Febbraio 5th, 2024 Riccardo Fucile
“IL GOVERNO ESTREMISTA DI DESTRA DA’ ALLA GENTE L’IDEA DI POTER INSULTARCI LIBERAMENTE”
«La missione cristiana è peggiore di quella di Hamas. Morte ai missionari. Un missionario è un nazista».
Era il 27 dicembre quando sul muro del cimitero cristiano ortodosso sul Monte Sion, dinanzi all’abbazia benedettina della Dormizione, apparve questa scritta.
L’abbazia si trova in un luogo difficile. Fuori dalla porta di Sion, nei pressi del Cenacolo, dove secondo la tradizione si è celebrata l’Ultima Cena. Qui c’è anche il cenotafio del re Davide, con annessa sinagoga e diverse scuole religiose ebraiche, con presenza di molti haredim, ebrei ortodossi, che vedono come un affronto la presenza dei luoghi cristiani lì dove c’è la tomba del «fondatore» di Israele, di Gerusalemme come capitale ebraica. Sarà per questo che la Dormizione, i suoi monaci e il suo abate, sono spesso oggetto di episodi di violenza.
L’ultimo, sabato sera. Dom Nikodemus Schnabel stava tornando in abbazia accompagnato da una giornalista, quando due giovani ortodossi gli hanno sputato contro. Ha ripreso tutto, e i giovani sono stati identificati e arrestati dalla polizia. Il patriarcato Latino, ha condannato l’episodio.
Ma gli episodi di violenza da parte degli ebrei nei confronti dei cristiani, siano cattolici, ortodossi, armeni, siano religiosi o pellegrini, a Gerusalemme, non solo in città vecchia, sono numerosi. Hana Bendcowsky, è portavoce del Rossing Center for Education and Dialogue, che si occupa anche di monitorare questi episodi.
«Sono oltre venti anni che abbiamo a che fare con questo genere di cose e abbiamo notato un incremento dei casi. Sospettiamo che questo abbia a che fare con l’atmosfera generale del paese che tende a voler piano piano escludere o isolare chiunque non sia ebreo. C’è un generale sentimento di intolleranza verso gli altri e poi anche l’idea che questo genere di atti non siano puniti”. Per la Bendcowsky, «il fatto che ci sia un governo di destra con molti estremisti al suo interno, molti religiosi, ministri che per primi discriminano, dà alla gente l’idea di poter agire liberamente, dimostrando la propria intolleranza senza aver paura che gli possa accadere qualcosa».
Responsabili di questi episodi di intolleranza, dagli sputi alle scritte, dagli attacchi fisici a religiosi e pellegrini al danneggiamento di proprietà della chiesa, sono sia haredim che estremisti, coloni. «Gli ebrei – spiega Bendcowsky – ancora lavorano per combattere l’antisemitismo e la sfida è vivere tra i cristiani. Nel tempo molte cose sono cambiate ma tradizionalmente e dal punto di vista religioso non si vede un cambiamento di attitudine degli ebrei verso i cristiani. Ora il problema anche a livello teologico è quello di affrontare le differenze tra ebrei e cristiani e capire che bisogna rispettarle».
Spesso i francescani, che custodiscono i luoghi santi, sono oggetto di episodi di intolleranza, come quando un ebreo americano con problemi psichiatrici ruppe una statua nel santuario della Flagellazione, sulla via Dolorosa, uno dei luoghi più colpiti.
Oppure di mira sono presi conventi e chiese nei pressi di quartieri ortodossi. Chi reca segni religiosi è spesso oggetto di sputi, improperi o violenze peggiori, come lanci di pietre. Un giornalista, insieme ad un francescano, alcuni mesi fa percorse le strade della città vecchia vestito con un saio, facendosi filmare di nascosto da un operatore. Fu oggetto di sputi e altri episodi. Proprio nei pressi della Dormizione un giovane soldato gli sputò, lui si svestì e lo bloccò. Intervenne la polizia che arrestò il giovane.
Le Autorità israeliane da poco tempo cominciano a condannare gli episodi. “Pensiamo – spiega Bendcowski – che oltre al fatto che le autorità reagiscano e puniscano tali episodi, l’altra cosa importante è educare. Se la maggior parte della gente condanna pubblicamente, pian piano si potrà avere una atmosfera di delegittimazione di questi atti. E magari queste persone ci penseranno due volte prima di sputare o di dire cose offensive. Nel paese si deve diffondere il pensiero che queste sono cose inaccettabili e in tal modo anche le autorità seguiranno questa via, la polizia dovrà reagire in maniera più pronta e adeguata e bisogna anche capire che queste cose danneggiano l’intero stato di Israele e le sue relazioni con la comunità cristiana. Io immagino – conclude Hana – quello che succederebbe se all’inverso ci fosse un attacco del genere contro ebrei in un paese europeo: la polizia, i governi, le autorità reagirebbero sul momento. Qui è una situazione diversa e richiede più tempo e più sforzi”.
(da agenzie)
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Febbraio 5th, 2024 Riccardo Fucile
NEL CPR ROMANO AGGHIACCIANTI STRATAGEMMI PER USCIRE DA UNA STRUTTURA VERGOGNOSA
Un ragazzo di neanche ventidue anni, Ousmane, si è tolto la vita ieri mattina, prima dell’alba, nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Roma, a Ponte Galeria. Era lì da cinque giorni, proveniente da Trapani, dove era stato rinchiuso sin dal mese di ottobre, in attesa – come si dice – di identificazione e di espulsione.
Con il suo lavoro in Italia avrebbe voluto mantenere i suoi fratelli più piccoli in Guinea, e invece è stato fermato e rinchiuso in un Cpr per tre mesi e poi, non essendo riusciti a rimpatriarlo, ancora per altri tre mesi. Lo ha raccontato a un’operatrice di Ponte Galeria, della sua frustrazione per non poter essere utile alla sua famiglia e per l’assurdità di una detenzione senza ragione e senza scopo, destinata solo a protrarsi fino al limite dei diciotto mesi voluti dal decreto Cutro.
Tre mesi, e poi altri tre, e poi fino a un anno e mezzo, in un ambiente ostile e inospitale, privo di qualsiasi attività, che i suoi compagni ci hanno ripetuto essere privo di acqua calda, con un solo telefono funzionante per decine di persone, con un vitto scadente e sempre uguale a se stesso, con lenzuola e biancheria fornite solo all’ingresso.
Ousmane a un certo punto non ce l’ha fatta più, e dopo averlo scritto su un muro, si è impiccato, e a nulla sono valsi il tentativo dei suoi compagni di salvarlo, tirandolo giù dalla grata a cui si era legato, e poi l’intervento dei sanitari e infine dell’ambulanza, che non ha potuto far altro che constatarne il decesso.
La Procura ci dirà che altro c’è da sapere su questa tragedia. Intanto sappiamo che nei Cpr non è previsto un piano di prevenzione per il rischio suicidario e che l’“idoneità alla vita ristretta” è valutata una volta per sempre, all’inizio del trattenimento, da un medico che potrebbe anche non aver mai visto com’è e come funziona un Cpr.
E a Ponte Galeria abbiamo scoperto che si è diffuso un nuovo agghiacciante stratagemma per uscirne: ci si rompe le gambe a forza, scalciando contro i muri o lanciandosi dal tetto del reparto detentivo o dalla sommità delle recinzioni che li chiudono. Se ti “va bene” e almeno una gamba si rompe, ti viene prescritto l’uso di una stampella, che è oggetto pericoloso in quelle gabbie di disumanità, e allora ti si aprono le porte del Centro per inidoneità sopravvenuta al trattenimento. Se non è questo il mondo al contrario, non so quale altro possa essere.
(da Huffingtonpost)
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Febbraio 5th, 2024 Riccardo Fucile
IL (FORSE) EX SOTTOSEGRETARIO FA SUO IL MOTTO “MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI”
Eccola la lettera a Giorgia Meloni, annunciata ieri sera da Vittorio Sgarbi. E in effetti, come era stato anticipato dallo stesso critico d’arte, non si tratta di un passo indietro canonico.
Non scrive in modo esplicito “mi dimetto”, lo lascia tra le righe quando afferma di avere “rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso”.
Nel testo, pubblicato dal Corriere della Sera, ribadisce di non essere d’accordo con la decisione dell’Antitrust, che stamattina è diventata pubblica, sulla sua incompatibilità con la carica di sottosegretario alla Cultura e ripete che farà ricorso al Tar. Ma soprattutto parte al contrattacco trascinando dentro anche la premier e ricordando tra l’altro che promuovere e vendere i propri libri “l’hai fatto anche tu”.
“Il governo – scrive – ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo” e lo ha fatto “per mano di un suo ministro” cioè Gennaro Sangiuliano, al quale Sgarbi non perdona di aver inoltrato all’Agcm le lettere anonime che denunciavano l’incompatibilità. A questo punto, contesta il sottosegretario dimissionario, “è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri. Non per ritorsione, ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso”. E alla presidente del Consiglio invece domanda che si faccia “garante della integrità del governo quanto a possibili incompatibilità”.
In sostanza: vediamo quanti nel governo sono nella mia situazione. E tutti siano chiamati a rispondere delle loro attività professionali extra istituzionali ed eventualmente a dimettersi, se proprio lo devo fare io. Che poi questo è ancora tutto da verificare, secondo Sgarbi. Il quale insiste: “Secondo le norme vigenti, occorre che l’attività ‘connessa’ a quella ministeriale sia svolta in modo ‘professionale’, e fa sorridere che uno possa, ‘per professione’, autografare e presentare libri o inaugurare mostre, e che ciò possa distorcere la funzione pubblica”. E rivolgendosi a Meloni aggiunge : “L’Antitrust non ha detto ‘Non va bene questo o quell’attività della vita di Sgarbi’, ma la sua ‘intera attività di scrittore, narratore curatore e storico d’arte’ (e con ciò anche promuovere e vendere i propri libri, come anche tu hai fatto): cioè è la mia vita. Si tratta, come si capisce subito leggendone la forzata motivazione, di una decisione tanto ‘politicamente corretta’, quanto giuridicamente scorretta”.
D’altra parte l’aveva anticipato, ieri sera: “Non sono ancora un ex sottosegretario”, le dimissioni “devo ancora negoziarle col governo” e “l’agonia” (politica) sarà lunga. Non solo per lui, evidentemente.
Tutto questo mentre Sgarbi finisce al centro di nuove accuse: ieri sera Report ha intervistato il suo ex assistente Dario Di Caterino secondo il quale il sottosegretario “ha ricevuto soldi anche in contanti” per le sue attività personali, mentre già faceva parte del governo. E nel corso della trasmissione si è fatto riferimento ad autisti utilizzati come prestanome: uno di loro sarebbe stato ricompensato con un assessorato antimafia in uno dei tanti Comuni guidati da Sgarbi in questi anni come sindaco. Nei giorni scorsi si erano registrate le intemperanze volgari del critico d’arte proprio contro un giornalista del team di Report. Poi erano arrivate le scuse.
(da La Repubblica)
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