Maggio 31st, 2023 Riccardo Fucile
NON C’E’ SOLO IL FURORE DI ADOLFO URSO PER IL SERVIZIO SUL RUOLO DI CARMEN ZIZZA COME CONSULENTE DI STM MA ANCHE LA STIZZA DEL PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI, ETTORE PRANDINI
La Rai e le inchieste di Report finiscono sotto accusa a Palazzo Chigi, durante l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e le parti sociali, mentre si discute di riforme e Pnrr.
A tirare fuori l’argomento è stato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, che, premettendo di rispettare la libertà di stampa e il servizio pubblico, ha detto a Meloni che la trasmissione di Sigfrido Ranucci screditerebbe gli imprenditori agricoli, riferendosi a un servizio sugli allevatori andato in onda. Anche il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti si è lamentato con la premier del fatto che la tv di Stato non può ospitare programmi che ledano la reputazione delle aziende italiane.
Un attacco che si aggiunge a quello del ministro delle Imprese Adolfo Urso, che ha denunciato Report per «palesi falsità contenute» in un servizio della trasmissione su di lui, e a quello del senatore Maurizio Gasparri (FI), che auspica l’intervento della commissione di Vigilanza.
L’episodio inedito di Palazzo Chigi segnala il clima incandescente intorno alla Rai, in un momento delicato in cui si va formulando il quadro delle trasmissioni che comporranno la programmazione autunnale. Tra queste, Report , di cui si sta discutendo non tanto la conferma, che è data per scontata, ma la collocazione.
Stamattina ci sarà una prima riunione del comitato editoriale che l’ad Roberto Sergio ha voluto perché tutti i direttori di genere, più quelli della distribuzione e del marketing, si confrontassero sui nuovi palinsesti.
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2023 Riccardo Fucile
LA CORTE COSTITUZIONALE DOVRA’ ESPRIMERSI SULLA QUESTIONE RELATIVA ALL’ASSENZA DEGLI IMPUTATI PER SUPERARE LA STASI DEL PROCESSO
Il gup di Roma, accogliendo la richiesta della Procura, ha deciso di inviare alla Consulta gli atti del procedimento sulla morte di Giulio Regeni. Il giudice chiede alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla questione relativa all’assenza degli imputati, i quattro 007 egiziani, per superare la “stasi” del processo.
La richiesta del procuratore Francesco Lo Voi e dell’aggiunto Sergio Colaiocco riguardava la questione di costituzionalità dell’art. 420 bis del codice di procedura penale in tema di “assenza” dell’accusato, il giudice si è riservato di decidere aggiornando il procedimento al 31 maggio. In particolare la Consulta dovrà decidere sull’articolo così come modificato dalla riforma Cartabia nella parte in cui non prevede che si possa procedere in assenza dell’accusato “nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell’accusato stesso”.
“Non è una storia di famiglia ma è una storia che riguarda la dignità di questo Paese e la sicurezza di tutti i cittadini nel mondo”. Basta avvicinarsi al tribunale di Roma per accorgersi dell’importanza di questa giornata. Lo aveva spiegato chiaramente l’avvocato della famiglia di Regeni, mentre entrava in tribunale insieme ai genitori del ragazzo ucciso ucciso nel 2016 al Cairo, attraversando il sit in organizzato a piazzale Clodio e sottolineando che “oggi si decideranno le sorti di questo processo”.
Fuori dal tribunale sono presenti, tra gli altri, Pif e l’ex presidente della Camera Roberto Fico. Ma è dentro le aule di giustizia che si gioca la partita più importante.
Secondo il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Sergio Colaiocco infatti, le norme che impediscono al procedimento di andare avanti violano la Costituzione e anche una serie di trattati e convenzioni internazionali. L’articolo 420 bis del codice di procedura penale stabilisce infatti che è impossibile arrivare a una sentenza se gli imputati non sono a conoscenza dell’esistenza di un processo a loro carico.
E visto che l’Egitto si rifiuta di notificare gli atti ai quattro agenti dei servizi del Cairo accusati a vario titolo di aver sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore italiano, la strada che porta alla verità sulla morte di Giulio Regeni risulta impervia.
Ma tutto ciò, secondo la procura di Roma, viola la Costituzione. Per questo i pm hanno chiesto al giudice di inviare gli atti alla Corte Costituzionale, affinchè esamini la legittimità della norma in questione.
I magistrati romani ritengono infatti che l’articolo 420 bis è contrario alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, alla Dichiarazione sui principi fondamentali di giustizia in favore delle vittime della criminalità e degli abusi di potere, alle convenzioni Onu in materia di terrorismo, corruzione e criminalità organizzata, alle convenzioni della Nato e anche alcuni trattati che obbligano la cooperazione tra Stati e ad almeno 7 articoli della Costituzione, ai principi che regolano la dignità della persona, che riguardano il diritto alla tutela giurisdizionale, che assicurano la pace la giustizia tra le nazioni, quindi la promozione “delle organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”, come recita l’articolo 11, una legge basilare per reprimere a livello internazionale le violazioni dei diritti umani.
(da agenzie)
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