Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile “LE AZIENDE SONO IN BUONE MANI, IL PROBLEMA NON È COSA POTRÀ ACCADERE SULLE EREDITÀ MATERIALI, MA SUL VUOTO POLITICO CHE LASCIA. BERLUSCONI AVEVA UNA MIMICA DA GRANDE ATTORE COMICO”
«Di Berlusconi non ce n’è un altro». Carlo Rossella, amico e
collaboratore di una vita
“Dopo di lui non c’è niente. Lascia ricordi, aneddoti, una considerevole eredità finanziaria ma nessuna politica. Il nuovo Cavaliere non c’è: non esiste sia per motivi finanziari, industriali e politici. Berlusconi è unico e irripetibile nel suo genere».
E della sua invenzione politica, Forza Italia cosa resterà chi potrà portare avanti la sua impronta?
«Forza Italia è morta con lui. Non resterà niente, destinata a dissolversi. Quell’eredità di partito è già finita, morta con il suo fondatore.».
«òe aziende sono in buone mani, Il problema non è cosa potrà accadere sulle eredità materiali, ma sul versante del Paese e sul vuoto politico che con la sua fase storica si chiude…».
«Berlusconi aveva una mimica da grande attore comico: era straordinario. Se dovessi paragonarlo a qualcuno direi che è stato un grande attore come Totò».
«Berlusconi aveva tutti i vizi e le virtù degli italiani a cominciare dalla simpatia. Era un one of us, uno di noi, e per questo gli italiani lo amavano e lo votavano».
Raccontava tutte quelle barzellette…
«Non so chi gliele raccontasse ma in tanti anni che ho lavorato con lui non mi hai mai detto la stessa barzelletta, ogni volta una nuova».
C’è stato qualcuno meglio di Berlusconi?
«Nemmeno nella prima Repubblica c’è stato uno come il Cavaliere. Anzi solo uno è paragonabile a lui, Romano Prodi».
E infatti lo ha battuto due volte…
«I due erano molto simili, ma Berlusconi a un certo tipo di elettorato è piaciuto più di Prodi ma Prodi, secondo quell’elettorato aveva più qualità di lui».
(da La Stampa)
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Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile L’EX SINDACA DI TORINO COMMENTA L’ASSOLUZIONE IN CASSAZIONE NEL PROCESSO PER DEBITI DEL COMUNE DI TORINO: “NON CI FU ALCUN FALSO SU NESSUN BILANCIO. LA MIA CONDOTTA, DA SINDACA, È SEMPRE STATA CORRETTA E CRISTALLINA”
“Oggi è un bel giorno perché la giustizia ha confermato definitivamente ciò che ho sempre sostenuto, difendendomi nel processo e non dal processo: non ci fu alcun falso su nessun bilancio. La mia condotta, da sindaca, rappresentante delle Istituzioni e dei cittadini, è sempre stata corretta e cristallina”.
Così con un post su Facebook l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, oggi parlamentare del M5s commenta l’assoluzione definitiva sul caso Ream. “Oggi è un bel giorno perché quel processo, iniziato su un esposto di natura politica, ha dimostrato che le accuse erano totalmente infondate – continua Appendino – . Oggi è un bel giorno perché sento ancora più forte la vicinanza di tutte quelle persone che in me hanno sempre creduto”.
Che bella notizia l’assoluzione di Chiara Appendino! La decisione della Cassazione spazza via ogni ombra e conferma che Chiara ha agito nell’interesse esclusivo della sua comunità svolgendo in modo inappuntabile il suo incarico di sindaca di Torino”. Lo scrive sui social Roberto Fico, ex presidente della Camera e presidente del Comitato di garanzia del Movimento 5 Stelle.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile BERSANI AZZANNA IL MINISTRO CHE AVEVA FRENATO LE RICHIESTE DEI SINDACI DELL’EMILIA-ROMAGNA PER LA RICOSTRUZIONE POST-ALLUVIONE DICENDO CHE “IL GOVERNO NON È UN BANCOMAT”… SE FOSSE STATA LA SICILIA…
Nello Musumeci sfida i sindaci dell’Emilia-Romagna, rispedisce al
mittente le richieste di risposte immediate dal governo e risponde beffardo: “Non siamo un bancomat”.
Parole che scatenano l’ira e le proteste del Pd, oltre che degli amministratori locali. Musumeci, che ha la delega alla Protezione civile, le aveva pronunciate ieri, durante l’incontro con il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e i sindaci dei territori alluvionati, per respingere le richieste di fondi per l’emergenza. E le ha ribadite oggi, suscitando l’indignazione dell’opposizione e l’accusa di “arroganza”.
Musumeci: “Il governo non è un bancomat”
A RaiNews24 Musumeci ha rivendicato di aver detto nel corso del tavolo permanente per la gestione dell’emergenza sulla alluvione in Emilia-Romagna, insediato a Palazzo Chigi, “che il governo non è un bancomat. Questa frase – ha sottolineato – l’avrebbe dovuta dire anche qualcuno dieci anni fa se volevamo evitare la condizione in cui ci troviamo in Italia in tema di sicurezza del territorio”. E ha aggiunto: “Il tavolo è nato per essere un coordinamento, che significa confrontarsi sui criteri e sulle priorità. Invece qualcuno ha pensato che la riunione dovesse servire soltanto per portare l’elenco delle spese e riscuotere. Il principio non è questo”.
Il Pd: “Arroganza inaccettabile”
“L’arroganza espressa da Musumeci è intollerabile”, attacca Francesco Boccia, capogruppo del Pd in Senato. “Nei primi giorni dopo l’alluvione – ricorda – il governo è andato in Emilia Romagna a fare passerelle con gli stivali nel fango. Ora è passato più di un mese, ma manca ancora il nome del commissario alla ricostruzione e soprattutto mancano le risorse annunciate. Dei famosi due miliardi del decreto ci sono solo qualche centinaio di milioni di risorse fresche”. Per Boccia, quindi, “è inaccettabile che il governo giochi a braccio di ferro con le istituzioni locali, per meri interessi politici, speculando sulla pelle di imprese e cittadini emiliani. Servono immediatamente risorse per chiudere la fase emergenziale e avviare la ricostruzione”.
A puntare il dito contro il ministro è anche Pierluigi Bersani, da poco rientrato nel Pd. “Ma chi crede di essere questo ministro Musumeci? Pensa davvero di poter spiegare con arroganza ai romagnoli come si fanno le cose?”, polemizza su Twitter.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile PIU’ APPREZZATO COME IMPRENDITORE CHE COME LEADER
Silvio Berlusconi è stato tante cose, e il mosaico della sua personalità muta a seconda della prospettiva da cui lo si osserva. A confermarlo è un sondaggio di Swg sull’idea che i cittadini si sono fatti del Cavaliere recentemente scomparso, su un campione rappresentativo nazionale di 800 soggetti maggiorenni. Grandi virtù (astuzia, intraprendenza, intelligenza e carisma), controbilanciate da grandi difetti (disonestà e mancato rispetto per la parola data, oltre che il demerito di non aver mai chiarito i propri legami con mafia e massoneria). Sicuramente, una personalità prorompente, in grado di scatenare emozioni forti, sia in positivo che in negativo, e che non è riuscita a unire il paese: il 78% dei rispondenti di centrosinistra dichiara di aver trovato Berlusconi una figura che separa, mentre solo il 49% di quelli di centrodestra hanno detto che, invece, unisce. O lo si ammira (il 61% del centrodestra) oppure si prova fastidio (il 44% del centrosinistra) nei suoi confronti. E se 7 conservatori su 10 sono d’accordo con il lutto nazionale, la maggioranza relativa è contro (il 42%).
Pregi e difetti
Un aspetto, tuttavia, mette d’accordo buona parte dei rispondenti (l’82%): l’ex premier è riuscito a interpretare le passioni degli italiani attraverso le proprie scelte imprenditoriali (TV, calcio, cinema). Il 78% delle persone conviene sul fatto che abbia cambiato profondamente il Paese. Ma, i rispondenti di centrosinistra, in peggio: per il 93% di loro, il Cav ha sfruttato le debolezze degli italiani per la sua ascesa politica, e per l’87% dello stesso gruppo ha manipolato il Paese con le proprie televisioni. Per il centrodestra, invece, Berlusconi ha contribuito allo sviluppo delle imprese, al posizionamento internazionale dell’Italia e all’integrazione con l’Ue.
Sebbene dunque la sua immagine politica rimanga controversa, le sue doti imprenditoriali risultano universalmente riconosciute. Per questo, nonostante la metà dei rispondenti di centrosinistra ritenga che verrà ricordato anche per lo scandalo del bunga bunga e le sue vicende giudiziarie, c’è unanime consenso sul fatto che passeranno alla storia le tv e i successi imprenditoriali.
L’eredità
Per quanto riguarda il futuro, la metà dei cittadini pensa che nessuno potrà raccogliere il testimone politico del Cavaliere. Solo il 14% pensa possa farlo Giorgia Meloni, il 12% Antonio Tajani, il 10% Matteo Renzi, mentre spunta nel 7% dei casi il nome di Marina Berlusconi. Lo scenario politico attuale, per 4 persone su 10, è peggiore e diverso rispetto quello vigente ai tempi del berlusconismo. Ma per oltre un terzo dei rispondenti ne è l’eredità diretta.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile IN CENTRO A MILANO E’ SCONTRO TRA CONSIGLIERI
Primi segnali di tensione all’interno di Forza Italia dopo la morte di
Silvio Berlusconi, proprio nel centro di Milano, dove i consiglieri forzisti del Municipio 1 fanno volare i primi stracci.
Appena questa mattina era stata la capogruppo al Senato Licia Ronzulli a lanciare l’appello per un partito pacificato, almeno per un po: «Dobbiamo praticare l’unità senza farci condizionare da quelli che vorrebbero un partito litigioso, diviso e debole. Non sarà così».
E così invece è stato quando ieri Forza Italia Milano aveva annunciato che «nel Municipio 1 di Milano si è ricostituito il gruppo di Forza Italia: è formato dal capogruppo Federico Benassati, da Stefania Ambrosini e Stefania Bonaccorsi, provenienti rispettivamente da Fratelli d’Italia e da Milano Popolare». Peccato però che nel Municipio 1 un consigliere di Forza Italia c’era già e si chiama Giampaolo Berni Ferretti, non proprio entusiasta della novità che gli è piombata sulla testa.
Il consigliere non sarebbe stato avvertito da nessuno dei nuovi arrivi e ha deciso così di non unirsi alla nuova comitiva: «Io sono capogruppo del gruppo Misto/Forza Italia in Municipio 1 e sono stato nominato dal commissario regionale Alessandro Sorte Presidente della Consulta degli amministratori locali di Forza Italia. E di questo gruppo non ne sapevo nulla nonostante i miei colleghi consiglieri abbiano da tempo i miei contatti».
I telefoni invece sarebbero stati silenti fino all’ultimo, lasciando spazio solo all’amarezza di Berni Ferretti: «Di sicuro non mi sembra sia questo il modo di onorare la memoria del Presidente Silvio Berlusconi fresco di sepoltura. Specialmente in una Milano che ha sempre più bisogno di una alternativa seria di centrodestra a una maggioranza di centrosinistra che a Palazzo Marino fa fatica anche ad assicurare il numero legale».
(da Open)
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Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile GIORGETTI HA CONFERMATO CHE L’ITALIA NON HA NESSUNA INTENZIONE DI RATIFICARE IL TRATTATO – L’IDEA DEL GOVERNO MELONI DI UTILIZZARE IL MES COME MONETA DI SCAMBIO PER MAGGIORI CONCESSIONI SULLA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ SEMBRA DESTINATA A FALLIRE
Ha incontrato i dipendenti italiani del Meccanismo europeo di Stabilità che lavorano nella sede di Lussemburgo. Ha chiesto di fare una foto con loro. Sorrisi, pacche sulle spalle, clima disteso. Ma la linea non cambia: «In Parlamento restano le difficoltà per ratificare la riforma».
Giancarlo Giorgetti ha partecipato ieri al consiglio dei governatori del Mes e, davanti ai colleghi, il ministro delle Finanze ha ribadito la posizione del governo e della maggioranza.
Dal canto suo, il direttore esecutivo Pierre Gramegna ha spiegato di aver già avviato da tempo un confronto con gli Stati membri per «discutere del ruolo del Mes nel mondo che cambia», ma «all’interno del suo mandato». Fonti Ue spiegano infatti che nessuno pensa a «una riforma della riforma».
Le opzioni che Gramegna porterà al tavolo dopo aver terminato il suo tour tra le capitali (per ora ha incontrato 13 Paesi) potrebbero aprire a nuovi utilizzi del Mes, magari all’introduzione di nuovi strumenti, «per sostenere gli Stati membri non solo a gestire le crisi, ma anche per prevenirle».
Ma questa «revisione» resterà confinata all’interno del perimetro definito dalla riforma che la maggioranza politica italiana non vuole ratificare. E qualsiasi nuovo utilizzo futuro «sarà possibile solo quando il trattato sarà in vigore», dunque quando l’Italia avrà completato la ratifica.
Una cosa è certa: la riunione in Lussemburgo ha dimostrato che l’ipotesi di utilizzare la ratifica del Mes come moneta di scambio per ottenere maggiori concessioni sulla riforma del Patto di Stabilità, come auspicato dalla premier Giorgia Meloni, non è destinata ad andare lontano. Anche perché il Mes è una questione che viene affrontata al tavolo dell’Eurogruppo tra i 20 Stati che utilizzano la moneta unica, mentre la riforma del Patto è una partita a 27 che si gioca attorno al tavolo dell’Ecofin.
Proprio oggi ci sarà il primo vero negoziato tra i ministri delle Finanze sulla riforma proposta dalla Commissione e il fronte dei “falchi” guidato dalla Germania sta già facendo quadrato. Il ministro Christian Lindner ha convinto dieci suoi colleghi a firmare un documento comune per chiedere l’introduzione di un parametro minimo annuale per la riduzione del debito.
Probabilmente non sarà l’1% del Pil chiesto sin dall’inizio da Berlino, ma per la Commissione si tratta comunque di fumo negli occhi perché un intervento di questo tipo andrebbe contro lo spirito originale della riforma. Il piano messo a punto dall’esecutivo Ue prevede infatti di superare i parametri standard uguali per tutti, sostituendoli con percorsi di riduzione del debito “su misura”, negoziati bilateralmente dai singoli governi con la Commissione.
«Bisogna costruire ponti e non trincerarsi dietro gli schieramenti» ha avvertito il commissario Paolo Gentiloni, secondo il quale così facendo «non si aiuta la situazione generale».
C’è però un aspetto che non è passato inosservato: la lettera promossa dalla Germania è stata sottoscritta da Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Croazia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia e Lussemburgo. Sigrid Kaag, ministra delle Finanze dei Paesi Bassi, ha detto di «riconoscersi in molte delle posizioni» espresse dagli 11 colleghi, ma non ha firmato il documento.
(da La Stampa)
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Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile UNO DEGLI YOUTUBER DI “THEBORDERLINE” SI VANTA DELLA POTENZA E DEL COSTO DELLA SUA AUTO. IL MESSAGGIO E’ CHE PER FARE I SOLDI NON SERVA PIÙ LAVORARE; ANZI, SE STUDI, LAVORI E FATICHI SEI UN DEFICIENTE, PERCHÉ I SOLDI SI FANNO PIÙ FACILMENTE FACENDO IL COATTO
Quello che colpisce davvero nella tragedia capitata l’altro giorno a Roma
in cui ha perso la vita un bimbo di 5 anni, è il contesto in cui è avvenuta. Non l’incidente stradale in sé. E nemmeno il fatto che siano coinvolti dei ragazzi.
È il contesto a lasciare sgomenti perché ci dice molto di noi, di quello che siamo diventati. Mi riferisco alle “sfide” per alimentare il proprio canale di video in cui si superano prove più o meno incredibili; e – in questo modo – guadagnare soldi.
Qui quattro ragazzi che gestiscono un canale YouTube di medio successo – TheBorderline – affittano una Lamborghini per viverci «per 50 ore di fila».
A spiegare meglio il contesto è un video pubblicato su TikTok qualche istante prima dello scontro con la Smart in cui era a bordo il bimbo con la mamma e la sorellina: qui uno di loro si vanta della potenza e del costo della sua auto («vale un miliardo! Vale quanto Amazon!»; mentre l’altra auto, la Smart, «costa 300 euro usata» al supermercato.
Il costo, i soldi, sono la misura di tutte le cose.
Quel ragazzo fa il coatto insomma, si vede che recita, che esagera, ma in questo modo i follower del canale YouTube crescono e crescono i guadagni del gruppo che così è incentivato a fare challenge ancora più estreme e coatte per avere più successo.
Chiariamo, i coatti, come gli incidenti stradali, ci sono sempre stati. Ma prima almeno c’erano dei filtri: non potevi andare in tv o sui giornali soltanto facendo il coatto. Potevi farlo con gli amici al muretto sotto casa. O al bar. Finiva lì. Eri al massimo un coatto di quartiere.
Ora grazie al web uno ha per palcoscenico, teoricamente, il mondo intero: puoi diventare un coatto planetario. Inoltre se un tempo ti piacevano le auto da corsa e avevi un disagio giovanile serio dentro dovevi essere James Dean per permetterti di morire guidando una spider su una strada della California a 23 anni. Per incarnare «la gioventù bruciata», insomma, dovevi essere in qualche modo «un gigante». Ora invece possono farlo tutti.
Con i social network non sono soltanto crollati i filtri per diventare famosi ma in più gli algoritmi delle società tecnologiche, per massimizzare i loro profitti, premiano contenuti con comportamenti estremi e li fanno diventare «virali». E gli inserzionisti fanno lo stesso: allergici ad ogni possibile recensione critica, ormai preferiscono gli influencer ai giornalisti
Fare il coatto insomma è diventato prima un modello di business – guadagno con le visualizzazioni e i like – e poi anche un modello culturale. Gli youtuber e i tiktoker delle sfide impossibili non si limitano a fare soldi con i like ma in ogni gesto, in ogni frase trasmettono agli altri il messaggio che per fare i soldi non serva più lavorare; anzi, se studi, lavori e fatichi sei un mezzo deficiente, perché i soldi si fanno più facilmente facendo, appunto, il coatto. Va detto che in rete ci sono anche challenge innocue e alcune a fin di bene, ma in generale quest’epoca sarà ricordata come quella che ha consentito di elevare il coatto a una impresa e poi a un modello. È questo il vero problema dei social, e quindi la loro colpa. Ma anche, un po’, la nostra.
(da la Stampa)
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Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile IN UNO DEI FILMATI REALIZZATI DAI THEBORDERLINE, L’UOMO GUIDA UNA FERRARI INSIEME AL SUO “PARGOLO”… L’AVVOCATO DEL RAGAZZO ACCUSATO DI OMICIDIO STRADALE: “VIENE DA UNA FAMIGLIA PER BENE”
A 48 ore dalla tragedia, la famiglia di Matteo Di Pietro, il guidatore della Lamborghini indagato per omicidio stradale, tenta un contrattacco. «Matteo è figlio di una famiglia per bene, il papà è un dipendente del Quirinale», fa presente l’avvocato Francesco Consalvi, nominato dal padre, Paolo, dipendente della Presidenza della Repubblica, con mansioni amministrative presso la Tenuta di Castel Porziano.
La difesa arriva mentre monta l’odio sui social. Il giovane Di Pietro, è stato raggiunto da minacce di morte, minacciato «di fare una fine orribile».
Intanto sono scattate le perquisizioni dei carabinieri sia nell’abitazione di famiglia sia nella sede della società “Theborderline”, fondata dal gruppo di Youtuber appassionati di sfide sul filo del 100 chilometri orari. Al centro dell’attenzione della Procura di Roma, in particolare, il telefono cellulare del ventenne alla guida della Lamborghini: nelle prossime ore sarà affidato l’incarico ad un consulente con l’obiettivo di verificare se, sullo smartphone, ci siano video girati nei momenti dell’impatto, o in quelli immediatamente precedenti o successivi.
Matteo di Pietro è indagato per omicidio stradale con l’accusa di aver ucciso il piccolo Manuel Proietti, di appena 5 anni.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2023 Riccardo Fucile “UN BAMBINO E’ MORTO PER IL LORO ESIBIZIONISMO E VOI STATE A DIFENDERLI? VERGOGNATEVI”
Gli Youtuber a bordo della Lamborghini che si è schiantata contro la
Smart su cui viaggiava il piccolo Manuel, morto a 5 anni, sono nell’occhio del ciclone dal giorno dell’incidente, lo scorso 14 giugno.
Ma nel mare di indignazione che viaggia sui social, spunta anche qualcuno che spezza una lancia in loro favore. Nelle stories della pagina Instagram di @pirlasv, 240mila seguaci, è infatti apparso il seguente messaggio: «Quello che è successo ai nostri amici è un tragico incidente. Ancora non si conoscono le dinamiche ma vi chiediamo se possibile di non scagliarvi contro di loro ma piuttosto di esseregli vicini senza aggravare con brutte parole la situazione morale che sicuramente è già pesantissima».
E poi, subito dopo, un secondo messaggio: «Naturalmente esprimiamo cordoglio e vicinanza ai familiari della vittima». La pagina fa riferimento a un gruppo di YouTuber bolognesi tra i 17 e i 20 anni, fondato da Gnabrii (Gabriele Gentili), Pierino (Pier Francesco Gentili).
Presto i post sul loro profilo si sono riempiti di commenti indignati, relativi alla vicenda: «Solidarietà ai Vostri amici? Persone, che fanno certe cose, non meritano nulla. È morto un bambino di 5 anni. Una madre in pericolo di vita. Una famiglia distrutta. Una strage. Essere famosi facendo idiozie. I social hanno rovinato molte mentalità», scrive per esempio un’utente.
«Ce la fate a stare zitti in un momento del genere, invece di continuare a usare i social per vomitare le vostre idiozie? C’è un bambino morto, e tocca leggere pu**anate come “non mollate” ai ragazzi che hanno causato tutto. Ma ce la fate? Tutto apposto? Ma vergognatevi un po’», fa eco un altro.
E ancora: «Teste vuote, esibizionisti senz’anima, in bambino morto una famiglia distrutta, i vostri amici si mettono alla guida di una macchina drogati e chiedete solidarietà? Ma vergognatevi…a voi l’oblio a loro la galera…».
(da Open)
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