Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
DIFFICILE CHE LA FONDAZIONE DEL TEATRO ACCETTI LA SOLUZIONE DEI “DUE PAPI”, ALMENO FINO ALLA SCADENZA NATURALE DEL CONTRATTO DI LISSNER, NEL 2025. MANTENENDO DUE STIPENDI DA OLTRE 200 MILA EURO RISCHIEREBBE UN’ACCUSA DI DANNO ERARIALE DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI
L’era di Carlo Fuortes alla guida del teatro San Carlo di Napoli è iniziata meno di due settimane fa, eppure sembra già finita. Tornerà Stéphane Lissner, il suo predecessore: così ha deciso, in via cautelare, la giudice del lavoro del tribunale di Napoli, Clara Ruggiero, accogliendo il ricorso che Lissner aveva presentato contro il suo licenziamento anticipato. Una figuraccia che getta nel caos una delle più importanti istituzioni culturali del Paese e che porta la firma del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
La poltrona di sovrintendente al San Carlo era stata «promessa» a Fuortes dagli uomini di Fratelli d’Italia, purché lasciasse il posto da amministratore delegato della Rai.
Per farlo planare sul lirico napoletano, il governo aveva quindi messo a punto un decreto a maggio con cui si fissava a 70 anni il limite d’età «per i titolari stranieri di incarichi gestionali nelle fondazioni lirico-sinfoniche». E chi era l’unico direttore straniero a compiere 70 anni a maggio?
Lissner, ovviamente, che però aveva un contratto fino al 2025. Tanta era la fretta (e poca l’attenzione) da parte del governo, che il maestro francese non ha dovuto nemmeno presentare ricorso contro il decreto, ma lo ha fatto contro la lettera di licenziamento che, racconta a La Stampa, «mi è stata recapitata il 27 maggio e vi si leggeva che sarei stato licenziato il 1° giugno: la giurisprudenza italiana non lo consente». Insomma, per Lissner è chiaro: «È un pasticcio combinato dal governo».
E il Tribunale di Napoli la pensa allo stesso modo: «La revoca ante tempus, rispetto alla naturale scadenza, del contratto di lavoro del maestro Lissner deve ritenersi illegittima». Lissner si dice quindi soddisfatto, per «l’atto di giustizia» del tribunale con cui è stato riconosciuto, al contrario, «un atto illegittimo e ad personam, privo di quei contenuti di “civiltà giuridica” che devono guidare ogni ordinamento democratico.
Ora sono pronto a rientrare a Napoli, non appena riceverò comunicazione del consiglio di indirizzo della Fondazione». Lettera che arriverà già oggi, perché «le sentenze si rispettano», dice il sindaco Gaetano Manfredi, che presiede la Fondazione del teatro. E al di là di questo, la Fondazione può sfruttare una clausola di salvaguardia che prevedeva espressamente l’immediato ritorno di Lissner e la decadenza di Fuortes, nell’eventualità in cui l’ex sovrintendente avesse vinto il ricorso in tribunale.
Nei Palazzi romani si dice che Fuortes stia spingendo per arrivare alla soluzione dei «due Papi», almeno fino alla scadenza naturale del contratto di Lissner, nel 2025. Difficile che la Fondazione del teatro accetti: mantenendo due stipendi da oltre 200 mila euro rischierebbe un’accusa di danno erariale da parte della Corte dei Conti.
(da la Stampa)
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Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
NON CONTENTI DI AVER SFASCIATO IL PD, STANNO ANCORA A CRITICARE ELLY CHE DICE COSE DI SINISTRA
Colpisce oggi lo zelo con cui una schiera di dirigenti del Pd, quelli che durante la stagione renziana deglutivano tutto, danno consigli a Schlein, eletta segretaria proprio perché la maggioranza dei votanti alle primarie non ne voleva più sapere della vecchia classe dirigente inetta, screditata e compromessa con una stagione nefasta. Non passa giorno senza che questi sfollagente le spieghino cosa fare per battere Meloni; loro, che non riescono a vincere un’elezione da anni (a parte il 40,8% alle Europee comprato da Renzi con gli 80 euro) eppure sono stati in tutti i governi fino a ieri.
Questi “riformisti” del Pd (in realtà renziani dormienti pronti ad accoltellare alle spalle, come da specialità del fondatore) invitano Schlein a non essere “troppo radicale”, considerato anche che 30 dem liguri se ne sono andati con Calenda.
Graziano Delrio, che nel 2018 ancora elogiava il lanciafiamme minacciato da Renzi contro la minoranza (“Non mi piace l’immagine, ma è vero che il Pd deve cercare il rinnovamento della propria classe dirigente”), dice a Rep che sente un “disagio” crescente verso Schlein, la quale “si deve fare aiutare” per “costruire una proposta vincente che allarga, non minoritaria”. Adesso la minoranza “riformista” va ascoltata, non bruciata viva; vessare i lavoratori e ignorare i poveracci è una “diversa sensibilità”.
“Non è che i precedenti dirigenti del Pd agivano per rendere precari i diritti o il lavoro”, dice. Eppure il Jobs Act, l’obbrobrio di Renzi su cui Schlein vorrebbe fare un referendum su proposta di Landini, era programmaticamente una mascalzonata contro i lavoratori (e ci è costato 20 miliardi).
E sulla Sanità, che improvvisamente gli sta a cuore (senza penalizzare i privati, ci mancherebbe): li avete mai sentiti denunciare il disastro degli ospedali? No, perché godono di assistenza sanitaria integrativa estesa anche ai famigliari. Li avete mai visti piangere sui giornali per il fatto che tra il 2010 e il 2019 tra tagli e definanziamenti sono stati sottratti 37 miliardi al Sistema sanitario nazionale? No, perché il governo che, d’accordo con le Regioni, ha danneggiato di più il Ssn sotto il nome truffaldino di “Patto per la Salute”, tagliando 16,6 miliardi promessi e mai erogati, è stato il governo Renzi, e non uno dei suoi lacchè si dissociò dalla criminale operazione.
Li avete sentiti insorgere per il fatto che l’“Autonomia differenziata” tratta la Sanità come una materia ordinaria, insieme al commercio e alla gestione del territorio, tra le materie di esclusiva competenza delle Regioni, contro il dettato della Costituzione per cui la salute è fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività?
O per il fatto che i Lea, i livelli essenziali di assistenza, in 22 anni dalla riforma del Titolo V (fatta dal centrosinistra) non sono stati stabiliti e non esiste uno strumento per verificare la loro effettiva applicazione? No, perché Bonaccini è uno dei “governatori” più a favore della secessione.
Ora questi falliti della politica friggono sulle sedie perché Schlein dice cose di minimo buon senso in linea con la Costituzione, ergo è una massimalista radicale e dovrebbe spingersi un po’ più verso destra, come hanno fatto loro, beninteso restando nel Pd: mica sono matti a entrare in un partito che ha il 2%.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
“SE IL TEMPO REGGE E CONTINUERANNO AD ARRIVARE A QUESTA MEDIA, IL SISTEMA ISOLA CROLLA, ALTRO CHE ACCORDI FARSA CON LA TUNISIA”… “NON C’E’ NESSUN AUMENTO DI UOMINI E MEZZI, PERSONALE E AGENTI STREMATI”
Giusi Nicolini, ex sindaca di Lampedusa, in un colloquio con l’AdnKronos racconta le difficili ore che l’isola siciliana sta vivendo. E l’immobilismo colpevole del governo Meloni, che lei stessa ha definito “Un fallimento”.
«E’ un delirio. Il molo Favaloro è un tappeto di umanità, non si fa in tempo a svuotarlo che di nuovo si riempie. Le persone sono ammassate, rinfrescate con gli idranti. Già stamattina c’erano decine di barchini in fila in attesa di sbarcare ed è andata avanti così per tutto il giorno. Anche l’hotspot è stracolmo».
«Dove è il prefetto Valenti (commissario straordinario per l’emergenza migranti, ndr)? Mi aspettavo di vederlo qui a constatare con i propri occhi cosa sta succedendo e di cosa c’è bisogno». A Lampedusa chi può da’ una mano. «Gli sbarchi si susseguono uno dietro l’altro. Anche le forze dell’ordine e il personale del Poliambulatorio sono allo stremo».
«Se il tempo regge e nei prossimi giorni continueremo ad avere la media degli sbarchi di oggi – avverte – il sistema isola crolla. Non è una questione di invasione o un problema di ordine pubblico, ma di accoglienza, non si riuscirà a far fronte ai loro bisogni. Neppure quelli sanitari, di cui hanno estrema necessità dopo la traversata in mare. Lampedusa è un’isola piccola con servizi insufficienti per i suoi stessi abitanti»
Per Nicolini, «l’unico modo per affrontare questa situazione è andare a soccorrerli molto più a sud di Lampedusa e avviare subito trasferimenti massivi e veloci verso la terraferma con grandi navi ad hoc che svuotino l’hotspot. E’ impensabile usare solo i traghetti di linea con questi numeri». La raffica di sbarchi, con un copione che si ripete identico a ogni finestra climatica favorevole, per lei è il «segno più evidente del fallimento del Governo Meloni».
«Gli sbarchi non si fermano né con la propaganda né con editti e proclami», taglia corto. E il memorandum con la Tunisia? «Un’operazione propagandistica e fallimentare, direi completamente in perdita a giudicare dai risultati. Siamo di fronte a un fenomeno gravissimo, di dimensioni umanitarie straordinarie che richiede innanzitutto una grande missione di soccorso in mare per evitare di continuare a contare i morti, il cui numero nel Mediterraneo è aumentato in maniera esponenziale».
Poi è necessario «pianificare l’accoglienza» e puntare su «ingressi legali e sicuri che sono l’unico modo per governare il fenomeno. Invece, da Cutro in poi c’è stata una discesa agli inferi». Il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza per far fronte all’incremento degli arrivi. «Mi chiedo cosa stia facendo il commissario per l’emergenza. Qui a Lampedusa non si percepisce un aumento delle forze e dei mezzi. Gli uomini della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza non ce la fanno più, lavorano con turni massacranti senza sosta. Il prefetto Valenti venga qui. Perché la situazione è tutt’altro che sotto controllo»
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
BAMBINI, DONNE E UOMINI AMMASSATI NELLA STRUTTURA DI CONTRADA IMBRIACOLA
Lampedusa. Un girone dantesco. Un formicaio di gente che urla, si dispera, semplicemente aspetta. Saturato dagli arrivi delle ultime 48 ore, l’hotspot di Lampedusa è una gabbia stracolma di gente.
Più di seimila persone, l’ultimo bilancio, ormai come sempre approssimativo, di cui oltre 1.600 arrivate dalla mezzanotte di ieri. In Italia, secondo i dati aggiornati dal Viminale alle 8 di questa mattina, sono 123.863 gli arrivi dall’inizio dell’anno.
Negli ultimi tre giorni si è registrato un picco di 8.141 sbarcati: 2.073 l’11 settembre, 5.018 il giorno successivo e 1.050 nella giornata di ieri. “Sono stremata, ma non c’è neanche lo spazio per cadere a terra”, si lascia scappare una mediatrice dell’Oim, l’agenzia internazionale delle migrazioni. Nella struttura di contrada Imbriacola non c’è neanche un fazzoletto di terra che non sia occupato da uomini, donne, bambini.
Molti hanno addosso ancora i vestiti con cui sono arrivati, incrostati di acqua di mare e carburante, tantissimi sono scalzi. Per i più deboli, ci sono un paio di barelle piazzate davanti ai cancelli. Una donna magra, pelle scura e volto antico si tiene la testa fra le mani. Poco distante, tre bimbi tunisini trovano ancora la forza di giocare. Abbracciato a un mediatore, un neonato dorme stremato.
“Ci sono tantissime famiglie con minori”, dicono dalla Croce rossa. E centinaia di bambini e adolescenti che viaggiano da soli. I feriti più gravi, i più fragili, le donne prossime al parto – una ragazza all’alba ha dato alla luce una bambina – sono al Poliambulatorio, ma in hotspot sono in tanti a trascinare gambe zoppe per contusioni e fratture, o con fasciature enormi che nascondono ustioni estese.
C’è chi poi le ferite le ha dentro, come la giovanissima mamma guineana che ieri notte ha perso il suo bimbo di cinque mesi a un passo dalla salvezza. Quando la Guardia costiera è arrivata, sul guscio di ferro su cui viaggiava tutti si sono agitati. E quella barca di latta è andata giù. Anche lei e il suo bimbo sono caduti in acqua, quando sono riemersi lui non respirava più. Ma quel corpicino lei non lo ha voluto mollare, né sulla motovedetta che l’ha soccorsa, né appena arrivata al molo. Ci sono volute ore di lavoro degli psicologi per farle realizzare la perdita. Per lei, banalmente non era concepibile. È in hotspot anche lei, con i suoi fantasmi e tutto l’orrore della traversata ancora addosso.
Per entrare nella gabbia di contrada Imbriacola, si fa la fila. Anzi, si fa anche prima. È quella per l’identificazione, con centinaia di persone disperate, stremate che mostrano il braccialetto associato al loro sbarco e aspettano. I nomi non esistono nell’hotspot di contrada Imbriacola. Le persone sono numeri che scrivono su pezzi di cartone per farsi notare, per farsi chiamare. Per un pasto, per l’acqua, per una visita.
Chi può trova un posto all’ombra per rifiatare, riposarsi. I più hanno atteso ore al molo, sotto un sole che non dà tregua. Quando si è fatto mezzogiorno, i vigili del fuoco hanno attivato pompe e idranti per dare loro un minimo sollievo, qualcuno fra i più giovani si è lanciato in acqua indossando quei giubbotti di salvataggio che durante la traversata non avevano. “Acqua, acqua”, chiedevano appena sbarcati e chiedono adesso in hotspot. Ma non sembra esserci nulla in grado di placare l’arsura che li ha consumati durante la traversata. Come la fame
Nella struttura di contrada Imbriacola la distribuzione di cibo e acqua continua, ma la situazione è difficile. “Come Croce rossa stiamo continuando, sebbene con grandissimo sforzo e difficoltà, a garantire i servizi, dando priorità a fragili, famiglie con bambini e minori”, dice Francesca Basile, responsabile migrazioni della Cri.
“È fondamentale – sottolinea – che la macchina dei trasferimenti continui a funzionare”. In mattinata sono partite settecento persone, altrettante andranno via in serata con il traghetto di linea. Ma all’hotspot continuano ad arrivare naufraghi, altri attendono al molo, altri ancora sulle motovedette che non hanno lo spazio materiale per farli sbarcare.
“Qui siamo tutti stanchi e provati sia fisicamente che psicologicamente, la situazione sta diventando ingestibile e insostenibile”, dice il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino.
E dal mare continuano ad arrivare richieste di soccorso e notizie di nuove tragedie. Quattro migranti tunisini sono morti e altri 21 sono stati salvati dopo il naufragio di un’imbarcazione che li trasportava verso le coste italiane. La carretta del mare si è capovolta dopo aver lasciato la costa di Sfax martedì, ha detto all’Afp il portavoce del tribunale di Sfax, Faouzi Masmoudi, facendo sapere dell’apertura di un’indagine sull’accaduto.
Nel naufragio sono morti quattro migranti, una donna e tre bambini, mentre gli altri 21, tutti tunisini, sono stati salvati dalla Guardia costiera. In quarantasette chiedono aiuto al largo di Lampedusa, “sappiamo di trentasei barchini che hanno affrontato la traversata –avvertono da Alarm phone – ma non conosciamo l’esito del loro viaggio”. Sull’isola – tutti lo sanno – la giornata sarà lunga.
(da La Repubblica)
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Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
LA LITE PERCHE’ FDI NON HA CONCESSO IL PATROCINIO
Gino Tornusciolo è uno storico esponente dell’estrema destra di Grosseto. Eletto nelle file della Lega, è allo stesso tempo un esponente di CasaPound. Il consigliere comunale del comune toscano si poteva vantare di aver organizzato una delle prime presentazioni del libro del generale Roberto Vannacci, prevista per il prossimo 19 settembre nella sala del consiglio comunale. Ma qualcosa è andato storto e l’autore de “Il mondo al contrario” ha fatto un passo indietro, evitando di infilarsi in una polemica interna al centrodestra i cui toni si sono fatti decisamente accesi.
Tornusciolo ha accusato i colleghi della maggioranza di aver “ceduto alla logica del politicamente corretto”, e in particolare quelli di Fratelli d’Italia per essersi spesi per non concedere il patrocinio e la sala per l’iniziativa
§”Doveva essere un evento culturale, un momento di dibattito profondo per la città, analizzando da chi era pro e da chi era contro un tema che da giorni occupa le prime pagine della stampa nazionale. Insomma, la destra ha perso nuovamente… si è inchinata a chi continua a chiuderci la bocca!”, chiosa il leghista di CasaPound.
Infine la citazione proprio di Ezra Pound dedicata ai colleghi di maggioranza: “Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla o è lui che non vale nulla”.
Subito dopo è arrivata la replica del coordinatore di Fratelli d’Italia Luca Minucci: “Rispediamo immediatamente al mittente le accuse di aver negato la possibilità di presentare il libro del generale Vannacci, innanzitutto perché la decisione sul patrocinare o meno un evento non spetta al nostro partito, ma li rilascia l’ufficio del sindaco. Da parte nostra riteniamo che chiunque possa presentare od organizzare ciò che ritiene opportuno e mai e poi mai metteremo a chicchessia un bavaglio. Tutti erano d’accordo, giustamente, di concedere la sala. Tutti riteniamo che l’evento organizzato dall’associazione di Gino Tornusciolo non avessero bisogno di un patrocinio per presentare un libro con il suo autore”.
Un caso locale certo, ma che mostra la posta politico in gioco attorno al successo del libro del generale: la competizione interna al centrodestra con la Lega pronta a tornare a essere di lotta e di governo per non scomparire all’ombra di Meloni.
Intanto domani Vannacci sarà a Roma, ospite di Nazione Futura di Francesco Giubilei, che si colloca in area Fratelli d’Italia. Qualche giorno appena e a presentare il libro sarà questa volta Gianni Alemanno, tornato a essere un personaggio politico da quando si è proposto di occupare uno spazio a destra di Meloni. Vedremo alla fine chi incasserà politicamente il successo di Vannacci, che sembra aver dato spazio alla destra destra che non vuole smettere di urlare, anche se oggi sta al governo.
(da Fanpage)
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Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
“IL FATTO” SPERNACCHIA IL DEPUTATO DI FDI E COMPAGNO DI VALERIA MARINI, GEROLAMO “GIMMI” CANGIANO: “DOPO AVER BALBETTATO IL SUO IMBARAZZO PER ESSERE STATO BECCATO AL MATRIMONIO TRA VALERIO SCANU E LUIGI CALCARA, HA PERSO LE ELEZIONI PER IL NUOVO PRESIDENTE DEL NAPOLI CLUB PARLAMENTO
Scissione fantasma, così il Fatto quotidiano definisce quel che è accaduto ieri all’elezione del presidente del Napoli Club Parlamento. Protagonista Gerolamo Cangiano detto “Gimmi” fidanzato di Valeria Marini e – come scrive il Fatto – il primo meloniano capace di perdere.
È senza dubbio un settembre caliente per Gerolamo Cangiano detto “Gimmi”, il deputato casertano di FDI che si è autodefinito ieri sul Fatto “compagno a tempo” (interinale, insomma) di Valeria Marini. E così, dopo aver balbettato il suo imbarazzo destrorso per essere stato beccato al matrimonio tra il cantante Valerio Scanu e Luigi Calcara – l’abito con lo strascico di Scanu non è certamente simbolo della destra di Fdi – ieri Cangiano è riuscito in un’impresa potremmo dire storica per la fase che viviamo: essere il primo meloniano capace di perdere.
È successo alle elezioni per il nuovo presidente del Napoli Club Parlamento, fondato e guidato a lungo dall’ex ministro Gaetano Quagliariello. Cangiano dapprima si è candidato poi, quando ha realizzato di non avere i voti per vincere, non si è nemmeno presentato al seggio. Contro di lui: la Lega, il Pd, i 5S, calendiani, renziani, centristi autonomi, sinistra e Verdi, finanche un paio di meloniani di Fdi. Insomma tutti. Alla fine è stato eletto il salviniano (e neoborbonico) Gianluca Cantalamessa, che avrà come vice il dem Arturo Scotto. E al povero Mister Marini non è rimasto altro che annunciare una scissione fantasma.
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
I DUE UOMINI SONO RESIDENTI IN ALTRA REGIONE
Una ragazza di 14 anni è stata violentata da due uomini durante una festa di paese in Alto Adige. Il fatto, avvenuto lo scorso luglio, è stato denunciato dalla vittima, riporta il Corriere dell’Alto Adige. I due uomini, residenti fuori regione, avrebbero prima molestato una ragazza e poi violentata un’altra.
La Procura di Bolzano ha avviato un’indagine sulla violenza sessuale, mantenendo la massima riservatezza in merito, come è consuetudine in casi simili. La protezione della privacy delle vittime, che non devono in alcun modo essere identificate, è una priorità, così come evitare di compromettere le indagini in corso. Si stanno raccogliendo prove cruciali per ricostruire i dettagli dell’accaduto e perseguire i responsabili.
«Come sempre — dice al giornale il sindaco della località, nella quale è avvenuta la violenza — quando si sente parlare di stupri e violenze sessuali sulla stampa, si ha l’impressione di avere a che fare con cose lontane, che non mai potrebbero succedere in casa propria. Purtroppo però non è così. Una cosa del genere non sarebbe dovuta succedere. Ed è nostro preciso dovere fare qualcosa, perché non si ripeta mai più. Io stesso farò il possibile, chiedendo di intensificare i controlli».
Il precedente a Merano: violentata in bagno in un locale
Non è la prima volta che avviene una violenza del genere in Alto Adige. Poco tempo dopo la doppia violenza alla festa di paese, una ragazza di 21 anni è stata violentata in un bagno di un locale a Merano. Un uomo di trent’anni, proveniente da un altro paese, che lavorava nel settore sociale, l’ha aggredita mentre stava cercando di raggiungere il bagno. Dopo l’aggressione, ha tentato di fuggire ma è stato fermato quando la vittima ha chiesto aiuto. La giovane è stata portata in ospedale, dove è stato attivato il Codice Rosso. Successivamente, anche l’aggressore è giunto al pronto soccorso, con ferite dovute a un brutale pestaggio. Non è ancora chiaro se a compiere l’aggressione siano stati gli amici della ragazza o altre persone presenti nel locale, anche se le prime informazioni indicano che i due eventi possano essere collegati. La Procura condurrà ulteriori indagini per fare chiarezza, e l’aggressore è stato denunciato e deferito in stato di libertà.
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
ANCHE NELLE REGIONI E’ UN FIORIRE DI FRATELLI, MOGLI E NIPOTI… UNA TRUPPA AFFAMATA CHE DA ANNI ASPETTAVA DI ACCOMODARSI A TAVOLA
Giorgia Meloni parla di “fango” contro il suo partito, difende la sorella Arianna e accusa la stampa di inventarsi un familismo che, assicura la premier, dentro Fratelli d’Italia non esiste. In realtà basta dare un’occhiata in giro per l’Italia per rendersi conto che i casi di “parenti illustri” non si fermano agli episodi più noti, ovvero l’asse tra le sorelle Meloni e Francesco Lollobrigida, ministro e cognato di Giorgia, o alla recente nomina di Rocco Bellantone, parente del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, all’Istituto superiore di sanità. Nelle Regioni e nelle città, come in Parlamento, ci sono almeno 20 nomi con parenti illustri, in un elenco necessariamente incompleto ma che qui racchiude i profili più noti.
Nord. La Lombardia è feudo di Ignazio La Russa e infatti assessore in Regione è suo fratello Romano, “imposto” al governatore Attilio Fontana. Non solo: Geronimo, uno dei figli del presidente del Senato, ha fatto fortuna e guida da anni la sezione milanese di Aci; mentre il genero di Romano è l’onorevole Marco Osnato, a sua volta punto di riferimento di FdI al Nord.
In Lombardia è tornato in auge pure l’ex forzista Mario Mantovani, uscito assolto da una pesante inchiesta giudiziaria. Mentre era alle prese coi processi, è emersa la figlia Lucrezia, oggi al secondo mandato da deputata con FdI.
A Torino c’è un altro parente nobile: il capogruppo in Comune è Giovanni Crosetto, il cui cognome è lo stesso del più noto zio Guido, ministro della Difesa e fondatore del partito. Sempre in Piemonte, da tenere d’occhio è l’ascesa della famiglia Pozzolo, perché Emanuele è stato eletto a settembre alla Camera e sua moglie, Martina Miazzone, è consigliera a Vercelli e il suo nome circola spesso come possibile assessore in Comune. In Regione c’è invece Maurizio Morrone, con un curriculum da consigliere e da assessore ma pure ex marito di Augusta Montaruli, uno dei volti più noti di FdI al Nord e anche lei eletta in Piemonte prima di arrivare in Parlamento.
Se si passa da Biella si trova poi Francesca Delmastro Delle Vedove, sorella del sottosegretario Andrea: è sindaca nel paese di Rosazza e ha provato la corsa a presidente della Provincia, senza riuscire a farsi eleggere. Non è finita. Il sindaco di Pordenone è Alessandro Ciriani, fratello del ministro Luca. Entrambi hanno cominciato militando nel Movimento Sociale Italiano e in Alleanza Nazionale, prima di entrare nel Popolo della Libertà e infine in FdI.
In Liguria Manuela Sasso, consigliera provinciale di Imperia, è compagna del senatore Gianni Berrino. E una coppia c’è anche in Emilia-Romagna, dove Giorgia Manghi, già candidata a Reggio e portavoce del movimento giovanile, è la compagna di Gianluca Vinci, deputato di FdI.
Centro. L’Abruzzo è uno dei più antichi feudi dei meloniani, che qui possono contare sul governatore Marco Marsilio. Ma anche sua moglie, Stefania Fois, si dà da fare col partito, quale fedelissima dell’ala vicina a Fabio Rampelli. Da dicembre scorso, Fois è capo segreteria della presidenza della commissione Trasporti della Camera, guidata dal Fratello d’Italia Salvatore Deidda. Rampelliano, se non altro per motivi familiari (è il cognato di Fabio) è pure Marco Scurria, già eurodeputato e poi nello staff di Marsilio, prima di entrare in Senato alle ultime politiche.
Gode invece di un incarico interno al partito Piermarco Silvestroni, figlio del deputato Marco (braccio destro di Lollobrigida) già attivo nelle campagna elettorali nel Lazio e responsabile locale del movimento giovanile di FdI. Tocca invece tornare in Abruzzo per seguire le gesta di Vittorio Catone, il cui nome non dirà granché a livello nazionale eppure trattasi del nipote di Giampiero Catone, che la strada di alcuni meloniani l’ha incrociata negli anni di Fli accanto a Gianfranco Fini. Catone jr. è stato nominato nel 2021 alla presidenza della società dell’aeroporto di Pescara Saga, controllata dalla Regione Abruzzo. Militante da tempo è poi Laura Marsilio, già consigliera e assessora a Roma (giunta Alemanno) e adesso dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, accidentalmente sorella di Marco Marsilio. Il suo ex marito, Pierpaolo Terranova, a sua volta è storico militante di FdI e già dirigente del partito a Roma.
Sud. In Campania svetta la dinasty della famiglia Schifone. Marta Schifone è alla prima legislatura alla Camera con FdI e proverà a seguire le orme del padre, Luciano, esponente di lunga data del Msi poi passato ad An e FdI, già consigliere comunale a Napoli, consigliere e assessore regionale e europarlamentare. Oggi Luciano Schifone è tra i consiglieri del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Figlio d’arte è pure un altro eletto di FdI in Campania, ovvero il senatore Sergio Rastrelli, la cui passione politica deriva dal padre Antonio, dirigente missino ormai scomparso da quattro anni.
La Puglia attende invece di dare altre soddisfazioni ai Gemmato. Sistemato Marcello, sottosegretario alla Salute, aspetta nuovi incarichi suo fratello Ninni, per 10 anni – fino al 2022 – sindaco a Terlizzi (provincia di Bari).
C’è poi la Sicilia a riservare casi grotteschi. In assemblea regionale siede Giusi Savarino, che ha ritrovato il banco del marito Giuseppe Catania. Alla Camera è stato nel frattempo eletto Giovanni Luca Cannata, per due mandati sindaco di Avola (Siracusa). La guida del Comune è però rimasta in famiglia, perché la nuova sindaca è Rossana Cannata, sorella di Luca ed ex parlamentare regionale.
L’intreccio ricorda quello di un’altra famiglia siciliana da non sottovalutare: Ruggero Razza era assessore alla Salute nella giunta di Nello Musumeci, ma nel 2021 si era dovuto dimettere dopo alcuni scandali. Tempo qualche mese e del rimpasto di giunta ha però beneficiato Elena Pagana, moglie del dimissionario Razza premiata con l’assessorato all’Ambiente. come se nulla fosse. Degno esempio della catena di potere familiare dentro Fratelli d’Italia, pur con buona pace di Giorgia Meloni e delle sue accuse alla stampa.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Settembre 13th, 2023 Riccardo Fucile
IL VITTIMISMO E’ LA RELIGIONE NAZIONALE DI CUI GIORGIA MELONI E’ LA SACERDOTESSA. E’ IL MODO MIGLIORE PER TENERSI A GALLA
Giorgia Meloni che dal pulpito di partito afferma «Arianna è sempre stata penalizzata dall’essere mia sorella» mi ha riportato alla mente lo sfogo di un giovane Silvio Berlusconi (non era ancora entrato in politica) con un gruppo di cronisti al seguito.
Un insegnante — «probabilmente comunista o interista», diceva lui — aveva dato un brutto voto a sua figlia. «Voi cosa fareste al mio posto? Lo chiamereste o no per lamentarvi dell’ingiustizia? Perché è evidente che ha punito mia figlia per colpire me».
Scendendo parecchi gradini nella scala del fatturato, non esiste professionista, commerciante o artigiano di successo, ma anche non di successo, che non pensi che suo figlio o suo fratello abbiano avuto la carriera mortificata dal fatto di essere suo figlio o suo fratello.
Tranne rarissime eccezioni, ogni famiglia si vive come un fortino assediato, i cui membri pagano un prezzo altissimo alla maledizione di appartenere allo stesso clan. Eppure, chi scruta la scena da uno qualsiasi degli altri fortini vede una realtà opposta: per lui il penalizzato è un privilegiato, al quale sono state concesse opportunità e scorciatoie ingiustamente negate ai suoi cari. Se ci pensate, ad accomunare entrambi i punti di vista è il vittimismo, autentica religione nazionale di cui Giorgia Meloni è abile sacerdotessa, e che consiste nel ritenersi sempre dalla parte avversa della corrente: il modo migliore, almeno in Italia, per rimanere a galla.
(da Il Corriere della Sera)
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