Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile PREDICA UNA POLITICA TURBO-LIBERISTA MA QUANDO DOVEVA INCASSARE DALLO STATO NON SI E’ TIRATO INDIETRO
Francesco Giubilei non è più consigliere del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha presentato oggi le sue dimissioni. Dopo che il Foglio ha segnalato la concessione di un contributo di 46 mila euro del ministero della Cultura per un progetto per “interventi su archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori” alla Fondazione Tatarella, presieduta da Francesco Giubilei, il giovane consigliere del ministro Sangiuliano da deciso di lasciare l’incarico “per ragioni di opportunità”.
“La Fondazione Tatarella, così come altre istituzioni simili, concorre al bando della Direzione Generale Archivi sulla realizzazione di progetti riguardanti interventi da effettuarsi su archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori o di loro esponenti, almeno dal 2020 e il finanziamento ottenuto negli anni è nella media rispetto ad altre organizzazioni dello stesso tipo – scrive Giubilei al Foglio –.
Comunico – conclude Giubilei – che, in ogni caso, per ragioni di opportunità, per continuare l’attività di presidente della Fondazione Tatarella, ho rassegnato le mie dimissioni dall’incarico di consigliere del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano”.
(da Il Foglio)
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Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile È MORTA SOTTO IL SOLE A 40 GRADI, PER UN MALORE IMPROVVISO: IL PRIMO FASCICOLO, PER OMICIDIO COLPOSO, A CARICO DEL PROPRIETARIO DEI CAMPI È FINITO CON UN’ASSOLUZIONE, IL SECONDO RISCHIA ESSERE PRESCRITTO
Era una donna. Era una madre. Era italiana. Era anche una
schiava, e come una schiava è stata fatta morire. Eppure oggi, otto anni dopo, rischia di non avere giustizia: un processo è già finito con un’assoluzione, un altro rischia di finire in prescrizione, probabilmente già in primo grado. Certamente in appello. Paola Clemente è la bracciante pugliese ammazzata dalla fatica il 13 luglio del 2015: raccoglieva acini d’uva per tre euro all’ora a 160 chilometri da casa sua, lei di San Giorgio Jonico, il campo dove è morta ad Andria, sotto il sole a 40 gradi, quando ebbe un malore improvviso.
Non stava bene dalla mattina, quando la portarono in ospedale era già troppo tardi. Paola lavorava per tre euro all’ora, eppure sulla carta era tutto in regola: nella sua borsa il caporale aveva messo una busta paga fittizia, per assicurarsi che tutto andasse bene in caso di controlli. E all’inizio era andata così: Paola era morta, i suoi cari l’avevano pianta, il suo corpo era stato seppellito. Poi però la cocciutaggine e la determinazione di suo marito, Stefano Arcuri, aveva fatto in modo che le cose non finissero come al solito: Stefano, con la Cgil accanto, aveva presentato una denuncia alla procura di Trani, il corpo della Clemente era stato esumato perché potesse essere svolta l’autopsia, un’inchiesta era stata aperta
Le sue colleghe avevano deciso di non stare zitte. Nonostante le minacce del presunto caporale, nonostante la certezza di non poter lavorare più, avevano deciso di sfilare davanti al magistrato per raccontare cosa era accaduto. E soprattutto la modalità con cui si svolgeva ogni giorno il loro lavoro. Hanno depositato l’elenco delle loro giornate di lavoro effettive e di quelle che, invece, venivano denunciate all’Inps: meno della metà.
Hanno portato le buste paga vere e quelle fasulle, raccontando cos’era accaduto quel 13 luglio: «Paola non stava bene. Ha chiesto di tornare indietro, ma tutti continuavano a ripeterle che era impossibile perché dovevano accompagnare le altre donne per la giornata in campagna. Ha chiesto allora di poter parlare con il marito per farsi venire a prendere. Andria è troppo distante da San Giorgio Jonico, le hanno risposto, consigliandole di sedersi all’ombra di un albero così il malessere le sarebbe passato in fretta».
La morte della bracciante ha dato vita a due fascicoli: il primo, per omicidio colposo, a carico del proprietario dei campi dove Paola lavorava, è finito con un’assoluzione. Il punto è però che anche il secondo fascicolo, quello contro i presunti caporali, rischia di finire nel nulla. A quasi otto anni di distanza dai fatti si è ancora al dibattimento. «Procura e tribunale hanno dato un’accelerata, ma è un reato che si prescrive in sette anni e mezzo — spiega l’avvocato — speriamo di farcela almeno per avere una sentenza di primo grado. Ma è difficile. Certamente in un eventuale appello sarà tutto prescritto».
(da Il Fatto Quotidiano)
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Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile INTERVISTA A MARY FINN: “INACCETTABILE LA LOGICA PER CUI LE QUOTE DI REDISTRIBUZIONI SONO FACOLTATIVE”
Mary Finn ha 26 anni ed è un’operatrice umanitaria, membro dell’equipaggio Sar prima della nave Aquarius, poi dell’Ocean Viking di SOS Méditerranée.
L’abbiamo incontrata a Strasburgo, al Parlamento europeo, il giorno dopo il primo semaforo verde da parte dei ministri degli Interni dell’Ue al Patto per le migrazioni e l’asilo.
L’accordo adottato con il voto contrario di Polonia e Ungheria, che non prevede un superamento di Dublino e che dovrà trovare una posizione comune con il Parlamento europeo, è articolato su due grandi capitoli: la revisione delle procedure d’asilo e la gestione dell’asilo e della migrazione.
«Il patto che si sta cercando di approvare dà ai Paesi membri la possibilità di scegliere se accettare o meno una quota di persone. Per me è assolutamente inaccettabile», dice Finn riferendosi alla possibilità degli Stati membri di rifiutare, dietro pagamento di una somma, il ricollocamento dei migranti dai Paesi di primo ingresso. «Questo tipo di quote – continua – dovrebbero essere obbligatorie, dovrebbero essere valutate in base alla capacità di un Paese di ospitare rifugiati e richiedenti asilo. E tutti dovrebbero essere tenuti a rispettare la quota concordata e ad accogliere queste persone in modo dignitoso e rispettoso». E in questo contesto l’Unione europea ha (o dovrebbe avere) delle grandi responsabilità: «Deve permettere alle persone di chiedere asilo», sottolinea l’operatrice umanitaria. «Il nocciolo della questione è che ogni singolo Stato membro ha la responsabilità di accogliere le persone che fuggono da ogni sorta di instabilità nel mondo e cercano sicurezza nel nostro Continente».
Un altro approccio
«L’Unione europea dovrebbe lavorare a un sistema di asilo che favorisca la protezione delle persone piuttosto che tattiche di difesa e deterrenza ai confini dell’Ue». Ne è certa Mary Finn, che mette in discussione la politica dei singoli Stati membri. Al momento l’Europa sta «costruendo una fortezza». Da quando il Muro di Berlino è stato abbattuto nel 1989, infatti, «sono stati costruiti 19 muri di confine, per non parlare – spiega la soccorritrice – della quantità di respingimenti illegali e di ogni sorta di violazione del diritto internazionale, del diritto umanitario e dei diritti umani che avvengono proprio qui ai nostri confini». Chi risponde di queste violazioni? «Non l’Unione europea, che inoltre non mette in atto – continua – un sistema che dia priorità a queste persone e che offra loro l’opportunità di chiedere asilo in modo sicuro e dignitoso».
Il Mediterraneo centrale e le Ong nel dibattito politico di Bruxelles
«Attualmente nel Mediterraneo centrale ci sono molte persone che fuggono per raggiungere l’Europa su imbarcazioni non idonee che sono completamente sovraffollate di persone», ci racconta Finn, una delle più giovani tra i soccorritori. «E in questo contesto, l’Unione europea e l’Europa non stanno facendo nulla per salvare queste persone in mare», dice. Chi prova, secondo la soccorritrice, a portarle in salvo sono le Ong che molto spesso però «vengono criminalizzate dai governi europei e le loro operazioni vengono bloccate a tutti i costi». Una situazione, questa, definita dalla stessa «inaccettabile» perché queste persone «hanno il diritto di fuggire, di cercare rifugio in un altro Paese e di chiedere asilo. Ma questi diritti vengono negati alle frontiere esterne dell’Ue», conclude.
(da Open)
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Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile L’AUMENTO DEI PREZZI ALIMENTARI COLPISCE MILIONI DI ITALIANI, MA IL GOVERNO PENSA A TAGLIARE IL REDDITO DI CITTADINANZA
Cresce il numero dei poveri e delle persone che chiedono aiuto
per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. Secondo Coldiretti siamo arrivati oltre quota 3,1 milioni di persone. Fra i nuovi poveri ci sono anche coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalla crisi dal balzo costi dell’energia con il caro bollette e dagli effetti del cambiamento climatico che ha devastato le aziende agricole della Romagna.
La colpa è dell’inflazione alimentare “più alta da quasi 40 anni”, segnala Coldiretti nel suo studio “Poveri, il lato nascosto dell’Italia” presentato in occasione del grande mercato contadino di Campagna Amica a San Pietro dedicato alla solidarietà con la “spesa sospesa”, la tavola della fraternità per i più bisognosi e il cestino solidale per i senza tetto ma anche lo spazio dedicato agli agricoltori alluvionati nell’ambito del “World Meeting of Human Fraternity”, ispirato all’Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco.
L’Italia – sottolinea Coldiretti – si prepara a vivere l’estate a tavola più cara da decenni con il numero dei bambini sotto i 15 anni bisognosi di assistenza per mangiare che ha superato quota 630mila, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 356 mila anziani sopra i 65 anni oltre a una platea della fame e del disagio che coinvolge più di 2,1 milioni di persone fra i 16 e i 64 anni.
Negli ultimi tre anni il numero delle persone che hanno chiesto aiuto per mangiare, secondo le stime di Coldiretti su dati Fead, è salito di un milione: per il 64% risiede al Sud, il 22% al Nord e il resto nelle aree del centro Italia. Oltre 2 milioni di persone hanno ricevuto sostegni alimentari in modo continuativo, il resto si è rivolto ai programmi e alle strutture di assistenza solo in modo saltuario come ultima spiaggia e soluzione per momenti di estremo bisogno
La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari (oltre 92 mila le tonnellate di cibo distribuite negli ultimi 12 mesi) che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri che, per vergogna, prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.
Nel paniere della solidarietà – evidenzia Coldiretti – si trovano un po’ tutti i prodotti non deperibili: dal latte a lunga conservazione UHT (23%) alla pasta (9%), dalla salsa di pomodoro (8%) ai legumi (5%), da succhi di frutta e zucchero (5%) a caffè e biscotti (4%), senza dimenticare carne e tonno in scatola (3%), farina, marmellate, formaggio, fette biscottate (2%).
Fra tutti coloro che chiedono aiuto per il cibo – evidenzia lo studio – più di 1 su 5 (23%) è un migrante che nel nostro Paese non riesce a procurarsi da solo il “pane quotidiano”, ma ci sono anche oltre 90mila senza dimora che vivono per strada, in rifugi di emergenza, in tende o anche in macchina e quasi 34mila disabili. Nel 2022 hanno ricevuto assistenza per mangiare anche 48mila ucraini proprio nell’anno in cui il Paese è stato invaso e devastato dall’esercito russo.
In totale, negli ultimi 5 anni, sono stati oltre 8 milioni i chili di cibo per le famiglie bisognose che sono stati raccolti dagli agricoltori della Coldiretti attraverso le mobilitazioni per la spesa sospesa lanciate attraverso i mercati di Campagna Amica da nord a sud dell’Italia. In questo modo sono state aiutate oltre 400mila famiglie per una media di più di 20 chili a nucleo con circa 100mila i bambini in condizione di difficoltà aiutati in questa operazione di solidarietà a cui hanno collaborato Caritas, mense parrocchiali e fondazioni ospedaliere. “Con la Spesa sospesa abbiano voluto dare un segno tangibile della solidarietà degli agricoltori verso le fasce più deboli della popolazione più colpite dalle difficoltà economiche” spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “questa esperienza è diventata un fenomeno strutturale presente in tutti i mercati contadini nel nostro Paese”.
(da La Stampa)
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Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile VON DER LEYEN: “PER I FINANZIAMENTI SERVE L’ACCORDO CON IL FMI”… KAIS SAYED: “NON SAREMO LA GUARDIA DI FRONTIERA DI ALTRI STATI”
Una dichiarazione congiunta, per poi arrivare a un memorandum. L’Unione europea si presenta al palazzo presidenziale di Cartagine con un po’ di soldi, 150 milioni di euro per le disastrate casse tunisine, altri 100 milioni per il controllo dell’immigrazione e la promessa di un sostegno nel negoziato più complesso: quello tra la Tunisia e il Fondo monetario.
Solo in caso di un accordo con Washington l’Ue è pronta ad intervenire pesantemente per evitare il fallimento dei conti pubblici nel Paesi mediterraneo.
Dietro al linguaggio diplomatico, c’è il nulla.
Giorgia Meloni è tornata a Tunisi cinque giorni dopo l’incontro con il presidente Kais Saied, stavolta accompagnata da due partner considerati strategici, in vista del Consiglio europeo di fine giugno che, nelle intenzioni italiane, si dovà occupare di migranti: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il capo del governo dei Paesi Bassi.
Il presidente tunisino, poche ore prima dell’arrivo dei tre, aveva già messo le mani avanti: «Non saremo la guardia di frontiera di altri Stati».
Al termine dell’incontro è stata firmata una dichiarazione congiunta
Von der Leyen dà qualche dettaglio in più sul negoziato in corso: «La Commissione europea valuterà l’assistenza macrofinanziaria non appena sarà trovato l’accordo (con il Fmi ndr.) necessario. E siamo pronti a mobilitare fino a 900 milioni di euro per questo scopo di assistenza macrofinanziaria. Come passo immediato, potremmo fornire subito un ulteriore sostegno al bilancio fino a 150 milioni di euro».
L’Ue resta alla ricerca di un punto d’equilibrio apparentemente impossibile: da una parte il Fondo monetario che, per concedere il finanziamento, pretende riforme, dall’altra Saied che per orgoglio nazionalista non ammette, almeno a parole, ingerenze sulle scelte di politica interna. In particolare il presidente tunisino crede di non poter assecondare il Fmi sul tema dei sussidi a larghe fasce della popolazione.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile PECCATO CHE VESPA NON DICA DUE COSE: DRAGHI NON PARTECIPO’ AL FORUM IN MASSERIA. E POI, GRAZIE AL GOVERNO MELONI, VESPA HA MOLTIPLICATO LE PRESENZE IN RAI
L’evento organizzato da Bruno Vespa nella sua masseria
pugliese, con la sfilata di ministri del Governo Meloni fra cui la stessa presidente del Consiglio, ha scatenato un mare di polemiche, con il caso sollevato in primis dal Partito Democratico intenzionato a portarlo all’attenzione del CdA Rai, e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana capitanata da Vittorio Di Trapani, già segretario del potentissimo sindacato Usigrai, determinato a presentare un esposto all’Antitrust.
Come ha riportato Dagospia, Vespa ha risposto a Di Trapani: “Quando, per le prime edizioni, abbiamo ospitato i ministri del governo Draghi nessuna obiezione. Appena è arrivato al Governo il Centrodestra, ci scopriamo asserviti. Come mai?”
Siamo andati a controllare sul sito ufficiale della Masseria Li Reni per accertarci della veridicità delle parole di Vespa, scoprendo che l’evento “Forum in Masseria” nacque nel giugno 2021, con ospiti fra gli altri, oltre al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, immancabile in ogni edizione, l’allora ministro del Turismo Massimo Garavaglia e l’allora ministro per il Sud e della coesione territoriale Mara Carfagna. Nel luglio 2021, Vespa organizzò inoltre un “incontro con i leader” invitando il leader del Pd Enrico Letta, il leader di Italia Viva Matteo Renzi e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
L’evento Forum in Masseria si replicò l’8 e 9 ottobre del 2021 e vide partecipare, fra gli altri, gli allora ministri Giancarlo Giorgetti (Sviluppo Economico), Andrea Orlando (Lavoro e Politiche Sociali) e Renato Brunetta (Pubblica Amministrazione).
Il 9 ottobre 2021, la Masseria Li Reni fu poi teatro di un dibattito sull’ingiustizia amministrativa, che vide l’epifania dell’ex premier e presidente del M5s Giuseppe Conte, al quale si aggiunsero Francesco Paolo Sisto (allora sottosegretario di Stato alla Giustizia), Anna Rossomando (allora vicepresidente del Senato), Andrea Ostellari (allora presidente della Commissione Giustizia del Senato), Augusta Montaruli (allora membro della commissione Affari Istituzionali della Camera dei Deputati).
Con l’avvento del 2022, il nuovo anno vide tornare la kermesse Forum in Masseria il 27 e 28 maggio. Tra gli ospiti, ricomparve Mara Carfagna, alla quale si affiancarono gli altri ministri del Governo Draghi Enrico Giovannini (Infrastrutture e mobilità sostenibile), Stefano Patuanelli (Politiche agricole, alimentari e forestali), Roberto Speranza (Salute), e perfino Luigi Di Maio (Esteri).
Qualche mese più tardi, a luglio, per la rassegna “A cena con”, fra gli altri riapparve il senatore Matteo Renzi per presentare il suo libro ll Mostro. La cena, ci fa sapere il sito ufficiale, aveva “un costo di 75 euro, compreso un calice dei vini Vespa per ciascuno dei piatti”. “A ciascun ospite”, allettava gli avventori il programma: “sarà consegnata gratuitamente una copia del libro che l’autore sarà lieto di firmare”. Che fortuna, potremmo commentare.
A conti fatti, dunque, nella sua replica al presidente della FNSI, Vespa ha ragione: gli anni scorsi, la sua masseria ha visto sfilare una nutrita serie di ministri del Governo Draghi e nessuno ha proferito parola. Viene però trascurato un dettaglio: con l’arrivo dell’esecutivo Meloni, Vespa ha visto esponenzialmente aumentare le sue presenze in video grazie alla nascita di una striscia quotidiana ad hoc, blindatissima nel momento di maggior ascolto di Rai1, ovvero in prima serata subito dopo il Tg1 e prima del programma di Amadeus. Lo spazio, peraltro, è lo stesso che un tempo era occupato da Enzo Biagi con Il Fatto e che gli fu tolto dopo l’editto bulgaro. Senza contare che Vespa viene oggi considerato il vero uomo di riferimento in Rai per Giorgia Meloni.
E’ quindi ovvio che, rispetto ai tempi del governo Draghi, la presenza en masse dell’esecutivo Meloni, capitanato dalla stessa presidente (che per giunta ha inaugurato con la sua ospitata la suddetta striscia televisiva) nella masseria vespiana sia risultata piuttosto eclatante rispetto agli anni scorsi. Forse, potremmo obiettare che, se oggi è giusto eccepire sul fatto che un conduttore del servizio pubblico televisivo inviti esponenti del Governo nella sua masseria, sarebbe stato il caso di farlo anche ai tempi di Draghi, che però, dal canto suo, nella masseria di Vespa non si presentò.
(da Dagospia)
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Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile “LO PAGHIAMO PROFUMATAMENTE DALLA NOTTE DEI TEMPI PER SCORTICARSI LE GINOCCHIA DAVANTI AI POLITICI”… “IN UN’ORA DI INTERVISTA ALLA MELONI IL NOSTRO EROE È RIUSCITO A NON FARLE UNA SOLA DOMANDA DEGNA DI QUESTO NOME. SE SI FOSSE INTERVISTATA DA SOLA, LA MELONI SAREBBE STATA PIÙ IMPERTINENTE, PER NON SCIVOLARE SULLA BAVA”
Il Pd vuol portare al Cda Rai l’ennesimo caso Vespa – l’“artista” in pensione che profumatamente paghiamo dalla notte dei tempi per scorticarsi le ginocchia davanti ai politici su Rai1 – per l’automarchettificio messo su nella leccheria di Manduria, dove si produce un rarissimo vino a base di saliva.
Ma sbaglia bersaglio: il “codice etico” Rai non va invocato solo per la batteria di sponsor accorsi alla kermesse vespiana (Poste, Fs, Bmw, Confagricoltura, Ance, Aiscat, Philip Morris, Novartis, Banca Ifis ecc.), ma anche perché in un’ora di “intervista” alla Meloni il nostro eroe è riuscito a non farle una sola domanda degna di questo nome.
Non mancavano solo le famose seconde domande, ma pure le prime. Ecco i pigolii del semiconduttore nei Cinque minuti su Rai1.
“In questi giorni dovrebbero sbloccarsi 21 miliardi della terza rata: riusciremo ad averli?”. “Cuneo fiscale e aumento dei salari: pensa l’anno prossimo di avere più soldi?”. “L’aumento del Pil non è un fuoco di paglia”. “Arriveranno soldi dal Fmi alla Tunisia per evitare un’ondata storica di migranti?”.
Ed ecco il seguito del Forum in Masseria. “Una riflessione da madre sull’omicidio della povera Giulia e del bambino che portava in grembo”. “Il problema della personalità giuridica del nascituro”. “Ha incontrato il cancelliere Scholz e, se ho capito bene, avete fatto dei passi in avanti sui migranti”. “Lei vuol fare l’hub”. “Schlein sostiene che è allergica ai controlli e sta impostando uno Stato autoritario”.
“Gli avversari le rimproverano la vicinanza a Vox, Polonia e Ungheria”. “Premierato e autonomia: a Sud han paura di essere regioni di serie B. Succede, non succede…”. “Insomma, devono rassegnarsi alla sua presenza”. “L’opposizione dice che la delega fiscale penalizza i dipendenti rispetto agli autonomi”. “Posso chiederle quando pensa di sottoscrivere il Mes?”. “Noi resteremo al fianco di Zelensky fino alla fine della storia?”.
Le risposte alternano rari sprazzi di buon senso a colossali spropositi senza la minima obiezione. Se si fosse intervistata da sola, la Meloni sarebbe stata molto più impertinente, non foss’altro che per non scivolare sulla bava. Ma le interviste senza domande non scandalizzano più nessuno. Qualcuno s’è indignato perché la premier a Tunisi ha fatto una conferenza stampa senza giornalisti. Ma nessuno ha notato la differenza.
Marco Travaglio
(da il Fatto Quotidiano)
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Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile NON È L’UNICO RAMPOLLO DEI PIANI ALTI DEL CREMLINO IN GIRO PER IL MONDO CHE SI GODE LA BELLA VITA TRA SUPER CAR E VILLE DI LUSSO, MENTRE I POVERACCI MUOIONO AL FRONTE IN UCRAINA – LA RABBIA DEL CAPO DELLA WAGNER, PRIGHOZIN
Sul fronte ucraino del Donbass continuano a morire le giovani
reclute delle Repubbliche periferiche russe più povere. E perciò che colpisce l’ultimo scoop della fondazione del dissidente russo Navalny, sulla vita spensierata e i lussi sfrenati del 22enne Danila Shebunov, in arte Sheba, la popstar che ha pubblicato l’ultima hit il giorno dell’invasione dell’Ucraina.
Sheba è uno dei tanti “lei-non-sa-chi-sono-io”, rampolli delle élite moscovite e sanpietroburghesi, generati dal gotha del Cremlino […] che fa studiare i figli nelle più prestigiose università europee e americane, acquista yacht e ville a Londra, Parigi e nei luoghi più chic del Mediterraneo, e non si preoccupa neppure di farli vivere nell’ombra.
Sheba, per dire, figlio di una ex assistente di volo con cui Shoigu (che nega) avrebbe notoriamente una relazione parallela con tre figli dagli anni 2000, riempie il profilo Instagram di foto in cui sfreccia al volante di una decappottabile nella luce del tramonto e invece di andare al fronte, si presenta alla Coppa del Mondo in Qatar. A 19 anni, secondo l’associazione anti-corruzione di Navalny, il figlio di Shoigu possedeva già due appartamenti di lusso a Mosca. C’è da sorprendersi allora se il capo dei mercenari Wagner, Prigozhin, prende di mira le élite & figli, e ne fa una campagna politica?
Elizaveta Peskova, la 24enne figlia del secondo matrimonio del portavoce di Putin, Peskov, candidamente ha dichiarato che il sistema educativo russo è «un inferno», molto meglio in Occidente. E ha partorito un post su Instagram rilanciando la formula pacifista: «No to war». Ma si capisce, lei è cresciuta in una scuola costosissima di Parigi, ha fatto l’internship in una grande casa di moda francese e perfino, a quanto parte, al Parlamento Europeo.
Lo stesso vale per Polina Kovaleva, figlia 21enne del ministro degli Esteri, Lavrov, proprietaria di un meraviglioso appartamento a Londra, a un tiro di schioppo dalla sua ex Università, l’Imperial College. L’altra e meno giovane figlia di Lavrov, Ekaterina Vinokurova, 39 anni, si è formata alla Columbia University, a New York, dove ha vissuto per 17 anni.
Forse in un sussulto di vergogna, o paura, Nikolay figlio di Peskov, dopo le polemiche sui rampolli renitenti, si è arruolato nei mercenari Wagner. Per Prigozhin resta uno «str….o», noto per le sue scorribande festaiole. Ma come soldato, dice, «non era male». Lui è la foglia di fico dell’establishment.
(da il Messaggero)
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Giugno 11th, 2023 Riccardo Fucile I RISULTATI DELL’INCHIESTA DI ADNKRONOS
Nell’elenco ci sono i 2mila euro che Carmelo Cosentino ha donato al ministro de
lle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, uno dei big di Fratelli d’Italia che nella scorsa campagna elettorale ha incassato finanziamenti per un totale di 219.600 euro.
A marzo Urso ha scelto Cosentino per la gestione commissariale di Piaggio Aerospace.
Il meloniano Guido Castelli, marchigiano, il 3 gennaio scorso è stato nominato dalla premier commissario straordinario del governo per la ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del 2016 (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria).
A finanziare la sua campagna elettorale sono state, tra le altre, alcune ditte attive nell’edilizia: spuntano un contributo di 3mila euro è infatti arrivato dalla “Imprenditori Costruttori Edili Srl” di Porto San Giorgio, mentre 5mila euro sono stati donati a Castelli dall’imprenditore edile Alfio Caccamo, amministratore di diverse società tra cui la Nefer Srl, cui sono affidate diverse opere di ricostruzione post sisma, comprese ricostruzioni affidati dall’ufficio speciale per la ricostruzione. L’Adnkronoss ha spulciato l’elenco dei finanziatori che hanno contribuito alla campagna elettorale di molti parlamentari in occasione delle ultime politiche, come si legge negli elenchi che ogni eletto è tenuto a depositare presso la Corte d’Appello del proprio collegio elettorale.
Nell’elenco figurano società di scommesse, ditte di surgelati, costruttori edili, farmacisti, cliniche private, gioiellieri, fondazioni e molto altro ancora. Come sempre non è la cifra che conta, ma il possibile messaggio cifrato.
La statistica racconta del boom di donazioni per il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, uno dei big di Fratelli d’Italia che nella scorsa campagna elettorale ha incassato finanziamenti per un totale di 219.600 euro.
Tra i soggetti erogatori spuntano aziende – come Top Cal Srl (3mila euro), Management Financial Services (5mila euro), Nts Network Spa (20mila euro), Finred Srl (5mila), Delta Group Agroalimentare Srl (5mila euro), Finvit Srl (10mila euro), Tedeschi Srl (30mila euro) – e privati, tra cui Maurizio Maddaloni (3mila euro) e i 2mila euro del citato Carmelo Cosentino.
L’ex presidente del Copasir ha però mandato indietro una cospicua fetta delle somme ricevute, ben 67.500 euro, di cui 30mila restituiti all’imprenditore Valerio Fiori, 10mila all’azienda di Nusco Sirpress Srl e mille euro a Ferruccio Ferranti – manager con antica militanza nel Fronte della Gioventù già nominato in epoca Fini in Consip, Invitalia, Poligrafici e Zezza, Fiera Milano – di recente nominato presidente di Mediocredito Centrale, l’istituto di credito controllato da Invitalia.
Tra i finanziatori “settoriali” ci sono i farmaceutici.
Per l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, senatrice del Pd, c’è un bonifico di 3mila euro da parte di Federfarma, e altri due della stessa entità da parte di Federfarma Torino e Federfarma Lazio. La Federazione dei farmacisti ha finanziato anche un altro ex titolare della Salute, Roberto Speranza. Scorrendo gli elenchi visionati dall’Adnkronos si trova poi un versamento di 5mila euro al leghista Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla programmazione e al coordinamento della politica economica, da parte della Compagnia petrolifera piemontese Srl.
Luca De Carlo di Fdi, presidente della Commissione Industria, Commercio e Agricoltura del Senato, ha incassato – tra i vari contributi elettorali – 10mila euro dalla Energia Circolare Rete Impresa, altrettanti dalla Tatò Paride Spa (azienda attiva nel settore dei supermercati), 7.500 euro sia da Gs Company Srl che da 88 Industry Srl.
Alla campagna elettorale di Pier Ferdinando Casini, eletto con il Pd al Senato, ha contribuito la modenese Fabbrica Italiana Radiatori con 10mila euro, a cui si aggiungono, tra gli altri, i versamenti dell’ex ministro ed ex presidente dell’Iri Piero Gnudi (2.900 euro) e dei soci fondatori del suo studio legale, Romano Conti e Matteo Tamburini (2.900 euro a testa), oltre a quelli della cooperativa di servizi L’Operosa Spa (2.900 euro).
La ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, senatrice di Forza Italia, ha ricevuto un totale di 46.500 euro così suddivisi: 2mila euro da Girasole Holding Srl (società potentina che si occupa di compravendita di beni immobili); 30mila euro da Marco Rotelli (Gruppo San Donato); 3mila euro dalla ditta di surgelati Orogel Società Cooperativa Agricola; 10mila euro da Bel Spa; 1.500 euro da Appia Invest Srl.
Ilaria Cucchi dell’Alleanza Verdi Sinistra ha beneficiato, invece, di beni e servizi per un ammontare di 150.729 euro da parte di ‘Agendà’ presieduta da Jessica Shearer, in passato organizzatrice delle campagne elettorali di Barack Obama e Bernie Sanders nonché ceo di Social Changes, organizzazione americana che nell’ultima tornata ha finanziato diversi esponenti della sinistra italiana, tra cui il deputato di Avs Nicola Fratoianni e il senatore del Pd Antonio Misiani, quest’ultimo con 63.318 euro in beni e servizi.
Il vicepresidente del Senato in quota Lega, Gianmarco Centinaio, ha potuto contare sul sostegno economico – tra i vari finanziatori – di Royalbet Srl, società che si occupa della gestione della concessione dell’esercizio di giochi pubblici (15mila euro), Alan Srl (5mila euro) e Immobiliare Condor Srl (3mila euro).
Il gioielliere Paolo Bulgari è tra i benefattori dell’ex ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini: all’esponente dem l’imprenditore ha versato 10mila euro (stessa cifra donata da Bulgari alla moglie di Franceschini, la deputata Michela Di Biase). A questa donazione si aggiungono in particolare i 10mila euro di Stefano Scavo, membro del cda della Pinacoteca di Bologna, i 5mila euro di Giuseppe Signoriello, commercialista e presidente del collegio dei revisori del Teatro Stabile di Roma e di quello di Napoli, e i 5mila euro dello studio legale Effeffe&Partners, che ha Fransceschini tra i fondatori.
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha beneficiato di un contributo di 25mila euro da parte della Seda Italia Spa, la più grande azienda dell’omonimo gruppo, leader nel packaging alimentare, con sede ad Arzano, in provincia di Napoli, che fa capo all’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato.
In passato la Seda ha aiutato le casse in sofferenza di Forza Italia: l’ultimo “assegno”, di 15 mila euro, è stato staccato il 28 aprile scorso, come riportato dalla lista dei contributi ricevuti dal partito nel 2023. Dalle carte emerge inoltre che il ministro degli Esteri ha ottenuto 20mila euro dalla Confederazione generale Agricoltura. L’azzurro non ha messo nulla di tasca propria come conferma il modello D con i “contributi del candidato”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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