Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
L’EX SINDACA DI MILANO HA ORGANIZZATO DUE MEGA EVENTI SU ECONOMIA E SANITÀ PER INIZIO ANNO… INVESTIRÀ NEL FINANZIAMENTO DEL PARTITO, ANCHE SE AL MOMENTO ESCLUDE DI FIRMARE ANCHE PARTE DELLE FIDEIUSSIONI PER QUASI 100 MILIONI DI EURO CHE I FIGLI DEL CAV HANNO SUL GROPPONE PER TENERE IN VITA FORZA ITALIA… E SI TIENE PRONTA PER UN INGRESSO NEL GOVERNO IN CASO DI RIMPASTO
È entrata in Forza Italia con i favori della famiglia Berlusconi e di
Fedele Confalonieri. E adesso Letizia Moratti ragiona in grande e prepara due eventi per rilanciare il partito a livello nazionale: ponendosi di fatto come figura di vertice tra gli azzurri in vista di un possibile rimpasto di governo (che potrebbe vederla entrare nell’esecutivo). Ma anche, perché no, come volto di punta del partito oltre al segretario Antonio Tajani.
Non è un mistero che sia stata una scelta avallata da Marina e Piersilvio Berlusconi il suo arrivo in Forza Italia. Non a caso la corrente Fascina, composta da alcuni deputati come Alessandro Sorte e Stefano Benigni, si è subito riposizionata al suo fianco: e in queste ore avalla i nomi cari alla Moratti per nomine di vertice nella sanità lombarda facendo irrigidire non poco il governatore leghista Attilio Fontana che se l’è ritrovata tra gli avversari nella corsa al Pirellone.
Di certo c’è che Moratti si muove in autonomia: al momento assicura di non avere intenzione di firmare anche parte delle fideiussioni per quasi 100 milioni di euro che i figli di Silvio Berlusconi hanno sul groppone per tenere in vita Forza Italia. Ma investirà nel finanziamento del partito e intanto ragiona politicamente in grande.
Così ecco che il 27 gennaio convocherà una consulta forzista sull’economia a Milano alla quale sono attesi i ministri azzurri, chiaramente, ma soprattutto nomi di peso del mondo economico: da Marco Tronchetti Provera a Emma Marcegaglia, passando per la presidente di Borsa Italiana Claudia Parzani. […] Ma Moratti raddoppia e a febbraio organizzerà un secondo summit sulla sanità e si annuncia la partecipazione di manager di peso nel settore, soprattutto privato.
La Moratti insomma si prende un ruolo nazionale e in casa forzista danno per certo un suo ingresso nel governo in caso di rimpasto: al posto del ministro della Pubblica Istruzione Paolo Zangrillo, ma anche al posto del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
A Roma si mormora su questo attivismo della Moratti, anche perché potrebbe oscurare un po’ la figura del segretario e ministro Antonio Tajani. Ma tant’è, la famiglia Berlusconi e gli uomini Mediaset, come Confalonieri, l’hanno voluta e sono soddisfatti di questo suo inizio.
(da La Repubblica)
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Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
RESTA ALTA LA FIDUCIA NEL CAPO DELLO STATO: 67%, BEN SUPERIORE RISPETTO ALLA PREMIER MELONI. MA A OTTOBRE IL 57% DEGLI ITALIANI SI ERA DICHIARATO FAVOREVOLE ALL’ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Sono tempi strani per la politica. A livello internazionale e nazionale. Non solo perché incombe la minaccia di guerre, vicine e lontane dai nostri confini. Ma perché si fanno strada progetti e proposte di cui non sono chiare le implicazioni e, prima ancora, il significato. In questo periodo, in particolare, si sente parlare di “premierato”, un termine che richiama, soprattutto, l’allargamento dei poteri del “premier”.
Il “primo”. Per questo motivo, evoca l’elezione diretta del capo del governo. Una procedura (e un rito) che garantisce legittimazione in ambito territoriale.
Come già si osserva nelle Regioni e nei Comuni. Dove, comunque, l’elezione segue regole e limiti diversi. Nei Comuni, ad esempio, in base al numero di abitanti. Il “premierato”, quindi, richiama, in qualche misura, il “presidenzialismo”. Anche se, a livello internazionale, i casi di riferimento sono pochi. Nel recente passato: Israele.
Dove, però è stato abolito nel 2002. Mentre, se si considera il ruolo istituzionale, il caso più vicino è il “cancellierato”, che vige in Germania. Dove, però, il capo del governo non è eletto direttamente dai cittadini.
In Italia, comunque, secondo il sondaggio di LaPolis-Università di Urbino, in collaborazione con Demos (per il Rapporto “Gli Italiani e lo Stato”, di prossima pubblicazione), la maggioranza assoluta dei cittadini appare orientata verso l’elezione diretta del capo del governo. Si tratta di una quota elevata: 55%. Sostanzialmente stabile negli ultimi mesi. Dunque, molto ampia, ma non “dominante”. In caso di referendum, non tale da garantire un risultato certo.
Come ci rammenta il caso precedente, relativo al referendum per il superamento del “bicameralismo paritario”. La consultazione si svolse nel 2016. Per iniziativa di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Al tempo, rispettivamente, premier e ministra alle riforme istituzionali. L’approvazione popolare, all’inizio dell’anno, appariva scontata. Vista la larga maggioranza di consensi prevista dai sondaggi. All’inizio dell’anno superiore al 60%
Ma il risultato fu molto diverso. Anzi: opposto. Visto che, in dicembre, si recarono alle urne oltre i due terzi degli elettori e quasi il 60% votò No. Naturalmente gli orientamenti in merito al “premierato” appaiono molto diversi, se si valutano le preferenze di partito. Il massimo grado di consensi si rileva fra chi vota Centrodestra.
Soprattutto a Destra. In particolare, per i FdI: 79%, quindi per la Lega (76%). E, in misura più ridotta, per Forza Italia: 62%. Tuttavia, è largamente favorevole a votare “direttamente” per il premier anche la base del M5S.
Che, tuttavia, è sorto “fuori” dai tradizionali schieramenti. Intorno al “premier di un (non) partito”: Beppe Grillo. Mentre, all’opposto, meno di un terzo tra gli elettori del Pd sostiene il premierato.
È difficile non ricondurre questi orientamenti a una “visione presidenzialista”, che va oltre la figura del presidente del Consiglio. D’altra parte, un precedente sondaggio di Demos, condotto lo scorso mese di ottobre, aveva dimostrato come il 57% del campione fosse favorevole all’elezione diretta del presidente della Repubblica. La stessa percentuale osservata nel caso del presidente del Consiglio.
La fiducia nel presidente Mattarella, d’altronde, risulta molto elevata: 67%. Ben superiore rispetto alla premier Giorgia Meloni.
Almeno, da quanto emerge nel sondaggio condotto e pubblicato lo scorso settembre. Peraltro, nella ricerca di LaPolis- Università di Urbino, il sostegno all’elezione diretta del Premier cresce fra chi ha meno fiducia verso il presidente della Repubblica. E viceversa. Perché, evidentemente, per chi si sente lontano dalle posizioni politiche del governo e del suo capo, il capo dello Stato agisce da garante. Contrappeso. Contropotere. Questi orientamenti riflettono una domanda di personalizzazione, crescente ed evidente, da molti anni, in ambito politico.
(da La Repubblica)
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Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
I DISPERATI CHE ERANO RINCHIUSI NELLA STRUTTURA VENIVANO TRATTATI COME ANIMALI. E, PER PROTESTA, ALCUNI DI LORO SONO ARRIVATI A CUCIRSI LE LABBRA – ORA LA PROCURA HA SEQUESTRATO LA SOCIETÀ CHE GESTIVA IL CENTRO SCELTO DALLA PREFETTURA (LEGGI VIMINALE)
Cibi scaduti e pieni di vermi, abuso di psicofarmaci somministrati
senza motivo, totale assenza di assistenza medica anche per pazienti oncologici o affetti da gravi forme di epilessia, rifiuti ovunque, bagni fatiscenti. Non c’è alcuna forma di umanità nell’«inferno» del Cpr di via Corelli. Le persone trattenute sono trattate da «animali» che non meritano nulla, neppure «una visita medica». Che «devono tornare alla giungla», come diceva un medico in servizio, che preferiva guardare la partita e ignorare le richieste di assistenza.
Per la disperazione, arrivano a tutto. Anche a «cucirsi le labbra» in segno di protesta. Una vergogna raccontata nel dettaglio con foto, video e testimonianze – raccolte soprattutto dalle associazioni come il Naga – nel decreto con cui la procura ha sequestrato d’urgenza la Martinina srl, società campana vincitrice della gara da 4 milioni e 398 mila euro per la gestione del Centro.
Dopo l’ispezione del primo dicembre è emerso che la prefettura, due settimane prima, e senza controlli specifici, aveva rinnovato fino al 31 dicembre 2024 il contratto con la società
Un «lager» lo definisce un’operatrice sanitaria scappata perché non ne poteva più. «Neanche i cani sono trattati così. Vi è un largo uso di psicofarmaci, dati come fossero caramelle e ad alti dosaggi – racconta –. Ricordo una volta che, poiché erano avanzate delle vaschette di pasta, erano state offerte a noi dipendenti.
Sembrava pasta con il gorgonzola, con un odore rancido, invece era pasta con le zucchine andata a male. Ho cercato di evitare che venisse mangiata dai trattenuti, ma non sono arrivata in tempo, 40 persone hanno avuto un’intossicazione alimentare». L’operatrice parla di «disumanizzazione nel centro» in cui «si entra come persona e si esce da zombie». Ricostruisce i tanti «atti di autolesionismo per la disperazione».
Descrive il «razzismo» dei medici: «Durante le visite mandavano a fare in culo gli internati, gli dicevano “meglio che muori, torna al tuo paese”. Vi era spazzatura ovunque, le stanze erano lorde, piene di mozziconi, le lenzuola erano sporche. Anche i bagni erano in una situazione vergognosa: vi era un unico lavabo incrostato di schifo; bottigliette d’acqua usate per farsi il bidet, lo sporco vecchio che non andava via».
Gli psicofarmaci venivano somministrati al 70 per cento dei migranti e «utilizzati per tenerli tranquilli», ha testimoniato il dottor Nicola Cocco, infettivologo specializzato in medicina detentiva che ha fatto accesso al Cpr il 29 maggio 2022. Anche in caso di gravi necessità, non erano contemplate visite specialistiche.
(da La Stampa)
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Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
DAL CERCHIO MAGICO DI BERLUSCONI E DAL GIGLIO MAGICO DI RENZI SIAMO ARRIVATI ALL’UNICA FESTA DI PARTITO DOVE, IN ASSENZA DELLA LEADER, LA STAR E’ LA SORELLA
La fortuna della destra è che, da molti anni in qua, può impunemente fare cose che allo schieramento opposto non sarebbero perdonate. Tipo mettere sullo stesso palco Daniela Santanchè e Flavio Briatore e continuare a presentare Atreju come grande festa popolare anziché per quel che apparirebbe a prima vista, la versione cuneese dei canti dell’Olgiata o un casting tarantiniano per ingaggiare i nuovi antagonisti di Django. Atreju è anche l’unica festa politica mondiale dove, in assenza della leader, la protagonista più cercata, intervistata, riverita non è il vice del partito, non è un ministro, non è un padre o una madre nobile: è la sorella della leader. Se Berlusconi aveva il Cerchio magico, e Renzi il Giglio magico, Giorgia Meloni ha il Tinello magico, un partito governato nel recinto di un certificato di stato di famiglia, dove i parenti acquisiti contano ma fino a un certo punto. Infatti Arianna ha sì difeso il marito Francesco Lollobrigida per la storia del treno fermato a Ciampino, ma aggiungendo “in questo caso non l’ho rimproverato, altre volte sì”, ‘sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma’, stavolta è stata piuma, ma ci vuole un attimo. Capace che una notte vai a letto Lollo e ti svegli Giambruno. Arianna ha anche aggiunto che lei e la sorella vogliono realizzare le cose per cui hanno cominciato a fare politica trent’anni fa, cioè quando presero entrambe la tessera del Movimento sociale italiano, e mentre lo diceva non c’erano purtroppo a Castel Sant’Angelo loggionisti pronti a commentare la dichiarazione come avrebbe meritato.
Il quotidiano storico del Msi, Il Secolo d’Italia, si è molto risentito delle domande rivolte ad Arianna: la sinistra è patriarcale, ha scritto, l’ha trattata da moglie, chiedendole del marito, questo sarebbe il femminismo? C’è di che riflettere su come le cose cambino in fretta in Fratelli d’Italia, non solo il Mes che prima no e ora sì, e l’euro che prima no e ora sì, e Putin che prima sì e ora no, ma pure Arianna che pochi mesi fa, quando uscì una vignetta su di lei, era solo una moglie da lasciare in pace, parola di Giorgia, e ora guai a considerarla anche una moglie: è una leader. Al prossimo Atreju solo domande sulla finanziaria o sul nuovo Patto di stabilità.
Ne hanno fatta di strada le due sorelle da quando Atreju era una festa-ghetto, il classico fantasywashing dell’ultradestra postfascista per continuare a dire le stesse cose di sempre ma con il velo del pop, La storia infinita al posto dei saggi di Evola, come già Tolkien invece di Hess e Pavolini, e con i militanti più fedeli alle direttive del partito che lasciavano a casa un paio di giorni il ciondolo con la celtica per non farsi sparlare. Ora Atreju è un appuntamento ricco e glamour, la Leopolda meloniana, dove si va per accreditarsi e omaggiare il nuovo potere, e se non c’è in giro Giorgia, c’è comunque Arianna. L’importante è far sapere alla famiglia che sono tutti fedeli, tutti antemarcia su Palazzo Chigi, io stavo col Libanese! E sia chiaro che è Almirante, mica quel rinnegato di Fini. Le sorelle Meloni comandano, però non smettono di ricordare la gavetta. Qualche anno fa Arianna raccontò, con giustificato orgoglio, di aver fatto da ragazza molti mestieri per mantenere la famiglia: baby sitter, barista, segretaria, magazziniera. Lavori precari, mal pagati, qualche volta non pagati. Una condizione in cui gran parte del popolo può identificarsi, altro che sinistra ztl, ad Atreju ci sta la gente vera, e ora un grande applauso a Santanché e Briatore.
(da La Repubblica)
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Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
MANCANO IL VIA LIBERA DELLA CORTE DEI CONTI E LA CIRCOLARE OPERATIVA DELL’INPS… E IL MINISTERO DEL LAVORO FINORA HA DORMITO
Ci sono 737.400 famiglie che rischiano di restare senza alcun
sostegno economico nel mese di gennaio. Parliamo di 1,6 milioni di persone “non occupabili” che oggi prendono il Reddito di cittadinanza e che dal 2024, quando il Reddito non esisterà più perché abolito dal governo Meloni nella manovra dell’anno scorso, dovrebbero incassare il suo sostituto: l’Assegno di inclusione, l’Adi.
Con buona probabilità non accadrà, non a gennaio almeno. Salteranno un mese. Cgil, Cisl e Uil sono allarmatissimi. Chiedono un incontro urgente alla ministra del Lavoro Marina Calderone che pare averlo concesso per lunedì 18, proprio il giorno del via alle domande per Adi
Lo slittamento delle domande è dunque quasi una certezza. L’Inps non può agire perché manca ancora il visto e la registrazione da parte della Corte dei conti del decreto attuativo dell’Adi, scritto dal ministero del Lavoro nei primi di agosto. Decreto che poi deve essere pubblicato in Gazzetta ufficiale e seguito da una circolare operativa dell’Inps stesso.
Fosse pure confermata la data di lunedì, l’erogazione del nuovo assegno da gennaio non sarebbe in ogni caso assicurata. Primo, perché l’iter digitale non è banale e, per via delle feste natalizie, i patronati autorizzati ad aiutare queste famiglie saranno attivi per sette giorni all’incirca.
Secondo, perché non basta la sola domanda. La legge dice che i soldi vengono caricati sulla nuova carta – la “Carta di inclusione” – solo “nel mese successivo alla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale”. Patto che rappresenta il secondo passaggio dopo l’accettazione della domanda da parte di Inps.
I beneficiari attuali del Reddito quindi non solo dovrebbero precipitarsi a fare richiesta di Adi sul sito Inps. Ma dopo l’accettazione, dovrebbero iscriversi di corsa alla piattaforma Siisl per sottoscrivere il Pad, il Patto di attivazione digitale che serve a smistare i dati della famiglia ai servizi sociali dei Comuni e anche ai Centri per l’impiego
Ma le famiglie non sanno quando e dove fare domanda. Non hanno idea che i tempi sono strettissimi. I Caf non sono ancora autorizzati a dare una mano (lo saranno solo da gennaio, ma non c’è neanche l’applicativo pronto). Nessuna campagna informativa è stata lanciata dal ministero del Lavoro. Silenzio assoluto. Si tratta come detto di 737.400 famiglie (un numero informale diffuso da Inps): 348.100 con un minore, 215.800 con un disabile, 341.700 con un over 60.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
GIORGIA MELONI SOGNAVA UNA FINANZIARIA CON UN’APPROVAZIONE-LAMPO PER SEGNARE UN RECORD PERSONALE (IMPEDENDO ANCHE GLI EMENDAMENTI DI MAGGIORANZA) MA HANNO PREVALSO LE TENSIONI INTERNE… L’APPROVAZIONE PASSERA’ PER UN VOTO AL SENATO IL 22 DICEMBRE E UNO ALLA CAMERA IL 29 DICEMBRE… I PARLAMENTARI NON DOVRANNO FIATARE: SI DEVONO LIMITARE A SPINGERE I BOTTONI
Panettone con manovra per i senatori, e brindisi di fine anno con la legge di Bilancio per i deputati. Non si può dire che la manovra sia fuori tempo massimo, perché sono a disposizione ancora una decina di giorni, festivi esclusi. La tempistica, aggiornata per l’ennesima volta, prevede l’approvazione al Senato tra il 22 dicembre, e un via libera alla Camera a ridosso del 31 dicembre, la data cerchiata in rosso è venerdì 29.
Al netto di ulteriori intoppi, che non sono da escludere visto il livello di caos degli ultimi giorni. Altro che manovra da record e senza mancette, come volevano la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Il ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, ha messo le mani avanti. In caso di rallentamenti, il suo dipartimento sarà esente da colpe.
PROMESSE TRADITE
Il calendario inizia a essere tiranno è impressa nella memoria la conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che aveva approvato il testo: Meloni&soci gongolavano per dare un segnale di cambiamento. tanto da sacrificare sull’altare dell’efficienza le prerogative dei parlamentari (di maggioranza) a cui hanno imposto di non presentare emendamenti.
Meloni e Giorgetti si trovano invece a dover gestire un naufragio dello storytelling vincente. Di mezzo ci sono le incomprensioni politiche: Forza Italia ha preso male lo stop alla proroga al Superbonus. Per capire l’aria che tira, basta fare un giro in Transatlantico: i deputati, specie di Forza Italia, faticano a trattenere i malumori. Dovranno tornare a Montecitorio tra Natale e Capodanno per timbrare la legge di Bilancio.
«Chissà di quale anno», ironizza un parlamentare del centrodestra, di rito berlusconiano. Ovviamente alla Camera il provvedimento passerà sopra le teste di tutti. Il dibattito in commissione durerà poche ore, poi sarà spedito il testo in aula, blindato dalla fiducia (imposta anche al Senato). Un aspetto che irrita i deputati. Anche ai piani alti di Montecitorio è consolidata la convinzione di un esame lampo tra le due festività. Non c’è possibilità di intervento.
IMMANCABILI MANCETTE
Non è solo questione di tempi. Resta agli atti che stata tradita la promessa della coppia Meloni&Giorgetti di evitare l’elargizione di mancette attraverso emendamenti. Quelli firmati dai relatori, su mandato dei rispettivi partiti, seguono il solco delle tradizioni di soldi distribuiti per accontentare qualcuno.
Nell’elenco delle proposte emendative ci sono i 2 milioni di euro destinati al ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida per potenziare il dipartimento dell’ispettorato dedicato alla repressione delle frodi, i 200mila euro concessi a comune di Poggio Reale, nel trapanese, per la realizzazione di un museo archeologico, più i fondi per il sostegno di chi ha animali a casa.
Micro misure che si sommano a quella già raccontata da Domani sui 100mila euro all’anno stanziati per pagare il servizio della Gazzetta amministrativa della Repubblica italiana di Enrico Michetti, ex candidato sindaco di Roma del centrodestra. Non mancano decisioni singolari: un emendamento potenzia il fondo per la disabilità con 320,4 milioni di euro, riparando alla cancellazione dello stesso fondo compiuta nel decreto Anticipi.
Tutto bene quindi? Non proprio. Nello stesso emendamento, vengono tolti 320 milioni di euro al fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità. Un gioco a somma zero. Ma utile alla comunicazione come reazione alle proteste delle opposizioni contro la ministra della Disabilità, Alessandra Locatelli, sulla riduzione nel 2023 dei finanziamenti destinati proprio alla disabilità. Una finanziaria da cinepanettone
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Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA DELLA BBC SULLA RETE DI PROPAGANDA RUSSA SU TIKTOK
Migliaia di account falsi su TikTok, nati con l’obiettivo di
diffondere disinformazione sulla guerra in Ucraina: questa è la campagna di propaganda russa, scoperta dalla Bbc, che avrebbe addirittura avuto un ruolo nel licenziamento lo scorso settembre del ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov, secondo quanto riferito dalla figlia Anastasiya Shteinhauz. Proprio lui infatti sarebbe stato preso di mira in molti dei video analizzati da Bbc Verify, insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e altri funzionari ucraini, dipinti come avidi, ossessionati dal denaro e incuranti dei comuni cittadini ucraini o dello sforzo bellico. Contenuti da milioni di visualizzazioni, che secondo l’emittente britannica hanno l’obiettivo di minare il sostegno del mondo occidentale. In altri contenuti fake per esempio, alti funzionari ucraini e i loro parenti avrebbero acquistato auto di lusso o ville all’estero dopo l’invasione russa nel febbraio 2022.
Le presunte ville a Madrid e in Francia
Proprio questo sarebbe il caso specifico di Reznikov, secondo quanto continua a raccontare sua figlia: prima il marito e poi alcuni amici avevano visto su TikTok le immagini di una sua presunta villa a Madrid. Inizialmente ha sottovalutato le segnalazioni, pensando si trattasse di un caso isolato. Le preoccupazioni sono aumentate quando ha ricevuto un altro contenuto TikTok analogo, in cui si affermava che aveva comprato anche una villa in Costa Azzurra. Peccato che, come accertato dalla Bbc, entrambe le case fossero rintracciabili su due siti web immobiliari locali: entrambe erano in vendita. I video provenivano da una vasta rete russa di account falsi, che si presentano come utenti tedeschi, francesi, polacchi, israeliani o ucraini. Gli account che li hanno pubblicati hanno utilizzato immagini di profilo rubate, comprese quelle di celebrità come Scarlett Johansson, Emma Watson e Colin Farrell.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
LE PAROLE DI GINO PAOLI HANNO SCATENATO DIVERSE REAZIONI
Parole dure e disincantate, quelle usate da Gino Paoli per descrivere il mondo dello spettacolo di oggi: una «m*rda», sostiene in un’intervista al Corriere della Sera, perché «è tutto apparenza. Oggi peggio di ieri. Ieri avevamo Mina e la Vanoni. Oggi emergono le cantanti che mostrano il culo». Frecciatina presa sul personale dalla cantante Elodie, che ha presto replicato via X: «Ci sono artisti che hanno scritto capolavori, ma nella vita di tutti i giorni sono delle mer**, è così. Io preferisco essere una bella persona». Non è d’altronde la prima volta che la cantante interviene per difendere il suo diritto a mostrarsi come più le aggrada: non molto tempo fa aveva risposto anche alla direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, che aveva parlato di «una rappresentazione poco elegante del corpo della donna».
«Il mio corpo non dovrebbe suscitare scandalo, questo è il mio corpo, il mio manifesto di donna libera», era stata la risposta di Elodie. Oggi a schierarsi in sua difesa c’è stata anche Emma Marrone, che a Grazia ha dichiarato: «Secondo me stiamo regredendo. Adesso criminalizzano Elodie o me per una culotte o perché metto i cerotti sul seno. Dove sta la libertà di esprimersi anche attraverso il corpo? Forse il problema è che molti hanno paura delle donne che finalmente si mostrano come mamma le ha fatte. I miei colleghi maschi sono liberi di stare a torso nudo e mostrare i capezzoli, mentre i nostri vengono censurati. Continuiamo a fare differenze tra il corpo maschile e femminile, e noi siamo sempre la cosa da nascondere».
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
L’OPERA DEL MANETTI TRAFUGATA NEL 2013 SEMBRA APPARTENERE AL CRITICO CHE PERO’ DICE: “NO, E’ UN’ALTRA”… MA IL SUO RESTAURATORE LO SMENTISCE
Questa volta a mettere nei guai il sottosegretario alla Cultura
Vittorio Sgarbi è un quadro che risulterebbe rubato nel 2013 e misteriosamente riapparso, addirittura ritoccato
La storia
Due anni fa – si legge su Il Fatto Quotidiano che ha realizzato un’inchiesta in collaborazione con Report che sarà trasmessa domenica sera – Sgarbi ha inaugurato a Lucca la mostra “I pittori della luce” con la “Cattura di San Pietro” l’”inedito” di Rutilio Manetti, un dipinto caravaggesco del ‘600 che vale diverse centinaia di migliaia di euro. Secdono Il Fatto non si tratta di un inedito perché risulta rubata e si ritrova tra le foto della banca dati dell’Interpol.
Prima del 2013 il dipinto si trovava in un castello di Buriasco, vicino Pinerolo, di proprietà di un’anziana signora, Margherita Buzio, dove Sgarbi è stato più volte. Paolo Bocedi, un fedelissimo del sottosegretario, si propone per comprarlo ma la signora rifiuta. Scoprendo settimane dopo che i ladri si sono introdotti nel castello, hanno ritagliato e asportato la tela del Manetti, lasciando al suo posto una foto dell’opera attaccata con una spillatrice, si legge ancora su Il Fatto. Margherita Buzio ha dei sospetti, si rivolge alle forze dell’ordine per denunciare il furto ma il fascicolo viene subito archiviato.
Poi il mistero dopo 10 anni. A Lucca spunta fuori di nuovo il quadro restaurato ma con un dettaglio diverso: c’è un candelabro sullo sfondo che nella foto dell’Anticrimine invece mancava.”Il quadro è quello, me lo portò un amico di Vittorio insieme a un trasportatore, arrotolato come un tappeto”, assicura il restauratore. E il sottosegretario smentisce: “No, è un’altra”.
(da agenzie)
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