Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
È L’ULTIMO ATTO DEL PROCESSO SULLE “SPESE PAZZE” DELLA REGIONE PIEMONTE. TRA GLI ACQUISTI “ECCENTRICI” CONTESTATI ALL’ALLORA CONSIGLIERA REGIONALE C’È ANCHE UN MANUALE DI GIOCHI EROTICI
Un piccolo sconto di pena, ma la condanna resta e ora è definitiva. La Corte di Cassazione ha pronunciato questa notte, intorno all’una, l’ultima parola sulla Rimborsopoli in Piemonte, la vicenda giudiziaria scaturita dalle cosiddette “spese pazze” dei consiglieri regionali in cui era coinvolta anche la sottosegretaria al ministero dell’Università e alla Ricerca Augusta Montaruli, all’epoca esponente di Fratelli d’Italia a Palazzo Lascaris.
Una condanna a un anno e sei mesi per peculato, un mese in meno rispetto a quanto stabilito dalla Corte d’Appello che se non ha dirette conseguenze sul suo ruolo di parlamentare, potrebbe creare qualche imbarazzo politico alla premier Giorgia Meloni, che l’ha voluta al Miur e a cui è legata da antica amicizia, fin dai tempi di Atreju.
Il caso scoppiò dieci anni fa quando la Procura di Torino spulciando i rimborsi dei consiglieri piemontesi contestò una lunga serie di spese.
Tra le spese contestate alla Montaruli per un totale di 41.552 euro (due cristalli Swarovski, una borsa Borbonese, ricevute e scontrini di bar, ristoranti e pub) anche i libri Mia suocera beve e Sexploration. Giochi proibiti per coppie, acquisti, soprattutto quest’ultimo, che hanno scatenato la curiosità pruriginosa di cronisti e colleghi.
La Cassazione, ieri, ha chiuso definitivamente quella lunga e per alcuni casi drammatica stagione giudiziaria scontando un mese a Montaruli che ora, dopo aver affrontato i magistrati, dovrà fare i conti con Giorgia.
(da Lo Spiffero)
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Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
“MELONI TOLGA IL VOTO DI FIDUCIA, IL TESTO VA RIVISTO”
Non c’è stata discussione interna a Forza Italia, né tantomeno il tema di come superare la norma del Superbonus, voluta dal Movimento 5 stelle e introdotta dal governo Conte due, ha visto un dibattito approfondito tra le forze di maggioranza.
Piuttosto, è stato un blitz, quello di ieri sera a Palazzo Chigi. Almeno secondo le ricostruzioni del giorno dopo all’interno del partito di Silvio Berlusconi.
Il Consiglio dei ministri del 16 febbraio ha approvato un decreto che interviene sulla cessione dei crediti del Superbonus 110%. Il settore edilizio, in cui gli azzurri riconoscono una fetta del proprio elettorato, non ha gradito. E l’imbarazzo degli esponenti di Forza Italia trova sfogo in un’allerta al governo: «Serve un confronto parlamentare», ha dichiarato Erica Mazzetti, membro della commissione Lavori pubblici. La deputata forzista è stata ancora più esplicita nei confronti dell’esecutivo: «Non deve mettere la fiducia», quando il decreto arriverà in Aula per la conversione. «Serve una nuova norma che introduca incentivi ragionati e studiati, non possiamo lasciar morire un settore fondamentale dell’economia». All’Adnkronos, Mazzetti ha definito «eccellente» il provvedimento del Superbonus, perché «è arrivato dopo dieci anni di crisi del settore edilizio, ma allo sesso tempo scellerato nei modo e, oggi, ne paghiamo tutti le conseguenze».
Una perifrasi per dire che sì, bisognava intervenire sulla materia dei bonus edilizi, ma non con questa dirompenza. «Come Forza Italia ci siamo immediatamente riuniti alle 14 di ieri, assieme ai capigruppo. Abbiamo capito dal Ministero dell’Economia che non c’era possibilità di modificare il provvedimento e abbiamo cercato nell’immediato di risolvere il problema della cessione del credito, togliendo la responsabilità solidale», ha spiegato la deputata. La quale ha ringraziato «il vicepremier Antonio Tajani che ha portato in Consiglio dei ministri le nostre richieste. Adesso bisogna essere razionali e ragionare su come affrontare i prossimi passaggi». Il capogruppo alla Camera di Forza Italia è stato altrettanto netto nel sollevare scetticismo nei confronti gli alleati di maggioranza: «Non ne sapevo nulla, proprio nulla. Speriamo di poter approfondire, di capire meglio il decreto».
La linea del partito di Berlusconi è chiara: non cassare il confronto parlamentare sul Superbonus ponendo la questione di fiducia. Intanto, Mazzetti ha depositato una mozione a propria firma a Montecitorio, in cui si chiede al governo di trovare una soluzione per sbloccare i crediti e adottare nuove norme per l’efficientamento sismico ed energetico degli edifici. «Il centrodestra ha promesso che avrebbe messo in sicurezza gli imprenditori e i cittadini che avevano fatto investimenti importanti. Noi siamo stati coerenti. E Fratelli d’Italia lo deve ricordare, perché non si può dire alle imprese, dalla sera alla mattina, “datevi fuoco”». L’insofferenza nei confronti del partito di Giorgia Meloni è trasudata anche dalle parole del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè: «Non si fa così, non è questo il metodo. Non va bene».
(da Open)
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Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
L’IRA DI FORZA ITALIA: “UN TORTO ALL’ITALIA E UN’INGERENZA INACCETTABILE”
A cinque giorni dall’uscita pubblica di Silvio Berlusconi contro Volodymyr Zelensky e il sostegno italiano e occidentale al suo governo, arriva la prima concreta reazione del Partito popolare europeo, la “casa” europea del centrodestra di cui fa parte anche Forza Italia.
Con un annuncio a sorpresa durissimo. «A seguito delle osservazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina abbiamo deciso di annullare le nostre giornate di studio a Napoli. Il supporto per l’Ucraina non è facoltativo», ha reso noto via Twitter il presidente del Ppe, il tedesco Manfred Weber. Una decisione pensata per dare un segnale e una sanzione politica diretta proprio contro l’ex premier italiano – già in passato inviso a una parte rilevante dello stesso Ppe per gli scandali interni e le gaffes internazionali.
L’annuncio di Weber prosegue infatti separando scientificamente il giudizio su Berlusconi da quello sul governo italiano, sul partito dell’ex premier e sul suo uomo di fiducia numero uno in entrambi. «Antonio Tajani e Forza Italia hanno il nostro sostegno e proseguiamo la collaborazione con il governo italiano sui temi dell’Ue», ha precisato il presidente del Ppe.
Il convegno annullato
La riunione in oggetto – ricostruisce l’Ansa – era in programma a Napoli il prossimo giugno e prevedeva la partecipazione, tra gli altri, di Berlusconi, della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola (tutti membri del Ppe). Ma questa settimana è montata sempre più l’ira dentro al Ppe, specialmente tra le forze politiche di centrodestra dell’est Europa, contro Berlusconi, “reo” di aver diffuso davanti ai microfoni di tutta la stampa italiana una nuova ricostruzione decisamente “putiniana” delle cause della guerra in Ucraina e del modo di mettervi fine.
«Per arrivare alla pace il presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: “È a tua disposizione, dopo la fine della guerra, un Piano Marshall per ricostruire l’Ucraina da 6, 7, 8 o 9 mila miliardi di dollari. A una condizione: che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non ti daremo più dollari e non ti daremo più armi”. Soltanto una cosa del genere potrebbe convincere questo signore ad arrivare a un cessate il fuoco», aveva detto l’ex premier, precisando di giudicare «molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore» (Zelensky), che lui – ha affermato – non avrebbe mai incontrato fosse stato ancora in carica a Palazzo Chigi. Parole inaccettabili per i partiti di centrodestra di mezza Europa, nei giorni in cui l’Ucraina si prepara a rispondere a una possibile nuova offensiva russa a un anno dall’inizio dell’invasione.
Tajani e Forza Italia fanno quadrato attorno al fondatore
Il tentativo di dividere i destini politici di Berlusconi da quelli del partito non è piaciuto però al “co-destinatario” del messaggio. «Berlusconi è Forza Italia. Forza Italia è Berlusconi. Non condivido la decisione di rinviare la riunione di Napoli. Anche perché Berlusconi e Fi hanno sempre votato come il Ppe sull’Ucraina, come dimostrano gli atti del Ppe», è la difesa a spada tratta trasmessa a stretto giro dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Una difesa dell’ex premier cui ha fatto seguito poco dopo quella diramata dal partito stesso. «Dentro Forza Italia esiste una sola linea e respingiamo – come abbiamo sempre fatto – ogni maldestro tentativo di dividerci», hanno scritto in una dura nota i capigruppo parlamentari di FI, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo. «Ci auguriamo, innanzitutto come italiani, il chiarimento del malinteso e un ravvedimento di Manfred Weber, al quale chiediamo di non intervenire più. Il tema non è unicamente l’annullamento degli ‘Study days’, facendo un torto non solo a un partito ma all’Italia, ma anche la volontà di entrare nella vita interna di un partito, imponendo o escludendo i leader dello stesso. Questo è inaccettabile. Gli ‘Study days’ sono una scusa».
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
COME HANNO BEN COMPRESO TUTTE LE PERSONE IN BUONAFEDE
L’Onu è fortemente preoccupato dalle decisioni italiane sui migranti. Il caso è quello del decreto Ong, che rivede le regole del soccorso in mare per le navi umanitarie.
Il testo è stato approvato alla Camera con la fiducia chiesta dal governo Meloni, e la prossima settimana sarà in Senato per il via libera definitivo. Su questo il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha espresso “serie preoccupazioni per una proposta di legge in Italia che potrebbe ostacolare la fornitura di assistenza salvavita da parte delle organizzazioni umanitarie di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, con conseguenti più morti in mare”.
“Osserviamo tutti con orrore la difficile situazione di coloro che attraversano il Mediterraneo e il desiderio di porre fine a quella sofferenza è profondo. Ma questo è semplicemente il modo sbagliato per affrontare questa crisi umanitaria – ha detto Türk in una nota – La legge punirebbe efficacemente sia i migranti che coloro che cercano di aiutarli. Questa penalizzazione delle azioni umanitarie probabilmente scoraggerebbe le organizzazioni umanitarie e per i diritti umani dal compiere il loro lavoro cruciale”.
“La proposta di legge prevede inoltre che le navi di soccorso umanitario si dirigano in porto immediatamente dopo ogni soccorso, rinunciando a ulteriori soccorsi anche se sono nelle immediate vicinanze di persone in difficoltà – si legge ancora nella nota dell’Onu – Allo stesso tempo, l’Italia ha recentemente designato porti di sbarco distanti per le persone soccorse in mare, a volte giorni di navigazione lontani dal sito di salvataggio originale, rendendo ancora più difficile per le navi che potrebbero tentare di effettuare più soccorsi”.
“L’Alto Commissario ha affermato che la proposta di legge rischia anche di aumentare le intercettazioni e i rimpatri in Libia, un luogo che l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha ripetutamente affermato non può essere considerato un porto sicuro di sbarco. In base alla proposta di legge, gli equipaggi a bordo delle navi devono registrare ogni persona che intenda chiedere protezione internazionale – ha continuato Türk – Le organizzazioni non governative che non rispettano le nuove regole sarebbero soggette a sanzioni amministrative, ammende e al sequestro della loro imbarcazione. L’Alto Commissario ha esortato il governo italiano a ritirare la proposta di legge e a consultare i gruppi della società civile, in particolare le Ong di ricerca e soccorso, per garantire che qualsiasi proposta di legge sia pienamente conforme al diritto internazionale dei diritti umani, al diritto internazionale sui rifugiati e ad altri quadri giuridici applicabili, comprese la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio in mare”.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
IL PREMIO PER I DIPENDENTI DI UN CALL CENTER
Gli operatori telefonici dell’ospedale privato, e accreditato con il servizio sanitario regionale, MultiMedica ricevono un premio sullo stipendio qualora riescano a proporre e a ottenere il consenso da parte dei pazienti a essere spostati dall’agenda pubblica a quella privata.
A rivelarlo è Radio Popolare che, durante la trasmissione 37e2 del 2 dicembre condotta da Vittorio Agnoletto, ha pubblicato il racconto di una dipendente di questo call center.
Lo sconto di benvenuto
L’opera di convincimento si baserebbe su uno sconto di benvenuto, una sorta di tariffa agevolata. In questo modo, il cittadino rinuncia all’assistenza sanitaria gratuita, o con il solo ticket, per legarsi a una struttura privata anche per le eventuali prestazioni successive.
La conferma di questo modus operandi è arrivata dalla stessa MultiMedica attraverso una lettera spedita alla trasmissione 37e2: “Avendo la prestazione una tariffa un po’ più alta, come azienda abbiamo deciso di riconoscerne una parte ai nostri operatori telefonici, come ulteriore premio sulla loro retribuzione variabile”, si legge.
“La vera faccia dell’equivalenza pubblico-privato”
“Questa è la vera faccia dell’equivalenza pubblico-privato”, ha commentato Agnoletto che, oltre che conduttore di 37e2 è anche medico, docente universitario: “Dopo aver indebolito le strutture pubbliche e aver allungato ulteriormente le liste d’attesa, è lampante l’azione del privato per erodere ulteriormente il ruolo delle strutture sanitarie pubbliche trattando le persone come clienti da contendersi sul mercato con le offerte del giorno”.
Non è ancora chiaro se questo tipo di comportamento abbia o meno una rilevanza giuridica. Resta da capire anche se e quanto questo tipo di pratica stia danneggiando gli interessi degli utenti, costretti a pagare servizi sanitari privati, per sfuggire alle liste d’attesa.
Il presidente nazionale di Medicina democratica Marco Caldiroli ha già detto che intende verificare se “le modalità operative poste in essere in questa struttura siano pratiche diffuse anche altrove”. In questo modo, dice, si “spiegherebbe, almeno in parte, per quale motivo ci siano liste d’attesa nel servizio sanitario pubblico anche di due anni”.
(da Fanpage)
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Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
MELONI HA CHIESTO LA FIDUCIA OTTO VOLTE IN QUATTRO MESI (CONTRO I SEI DI DRAGHI)
Dall’accusa di scandalo in Parlamento alle richieste di fiducia a pioggia. In pochi mesi di governo, Giorgia Meloni e il suo esecutivo hanno utilizzato la decretazione d’urgenza per quasi tutti i provvedimenti, ponendo la questione di fiducia molte più volte rispetto al suo predecessore Mario Draghi. Lo stesso che la presidente del Consiglio, seduta al suo posto alla Camera, attaccava dall’opposizione per aver esautorato il Parlamento. Nulla di strano nella strategia del governo Meloni: l’abuso dei decreti legge è ormai consuetudine, così come il ricorso alla fiducia per tagliare la discussione parlamentare. Peccato che è passato veramente poco tempo rispetto a quando la leader di Fratelli d’Italia era dall’altro lato, e soprattutto va segnalato il fatto che il suo governo ha messo insieme numeri da (quasi) record.
Dall’insediamento del governo Meloni nessuna legge di iniziativa parlamentare ha visto la luce – cioè come previsto dall’iter ordinario – ma, al contrario, la decretazione d’urgenza è stata utilizzata molto di frequente. Anche per risolvere questioni che di urgente avevano ben poco. Negli ultimi giorni, poi, è arrivata una vera e propria pioggia di richieste di fiducia: in settimana alla Camera è passato prima il decreto Ong – quello che prevede un nuovo codice di condotta per le navi umanitarie che salvano i migranti nel Mediterraneo, per complicare la loro attività – e poi il decreto Carburanti, che ha causato lo sciopero e la protesta dei distributori. E per la prossima settimana c’è l’appuntamento con il Milleproroghe che arriva blindato dal Senato, su cui verrà posta la terza richiesta di fiducia in una settimana.
Se consideriamo che il governo aveva chiesto la fiducia – che fa cadere tutti gli emendamenti, tagliando la discussione parlamentare – già cinque volte alla fine del 2022, si arriva in totale a otto in circa quattro mesi. Una media di due al mese. Tra queste pesa particolarmente – per via dell’importanza del provvedimento – quella posta sulla manovra di bilancio. Nello stesso tempo il governo Draghi, che pure doveva contare su una maggioranza molto più eterogenea seppur con numeri più ampi, l’ha chiesta sei volte. Il governo Conte una sola volta, il governo Conte due ben dieci.
Ma il confronto con l’ultimo predecessore è il più interessante, perché spesso Meloni, forte del suo ruolo di oppositrice unica che l’ha portata al trionfo delle elezioni politiche di settembre, ha criticato la scelta del governo Draghi di porre la questione di fiducia. Con toni più che aspri, visto che fu l’attuale presidente del Consiglio a parlare di “scandalo in Parlamento”, inviando una lettera al capo dello Stato. E ora che Meloni si trova a governare con un’ampia maggioranza politica – che ha tanto auspicato per anni, chiedendo le elezioni – finisce per ricorrere più volte di Draghi alla fiducia.
(da FanPage)
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Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
“ALESSANDRA SORCINELLI RICEVE NON MENO DI 237,5 MILA EURO, PIÙ LA VILLA DI BERNAREGGIO DA 800 MILA E UNA BMW. BARBARA GUERRA 235 MILA. MARYSTHELL GARCIA POLANCO 142,5 MILA PIÙ L’AFFITTO DI UNA CASA A MILANO 2”
“Il dottor Berlusconi va assolto perché il fatto non sussiste. Noi non neghiamo che abbia versato denaro alle persone coinvolte nei processi Ruby 1 e 2, ma continuiamo a sostenere che non l’abbia fatto per finalità corruttive”. Parole del professor Franco Coppi, uno degli avvocati di Berlusconi, durante l’arringa del processo Ruby ter. Persino la difesa ammette e conferma che i soldi sono stati dati. Tanti soldi, aggiungiamo noi. Iniziando dalla viva voce delle ragazze foraggiate.
Nove novembre 2012, processo Ruby Bis: quattro olgettine, Elisa Toti, Aris Espinoza, Ioana Visan, Marysthelle Polanco, dichiarano di ricevere uno stipendio mensile di 2000-2500 euro al mese.
Elisa Toti: “Berlusconi mi aiutava prima e mi aiuta anche adesso dandomi 2500 euro al mese con dei bonifici”. Racconta poi di avere visto l’ex premier che nel corso di alcune serate ad Arcore “dava denaro in contanti in buste” “Ma escludo che fossero soldi dati per attività sessuali, erano un aiuto, lui ha sempre aiutato tutte”.
E’ la falsariga di decine di testimonianze simili, mentre B. sborsava a questo esercito di aspiranti tele giornaliste o soubrette 10 milioni di euro, almeno fino al marzo 2015, mentre loro negavano, sotto giuramento, di aver fatto sesso ad Arcore (solo “cene eleganti”), di aver ballato sul palo della lap dance, di aver simulato fellatio con la statuetta di Priapo.
Almeno 7 dei 10 milioni di cui i pm hanno trovato le tracce furono promessi a Ruby, affinché negasse di aver fatto sesso ad Arcore mentre era minorenne. Le altre ricevettero bonifici, assegni, contanti, appartamenti, auto.
Esiste una sorta di classifica delle ragazze del bunga-bunga. Alessandra Sorcinelli riceve non meno di 237,5 mila euro, più la villa di Bernareggio da 800 mila e una Bmw. Barbara Guerra 235 mila.
Concetta De Vivo 209,5 mila. La sua gemella Eleonora 170,5 mila. Barbara Faggioli 183 mila più l’affitto di un appartamento a Roma e uno alla Torre Velasca di Milano.
Marysthell Garcia Polanco 142,5 mila più l’affitto di una casa a Milano 2 e contratti di lavoro simulati per 125 mila euro. Francesca Cipriani 105,2 mila. Aris Espinosa 104 mila più un appartamento. E poi, via via, le altre. Un fiume di denaro che ora si vuole far credere versato solo perché B. è generoso.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
CUFFARO L’AVEVA INTUITO, VISTO CHE DA UN ANNO ARMEGGIA PER RIMETTERE IN PIEDI UNA “DC NUOVA”
L’ex Governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, ha ottenuto dal Tribunale di sorveglianza di Palermo la completa riabilitazione. Lo ha reso noto lo stesso Cuffaro, condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, sottolineando che è stata dichiarata “estinta” la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dunque potrà ricandidarsi.
“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia – dichiara in una nota Cuffaro, attuale commissario regionale della Dc – Amo questa terra e amo la politica. So di aver commesso molti errori e per i quali ho pagato un prezzo altissimo”.
“Coltivo il diritto, e credo anche il dovere – prosegue l’ex Governatore -, di potere continuare ad essere utile, per questo mi sono speso e mi sto spendendo, per affermare un partito di ideali e di valori: la Democrazia Cristiana. Un partito che voglio che sia nuovo, giovane e donna. Un partito dal cuore antico che abbia la voglia e la forza di fare ‘un assalto alla disumanità e all’indifferenza’”.
Secondo Cuffaro “Dc dovrà avere necessariamente un contenuto democratico-sociale, ispirato ai principi cristiani, fuori da questi termini penso non avrà mai il diritto ad una vita propria: rischia di diventare un’appendice di altri partiti.
La Democrazia Cristiana è un ideale, un’evoluzione di idee, una convinzione di coscienze, una speranza di vita”. Anche se la decisione del tribunale di sorveglianza potrà consentirgli di candidarsi, l’ex Governatore sembra tuttavia escludere questa eventualità: “Confermo con determinazione che il mio tempo per le candidature è finito. Potrò tornare a fare il medico. Impegnerò tutte le mie forze affinché la Democrazia Cristiana, oggi una realtà in Sicilia, possa diventare anche una realtà nel Paese. È questo il mio sogno e chiederò a Don Luigi Sturzo che mi aiuti affinché diventi realtà. E se riusciamo a far rinascere la Dc, chissà che non sia il miracolo per farlo divenire finalmente Santo”, conclude.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2023 Riccardo Fucile
“HA CREATO 900.000 POSTI DI LAVORO E HA FATTO RICAVARE AL GOVERNO DRAGHI 90 MILIARDI”
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, si è scagliato contro il Governo Meloni dopo lo stop alla cessione del credito del Superbonus annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Sono parole dure e amare quelle pronunciate dal presidente dei 5S Giuseppe Conte che è partito all’attacco del Governo Meloni sul Superbonus 110%.
Nella giornata di ieri, 16 febbraio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato in via ufficiale lo stop alla cessione dei crediti e ha condannato la misura che, secondo l’esecutivo di centrodestra, avrebbe provocato un debito di due mila euro per ogni cittadino italiano. Sulla stessa scia di Giorgetti, anche il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani che ha puntato il dito contro i governi precedenti per non aver messo in atto una pianificazione di fronte alla lievitazione dei crediti.
A distanza di alcune ore dalle critiche arrivate dai colleghi della maggioranza, il leader pentastellato ha deciso di intervenire sulla questione. “Siamo di fronte a un’insopportabile ipocrisia delle forze di maggioranza. Tajani non può non sapere che nelle ultime settimane il suo partito, Forza Italia, ha portato avanti una serie di iniziative pro Superbonus a difesa del meccanismo della cessione dei crediti d’imposta”, ha tuonato in occasione di un’intervista rilasciata a La Stampa.
Rilasciando l’intervista, Conte ha respinto le accuse che gli sono state rivolte e ha fermamente contestato l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. L’ex premier ha ammesso di non capire come FI possa rimanere in maggioranza dopo la decisione annunciata da Giorgetti e ha precisato che quello che il Governo definisce “bubbone” della cessione dei crediti “è un Pil cresciuto del 6,7% nel 2021 e del 3,9% nel 2022”.
“Il Superbonus, come confermato da Censis e Nomisma, ha consentito la creazione di 900 mila posti di lavoro”, ha inoltre rimarcato il presidente del M5S.
Per Conte, inoltre, il bonus ha permesso al Governo Draghi di ricavare 90 miliardi da usare per contrastare il caro bollette e ha anche sottolineato che la scelta dell’attuale esecutivo si pone in controtendenza rispetto alla decisione dell’Unione europea di promuovere le case green. “L’Italia aveva lo strumento giusto per perseguire quegli obiettivi. Da oggi non più. Con questa operazione si manda il Paese allo sbaraglio, senza nemmeno uno straccio di alternativa”, ha denunciato. “Qualche correzione ci stava”, ha poi ammesso. “Non abbiamo mai preteso che il Superbonus fosse una misura eterna”.
Infine, il leader pentastellato ha descritto la decisione del Governo Meloni come una “scorrettezza ai limiti della viltà”. “Tanto più se si considera che la stessa Meloni, in campagna elettorale, pubblicava video con cartelli dal titolo “pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Ormai ai cartelli della Meloni, destinati a diventare carta straccia. Siamo abituati, come dimostra il caso delle accise sui carburanti”, ha aggiunto. “Mentre il M5S non tradirà l’edilizia. Saremo al fianco di un intero settore, che dopo anni si era risollevato fino a vantare un primato europeo nel segno di una riqualificazione urbana e dello sviluppo sostenibile. Non permetteremo che ripiombi nella depressione”, ha concluso.
Cinque mesi fa la Meloni prometteva di tutelare imprese e famiglie
Nella mattinata di venerdì 17 febbraio, poi, Conte è tornato sull’argomento condividendo un post sulla sua pagina Facebook. L’ex premier ha pubblicato uno screen di un messaggio scritto sui social da Giorgia Meloni mettendone in evidenza la data (17 settembre 2022). In questo modo, il leader dei 5S ha sottolineato che, solo cinque mesi fa, la Meloni prometteva di tutelare imprese e famiglie, scrivendo in piena campagna elettorale: “Pronti a tutelare i diritti del superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l’Italia”.
Accendendo un faro sulle bugie del premier, Conte ha osservato con spregio: “Le promesse della campagna elettorale rimangiate una dopo l’altra. Incoerenza e pavidità, a danno di famiglie e imprese”.
(da agenzie)
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