare bianche, per i bimbi. Sono cinque in tutto e vederle una accanto all’altra è sconvolgente.
Siamo al Palazzetto dello Sport di Crotone.
Prefettura e Questura hanno dato il permesso ai giornalisti di vedere la camera ardente con le salme recuperare sinora sulla spiaggia di Cutro (64) dopo il naufragio di domenica.
Tre minuti a testa per ogni cronista, la fila è lunghissima. Si entra due a due. Uno della carta stampata e l’altro delle televisioni.
La lettura di questo elenco è un dolore continuo, una Spoon River del Mediterraneo che affratella in qualche modo vittime e testimoni che passano qui.
A un tratto un agente, gentilissimo, si avvicina con timidezza. Ha gli occhi rossi anche lui, mostra l’orologio e sussurra, a bassa voce, che «i tre minuti sono terminati». Si esce con il cuore a pezzi, il cielo su Crotone è plumbeo.
(da Il Corriere della Sera)

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ELLY HA VINTO NONOSTANTE TUTTE LE DONNE DEL PD

Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile

L’HANNO VOTATA MIGLIAIA DI ELETTRICI, MA NON LE PARLAMENTARI

Se è vero che il trionfo di Elly Schlein ha evidenziato lo scollamento tra il partito, gli iscritti e gli elettori del Pd, tutto diventa ancora più vero se si confrontano le donne del partito con le donne che hanno votato alle primarie, e cioè: (quasi) tutte le donne di peso del Pd hanno sostenuto Stefano Bonaccini, un fiume di donne non iscritte al Pd ha votato Elly Schlein.
Ed è un fatto che è destinato a incidere non poco sulla comunicazione delle varie Ascani e Quartapelle, sempre così impegnate sul fronte delle battaglie più fotogeniche a favore delle donne, le stesse che poi, quando in gioco ci sono posti e potere, tornano improvvisamente legate ai vetusti schemi delle ancelle devote all’uomo solo al comando.
Quelle che quando hanno avuto la possibilità di sostenere Elly Schlein, una donna preparata, coraggiosa, vicina ai temi che appassionano le generazioni più giovani, profondamente legata ai valori di sinistra, una donna che ha dichiarato di essersi candidata perché desiderosa di dimostrare che le donne non devono essere condannate a fare le vice di uomini, hanno scelto un uomo.
Ed è stato esilarante, in questi mesi, vederle arrampicarsi sugli specchi alla ricerca di qualche buon motivo per giustificare la scelta. Non potendo dire “Sostengo Bonaccini perché vince lui” e neppure “Schlein è impreparata, incapace, non abbastanza di sinistra”, hanno balbettato qualsiasi cosa. Debora Serracchiani, quella che stizzita si lamentava perché il nuovo governo vuole le donne un passo indietro, ha scelto Bonaccini davanti e Elly Schlein un passo indietro.
Ma hanno scelto Bonaccini anche Alessandra Moretti, quella del movimento “Ci siamo” composto da sole donne, Paola De Micheli, quella che dichiarava “Le donne fanno fatica a votare le donne, sono favorevole alle quote rosa” e forse era favorevole alle quote rosa, ma nelle cooperative badanti. Idem Anna Ascani che, quando Draghi e il retrostante Pd indicarono i ministri uomini, scrisse: “Spesso ci siamo relegate in correnti a guida maschile. Abbiamo lasciato che fossero gli uomini a ‘indicarci’ in ruoli di responsabilità secondari, candidate a essere ‘vice’”.
E sosteneva anche che non è vero che le donne competenti trovano spazio a prescindere dalle quote, per questo servono le quote. Così pure Lia Quartapelle, che scriveva “Senza quote rosa io non sarei qui”, quella che ogni giorno si inventa un’iniziativa di quelle buone per uscire sui giornali, ovviamente a favore delle donne (roba del tipo “la Nazionale delle parlamentari”) e nemmeno due anni fa, lamentandosi, dichiarò addirittura: “Sulla rappresentanza di genere Berlusconi è stato più bravo di Zingaretti”.
Hanno sostenuto Bonaccini anche Alessia Morani, quella che “La mancanza di rappresentanza femminile è la punta dell’iceberg dell’incapacità del nostro partito di rappresentare la società italiana”, e Giuditta Pini, che tuonava “Noi donne del Pd da sempre escluse sistematicamente!”. E così molte altre, tutte ovviamente con precedenti nel famoso segmento “donna che frigna perché nessuno affida alle donne ruoli di potere, ma quando sono loro a poter votare una donna preferiscono l’uomo di potere”.
Insomma, le aspettiamo tutte al varco alla prossima battaglia a colpi di hashtag, visto che quella a colpi di voti non è il loro forte.
Va detto però che ci hanno offerto una moltitudine di pretesti per divertirci mentre le vedevamo arrancare, tentando di spiegare il mancato sostegno a Schlein. Si andava da “(quello di Bonaccini) è il Pd in cui mi ritrovo” di Simona Malpezzi, che è tipo “vado dalla parrucchiera sotto casa ché mi trovo bene”, a Sandra Zampa che “Bonaccini è più libero dalle correnti”, forse riferendosi alle correnti di chi preferisce le sopracciglia naturali a “Il tema della questione di genere è un problema, ma di certo non si risolve solo con una candidatura”, frase emblematica pronunciata da Roberta Pinotti.
Emblematica perché quelle delle quote rosa, di fronte al caso Schlein, si rimangiano tutto. “E che, devo votare una donna per forza?” è il loro motto, come se Elly Schein fosse la prima fessa che passa e non una politica di valore.
Ora Moretti, a vittoria avvenuta, si rallegra: “Due donne ai vertici della politica italiana: una rivoluzione!”. Sì, peccato che lei fosse nel palazzo, mentre altre lanciavano le pietre sulla finestra.
Lia Quartapelle però le batte tutte. Secondo lei invitarla a votare Schlein era come dire che avrebbe dovuto votare Meloni alle Politiche o Moratti alle Regionali. E certo, perché Meloni e Moratti sono del suo schieramento. Insomma, secondo loro Elly Schlein era una donna a caso, a quel punto meglio Bonaccini.
Che in effetti non era certo un uomo a caso, ma quello che prometteva poltrone un po’ a tutti.
(da il Fatto Quotidiano)

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