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CALENDA HA ESCLUSO DI CORRERE INSIEME A “ITALIA VIVA” ALLE EUROPEE E RENZI PREPARA LA VENDETTA

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

AL SENATO CREERÀ UN GRUPPO AUTONOMO COSTRINGENDO “AZIONE” A FINIRE NEL MISTO, ALLA CAMERA, RENZI NON HA I NUMERI PER UN GRUPPO AUTONOMO MA PUNTA A SPACCARE I CALENDIANI E PROPORRÀ DI NOMINARE UN NUOVO CAPOGRUPPO (MARA CARFAGNA)

Il blitz è pronto e Matteo Renzi sembra davvero intenzionato a far andare Calenda e i suoi senatori al gruppo misto di Palazzo Madama. Il fianco, a sentire i renziani, gliel’ha prestato lo stesso leader di Azione che a Di Martedì su La 7 ha escluso ogni possibilità di andare insieme a Italia Viva alle Europee: “Mentre ero in giro per la campagna elettorale anche per quelli di Italia Viva, è andato da una parlamentare di Azione e l’ha convinta a passare con lui: uno fa una cosa del genere e poi ti chiede di andare insieme alla Europee? Ho già dato e mi sono sbagliato io a fidarmi, perché Renzi ha fatto Renzi”.
Subito la capogruppo al Senato Raffaella Paita, renziana, ha convocato i senatori per un chiarimento politico: “Cari amici, alla luce delle dichiarazioni di Carlo durante la trasmissione di Floris su La7, penso che sia doveroso incontrarci per una valutazione franca e trasparente di noi sulla situazione politica”, scrive Paita nella convocazione.
Renzi e i suoi chiederanno a Calenda di rimangiarsi le dichiarazioni sulle Europee. Se non lo farà metteranno i calendiani fuori creando un gruppo autonomo con i sei senatori renziani (a Iv si è aggiunto nelle scorse settimane il dem Enrico Borghi). Un doppio smacco, non solo di immagine ma anche sostanziale. Fanno notare i renziani: “Calenda si ritroverebbe al misto con capogruppo Peppe De Cristofaro di Alleanza verdi e sinistra, cioè il partito di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per il quale ha rotto l’alleanza con il Pd. E avrebbe inoltre possibilità di intervento in aula ridotta a due minuti: praticamente resterebbe in silenzio politicamente al Senato fino alla fine della legislatura”.
Ma i renziani preparano un secondo blitz anche alla Camera, dove non hanno i numeri per fare un gruppo autonomo ma puntano a spaccare i calendiani. Come? Il deputato di Iv Mauro Del Barba ha chiesto al capogruppo Matteo Richetti (di Azione) di convocare il gruppo per un chiarimento politico.
I renziani chiederanno a Richetti di dire che lui è capogruppo di tutti e che alle Europee si andrà insieme. Se Richetti ripeterà le frasi di Calenda e il no a una lista insieme alle Europee del prossimo anno, Italia Viva proporrà di nominare un nuovo capogruppo e farà il nome della ex ministra Mara Carfagna o anche quello di Enrico Costa. Creando ancora non poche tensioni in Azione.
(da La Repubblica)

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I TASSISTI ROMANI DIVENTANO ANCORA DI PIÙ UNA CASTA: ORA LA LICENZA POTRÀ ESSERE “TRAMANDATA” DA PADRE IN FIGLIO

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

LA NUOVA DELIBERA DEL CAMPIDOGLIO PREVEDE CHE, QUANDO UN TASSISTA MORIRÀ O NON RIUSCIRÀ A GUIDARE PERCHÈ MALATO, LA LICENZA POTRÀ ESSERE CEDUTA COME EREDITÀ A UN FAMILIARE OPPURE A UNA TERZA PERSONA. MEGLO DELLA CASA REALE INGLESE

Sanzioni più efficaci, un adeguamento delle tariffe legato all’Istat e quindi più rapido, accesso gratuito allo 060609 e, soprattutto, la possibilità di non perdere, nell’ambito della famiglia, la licenza in caso di morte prematura del familiare.
Sono queste le principali novità approvate ieri in Assemblea capitolina nella riforma del Regolamento comunale del Trasporto pubblico non di linea ovvero la norma che disciplina i taxi e i noleggi con conducente (Ncc).
Il voto del Consiglio comunale è arrivato all’unanimità di tutte le forze politiche, un po’ una novità nel panorama politico cittadino dove voti simili sono una rarità.
«Nel nuovo testo sono state inserite delle norme grazie alle quali potremo definire i turni tramite un’apposita piattaforma web: questo nuovo modello permetterà all’amministrazione di garantire un numero più consistente di vetture nei momenti di picco della domanda.
Tra le altre novità, un iter più agevole per la trasferibilità delle licenze e la gratuità, per i tassisti, del servizio “Chiama Taxi 060609” che diventerà un importante strumento per operatori, cittadini e turisti anche perché sarà integrato con tutte le nuove tecnologie applicate alla mobilità, tra cui la MaaS, Mobility as a Service».
Ad illustrare la delibera in Aula è stato il presidente della commissione Mobilità, Giovanni Zannola (Pd). La gratuità dell’accesso allo 060609 è importante, ha spiegato, «perché in futuro con un’applicazione unica si potrà accedere a tutti i servizi di trasporto pubblico di linea e non di linea, e sharing. Consentire al mondo del taxi e degli Ncc di accedere gratis a questo servizio non solo ci permette di aumentare l’offerta pubblica ma anche di aumentare il parco delle vetture che garantiranno la mobilità per i disabili».
Soddisfazione è stata espressa anche dai consiglieri della Lista Civica Gualtieri, Giorgio Trabucco ed Elisabetta Lancellotti: «Dopo un proficuo lavoro tra commissione Mobilità, Assessorato e le diverse associazioni di categoria il nuovo Regolamento apporta delle modifiche importanti soprattutto per quanto riguarda le indicazioni in caso di malattia o morte dei titolari di licenza, con un iter semplificato e più agevole per la trasferibilità della licenza, anche in caso di erede minorenne.
Nel precedente Regolamento, nel caso di improvvisa e grave invalidità del titolare si perdeva la licenza, mentre con le nuove indicazioni si dà la possibilità di cederla in eredità, sia se l’erede è minorenne ma anche, in caso di non disponibilità momentanea o definitiva di eredi, di darla a terzi. Lo stesso discorso vale in caso di morte del titolare di licenza, con delle tempistiche e delle modalità di azione che sono ora ben delineate nel Regolamento».
(da il Messaggero)

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NESSUNA TRATTATIVA: O L’ITALIA APPROVA IL MES, O L’EUROPA TAGLIA I RUBINETTI

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

L’ITALIA È RIMASTO L’UNICO PAESE A NON AVER APPROVATO IL MES, E SE CONTINUA IL BRACCIO DI FERRO RISCHIA DI VEDERE CON IL BINOCOLO LA TERZA TRANCHE DEL PNRR (BLOCCATA DA DICEMBRE)

La ratifica del Mes non può essere utilizzata come moneta di scambio per ottenere qualcosa su altri tavoli negoziali, come la riforma del Patto di Stabilità o l’introduzione della garanzia europea sui depositi bancari. Dopo averlo fatto capire nel chiuso delle riunioni tra i ministri delle Finanze, ora il messaggio destinato al governo (e al parlamento) italiano è stato lanciato anche “on the record” davanti a microfoni e telecamere.
A farsene carico è stato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, durante la conferenza stampa al termine dell’Ecofin: «Se iniziamo a legare ogni cosa con tutto – ha avvertito il lettone – allora diventa difficile andare avanti. È meglio che ogni dossier faccia storia a sé».
Fino a ieri i responsabili politici europei avevano sempre cercato di sviare la questione dello “scambio politico” prima auspicato e poi esplicitamente chiesto dal ministro Giancarlo Giorgetti. Ma evidentemente l’uscita del titolare del Tesoro al G7 richiedeva una risposta altrettanto esplicita.
A margine delle riunioni in Giappone, dopo l’incontro con il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, sul profilo Twitter del ministero delle Finanze era apparso un messaggio inequivocabile: «Disponibilità a dialogare sul trattato (il Mes, ndr) se introdotto in una cornice di modifiche come l’esclusione temporanea (dai vincoli del nuovo Patto di Stabilità, ndr) delle spese per gli investimenti digitali e green, compresi quelli del Pnrr».
Una richiesta respinta già in occasione dell’Eurogruppo di lunedì. Ma che ieri ha ricevuto una plateale porta in faccia dal vicepresidente della Commissione europea. «Prima di tutto – ha ripetuto Dombrovskis – la ratifica della riforma del Mes è stata concordata da tutti gli Stati membri». Per questo «è importante che tutti gli Stati membri la ratifichino».
Per quanto riguarda invece la proposta sulla riforma del Patto di Stabilità, «è sul tavolo e il Consiglio ha già iniziato a lavorarci». Al momento l’idea italiana di escludere determinati investimenti dal calcolo del deficit e del debito, non inclusa nel piano della Commissione, non trova un adeguato sostegno tra i governi: Francia e Spagna, potenzialmente due alleati naturali, non sembrano intenzionate a seguire Roma in questa battaglia. E di certo nessuno pensa di poter fare questa “concessione” al governo Meloni in cambio della ratifica del Mes.
Ieri, l’Ecofin si è concentrato sui provvedimenti per gestire eventuali crisi bancarie, un tema che sta diventando sempre più centrale. E che si intreccia con la ratifica del nuovo Mes, che avrà la funzione di “paracadute finanziario” per il fondo di risoluzione unico bancario. Nelle scorse settimane la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte (Cmdi) e ieri Lindner ha subito messo le mani avanti: «Siamo assolutamente convinti della necessità di compiere progressi nell’unione bancaria, ma l’attuale proposta non è ancora accettabile».
Nel suo intervento, Giorgetti, ha accolto il piano della Commissione, pur evidenziando alcune criticità. E soprattutto […] ha sollevato il tema del mancato adeguamento dei tassi d’interesse sui depositi attivi che sta facendo aumentare gli utili delle banche penalizzando i correntisti.
(da la Stampa)

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IL PREMIER BRITANNICO, RISHI SUNAK, E QUELLO OLANDESE, MARK RUTTE, APRONO ALLA POSSIBILITÀ DI COSTITUIRE UN “BLOCCO” DISPOSTO A CONSEGNARE I VECCHI F-16 A KIEV

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

DIVERSI PAESI LI STANNO DISMETTENDO PER SOSTITUIRLI CON GLI F-35

Volodymyr Zelensky è rientrato a Kiev con nuovi aiuti militari e con una lista di possibili partecipanti alla «coalizione dei jet». Il presidente ucraino, sibillino, ha detto ai giornalisti: «avrete presto notizie». Nel frattempo, ieri sera, l’iniziativa è stata lanciata ufficialmente a Londra dal premier britannico Rishi Sunak e da quello olandese Mark Rutte: «vogliamo costituire un blocco disposto a consegnare gli F-16 all’Ucraina».
Potrebbero aderire, stando alle indiscrezioni, Danimarca, Belgio, Norvegia, Polonia, Romania e, forse, Grecia. Tutti questi Paesi hanno in dotazione gli aerei da combattimento F-16, considerati dai generali ucraini i più adatti allo scenario di guerra. Sono velivoli versatili: possono intercettare i missili russi, oppure condurre attacchi mirati.
Finora la difesa aerea ucraina ha retto l’urto dei razzi e dei droni putiniani. L’altra notte, secondo il rapporto diffuso dal comandante generale Valeriy Zaluznyj, la contraerea ha abbattuto tutti e 18 i razzi lanciati dai russi su Kiev, compresi sei missili ipersonici Kinzhal. Il Cremlino sostiene, però, di aver colpito una batteria di missili Patriot. «È stata danneggiata, ma non distrutta», ha precisato un funzionario dell’Amministrazione Usa alla tv Cnn .
In ogni caso la rete di protezione aerea, sostengono gli ucraini, va rafforzata con urgenza. Zelensky dovrebbe ripeterlo anche oggi ai Capi di Stato e di governo, riuniti da ieri a Reykjavik, in Islanda. L’occasione è il summit del Consiglio d’Europa.
Zelensky ha chiuso il giro delle quattro capitali più importanti d’Europa, cioè Londra, Parigi, Berlino e Roma, registrando la tenuta dell’appoggio militare. Anzi, nel caso della Germania, si è visto un marcato cambio di passo. Il Cancelliere Olaf Scholz ha stanziato 2,6 miliardi di aiuti militari, Il britannico Sunak ha offerto, invece, missili a lunga gittata.
Il tema centrale, però, restano gli F-16, gli aerei da combattimento che sono fabbricati dalle americane Lookheed Martin e General Dynamics. E questo è il vero problema per Zelensky. L’Amministrazione e il Congresso americani hanno autorizzato la vendita di questi jet a 25 Paesi (Italia compresa). Ma nessuno può trasferirli all’Ucraina senza il via libera di Joe Biden.
Il presidente americano finora si è opposto con una spiegazione semplice: che cosa accadrebbe se un missile lanciato da un aereo costruito dagli Usa dovesse colpire un obiettivo in territorio russo? Tuttavia nelle ultime settimane la pressione di repubblicani e democratici sulla Casa Bianca è aumentata: diamo a Zelensky ciò che occorre per cacciare i russi. Kiev chiede 40-50 F-16.
Diversi Stati in Europa stanno rinnovando la flotta dei caccia. Il caso più evidente è proprio quello dell’Olanda che prevede di dismettere 24 F-16 entro il prossimo anno per sostituirli con i più moderni F-35. Già il 4 maggio scorso il premier Rutte aveva promesso i vecchi aerei a Zelensky. A patto di convincere Washington.
(da “Corriere della Sera”)

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DIO, PATRIA, FAMIGLIA: LA RETE DEGLI INTELLETTUALI ALLA CORTE DI GIORGIA

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

I LEGAMI CON MARINE LE PEN E ORBAN DEI PRESUNTI “CONSERVATORI” ALL’AMATRICIANA, NEMICI DEL LIBERISMO

Alvino Mario Fantini non riesce a trattenere un sorriso compiaciuto: «Il 25 settembre 2022 è una data storica non solo per gli italiani, ma per tutti gli europei». All’Hotel Quirinale, nel centro di Roma, si sono dati appuntamento in tanti. È il 30 settembre dello scorso anno, cinque giorni dopo la vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni politiche.
Ci sono futuri sottosegretari, esponenti di punta di Fratelli d’Italia, un raggiante Lorenzo Fontana intento a fare scorta di libri sul conservatorismo ultraliberista, giovanissimi militanti con il vestito buono per le grandi occasioni. Mani che si stringono, sguardi compiacenti, promesse di ogni tipo, consigli su chi incontrare.
Un ventenne racconta ad un suo coetaneo come stanno le cose: «Sì, prima stavo in Forza Italia, ora in FdI, ma non ti posso promettere nulla, prima devo vedere se riesco io a fare l’assistente». Sorride e dispensa consigli.
È la festa della cultura della sedicente nuova destra europea. Si sono dati – con largo anticipo – appuntamento a Roma, in un convegno dal titolo significativo: “Italian Conservatism. Europe, Identity, Freedom” (Conservatorismo italiano. Europa, identità, libertà).
La scommessa l’hanno vinta, le elezioni anche. Sul palco si alternano i guru del verbo della nuova destra uscita da pochi giorni vittoriosa dalle urne: da Raffaele Fitto, futuro ministro per i Rapporti con l’Europa, a Jorge Buxadé, europarlamentare di Vox, da Balazs Hidveghi, politico ungherese del gruppo Ppe a Bruxelles, a Daniel Hannan, segretario dell’Ecr, il partito dei conservatori europei.
Grande spazio anche ai protagonisti della macchina culturale tanto cara alla destra di Fratelli d’Italia, con discorsi di Giampaolo Rossi – l’uomo oggi alla guida della Rai –, Gennaro Sangiuliano, che si preparava per la nomina a ministro della Cultura, Paolo Petrecca, direttore di Rainews24 e l’editorialista del La Verità Daniele Capezzone.
Gli organizzatori della convention sono due think-tank sconosciuti ai più. In prima fila la rivista The European Conservative, guidata dal saggista Alvino Mario Fantini, che apre i lavori; al suo fianco l’associazione Nazione Futura, fondata dal trentenne Francesco Giubilei, di mestiere editore, ma anche tanto altro: è presidente della Fondazione Tatarella.
Fuori dal circolo esclusivo della nuova destra all’assalto dell’Europa, sono nomi che per ora dicono poco. Giubilei conquisterà la notorietà qualche mese dopo, diventando consigliere di peso del ministro Sangiuliano, l’ex direttore del Tg2 messo da Meloni alla guida della macchina per la «controegemonia culturale».
Francesco Giubilei, nel suo discorso di apertura, mette subito l’accento sul profilo rassicurante che la nuova destra europea vuole mostrare: «Voglio essere estremamente chiaro con gli amici della stampa su quello che è questo evento e su quello che in generale noi organizziamo come Nazione Futura. Quella che vedete presente questa sera, quella che vedrete presente in questi giorni è una destra a tutti gli effetti istituzionale, è una destra che tralascia quelle che sono posizioni radicali, di carattere estremista, non troverete in questa sala nessun complottista, non troverete posizioni bizzarre».
È la destra dal volto pulito, in altre parole. Ed è quella destra che Meloni nei primi sei mesi di governo ha cercato in tutte le maniere di incarnare. Almeno in apparenza.
La carica degli editori
Da qualche mese la rivista The European Conservative di Alvino Mario Fantini ha una nuova partnership in grado di rivelare l’altra faccia della medaglia. È quella siglata con il think-tank Institut Iliade di Parigi, creato alla fine del 2013 come erede del “Grece”, il gruppo di studio guidato da Alain de Benoist, il principale punto di riferimento della nuova destra identitaria.
Il loro motto, riportato nel sito istituzionale, è «L’Istituto Iliade accompagna tutti coloro che rifiutano la grande cancellazione, matrice della grande sostituzione». Ovvero la difesa della cultura bianca, tradizionalista, identitaria dell’Europa, in una sorta di revival delle medioevali crociate. Da queste parti di moderato c’è ben poco.
Nei colloqui annuali dell’istituto Iliade – che ogni anno vedono la partecipazione di più di un migliaio di delegati da tutta l’Europa – la presenza di quella destra radicale messa da parte a Roma è massiccia.
I relatori italiani normalmente provengono dal mondo di Casapound, con in prima fila la famiglia Adinolfi. C’è il padre Gabriele, già condannato per l’organizzazione Terza Posizione, a lungo latitante proprio a Parigi; e c’è il figlio, Carlomanno, esponente dell’organizzazione fondata da Gianluca Iannone, animatore di una delle librerie di riferimento dell’estrema destra romana.
C’è poi Adriano Scianca, considerato a lungo il responsabile culturale di Casapound e oggi firma di punta de La Verità.
Gli incontri dell’Istituto Iliade vedono poi la presenza costante e numerosa dell’estrema destra francese: oltre a Marion Maréchal-Le Pen – sposata con l’esponente di Fratelli d’Italia Vincenzo Sofo – dal palco hanno parlato diversi esponenti della disciolta Generation Identitaire, il gruppo di estrema destra accusato dal governo francese di istigazione all’odio razziale.
È un giano bifronte la rivista dedicata al conservatorismo europeo e uno snodo chiave del sovranismo europeo. Oltre alle alleanze con l’estrema destra francese, può contare su forti legami con il governo di Viktor Orbán. The European Conservative – partner anche di Nazione Futura – ha sede a Budapest ed è stato costituito nella capitale magiara il 25 febbraio 2021.
Secondo la documentazione depositata nel registro delle imprese, il socio di maggioranza e cofondatore è András Lánczi, ex rettore dell’università di Corvinus e presidente dal 2010 al 2016 di Századvég, la fondazione di Fidesz, il partito di Victor Orban.
I due partner co-editori della rivista The European Conservative sono Nazione Futura di Giubilei e la European Documentation and Information Centre (Cedi), con sede a Vienna, un centro studi creato da Francisco Franco nel 1952 per promuovere a livello europeo la politica ultraconservatrice e anticomunista in Europa. Un vecchio arnese arrivato direttamente dal passato franchista, tanto caro a Vox.
L’enfant prodige della destra italiana Francesco Giubilei, classe 1992, originario di Cesena, racconta nelle interviste di aver iniziato la sua brillante e veloce carriera di editore quando aveva appena 16 anni, con un’associazione culturale costituita insieme alla nonna.
La sua prima creatura fu la Historica Edizioni. Il salto imprenditoriale lo ha fatto poco dopo, incontrando l’industriale del settore dell’aceto balsamico Giorgio Regnani.
Quello politico nel 2018, quando la famiglia di Giuseppe Tatarella gli ha affidato la presidenza dell’omonima fondazione. Nel 2019 Forbes lo ha inserito nell’elenco dei giovani più influenti in Italia, nella categoria Law & Policy. Nelle interviste e negli speech pubblici ci tiene molto a mostrare un volto accettabile e rassicurante del conservatorismo.
Al di là della storia di enfant prodige della destra italiana, Giubilei ha potuto contare su contatti che pesano. Il 15 marzo del 2016, due anni prima di diventare presidente della Fondazione Tatarella, ha partecipato alla costituzione della casa editrice “Il periscopio delle idee”. I suoi soci sono nomi molto noti nel mondo politico, istituzionale ed editoriale italiano: Carlo Maliconico, già sottosegretario di Stato con la delega all’editoria con il governo Monti, con il 31% delle quote; Andrea Monorchio, per trentaquattro anni contabile dello Stato, per tredici Ragioniere generale, ovvero la carica apicale all’interno del ministero dell’Economia, già presidente del collegio sindacale di Eni, Fintecna e Telespazio, con il 12% delle quote; Luigi Tivelli, già consigliere della Camera dei Deputati, uomo dai tanti legami con il mondo politico, con un pacchetto pari al 26% delle azioni. L’impresa non ha avuto grandi fortune, la società dal 2016 non ha mai presentato un bilancio e oggi risulta inattiva.
Cuore identitario
I due maitre-a-penser della nuova destra europea, Fantini e Giubilei, hanno in comune un altro legame importante, quello con il partito europeo dei conservatori, l’Ecr, presieduto da Meloni.
Alvino-Mario Fantini è stato invitato lo scorso settembre, pochi giorni prima della convention di Roma, al corso di formazione per i giovani leader organizzato da New Direction, la fondazione dell’Ecr. Nel 2021 aveva presenziato un analogo incontro a Lisbona, sul tema della «sovranità nazionale».
In quell’occasione accanto a lui sedevano Francesco Giubilei e una rappresentante della Fondazione Edmond Burke, think-tank ultranazionalista statunitense.
Fu proprio la Edmond Burke a organizzare a Roma, nel febbraio del 2020, uno degli appuntamenti più importanti nell’ascesa di Meloni verso Palazzo Chigi, la convention “God, Honor, Country: President Ronald Reagan, Pope John Paul II, and the Freedom of Nations—A National Conservatism Conference” (Dio, onore, patria: presidente Ronald Reagan, papa Giovanni Paolo II, e la libertà delle nazioni – Una conferenza sul conservatorismo nazionale).
All’epoca l’invitato d’onore doveva essere Matteo Salvini, ma alla fine fu proprio Giubilei, partner dell’incontro, a convincere gli organizzatori a chiamare come guest star Giorgia Meloni. I legami di Giubilei con New Direction, la fondazione di Ecr, risalgono al 2017, quando Fratelli d’Italia non aveva ancora aderito al partito dei conservatori.
Sei anni fa Daniele Capezzone e Raffaele Fitto – all’epoca già inseriti nel mondo Ecr – avevano creato una filiale italiana di New Direction, chiamando Giubilei nel comitato scientifico. Da allora il giovane presidente della Fondazione Tatarella e di Nazione Futura è diventato un assiduo frequentatore del gruppo dei conservatori europei.
I vasi comunicanti dei think-tank, delle fondazioni e dei centri studio della galassia sovranista e identitaria sono da diversi anni il vero motore propulsivo della nuova destra. L’obiettivo è ambizioso e chiaro, puntare alla conquista del Parlamento europeo, unendo le forze e, soprattutto, puntando a una «controegemonia culturale», slogan ereditato direttamente dalla cultura postfascista.
Sotto il doppio petto batte pur sempre un cuore identitario, tradizionalista, nemico giurato dei principi liberal. Alla Rivoluzione francese preferiscono di gran lunga Klemens von Metternich e il Congresso di Vienna.
(da TPI)

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SONDAGGIO EMG: IL DISTACCO TRA FDI E PD DIMINUISCE ANCORA

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

ELLY SCHLEIN A 7,5 PUNTI DA GIORGIA MELONI

Sondaggi politici, prosegue la tendenza negativa nelle ipotetiche preferenze per Fratelli d’Italia.
Come rilevato da Emg per la trasmissione Agorà, i fasti di qualche mese fa sono lontani per Giorgia Meloni, che continua ad allontanarsi da quota 30%.
Al contrario, Elly Schlein continua a erodere il distacco dalla destra, anche se si tratta di una rincorsa piuttosto lenta.
Fdi perde lo 0,3% e scende al 28,0%, mentre i dem guadagnano un più 0,5%, attestandosi al 20,5%.
Male il M5s, che perde lo 0,2% e scende al 16,1%. Crolla il Terzo Polo, fiaccato dalle stucchevoli polemiche tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Entrambi perdono terreno rispetto a Lega e Forza Italia, stabile al 6.5%.
(da Globalist)

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PER AVERE DIPENDENTI PUBBLICI COMPETENTI E MOTIVATI BASTA PAGARLI DECENTEMENTE: DUE VINCITORI SU DIECI DEI CONCORSI PER UN POSTO DA “STATALE” RINUNCIANO A CAUSA DEGLI STIPENDI TROPPO BASSI (PROVATE VOI A TRASFERIRVI A MILANO CON 1.500 AL MESE)

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

È LO STESSO PROBLEMA PER IL QUALE LE AMMINISTRAZIONI FATICANO A TROVARE TECNICI E FIGURE SPECIALIZZATE PER TRADURRE IN REALTÀ I PROGETTI DEL PNRR, NONOSTANTE I DIPENDENTI PUBBLICI OGGI SIANO 3,2 MILIONI, IL DATO PIÙ ALTO DA 10 ANNI

Aumentano i dipendenti pubblici, oggi sono 3,266 milioni, il valore più alto dell’ultimo decennio, ma nonostante questo le amministrazioni continuano a fare molta fatica a trovare tecnici e figure specializzate disposti a lavorare nel pubblico per tradurre in realtà i progetti del Pnrr.
Pesano in questo senso le paghe poco competitive, i troppi contratti a corta scadenza, la concorrenza sempre più agguerrita del privato. Questo il quadro che emerge dall’ultima indagine sul lavoro pubblico realizzata da Fpa, società del gruppo Digital360, presentata ieri mattina a Forum Pa
Sotto la lente è finito anche il flop dei concorsi, il crollo del numero dei partecipanti alle selezioni e il boom di rinunce da parte degli idonei. Da inizio 2021 a giugno 2022 si sono presentati appena 40 candidati per ogni posto messo a bando, un quinto rispetto ai 200 di media del biennio precedente.
Non solo. Il report di Fpa evidenzia che due vincitori su dieci hanno rinunciato al posto, con punte del 50% per le posizioni a tempo determinato. L’affollamento delle selezioni che ha caratterizzato questi ultimi 24 mesi non ha aiutato. Infatti si sono spesso verificate candidature multiple e vincitori in più posizioni, si legge nell’indagine. Il 42% dei candidati ha partecipato a più di un concorso e il 26% è risultato idoneo in almeno due occasioni
L’inedito potere di scelta dei candidati ha avuto l’effetto, tra le altre cose, di spingere sempre più persone a rifiutare il trasferimento in una Pa del Nord, dove i costi della vita sono più elevati e il loro impatto sullo stipendio decisamente più significativo.
L’Italia continua ad avere un numero totale di impiegati pubblici nettamente inferiore a quello dei principali Paesi europei: da noi si contano 5,5 statali ogni 100 abitanti, mentre sono 6,1 in Germania e 8,3 in Francia. Nel 2021 gli assunti per concorso sono stati oltre 150.000, ma I’8,6% era già un dipendente pubblico, una percentuale che non favorisce lo svecchiamento del personale in servizio.
Nella Pa l’età media del personale, pari ormai a 50,7 anni, è oltre il livello di guardia. Nel 2001 l’asticella si fermava a 44,2 anni. Risultato: entro il 2033 oltre 1 milione di dipendenti pubblici andrà in pensione per raggiunti limiti di età, ovvero circa un terzo di quelli in attività al momento.
Alcune amministrazioni dovranno sostituire più di metà del personale in servizio. In valori assoluti le uscite più significative si registreranno nella scuola (463.257), nella sanità (243.130) e negli enti locali (185.345).
Sul portale InPA, che a partire dal mese prossimo diventerà l’unico canale di reclutamento pubblico, sono stati pubblicati finora 2.210 bandi (767 procedure ancora aperte, 1.443 chiuse) per un totale di 34.860 posti, di cui 1.000 banditi nel 2021, 14.630 nel 2022 e 19.230 nel 2023. Intanto, il numero dei contratti a tempo indeterminato ha raggiunto nel 2021 il minimo storico di 2.932.529 persone, il livello più basso dal 2001. Mentre quelli flessibili sono saliti fino a superare la soglia delle 437.000 unità (più 22.000 in un anno).
Male gli stipendi: quelli privati crescono più in fretta. Nel 2009 l’indice della retribuzione oraria era a 98 per il settore pubblico e a 88,8 nel settore privato, mentre adesso l’asticella arriva a 106,1 nel pubblico e a 105,4 nel privato.
(da “Il Messaggero”)

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PUBBLICHIAMO LA DIFFIDA RICEVUTA DA ANNA PARATORE, MADRE DI GIORGIA MELONI PER AVER PUBBLICATO GLI ARTICOLI DI “DOMANI” E “REPUBBLICA” (DI CUI PARLANO TUTTE LE TESTATE NAZIONALI)

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

COME PREVISTO DALLA LEGGE, SIAMO BEN LIETI DI DARE DIRITTO DI REPLICA A CHIUNQUE, CON LA STESSA EVIDENZA… ANCHE QUANDO IMPEDISCONO DI INVIARE VIA MAIL LA NOSTRA REPLICA (CHE QUA PUBBLICHIAMO)

Con la diffusione di false informazioni e connesse ricostruzioni distorte afferenti la mia vita personale, è stata profondamente ferita la mia persona e leso il mio diritto alla riservatezza. Ma ancor di più offesa la mia dignità e la mia onorabilità basandosi su menzogne volte strumentalmente a dare una narrazione falsata della mia storia e della mia identità.
Tra le molte falsità diffuse sul mio conto, è stato affermato un presunto collegamento in affari tra me e il Sig. Francesco Meloni, padre delle mie figlie, in quanto sarei stata socia di società con il Sig. Matano nello stesso periodo nel quale questi era socio in altre società con Francesco Meloni. Invece, come facilmente verificabile, le mie minimali partecipazioni in società in cui sono stata coinvolta dal Sig. Matano sono definitivamente cessate nel febbraio del 2002, e quindi anni prima della costituzione della società spagnola che vedrebbe coinvolti insieme il Sig. Meloni e il Sig. Matano, sorta solo nel 2004 quando era cessato ogni tipo di rapporto, anche personale, tra me e il Sig. Matano.
È altrettanto falso che, dalla cessione delle quote di mia proprietà della Raffaello Eventi srl, io abbia avuto una considerevole plusvalenza. Dalla vendita della società in questione ho tratto meno di quanto versato alla società, così come documentato in atti ufficiali.
Chiaramente diffamatoria è la narrazione fatta di me di abile affarista immobiliare semplicemente per aver venduto la mia casa di proprietà a un importo maggiore di quello di acquisto, come accaduto a moltissime famiglie italiane nel corso degli anni. Come volutamente diffamatori sono i sospetti lanciati sulla veridicità dell’incendio che avviluppò più di quaranta anni fa la casa dove abitavo con le mie bambine, non foss’altro perché intervennero i Vigili del Fuoco a spegnere le fiamme.
Per tutto quanto sopra vi diffido a pubblicare ogni ulteriore articolo circa questa campagna diffamatoria volta solo a denigrare la mia persona con il chiaro intento di gettare discredito su mia figlia Giorgia Meloni, attuale Presidente del Consiglio. Preciso sin d’ora di non avere nulla da aggiungere, di non voler essere da voi contattata e che mi riservo di far valere le mie ragioni in ogni e più opportuna sede, ivi compresa quella legale, con tutti i mezzi che la legge mi mette a disposizione.

Anna Paratore
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Gentile sig.ra Anna Paratore,
prendiamo atto della sua diffida e la pubblichiamo nel nostro blog, affinchè i nostri lettori possano conoscere la sua versione in merito peraltro ad articoli di quotidiani nazionali che noi, in quanto semplici aggregatori di notizia altrui, ci limitiamo a riprendere. Non siamo certo noi ad aver condotto inchieste su quanto da Lei riportato e che avrà modo di chiarire con le testate nazionali interessate. E’ nostro costume dare spazio a repliche e precisazioni che sono sempre gradite, anche senza bisogno di “diffide”.
Con l’occasione voglia gradire i nostri cordiali saluti

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PUBBLICHIAMO LA DIFFIDA RICEVUTA DA MILKA DI NUNZIO PER AVER PUBBLICATO GLI ARTICOLI DI “DOMANI” E “REPUBBLICA” (DI CUI PARLANO TUTTE LE TESTATE NAZIONALI)

Maggio 17th, 2023 Riccardo Fucile

COME PREVISTO DALLA LEGGE, SIAMO BEN LIETI DI DARE DIRITTO DI REPLICA A CHIUNQUE, CON LA STESSA EVIDENZA… ANCHE QUANDO IMPEDISCONO DI INVIARE VIA MAIL LA NOSTRA REPLICA (CHE QUA PUBBLICHIAMO)

Con la presente, vi diffido dal proseguire con la diffusione di informazioni false, faziose e fuorvianti relative alla mia persona e che hanno causato un grave danno alla mia immagine. In particolare, è del tutto falso che io abbia realizzato una straordinaria plusvalenza dalla vendita delle mie quote di partecipazione della società Raffaello Eventi, avendo ottenuto addirittura meno di quanto versato in questa società, come riscontrabile da atti ufficiali.
Ritengo estremamente grave che, sulla base di notizie false e distorte, si sia costruita una narrazione volta a denigrarmi e a ingenerare sospetti sulla mia vita e sulla mia persona.
Preciso sin d’ora che mi riservo di far valere le mie ragioni in ogni e più opportuna sede con tutti i mezzi che la legge mi mette a disposizione.

Milka Di Nunzio
—
Gentile sig.ra Milka Di Nunzio,
prendiamo atto della sua diffida e la pubblichiamo nel nostro blog, affinchè i nostri lettori possano conoscere la sua versione in merito peraltro ad articoli di quotidiani nazionali che noi, in quanto semplici aggregatori di notizia altrui, ci limitiamo a riprendere. Non siamo certo noi ad aver condotto inchieste su quanto da Lei riportato e che avrà modo di chiarire con le testate nazionali interessate. E’ nostro costume dare spazio a repliche e precisazioni che sono sempre gradite, anche senza bisogno di “diffide”.
Con l’occasione voglia gradire i nostri cordiali saluti

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