Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile CHE C’ENTRA UNO DEI PRINCIPALI MUSEI D’ARTE MODERNA D’ITALIA CON LO SCRITTORE INGLESE? COSA ESPONI DI UNO CHE HA SCRITTO DUE ROMANZI IN UN MUSEO DI ENORMI PARETI BIANCHE? UNA LETTERA IN CUI SCRIVE DI ESSERE “INNAMORATO DELLA LINGUA ITALIANA” … SANGIULIANO HA PASSATO L’INCOMBENZA ALLA DIRETTRICE DELLA GNAM CHE DI FANTASY SE NE INTENDE, BASTI VEDERE COME HA RIDOTTO LE SALE DEL MUSEO
“In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente
cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati”. In “Lo Hobbit” e “Il signore degli Anelli” di Tolkien sembra di udire qualcosa che rimanda all’ “Anello del Nibelungo” di Wagner: forza, origine, mito. Ma mentre i fantasy dell’autore britannico sedussero, anzitutto, hippie e pacifisti la tetralogia del compositore tedesco stregò zio Wolf, com’era “simpaticamente” chiamato Hitler al Festival di Bayreuth.
Un po’ underground, un po’ underdog, certo di destra anche la giovane Meloni si innamorò non certo di Nietzsche o Spengler ma di Tolkien, basti ricordare il messaggio Facebook dedicato a lei dalla sorella Arianna dopo la vittoria elettorale: “A me l’orgoglio di essere tua sorella.
Ti accompagnerò sul monte Fato a gettare quell’anello nel fuoco, come Sam con Frodo, sapendo che non è la mia storia che verrà raccontata, ma la tua, come è giusto che sia” (e qui ci vorrebbe la musica della “Cavalcata delle Valchirie”, quella che a Woody Allen fa scattare la voglia di invadere la Polonia).
Chiarissima anche la citazione di Pino Insegno la sera della chiusura della campagna elettorale: “Figli di Rohan, fratelli miei, popolo di Roma, verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo il giorno. Oggi combattiamo”.
Altro che Gramsci, altro che Marx! Da ragazza, ‘’io so’ Giorgia’’ partecipò nel 1993 a una riedizione dei Campi Hobbit come un qualsiasi segretario del Pci partecipava alla festa dell’Unità. E poiché si conviene commemorare i padri nobili, per il cinquantesimo dalla morte di Tolkien la Meloni ha preteso una mostra su Tolkien come in Russia la pretendevano su Lenin.
Poiché la cultura di destra o conservatrice è, per ora, un fatto di famiglia, sora Giorgia deve aver pensato con il cognato Lollobrigida di chiamare la portavoce di Lollobrigida, Antonella, che è la sorella di Alessandro Giuli, nominato dal Centrodestra presidente del Maxxi, per chiedergli di realizzare detta mostra. Ma Giuli deve aver pensato: che ci espongo, io, di un romanziere?
Così pare aver usato una antichissima tattica, spesso fatta propria dal direttore del “Corriere” Paolo Mieli il quale, quando gli amici gli chiedevano qualcosa rispondeva: “Tu sei come un fratello, come posso chiedere di fare un piacere a un mio familiare?”. Giuli avrebbe risposto: per Tolkien il Maxxi è mini, perché non fare una mostra in un più grande museo come la Gnam, la Galleria nazionale d’arte moderna?
E così, il crociato Sangiuliano ha passato l’incombenza alla direttrice della Gnam, Cristina Collu, che di fantasy se ne intende, basti vedere come ha ridotto le sale del museo. Quindi la decisione sulla curatela: a chi affidarla? Al multiforme Alessandro Nicosia, nato politicamente con Berlusconi, è uno che sta nella terra di mezzo: destra-sinistra-centro e se non proprio il Signore degli Anelli si può definire il Signore del Vittoriano, che ha controllato dal 1995 fino al 2015, anno in cui l’ex ministro Pd Dario Franceschini lo ha defenestrato, dopo una gran lite con Salvo Nastasi.
A questo punto manca solo il contenuto, che è il meno. Già, cosa esponi di uno che ha scritto due romanzi in un museo di enormi pareti bianche? L’autore della saga “Il Signore degli Anelli”, che i Beatles sognavano di interpretare in un film diretto da Stanley Kubrick, ha lasciato libri, lettere, foto… ma non opere da grandi sale.
La mostra racconterà pertanto il legame di Tolkien con l’Italia, che è poi una lettera (sarà esposta) in cui scrive di essere “innamorato della lingua italiana”.
Infatti, Tolkien era membro della Oxford Dante Society da qui la passione per Dante, padre della lingua già rivendicato come scrittore di destra. Poi altri frammenti come i carteggi con Benedetto Croce, che per Sangiuliano è l’unico o massimo pontefice del pensiero italo-meridionale. Quindi lettere a Attilio Momigliano e allo storico e partigiano Alessandro Passerini d’Entrèves.
Tanto, da quando le mostre sono immersive, sensoriali ecc. ecc. il contenuto originale poco interessa; figuriamoci una mostra sul maestro del fantasy! Fantasia al potere: film, fumetti, musica e giochi a lui dedicati. Immagini anche delle città italiane più amate come Venezia (strano), Assisi, Stromboli e Civitavecchia (!).
Da novembre, oltre 150 opere tra foto, documenti, filmati, ricostruzioni virtuali e le prime edizioni dei libri di Tolkien. È una mostra pop e fantasy che traccia il solco della museologia “conservatrice” (paradossi del contrario!) e segna l’irruzione nell’arte di una premier che da anni lotta “contro la sinistra, come Frodo lottava contro Sauron, oscuro signore di Mordor”. Nel bookshop solo lui: Tolkien come il libretto rosso di Mao.
(da Dagoreport)
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Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile IL COMANDANTE DEI VIGILI MARCO AGOSTINI, 63 ANNI, RACCONTA LE MOLESTIE AL PARTY DI ARMANI. INVECE DI ESSERE LUSINGATO PER LE PALPATINE AL FONDOSCHIENA PIGOLA: “E’ STATO IMBARAZZANTE. FORSE LE MANI SUL SEDERE ERANO UNA SFIDA” (AL BUON GUSTO?)
Comandante Marco Agostini, che cosa è successo?
«A 63 anni farsi mettere le mani sul sedere è imbarazzante. Non c’è tanto altro da dire».
Che atmosfera c’era? Come si è sentito?
«Avevo la divisa di gala, con gradi e spalline. Forse è stato un gesto di sfida, proprio perché la indossavo…»
Sporgerà denuncia?
«Non ho denunciato. Secondo me è più efficace rendere pubblica la cosa, come ho fatto attraverso il post».Ma sporgere denuncia non sarebbe un segnale di incoraggiamento per chi subisce molestie e non ha il coraggio di denunciare?
«Nel mio caso, una denuncia è difficile. Non c’è prova documentale del fatto, non ci sono immagini. Sarebbe la mia parola contro un ignoto».
La zona della festa non era sorvegliata?
«Si, non da telecamere. Ma non c’entrano niente né il luogo, né la festa, né Armani»
Quindi…
«Non mi interessa la punizione del deficiente, quanto che la gente sia consapevole. E basta».
Non crede di aver ottenuto l’effetto opposto?
«Non mi preoccupa e mi interessa poco. Qualcuno pensa di essere spiritoso, ma è solo stupido».
(da Dagoreport)
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Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile SI PARLA ANCHE DI CECILIA STRADA E CHIARA VALERIO, INTELLETTUALE E SCRITTRICE. PER LE ISOLE CAPOLISTA PIETRO BARTOLO, EURODEPUTATO USCENTE E EX MEDICO DI LAMPEDUSA
Elly Schlein sta già lavorando per comporre il puzzle delle
europee. Al Nazareno minimizzano e assicurano che “il file è ancora da aprire”. Ma la segreteria del Pd sonda nomi e possibilità per riempire le caselle di chi lascia e di chi si candiderà all’europarlamento.
Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di Milano ed europarlamento nelle file dem, non si ripresenta, ad esempio. Mentre Massimiliano Smeriglio sarebbe pronto a correre di nuovo però nella lista degli eco-pacifisti che Alleanza Verdi-Sinistra sta preparando. Una spina nel fianco per Schlein.
Per Schlein la partita delle europee è complicata da tutti i punti di vista. Da un lato, la sfida è rilanciare a sinistra su europeismo, movimentismo, ecologia e pacifismo, ma dall’altro ha bisogno di un solido traino di consensi e di radicamento che allignano dalle parti dei riformisti dem.
A cominciare da Stefano Bonaccini, il governatore emiliano-romagnolo, sfidante sconfitto alle primarie e presidente del partito. Potrebbe candidarsi all’europarlamento, tanto che già scalda i motori Michele De Pascale il sindaco di Ravenna e presidente dell’Unione Province, tra i papabili per sostituirlo in Regione.
Non si candiderà invece Michele Emiliano, il governatore della Puglia, che preferisce finire il mandato in Regione. È il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro invece in pole position come capogruppo per il Sud alle europee.
A seguire potrebbero essere schierati Loredana Capone, Sandro Ruotolo e l’uscente Pina Picierno.
In realtà i nomi impazzano. Con alcune certezze. Lucia Annunziata – la giornalista che si è dimessa dalla Rai in dissenso – ha smentito ieri una sua candidatura alle europee: “Non mi candiderò mai alle europee. Né con il Pd né con nessun altro partito”. Era data capolista al Sud o piuttosto nella circoscrizione Centro.
Qui è Nicola Zingaretti, l’ex segretario dem e ex governatore del Lazio, in testa di lista con una scommessa europea: diventare il capogruppo dei Socialisti e democratici. Dipenderà dal bottino di consensi che Schlein riuscirà a portare a casa
Sempre per il Centro c’è in lizza Marta Bonafoni, attuale coordinatrice della segreteria e soprattutto il sindaco di Firenze Dario Nardella che si è fatto le ossa europeiste anche con l’iniziativa della rete eurocities, e che si è detto “disponibile, ma senza sgomitare”. Oltre a Matteo Ricci sindaco di Pesaro.
Tra i sindaci dem papabili per le europee è dato (quasi) per certo Giorgio Gori, il primo cittadino di Bergamo nel collegio Nord Ovest, dove capolista potrebbe essere Cecilia Strada di Emergency.
È una circoscrizione (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia) che ha riservato buoni risultati al Pd: a essere schierati qui ci sarebbero il capogruppo uscente all’europarlamento Brando Benifei e anche Lele Fiano. Più incerto il risiko nord-orientale con l’incognita Bonaccini. Si parla anche di Chiara Valerio, intellettuale e scrittrice.
Tutta aperta la rosa di ipotesi per le Isole. Capolista scontato dovrebbe essere Pietro Bartolo, eurodeputato uscente e ex medico di Lampedusa: è sostenuto da Demos e dalla comunità di Sant’Egidio che vorrebbe però giocasse in casa, nel Centro.
Per la circoscrizione Sicilia e Sardegna quindi si brancola per ora: circolano i nomi di Antonello Cracolici, Teresa Piccione, Peppino Lupo, Stefania Marino, Leoluca Orlando e, se c’è un cambio generazionale, di nuovi esponenti come Marcello Linares.
(da La Repubblica)
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Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile “FA DICHIARAZIONI GARANTISTE, MA POI LE NORME LE SCRIVONO I MAGISTRATI DEL MINISTERO”
Il sospetto si stava allargando e Carlo Nordio si è visto costretto a chiarire: «Nessun rinvio, la riforma della Giustizia andrà avanti». L’excusatio era “petita”, anche perché il Guardasigilli ha avvertito che i suoi maggiori alleati lo stanno abbandonando, stanchi di proroghe e provvedimenti poco garantisti.
Forza Italia fa fatica a nascondere il malumore verso il governo e prepara la battaglia sul decreto che estende le intercettazioni nelle indagini sulla criminalità organizzata anche a chi non è indagato per associazione mafiosa, mentre il Terzo Polo approfitterà del dibattito parlamentare per aprire il fronte sui cosiddetti ascolti a strascico.
I membri azzurri delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia si riuniranno nei prossimi giorni per scegliere la linea: un documento che circola tra i parlamentari berlusconiani individua problemi di costituzionalità nel decreto del governo sull’estensione della possibilità di intercettare. In particolare il dossier consegnato ai parlamentari critica gli effetti retroattivi della norma «non può valere come una sanatoria per intercettazioni illegali nel momento in cui sono state disposte».
La giustizia riscalderà l’autunno, Nordio, ospite del Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha annunciato l’arrivo del secondo pacchetto di provvedimenti, «forse già nel prossimo Consiglio dei ministri», che dovrebbe contenere norme sulla prescrizione, misure cautelari e, secondo quanto annunciato dal Guardasigilli, anche sull’utilizzo delle intercettazioni.
Domani in Senato approda il ddl che contiene l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, «ho avuto i sindaci in processione per chiedermi di cancellarlo», ha raccontato ieri Nordio a Cernobbio. Ma anche in questo caso l’ala garantista della maggioranza teme che l’aver affidato il provvedimento alla commissione Giustizia del Senato, presieduta dalla leghista Giulia Bongiorno, dichiaratamente contraria all’abolizione, metta a repentaglio l’obiettivo del ministro.
Poi c’è il tema della separazione delle carriere che, nonostante le dichiarazioni del ministro, a molti esponenti del centrodestra pare destinato a un binario morto. Nordio ha spiegato così il percorso lento: «Servono tempi più dilatati come prevede la Costituzione». Ma proprio perché l’iter sarà lungo, ragionano i garantisti in Parlamento, sarebbe il caso di partire prima.
I forzisti ricostruiscono così gli ultimi passaggi: mentre la commissione Affari costituzionali stava procedendo con le audizioni, a marzo Nordio ha annunciato un disegno di legge del governo, bloccando di fatto l’iter in Parlamento. Quel testo però ancora non c’è e quindi la commissione tornerà presto a riunirsi per cercare di non impantanare uno dei sogni di Silvio Berlusconi.
Perché questa impasse? Enrico Costa di Azione, che con il ministro ha avuto in passato un dialogo fluido e costante, ha un sospetto: «Il governo ha deciso di sacrificare la separazione delle carriere sull’altare del premierato».
Secondo questa teoria, molto diffusa anche nella maggioranza, dare la priorità alla riforma dell’assetto istituzionale dello Stato vuole dire accantonare altre riforme che richiedono una modifica costituzionale. Anche perché, in mancanza della maggioranza qualificata, Giorgia Meloni dovrebbe affrontare due referendum senza quorum, un rischio enorme, anche alla luce di un consenso che inizia a calare.
Un esponente della maggioranza, che chiede l’anonimato, riassume così questi mesi: «Nordio fa dichiarazioni garantiste, ma poi le norme le scrivono i magistrati del ministero». E questi erano i sostenitori di Nordio
(da La Stampa)
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Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile I PARTITI IN CAMPO E I SONDAGGI
Il partito Legge e Giustizia (PiS), schierato su posizioni di
destra radicale e al governo della Polonia dal 2015, ha quattro assi nella manica che potrebbero consentirgli di vincere le elezioni legislative del prossimo 15 ottobre.
Si tratta di quattro referendum, che vertono sul tema dell’immigrazione, della sicurezza nazionale e della sovranità economica, previsti per lo stesso giorno delle consultazioni e strutturati in maniera provocatoria. Agli elettori verrà chiesto, infatti, se intendono accettare migranti illegali, ridurre le difese lungo i confini, vendere compagnie statali e se sono in favore di un aumento dell’età pensionabile.
Il PiS è ovviamente contrario a tutte le proposte e le sta sfruttando come strumento di propaganda per mettere in difficoltà le opposizioni moderate. Il partito nazionalista ha spiegato agli elettori che se voteranno per i movimenti europeisti si verificheranno proprio gli scenari presentati dai referendum mentre se daranno fiducia al Pis e gli garantiranno un terzo mandato non ci sarà alcun problema.
“I temi proposti dai referendum sono molto populisti – spiega al fatto.it Serena Giusti, analista Ispi ed esperta di Polonia -. Porre quesiti in questi termini all’opinione pubblica non ha molto senso. Del resto chi potrebbe essere favorevole ad accogliere più migranti oppure a ridurre i controlli al confine con la Bielorussia in un momento così delicato?”.
Secondo Giusti il vero scopo dei quesiti è piuttosto “quello di mobilitare gli elettori del PiS cavalcando temi identitari” e “fermare l’ascesa del partito Confederazione, schierato a destra di Legge e Giustizia e che adotta posizioni liberiste in ambito economico molto simili a quelle del Partito Repubblicano americano”.
Giusti ricorda inoltre che “Confederazione ha criticato sia il ruolo esercitato dallo Stato in ambito economico che i benefici sociali concessi dal governo del PiS ai cittadini” e quindi “Legge e Giustizia sente la necessità di rimarcare ciò che la contraddistingue rispetto ai rivali”.
Le opposizioni, in primis il movimento di centrodestra Piattaforma Civica guidato dall’ex Presidente della Commissione Europea Donald Tusk, si trovano in una posizione di debolezza perché non sono favorevoli a quanto proposto dai referendum ma sono costrette a difendersi per smentire ogni addebito.
La tattica è efficace perché li costringe a muoversi su un terreno scomodo rendendoli sospetti agli occhi degli elettori meno informati.
Legge e Giustizia ha vinto le elezioni del 2015 cavalcando il radicato risentimento dei polacchi contro l’immigrazione ed ha associato Tusk, che ha ricoperto la carica di Primo Ministro tra il 2007 ed il 2014, all’implementazione di politiche migratorie volute da Bruxelles. Il partito di governo ha poi dichiarato che l’ex Presidente della Commissione Europea ha tutelato più gli interessi della Germania che quelli della Polonia.
I sondaggi elettorali più recenti indicano che Legge è Giustizia è il primo partito polacco per quanto riguarda i voti stimati ma è lontano dall’ ottenimento della maggioranza assoluta dei seggi.
Il PiS è stabile al 35-38 per cento mentre Piattaforma Civica è in seconda posizione con il 28-30 per cento dei consensi. Più indietro c’è Confederazione che dovrebbe ottenere l’11-14 per cento dei suffragi. Confederazione, come ricordato dal portale Notes from Poland, è popolare tra gli under-40 (27 per cento dei voti) ed in particolare modo tra i giovani uomini che vivono nelle città di medie e piccole dimensioni (37 per cento dei consensi).
Il partito, che si oppone alle politiche stataliste di Legge e Giustizia ed in parte di Piattaforma Civica, è stato l’unico a definire eccessivo il supporto fornito da Varsavia a Kiev dopo l’invasione russa a ed a condannare l’accoglienza data ai profughi ucraini in Polonia.
Due posizioni controverse che gli sono costate, per alcuni mesi, un temporaneo calo di voti potenziali.
In quarta posizione ci sono i centristi di Polonia 2050 e Lewica, l’unico movimento progressista dello scacchiere. I due partiti oscillano tra l’8-9 per cento della sinistra ed il 5-11 per cento dei centristi, una variazione piuttosto ampia che impedisce di determinare chi potrebbe superare l’avversario. Lewica è ciò che resta di una sinistra che sino a vent’anni fa era forza di governo ma che è stata poi travolta dagli scandali sin quasi a sparire.
(da agenzie)
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Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile A CERNOBBIO CONTE DIFENDE IL SUPERBONUS: “HA GENERATO 1 MILIONE DI NUOVI OCCUPATI CON UN RISPARMIO PER LE FAMIGLIE DI 964 EURO”… E ATTACCA LA MELONI: “NON È UNA GENIALATA PENSARE DI ACCENDERE MICCE IN UNA POLVERIERA SOCIALE ELIMINANDO IL REDDITO”
L’anno scorso Giuseppe Conte aveva preferito non presentarsi in riva al lago di Como. Eravamo nel pieno della campagna elettorale, che il presidente del Movimento 5 stelle stava affrontando con il mantello di paladino degli ultimi, sventolando in tutte le piazze la bandiera del reddito di cittadinanza.
Un anno dopo, libero da preoccupazioni elettorali, l’ex premier affronta la trasferta, ben sapendo che il giudizio dei presenti sul reddito non è cambiato, come quello sul superbonus edilizio.
Conte si vede costretto a giocare in difesa, precisando che «chi vi parla non ha mai pensato e mai detto che il superbonus poteva reggere al 110%, poi doveva intervenire in una visione complessiva il Pnrr». E aggiungendo che «il superbonus è un capro espiatorio, ma al 31 gennaio di quest’anno ha generato quasi 1 milione di nuovi occupati con un risparmio per le famiglie di 964 euro».
Ma ci sono anche altri temi su cui la platea di Cernobbio è più in sintonia con Giorgetti e Meloni che con il Movimento 5 stelle: difficile trovare qualcuno contrario al taglio del reddito di cittadinanza.
E allora Conte passa al contrattacco: «Non è una genialata pensare di accendere micce in una polveriera sociale eliminando il reddito e sostenendolo con una social card insufficiente. Abbiamo 5,7 milioni di persone sotto soglia Isee di 15 mila euro e i motivi di preoccupazione sono moltissimi».
Non è l’unico affondo contro la premier, che ha disertato il Forum Ambrosetti, andando invece al Gran Premio di Monza di Formula 1: «È andata per prendere ispirazione su come correre di più – ironizza Conte – ma qual è nella legge di bilancio la misura che dovrebbe farci correre? ». E giù la lista dolente: «Con il Pnrr stiamo accumulando ritardi significativi, nel secondo semestre c’è il –0, 4% di Pil, crollo della produzione, la situazione si avvia a essere disastrosa – avverte Conte –.
Avevamo una Ferrari, sta diventando un bici a pedalata assistita». In precedenza, Calenda aveva maliziosamente sottolineato come la platea di Cernobbio abbia dato al governo voti «sopra la sufficienza e io qui ho visto numeri bulgari, gli imprenditori sono governisti per definizione. Se fossi Meloni mi preoccuperei».
(da La Stampa)
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Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile PARLA IL PILOTA DELL’ELICOTTERO RUSSO PASSATO AGLI UCRAINI
«Nessuno vuole questa guerra, lo vedrete quando l’Ucraina
vincerà. È solo questione di tempo». Chi parla così, in un video messo a disposizione dai servizi segreti ucraini del Gur, è un pilota russo di cui finora non si conosceva con certezza l’identità, che ha scelto di passare dalla parte opposta, si è consegnato spontaneamente, assieme al suo elicottero, alle forze armate di Kyiv, e sta raccontando agli ucraini una serie di dettagli militari riservati su operazioni e posizionamenti strategici russi nel teatro di guerra orientale e meridionale.
Giova sottolineare che il pilota – che apparteneva all’unità 13984 del 319esimo reggimento di elicotteri separato del distretto militare orientale russo, che ha sede all’aeroporto di Chernigovka nel territorio di Primorsky – non era stato né catturato né il suo elicottero colpito, la sua consegna è spontanea e l’operazione è stata una vera esfiltrazione.
Il video dunque non si configura come estorto a un prigioniero di guerra (in quel caso sarebbe inutilizzabile e sostanzialmente irrilevante) ma come dichiarazione di quello che, tecnicamente, è un defector, uno dei soldati che passano di loro volontà dalla parte opposta. Una storia rocambolesca e degna delle tante fughe del periodo della Guerra Fredda.
Il pilota del Mi-8 russo si chiama Maxim Kuzminov. Ha 28 anni. E adesso accetta pubblicamente di dire chi sia, dopo qualche settimana di esitazione. Kuzminov, accettando di parlare con alcuni videomaker, ha raccontato i dettagli della sua fuga, che sono davvero degni di una spy story del novecento. Ha detto di aver «contattato un rappresentante dell’intelligence militare dell’Ucraina, dal quale mi sono stati garantiti nuovi documenti e un risarcimento». Quando la formazione nella quale volava si è trovata più vicina al confine con l’Ucraina, «ho consegnato la mia posizione [all’esercito ucraino], e volato in silenzio a una quota estremamente bassa verso il territorio dell’Ucraina. Nessuno probabilmente ha capito cosa mi stesse succedendo, per tre o quattro giorni» (il 23 agosto il canale telegram “Fighterbomber”, gestito da un ex pilota militare russo, aveva in effetti riferito della scomparsa di un elicottero Mi-8, ma secondo lui l’equipaggio aveva perso l’orientamento e era atterrato per errore all’aeroporto di Poltava nella regione di Kharkiv).
Tutti i parenti di Kuzminov sono stati aiutati a lasciare la Russia prima dell’operazione. L’operazione speciale, nome in codice “Titmouse”, è avvenuta il 9 agosto, ma solo oggi ne conosciamo i dettagli più specifici. Il GUR, oltre all’elicottero e al pilota defector, ha ottenuto in dote «strumentazioni tecniche segrete russe», e «documentazione di valore». Durante l’esfiltrazione Kuzminov stesso è stato ferito, perché altri due piloti russi (che erano all’oscuro della cosa) non hanno voluto consegnarsi e sono stati uccisi in azione.
Kuzminov fa un bilancio drammatico della guerra per le forze armate russe. Sostiene che la verità è dalla parte dell’Ucraina e definisce ciò che sta accadendo «un genocidio dei popoli russo e ucraino ma l’Ucraina vincerà». Dice che la maggior parte dei soldati condivide questa idea. E fa un appello ad altri piloti a seguire le sue orme e passare dall’altra parte. Secondo quanto hanno fatto filtrare i servizi ucraini, Kuzminov continuerà a volare.
Il collettivo russo “Agentsmedia” ha verificato indipendentemente l’identità di Kuzminov anche attraverso cinque suoi amici su VKontakte. Uno di loro, di nome Alexander Nikolaev, scrive di essersi diplomato al Corpo dei cadetti di Krasnoyarsk, e ha ricevuto entrate almeno dal 2016 al 2019 presso la filiale dell’Accademia aeronautica militare russa a Syzran. Sul sito della filiale dell’Accademia c’è anche una foto di Nikolaev. E anche Kuzminov ha ricevuto pagamenti federali in Russia nella stessa filiale. Nikolaev ha anche visionato il video del GUR e ha confermato che l’uomo filmato era Kuzminov.
La storia ricorda quella dei tanti sovietici che varcarono la cortina per passare in occidente, ma non appare così isolata come sembrerebbe. Nel 2023 – riporta Istories – i tribunali russi hanno ricevuto più di 2.900 casi di abbandono non autorizzato di unità, mancato rispetto di un ordine, diserzione e altri crimini contro il servizio militare. Parliamo del doppio rispetto al 2022, e il fenomeno è ancora più esteso nelle regioni di Mosca, Rostov e Sverdlovsk. Il numero di casi contro il personale militare e i disertori aumenta di mese in mese: nel gennaio 2023 ci sono stati 82 casi, a marzo 378, a luglio il record di 522 casi. In 50 casi penali si sono verificati episodi di violenza contro i superiori. Chi non riesce a diventare un defector, spesso si sfoga contro comandanti ritenuti inetti o inadeguati.
(da Corriere della Sera)
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Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile NEI LOCALI CHE FANNO CAPO A MICHEL PÉCLARD E FLORIAN WEBER, SULLE RIVE DEL LAGO DI ZURIGO, TUTTI I DIPENDENTI, OLTRE ALLO STIPENDIO MINIMO, INTASCANO COME BONUS L’8% DEL TOTALE DELL’INCASSO MENSILE – COSÌ ALCUNI CAMERIERI SONO ARRIVATI A GUADAGNARE 17MILA EURO IN UN MESE
C’è chi giura di aver guadagnato fino a 16.500 franchi – più o meno 17.250 euro – nel solo mese di giugno. E senza contare le mance. Sulle rive del lago di Zurigo accade che camerieri impegnati per la stagione estiva arrivino a intascare abbastanza da potersi permettere di stare a riposo, se non per il resto dell’anno, almeno per i mesi autunnali
Tutti i locali che fanno capo a Michel Péclard e Florian Weber, imprenditori attivi nel settore della ristorazione in Svizzera, hanno riconosciuto ai propri dipendenti stipendi “indicizzati” al volume d’affari del locale stesso. Una sorta di premio di produzione: addetti e addette al servizio ai tavoli hanno intascato, al netto dell’Iva, tra il 7 e l’8% (la percentuale varia da locale a locale) del totale dell’incasso mensile.
Michel Péclard, intervistato da un settimanale zurighese, ha spiegato che i dipendenti che lavorano nelle sue attività «guadagnano ormai tra gli 8.000 e i 12.000 franchi al mese», a fronte dello stipendio minimo, garantito contrattualmente, che ammonterebbe a 3750 franchi.
Per Péclard, questo modello porta i dipendenti a lavorare «come se l’azienda non appartenesse a noi ma appartenesse a loro». Ma il maxi stipendio da 16.500 franchi di cui sopra è il più alto versato finora, racconta: un’eccezione nell’eccezione.
A spiegare tali cifre simili concorre, certamente, anche la congiuntura favorevole che attraversa il comparto (in Svizzera).Al principio, però, c’è la difficoltà riscontrata dai due imprenditori nel reperire personale da impiegare nei loro 16 locali, per la maggior parte allocati nei dintorni del lago di Zurigo.
Problematica (arcinota alle cronache italiane) che si accentua in quelle aree particolarmente frequentate dai turisti nel periodo estivo, come il lago di Zurigo appunto. In Svizzera, per altro, la carenza di personale è tema comune a tutti gli esercizi pubblici.
Gli scettici
Sul versante sindacale emerge più di una perplessità. Unia, sindacato interprofessionale svizzero, si dice non contrario «al fatto che siano versati salari maggiori grazie alla partecipazione alla cifra d’affari», ma occorre porsi una domanda: «I collaboratori e le collaboratrici ricevono una quota ragionevole degli utili o il ristoratore si limita a trasferire su altri il suo rischio di impresa?».
(da Il Corriere della Sera)
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Settembre 4th, 2023 Riccardo Fucile QUELLO CHE E’ ACCADUTO A SOLOFRA, IN PROVINCIA DI AVELLINO
Il piccolo comune di Solofra, in provincia di Avellino, sale alla
ribalta; e non lo fa certamente per promuovere il suo territorio situato nella valle dell’Irno.
Con la sentenza n. 7042/2023, resa pubblica il 18 luglio 2023, il Consiglio di Stato ha ordinato la ripetizione delle elezioni per il Sindaco e il Consiglio Comunale di Solofra, che si erano tenute il 12 giugno 2022, ma limitatamente alle sezioni III e V.
Di conseguenza, il Prefetto ha designato il dott. Antonio Incollingo, ex vice prefetto in pensione, come Commissario prefettizio per la gestione temporanea dell’Ente fino al termine delle operazioni elettorali, previste entro settembre prossimo. Il dott. Incollingo, originario del Molise, ha concluso la sua carriera presso la Prefettura di Potenza, dove ha ricoperto il ruolo di Capo di Gabinetto, ed è dotato di esperienza in diverse amministrazioni commissariali, tra cui l’ultima al Comune di San Giovanni Rotondo (FG).
L’atmosfera del comune campano, quindi, era già tesa di per sé, ma in questa calda domenica di inizio settembre, la temperatura ha raggiunto livelli eccezionalmente elevati. Il candidato sindaco Nicola Moretti della lista “Per la nostra Solofra” si è recato presso il Comando dei Carabinieri per denunciare il suo rivale Antonello D’Urso, candidato sindaco della lista “Solofra Libera”. Infatti, l’ex sindaco di Solofra ha ricevuto un grave audio in cui D’Urso sembra chiedere voti in cambio di denaro.
Moretti: “Vergognoso e inaudito, in tanti anni non ho mai visto niente di simile!”
Nicola Moretti, in seguito a quanto accaduto, ha commentato: “L’audio che sta circolando su tutti i social da questa mattina è di una gravità assoluta. Personalmente l’avevo già ricevuto qualche giorno fa, e avevo provveduto immediatamente a sporgere denuncia ai carabinieri, affinché ne verificassero l’autenticità ed eventuali responsabilità. Non ne avevo fatto parola con nessuno perché spero, nonostante l’evidenza, che non sia vero. In tanti anni da amministratore e da candidato non mi era infatti mai capitato di sentire una cosa simile, si tratterebbe di un episodio vergognoso e inaudito che getta pesanti ombre sulle prossime elezioni. Confido e ho piena fiducia nell’operato della magistratura. Auspico che da parte degli organi competenti vengano messi in atto i controlli più rigorosi, al fine di garantire ai solofrani il diritto alla massima libertà di voto, eventualmente individuando e punendo eventuali ricatti e comportamenti corruttivi che possano inquinare e condizionare l’esito elettorale”, conclude.
“Io voglio darti 600 euro ma non voglio farti mettere nella sede, però devi portarmi un sacco di voti. Dopo le elezioni ti do 600 euro”.
L’interlocutore, a questo punto, ha chiesto di avere la suddetta somma prima della tornata elettorale. La risposta del candidato è stata: “Allora mi vuoi andare sempre in quel posto con l’anticipo!” e ha continuato: “Ti faccio un’altra proposta: portami i voti!”.
In quel momento, l’interlocutore ha domandato: “Come faccio a mostrarti i voti?”.
La risposta, anche in questo caso, è stata eloquente: “Non sei capace di fare due fotografie? Tu devi portare due telefoni, uno lo consegni e l’altro lo porti in cabina!”.
La palla è ora nelle mani delle forze dell’ordine, che dovranno indagare approfonditamente sulla vicenda per stabilire eventuali responsabilità. Quel che è evidente, però, è che la situazione nel comune di Solofra è diventata sempre più tesa e incendiaria. Gli sviluppi futuri di questa controversia saranno seguiti con grande attenzione, mentre la comunità locale rimane in attesa di una risoluzione che possa riportare la tranquillità nella piccola città irpina.
(da today.it)
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