Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile “I PATRIOTI VERI SI UNIRANNO A NOI E QUANDO IL NOSTRO NUMERO SARÀ AUMENTATO, ARRIVEREMO AL CREMLINO. ABBIAMO MORTAI, VEICOLI BLINDATI E ARMATI, MISSILI STINGER, SISTEMI PORTATILI ANTI-TANK, UN’UNITÀ ASSAI EFFICIENTE DI DRONI DA RICOGNIZIONE”
Si moltiplicano le incursioni dei “partigiani russi” che
combattono con gli ucraini contro Putin e hanno come obiettivo finale la presa nientemeno che del Cremlino. Al britannico “The Times” parla il loro portavoce, nome di battaglia Cesare, 49enne ex palestrato, personal trainer in città come San Pietroburgo.
Alla testa di un battaglione di diverse centinaia di uomini, con l’ambizione di moltiplicarsi attraverso il reclutamento di quanti vogliono la testa di un leader che ha scatenato una guerra suicida e ingiusta. Certo, ammette Cesare, «noi siamo integrati nei ranghi dell’esercito ucraino», ma il dna è tutt’altro. È russo dop. E risponde a una delle priorità fissate negli ultimi giorni non solo dal comando delle forze armate ucraine in attesa di una controffensiva che stenta a decollare, ma soprattutto della guerra che gli ucraini hanno imparato proprio combattendo al fianco dei russi.
Una guerra ibrida, partigiana, in cui l’intelligence ha un ruolo fondamentale. Non a caso altri razzi sono piovuti ieri sulla zona di Belgorod, area di frontiera russa da cui partivano gli attacchi verso l’Ucraina e che adesso deve respingere le sortite dei “partigiani russi”, così come un drone ha centrato in una città russa meridionale a est di Mariupol, Krasnodar, sul Mar Nero, un’altra raffineria fra le tante nel mirino dei velivoli senza piloti (e senza insegne) che bucano lo spazio aereo russo.
Anche i droni dell’altro ieri che hanno colpito il quartiere dei vip e di Putin a Mosca stanno a significare che gli ucraini un po’ vogliono disorientare il nemico, inducendolo a ripianificare la dislocazione delle sue forze di difesa, un po’ consegnano allo Zar un messaggio chiaro: Mosca è vulnerabile, e anche tu lo sei.
La punta di diamante è rappresentata proprio dai “partigiani” di Cesare, che ammettono di avere mezzi a disposizione. «Abbiamo mortai, veicoli blindati e armati, missili Stinger, sistemi portatili anti-tank, un’unità assai efficiente di droni da ricognizione». Ovvio, Cesare non rivela da dove arrivino gli armamenti.
Un diversivo che disturba non poco la programmazione difensiva del ministero della Difesa russo. E c’è anche un intento di reclutamento e diffusione della protesta anti-Putin. «Figli e figlie, patrioti veri, si uniranno a noi. Quando il nostro numero sarà aumentato quanto basta, arriveremo al Cremlino».
Perché no. Dalla difesa dell’Ucraina e dalla de-occupazione, all’espugnazione del castello del potere nel cuore di Mosca. «Chi di spada ferisce, di spada perisce», dice Cesare. E, certo, le colonne di blindati, carri e cannoni inquadrati dai binocoli russi il giorno del passaggio attraverso la “dogana” di Belgorod, non aiutano la narrativa dell’infallibilità dello Zar. E della potenza invincibile e inviolabilità di Madre Russia.
«Abbiamo fatto prigionieri di guerra e catturato parecchi veicoli», racconta Cesare al “Times” di Londra. «Le unità dell’intelligence russa se la sono data a gambe, penetrando di più ci siamo trovati di fronte al fuoco dell’artiglieria e dei jet. Non si sono fatti scrupolo di distruggere obiettivi civili pur di colpirci».
Negano di essere “mercenari” proprio come i professionisti del gruppo Wagner, pronti a combattere dall’Africa alla Siria. «Noi no, noi vogliamo rovesciare il regime di Putin, siamo veri russi». Per il momento, servono anche a saggiare le difese russe e la loro (in)capacità di resistere a un attacco improvviso. Mentre per l’ennesima volta Washington ribadisce di non volere attacchi alla Russia con mezzi forniti dall’America o dalla Nato.
(da Messaggero)
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Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile L’UE STA STUDIANDO UN MECCANISMO DI “SOLIDARIETÀ OBBLIGATORIA” SUI MIGRANTI: CHI NON ACCOGLIE DOVRÀ PAGARE AGLI STATI DI PRIMO APPRODO, COME L’ITALIA, 22MILA EURO A MIGRANTE. MA IL FRONTE ORIENTALE, GUIDATO DAL GOVERNO POLACCO (CONSERVATORE COME GIORGIA MELONI), PROMETTE BATTAGLIA
In Europa, chi non accoglie dovrà pagare agli Stati di frontiera, come l’Italia. Circa 22mila euro per ogni migrante non ricollocato. E potrà pure vedersi negata la possibilità di rimpatriare i richiedenti asilo verso gli stessi Paesi di primo arrivo, a titolo di compensazione della propria inerzia.
La “solidarietà obbligatoria” allo studio nell’Ue per sbloccare lo stallo sulla riforma delle regole sulla migrazione e l’asilo funzionerebbe pressappoco così, con il ricorso alla redistribuzione che rimane volontario in capo ai governi degli Stati membri e può, in alternativa, essere rimpiazzato da un sostegno finanziario o logistico-operativo a chi è in prima linea, alla luce di un “tetto” annuale della capacità di accoglienza da determinare secondo criteri oggettivi.
Superata questa soglia, per lo Stato verrebbe meno l’obbligo di applicare le procedure di frontiera e di identificazione dei migranti. Insomma, a Bruxelles, la trattativa è in corso ed è molto fluida, ma negli scambi tra le capitali cominciano ad emergere dei punti fermi. E pure, naturalmente, dei nodi di scontro che contrappongono il blocco orientale – Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca – al resto dell’Unione, e in particolare al compatto fronte comune dei “Med5”, il club informale dei cinque Paesi del Mediterraneo che mette insieme Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro.
L’obiettivo dichiarato è avvicinare ulteriormente le posizioni tra lunedì e mercoledì della prossima settimana, quando torneranno a riunirsi nel Coreper II gli ambasciatori dei Ventisette di stanza a Bruxelles per discutere una nuova bozza di compromesso predisposta dalla Svezia, che fino a fine mese ha la presidenza di turno del Consiglio Ue […].
Bozza che, è l’ambizione, potrebbe poi finire all’ordine del giorno dell’incontro dei ministri dell’Interno dell’8 giugno a Lussemburgo, un’accelerazione per lanciare le trattative con l’Europarlamento e tentare di approvare definitivamente il Patto sulla migrazione e l’asilo entro la primavera prossima
Ma «molto resta ancora da fare», secondo i diplomatici del Med5, «per raggiungere un equilibrio tra responsabilità e solidarietà» che sia «sostenibile e realistico», ed effettivamente migliorativo di un sistema quale l’attuale che «si appoggia quasi esclusivamente sugli Stati frontalieri».
Da Est, però, arriva la levata di scudi. Varsavia aveva ribadito ancora nel fine settimana il no categorico ai ricollocamenti obbligatori: uno scenario escluso pure dalla Svezia e dalla Commissione, e che non compare in alcuno dei testi su cui si negozia.
Ma adesso la Polonia e la Repubblica Ceca fanno un passo avanti, e ritrovano con l’Ungheria l’unità perduta in seno al Gruppo di Visegrád con l’inizio della guerra in Ucraina, per contestare la stima di 22mila euro da versare (l’ipotesi è a un fondo comune) per ogni migrante di cui decideranno di non farsi carico.
La battaglia è annunciata: per gli Stati dell’Est che lo contestano, questo contributo assume le sembianze di una «sanzione punitiva» per chi decide di chiudere i confini.
(da Il Messaggero)
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Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile “E’ FONDAMENTALE AVVICINARSI AL LAVORO PARTENDO DA UNA CULTURA DELL’INCONTRO CHE ESPRIME LA RICERCA DEL BENE COMUNE. BISOGNA ESSERE CONSAPEVOLI ANCHE CHE DIETRO OGNI LAVORATORE C’È UNA FAMIGLIA, E L’INTERA SOCIETÀ”
“E’ fondamentale avvicinarsi al lavoro partendo da una cultura
dell’incontro”. Lo ha detto papa Francesco ricevendo stamane in udienza in Vaticano i membri del “Consejo Empresarial de América Latina”. “I valori di quella cultura – ha spiegato il Pontefice nel suo discorso in spagnolo – sono ciò che ispira il mondo degli affari a sapersi difendere dalle ombre del male, che ci invadono quando il profitto a tutti i costi travisa le nostre relazioni, fino a degradare o schiavizzare le persone stesse”.
La cultura dell’incontro, al contrario, secondo Francesco, “esprime la ricerca del bene comune, contribuendo così a dissipare quelle ombre. E questi valori si traducono concretamente nei numerosi sforzi e sacrifici quotidiani che le vostre aziende compiono per andare avanti, per formare e aggiornare i propri lavoratori, per evitare conflitti ed evitare il dolore del licenziamento, consapevoli anche che dietro ogni lavoratore c’è una famiglia, e l’intera società”.
“Perciò – ha proseguito il Papa – vi propongo di essere come i primi seguaci di Gesù, ‘costruttori di reti’. È per questo che hanno lavorato, per poter pescare. Loro, per esercitare il loro mestiere di pescatori, avevano bisogno di tessere reti, e reti forti ed efficienti. Allo stesso modo anche voi, per poter affrontare il mare del mondo e le tempeste che si presentano, raggiungendo la meta che si persegue, dovete essere uniti, fare rete, aiutarvi a vicenda”.
“Il servizio che svolgete non è astratto, ma a ogni persona e a ogni popolo – ha concluso Bergoglio -, è un servizio, a ogni persona, un servizio a ogni popolo, e per questo è necessario agire insieme, senza scavalcare nessuno e senza lasciare qualcuno dietro. Una sfida abbastanza complessa”.
(da agenzie)
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Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile SEQUESTRO DI PC, TELEFONINI E DOCUMENTI A FRONTEX, CAPITANERIA DI PORTO E GUARDIA DI FINANZA
Frontex, Guardia di finanza e Capitaneria di porto. Come anticipato da Repubblica la scorsa settimana, l’inchiesta sui mancati soccorsi al caicco naufragato a Cutro il 26 febbraio ha fatto il salto di qualità.
Dopo aver studiato per tre mesi relazioni di servizio e documenti acquisiti in tutti gli uffici dei corpi coinvolti nelle operazioni di quella notte, la Procura di Crotone ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati i primi nomi e di firmare un decreto di sequestro negli uffici di Frontex, Capitaneria di Porto e Guardia di finanza per computer e telefoni cellulari nei quali – secondo chi indaga – potrebbero trovarsi indicazioni diverse ( evidentemente fin qui non fornite volonariamente) e utili alla ricostruzione dei fatti.
In particolare, la procura diretta da Giuseppe Capoccia intende venire a capo di contraddizioni ed omissioni nelle circostanze riferite dai diversi attori mentre sullo sfondo resta il rimpallo di responsabilità tra Frontex e il governo italiano.
L’agenzia europea per il controllo dei confini, che pure segnalò il caicco, non avrebbe fornito tutta la documentazione a cominciare dal tracciato dell’aereo che, dopo aver avvistato il caicco, fece diversi giri concentrici sull’imbarcazione prima di tornare a terra alla base senza però esplicitamente sollecitare un’operazione di soccorso alle autorità italiane che, in assenza di una richiesta di aiuto dal caicco e di una specifica indicazione da parte di Frontex, valutarono di non aprire un’operazione di ricerca e soccorso come si fa normalmente in condizioni meteo assai migliori di quelle che c’erano quella notte.
Nell’immediatezza del naufragio ( costato la vita a 94 persone, ma una trentina sono rimasri i dispersi e proprio nei giorni scorsi sono state dichiarate ufficialmente chiuse le riceche), la Procura non aveva ritenuto di aprire un filone di indagine sui mancati soccorsi del barcone intercettato da Frontex ma trattato poi dalle autorità italiane come un’operazione di polizia e non di ricerca e soccorso.
Ma, in seguito al venir fuori delle prime contraddizione e anche degli esiti dell’inchiesta giornalistica di Repubblica che ha portato alla luce sia i documenti relativi alle regole di ingaggio scritte dal Viminale con Matteo Salvini sia quelli delle relazioni di servizio e di appunti scritti a mano dagli operatori che quella notte ricevettero la comunicazione di Frontex ma non valutarono di andare in soccorso del barcone, la procura di Crotone ha deciso di aprire un altro filone di inchiesta rimasto finora contro ignoti. “Andrò fino in fondo nell’accertamento di eventuali responsabilità”, le parole del procuratore di Crotone nei giorni scorsi a Repubblica.
Adesso i nuovi accertamenti della Procura tendono a verificare se tutte le persone in servizio quella notte ed informate dei fatti hanno raccontato la verità e se nel loro comportamento ci sono possibili omissioni degli apparati italiani ma anche di Frontex che in tutti questi mesi ha sempre rimpallato la responsabilità sull’Italia sostenendo di aver segnalato l’imbarcazione, con tanto di foto e video precisando che era assai probabile che si trattasse di una imbarcazione di migranti ( e come tale in pericolo soprattutto con condizioni meteo sfavorevoli di vento e di mare come segnalate quella notte) ma che toccava all’Italia decidere se e come intervenire.
(da La Repubblica)
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Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile L’EQUILIBRIO TRA COALIZIONI SI SPOSTA DI POCO
Nei giorni caldi della campagna elettorale per le Comunali, nei
rilevamenti nazionali il Pd ha continuato a risicchiare decimi di punti nei consensi arrivando al 20,6%, mentre Fratelli d’Italia, che si conferma primo partito, è rimastato ben attestato al 29%.
È quanto emerge dal consueto rilevamento della Supermedia Agi/Youtrend, secondo il quale i due partiti continuano a trainare le rispettive coalizioni (+0,1% per quella di governo guidata da Giorgia Meloni + 0,2% per il centrosinistra).
Perde terreno ancora il M5S: uno 0,3% che sommato al dato del rilevamento precedente porta una flessione di mezzo punto percentuale per il simbolo di Giuseppe Conte.
Anche la Lega toglie un altro 0,2% dopo l’altro decimo perso in precedenza, mentre Forza Italia recupera un lieve segno positivo.
FDI 29,0% (=), PD 20,6% (+0,2), M5S 15,7% (-0,3), Lega 9,0% (-0,2), Forza Italia 7,1% (+0,1), Azione 4,1% (-0,1), ,Verdi/Sinistra 3,1% (+0,2) Italia Viva 3,0% (=), +Europa 2,1% (-0,3) Italexit 2,2% (=), Unione Popolare 1,2% (+0,1), Noi Moderati 1,0% (+0,2)
La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto.
I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Euromedia (data di pubblicazione: 24 maggio), Ipsos (27 maggio), Noto (25 maggio), Piepoli (24 maggio), SWG (22 e 29 maggio) e Tecnè (21 e 28 maggio).
(da agenzie)
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Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile SUL BANCO DEGLI IMPUTATI I SERVIZI E LE POLITICHE DI SOSTEGNO
Essere o non essere madre, questo è il dilemma che attanaglia le donne nel mercato del lavoro italiano. Perché a parità di età, competenze e reddito iniziale, a quindici anni dalla nascita di un figlio essere una madre lavoratrice significa guadagnare circa la metà dello stipendio di una collega che non lo è.
Un gap causato nel 90% dei casi dalla necessità di ridurre il numero di ore lavorate, con un passaggio a contratti part-time e una diminuzione delle settimane retribuite nell’anno a parità di tipologia di rapporto di lavoro. E per la restante parte dalla minore crescita delle retribuzioni settimanali, con progressioni di carriera più lente rispetto alle donne senza figli.
È il nuovo dato che emerge dalla relazione annuale 2022 della Banca d’Italia, che evidenzia l’effetto della maternità sulla retribuzione e dunque sulle scelte lavorative delle donne. Se è vero infatti che il tasso di fecondità in Italia è più alto nelle aree in cui le donne hanno più probabilità di lavorare – una tendenza recente, che rivela la capacità di conciliare il lavoro i carichi di cura nei confronti dei figli – non è altrattanto vero che fare un figlio aumenta le opportunità di carriera. Anzi. “Oltre a ridurre la partecipazione al mercato del lavoro, la maternità influenza negativamente anche le retribuzioni delle donne che rimangono occupate”, sottolinea Bankitalia.
Le stime relative al periodo 1990-2018 mostrano infatti che nel bel paese la probabilità per le donne occupate di non avere più un impiego nei due anni successivi alla maternità è quasi doppia rispetto alle donne senza figli. Un divario persistente nel tempo, che risulta ancora più notevole a quindici anni dal parto. Anche per le donne non occupate la probabilità di trovare un lavoro diminuirebbe di molto dopo la nascita di un figlio e rimarrebbe più bassa per almeno cinque anni.
Tutti profili che si aggiungerebbero alla discrepanza tra i tassi di occupazione maschili e quelli femminili nell’arco della vita lavorativa. Non è infatti una novità che il tasso di occupazione delle donne sia inferiore rispettto a quello degli uomini, con una disparità che si amplia in maniera consistente proprio intorno alla nascita del primo figlio, in media a 32 anni. Elemento a cui concorrerebbe anche il tempo impiegato alla cura dei figli, dal momento che le mamme italiane tra i 25 e i 44 anni vi si dedicherebbro quasi quattro ore in più degli uomini, con una media di oltre cinque ore al giorno.
Eppure, secondo lo studio Bankitalia, il dimezzamento dello stipendio in quindici anni rispetto a chi non ha figli dipenderebbe dalle carenze nei servizi e nelle politiche di sostegno. Infatti, gli effetti della maternità sulle retribuzioni e sulla probabilità di abbandono dell’occupazione risultano più marcati nelle regioni in cui i servizi di cura per l’infanzia sono meno diffusi, a sostegno dell’ipotesi che le difficoltà di conciliazione tra famiglia e lavoro svolgano un ruolo determinante.
(da La Repubblica)
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Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile L’ALLEATO DI PRIGOZHIN NELLE CRITICHE AI GENERALI RUSSI RISCHIA DI FINIRE MALE
Secondo alcuni esperti di intelligence il Cremlino potrebbe
tentare di interrompere la relazione di Ramzan Kadyrov con il leader Wagner Yevgheny Prigozhin e ordinare al leader ceceno di schierare le sue truppe in prima linea sul fronte ucraino.
E come mai? Per vendicarsi del tentativo di ricatto su Vladimir Putin fatto il mese scorso quando Progozhin, mostrando i cadaveri dei soldati Wagner a Bakhmut aveva insultato l’esercito regolare e minacciato l’abbandono della città del Donbass. Kadyrov in quei giorni prese posizione a favore di Prigozhin.
Ha detto l’Isw: “Il comando militare russo ha probabilmente ordinato alle forze del capo della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov di iniziare operazioni offensive in Ucraina dopo il ritiro delle forze del gruppo Wagner da Bakhmut. Il presunto ritorno delle forze cecene alle operazioni offensive spezzerebbe i kadyroviti da una pausa di quasi un anno dalla partecipazione a operazioni di combattimento ad alta intensità”.
La limitata partecipazione delle unità cecene in prima linea, insieme alla forte enfasi di Kadyrov sul reclutamento, potrebbe suggerire che Kadyrov sia riluttante a impegnare le sue forze in operazioni offensive in Ucraina, nonostante le sue narrazioni ultranazionaliste.
Il Cremlino potrebbe anche tentare di interrompere il rapporto di Kadyrov con il finanziere del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin e di ribadire l’autorità federale sulle forze cecene.
Kadyrov ha partecipato al tentativo di ricatto di Prigozhin all’inizio di maggio volto a costringere il ministero della Difesa russo ad assegnare ulteriori rifornimenti militari a Wagner a Bakhmut. Kadyrov aveva affermato che le sue forze avrebbero sostituito le forze di Wagner il 6 maggio e aveva persino chiesto direttamente a Putin di autorizzare il trasferimento delle forze cecene da altre direzioni a Bakhmut.
Putin potrebbe aver percepito il comportamento di Kadyrov come una minaccia al suo controllo, dato che Kadyrov e Prigozhin avevano condotto con successo una campagna informativa congiunta all’inizio di ottobre 2022 per facilitare i cambi di comando militare. Putin o il comando militare russo potrebbero aver ordinato a Kadyrov di aumentare la presenza delle sue unità sul campo di battaglia come rappresaglia per il tentativo di ricatto di Kadyrov.
(da agenzie)
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Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile UN NUMERO CHE, PURTROPPO, VA DI PARI PASSO CON L’AUMENTO DEI CASI: RISPETTO AL 2020, NEL 2022 SI STIMA CHE I NUOVI MALATI SIANO AUMENTATI DELL’1,4% TRA GLI UOMINI E DELLO 0,7% TRA LE DONNE
Attraversare la tempesta del tumore. Negli ultimi 15 anni è toccato a 1 milione di italiani, che possono considerarsi guariti a tutti gli effetti dal tumore. Un numero enorme e con un trend in crescita, che si spera gli anni della pandemia non vadano ad intaccare. E, accanto ai guariti, aumenta anche la schiera dei lungo-sopravviventi, cioè delle persone che pur destinate a una convivenza controllata con il tumore, hanno la possibilità di vivere a lungo, anche per anni, strappando mesi di vita al tumore, grazie alla disponibilità di farmaci sempre più efficaci contro queste malattie. Un sogno fino a pochi anni fa, diventato aspettativa reale per sempre più pazienti oggi.
I BISOGNI
I guariti che nel 2006 erano 2,5 milioni, nel 2020 sono diventati 3,6 milioni. Il 40% in più, un milione di persone in più in un intervallo di tempo ristretto.
Va, comunque, ricordato che purtroppo i dati confortanti che abbiamo fino al 2020 sono stati seguiti da numeri molto preoccupanti. Rispetto al 2020, infatti, nel 2022 si stima che i nuovi casi di tumore siano aumentati dell’1,4 per cento circa per gli uomini e dello 0,7 per cento per le donne.
Grazie ai progressi della ricerca, il cancro sta sempre più diventando una patologia cronica, più prevenibile e curabile rispetto al passato. Circa 391.000 nuove diagnosi di tumore, 14.000 in più di cui quasi 205.000 fra gli uomini e 186.000 fra le donne. Come si legge nel rapporto “I numeri del cancro 2022”, frutto della collaborazione tra l’Associazione italiana di oncologia medica, l’Associazione italiana registri tumori e Fondazione AIOM e PASSI (Progressi nelle aziende sanitarie per la salute in Italia).
Negli ultimi anni i rallentamenti delle diagnosi e degli screening oncologici hanno ritardato le diagnosi dei tumori, dalle fasi precoci a quelle più avanzate.
(da il Messaggero)
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Giugno 1st, 2023 Riccardo Fucile LA MAGGIONI FAVORITA PER PRENDERE IL POSTO DELLA ANNUNZIATA, IN PALINSESTO TORNANO ANCHE MAGALLI E LIPPI … “QUI, SE NON CI ANDIAMO PIANO, FINISCE CHE VIENE RESUSCITATO IL QUARTETTO CETRA”
I più modernisti del nuovo corso Rai – a loro piacerebbe anche
essere chiamati futuristi – ironizzano bonariamente: «Qui, se non ci andiamo piano, finisce che viene resuscitato il Quartetto Cetra o che ci ritroviamo Al Bano spalmato su tutti i palinsesti». Puntare su tutto su Baudo o su Arbore non si può, per eccesso d’anagrafe. Ma a Viale Mazzini la tendenza – giustificata, perché il pubblico vuole essere rassicurato con volti conosciuti – è quella di partire dall’usato sicuro, specie in una fase in cui sono in atto tanti rivolgimenti e il rischio spaesamento (è domenica sera, e Fabio Fazio dov’è?) va evitato a tutti i costi.
E dunque, per cambiare ma per ancorarsi allo stesso tempo alle certezze di sempre, ieri proprio di palinsesti si è parlato nella riunione, interlocutoria, del comitato editoriale della Rai che da sette anni non veniva convocato. S’è trattato di un primo confronto tra l’ad Roberto Sergio e il dg Giampaolo Rossi con i direttori di genere: big del calibro di Marcello Ciannamea, del PrimeTime, e Angelo Mellone, del DayTime, più tutti gli altri compreso Paolo Corsini che guida gli Approfondimenti informativi ossia i talk show politici. Chi ci sarà al posto di Lucia Annunziata?
Ma anche o soprattutto: come supplire all’uscita di volti notissimi, agli occhi dell’Italia televisiva e nazional-popolare, come quello di Fabio Fazio? La strategia della Rai è quella manzoniana dell’”adelante, con juicio”. Ovvero, avanti ma senza strappare troppo. E così, serve dare forza all’usato sicuro e insieme alle “pantere grigie”, ovvero a chi è già ben conosciuto presso il pubblico, che è abitudinario, e a chi rappresenta la storia catodica di questo Paese.
Giancarlo Magalli avrà spazio e grande ascolto sul palcoscenico della nuova-vecchia Rai. Claudio Lippi sarà protagonista del ritorno in Rai con una nuova trasmissione. E se si guarda avanti, c’è anche insieme molta attenzione all’amarcord – «Noi aggiungiamo, non dimentichiamo, vediamo il futuro ma abbiamo il culto della storia della Rai», è il mood al Settimo Piano – e guarda caso Carlo Conti tra pochi giorni sarà in onda con «I migliori dei migliori anni»: trasmissione in cui la tivvù nazional-popolare riconosce se stessa e rilancia la propria memoria. E non c’è nulla di più futuro che il passato, è la convinzione della governance a Viale Mazzini.
Proprio perché si vuole investire sui volti più noti e apprezzati, Monica Maggioni sembra avere più possibilità – rispetto a Luisella Costamagna, voluta dai 5 stelle, o a Monica Giandotti reduce da Agorà – di sostituire nella fascia della domenica a pranzo Lucia Annunziata sui Rai3. Ma lei o altri in quella fascia corrono il pericolo di essere schiacciati da pezzi da novanta come la Venier su Rai1 con Domenica in E per SuperMara s’annunciano fasti come sempre e più di sempre nella Rai che guarda avanti ma anche indietro e che vuole credere nei talenti di sempre come marchio di antica qualità, quasi dei classici. La sera, a riprova del gusto del tradizionalismo, è sicuro il turnover Insinna-Insegno all’Eredità. Così come, ed è una delusione al Settimo Piano, è sicuro che non arriverà in Rai il top player Nicola Porro. Ma Incoronata Boccia – quota sovranista – è data per certa vicedirettrice del Tg1.
(da Messaggero)
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