Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
IL PATRIARCA RUSSO HA VILLE SUL MAR NERO, YACHT, OROLOGI DA DECINE DI MIGLIAIA DI EURO E CONTI IN SVIZZERA DA OTTO MILIARDI DI EURO… SEGUENDO I SOLDI SI ARRIVA ANCHE A CONTI TRASFERITI IN ITALIA E A UNA COMPAGNIA DI TRASPORTI AEREI DI SAN MARINO
Mentre combatteva l’Occidente corrotto e l’ossessione del consumo, Kirill consumava, a sua volta. E non poco.
La Chiesa ortodossa russa ha definito «un’assurdità» le voci di ville sul Mar Nero e yacht, conti in Svizzera e orologi da decine di migliaia di euro (ma con un Breguet da 30mila dollari è stato fotografato ancora nel maggio 2022).
Eppure Novaya Gazeta scrisse (senza mai arretrare) che Kirill era intestatario di conti correnti tra quattro e otto miliardi di dollari: in Svizzera, Austria e – ça va sans dire – Italia.
Il giornale russo aggiunse che la cifra esatta era difficile da stabilire, perché «il patriarca ha preferito mantenere i suoi risparmi in banche svizzere, da dove solo negli ultimi anni sono stati parzialmente trasferiti in Austria e in Italia (probabilmente sotto le garanzie del Vaticano)».
I monaci ortodossi in teoria fanno voto di non possesso quando vengono ordinati, ma ciò non sembra aver fermato l’accumulo di Kirill.
Il collettivo di reporter indipendenti russi Proekt ricostruì che il patriarca possiederebbe, insieme a due dei suoi cugini di secondo grado, immobili per 2,87 milioni di dollari a Mosca e San Pietroburgo. La seconda dei due cugini, Lidia Leonova, di 73 anni, avrebbe a Mosca una casa del valore di circa 600mila dollari su Gagarinsky Pereulok, più una di 533mila dollari a San Pietroburgo sul Kryukov Canal.
L’appartamento sul canale ha una storia nella storia interessante: le fu donato nel 2001 da un uomo d’affari, Alexander Dmitrievich, grande amico di Kirill, pochi mesi dopo che il sindaco di Mosca aveva ritirato le pretese del Comune in un contenzioso contro colui che, secondo Proekt, era un presunto partner commerciale di Dmitrievich, un italiano di nome Nicola Savoretti (uno dei non pochi contatti italiani del religioso). Savoretti replicò che Kirill non si era adoperato per la risoluzione di quella vicenda e di non avere progetti in comune con Dmitrievich.
Carte in possesso di collettivi di giornalisti indipendenti russi hanno poi consentito di ricostruire che Kirill avrebbe una residenza sul Mar Nero vicino a Gelendzhik, la cui costruzione è stata stimata in un miliardo di dollari, che appartiene formalmente alla Chiesa ortodossa russa ma dove non è permesso libero accesso nemmeno ai vescovi, rilevò Novaya Gazeta.
La residenza di Gelendzhik, casualmente, non è lontana dal celebre palazzo di Putin di cui ha parlato Alexey Navalny.
Kirill possiederebbe poi azioni in una serie di proprietà immobiliari tra Mosca, Smolensk e Kaliningrad, e uno chalet vicino a Zurigo. Il tutto prescindendo da venti residenze che formalmente appartengono a varie organizzazioni religiose che sono emanazione della Chiesa ortodossa russa. Una specie di miracolo dorato, come le icone ortodosse del grande Andrey Rublev.
Altre storie, tipo i suoi presunti aerei, ci hanno riportato ancora una volta in Italia, da dove sono decollati alcuni dei voli di Kirill verso la Grecia, la Crimea, la Siberia.
Chi proteggeva il patriarca miliardario nel Belpaese? Forse lo stesso Vaticano? In un documento ufficiale del 2 giugno 2022, l’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro americano ha posto sotto sanzioni una apparentemente oscura società aerea di San Marino, a diciannove chilometri da Rimini. La Srl Skyline Aviation (Skyline) è coinvolta per aver operato avanti e indietro in Crimea con l’aereo targato T7-OKY, nel quale la società aveva cointeressenze.
Secondo gli americani, lo schema costruito era questo: jet di proprietà di Vtb Bank, la banca braccio del comparto militare industriale del Cremlino, erano controllati dall’amministratore delegato di Vtb Bank, Andrey Kostin – che ha ricevuto un’alta onorificenza dalla Repubblica italiana poche settimane prima dell’invasione russa in Ucraina. I velivoli sono stati trasferiti a una società offshore anonima, ma per gli Stati Uniti il capo dello staff di Kostin gestisce ancora questi jet, che vengono materialmente operati dalla società sanmarinese, Skyline.
Cosa c’entra Kirill è presto spiegato: tracciando i voli di uno degli aerei di Skyline, si è scoperto che il patriarca ha ripetutamente usato, quasi in esclusiva, un jet privato Gulfstream G450 del valore di 43 milioni di dollari, targato T7-ZZZ, intestato a una società offshore dell’Isola di Man chiamata Helter Management Ltd, riconducibile a Vtb Bank.
La società sanmarinese si occupava di assicurare anche comodi trasferimenti per la conduttrice televisiva di Stato Nailya Asker-Zade e per la moglie del primo ministro Dmitry Medvedev, stando a due inchieste della Fondazione Navalny.
La Skyline è stata messa in liquidazione il 26 novembre 2021. Il direttore generale dell’Autorità dell’Aviazione civile, la navigazione marittima e l’omologazione della Repubblica di San Marino, Marco Conti, ha emesso un comunicato per dire che «durante il periodo di attività (16 agosto 2016-8 aprile 2021) non ha mai compiuto infrazioni o irregolarità alcuna».
Anche nelle migliaia di carte ricostruite nell’inchiesta Magnitsky – che ha consentito al team di Bill Browder di svelare una truffa miliardaria compiuta dagli uomini degli apparati russi, protetti direttamente da Putin – emerge che diversi fondi illeciti di quella celeberrima frode erano finiti in Italia. Secondo una inchiesta de La Stampa, dalle holding offshore legate al caso Magnitsky arrivano in Italia quasi 90 milioni di euro.
«Ci sono stati bonifici dalla rete di riciclaggio di denaro al conto personale in Italia di uno dei più importanti sacerdoti della Chiesa ortodossa russa, l’archimandrita Philip (nome civile Andrey Vsevolodovich Vasiltsev)». I bonifici di cui è stata trovata traccia documentale ammontano ad almeno 435.623 dollari in 32 rate sul suo conto personale nel Monte dei Paschi di Siena.
Estratto di “Il tesoro di Putin”, di Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci (ed. Laterza), pubblicato da “La Stampa”
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Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
FUGATTI SCONFITTO ANCORA UNA VOLTA,,, IL TAR HA ACCOLTO IL RICORSO DELLA LEAL
Dopo quella dell’orsa Jj4, il Tar di Trento ha sospeso anche l’ordinanza di abbattimento dell’orso MJ5, mantenendo in vigore solo la cattura. A darne notizia è il presidente di Leal- Lega Antivivisezionista Gian Marco Prampolini.
“Con nostra grande soddisfazione – si legge in un comunicato – il Tar ha accolto il ricorso di Leal dello scorso 20 aprile e le motivazioni formulate dal nostro ufficio legale. È più che mai necessario mettere punti fermi a una follia di sterminio dei plantigradi perseguita dalla giunta Fugatti”.
E ancora, prosegue Leal: “Vogliamo anche contestare i criteri di valutazione di pericolosità degli orsi considerati confidenti o ‘aggressivi’ in quanto vittime essi stessi in primis di azioni di disturbo spesso anche volontarie da parte di curiosi, escursionisti e ancora più spesso cacciatori e bracconieri”.
Facendo riferimento all’aggressione dell’orso MJ5 del 5 marzo in Val di Rabbi, Leal ribadisce che “le dinamiche non sono chiare e lasciano aperta l’ipotesi che il cane fosse sciolto e, non controllato, abbia innescato la reazione dell’orso”.
Nei giorni scorsi, dopo la morte del giovane Andrea Papi provocata dall’orsa Jj4 e mentre si attende una decisione sull’abbattimento dell’esemplare, il Trentino aveva dato il via libera anche all’abbattimento dell’orso MJ5. Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, il 19 aprile ha firmato il decreto con il quale dispone la rimozione, tramite abbattimento, di MJ5. Una provvedimento varato in quanto l’orso è accusato di aver aggredito e ferito un uomo in Val di Rabbi.
Mj5 è un esemplare maschio di orso di 18 anni che in passato non si era mai reso protagonista di altre aggressioni, né aveva manifestato comportamenti a rischio. L’orso è figlio di Maya e Joze, due esemplari introdotti dalla Slovenia con i quali è partito il progetto Life Ursus in Trentino.
(da Fanpage)
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Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
“TRA LE CENTO E LE MILLE VOLTE SUPERIORE RISPETTO AL PASSATO”
Quando, lo scorso 20 marzo, l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha diffuso il suo ultimo rapporto sui cambiamenti climatici il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha lanciato l’ennesimo severissimo monito: “L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente”.
Secondo gli scienziati, infatti, lo stato di salute del pianeta è drammatico e in costante peggioramento. L’amento dell’emissioni di gas serra sta già scatenando il caos tra siccità estreme, carestie, alluvioni disastrose e incendi mai visti.
Nel frattempo sempre gli scienziati ci avvertono che stiamo continuando distruggere biodiversità. Secondo l’ONU, il pianeta sta perdendo 4,7 milioni di ettari di foreste ogni anno, un’area più grande della Danimarca. Si stima inoltre che circa un milione di specie animali e vegetali siano oggi a rischio di scomparire per sempre, e non è un caso che si parli ormai esplicitamente di sesta estinzione di massa, la più rapida della storia della Terra. La quinta, per la cronaca, riguardò quasi tutti i dinosauri 66 milioni di anni fa, e si completò in 300mila anni.
Gli allarmi della comunità scientifica continuano a rimanere inascoltati e gli sforzi dei governi, soprattutto di quelli dei Paesi ricchi, sono largamente insufficienti ad invertire la rotta. Per questo l’Earth Day, la Giornata della Terra, rappresenta oggi un’occasione da non perdere per ricordare che la nostra “casa comune” sta andando a fuoco. Fanpage.it ha intervistato chi, insieme agli scienziati, agli attivisti e a milioni di cittadini attenti e responsabili, contribuisce ogni giorno a domare l’incendio: Raffaele Manicone, Generale del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, a capo di un gruppo di uomini e donne impegnato quotidianamente a difendere la straordinaria biodiversità animale e vegetale presente sul territorio italiano.
Oggi si celebra l’Earth Day, la giornata mondiale della terra. Mai come stavolta è importante parlarne. In che modo i Carabinieri Forestali contribuiscono alla difesa della nostra casa comune?
Quella dei Carabinieri Forestali è l’amministrazione che ha ereditato il Corpo Forestale dello Stato e che è impegnata nella conservazione della natura da ormai 200 anni. Il nostro lavoro è fondato innanzitutto sulla conoscenza: operiamo su tutto il territorio nazionale e mentre in passato abbiamo svolto anche attività di gestione diretta, ad esempio nella realizzazione dei rimboschimenti, oggi siamo diventati un corpo di polizia a tutti gli effetti che svolge attività di contrasto ai reati ambientali, crimini che sono estremamente disarticolati: si passa dai tagli boschivi e forestali abusivi agli incendi dolosi e colposi, dagli sversamenti inquinanti all’abbandono dei rifiuti.
Lei coordina il raggruppamento dei carabinieri sulla biodiversità. Qual è la vostra mission?
Ci occupiamo non tanto e non solo della repressione dei reati ma anche della gestione diretta di 130 riserve naturali dello Stato e 20 aree demaniali, per una superficie totale di 130mila ettari distribuiti su tutto il territorio nazionale. Custodiamo i “gioielli di famiglia” italiani, le aree verdi più importanti del nostro Paese. Accanto all’attività di gestione c’è quella di studio, senza dimenticare la promozione delle buone pratiche di riferimento per tutti gli attori coinvolti nella gestione delle aree protette. L’aspetto che più ci interessa tuttavia è l’educazione alla legalità ambientale: ogni anno accogliamo oltre un milione di cittadini nelle nostre riserve. Ragazzi, ma anche e soprattutto adulti. Ci rivolgiamo a tutti e lo facciamo attraverso attività di educazione ambientale. Fino al 25 aprile, ad esempio, saremo al Galoppatoio di Villa Borghese e sulla Terrazza del Pincio di Roma, con delle giornate ricche di iniziative dedicate alla tutela del Pianeta e alla difesa della Biodiversità, per creare e diffondere una maggiore sensibilizzazione verso l’ambiente attraverso la condivisione, il divertimento e la conoscenza. Parleremo di riciclo dei rifiuti, riuso, dissesto idrogeologico, conoscenza delle foreste vetuste, studio degli animali, dagli insetti ai grandi carnivori. Cercheremo di farlo discostandoci da una visione disneyana: vogliamo invece apportare un contributo scientifico più rigoroso possibile.
Gli scienziati ci dicono da anni che siamo i responsabili della sesta estinzione di massa. Di questo fenomeno avete contezza anche nel vostro lavoro?
Assolutamente sì. La perdita costante di biodiversità rappresenta un dato di fatto incontrovertibile. Intendiamoci: l’estinzione delle specie è un fenomeno naturale. Dopo essere comparsi, animali e piante si sono sempre estinti negli ultimi tre miliardi di anni e questo è avvenuto perché la natura è estremamente dinamica.
Cosa è cambiato, dunque?
È cambiata la velocità di estinzione delle specie, che è tra le cento e le mille volte superiore rispetto al passato a causa delle attività umane. Noi lo constatiamo anche nel nostro lavoro. Ancora una volta invito a distaccarci da una visione romantica e disneyana della natura, pensando solo ai grandi mammiferi come il leone, la lince o il lupo; queste estinzioni riguardano soprattutto specie sconosciute, ad esempio insetti, rettili o uccelli. Gli insetti, ad esempio, sono fondamentali nell’economia di una foresta. Se non ci fossero loro non esisterebbero neppure gli alberi. Penso ad esempio alla Rosalia Alpina, che a lei non dirà nulla, ma è un coleottero fondamentale per la trasformazione delle sostanze organiche. La sua estinzione sarebbe un cataclisma.
Quali sono i reati che più di frequente che vi capita di contrastare?
I reati ambientali sono estremamente vari e disarticolati. In questo momento, ad esempio, registriamo un gran numero di crimini legati alla povertà, come il furto della legna. Molte persone vanno nei boschi e tagliano in maniera indiscriminata legname nel tentativo di guadagnare qualcosa, causando danni estremamente importanti. Ci sono poi i reati legati agli incendi boschivi dolosi e colposi senza dimenticare il maltrattamento degli animali, le costruzioni abusive e naturalmente il traffico illecito dei rifiuti praticato dalle organizzazioni criminali. La repressione dei reati ambientali però non è il nostro obiettivo principale e ci vede sempre sconfitti: arrestare chi inquina un fiume purtroppo non ci restituirà le caratteristiche originali di quel corso d’acqua. Il nostro impegno quindi non può limitarsi alla repressione, ma deve concentrarsi soprattutto sulla prevenzione. I reati ambientali non devono verificarsi.
Nei giorni scorsi il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti ha firmato un’ordinanza di abbattimento dell’orso JJ4. Qual è la sua opinione in merito?
Si tratta di una questione estremamente complessa. L’Ispra, braccio scientifico del Ministero dell’Ambiente, sta affrontando il problema. Posso solo dire che attorno a questo tema sono al lavoro le migliori menti italiane. La soluzione che troveranno sarà sicuramente la migliore possibile.
(da Fanpage)
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Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
COSA SI PUO’ FARE PER PROTEGGERE IL PIANETA
Oggi, 22 aprile 2023, si celebra la 53esima edizione dell’Earth Day, la Giornata della Terra, un evento nato ufficialmente nel 1970 negli Stati Uniti che oggi coinvolge circa 200 Paesi e oltre 1 miliardo di persone. È la ricorrenza più significativa dell’anno dedicata alla sensibilizzazione su tematiche ambientali, sostenibilità e più in generale sull’impatto (catastrofico) dell’essere umano sul mondo naturale.
Al centro della campagna, come avviene ormai da molti anni, vi sono i cambiamenti climatici e le drammatiche conseguenze che stanno comportando; non a caso sono considerati la principale minaccia esistenziale per l’umanità, oltre che volano per l’erosione della biodiversità e degli equilibri ecologici.
In parole semplici, l’Earth Day è l’occasione per ricordare che questo è l’unico pianeta che abbiano e se non la smetteremo di avvelenarlo, depredarlo e distruggerlo ci condanneremo a “sofferenze indicibili” con le nostre stesse mani. Non a caso il Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) Antonio Guteress ha più volte sottolineato che attraverso il riscaldamento globale stiamo compiendo un vero e proprio suicidio.
Investire nel nostro pianeta
Il tema della Giornata della Terra del 2023 è “investire nel nostro pianeta”. Se lo slogan non vi risulta nuovo c’è una ragione: non è stato modificato rispetto a quello del 2022, come annunciato dall’organizzazione dell’Earth Day il 20 ottobre dello scorso anno. Il motivo risiede nel fatto che avendo funzionato talmente bene rilanciarne i principi anche quest’anno è il modo migliore per sensibilizzare la popolazione globale ad agire per proteggere Madre Natura. Il concetto alla base è che siamo tutti responsabili del deterioramento dell’ambiente naturale, dai governi alle grandi imprese, passando per i singoli cittadini con il proprio stile di vita. Alla luce di questa premessa è doveroso che tutti facciano la propria parte. “Nel 2023 dobbiamo riunirci di nuovo in una partnership per il pianeta. Le imprese, i governi e la società civile hanno la stessa responsabilità di agire contro la crisi climatica e accendere la scintilla per accelerare il cambiamento verso un futuro verde, prospero ed equo. Dobbiamo unirci nella nostra lotta per la rivoluzione verde e per la salute delle generazioni future. È giunto il momento di investire nel nostro pianeta”, ha dichiarato la dottoressa Kathleen Rogers, presidente di Earthday.org. Per celebrare la Giornata della Terra sono previsti oltre 600 eventi presso il Villaggio per la Terra di Villa Borghese (Roma), fino al 25 aprile. Molti sono organizzati anche a Torino.
La minaccia della crisi climatica
L’obiettivo principale di questa rivoluzione verde è promuovere l’abbandono dei combustibili fossili per favorire la transizione ecologica verso le fonti rinnovabili: solare, eolica, geotermica e la forza del mare. Ormai è certo che a catalizzare i cambiamenti climatici vi sono le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e di altri gas a effetto serra – detti climalteranti – derivate dalle attività umane. Molteplici studi evidenziano una vera e propria impennata della curva delle temperature medie a partire dalla Rivoluzione Industriale, con accelerazioni drammatiche di concerto con il boom economico. In questo momento ci troviamo a circa 1,1° C oltre la media preindustriale e la soglia di 1,5° C, oltre la quale andremo incontro a conseguenze devastanti e irreversibili, è sempre più vicina. Secondo l’orologio dell’apocalisse climatica mancano circa 10 anni prima che venga oltrepassata, se continueremo a immettere carbonio con questi ritmi in atmosfera. Per diverse ricerche ormai non riusciremo a evitare il superamento qualunque cosa faremo, ma ciò non significa che non sia comunque fondamentale tagliare in modo netto e rapido le emissioni di carbonio. Perché a ogni step di mezzo grado in più le conseguenze risultano sempre più ampie e catastrofiche, per la sopravvivenza umana e per quella delle milioni di specie che popolano la Terra.
Il crollo della biodiversità
Ma non è solo il riscaldamento globale a preoccupare gli esperti. Deforestazione, uso intensivo di pesticidi e altri composti tossici, inquinamento da plastica, bracconaggio, urbanizzazione, allevamenti intensivi, sovrasfruttamento delle risorse, pesca eccessiva e frammentazione degli habitat naturali sono solo alcuni degli elementi che stanno incrinando la nostra relazione con il mondo naturale. “Dall’aria che respiriamo all’acqua che beviamo, al suolo che coltiva il nostro cibo: la salute dell’umanità dipende dalla salute della Madre Terra. Eppure sembriamo determinati a distruggerla”, ha affermato l’ONU in un comunicato rilanciato per l’Earth Day. “Le nostre azioni stanno devastando foreste, giungle, terreni agricoli, zone umide, oceani, barriere coralline, fiumi, mari e laghi. La biodiversità sta crollando mentre un milione di specie vacilla sull’orlo dell’estinzione. Dobbiamo porre fine a queste guerre implacabili e insensate contro la natura. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le soluzioni. Ma dobbiamo accelerare il ritmo”, ha chiosato l’organizzazione. La recente decisione di proteggere il 30 percento degli oceani e il 30 percento delle terre emerse (30×30) entro il 2030 è considerata storica proprio perché va nella direzione giusta. Lo stesso non si può dire per il taglio alle emissioni, tenendo presente che quasi tutti i Paesi del mondo che si sono impegnati a farlo non sono sulla buona strada per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
Cosa possiamo fare per proteggere la Terra
L’organizzazione dell’Earth Day sottolinea che è fondamentale un cambio di passo da parte delle imprese, degli investitori e dei mercati finanziari, che “devono generare valore per le loro istituzioni e la società attraverso l’innovazione e le pratiche verdi”. I governi, d’altro canto, sono tenuti a promuovere l’interesse pubblico mettendo in piedi “un sistema economico globale equo e sostenibile”, concentrandosi particolarmente sui finanziamenti alle fonti rinnovabili e alla penalizzazione dei combustibili fossili. I singoli cittadini devono invece fare pressione “per soluzioni sostenibili sotto ogni punto di vista, come elettori e consumatori”.
Ma cosa può fare in concreto ciascuno di noi per proteggere il pianeta? Gli organizzatori dell’Earth Day hanno rilasciato un elenco di 52 azioni / suggerimenti che possiamo seguire per ridurre in modo significativo la nostra impronta climatica, rimodulando lo stile di vita affinché esso sia più sano e sostenibile, con benefici per la nostra salute, quella della Terra e di tutti coloro che la popolano. Tra le azioni raccomandate vi è quella di passare a una dieta principalmente basata su alimenti di origine vegetale, che hanno dei costi in termini di consumo di acqua ed emissioni di carbonio significativamente inferiori (i più grandi allevamenti intensivi hanno emissioni paragonabili a quelle di interi Paesi industrializzati e compagnie petrolifere). Si consiglia di battersi contro il disboscamento; di raccogliere la spazzatura quando si fa una passeggiata; di promuovere il riciclo e la raccolta differenziata; di usare internet e non la carta per le operazioni che oggi sono possibili online; di consumare prodotti di origine biologica senza l’uso di pesticidi; di non consumare acqua da bottiglie monouso; di ridurre il consumo di prodotti di plastica; di fare volontariato; di piantare alberi; di comprare prodotti locali e molto altro ancora. Molti di questi consigli sono stati proposti anche dall’ONU.
(da Fanpage)
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Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
NON SI CAPISCE SE SIA UNA GIUSTIFICAZIONE O UNA AMMISSIONE… LA LEGA ATTACCA NORDIO CHE COINVOLGEREBBE PIANTEDOSI PER DANNEGGIARE LA LEGA, CHE COMICHE
Una pioggia di ortaggi e vernice, lanciati dai manifestanti, ha accolto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Forum sui beni confiscati alle mafie, a Napoli. Sono seguiti lievi tafferugli con la polizia, mentre alcuni partecipanti del Forum abbandonavano il loro stand, pur di non incontrare il ministro.
E nonostante tutto, la giornata di Piantedosi poteva considerarsi «rovinata» ancor prima di arrivare a Napoli.
Da quando si è reso conto, aprendo i giornali la mattina, di essere stato trascinato dal Guardasigilli Carlo Nordio, con la sua informativa alla Camera, nel caso dell’evasione dai domiciliari del russo Artem Uss, fuggito per evitare l’estradizione negli Stati Uniti e poi riapparso a Mosca pochi giorni più tardi.
Vicenda in cui si mescolano i fragili equilibri interni al governo, i rapporti con l’intelligence e quelli con il dipartimento di Giustizia americano. Delicatissima, dunque, come dimostra anche il peso politico della famiglia del fuggitivo, con il padre di Artem, Alexander Uss, uomo vicino a Vladimir Putin, tanto che «entrerà a breve a far parte del Consiglio federale russo», come annuncia il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.
Una ragione in più, dal punto di vista di Piantedosi, per vedere come una trappola il tentativo di Nordio di addossagli una corresponsabilità in quell’evasione, dicendo in Parlamento che erano stati informati gli uffici dell’Interpol al Viminale.
I vertici della Lega masticano amaro. C’è l’impressione, dalle parti di via Bellerio, che ci sia in atto una doppia operazione. Una di natura difensiva, portata avanti da parte di Nordio, con cui il Guardasigilli «cerca di lasciare il cerino in mano a Piantedosi» e una di natura offensiva, portata avanti con l’avallo di Fratelli d’Italia, per sfruttare l’occasione e cercare di «logorare» il ministro dell’Interno, fedelissimo di Salvini.
Dal ministero della Giustizia alzano le mani. Quando Nordio ha citato le comunicazioni fatte all’Interpol «ha solo cercato di essere il più trasparente e completo possibile», assicurano. Tanto è vero che ha fatto anche riferimento alle comunicazioni al ministero degli Esteri, e quando ha parlato di ministero dell’Interno «ha precisato che era l’ufficio Interpol di Roma. Ed è normale che sia così – fanno notare da via Arenula -, perché il procedimento estradizionale coinvolge la Farnesina, l’ufficio Affari internazionali del ministero della Giustizia e l’ufficio Interpol del Viminale. C’è una continua triangolazione tra questi uffici».
Ma è una triangolazione, replicano dal Viminale, che «resta a livelli inferiori, livelli tecnici». Tanto che, fanno notare, Piantedosi non sarebbe mai stato allertato direttamente dall’ambasciata americana e nessun alert specifico sarebbe arrivato al ministro, perché evidentemente, sul caso, non erano state ravvisate competenze.
(da La Stampa)
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Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
INSORGE L’OPPOSIZIONE: “E’ REGIME”… ORA SIAMO ALLA CENSURA DEI MANIFESTI REGOLARMENTE AFFISSI
Con un’ordinanza firmata ieri il sindaco di Paternò Nino Naso, un anno fa rieletto primo cittadino, ha disposto che vengano oscurati i manifesti del Partito Democratico sul flashmob dal titolo «La storia non si cambia, si studia» organizzato in vista del 25 aprile. Lo scopo dell’iniziativa, nata dopo le dichiarazioni del presidente del Senato sulla strage di Via Rasella e lo slogan della manifestazione: «Porta un libro di storia a Ignazio La Russa» non sono piaciuti a Naso, espressione di liste civiche di centro-destra, che ha deciso di cancellare i manifesti, ormai affissi per le vie del paese.
Nell’ordinanza il sindaco li definisce come «lesivi» e «denigratori» della seconda carica dello Stato.
Dura la replica del Partito Democratico, affidata al suo segretario regionale Anthony Barbagallo. «La libertà di espressione non esiste più. La censura è un dato di fatto palese. Siamo in un regime: chi non si allinea viene oscurato», dice. Sulla stessa linea la segretaria provinciale di Catania Maria Grazia Leone e Salvatore Leonardi, segretario del circolo di Paternò (Catania).
«I manifesti sono stati regolarmente affissi dall’ufficio Affissioni del Comune», si legge in una nota del Pd. Oggi l’oscuramento dietro ordinanza disposta dal primo cittadino. «Non bastava la goffa ma grave operazione di revisionismo storico portata avanti dal governo di centrodestra — proseguono Barbagallo, Leone e Leonardi — a desso dobbiamo assistere anche alla censura. L’iniziativa del sindaco di Paternò Nino Naso che decide di oscurare i manifesti della nostra iniziativa sul 25 aprile per lesa maestà nei confronti di Ignazio La Russa ci dà la misura di quanto il centrodestra, a tutte le latitudini, non abbia mai fatto i conti con gli anni più bui della storia di questo Paese. Il fatto poi che il dono di un libro di storia venga considerata un’offesa è cosa tutta da ridere».
(da agenzie)
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Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
LE INDAGINI DEI PM SUI PRESUNTI ACCORDI PER GLI ARRESTI DI MESSINA DENARO E TOTO’ RIINA
Il conduttore Massimo Giletti si è presentato ieri per la terza volta in procura a Firenze. I pm Luca Turco e Luca Tescaroli indagano sulle stragi del 1993 a Milano, Roma e Firenze. E lavorano anche sulla presunta fotografia che ritrarrebbe Silvio Berlusconi, il generale Francesco Delfino e Giuseppe Graviano. E che sarebbe custodita da Salvatore Baiardo, il quale l’ha mostrata al conduttore e ad altri.
Ma durante la perquisizione in casa dell’ex gelataio di Omegna condannato per favoreggiamento dei boss di Brancaccio lo scatto non è stato ritrovato. Mentre i giornali hanno parlato di alcune intercettazioni in cui l’ex senatore di Forza Italia condannato per associazione mafiosa Marcello Dell’Utri auspica che Non è l’Arena chiuda perché parla della trattativa Stato-Mafia.
L’intercettazione
Ma cosa ha detto il conduttore ai pm? «Ci sono vicende che non si possono risolvere in uno studio televisivo: vanno affrontate nei luoghi deputati per farlo, cioè gli uffici di un’azienda, altrimenti si rischia di finire all’interno di un’aula di tribunale», ha spiegato ieri Giletti in un video. Sostenendo di essere «appena uscito dalla Procura di Firenze e questo – ha sottolineato – vi fa capire la situazione complessa, difficile e delicata che stiamo vivendo». Prima aveva parlato durante il suo spazio su Rtl 102.5 ricordando proprio le intercettazioni di Dell’Utri.
Nelle telefonate captate dagli inquirenti sarebbero emerse una serie di allusioni e speculazioni di Baiardo su millantati intrecci tra mafia stragista e politica. Al di là delle voci sugli ascolti del programma in calo e del riavvicinamento di Giletti alla Rai, in molti ipotizzano che sulla chiusura di Non è l’Arena avrebbero avuto un peso le indagini sulla partecipazione alla trasmissione di Baiardo.
La Trattativa Stato-Mafia
Le allusioni riguardanti inediti scenari sulla trattativa Stato-Mafia da parte dell’amico dei Graviano sono diverse. Baiardo inoltre, già un paio di mesi prima dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro, in un’intervista a Non è l’Arena si era detto convinto che il superlatitante si sarebbe fatto catturare con un accordo. Oggi Enrico Deaglio su La Stampa spiega cosa c’è dietro l’indagine dei pm di Firenze. Ovvero una tesi che parte dall’arresto di Salvatore Riina in via Bernini a Palermo nel gennaio del 1993. Quello che sappiamo è che a riconoscere il Capo dei Capi consentendo l’arresto dei carabinieri guidati dal capitano Ultimo fu il pentito Balduccio Di Maggio. Che è stato arrestato a Borgomanero, a pochi chilometri da Omegna in Piemonte. Ovvero il luogo della gelateria di Baiardo.
Il ruolo del generale Delfino
Ma, spiega Deaglio, c’è un’altra tesi su questa vicenda. Che dice che Di Maggio si è convinto a farsi arrestare in cambio di molto denaro dato proprio da Giuseppe Graviano. In accordo con Delfino. In questa ottica, assolutamente non provata, Graviano avrebbe “venduto” Riina in cambio di protezione da parte di Delfino. Nel 1998 il carabinieri è stato arrestato per aver estorto un miliardo alla famiglia di Giuseppe Soffiantini in cambio della sua liberazione dopo un rapimento. I Graviano, ristretti dal gennaio 1994 al 41 bis, hanno confermato gli incontri con Berlusconi ma non la presenza di Dell’Utri.
Secondo Giuseppe Graviano la sua famiglia ha contribuito con il 20% del capitale iniziale Fininvest e Berlusconi gli aveva promesso di rendere questo contributo palese, invece che occulto. In un incontro a Milano nel gennaio 1994, alla presenza di avvocati, dopo essersi assicurato l’appoggio dei Graviano per la campagna elettorale. E invece, sostiene Graviano, «mi ha fatto arrestare!».
L’arresto di Riina e quello di Messina Denaro
Infine, secondo Deaglio, secondo questa prospettiva i Graviano avrebbero non solo consegnato Totò Riina ai carabinieri in cambio della libertà (che però è durata poco più di un anno). Ma avrebbero anche “consigliato” – non si sa come, visto che sono in carcere – a Messina Denaro di “farsi prendere”. Si tratta di una tesi che per ora non ha alcun riscontro. Certo, la foto di cui parla Baiardo nelle intercettazioni e che avrebbe mostrato non solo a Giletti potrebbe diventarlo.
(da Open)
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Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
SE CERCHI IL NOME SU GOOGLE VIENI REOINDRIZZATO ALLA SOCIETA’ MARKETING TOYS
Un titolo che avrà fatto rabbrividire Fabio Rampelli, nove milioni di investimento (previsto da Enit per la campagna primavera/estate e autunno/inverno), il tentativo di emulare lo sbarazzino e ammiccante linguaggio dei social.
Negli scorsi giorni, è partita la campagna social Open to Meraviglia, incentrata sulla scelta della ministra del Turismo Daniela Santanché di utilizzare la Venere di Botticelli in versione influencer per la promozione turistica dell’Italia.
La suadente figurina, animata digitalmente, nel video promozionale del Ministero del Turismo annuncia che sarà possibile trovarla sui social: «Su Instagram, Linkedin e tutti i social sarò venereitalia23». Ma a quanto pare, sarà più difficile raggiungerla da una banale ricerca su Google: sembra infatti che nessuno abbia pensato a registrare il nome di dominio italiano dello slogan.
Il sito
La scoperta ha generato abbastanza scalpore sui social, dove un utente ha affermato, a caratteri cubitali: «COMUNQUE RAGA NON POTETE CAPIRE IL LIVELLO MA… INDOVINATE CHI È L’INTESTATARIO DEL DOMINIO OPENTOMERAVIGLIA.IT? Ebbene sì, non avevano nemmeno registrato il domino. L’ho comprato per un centesimo, UN CENTESIMO. Daniela Santanchè se lo vuoi scrivi pure. Fino ad allora il dominio punterà alla categoria Interracial Gay di Pornhub».
In realtà, digitando Opentomeraviglia.it, non veniamo ricondotti a una categoria di Pornhub. Ma nemmeno nel sito riferito alla campagna per la promozione turistica. Approdiamo invece alla società Marketing Toys in provincia di Firenze. Al momento infatti il dominio risulta un redirect al suddetto portale, e appare intestato a tale Filippo Giustini.
La creazione
La creazione risulta avvenuta il 21 aprile 2023. Ovvero nel pieno della bufera scoppiata dopo il rilascio della campagna social. Probabilmente dunque il Filippo Giustini in questione deve aver avuto la stessa idea, anche se in versione meno goliardica, dell’utente che ha pubblicato il primo post virale citato. E che infatti, in un secondo momento, specifica: «Mi stanno scrivendo decine di persone lamentandosi che il sito opentomeraviglia.it non rimandi davvero a Pornhub ma a una web agency. Lo premetto: non era una trovata commerciale e io non c’entro nulla con la webagency in questione. Ho registrato il dominio intorno alle 19.49 su Register. Il punto è che la registrazione di un dominio non è una cosa istantanea ma il fornitore deve poi a sua volta trasmettere l’ordine al registro. Evidentemente non sono stato l’unico a notare che il dominio non fosse stato registrato e che quindi risultava acquistabile. Qualcuno potrebbe avermi battuto sul tempo di qualche minuto se Register non ha trasmesso immediatamente l’ordine». In ogni caso, conclude, «rimane comunque la questione che questi il dominio non l’avevano registrato».
(da Open)
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Aprile 22nd, 2023 Riccardo Fucile
“BISOGNA PRENDERE SOLO LE RISORSE CHE SIAMO IN GRADO DI IMPIEGARE”… ALLORA DIMETTETEVI, E’ UNA VITA CHE CI LAMENTIAMO CHE NON CI SONO RISORSE E QUANDO SAREBBERO DISPONIBILI DICIAMO CHE NON SIAMO IN GRADO DI SPENDERLE?
Il sistema Italia non è in grado di spendere tutti i fondi del Pnrr. Bisogna prendere solo le risorse che siamo in grado di impiegare. Parola del ministro Guido Crosetto, che in un’intervista a La Stampa oggi parla di 200 miliardi che non possiamo “spendere” e che rischiamo di perdere: «L’Italia può fare tutto tranne che perdere i soldi. Faccio un esempio: prendiamo 100 milioni di euro per un’opera, entro la scadenza ne spendiamo solo 98. Significa che dobbiamo restituirne 98 milioni e ci teniamo l’opera non finita che dovremo pagare con il nostro bilancio. Il problema non è solo burocratico, di progettazione. La vera domanda è l’Italia ha la possibilità di scaricare a terra 200 miliardi in tre anni».
Il problema di tempi
Secondo Crosetto c’è un problema di tempi: «La risposta va cercata nel Paese. Se io progetto di fare, ad esempio, 100 chilometri di gallerie e non ho le talpe per scavare, è inutile che faccio l’appalto. Perché le aziende che producono le talpe che scavano le gallerie sono 3 al mondo. Una è tedesca e due sono cinesi, e hanno prenotazioni per i prossimi 5 o 6 anni. Quando il Pnrr sarà già terminato. La discussione in Europa è su questa tagliola. La risposta del governo deve essere pragmatica, reale, valutata nei tempi».
Quello che Crosetto dimentica è che se invece di fare 100 km di gallerie (come suo esempio) avanzi un progetto realizzabile i soldi li prendi. Tutto dipende da come intendi spenderli, basta che progetti opere e investimenti fattibili.
(da agenzie)
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