Marzo 15th, 2023 Riccardo Fucile
HAFTAR CONTROLLA I PORTI DA DERNA A TOBRUK E LA CRESCITA ESPONENZIALE DELLE PARTENZE VERSO LE COSTE ITALIANE È DOVUTO ALLA SUA NECESSITÀ DI FARE CASSA: IL FIGLIO TIRA LE LE FILA DEI TRAFFICANTI E DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA (WAGNER NON C’ENTRA UNA MAZZA)
Vera priorità del gruppo di mercenari russi Wagner è destabilizzare: un elemento, questo, sul quale sembrano essere tutti d’accordo, intelligence ed esperti di geopolitica. La loro presenza in Libia, con circa duemila uomini, ha l’obiettivo principale di ritardare quanto più possibile la nascita di un governo unificato, regolarmente eletto dal popolo.
In tutti questi anni gli uomini al comando dell’oligarca Evgenij Prigozhin hanno garantito il loro appoggio al generale Khalifa Haftar, signore assoluto della Cirenaica, nell’est del Paese. Ed è proprio da lì che ora sta partendo il maggior numero di migranti in arrivo sulle coste italiane.
Da Derna, da Tobruk, dai porti che il feldmaresciallo aveva monitorato e controllato fino a qualche tempo fa e che ora, invece, sta gestendo “per fare soldi”.
Ma chi spinge per alimentare le partenze? Chi muove il traffico di migranti? Gli 007 ritengono che nulla potrebbe avvenire in quei territori senza il consenso di Haftar. E l’incremento di circa l’80 per cento di partenze sia dovuto essenzialmente alla necessità del generale “di fare cassa”.
Sebbene non venga detto apertamente, a tirare le fila del traffico di esseri umani ci sarebbe ora uno dei figli dell’uomo forte della Cirenaica che, oltre ai flussi dei migranti gestirebbe anche il commercio illegale di oro, droga, benzina. Gli uomini della Wagner stanno in zona per trarre i loro benefici dai giacimenti petroliferi, e non è nelle loro tasche che arrivano i guadagni milionari delle partenze illegali.
Haftar ha ripreso a comunicare con il primo ministro del governo di Tripoli, Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh.
E questo grazie all’accordo trovato per la nomina di Farhat Bengdara al vertice della National Oil corporation, una candidatura che il generale ha molto caldeggiato. Una vera rivoluzione in una delle più importanti istituzioni libiche insieme alla Banca Centrale.
Secondo alcuni analisti, la decisione sarebbe avvenuta durante un incontro tra un consigliere del premier Dbeibeh (probabilmente un cugino) e il figlio di Haftar, Saddam, negli Emirati Arabi Uniti.
L’avvicinamento è considerato un buon segno per la stabilità del Paese. Ed è servito anche a isolare Fathi Bashagha, ex ministro degli interni del governo di al Sarraj, che si era candidato al governo della Libia.
(da Il Messaggero)
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Marzo 15th, 2023 Riccardo Fucile
MANCANO 30 MILA DOTTORI E 250 MILA INFERMIERI… L’ASSENZA DI PERSONALE PORTA A DEI CONSULTI MEDICI SEMPRE MENO ACCURATI: LA DURATA MEDIA DI UNA VISITA A UN PAZIENTE È DI SOLO 9 MINUTI
Forse nemmeno il dottor Terzilli, alias Alberto Sordi, avrebbe potuto fare più in fretta: 9 minuti per una visita, la maggior parte dei quali trascorsi a riempire moduli sul computer dopo aver dedicato appena una manciata di secondi all’ascolto del paziente.
Se vogliamo un esempio lampante di come carenza di personale, condizioni di lavoro stressanti e tecnicizzazione portata all’estremo abbiano finito per disumanizzare la medicina, basta spulciare la ricerca dell’Università di Cambridge sulla durata media di una visita, condotta in 18 Paesi tra in quali l’Italia. Perché in 9 minuti non si può creare una relazione, tantomeno empatia tra medico e paziente. Tanto più se già dopo 20 secondi si viene interrotti dalle domande del medico.
Che passa due terzi del tempo incollato a un pc a compilare moduli e ricette. O a scrivere su Whatsapp, visto che secondo una ricerca dell’Ordine dei medici di Firenze il 47,6% lo usa per dispensare ricette e consigli medici.
Eppure svariate ricerche internazionali narrano che già quella relazione tra curante e curato è una terapia, in grado di ridurre fino a 4 volte il rischio di ricovero e di aumentare del 30% la possibilità di tenere sotto controllo patologie come la colesterolemia, il diabete o quelle cardiovascolari. I dati sulla durata media delle visite sono del 2015, ma non è che da allora le cose siano migliorate, anzi.
Perché in questi ultimi anni il personale è ancora diminuito, tanto che, secondo il recente Rapporto Crea, di dottori ne mancano 30 mila, di infermieri addirittura 250 mila. Vuoti in organico che sono diventati via via una voragine per effetto di una politica scellerata, che continua ad imporre un tetto assurdo alla spesa del personale, ferma al livello del 2004 e diminuita per di più dell’1,4%.
Così, per aggirare l’ostacolo, Asl e ospedali ricorrono sempre più spesso ai medici a gettone, che finiscono nella voce di spesa per beni e servizi, che non ha tetti da rispettare, tant’è che come mostra la Relazione sullo stato sanitario del Paese appena presentata dal ministero della Salute, per la prima volta – spinta dai gettonisti – ha superato quella per il personale.
Peccato però che i medici in affitto non sappiano nulla dei pazienti, che vedono una volta prima di rispondere alla chiamata di un altro ospedale. E a farvi ricorso sono sempre più strutture, tant’è che solo in Lombardia coprono oramai sui 45 mila turni l’anno e in Veneto 42 mila.
(da la Stampa)
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Marzo 15th, 2023 Riccardo Fucile
PER COLPA DEI RITARDI, OGNI AGENZIA CHE ORGANIZZA VACANZE PERDE IN MEDIA 20 MILA EURO ALL’ANNO… A GENOVA E PADOVA NON SI RIESCE NEANCHE A PRENOTARE PER OTTENERE IL PASSAPORTO
Ne servirebbero tre di settimane, tutt’al più quattro, per aver tra le mani un passaporto nuovo di zecca, iniziare a sentirsi addosso il sapore del sale del mare di quell’isola sperduta tanto sognata e sempre più vicina, ad immaginare di riabbracciare i propri cari che stanno dall’altra parte del mondo o scoprire luoghi e culture così distanti dal nostro mondo che al ritorno sembra di aver vissuto un’altra vita.
Invece, migliaia di persone dovranno accontentarsi di mete più vicine (che nulla hanno di che invidiare a esotici luoghi) e rimodulare, prima mentalmente, le proprie vacanze.
Succede, infatti, che le questure italiane siano intasate di lavoro, accumulato anche a causa della pandemia.
E il risultato è che faticano a rilasciare i passaporti nei tempi mediamente previsti.
Ci sono città, come Genova e Padova, nelle quali non si riesce nemmeno a prenotare tanta è l’arretrato. Le liste d’attesa le aveva messe in fila Altroconsumo all’inizio di marzo con risultati inquietanti al capitolo prenotazioni: primi posti disponibili ad aprile e maggio a Bolzano e Torino; un mese a Milano; il doppio a Cagliari e il triplo ad Ancona.
Certo, le disponibilità a lungo termine non riguardano tutte le città italiane. Di certo, però, c’è che le agenzie di viaggio si sono viste “saltare” qualcosa come 100mila viaggi all’estero che, tradotto in soldoni, vuol dire mancati introiti per 180 milioni di euro, calcolando una media di 1.800 euro a viaggio.
Sette viaggiatori su dieci con il documento da rinnovare hanno visto dilatare i tempi di attesa per poter prendere un appuntamento. Ogni agenzia, si evince dall’indagine, ha perso in media 11,4 viaggi al di fuori dell’Unione europea. Considerando che ogni partenza “vale” 1800 euro, ognuna non incasserà circa 20mila euro.
(da agenzie)
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Marzo 15th, 2023 Riccardo Fucile
NESSUNA PATRIMONIALE, CHI LO DICE RACCONTA BALLE… VANTAGGI EVIDENTI: RIDUZIONE DELLE BOLLETTE DAL 20 AL 50%, IL 65% A CARICO DELLO STATO ED CREAZIONE DI TANTI POSTI DI LAVORO (SE CI FOSSERO I LAVORATORI)
Che in Italia e in Europa vi sia la necessità condivisa di migliorare l’efficienza energetica degli edifici e delle abitazioni è un fatto.
Da noi, fin dal 2006, la legge 296 ha previsto detrazioni fiscali del 55% della spesa sostenuta per interventi di risparmio energetico nel patrimonio immobiliare.
Nel 2013 lo sgravio è stato aumentato fino al 65% (75% sulle parti comuni dei condomini). Ad oggi sono stati 5,5 milioni gli interventi rientranti nell’Ecobonus, per oltre 53 miliardi di investimenti, con un risparmio complessivo che supera i 22.600 gigawattora l’anno, secondo il Rapporto Enea del 2022.
I lavori hanno riguardato soprattutto la sostituzione degli infissi, l’installazione di caldaie a condensazione e pompe di calore, le schermature solari.
Gli edifici messi peggio
Con il decreto Rilancio del 2020 il governo Conte ha introdotto il Superbonus del 110% che copre anche gli interventi di riqualificazione energetica, vincolandoli però al miglioramento di almeno due classi. Al 28 febbraio 2023, sempre secondo il monitoraggio Enea, il costo totale a carico dello Stato, fra condomini e edifici unifamiliari, è stato di ben 75,4 miliardi di euro.
Una spesa enorme per l’erario a fronte di un numero di asseverazioni di lavori limitato: poco più di 384 mila finora, pari all’1,1% dei 35 milioni di unità immobiliari residenziali censite in Italia, o al 3,2%, se si considerano gli oltre 12 milioni di edifici.
Nonostante tutti questi incentivi, secondo Ance, in Italia circa il 35% degli immobili risulta in classe G, e il 25% in F. Un problema che, in proporzioni diverse, riguarda tutti gli Stati membri.
Cosa dice la direttiva
Su questo scenario interviene la direttiva europea sul miglioramento della prestazione energetica degli edifici. Sulla proposta della commissione Ue è stato approvato dalla competente commissione del Parlamento un testo con numerosi emendamenti che da un lato accelerano i tempi e dall’altro danno più flessibilità agli Stati membri nell’attuazione delle disposizioni.
Ieri anche l’aula ha dato l’ok, e nelle prossime settimane partirà il negoziato (Commissione, Parlamento, Consiglio) per arrivare alla direttiva finale. Se venisse approvata definitivamente quest’anno, gli Stati membri avrebbero tempo fino al 2025 per recepirla.
Il governo italiano si prepara a dare battaglia perché sostiene che le nuove regole imporrebbero costi insostenibili. «Una patrimoniale europea» tuona il leader della Lega Matteo Salvini. È davvero così?
Gli edifici esentati
Il testo prevede, per gli immobili residenziali, il raggiungimento della classe energetica E entro il primo gennaio 2030 e della classe D entro il primo gennaio 2033. Al momento però ogni Paese ha la propria di classificazione e un criterio unico valido per tutti verrà definito in sede di negoziazione. Dopodiché ogni Stato dovrebbe procedere così: rifare la classificazione energetica degli edifici, partendo dalla peggiore, la G, fino alla A4 (zero emissioni).
Sappiamo da ora che però sono esentati gli alloggi sociali di proprietà pubblica, gli edifici ufficialmente vincolati per il loro valore architettonico o storico, gli immobili utilizzati per meno di 4 mesi all’anno, quelli indipendenti con una superficie totale inferiore a 50 metri quadrati. Inoltre i singoli Paesi potranno chiedere alla commissione Ue di esentare dagli obblighi fino al 22% di tutti gli edifici residenziali e di prolungare la scadenza al gennaio 2037 per ragioni economiche e per la indisponibilità di forza lavoro qualificata. Il nostro governo dunque potrebbe inizialmente restringere parecchio la platea degli edifici.
Obbligo per 1,8 milioni di immobili
La proposta di direttiva, spiega il vicedirettore dell’Ance Romain Bocognani, che sta seguendo questa partita dall’inizio, in realtà prevede in questa prima fase l’obbligo di intervenire solo per il 15% degli edifici più inquinanti. Tradotti in numero, e supponendo che il criterio di classificazione europeo non si discosti dal nostro, nella classe G dovrebbero finire fra gli 1,4 e 1,8 milioni di edifici suddivisi più o meno a metà tra condomini e unità unifamiliari.
Per queste case dovrebbero essere disposti lavori di efficientamento in grado di raggiungere la classe E nel 2030 e la classe D nel 2033. Se si partisse l’anno prossimo, ipotesi molto ottimista, dice l’Ance, bisognerebbe dunque ristrutturare dai 140 mila ai 180 mila edifici l’anno per dieci anni. «Per capire la dimensione di tale sfida – dice l’associazione – basti pensare che con gli incentivi del 110%, sono stati realizzati poco meno di 100mila interventi nel 2021 e 260 mila nel 2022. La direttiva prevede, quindi, che nei prossimi anni dovremo mantenere un ritmo costante, simile a quello sperimentato nell’ultimo anno».
Si può dire che non tutti gli interventi richiedono il cappotto termico, ma non c’è dubbio che il primo problema è quello del rispetto dei tempi. Serve un esercito di muratori, idraulici, elettricisti, falegnami, che non ci sono, e quei pochi si fanno pagare a peso d’oro. Colpa di un sistema formativo delle scuole professionali, delle imprese, di Confindustria che non è stato lungimirante.
Quanto costa salire due classi?
Il secondo problema è quello dei costi. Il governo dovrebbe sostenere fiscalmente anche i nuovi interventi previsti dalla direttiva proprio mentre fatica a chiudere il rubinetto del superbonus, costato finora più del doppio del previsto.
E anche gli interventi per prendere il Superbonus richiedono il salto di due classi e hanno un costo medio di circa 600 mila euro per i condomini e 114 mila euro per le abitazioni unifamiliari. Però non è corretto partire dagli stessi parametri, perché quello del 110% è un mercato drogato (paga tutto lo Stato) che adotta come riferimento le tariffe massime del prezziario Dei.
Allora quanto costerebbe passare dalla classe G alla E, e cosa bisogna fare concretamente? Il calcolo è quasi impossibile perché dipende dalla zona, e ogni caso è a sé, ma grossolanamente ci si può orientare.
Per una casa singola di 100 mq ubicata al centro nord e costruita 50 anni fa, si devono rifare gli infissi con i doppi vetri, montare la caldaia a condensazione e coibentare il tetto. Poi, per passare alla D, ci vuole il cappotto termico o in alternativa la pompa di calore al posto della caldaia. A seconda di quel che è necessario fare, la spesa viaggia dai 20 ai 40.000 euro.
Più o meno gli stessi interventi servono in un condominio e il costo, ovviamente, dipende dal numero degli appartamenti. In ogni caso, la commissione del parlamento Ue ha chiesto che la direttiva sia accompagnata da incentivi europei e nazionali. In Italia gli incentivi in vigore per questi interventi arrivano già al 65%.
I vantaggi
Il terzo problema riguarda la presunta svalutazione delle case che, secondo gli oppositori della direttiva, sarebbe conseguenza delle nuove regole europee. Gli operatori del mercato sostengono che oggi, a parità di anno di costruzione e di superficie, un immobile di classe A vale almeno il 30% in più di uno di classe G.
Quindi l’efficientamento in realtà ha tre vantaggi: 1) valorizza l’immobile, 2) più della metà dei costi sostenuti possono essere detratti dalla dichiarazione Irpef in dieci anni, 3) un risparmio sulle bollette dal 20 al 50%.
La direttiva non prevede sanzioni per il singolo che decide di non migliorare le prestazioni energetiche della propria casa, ma è il mercato stesso a determinarne un deprezzamento.
E questo, certamente, non piace ai palazzinari che devono vendere. A carico del Paese invece, in caso di mancato recepimento o attuazione della direttiva nei tempi stabiliti, si aprirebbe la procedura d’infrazione, che vuol dire pagare le multe. Riepilogando: in vista non c’è nessuna patrimoniale, ma la creazione di tanto lavoro, e il vero problema è la mancanza di manodopera.
(Milena Gabanelli ed Enrico Marro, da Il Corriere.it)
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Marzo 15th, 2023 Riccardo Fucile
LE SOLITE PROTESTE DI ALCUNI GENITORI… HA HATTO BENE LA PRESIDE, BASTA INVENTARSI OGNI GIORNO UNA FESTA PER FINI MERAMENTE CONSUMISTICI, LE PERSONE VANNO AMATE OGNI GIORNO, NON SERVONO PAGLIACCIATE
«Non tutti i bambini hanno un padre, per questo abbiamo deciso di annullare la festa del papà a scuola». Così Barbara Caterini, preside della scuola dell’infanzia Florinda di Viareggio, si spiega dopo lo scoppio della polemica causata dalla decisione di cancellare la festa del papà (prevista per il 19 marzo) dall’istituto.
La dirigente ha deciso di fare questa scelta dopo che cinque o sei genitori sono andati a lamentarsi da lei perché non trovavano giusto che i propri figli – senza un papà – venissero esclusi da alcune attività.
«Ho trovato le loro lamentele condivisibili, perché un laboratorio organizzato in questo modo è discriminatorio nei confronti di chi non ha un papà», commenta Caterini alla Nazione.
«Pertanto dovrà essere organizzata un’altra attività con modalità diverse dove possano partecipare tutti i bambini accompagnati dal padre, dalla madre, da un nonno, da uno zio», aggiunge.
«La società non è più quella di 50 anni fa»
«Dobbiamo renderci conto – continua ancora la dirigente – che viviamo in una società diversa da quella di 50 anni fa. Non esiste più una famiglia modello. Oggi ci sono situazioni aperte e particolari che devono essere rispettate e tutelate. Soprattutto da una scuola».
Ma le polemiche non si arrestano e alcuni genitori continuano a non essere d’accordo. «Veniamo da tre anni di Covid – lamentano alcuni familiari dei bambini – in cui non era possibile fare nulla. Ci sono bambini che sono all’ultimo anno e che aspettavano questo giorno per condividere del tempo con il proprio papà». E concludono: «I bambini sapevano della festa e adesso non è facile fargli capire che non ci sarà».
Bastava non inventarsi una festa che non esiste.
(da agenzie)
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Marzo 15th, 2023 Riccardo Fucile
TRENTA PAGINE CON MOLTI INTERROGATIVI AGLI INQUIRENTI SULLE RESPONSABILITA’ DELLA STRAGE
Gli avvocati del pool che assiste, a titolo gratuito, alcuni familiari delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro hanno depositato questa mattina alla Procura di Crotone una memoria, articolata in tre macro capitoli: i fatti notte del 26 febbraio, in cui viene ricostruita la cronologia degli eventi che hanno portato alla strage e alla morte di almeno 81 persone; una lunga analisi della normativa nazionale e internazionale sui soccorsi in mare, in cui vengono elencati una serie di casi analoghi; la richiesta agli inquirenti guidati dal procuratore Giuseppe Capoccia di svolgere alcune specifiche indagini e accertamenti istruttori.
I legali, nella memoria di una trentina di pagine, chiedono di rispondere a queste tre domande:
quali obblighi impongono le norme nazionali e internazionali vigenti e il diritto vivente alle autorità competenti in casi del genere?
in base a tali norme e al diritto vivente, a seguito della segnalazione di “mayday” ricevuta dalla Capitaneria di Porto di Roccella Ionica il 24 febbraio 2023 alle 20:51, del messaggio di “distress” (emergenza o pericolo) diramato dall’IMRCC a tutte le navi in transito nel Mar Ionio sabato 25 febbraio 2023 alle ore 04:57 (caso SAR 384) e dell’avvistamento della barca poi naufragata da parte di Frontex sabato 25 febbraio alle ore 23:03, è sorto un dovere di intervento e, in specie, di ricerca e soccorso (SAR) in capo alle autorità competenti?
quando hanno appreso da Frontex la notizia che una barca con persone a bordo si dirigeva verso le coste e autorità hanno operato in conformità?
“Abbiamo indicato i fatti noti – ha spiegato l’avvocato Verri – a cominciare dalla segnalazione Frontex, abbinandoli a norme e procedure e anche a casi precedenti. Non sarebbe stata la prima volta per Guardia di finanza e Guardia costiera uscire insieme in mare. Era già successo il 9 settembre 2020 quando andarono a recuperare un barcone con 97 persone a bordo, conducendolo in porto. Era era una situazione paragonabile, in periodo estivo con mare forza 5. Invece, a febbraio, con mare forza 4 e acque gelide non è stato fatto lo stesso intervento. Adesso restiamo in attesa degli accertamenti che la Procura deciderà di svolgere e di eventuali sviluppi”.
Le norme internazionali per i salvataggi in mare
Quindi viene richiamato il quadro normativo di riferimento, tra cui: la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay (Convenzione Unclos); la Convenzione internazionale sulla salvaguardia della vita umana in mare (Solas); la Convenzione internazionale sulla ricerca e il soccorso in mare di Amburgo (Convenzione Sar); il regolamento Ue n. 656/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014 recante norme per la sorveglianza delle frontiere marittime esterne; il Regolamento 2019/1896 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 novembre 2019 relativo alla guardia di frontiera e costiera europea.
Si legge nella memoria:
Le fonti richiamate stabiliscono in maniera univoca il primato assoluto dell’obbligo di salvaguardare la vita umana in mare, rispetto a tutte le altre finalità connesse alla sorveglianza delle frontiere marittime: l’obbligo di ricerca e soccorso in mare è disposizione di diritto consuetudinario chiara, precisa e incondizionata. Sulla scorta di tale previsione di diritto internazionale generalmente riconosciuta, quando si tratta di azioni di salvataggio della vita umana in mare, è improprio parlare di «immigrazione clandestina». L’articolo 98 della Convenzione UNCLOS fa infatti riferimento ad «ogni persona» e le previsioni più importanti delle Convenzioni SAR e SOLAS vietano qualsiasi discriminazione sulla base dello status delle persone da soccorrere in mare. La Convenzione di Amburgo SAR (1979) impone un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare senza distinguere a seconda della nazionalità o dello stato giuridico
E ancora:
A questo complesso di norme occorre aggiungere che il Consiglio d’Europa, nella Raccomandazione a firma della Commissaria per i diritti umani dal titolo “Vite salvate. Diritti protetti” pubblicata nel mese di giugno del 2019, ha precisato che “le imbarcazioni che trasportano rifugiati, richiedenti asilo e migranti sono invariabilmente sovraffollate, inadatte a lunghi viaggi, soprattutto in caso di mare mosso, e non hanno generalmente un equipaggio competente né attrezzature per la navigazione. Di conseguenza, tali imbarcazioni dovrebbero essere considerate in pericolo dal momento stesso in cui iniziano il loro viaggio. di conseguenza, risulta chiara la necessità di una maggiore capacità di soccorso per affrontare simili sfide.
Le domande dei legali ai magistrati e i punti oscuri
Nel testo i legali del pool propongono ai magistrati alcune direttrici su cui muoversi nell’ambito del secondo filone d’indagine – al momento senza ipotesi di reato e contro ignoti – relativo a eventuali lacune nella catena dei soccorsi. Si chiede di approfondire:
1. l’eventuale riferibilità all’imbarcazione naufragata della richiesta di aiuto (mayday), ricevuto dalla Capitaneria di Porto di Roccella Ionica, alle ore 20.51 del 24 febbraio.;
2. l’eventuale riferibilità all’imbarcazione naufragata del messaggio di distress (emergenza e pericolo) a tutte le navi in transito nel mare Ionio, con apertura di “SAR case 384”; (Punto 2 della memoria);
3. l’eventuale rintraccio del natante da cui è partito il “mayday” di cui sopra;
4. L’individuazione delle coordinate della posizione del natante da cui è partito il “mayday”;
5. l’esclusione del naufragio di un natante nel tratto di mare antistante la costa ionica centro meridionale della Calabria;
6. chi abbia ricevuto e valutato la segnalazione di Frontex delle ore 23.03 del 25 febbraio, pervenuta al Centro di Coordinamento Nazionale presso il Ministero dell’Interno con indicazione di una sola persona sopracoperta, gli oblò di prua aperti, mare forza 4, la presenza di persone sottocoperta con la risposta termica proveniente dagli stessi oblò, l’assenza di salvagenti a bordo;
7. se, a chi e con quale contenuto, sia stata diramata la segnalazione di Frontex, dal Centro di Coordinamento Nazionale di cui sopra;
8. se vi siano state, da chi a chi e a che ora, altre segnalazioni o disposizioni circa la comunicazione pervenuta da Frontex, alle 23.03 del 25 febbraio;
9. se sulle decisioni assunte a ogni livello abbiano influito l’Accordo operativo del Ministero dell’Interno del 14.9.2005 e/o qualsiasi altra direttiva, in qualunque modo impartita, di interpretazione del (e, in caso, in contrasto con il) diritto del mare quale risulta dalle norme nazionali e internazionali e dalla giurisprudenza sopra richiamate;
10. se la Guardia di Finanza, preso atto che le condizioni meteomarine rendevano impossibile la navigazione della motovedetta V.5006 della Sezione Operativa Navale GDF di Crotone e del Pattugliatore Veloce P.V. 6 “Barbarisi” del Gruppo Aeronavale GDF Taranto abbia segnalato la circostanza alla Capitaneria di porto di Crotone e come, nel caso, abbiarisposto quest’ultima;
11. perché il 9 settembre 2020 (e in molti altri casi) la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera abbiano soccorso un’imbarcazione con 97 persone a bordo in balia delle onde con mare forza 5 diretta sullo stesso tratto di costa, a differenza della notte del 26 febbraio 2023.
(Fanpage)
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Marzo 15th, 2023 Riccardo Fucile
“IL GOVERNO NON SI SCUSA PERCHE’ SA CHE ACCADRA’ ANCORA”
Roberto Saviano dice che i naufraghi della tragedia di Cutro si potevano e si dovevano salvare. Tutti. Ma aggiunge anche di non avercela con Giorgia Meloni che però forse «è indulgente con la propria coscienza». Mentre sulle coste della Calabria «è sicuramente naufragata l’idea edulcorata che qualcuno coltivava su questo governo. Chi si aspettava un cambio di rotta rispetto alle bestialità pronunciate in campagna elettorale deve fare i conti con un esecutivo che ha sfidato il ridicolo col decreto anti-rave, ha gestito malissimo il caso Cospito e ora, di fronte a decine di persone morte in mare a 100 metri dalle nostre coste, non è capace di abbassare la testa e dire: mi dispiace, ci dispiace, non accadrà più». Saviano, che parla in un’intervista rilasciata a La Stampa, dice che il governo non si scusa perché sa che accadrà ancora.
La tragedia e l’esecutivo
Poi lo scrittore nel colloquio con Andrea Malaguti punta il dito: «Non dico che abbia “voluto”, ma le morti di Cutro sono la conseguenza delle dichiarazioni e delle promesse di Meloni, Salvini e Piantedosi. Sono le loro parole che diventano azione politica. Secondo lei perché in questi anni ho provato a smontare le loro menzogne? Perché ho provato a spiegare quanto fossero pericolose quelle parole di odio nei confronti di chi rischia la vita in mare?».
E aggiunge che vorrebbe dirglielo in faccia: «Direi le stesse cose anche in tribunale, ma la premier prima mi querela e si costituisce parte civile, ma poi, in maniera del tutto irrituale, non viene chiamata a testimoniare dal pubblico ministero, dunque non potrò guardarla negli occhi». L’impressione dello scrittore «è che vivano in un mondo alternativo dove ciò che è bene (il soccorso in mare delle Ong, ad esempio) diventa il male assoluto e ciò che è male (la propaganda xenofoba di Meloni e Salvini e le bestialità di Piantedosi) si guadagna rispetto».
Meloni e De André
Saviano contesta anche il consiglio dei ministri a Cutro: «Se davanti alle bare (dove non sono nemmeno andati) continui a dire che la soluzione è fermare le partenze, allora potevi fare a meno di presentarti. Potevi evitare questa farsa a te stesso, alle famiglie di chi ha perso la vita e alla memoria di chi non c’è più e scappava da situazioni di vita insostenibili». Ma alla fine assolve Meloni e Salvini per il Karaoke di De André: «Ciascuno è libero di cantare ciò che vuole. Sarò strano io, ma credo che la felicità e la possibilità di leggerezza individuale passino per la felicità e la leggerezza collettiva. È un’utopia, lo so. Chi aspetta di essere felice solo quando tutti lo sono, magari non lo sarà mai».
Infine, dice che c’è una differenza tra Elly Schlein e Giuseppe Conte: «Lei può prendere le distanze da Minniti. Conte non può prendere le distanze dai decreti Salvini».
(da Open)
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Marzo 15th, 2023 Riccardo Fucile
E’ LA 35ESIMA MINORE, BEN 26 SONO TRA 0 E 12 ANNI
È una bambina di circa 3 anni l’ottantaseiesima vittima della strage di migranti di Cutro, avvenuta la notte tra il 25 e il 26 febbraio scorsi.
Si tratta del quinto corpo trovato oggi nelle acque della comune calabrese. In mattinata erano stati trovati altri quattro corpi senza vita: tre adulti, due uomini e una donna di cui non si conosce ancora l’età, e di un bambino tra i 7 e gli 8 anni.
Il piccolo è stato individuato a Praialonga. Con questo ritrovamento il bilancio dei minori deceduti nel naufragio di aggrava e sale a 35, di cui 26 compresi nella fascia d’età tra i 0 e i 12 anni.
Le vittime ufficiali del naufragio salgono in tutto a 86 persone migranti morte in mare.
Il medico legale e gli esperti della polizia scientifica stanno raggiungendo il luogo del ritrovamento per l’accertamento dell’età delle vittime. Intanto ieri, 14 marzo, a Pozzallo sono arrivati i 17 superstiti del barcone che si è ribaltato al largo della Libia con 47 persone migranti a bordo. In 30 hanno perso la vita a causa di – secondo quanto accusano Alarm Phone, Mediterranea SavingHumans e Sea-Watch – «un ritardo fatale e della mancata assistenza europea».
(da agenzie)
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