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IL TAR DI TRENTO FA ESPLODERE LE CONTRADDIZIONI DI FUGATTI: “PERCHE’ TI OPPONI AL TRASFERIMENTO DI JJ4, VISTO CHE L’HAI GIA’ FATTO CON DJ3 E M57, COSA CAMBIA?”

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

IL TAR AFFONDA: “SE IL CASTELLER E’ PICCOLO NON E’ COLPA DELL’ORSA MA DELLA PROVINCIA”… LA DECISIONE SLITTA AL 25 MAGGIO

Slitta al prossimo 25 maggio la decisione del Tribunale amministrativo di Trento in merito alla soppressione dell’orsa Jj4, animale già catturato e custodito al Casteller e quindi non in grado di nuocere a nessuno
La morte non è reversibile e, per questo, il Tar di Trento ha bloccato la volontà della Lega di procedere all’abbattimento di Jj4, l’orsa responsabile dell’uccisione di Andrea Papi.
Il presidente della Provincia è rimasto “sorpreso” dal niet del tribunale amministrativo ma i giudici chiedono sostanzialmente a piazza Dante di fare i compiti perché ci sono alcuni contorni da chiarire nella decisione complessiva.
Il Tar non esclude che la captivazione permanente di Jj4 sia una soluzione non idonea, ma non basta dare disposizione di abbattimento per procedere in questo senso, soprattutto se si parla di un patrimonio indisponibile dello Stato e se ci sono alternative all’uccisione dell’esemplare.
Ok anche il ricorso alla legge di Rossi che permette il prelievo, la cattura e l’abbattimento degli esemplari pericolosi, ma le documentazioni devono essere inappuntabili, altrimenti si “condurrebbe per forza di cose a un utilizzo seriale e del tutto sviato dell’istituto”.
Le risposte date dalla Provincia sul caso sono fino a oggi “troppo generiche e sommarie”, “senza peraltro dare evidenza di accertamenti istruttori compiuti al riguardo. Viene ora invocata pure quale impedimento l’estrema pericolosità dell’operazione che determinerebbe in capo al soggetto decisore, ossia alla stessa Amministrazione provinciale, una sua responsabilità in caso di incidenti: impedimento, questo, che evidentemente non è stato ritenuto sussistente per i predetti casi di trasferimento, a cominciare dal dianzi citato orso M57, il c.d. orso di Andalo”.
Se il Casteller non è idoneo, il problema è “additabile alla stessa Provincia”; se trasferire Jj4 è pericoloso perché questa situazione sarebbe diversa rispetto ai casi di Dj3 (portata in Germania) e M57 (portato in Ungheria); si chiede anche quanto è costato portare questi due plantigradi all’estero, anzi in questo campo le informazioni fornite appaiono lacunose e si preferisce tacere.
Il provvedimento impugnato individua “un’altra remora nel trasferimento di Jj4 in altra struttura, se estera, con riferimento a quanto richiesto dalla normativa in materia che vede il Nucleo Carabinieri Cites quale organo competente a rilasciare le relative autorizzazioni”.
Nel resto d’Italia assorbito dai carabinieri, diversa invece la scelta in Trentino e in Alto Adige, forti dell’autonomia. Ma “allo stato attuale va precisato che dalla consultazione del sito web del Raggruppamento Cites dell’Arma dei Carabinieri non consta la presenza nel territorio della Provincia Autonoma di Trento di un Nucleo Carabinieri Cites, mentre per la finitima Provincia Autonoma di Bolzano si ricava la notizia che le relative funzioni sono esercitate da quel Corpo forestale provinciale”.
La soluzione dell’abbattimento, si legge nel dispositivo del Tar, è ritenuta preferibile in gran parte dell’Europa, però in Trentino c’è il Casteller, esempio praticamente unico sulle Alpi, e gestito dalle strutture dipendenti dal Dipartimento protezione civile, foreste e fauna.
Se non è idoneo, le carenze sono trentine. Inoltre il trasferimento (“Circa la materiale praticabilità di tale misura di trasferimento – che nell’ultimo parere reso dall’Ispra in data 20 aprile 2023 e depositato nel procedimento pendente sub R.G. 49/2023 presso questo stesso Tribunale per il caso di specie risulta in sé ammissibile e, dunque, posta su di un piano di perfetta concorrenza con quella dell’abbattimento”) va preso in considerazione.
“Va anche rimarcato – si legge nel documento del Tar – che la genitrice della stessa Jj4, Jurka – direttamente proveniente dalla Slovenia e analogamente esemplare “problematico” – secondo notizie apprese dalla stampa e sin qui non smentite, è stata a sua volta trasferita in Germania sin dal 2010, sempre a cura della Provincia. Viene ora invocata a supporto dell’impossibilità del trasferimento di Jj4 nelle stesse ovvero in altre consimili strutture ragioni che si fondano asseritamente su “generiche e sommarie dichiarazioni di presa in carico dell’esemplare pericoloso di cui si discute”, senza peraltro dare evidenza di accertamenti istruttori compiuti al riguardo.
Viene ora invocata pure quale impedimento l’estrema pericolosità dell’operazione che determinerebbe in capo al soggetto decisore, ossia alla stessa Amministrazione provinciale, una sua responsabilità in caso di incidenti: impedimento, questo, che evidentemente non è stato ritenuto sussistente per i predetti casi di trasferimento, a cominciare dal dianzi citato orso M57, il c.d. “orso di Andalo”, notorio autore in tale località dell’aggressione ad un carabiniere che riportò gravi ferite al tronco e il cui rilascio in libertà era stato nondimeno ritenuto possibile dalla Sez. III^ del Consiglio di Stato con l’invero sorprendente sua sentenza n. 7366 del 3 novembre 2021, resa in riforma dell’opposta sentenza n. 55 dd. 16 aprile 2021 di questo stesso Tribunale e che le associazioni animaliste (ora tutte impegnate a sostenere la praticabilità della captivazione definitiva di JJ4, sia pure in ambito spazialmente più esteso rispetto a quello del Casteller) avevano a quel temcoralmente approvato ponendo in tal modo e di fatto la sicurezza e la pubblica incolumità in posizione recessiva rispetto a quella della libertà dell’animale, ancorchè probatamente pericoloso”.
Da qui le richieste di “copia di tutta la documentazione disponibile in ordine ai due più recenti trasferimenti di orsi in strutture straniere (segnatamente in Germania e in Ungheria) da essa attuato, corredata dalla competente certificazione Cites, dalla documentazione contabile dei relativi costi sostenuti e dall’illustrazione delle misure di sicurezza al riguardo predisposte; copia della documentazione di tutti gli accertamenti istruttori sin qui eseguiti in ordine alle strutture italiane e straniere che si sono proposte per ospitare l’orsa Jj4, corredata dai preventivi di spesa per l’eventuale suo trasferimento”. Anche il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e Ispra sono chiamate a depositare alcuni documenti per capire se quella del trasferimento sia una strada percorribile”.
(da il Dolomiti)

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CALABRIA, L’ASSESSORE REGIONALE DELLA LEGA CHE RISPONDE ALL’INTERROGAZIONE LEGGENDO IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE INVECE CHE QUELLO DELLA RISPOSTA (FACENDO SBELLICARE I SOCIAL DALLE RISATE)

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

NEANCHE SI E’ ACCORTA DI QUELLO CHE LEGGEVA… ALLA FINE IL CONSIGLIERE HA COMMENTATO: “GRAZIE, IL TESTO LO CONOSCEVO GIA'”

La domanda è specifica e apparentemente argomentata: ci sarà una casa di comunità (le strutture di assistenza sanitaria che dovranno affiancarsi alle Asl e ai pronto soccorso in tutta Italia, anche nell’ambito dei fondi Pnrr) anche nel comune di Nocera Terinese?
Per i residenti di questa cittadina in provincia di Catanzaro è certamente un tema importante.
Peccato che a fare la domanda durante la seduta del Consiglio regionale calabrese è lo stesso assessore alle Politiche sociali, Emma Staine, eletta con Lega per Salvini premier che, invece, avrebbe dovuto rispondere.
Lo scorso 20 aprile (ma il video è diventato virale in queste ore) Staine prende la parola subito dopo il consigliere regionale di opposizione Antonio Lo Schiavo e ripete parola per parola le domande che gli aveva posto quest’ultimo.
A lui non rimane che commentare, sorridendo: «Grazie, l’assessore ha letto la mia interrogazione, la conoscevo già… diciamo, io aspettavo la risposta…».
La clip, sebbene con qualche giorno di ritardo, ha fatto il giro del web.
(da agenzie)

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I TORMENTI DELLA LEGA: CON LA DESTRA DI LE PEN O I MODERATI DEL PPE?

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

CONSIGLIO FEDERALE, DOPO TRE ORE DI DIBATTITO NESSUNA DECISIONE SULLA COLLOCAZIONE DEL PARTITO IN VISTA DELLE EUROPEE. POSIZIONI DIVERGENTI

Restare con Marine Le Pen, nel gruppo Identità e democrazia, dove siedono anche alleati ‘scomodi’ come Alternative fur Deutschland. O avvicinarsi ai Popolari europei cercando di uscire dall’isolamento a Strasburgo. A poco più di un anno di distanza dalle europee, la Lega ha cominciato a interrogarsi sul suo futuro in Europa.
Dopo circa tre ore di dibattito durante il Consiglio federale, convocato da Matteo Salvini alle 11, nessuna decisione è stata presa e il segretario ha aggiornato la riunione al 29 maggio. -L
Il confronto sui temi di attualità, l’attività di governo, le prossime amministrative e i congressi regionali che si dovrebbero tenere a partire da giugno, non è servito però a sciogliere il nodo sulla collocazione europea del partito in vista delle Europee del prossimo anno.
Sul tema, il dibattito è acceso e si registrano posizioni divergenti tra i leghisti, mentre Matteo Salvini non ha espresso la sua opinione e ha deciso di convocare nuovamente il federale a fine mese.
Dopo le premesse del capodelegazione a Strasburgo Marco Campomenosi e del capogruppo a Marco Zanni, che hanno illustrato la situazione, è intervenuto Lorenzo Fontana.
Il presidente della Camera, che è ancora responsabile Esteri del partito, ‘mente’ e mano della svolta sovranista di Matteo Salvini (avviata a partire dal 2013), si sarebbe detto a favore del mantenimento dello status quo. Fontana – viene riferito da chi ha partecipato alla riunione – come riporta l’Agi, avrebbe sostenuto che è in corso un movimento “verso destra” dell’elettorato europeo e che alla Lega converebbe restare nel gruppo Identità e democrazia, dove siedono, tra gli altri, gli storici alleati del Rassemblement national di Marine Le Pen.
Ma la posizione non è condivisa da tutti. “Non possiamo pensare di essere un partito di governo in Italia essendo alleati degli estremisti tedeschi in Europa”, è l’obiezione prevalente sollevata da coloro che non condividono la proposta di Fontana. Il riferimento è al partito di estrema destra tedesco, Alternative fur Deutschland, che siede in Id con i leghisti.
“Prima siete voluti entrare nel governo Draghi, poi, con la vittoria del centrodestra, ci siamo confermati partito di governo. Lo sbocco naturale è quello di cercare di entrare in maggioranza anche a Strasburgo, avvicinandoci ai Popolari europei”, avrebbe obiettato il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari.
Dello stesso avviso di Molinari – viene riferito – i ministri Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli, molti coordinatori regionali e il governatore lombardo Attilio Fontana (assente il veneto Luca Zaia). Mentre si sono mostrati più vicini alle posizioni di Fontana il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e l’eurodeputata Annalisa Tardino.
Con il movimento di avvicinamento di Fratelli di Italia al Ppe, il tema è dirimente in vista delle prossime europee. La Lega, che elesse 29 eurodeputati con il boom delle europee del 2019, ma fu marginalizzata per l’adesione al gruppo euroscettico, potrebbe rischiare un nuovo isolamento se i Conservatori, guidati da Giorgia Meloni e dal Pis polacco, si alleassero con i Popolari (cui aderisce Forza Italia) in vista del voto del 2024.
Da verificare però se i vertici dei Popolari sarebbero disposti a fare un’alleanza coi leghisti in Europa. Fino a ora i segnali arrivati dal Ppe sono sempre stati negativi.
Altre fonti riferiscono che non ci sono state prese di posizione definitive tra i dirigenti leghisti. Si sono illustrate le variabili e prese in considerazione le conseguenze di determinate scelte. Anche l’intervento di Fontana viene definito abbastanza interlocutorio. Il presidente si sarebbe limitato ad osservare come potrebbe risultare difficile spiegare all’elettorato un cambiamento di linea in Europa. Ma le perplessità di Fontana rispetto all’attuale composizione del gruppo Id, nella Lega, sono note da anni.
A favore di un eventuale ingresso nel Ppe si sarebbero espressi invece in particolar modo Molinari e il vice segretario Andrea Crippa. Calderoli avrebbe chiesto di rinviare la decisione a dopo il voto. Mentre Giorgetti avrebbe insistito in particolar modo sul fatto che è necessario smarcarsi da alcuni partiti, come AfD.
(da La Repubblica)

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GEO BARENTS SALVA 336 MIGRANTI ALLA DERIVA, ASSEGNATO (PER PUNIZIONE?) IL LONTANO PORTO DI LA SPEZIA

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

MEDICI SENZA FRONTIERE: “TRE GIORNI DI VIAGGIO, SOFFERENZA INUTILE”… NEL FRATTEMPO ALTRI ESSERI UMANI MORIRANNO PER MANCANZA DI SOCCORSI: QUESTA E’ L’ETICA SOVRANISTA

La nave umanitaria Geo Barents sbarcherà a La Spezia, ma solo tra tre giorni. Medici Senza Frontiere ha ricevuto l’indicazione del porto sicuro da parte delle autorità italiane dopo aver salvato – in due interventi distinti – prima trecento persone in zona Sar maltese, poi altre 36 che viaggiavano su un barchino di vetroresina.
La politica del governo contro le Ong continua a essere sempre la stessa: individuare un porto più lontano possibile per far sbarcare i migranti, in modo da tenere impegnate a lungo le navi umanitarie ed evitare che tornino rapidamente nella zona più calda del Mediterraneo, dove ogni giorno migliaia di persone rischiano di morire.
Il primo soccorso portato a termine da Geo Barents ha visto il salvataggio di 300 migranti, tra cui ci sono 77 minori e 52 donne. Viaggiavano a bordo di una imbarcazione di legno in condizione di pericolo. È stato un intervento particolarmente delicato, visto l’alto numero di persone e la precarietà del natante, ed è durato in totale circa quattro ore.
Poi la nave umanitaria è ripartita e ha compiuto una seconda operazione, salvando 36 migranti di cui tre sono minori. Il soccorso è avvenuto in zona Sar maltese in coordinamento con le autorità italiane. In totale, in questo momento, a bordo della nave di Medici Senza Frontiere ci sono 336 persone, di cui 80 minori (due hanno meno di un anno) e 52 donne (di cui tre sono incinte).
Nonostante la difficoltà della situazione, le autorità italiane hanno deciso di assegnare alla nave uno dei porti più lontani in assoluto, anche considerando che gli interventi sono avvenuti in zona Sar maltese: quello di La Spezia, in Liguria.
“La Spezia è il porto indicato per lo sbarco delle 336 persone a bordo della Geo Barents – ha scritto Medici Senza Frontiere su Twitter – Ancora una volta le autorità italiane assegnano un porto lontano centinaia di miglia nautiche, infliggendo ulteriore sofferenza ai e alle sopravvissute del mare, contro le leggi internazionali”. In totale, spiegano dalla Ong, serviranno tre giorni di navigazione per raggiungere il porto.
(da Fanpage)

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MONNEZZA DI ROMA, IL MITE GUALTIERI PRENDE IL BAZOOKA: ‘’HO TROVATO UNA SITUAZIONE SURREALE, CON NEGOZIATI OGNI DUE SETTIMANE SU “CHI PRENDE QUESTO, CHI PRENDE QUELLO”. ERA UN SISTEMA MOLTO INEFFICIENTE E ANCHE MOLTO OPACO”

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

ORA, GUALTIERI HA FIRMATO CONTRATTI A LUNGO TERMINE CON LE AZIENDE DI SERVIZI PUBBLICI DI AMSTERDAM E BOLOGNA “IN MODO DA AVERE CERTEZZA… TRASPARENZA, SAPPIAMO QUANTO COSTA E NON RISCHIAMO DI RITROVARCI SENZA QUALCUNO CHE PRENDA I RIFIUTI”

Il problema dei rifiuti di Roma è diventato un’opportunità per Amsterdam, in quanto gli olandesi sfruttano il mercato unico dei rifiuti dell’UE. Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, insediatosi nell’ottobre del 2021, si è sbarazzato dei commercianti di rifiuti locali e ha firmato dei nuovi contratti pluriennali con aziende di servizi, anche olandesi, per contribuire a ripulire le montagne di rifiuti che si accumulano nelle strade di Roma.
L’Unione Europea ha costretto a smaltire i rifiuti negli impianti di riciclaggio e negli inceneritori nel tentativo di ripulire le città che li smaltivano nelle discariche. Entro il 2035, gli Stati membri dell’UE potranno seppellire solo fino al 10% dei loro rifiuti urbani – un obiettivo che solo nove dei 27 Stati membri avevano raggiunto
I Paesi Bassi hanno incrementato il riciclaggio, compresi i sistemi di deposito delle bottiglie, e hanno costruito inceneritori. Oltre a ricevere rifiuti dall’Italia, i Paesi Bassi sono importatori netti di rifiuti da Belgio, Germania, Francia e Regno Unito. Quando la discarica di Roma Malagrotta – la più grande d’Europa – venne chiusa dopo essere diventata un problema ambientale nel 2013, i funzionari comunali della capitale hanno affrontato il problema con un orizzonte di breve termine per trovare chi si facesse carico dei rifiuti della città.
“Stiamo cambiando un sistema in cui si facevano molti profitti a scapito della qualità della pulizia della città”, ha detto Gualtieri. “Non sarà solo più ecologico, ma anche più economico”. Negli ultimi anni Roma ha subito crisi ricorrenti quando i trafficanti di rifiuti, sospettati di avere legami con la malavita italiana, si rifiutavano improvvisamente di trasportare i rifiuti della città in discariche, inceneritori o impianti di riciclo a un prezzo ragionevole, con la scusa di guasti alle attrezzature, mancanza di spazio o altri problemi.
“Ci sono state crisi cicliche, con Roma piena di rifiuti”, ha detto Gualtieri, ex ministro delle Finanze. Ha detto di aver trovato una situazione “surreale” dopo essere entrato in carica, con negoziati ogni due settimane su “chi prende questo, chi prende quello”. “Era un sistema molto inefficiente e anche molto opaco”, ha aggiunto.
Ora, Gualtieri ha firmato contratti a lungo termine con le aziende di servizi pubblici di Amsterdam e Bologna “in modo da avere certezza… trasparenza, sappiamo quanto costa e non rischiamo di ritrovarci senza qualcuno che prenda i rifiuti”. In totale, Roma prevede di spendere 100 milioni di euro all’anno per far rimuovere circa 460.000 tonnellate di rifiuti.
I contratti dovrebbero durare fino al 2026. Per allora, Gualtieri spera che Roma abbia un nuovo inceneritore da 800 milioni di euro, oltre a diversi impianti di riciclaggio, per trattare completamente i propri rifiuti e porre fine alla crisi decennale. “Roma non può esportare tutti i suoi rifiuti”, ha detto Gualtieri.
Ma a differenza dei Paesi Bassi, la costruzione di un inceneritore a Roma è un piano politicamente delicato, che ha persino avuto un ruolo nella caduta del governo di Mario Draghi lo scorso anno. All’epoca, il Movimento Cinque Stelle, che faceva parte del governo Draghi e continua a opporsi all’inceneritore per motivi ambientali, boicottò un voto di fiducia che includeva un riferimento ai piani di combustione dei rifiuti.
I 2,8 milioni di abitanti di Roma – e i 24 milioni di visitatori stimati l’anno scorso – generano circa 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. Di questi, poco meno della metà viene selezionata e destinata al riciclaggio, soprattutto a livello locale. In base ai nuovi accordi, 250.000 tonnellate di rifiuti misti di Roma saranno inviate ogni anno nei Paesi Bassi, in Germania e forse in altri Paesi dell’UE per essere incenerite.
L’accordo di Roma con Amsterdam non ha risolto tutti i problemi. L’AMA, l’azienda di raccolta dei rifiuti di proprietà della città italiana, ha avuto problemi con i dipendenti che non si sono presentati al lavoro, ha detto Gualtieri, mentre gli ordini dei nuovi bidoni per la raccolta sono in ritardo. Ma il sindaco di Roma è fiducioso che la città stia “superando” il caos del passato. “Ci vorrà del tempo per raggiungere la perfezione, ma siamo fuori dalla crisi”.
(da Financial Times)

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E’ FALSO CHE IL TAGLIO DELLE TASSE DEL GOVERNO MELONI SUL LAVORO “E’ IL PIU’ IMPORTANTE DA DECENNI”

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

SIA IL GOVERNO DRAGHI CHE RENZI HANNO SPESO DI PIU’: 11 E 10 MILIONI CONTRO I 4 DELLA MELONI

“È il più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni”. Parola di Giorgia Meloni, che nel suo video in cui ieri ha annunciato il nuovo decreto Lavoro da Palazzo Chigi ha anche spiegato come il taglio del cuneo fiscale previsto nel provvedimento sia il più importante della storia recente.
Ma è davvero così o si tratta di semplice propaganda?
Basta guardare gli interventi sul fisco degli ultimi anni per scoprire che non c’è bisogno di andare neanche così indietro. Sia il governo Draghi che il governo Renzi hanno speso di più per intervenire sulle tasse sul lavoro, anche se Meloni vanta questo primato in un video girato il primo maggio, senza contraddittorio e senza esporsi a delle domande in conferenza stampa.
Un testo ufficiale del decreto Lavoro ancora non c’è, ma secondo il comunicato del governo – e il video promozionale di Giorgia Meloni – il taglio sarà di ulteriori 4 punti sul cuneo contributivo, ovvero la quota previdenziale a carico del lavoratore.
Si arriverà così a 7 punti – aggiungendo quelli già tagliati con la manovra – per i redditi fino a 25mila euro e a 6 punti per i redditi tra i 25mila e i 35mila euro. Il nuovo taglio del cuneo partirà dal primo luglio e sarà in vigore, sempre in via temporanea, fino alla fine dell’anno.
Il tesoretto impiegato dal governo Meloni sarà di circa quattro miliardi di euro, o almeno così ha detto la presidente del Consiglio. Dalle risorse accantonate nel Def la cifra sembrava leggermente più bassa, ma comunque superiore ai tre miliardi. Queste, in ogni caso, sono le cifre del taglio. E no, non sono assolutamente le più importanti degli ultimi decenni.
Nella sua ultima manovra, quella del 2022, il governo Draghi ha investito sette miliardi di euro per la riduzione dell’Irfpef, un miliardo per il taglio dell’Irap – che riguarda aziende e autonomi – e aveva previsto un taglio dello 0,8% del cuneo contributivo, poi portato a due punti tondi (con l’aggiunta dell’1,2%) grazie al decreto Aiuti-bis approvato in estate. Per un costo aggiuntivo di circa tre miliardi di euro. Si tratta del taglio confermato poi dal governo Meloni in manovra, con un punto in più per i redditi fino a 25mila euro.
In ogni caso, anche aggiungendo a questo intervento – dalla portata compresa tra i tre e i quattro miliardi – i cinque stanziati in manovra alla fine dell’anno per il taglio precedente, non si va oltre i nove miliardi di euro complessivi. Il governo Draghi ne ha spesi più di undici.
Allo stesso modo ha speso di più anche il governo Renzi, che nel 2014 lanciò il bonus degli 80 euro. Si trattava di una detrazione per i lavoratori dipendenti, dal costo di nove/dieci miliardi di euro l’anno. Praticamente tanto quanto investito dal governo Meloni per tutti i suoi interventi in tema finora. Lo stesso leader di Italia Viva è intervenuto ieri sera per difendere il suo operato, aggiungendo, però, anche una serie di interventi che poco c’entrano con le tasse sul lavoro.
(da Fanpage)

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TINDER VIA DALLA RUSSIA A FINE GIUGNO: L’ISOLAMENTO DI MOSCA COLPISCE ANCHE I “CUORI SOLITARI”

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

MATCH GROUP HA ANNUNCIATO IL RITIRO

Match Group, proprietario del servizio di incontri online Tinder, ha annunciato che si ritirerà dalla Russia entro il 30 giugno, come riportato sul sito web della società, con sede a Dallas, in Texas.
“I nostri marchi stanno prendendo provvedimenti per limitare l’accesso ai loro servizi in Russia e completeranno il loro ritiro dal mercato russo entro il 30 giugno 2023”, ha annunciato la società.
Tinder, una piattaforma di incontri online, opera tramite applicazioni mobili per smartphone.
Oltre alla popolare app di incontri, Match Group LLC possiede anche i servizi Match.com, Meetic, OkCupid, Hinge, PlentyOfFish, Ship e OurTime.
(da agenzie)

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BONELLI (VERDI): “DA FUGATTI ODIO INTOLLERABILE, LA SENTENZA DEL TAR LO SCONFESSA”

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

“USA LE ORDINANZE DI ABBATTIMENTO DEGLI ORSI COME STRUMENTO DI CAMPAGNA ELETTORALE E VIENE SEMPRE SCONFESSATO DAI TRIBUMALI”

Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ha espresso soddisfazione per l’ennesimo stop da parte del Tar di Trento al decreto di abbattimento firmato dal presidente della Provincia Massimo Fugatti.
“La sentenza con cui il Tar di Trento ha confermato la sospensione dell’abbattimento dell’orsa JJ4 conferma l’approssimazione con cui il Presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, ha affrontato la questione orsi, comportandosi come se fossero di sua proprietà, non avendo fatto nulla per evitare la loro concentrazione nella Val di Sol e per creare i corridoi ecologici per favorire la loro dispersione in tutte le Alpi orientali, avendo dimenticato di cambiare le batterie al radiocollare dell’orsa JJ4. Fugatti usa le ordinanze di abbattimento degli orsi come strumento di campagna elettorale e sistematicamente viene sconfessato dai tribunali. Questa politica di odio nei confronti degli orsi è intollerabile”.
(da agenzie)

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“LA PIÙ GRANDE VITTIMA DEL COVID È STATA LA VITA INTIMA, LE RELAZIONI”: IL FILOSOFO MAURIZIO FERRARIS RAGIONA SUGLI EFFETTI A LUNGO TERMINE DELLA PANDEMIA

Maggio 2nd, 2023 Riccardo Fucile

“È LÌ, SU QUESTO INTRECCIO DI MICROSTORIE APPARENTEMENTE MARGINALI RISPETTO AL CORSO DEL MONDO, CHE IL VIRUS HA LASCIATO LA SUA IMPRONTA PIÙ FORTE”

All’inizio di ottobre 2019 ero a Wuhan per una conferenza. Di lì a poco ci sarebbero stati i giochi mondiali militari che, si dice, sono stati il principale veicolo di diffusione del virus. Ma ovviamente non sospettavo nulla, e come la stragrande maggioranza degli abitanti del Pianeta mi immaginavo un futuro che sarebbe stato la normale prosecuzione del passato.
L’umanità nel suo insieme non si aspettava nulla di simile. Tanto è vero che quando, all’inizio del marzo 2020, ci fu il primo lockdown, molti pensarono che sarebbe durato una settimana.
Pareva inconcepibile che il mondo andasse avanti con l’umanità chiusa in casa per più di qualche giorno. Da allora sono passati tre anni e qualche mese, e proprio in questi giorni l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è detta fiduciosa sulla fine dello stato pandemico entro il 2023.
Non sappiamo per quanti anni sopravviveranno nelle nostre città le indicazioni per le distanze di sicurezza, proprio come a lungo, nel dopoguerra, rimasero le frecce per i rifugi antiaerei. Ancora troviamo le raccomandazioni a indossare i guanti, che nei primissimi tempi della pandemia apparivano come fondamentali. Il che ci dimostra quanto l’evento avesse colto di sorpresa l’umanità, e quanto poco sapessimo del virus.
È proprio questo non sapere che ha scatenato la reazione antitetica, quella del complottismo, ossia dell’idea di sapere tutto, di aver capito che il virus era in realtà uno stratagemma per far passare un colpo di stato, che con il pretesto del virus imponeva lo stato di emergenza e la dittatura sanitaria.
Sebbene questo timore sia stato alimentato — in qualche caso — in modo strumentale, la sua origine è molto più autentica e ingenua: consisteva, semplicemente, nel tentativo di ricondurre a cause umane, e dunque note, l’evento ignoto e irrazionale (nel senso che i virus non possiedono strategie) che si stava facendo avanti.
In questo quadro, una tradizionale protagonista delle pestilenze, la religione, è apparsa come una semplice comprimaria. Limitandosi al cattolicesimo, non ci sono state processioni per invocare la clemenza divina e le messe sono state sospese perché il distanziamento sociale costituiva anche per le autorità religiose un precetto incontestabile.
E il Papa non ha abbozzato alcun tentativo di teodicea (ossia non ha cercato di giustificare Dio che avrebbe permesso il male), ma, d’accordo del resto con la linea del suo pontificato, ha visto nella pandemia la conseguenza dell’atteggiamento irrispettoso degli umani nei confronti della natura.
Per completare il quadro, il virus è stato una conferma della fine della globalizzazione, ossia di un sogno a lungo sognato ma che, come sappiamo bene, ormai non convince più nessuno.
Fenomeno globale per eccellenza, la pandemia ha avuto delle risposte altamente differenziate a seconda dei grandi blocchi in cui è diviso il potere mondiale. Ogni blocco ha avuto il suo vaccino, le sue strategie, le sue norme.
Sin qui, tuttavia, i cambiamenti legati alla sfera pubblica e storica. Il vero e grande cambiamento è avvenuto però nella vita dei singoli, e non parlo tanto del lavoro, l’ambito in cui le trasformazioni sono apparse più clamorose, ma delle relazioni interpersonali, che in moltissimi casi sono state trasformate, spesso spezzate, proprio da una alterazione della vita che non era stata messa in conto.
Per non parlare dell’enorme long Covid psicologico che ha investito i bambini e gli adolescenti alle prese con due anni di insegnamento a distanza. Non troppo sorprendentemente, questi effetti sulle vite delle persone non erano minimamente inclusi tra le minacce del Covid, giacché la salute fisica e l’economia sembravano i due veri punti critici.
Ma a ben vedere la più grande vittima è stata la vita intima, le relazioni, la convivenza in coppia o in famiglia, così come le prospettive esistenziali dei singoli in quanto collegati con la loro vita relazionale. È lì, su questo intreccio di microstorie apparentemente marginali rispetto al corso del mondo, che la pandemia ha lasciato la sua impronta più forte, e un indolenzimento che, proprio come nei lividi, fa più male il giorno dopo.
(da Corriere della Sera)

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