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LA SOLITA MACCHINA DEL FANGO: FEDEZ INTERCETTA UNA GIORNALISTA DI “FUORI DAL CORO” CHE CHIEDE IN GIRO SE FEDEZ DA GIOVANE ERA OMOSESSUALE

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

FEDEZ SCATENATO INSULTA MARIO GIORDANO: “SEI LA CLOACA DEL GIORNALISMO, TESTA DI CAZZO”… “CI SEI RIMASTO MALE PERCHE’ HO FATTO VEDERE I TUOI AMICI VESTITI DA NAZISTI?”… GIORDANO NEGA MA FEDEZ LO INCHIODA CON UNA REGISTRAZIONE AUDIO: LA GIORNALISTA E’ UNA INVIATA DI FUORI DAL CORO

Questa volta Fedez il silenzio social, che tanto mistero aveva creato nella settimana post-Sanremo, lo ha rotto davvero.
A scatenare l’ira di Fedez, che l’ha condivisa con i suoi follower di Instagram in una serie di stories, è stata invece l’iniziativa giornalistica “scriteriata” di una redazione televisiva, quella della trasmissione di Mario Giordano Fuori dal coro.
Il programma di Rete 4 aveva pensato bene di preparare un’inchiesta sulla presunta omosessualità del rapper milanese. Come? Indagando in primis tra gli amici di Fedez. Non la migliore delle idee, decisamente. Avvertito delle intenzioni della redazione di Mediaset da uno degli amici, Fedez ha alzato il telefono per dirne quattro alla giornalista autrice del futuribile servizio. Quindi ha fatto piovere fuoco e fiamme su Fuori dal coro e su Mario Giordano tramite i suoi social. Ecco come.
«Allora oggi ho facilitato il lavoro della “giornalista” d’inchiesta di Fuori dal coro che ha contattato tutti i miei amici d’infanzia chiedendo se io sia omosessuale, se ho cose da nascondere», ricostruisce Fedez per i suoi fan, dopo aver mandato in onda alcuni istanti della conversazione con la malcapitata. «Ecco, cara giornalista, io non sono omosessuale: se lo fossi lo direi, e credo che il lavoro del giornalismo d’inchiesta mal si concili con inchieste del c***o tipo queste».
Quindi le attenzioni del rapper si spostano direttamente sul “mandante” della tentata inchiesta. «Caro Mario Giordano, cari amici di Fuori dal coro, per me siete la cloaca del giornalismo e fate schifo al c***o. Perché mai Fuori dal coro ha la priorità di fare un’inchiesta su di me per sapere se sono omosessuale? Perché ho fatto vedere i vostri amici fascistelli vestiti da nazisti? Vi siete presi male? Mario Giordanino… Teste di c***o», sbotta Fedez.
L’artista, fuori di sé per la scoperta, alterna clemenza a ira funesta. La prima, tutto sommato, è concessa alla giornalista “intercettata”. «Mi sento veramente troppo buono oggi, perché io non posso dare o fare lezioni di morale o di coerenza a nessuno però ci metto sempre la faccia. E mi sembra veramente ingiusto non taggare qui il profilo della giornalista, però non lo faccio perché se no piangerebbe da oggi fino a che non uscirebbe il servizio. Per cui va bene così, non vedo l’ora di vedere questa grande inchiesta su Fedez e se Fedez era gay quand’era adolescente….». Per Giordano, invece, nessuna pietà. Attacca ancora a testa bassa il rapper: «Dopo che avete fatto questa inchiesta, amici di Fuori dal Coro, potete farne una per me? Vi chiedo per favore: io voglio sapere se Mario Giordano ha ancora i testicoli attaccati allo scroto. Me lo domando da una vita, e se lo domandano in tanti secondo me. Ciao Marietto, ciao Marietto».
La replica di Giordano e la controreplica di Fedez
A stretto giro l’interessato, Mario Giordano, ha replicato negando che l’inchiesta in oggetto sia opera della sua trasmissione. «Caro Fedez ti sei sbagliato: Fuori dal coro non ha mai mandato nessuna giornalista a fare domande sul tuo orientamento sessuale», scrive il giornalista, sostenendo che il programma si occuperà di altri temi più rilevanti e pregando dunque Fedez di astenersi dal diffamarlo.
Ma la tesi di Giordano viene smontata subito dopo dallo stesso Fedez, che sempre via social trasmette un frammento audio della conversazione telefonica con la giornalista che afferma di stare lavorando ad un’inchiesta proprio per Fuori dal Coro. Il caso, decisamente, non è chiuso.
(da Open)

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LA PEDANA SUL BUS NON FUNZIONA, ALUNNI RINUNCIANO ALLA GITA PER NON LASCIARE SOLO IL COMPAGNO IN CARROZZINA: “HANNO DATO UNA LEZIONE A TUTTI”

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

LA SCELTA ETICA DI UN GRUPPO DI PICCOLI ALUNNI ABRUZZESI… IN ITALIA C’E’ ANCORA SOLIDARIETA’, NON C’E’ SOLO LA FOGNA SOVRANISTA

Una scolaresca dell’Istituto comprensivo di Trasacco, in provincia de L’Aquila, si è resa protagonista di una bella storia di solidarietà: i bambini, tutti di età compresa tra gli 8 e i 9 anni, si trovavano nella Capitale per una giornata all’insegna della cultura e del divertimento e sul bus che li accompagnava si è rotta la pedana.
Il loro amico con problemi di disabilità non sarebbe potuto scendere. E loro non hanno voluto abbandonarlo.
Come racconta Il Centro, la prima tappa era la visita alla mostra di Van Gogh e la seconda prevedeva un giro per le strade di Roma, tra monumenti e luoghi simbolo della Città Eterna. Ma qualcosa è andato storto nel tragitto da palazzo Bonaparte al centro storico.
Al momento di scendere dal bus la pedana per disabili non funzionava più. Dopo diversi tentativi falliti di sistemarla, ai compagni del piccolo è stato chiesto d’incamminarsi verso le vie del centro così da rispettare la tabella di marcia.
Ma gli altri bimbi hanno deciso di rimanere tutti con lui, rinunciando così alla gita tanto desiderata che prevedeva un rientro in giornata.
“I bambini hanno detto che senza il loro amico non sarebbero mai scesi. Hanno dato una lezione a tutti”, ha spiegato il dirigente scolastico Piero Buzzelli al quotidiano abruzzese.
“Hanno provato per diverso tempo a riaggiustare la pedana, ma non c’è stato nulla da fare. Alla fine sono dovuti ripartire per rientrare a casa. Il comportamento dei bambini è stato esemplare, una testimonianza del vero significato dell’inclusione. Siamo tutti orgogliosi e commossi”, ha concluso il preside.
(da agenzie)

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IN QUALI CITTA’ ITALIANE GLI STIPENDI SONO PIU’ ALTI: LA CLASSIFICA DEI SALARI IN TUTTE LE PROVINCE

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

MILANO HA GLI STIPENDI PIU’ ALTI, RIETI QUELLI PIU’ BASSI… IN ALCUNE PROVINCE IL REDDITO DA LAVORO DIPENDENTE STA ANCHE DIMINUENDO

Da Rieti a Milano, con un reddito medio da lavoro che vale dieci volte tanto. Gli stipendi in Italia cambiano molto di provincia in provincia, con il reddito – che varia chiaramente anche in base alla tipologia di mansione svolta e non solo – dei lavoratori dipendenti che resta totalmente disomogeneo. E a marcare le differenze non c’è solamente il divario tra Nord e Sud, anche perché le ultime due province di questa speciale classifica sono nel Lazio e la quint’ultima in Lombardia. L’analisi è stata realizzata dal Centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, prendendo in considerazione l’andamento del reddito da lavoro dipendente tra il 2019 e il 2021.
In quali province gli stipendi diminuiscono
Le buste paga si sono alleggerite in 22 province su 107, nel passaggio tra il 2019 e il 2021. Se a livello nazionale nel frattempo gli stipendi sono cresciuti di circa 301 euro – sempre in media – in queste aree i lavoratori dipendenti hanno perso 312 euro in tre anni. Ci sono però profonde differenze a livello territoriale.
La top tre delle città che hanno perso di più, in termini assoluti, nella media dei salari è composta da Venezia, Firenze e Prato. E non può non aver pesato la questione Covid e l’indotto legato al turismo. La top tre in positivo, invece, vede Milano, Parma e Savona, dove gli stipendi sono aumentati di più di mille euro in tre anni.
Dove si guadagna di più in Italia, la classifica
La classifica completa del reddito medio annuo da lavoro dipendente per provincia si apre con Milano in testa con 30.464,86 euro. Al secondo posto, con un distacco già di per sé abissale, c’è Bolzano con 18.942,08 euro. Terza Bologna con 18.628,65 euro, quarta Parma con 18.175,33 euro e quinta Roma con 17.774,30 euro. Le ultime cinque invece sono Pavia con 5.673,98 euro, Enna con 5.557,75 euro, Agrigento con 5.337,89 euro, Viterbo con 4.062,25 euro e Rieti con 3.317,55 euro.
(da Fanpage)

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FIRENZE, STUDENTI AGGREDITI AL LICEO MICHELANGIOLO. GLI AGGRESSORI IDENTIFICATI: APPARTENGONO AD AZIONE STUDENTESCA (IL MOVIMENTO GIOVANI DELLA MELONI)

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

SONO 3 MAGGIORENNI E 3 MINORENNI ESTRANEI ALLA SCUOLA

Sono stati individuati come appartenenti ad Azione studentesca i sei giovani coinvolti nell’aggressione ai due studenti del liceo Michelangiolo avvenuta stamani a Firenze: si tratta di tre maggiorenni e tre minorenni, estranei alla scuola. E’ quanto si spiega dalla questura.
Sulla dinamica di quanto accaduto al momento è stato ricostruito, da indagini della Digos, che tutto avrebbe avuto origine da un volantinaggio davanti alla scuola da parte dei giovani di Azione studentesca.
«Appena ho saputo ho chiamato la Digos che al momento sta acquisendo le informazioni da parte della docente e degli studenti coinvolti», fa sapere Rita Gaeta, la preside dell’istituto. «Sarebbero coinvolte persone estranee alla scuola. E l’insegnante è intervenuta vedendo cosa stava accadendo», prosegue. Secondo quanto riferisce la dirigente, le vittime dell’aggressione sarebbero due studenti maggiorenni che fanno parte del Collettivo Sum della scuola.
Nel video si vede l’aggressione a calci e pugni a due studenti, uno dei quali finisce anche a terra. Poi l’intervento di un’insegnante che interviene in loro soccorso. Un gruppo di almeno sei giovani poi si allontana mentre uno dei ragazzi aggrediti grida loro «fascisti»
Per i sei scatterà una segnalazione per manifestazione non preavvisata, riguardo al volantinaggio, quanto alle lesioni personali la polizia attende che i due studenti presentino querela. Comunque un rapporto sull’accaduto sarà inviato alla magistratura a cui spetterà di valutare le ipotesi di reato.
Immediato il commento del sindaco di Firenze, Dario Nardella, che sui suoi profili social scrive: «Un’aggressione squadrista di questa gravità e davanti ad una scuola è un fatto intollerabile. Ho parlato al Questore perché venga fatta chiarezza al più presto e vengano individuati i responsabili».
(da agenzie)

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TRA LA CITTÀ POLACCA DI PRZEMYSL E QUELLA UCRAINA DI LEOPOLI CI SONO POCHI CHILOMETRI: IN UN ANNO QUEL LEMBO DI TERRA È DIVENTATO IL PUNTO DI CONTATTO TRA IL CONFLITTO E LA LIBERTÀ

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

SUBITO DOPO L’INVASIONE, TUTTI SCAPPAVANO E C’ERA UN VIAVAI DI DISPERAZIONE. ORA LA SITUAZIONE È PIÙ TRANQUILLA, IN MOLTI TORNANO A CASA, E C’È CHI VA E VIENE

Varcare il confine tra la guerra e la pace è diventato un rito per alcuni ucraini. Vanno e vengono, dall’Ucraina alla Polonia, ognuno con le sue missioni, gli affari da portare a termine, i pensieri da trascinare al di qua e al di là della frontiera. Si aspetta al freddo, il treno arrivato alla stazione di Przemysl, la prima fermata su rotaia in Polonia, fa scendere i passeggeri che, passati i controlli, sembrano scivolare via dal binario, come se si fossero tolti di dosso un peso.
Chi va nella direzione opposta il peso sembra caricarselo in spalla a ogni passo verso il treno. Si attende a lungo, sia in un verso sia nell’altro, a placare il freddo ci pensano i volontari che portano tè caldo: sono polacchi che in questo anno di guerra hanno imparato qualche parola di ucraino. Przemysl è ormai bilingue.
Attorno alla stazione la segnaletica è in polacco e in ucraino, tutto ha due vite, due modi di dire, due facce: l’insegna per il supermercato della stazione è indicata in due versioni, sklep e mahazin .
Parlare l’una e l’altra lingua è spesso un gesto di cortesia venuto su in modo spontaneo e a volte le due si confondono formando una neolingua, un esperanto slavo. Questa è la quotidianità di una cittadina di sessantamila abitanti, che lo scorso anno nella sua stazione neobarocca ha accolto centinaia di ucraini che fuggivano, pochi erano invece coloro che si mettevano in fila e con pazienza aspettavano di tornare indietro.
“Ha ancora senso parlare di fuga, ma è una fuga ordinata. Chi arriva adesso spesso sa dove andare, ha un piano di viaggio, Przemysl è tornata a essere uno snodo, non più un centro della speranza. Sono aumentate invece le persone che fanno il viaggio al contrario, dalla Polonia all’Ucraina”, spiega al Foglio una volontaria. Il senso di urgenza è scomparso, ma non quello di necessità.
In fila per prendere il treno, in un attimo ci si accorge che questo popolo che varca la frontiera tanto spesso è costituito soprattutto da donne, un fiume di frontaliere, tra la guerra e la pace. Tre signore dicono di aver trascorso più tempo della loro vita in Polonia che in Ucraina, e che il servizio alla frontiera è migliorato dal 24 febbraio, data di inizio dell’invasione.
Ci si sposta più rapidamente e una signora più ottimista delle altre dice che andrà sempre meglio perché più ci si stringe all’Europa, più tutto questo diventerà una formalità. Viaggiano leggere, […] stanno in fila come se fosse una manovra che sono abituate a compiere almeno una volta al mese e dispensano consigli su come fare la valigia rapidamente, su come hanno insegnato alle figlie rimaste in Ucraina a fare scorte, perché loro l’arte l’hanno appresa durante l’Unione sovietica, erano più preparate e certe cose non si dimenticano.
Nessuno parla di normalità, ma quello che lo scorso anno era il confine della fuga, oggi è un punto di contatto, è una catena di rapporti e scambi che arriva dritta fino a Leopoli e poi prosegue per tutta l’Ucraina.
(da Il Foglio)

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A PESARE SUL 58% DI ASTENSIONISMO IN LAZIO E LOMBARDIA SONO SOPRATTUTTO EX ELETTORI DI PD E CINQUESTELLE

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

TRA I RESIDENTI A MILANO CHE A SETTEMBRE AVEVANO SCELTO IL PARTITO DI CONTE, L’80% HA DECISO DI DISERTARE LE URNE… I PIDDINI CHE HANNO PREFERITO NON PRESENTARSI SONO IL 42%, MENTRE SOLO IL 29% DEI VOTANTI DI CENTRODESTRA È RIMASTO A CASA

Sul dato concordano l’Istituto Cattaneo e YouTrend: a Milano, in quel brutale 58 per cento di astensionismo, ci sono soprattutto ex elettori del Partito democratico e del Movimento 5 stelle.
Il centro studi diretto da Salvatore Vassallo in particolare basa il confronto sui dati delle politiche 2022 e cristalizza, soprattutto, la fuga di voti dai partiti perdenti nella tornata di domenica e lunedì.
La percentuale più significativa è del Movimento 5 stelle. Fra i residenti milanesi che il 25 settembre 2022 hanno scelto il partito di Conte per Camera e Senato, l’80 per cento ha preferito non esprimere la propria preferenza alle Regionali dello scorso fine settimana.
A conferma, si direbbe, della fatica più volte riconosciuta dalla stessa forza politica nelle competizioni locali. È rimasto a casa il 42 per cento degli elettori di Partito democratico e delle liste di centrosinistra. Solo il 29 per cento dei votanti di centrodestra alle ultime politiche non è invece andato a votare il presidente uscente e poi riconfermato Attilio Fontana.
Oltre alle elezioni nazionali di cinque mesi fa, YouTrend estende l’analisi dei flussi alle Comunali del 2021 e alle Regionali del 2018 e anche in questo caso la percentuale maggiore di astenuti è riconducibile a chi in passato ha scelto il Movimento 5 stelle.
«Guardando al paragone con il 2018, ovvero le scorse elezioni regionali – spiega Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend – l’astensione è stata fortissima tra chi aveva votato per il candidato del Movimento 5 Stelle Violi: quasi 8 elettori su 10 hanno scelto di astenersi in queste elezioni».
Se invece il termine di paragone viene spostato sull’elezione del sindaco milanese di due anni fa, le cattive notizie hanno come destinatario il centrosinistra: «I flussi elettorali calcolati a partire dai dati di sezione della città di Milano mostrano che, rispetto alle comunali del 2021, l’astensione ha colpito maggiormente gli elettori di Sala, ovvero l’elettorato del centrosinistra», precisa Pregliasco. «Tra chi aveva votato Sala, circa un voto su cinque è andato a favore di Letizia Moratti, soprattutto nella zona centrale della città».
Nello studio del Cattaneo si legge una certa irrilevanza dell’alleanza con i Cinque stelle nei numeri di Majorino a Milano: su 100 elettori che alle ultime Regionali hanno sostenuto la coalizione guidata dal candidato Pd «solo in 6 avevano votato per il M5s nel 2022», mentre l’80 per cento proviene dal centrosinistra tradizionale.
Lo conferma anche YouTrend con la stessa identica cifra: i dem hanno tenuto bene rispetto alle Politiche di settembre, tenendosi stretti oltre l’80 per cento dei voti milanesi. Non c’è dubbio, quindi, che il partito senza segretario non sia sprofondato soprattutto grazie a quello che viene definito, a ragione, lo “zoccolo duro” di elettori appartenenti all’aerea.
(da agenzie)

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DEPORTAZIONI E TORTURE, GLI USA CONFERMANO: “MOSCA HA COMMESSO CRIMINI CONTRO L’UMANITA'”

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

BLINKEN: “MORTI 200.000 SOLDATI RUSSI IN UN ANNO”

Non c’è più alcun dubbio. Nel corso della guerra in Ucraina, lanciata da Vladimir Putin quasi un anno fa, le forze russe hanno commesso crimini contro l’umanità.
Lo hanno stabilito a seguito di verifiche approfondite gli Usa. È quanto ha annunciato oggi alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco la vicepresidente Usa Kamala Harris. «A coloro i quali hanno perpetrato questi crimini e ai loro superiori che ne sono resi complici io dico: sarete chiamati a risponderne».
L’annuncio di Harris è stato confermato anche dal segretario di Stato Antony Blinken, anche lui presenta alla Conferenza di Monaco, che ha precisato che Washington è giunta a questa conclusione «sulla base di un’attenta analisi delle leggi e dei fatti disponibili».
Tra i crimini commessi dalle forze di Mosca, gli Usa hanno accertato in particolare «esecuzione di uomini, donne e bambini ucraini; tortura di civili detenuti, stupri e deportazioni in Russia di centinaia di migliaia di ucraini, compresi bambini separati con la forza dalle loro famiglie». Atti compiuti non casualmente o in modo improvvisato, ha insistito Blinken, ma come parte di «un attacco sistematico del Cremlino contro la popolazione civile ucraina». Il segretario di Stato Usa ha anche tracciato il bilancio dell’impatto della tragedia della guerra sulle stesse forze di Mosca. «Dalle nostre valutazioni risulta che almeno 200.000 soldati russi sono morti in Ucraina», ha detto Blinken, mentre «quasi un milione di russi ha lasciato il Paese dall’inizio dell’invasione: questo è quello che Putin ha fatto alla Russia».
Il giorno dopo l’intervento del presidente ucraino Volodymr Zelensky, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco torna a risuonare la voce dell’Ucraina, portato oggi dal ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. E il messaggio non cambia: agli alleati occidentali Kiev chiede sostegno compatto e convinto, politico e militare, per contenere la temuta nuova offensiva russa e sconfiggere sul campo le forze di Mosca. «Possiamo vincere già entro quest’anno», aveva esortato ieri Zelensky. Gli ha fatto eco oggi Kuleba: «Noi stiamo combattendo sul terreno ma vogliamo anche la pace. Non una pace a tutti i costi però. Non a spese degli ucraini». Tradotto: come ha riconosciuto ieri lo stesso presidente francese Emmanuel Macron, questo non è il tempo del dialogo, ma quello delle armi. Quali? Tutte, compresi i caccia su cui ora i governi occidentali oppongono resistenza, ha ribadito a Monaco Kuleba. «L’Ucraina riceverà gli aerei. È solo questione di tempo», ha assicurato il ministro degli Esteri di Kiev.
L’Ue promette sostegno militare raddoppiato
«Quello che dobbiamo fare è chiarire che noi non accetteremo mai una guerra imperialista, non accetteremo che il presidente Putin calpesti il diritto internazionale con i piedi»: queste le parole con cui la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen ha esordito alla Conferenza sulla Sicurezza che ha radunato da ieri i leader mondiali a Monaco. Ha poi rincarato la dose, aggiungendo senza mezzi termini: «Dobbiamo fare pressione per fare in modo che le mire imperialistiche della Russia falliscano e che l’Ucraina vinca». E dunque: «Dobbiamo fare in modo che l’Ucraina possa avere munizioni standard. Non può essere che si debbano aspettare mesi e anni per inviare obici. Possiamo raggruppare l’industria militare europea e cercare di capire cosa serve». A detta di von Der Leyen, è necessario raddoppiare il sostegno militare degli alleati all’Ucraina, così che «i piani di Putin falliscano completamente».
Il sostegno della Nato
Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha ribadito la necessità di aumentare il sostegno a Kiev: «Putin non sta pianificando la pace, ma nuove offensive. E non ci sono segnali che lui abbia cambiato le sue ambizioni. Cerca contatti con altri regimi autoritari come Iran e Corea del Norea. Dobbiamo fornire all’Ucraina quello che le serve per vincere». Ha poi espresso l’urgenza dell’ingresso di Svezia e Finlandia nell’alleanza atlantica: i due Paesi «sono pronti per la ratifica, io spingo perché adesso questa si chiuda. Devono entrare il prima possibile nell’Alleanza. Il più velocemente possibile. E io lavoro perché entro Vilnius (dove si terrà la prossima riunione dei capi di Stato e di governo della Nato l’11 e 12 luglio, ndr) siano membri della Nato».
La posizione cinese
Al summit è intervenuto anche il ministro degli esteri cinese Wang Yi, che ha subito messo in chiaro: «Sulla questione della Ucraina noi saremo dalla parte del dialogo e della pace». «Tutti i Paesi devono attenersi al principio della sovranità e della integrità territoriale. E non deve esserci in questo una doppia morale», ha aggiunto, citando anche il caso di Taiwan (che a suo dire «non è mai stato uno Stato autonomo e non lo sarà neanche in futuro») e dicendosi contrario ai separatismi. Ha continuato sottolineando che «non ci devono essere guerre nucleari, e non sarebbero vinte»: «Va evitata una catastrofe nucleare. Perciò ci dobbiamo impegnare insieme contro uso di armi chimiche e biologiche».
(da agenzie)

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LA SOTTOSEGRETARIA MONTARULI SI DIMETTE DOPO LA CONDANNA IN CASSAZIONE PER PECULATO E FA ANCORA LA VITTIMA

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

SCOPPIA LA RISSA TRA FDI E FORZA ITALIA: MULE’ AVEVA AUSPICATO UN PASSO INDIETRO DELL’AMICA DELLA MELONI E DA FDI LO ATTACCANO: “PENSI AI PREGIUDICATI DI FORZA ITALIA, A COMINCIARE DA BERLUSCONI”

Si è dimessa la sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli. L’esponente di Fratelli d’Italia ha lasciato l’incarico dopo la condanna per l’uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte negli anni dal 2010 al 2014.
La Corte suprema ha applicato solo uno sconto di pena di un mese rispetto a quanto stabilito dalla corte d’Appello di Torino nel 2021: un anno e sei mesi invece che un anno e sette mesi.
“Ho deciso di dimettermi per difendere le istituzioni, sono certa della mia innocenza”, annuncia Montaruli. Che dice di voler fare ricorso alla Corte di giustizia Europa: “Non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche”. Peccato che la sentenza definitiva dica il contrario e quantifichi a 25.000 euro la cifra dei rimborsi non dovuti.
Scintille tra Fratelli d’Italia e Forza Italia
Ma su Montaruli erano arrivate critiche anche dalla sua stessa maggioranza: “Va fatta una valutazione”, ammetteva il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè “perché in questo caso c’è una condanna definitiva, si deve valutare se mette in imbarazzo il governo. Ma è una decisione che deve prendere lei insieme al suo partito”.
Il deputato è finito nel mirino dei Fratelli d’Italia: “Pensava di metterci in difficoltà con le sue provocazioni: ha preso uno schiaffo morale dalla Montaruli la cui impronta gli manterrà la faccia ben più rossa di quanto rubiconda già sia”, commenta una fonte. In via ufficiale, FdI ha espresso solidarietà a Montaruli: “Non possiamo che rispettare la decisione generosa e spontanea di Augusta Montaruli che, pur non avendo alcun obbligo a riguardo – tantomeno di legge – ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico di sottosegretario all’Università, che ha ricoperto con onore, capacità ed impegno costante”.
«Che provocatorie insinuazioni vengano da un personaggio come Mulè, che di pregiudicati eccellenti nel suo partito ne vanta più di uno, è intollerabile», continuano le fonti, che raccontano quindi di «non poco subbuglio» creato dalle parole di Mulè all’intento di Fdi. Una reazione arrivata anche in riferimento alla figura di Silvio Berlusconi: «Visto che anche lui è un condannato in via definitiva e ciò nonostante resta il deus ex machina degli azzurri».
Libri hot e borse firmate nei rimborsi finiti sotto processo
Le spese pazze contestate ad Augusta Montaruli superavano di poco i 41 mila euro, la condanna era arrivata in secondo grado per circa 25 mila euro. Fece scalpore la contestazione di aver messo a rimborso anche un libro hot, “Sexeploration”, “Giochi proibiti per coppie”, oltre ad alcuni oggetti di lusso come una borsa di Borbonese, capi firmati di Hermes, e dei cristalli Swarovski. Il resto rappresentava soprattutto scontrini di bar e ristoranti, pub, fast food, anche per un elevato numero di commensali. Montaruli era stata assolta in primo grado, così come l’ex governatore Roberto Cota, ma l’appello aveva ribaltato per loro la sentenza.
La sentenza della Cassazione aveva aperto un caso politico già in mattinata.
All’attacco anche Elly Schlein: “Le dimissioni della Montaruli erano doverose. Aspettiamo ancora quelle di Delmastro e Donzelli”.
L’Unione degli universitari: “Macchiato il prestigio del ministero”
Prima del passo indietro erano andati all’attacco anche gli studenti universitari: “Chiediamo che la sottosegretaria rassegni le dimissioni dall’incarico ministeriale: in un momento nel quale la Regione Piemonte non ha sufficienti fondi per le mense universitarie, ci disgusta pensare che alcuni ex consiglieri regionali abbiano sprecato in questo modo le risorse pubbliche. Per sensibilità e correttezza istituzionale, auspichiamo un doveroso passo indietro: il prestigio del ministero dell’Università non può essere macchiato da queste condotte illecite e confidiamo che la ministra Bernini non lo consenta”, dice Camilla Piredda, coordinatrice dell’Unione degli Universitari
Condanne confermate anche per Cota e Tiramani
Confermate anche le condanne per l’ex presidente della Regione, l’ex leghista (oggi in Forza Italia) Roberto Cota (un anno e sette mesi), e per l’ex deputato leghista ed ex sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani, sempre della Lega, (un anno e 5 mesi). Anche quest’ultimo annuncia di volersi rivolgere alla Corte di giustizia europea: “I giudici hanno fatto scelte diverse per casi uguali”.
(da La Repubblica)

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LA CONDANNA DI AUGUSTA MONTARULI È UN ENORME GUAIO PER GIORGIA MELONI: LA SOTTOSEGRETARIA ALL’UNIVERSITÀ È MOLTO VICINA ALLA MELONI, COME DELMASTRO, MA È DIFFICILE CHE POSSA ESSERE LASCIATA AL SUO POSTO

Febbraio 18th, 2023 Riccardo Fucile

LA CONDANNA PER PECULATO RIGUARDA RIMBORSI IMPROPRI DELL’EPOCA IN CUI MONTARULI ERA CONSIGLIERA REGIONALE IN PIEMONTE: 20MILA EURO DI BAR E RISTORANTI, BORSE, SWAROVSKI E IL LIBRO DI CONSIGLI HARD

La sottosegretaria del ministero dell’Università Augusta Montaruli, deputata vicinissima alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stata definitivamente condannata per peculato a un anno e sei mesi per il caso dei rimborsi in Piemonte. I fatti risalgono a quando era consigliera regionale.
La Cassazione sì è pronunciata giovedì notte: la notizia è stata riportata a pagina 6 tata dalla stampa locale e confermata a Domani da Fratelli d’Italia. La ministra dell’Università Anna Maria Bernini (di Forza Italia) non commenta. La Corte d’Appello aveva già condannato Montaruli per essersi fatta rimborsare impropriamente spese per un totale di oltre 25mila euro: 20mila euro di bar e ristoranti, borse, Swarovski e altri beni fra cui i libri Mia suocera beve e Sexploration. Giochi proibiti per coppie, di cui però, riportavano le motivazioni, «non si coglieva il nesso con l’evento letterario sulla violenza sulle donne, stranamente organizzato in notturna». […] Le spese contestate a Montaruli all’inizio erano 41.552 euro.
La difesa si basava sul fatto che avevano presentato gli scontrini, ma senza fare particolari pressioni per ottenere i rimborsi: «In merito alle spese attribuite ai miei assistiti – ha detto a questo proposito l’avvocato Guido Carlo Alleva, difensore di Cota e della parlamentare Montaruli – non vi furono comunicazioni, discussioni o anche semplici conversazioni con i capigruppo».
Da Predappio al governo
Montaruli, classe 1983, prima di essere nominata sottosegretaria ha iniziato da giovanissima a fare politica. A partire dai pellegrinaggi a Predappio sulla tomba di Benito Mussolini, che ha definito «un errore di gioventù» a DiMartedì, trasmissione che il 1° novembre ha mostrato la foto dell’happening neofascista in onore del Duce a cui lei ha preso parte. [E’ stata militante nel Popolo della libertà prima e in FdI poi, consigliera comunale e assessora alla cultura a San Mauro Torinese dal 2007 al 2010. Dopo essere stata eletta consigliere regionale è diventata portavoce nazionale della Giovane Italia nel 2012. Candidata già nel 2013, è entrata a Montecitorio nel 2018, quando il caso dei rimborsi era già conclamato.
La lista dei guai di Fratelli d’Italia nelle aule giudiziarie si arricchise così di un caso inedito, quello di una pregiudicata in parlamento. Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia ed ex avvocato di Meloni, è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio per aver passato al collega di partito Giovanni Donzelli intercettazioni tra l’anarchico Alfredo Cospito e i boss mafiosi al 41 bis.
Nicola Procaccini, europarlamentare e responsabile energia del partito (nonché amico fraterno di Meloni) è indagato con le accuse di turbativa d’asta e induzione indebita a dare o promettere utilità dalla procura di Latina. La legge Severino si applica solo per le pene superiori ai due anni, dunque Montaruli non decade automaticamente dal ruolo di parlamentare, come accaduto a Silvio Berlusconi nel 2013.
Si apre un enorme caso politico per la presidente del Consiglio che tiene la linea della fermezza su un anarchico al 41 bis nel nome della legalità e insegue i giornalisti nelle aule di tribunale. Accetterà che una pregiudicata continui a sedere in parlamento?
(da Domani)

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