Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile LA MELONI AVEVA STIGMATIZZATO LO ZELO DELL’ISTITUTO GUIDATO DA RUFFINI, DEFINENDOLO “PIZZO DI STATO”, ORA PERÒ DI QUEL GETTITO HA UN DISPERATO BISOGNO E ALLORA HA CAMBIATO IDEA
Stigmatizza lo zelo dell’Agenzia delle entrate definendolo “pizzo di stato”. Però lamenta d’essere stata fraintesa. “Intendo dire che quando si quota all’inizio dell’anno quanto si prevede di ricavare dalla lotta all’evasione fiscale, e quindi si devono incassare quegli importi a tutti i costi perché altrimenti non si hanno i soldi per coprire i provvedimenti, si fanno cose bizzarre che sono più simili alla caccia al gettito che alla lotta all’evasione fiscale, e questo secondo me non è giusto”. Così parlò Giorgia Meloni.
La quale, coerentemente, ha appena ottenuto che l’Agenzia delle entrate s’impegni col governo a garantire una cifra esatta dalla lotta all’evasione. E non solo per l’anno in corso, ma anche per quelli a seguire. “Cose bizzarre”, direbbe dunque la premier. Ma benedette, invece, per Giancarlo Giorgetti. Perché l’istituto guidato da Ernesto Maria Ruffini si è impegnato a riscuotere ben 2,8 miliardi in più tra il 2022 e il 2025: e sono risorse che garantiranno al governo un minimo di respiro in più in vista della definizione della Nadef.
Insomma, quella Meloni che condannava il calcolo preventivo dei proventi della lotta all’evasione deve rallegrarsi che il suo governo non segua le cose che lei dice, e faccia diversamente. Ed ecco dunque la nuova convenzione triennale che il Mef ha stipulato con l’Agenzia delle entrate: firmata da Ruffini e il viceministro Maurizio Leo, meloniano evidentemente “bizzarro”, lo scorso 7 agosto. E – notiziona! – il pizzo di stato aumenterà.
Per il 2023, infatti, nella convenzione appena stipulata si prevede di riscuotere almeno 18,1 miliardi, con un maggiore recupero di 1,3 miliardi rispetto all’anno passato. Altri 400 milioni in più […] arriveranno nel 2024, quando l’Agenzia delle entrate conta di intercettare 19,3 miliardi. Fino ad arrivare al 2025, quando l’attività di riscossione dovrà dare, rispetto al 2024, ulteriori 300 milioni, per un totale di 19,6 miliardi.
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile “NON PUO’ NASCONDERSI DIETRO LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE DA PRIVATO CITTADINO, SE QUALCUNO LO ASCOLTA E’ PERCHE’ E’ UN GENERALE DELL’ESERCITO, NON TALE VANNACCI CHE NON LO CONOSCE NESSUNO”
«Se fossi ancora in primo grado, alla Procura militare, il libro lo
leggerei. Ci potrebbero essere profili di diffamazione per qualcuno. O per l’istituzione stessa. È ovvio che c’è un problema di immagine per le Forze Armate e l’Esercito che va valutato»: lo ha affermato il Procuratore generale militare, Marco De Paolis, in un’intervista al Corriere della Sera all’indomani del rimozione del generale Roberto Vannacci dal comando dell’Istituto geografico militare a causa delle affermazioni contenute nel suo libro «Il mondo al contrario».
A suo avviso ha fatto «benissimo» il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a sollecitare un’azione disciplinare e «a precisare che non ci sono processi sommari, ma indagini serie: le garanzie valgono per tutti». «I disvalori contenuti in alcune affermazioni di Vannacci così in contrasto con i valori affermati nella nostra Costituzione mi fanno pensare che ci sia un deficit di formazione», ha sottolineato il magistrato.
Il generale, a suo avviso, «non può nascondersi dietro la libertà di espressione come un privato cittadino qualunque. Se qualcuno lo ascolta è perché è un generale dell’Esercito, non Vannacci, che non lo conosce nessuno». Il Pg militare non ritiene che le controverse affermazioni su gay e migranti riflettano un pensiero diffuso nelle forze armate.
«Io credo, spero, di no», ha spiegato, «alcune frasi che ho letto mostrano un’arretratezza culturale di qualche secolo. Ho molti contatti con le Forze Armate e non mi sembra un pensiero condiviso. Forse lo è più nel cosiddetto ‘popolino’, fuori dalle caserme».
(da Globalist)
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Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile QUALCHE ANNO FA, IL GENERALE FABIO MINI DISSE CHE C’ERANO MOLTISSIMI GAY, A TUTTI I LIVELLI, ANCHE FRA I VERTICI
Dopo le dichiarazioni del generale Roberto Vannacci sui gay, che tanto scalpore hanno destato e che gli sono costate la destituzione dal comando, sorge spontaneo un interrogativo: quanti saranno gli omosessuali nelle forze armate?
Secondo Polis Aperta, l’associazione LGBTQ+ che raduna uomini e donne omosessuali nelle forze dell’ordine, i gay e le lesbiche in divisa che vivono apertamente il loro orientamento sessuale raggiungerebbero addirittura il 10%, uno su dieci, cifra approssimata per difetto poiché non conteggia quei poliziotti e militari che invece preferiscono tacere sul proprio orientamento sessuale.
“Molti poliziotti e militari hanno paura di fare coming out,” dichiara l’agente di polizia Simonetta Moro, già presidente di Polis Aperta, “hanno paura che rivelare il proprio orientamento sessuale possa bloccare la carriera”.
E riguardo alla carriera degli omosessuali in divisa, qualche anno fa si espresse un pezzo grosso dell’esercito, addirittura un omologo di Vannacci, ovvero il generale Fabio Mini, ex capo di Stato Maggiore del Comando Nato delle forze alleate del Sud Europa.
Prima in un’intervista all’Espresso e poi ai microfoni di KlausCondicio condotto da Klaus Davi, Mini raccontò testualmente: “Nell’esercito italiano resiste il mito del macho, l’uomo duro tutto di un pezzo, ma nella mia lunga carriera ho riscontrato moltissimi gay a tutti livelli, anche fra i vertici come i generali. Alcuni generali hanno promosso i loro favoriti e agevolato la loro carriera”.
Questi generali omosessuali, e in generale i gay e le lesbiche appartenenti alle forze dell’ordine, come avranno accolto le parole di Vannacci sulla loro “anormalità”? Sarebbe interessante saperlo.
(da Dagoreport)
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Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile “GLI OMOSESSUALI HANNO SMESSO DI NASCONDERSI”
«Ho provato un forte sdegno, come omosessuale e come soldato.
Ho pensato a me stesso e a chi ha le spalle meno larghe delle mie. Ho pensato a un 18enne che magari non si arruola più. Poi si va per associazione: uno legge che un generale ha questa opinione e poi pensa che tutto l’esercito sia così».
A parlare è Andrea (nome di fantasia, ndr), un ufficiale che lavora in un comando dell’Esercito da oltre 30 anni, con alle spalle un ampio bagaglio di missioni all’estero, dopo lo scoppio del caso del libro omofobo e razzista – Il mondo al contrario – del generale Roberto Vannacci. Quest’ultimo è stato poi destituito per quanto scritto nel suo testo autoprodotto, ma ha ribadito a più riprese che non ha alcuna intenzione di scusarsi o modificare il testo, facendo appello alla libertà di parola.
«Penso abbia torto. Se io mi chiamo Luca Rossi e sono un colonnello dell’esercito, domani esco con un libro e voglio parlare del problema delle api che diminuiscono, nella biografia non metto che sono militare. Teoricamente posso pubblicarlo senza avvertire nessuno, anche se io per scrupolo lo manderei in visione ai superiori. Ma se ne scrivo uno dove faccio molti riferimenti alle mie operazioni passate, sto mettendo in campo porzioni di storie avvenute in servizio. Già per quello devo chiedere l’autorizzazione», commenta Andrea in un’intervista a la Repubblica.
«Considerato che il contenuto del libro parla anche, seppur marginalmente, di episodi operativi sarebbe stato obbligatorio mandare una bozza del libro per la visione. Ma è scritto in Costituzione: per militari e magistrati ci sono dei limiti ai propri diritti costituzionali derivanti dalla propria funzione», prosegue a colloquio con Matteo Pucciarelli.
Il coming out
Dopo la vicenda Vannacci, Andrea riferisce che quei pochi soldati che conosce che hanno fatto coming out sono «impauriti», si guardano attorno con più sospetto. Al tempo stesso però l’intervento del ministro Guido Crosetto ha rassicurato. L’ufficiale racconta il suo coming out, che ha fatto attorno quando aveva 50 anni: «Erano cambiati i tempi, il mondo finalmente si stava aprendo, l’Oms aveva finalmente cancellato il passaggio in cui definiva l’omosessualità disturbo della personalità. Prima ho fatto finta per anni di essere etero, ho sentito molte battute sui gay ma come le senti ovunque. Ma non ho subito discriminazioni al mio coming out».
«Un fascista che si arruola farebbe uno spergiuro»
Sollecitato sul luogo comune che tutti i paracadutisti abbiano delle posizioni di estrema destra, Andrea risponde: «Si riferisce a fatti vecchi di decenni. Quando la leva era obbligatoria per tutti, per un iper-nazionalista andare a fare il militare era considerata un’esperienza positiva ed eccitante. I parà sono un corpo particolarmente ardimentoso, la cui fondazione risale ai tempi del fascismo questo anche per motivi storici, gli aerei in battaglia e relativi lanci si svilupparono all’epoca. Molti oggi fanno i parà perché è un’attività sportiva estrema, altri per ragioni geografiche. Che sia un covo di fascisti lo escludo».
E conclude: «Chi fa il militare giura sulla Costituzione e la nostra Carta parla chiaro, un fascista che si arruola farebbe uno spergiuro».
(da La Repubblica)
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Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile L’ENNESIMA DENUNCIA SOCIAL DI UNA FAMIGLIA: “ALLA FINE NON CI HA NEANCHE RILASCIATO LA RICEVUTA”
Una famiglia che torna dalle vacanze, padre, madre e due figlie adolescenti che all’alba del 18 agosto atterrano all’aeroporto di Malpensa. E si ritrovano – questo il racconto sui social di Maria M. – a dover litigare con il tassista che prima comunica una cifra per la corsa e poi, a metà strada, cambia idea e chiede 40 euro di più.
Il racconto della signora parte dall’arrivo in aeroporto: stanchi per il viaggio decidono di cercare un taxi per arrivare a casa, a Parabiago. Si avvicinano a un taxi in attesa, chiedono all’autista il prezzo di una corsa a Parabiago. Il prezzo comunicato è di 70 euro: la famiglia sale in macchina, dopo aver caricato da soli le valigie nel bagagliaio.
Ma a metà strada il tassista comunica che si è sbagliato, “perché Parabiago è in provincia di Milano, non di Varese (come se non lo sapesse prima) e quindi la tariffa è di 110 euro. Ci lamentiamo ma non serve a nulla, afferma che sono tariffe fisse regionali”.
Già contrariati dallo ‘sbaglio’ del tassista, i quattro hanno un’altra sorpresa arrivati sotto casa. “Mio marito chiede di pagare col Pos, il tassista ci risponde che ha da poco cambiato banca e il pos è fuori uso, per questo accetta solo contanti”.
Inizia la discussione, il tassista propone anche di accompagnarli a un bancomat per prelevare, la moglie deve salire in casa a racimolare altro contante, alla fine mettono assieme 100 euro in contanti: il tassista, indispettito, alla fine cede e accetta le banconote, con lo sconto di quei 10 euro.
“Del pos non funzionante è stato detto alla fine, niente ricevuta…noi abbiamo sbagliato ad assecondarlo, dovevamo pagare 70 euro e stop, come da lui dichiarato al momento della corsa…ma eravamo stanchi dopo un volo notturno e con le mie 2 figlie presenti, e poi era un tipo arrogante”, spiega la signora a chi commenta il suo post ricordando le tariffe.
Perché la Regione stabilisce, appunto, alcune tariffe fisse: da Malpensa a Milano (in qualsiasi punto della città) e viceversa il costo fisso è di 110 euro, ma Parabiago appunto si trova ad almeno 20 chilometri di distanza da Milano (e a poco più di 30 dall’aeroporto) e non ci sono tariffe fisse.
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile PIOGGIA DI RECENSIONI NEGATIVE SU UN RISTORANTE DI OSTUNI CHE POI CANCELLA IL POST (CHE PENSA DI AVERE ANCORA RAGIONE)
Vietati l’ingresso ai bambini minori di 6 anni e ai cani. Poi il
dietrofront. Succede in un noto ristorante di Ostuni, “L’osteria del tempo perso”, che è stata assaltata dagli utenti social per le regole che il locale aveva pubblicato sui propri canali online. La policy incriminata è stata poi rimossa.
Il divieto per i più piccoli era stato giustificato «per motivi logistici». Ma non solo bimbi e animali. Qualche indicazione ferrea toccava anche gli adulti: «Hai a disposizione due ore per goderti il tuo pasto, incluso il tempo impiegato dal ritardo, assicurati di arrivare in tempo a Ostuni per trovare il parcheggio».
Insomma, guai a fermarsi a chiacchierare oltre un paio d’ore. Inoltre, pare che fosse necessario ordinare almeno due portate. Ma attenzione: dolci e contorni non rientrano tra le portate principali, si contano a parte.
Centinaia di recensioni negative
La notizia, riportata da La Gazzetta del Mezzogiorno, ha fatto il giro del web e l’osteria ha così deciso di togliere le regole. Intanto, sulla piattaforma Tripadvisor restano le recensioni negative di centinaia di persone.
«Come si può andare in compagnia e dover mangiare in fretta per l’avidità del ristorantore che vuole riempire lo stesso tavolo più volte in una sera? Il tutto dovendo ricorrere ad amici per affidare loro i bambini e il cane che non possono entrare. Per altro cibo mediocre per una cena che a Ostuni posso trovare a alla metà del prezzo», scrive un utente.
E un’altra ancora: «È incredibile come un ristorante non accetti i cani (piccolo taglia eh, niente di che tra l’altro). Ci hanno fatto entrare, ci hanno fatto accomodare e successivamente ci hanno detto che non accettavano animali, quasi colpevolizzandoci di non averli avvertiti. Ci hanno proposto un alternativa al piano di sotto ma per principio siamo andati via! Mi sarei sentita super a disagio».
Le replica dei gestori
«È la prima volta che la nostra famiglia in qualità del nome Osteria del Tempo Perso deve difendersi da questi leoni da tastiera. Il decalogo delle regole per le prenotazioni è scaturito da alcuni episodi che si sono verificati (e non una volta); vi spieghiamo quali, anche se non siamo abituati a difenderci e a giustificarci. Avevamo anche dimenticato di aver scritto alcune cose sul sito e ringraziamo chi se ne è accorto. Dunque, abbiamo provveduto a rettificare».
Così i gestori del locale tentato di difendersi dalle critiche. E spiegano le ragioni di certe regole: «Una sera dopo aver preso delle prenotazioni ci siamo ritrovati ad accogliere nel ristorante tre cani di grossa taglia. Chi conosce il nostro ristorante, sa che abbiamo delle sale piccole, capaci di accogliere pochi ospiti. Due dei cani hanno iniziato ad abbaiare (come facevamo a sapere che entrambi erano maschi?). In tutto questo marasma una coppia con un bambino ha dovuto lasciare il ristorante perché aveva paura. Per non parlare di chi è allergico al pelo del cane; noi dobbiamo cercare di accontentare tutti». Per quanto riguarda il divieto dei bambini, non vogliono trovarsi con urla e pianti che potrebbero disturbare gli altri clienti. Infine, per l’ordine delle due portate obbligatorie ci tengono a dire: «Ci dispiace ma non possiamo lavorare con tavoli di quattro persone che prendono due pietanze da dividere, più una bottiglia d’acqua, e tenere occupato il posto per tutta la serata».
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile LO ANNUNCIA L’AGENZIA SPAZIALE DI MOSCA, ROSCOSMOS, CON SOMMO DISPIACERE DI “MAD VLAD”, CHE VOLEVA DIMOSTRARE AL MONDO DI POTER BATTERE GLI AMERICANI ALMENO IN ORBITA…LA SONDA ERA LA PRIMA LANCIATA DALLA RUSSIA SULLA LUNA DAL 1976, ED È ESPLOSA DOPO UN INCIDENTE, DURANTE LA MANOVRA DI ALLUNAGGIO
Missione fallita malissimo ben prima di iniziare. Si è concluso con uno schianto sul suolo lunare il viaggio spaziale della sonda Luna-25, nella prima missione lunare di Mosca in 47 anni.
La precedente sonda, Luna-24, fu lanciata nel 1976 quando ancora era in corso la corsa allo spazio tra Stati Uniti e l’Urss. La missione era iniziata lo scorso 10 agosto dal cosmodromo di Vostochny, nell’Estremo Oriente della Russia, con il lancio del razzo Soyuz e, unitamente, la sonda.
Il 16 agosto scorso, il velivolo era entrato nell’orbita lunare e, secondo gli obiettivi della missione, nella giornata di domani, 21 agosto, sarebbe dovuta approdare sul glaciale Polo Sud del satellite terrestre, con l’obiettivo di «prelevare (campioni) e analizzare il suolo» lunare e di «condurre ricerche scientifiche a lungo termine», come spiegato dall’agenzia spaziale russa Roskosmos.
Ma qualcosa è andato storto. Già, perché nella giornata di ieri, come comunicato dai tecnici di Roskosmos, si sono persi i contatti con la sonda: ciò è avvenuto dopo che la sonda è entrata in un’orbita incontrollata, che ha deviato la sonda rispetto ai calcoli dell’agenzia. Tutti i tentativi di rilocalizzarla sono falliti, tant’è che con un comunicato ufficiale la missione è stata ufficialmente dichiarata fallita: «Luna-25 ha cessato di esistere a seguito di una collisione con la superficie lunare», aggiungendo che una commissione interdipartimentale indagherà sulle cause. Mosca sperava di fare la storia, con il presidente Putin che voleva dimostrare al mondo una sorta di “continuità” con la precedente stagione di esplorazione spaziale di epoca sovietica, e che la Russia è in grado di tornare nello spazio in autonomia, dopo la rottura delle partnership con i Paesi Occidentali a causa delle sanzioni per la guerra in Ucraina. Ma la missione è fallita, con uno schianto lunare. Ma la Russia potrebbe riprovarci, Cina permettendo.
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile “IL PREGIUDIZIO DI UN SUD MANTENUTO E FANNULLONE E’ UNA PUTTANATA”
“Lo studio della Cgia di Mestre serve a dire che il Sud non ha
bisogno di aiuti. Come fa a crescere 4 volte più di Germania e Francia messe insieme, tra l’altro in un mese, chi non ha ferrovie, autostrade e centri di ricerca”. A dirlo Pino Aprile, giornalista e scrittore.
Perché non si fida dell’ultimo studio sulla ripresa?
Nel giro di un mese, abbiamo visto prima glorificare l’Italia, che secondo alcuni cresceva più del resto d’Europa e poi subito invece si è parlato di discesa. Ora si riparla di ripresa, pure se in modo parziale. Ecco perché vorrei aspettare un po’ di tempo prima di emettere verdetti definitivi. Vorrei capire se si tratta di oscillazioni nel breve periodo o di fenomeni strutturali. Attendiamo che quanto sostenuto dalla Cgia, venga detto anche un altro ente.
Quali sono i rischi nel diffondere un’informazione affrettata?
Sono due. Il primo è che un fenomeno momentaneo venga letto e commentato come se fosse strutturale. Il secondo è che venga fatto passare per verità indiscussa un dato, che almeno per quanto mi riguarda, considero di debole attendibilità. Non dimentichiamo che stiamo parlando degli stessi signori che ci hanno raccontato che il Comune più povero d’Italia era ai confini con la Svizzera, non tenendo però conto che i suoi abitanti di giorno passavano la frontiera, guadagnando cifre che non avevano nulla a che vedere con le nostre. Si faceva, intanto, passare per vero qualcosa che non lo era.
Il Sud davvero si sta riprendendo o meglio ancora si sta rimboccando le maniche?
Si è sempre rimboccato le maniche. Le p…e che raccontano servono solo a codificare, cristallizzare un pregiudizio di un Sud fannullone e mantenuto. Ciò è una cretinata. Il Mezzogiorno, proprio per le condizioni in cui è stato messo, con una scelta politica di emarginazione e sottrazione, che dura da oltre un secolo e mezzo, ha disperato bisogno di aiuto. Detto ciò, il Sud si è sempre inventato il lavoro e quando non ha potuto farlo in loco, è stato in grado di farlo ovunque nel mondo. Il resto sono luride sparate razziste.
Come fa a dirlo?
Siamo l’unico Paese del mondo sviluppato che ha al governo delle persone con condanne per razzismo.
A chi si riferisce?
Salvini ha patteggiato una condanna per razzismo contro i meridionali. In quale nazione al mondo starebbe al governo? La Costituzione, poi, è nelle mani, perché ne faccia scempio, di un tale Calderoli, promotore di una legge elettorale da lui stesso definita una porcata.
Siccome le sa fare, gliene facciamo fare un’altra sull’autonomia differenziata? Stiamo parlando di chi è stato condannato per razzismo in primo e secondo grado. La Cassazione, per un vizio di forma, ha disposto che si rifacesse il processo. A questa gente facciamo mettere mano alla legge dello Stato? A volte, penso che siamo in un Paese di pazzi da ricovero.
In questo clima di pazzi, c’è davvero, però, un Sud, che in controtendenza agli slogan, come dimostrano i dati sul turismo, traina la ripresa?
Sono tutte cose che do per scontate. I pericoli, le ripeto, sono due. Come fa la Cgia di Mestre a dire che a Sud va tutto bene. Forse sotto sotto ci vuole dire non rompeteci le p…e, che questa parte dello stivale non ha bisogno di aiuti. Altro rischio, poi, è far passare il messaggio che perché si cresce ci sia stata una svolta. Non è così. Come fa a cambiare tutto in una parte del Paese, che oggi come due mesi fa, non ha le ferrovie, che al Nord invece vengono realizzate con i soldi dei meridionali? Stesso discorso vale per autostrade e centri di ricerca strapagati. I porti, poi, ci sono, ma non vengono fatti lavorare perché tocca solo a Trieste. Chi sta sprofondando nel Sud del Mediterraneo come fa a essere il motore dell’Italia? I cambiamenti strutturali non possono avvenire in un mese.
Perché?
Andiamoci piano. Se non cambiano le circostanze, i dati strutturali della produzione, della crescita, si tratta di guizzi e non di altro, di oscillazioni stagionali.
Cosa potremo scoprire a settembre?
Che il Sud non è quello descritto dalla Cgia. Non facciamoci ingannare. Ciò ovviamente non significa che non c’è voglia di riscatto, anzi c’è qualcuno che vuole che pensiamo il contrario. Stiamo parlando di un ente che esiste non per l’Italia, ma per un gruppo ben definito. Mi aspetto che Svimez diffonda gli stessi dati. Solo allora crederò a quanto diffuso da Mestre.
(da lidentita.it)
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Agosto 20th, 2023 Riccardo Fucile “GLI ORGANICI DELLE CASE DI RIPOSO SONO IN UNA SITUAZIONE GRAVISSIMA”
Dopo l’appello disperato di Venezia alla ricerca di medici dello scorso luglio, il Veneto ha bisogno anche di operatori socio sanitari e di infermieri.
Della prima categoria ne mancano ben 3.500 e della seconda 2.000 nelle 351 case di riposo della Regione.
Così la giunta regionale ha deciso di recuperare i corsisti già bocciati, permettendogli di rifare l’esame con una sessione di recupero senza che ripetano l’intero ciclo di lezioni.
Secondo quanto riferisce Il Gazzettino, ad avanzare la proposta erano state l’assessora regionale alla sanità Manuela Lanzarin ed Elena Donazzan. Poi hanno ottenuto il via libera dalla direzione risorse umane del Servizio sanitario regionale considerata la «gravissima situazione nella quale versano gli organici delle strutture di assistenza socio sanitaria del territorio regionale», che contano attualmente 32.510 posti letto.
Stanziati 25mila euro
La nuova delibera approvata introduce tre turni di recupero all’anno, gestiti chiaramente da organismi di formazione accreditati. La domanda di partecipazione sarà ammessa purché siano trascorsi al massimo 24 mesi dalla bocciatura. Alla prova di riparazione si potrà partecipare una volta sola. La regione ha stanziato 25.000 euro per questa proposta e per ogni sessione è previsto un contributo pubblico di 1.000 euro fino a 10 iscritti e, al di sopra di questa soglia, di 500 euro ogni 5 partecipanti in più. I candidati dovranno pagare una quota di iscrizione di 100 euro.
(da agenzie)
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