Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
PASSA IN FORZA ITALIA MARCO REGUZZONI, EX PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI VARESE, GIÀ CAPOGRUPPO ALLA CAMERA E DA SEMPRE VICINISSIMO A BOSSI
«La proposta di Forza Italia mi lusinga». Marco Reguzzoni, 53 anni, ex presidente della provincia di Varese e capogruppo della Lega alla Camera dal 2010 al 2012, da sempre vicinissimo a Umberto Bossi, risponde al telefono dal congresso del Ppe in Romania. L’ennesimo segnale che l’ipotesi di una sua corsa con gli azzurri alle Europee come indipendente è molto più che un rumor.
Com’è maturato questo salto?
«Ho sempre avuto come punto di riferimento il tessuto produttivo del Nord . Il Ppe è il perno attorno a cui ruota qualsiasi politica europea».
La svolta sovranista di Salvini non le piace?
«La Lega ha cambiato pelle molte volte. Qui a Bucarest mi ha colpito uno stand con lo slogan “L’Europa comincia nel mio villaggio, nella mia città, nella mia Regione”. Io sono rimasto fedele agli ideali federalisti e credo che anche l’Europa ne abbia bisogno».
Come vede il suo ex partito?
«Con un alto tasso di litigiosità interno».
Ruberà voti al Carroccio?
«Per me la politica è lavorare sul territorio».
Si è confrontato con il Senatur sull’idea di candidarsi?
«Con Bossi ho un rapporto incrollabile. Ho parlato con lui prima che con altri».
Un suo ticket con Letizia Moratti?
«È prematuro parlarne. Di certo con Letizia c’è stima reciproca: insieme portammo Expo 2015 a Milano».
(da agenzie)
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Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
FITTO ASSICURA CHE LE OPERE SARANNO COPERTE CON ALTRI FONDI, MA LA LORO REALIZZAZIONE SLITTERA’ DI ANNI
Con la revisione del Pnrr l’Abruzzo ha visto uscire dal piano più di 1.800 progetti, per una valore di mezzo miliardo di euro. Tutte queste opere saranno coperte con altri fondi, ma la loro realizzazione è destinata a slittare di anni. Una notizia passata sotto silenzio che però riemerge a tre giorni dal voto per le regionali, tanto che ieri nell’aula della Camera è andato in scena un fuori programma.
Il ministro per gli Affari europei con delega al Pnrr, Raffaele Fitto, infatti è stato inserito all’ultimo momento nell’elenco dei ministri chiamati a rispondere alla interrogazioni dei gruppi parlamentari proprio per intervenire sull’Abruzzo, regione che il centrodestra non può rischiare di perdere dopo la debacle in Sardegna.
Fitto ribadisce che il governo non ha definanziato i progetti dei comuni, li ha spostati fuori dal Pnrr e coperti con altri finanziamenti. Il problema è che tutte queste opere non saranno completate entro il 2026, data garantita per i progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Parlando in aula a Montecitorio, Fitto sostiene che l’esecutivo è stato costretto a concordare una revisione con Bruxelles perché molte opere «sarebbero state dichiarate inammissibili in quanto non potevano essere rendicontate entro il 2026».
Il problema è immaginare quando questi investimenti saranno portati a termine, sui tempi non c’è alcuna certezza. In più, per riattivare i lavori, il Viminale dovrà emanare un proprio provvedimento mentre i comuni dovranno aggiornare lo stato di avanzamento delle opere con paletti molto stringenti, come prescrivono le nuove regole.
Daniela Torto, deputata abruzzese del Movimento 5 stelle, attacca: «Ora capiamo perché Fitto non è andato al comizio di Pescara a fare il quarto re magio, è evidente che è rimasto a Roma a fare il gioco delle tre carte». Secondo la pentastellata, la risposta in aula del ministro «conferma che il centrodestra con una mano prende e con l’altra toglie, finge di risolvere i problemi che crea. Il governo non riesce a mettere a sistema i fondi del Pnrr entro il 2026 perché è incapace di farlo»
Come emerge da un rapporto di Openpolis, gli investimenti abruzzesi saltati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza riguardano il miglioramento dell’illuminazione pubblica e l’efficientamento energetico degli edifici dei comuni, la rigenerazione urbana, i progetti per le aree interne e per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Ma anche quelli per la riduzione del rischio di alluvione e per l’utilizzo degli incentivi a sostegno dell’idrogeno.
(da agenzie)
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Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
L’ASSIST DELLA DUCETTA E’ PER CATENO DE LUCA, CHE CERCA DI SUPERARE LA SOGLIA DI SBARRAMENTO DEL 4% PUNTANDO SUGLI ELETTORI LEGHISTI DELUSI DA MATTEO SALVINI
Una leggina ad hoc che permetterà ad alcuni partiti minori di non raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni europee. Nello specifico, una strana alleanza tra Giorgia Meloni e Cateno De Luca, istrionico ex sindaco di Taormina e fondatore del movimento “Sud chiama Nord” che vuole presentarsi alle prossime elezioni europee con la lista “Libertà per le Europee” puntando sugli elettori leghisti delusi da Matteo Salvini e cercando di superare la soglia di sbarramento del 4%.
Per riuscirci De Luca potrà sfruttare la norma ad hoc fatta approvare da Fratelli d’Italia in commissione Affari costituzionali al Senato: martedì sera, infatti, è passato un emendamento dei meloniani al decreto Elezioni che prevede l’esenzione dalla raccolta firme per tutti quei partiti che hanno formato gruppi parlamentari anche in una sola delle due Camere, che alle ultime consultazioni si siano presentati con un proprio contrassegno o che abbiano eletto un parlamentare, nel listino proporzionale o in un collegio uninominale.
L’emendamento sull’esenzione delle firme per le elezioni europee, invece, è un favore di Fratelli d’Italia direttamente al partito di Cateno De Luca, dicono due senatori di maggioranza. Rafforzare “Sud chiama Nord” sarebbe una mossa per indebolire ancora di più la Lega di Salvini alle elezioni europee: il partito di De Luca infatti sta corteggiando i leghisti delusi del Nord a partire da Umberto Bossi.
Nei giorni scorsi l’ex sindaco di Taormina ha spiegato che si incontrerà presto con il Senatùr per accogliere nella sua lista gli ex leghisti scontenti di Salvini. I due si erano già visti in ottobre prima delle elezioni suppletive a Monza in cui De Luca si era candidato. Svuotare la Lega dall ’interno sarebbe un modo per Meloni di rafforzare la sua presa sul governo e indebolire Salvini dopo le Europee.
(da Fatto quotidiano)
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Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
IN COMMISSIONE VIGILANZA RAI, L’AZIENDA RESPINGE LE ACCUSE PRETESTUOSE DI FDI
La Rai difende il lavoro di Report e sconfessa Giorgia (e Arianna) Meloni. La notizia viene da una risposta dei vertici di Viale Mazzini a un’interrogazione presentata da Fratelli d’Italia in commissione di Vigilanza Rai in cui si mettevano sotto accusa due inchieste del programma di Sigfrido Ranucci sui parenti dei vertici del partito: quella sulla “La Russa Dinasty” e quella sul padre della premier, Franco Meloni, accusato di avere un legame con il camorrista Michele Senese.
Per la Rai però Report nelle due inchieste oggetto dell’interrogazione ha rispettato tutti gli standard giornalistici del caso: per viale Mazzini il programma “ha svolto le inchieste – ai fini del confezionamento dei servizi – di prove documentali e fonti ritenute attendibili dalla magistratura sui temi in discussione, in coerenza con la propria natura di trasmissione giornalistica d’inchiesta”.
Non solo: “La redazione – continua la Rai – ha operato nel rispetto dei principi che animano il servizio pubblico e della cornice normativa vigente oltre che di quanto previsto dal Contratto di servizio 2018-2022”.
L’interrogazione era stata presentata a fine gennaio dai dodici componenti di Fratelli d’Italia in Vigilanza Rai e, come aveva rivelato Il Fatto, era stata chiesta direttamente da Giorgia e Arianna Meloni a cui Report aveva chiesto anche un commento sulla vicenda del padre. La sorella della premier aveva risposto stizzita a una domanda del cronista Giorgio Mottola: “Come fa a risultarmi se non vedo mio padre da quando avevo 13 anni, mi perdoni?”.
Nell’interrogazione i parlamentari meloniani parlavano di “metodo Report”: una prassi della trasmissione che, secondo FdI, avrebbe violato il contratto di Servizio Rai che vieta di “utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni”. Inoltre, i meloniani accusavano la trasmissione di aver utilizzato testimoni di giustizia “giudicati inattendibili” con servizi che avrebbero gettato “discredito su una trasmissione di inchiesta così rilevante per la Rai”.
Ma per viale Mazzini non è così. Nella risposta si entra anche nel merito delle accuse sui testimoni ritenuti “inattendibili” da Fratelli d’Italia, cioè Michele Riccio e Luigi Ilardo sul padre di La Russa Antonino e sul fratello Vincenzo, e sul pentito di camorra Nunzio Perrella su Franco Meloni. La direzione Approfondimento Rai guidata da Paolo Corsini (molto vicino a Meloni) però specifica asetticamente che le parole di Riccio riguardano un’altra questione: le accuse al generale Mario Mori sul mancato arresto del boss Bernardo Provenzano. Su questo “il Tribunale di Palermo ha assolto Mori mentre Riccio è stato sottoposto a indagini per calunnia e il procedimento è stato archiviato”.
Sulle accuse del pentito di camorra nei confronti di Franco Meloni, padre della premier che ha rotto i rapporti da quando aveva 12 anni, la Rai ha specificato che “le dichiarazioni rese nel 2017 da Nunzio Perrella ai magistrati di Brescia e Bologna riguardano un’unica indagine aperta dinanzi alla Procura di Brescia (non anche alla Procura di Bologna)”. Insomma, viale Mazzini non sposa la tesi di Fratelli d’Italia sull’inattendibilità dei due testimoni di giustizia
(da ilfattoquotidiano.it)
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Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
SPARITI SCULTURE E GIOIELLI… IN UNA NOTTE SI SONO PORTATI VIA TUTTO E NESSUNO SE N’E’ ACCORTO FINO ALL’APERTURA MATTUTINA: SE FOSSE SUCCESSO IN ALTRA CITTA’ EUROPEA SAREBBE GIA’ SALTATO IL MINISTRO DEGLI INTERNI
Al Vittoriale degli italiani di Gardone Riviera, nel Bresciano, sono sparite tutte le 49 opere della mostra temporanea aperta lo scorso 30 dicembre e la coi conclusione era prevista per domani, venerdì 8 marzo. Le sculture sono dell’artista di Fontana Liri Umberto Mastroianni, per un totale di circa trenta gioielli e venti sculture realizzati tra gli anni Cinquanta e Novanta con la tecnica della fusione «a cera persa» o «a colata in oro».
Il valore delle opere sparite, probabilmente trafugate nella notte di mercoledì, è di circa 1 milione di euro. Sul possibile furto stanno indagano i carabinieri con il nucleo tutela patrimonio culturale.
Dai primi accertamenti, sembrerebbe che ad accorgersi della scomparsa delle opere siano stati i responsabili del Vittoriale quando hanno aperto i locali espositivi nel Museo d’Annunzio Segreto, trovandoli completamente vuoti.
(da agenzie)
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Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
E RILANCIA LA BATTAGLIA PER IL SALARIO MINIMO… BONACCINI: “BASTA CON LE STAGIONI IN CUI NEL PD SI FACEVANO LA GUERRA E DALLE NOSTRE DIVISIONI ARRIVAVANO LE VITTORIE DELLA DESTRA”
“Continueremo ad essere testardamente unitari perché ci permette di mettere insieme progetti convincenti”, dice la segretaria Pd Elly Schlein dal palco di Pescara.
Accanto a lei c’è Stefano Bonaccini, che di Schlein è stato antagonista alle primarie, un anno fa. E anche per lui la parola chiave è unità: “Se il Pd è unito si può vincere anche in Abruzzo. Non vogliamo più le stagioni in cui nel Pd si facevano la guerra e dalle nostre divisioni arrivavano le vittorie della destra”.
Il governatore dell’Emilia Romagna dice di aver trovato “un clima di fiducia sul fatto che si può vincere” e invece nel centrodestra vede “molto nervosismo, cosa che di solito è spia di preoccupazione”.
C’è speranza intorno “dopo 5 anni di malgoverno da parte di Marsilio e delle forze di centrodestra”, anche grazie, secondo Schlein alla figura di Luciano D’Amico, l’ex rettore che ha “fatto da collante di questa straordinaria squadra” che per la segretaria è il centrosinistra, per una volta tutto unito.
Una sintonia che Schlein riporta subito sui temi nazionali: “Insieme agli altri leader dell’opposizione abbiamo deciso di rilanciare la battaglia unitaria per un salario minimo in Italia perché sotto i 9 euro è sfruttamento, non è lavoro”, ha affermato, annunciando una raccolta firme insieme per una legge di iniziativa popolare con lo stesso testo sul salario minimo. “E vedremo se il governo avrà il coraggio di fare la stessa cosa con una legge”, ha commentato.
Poi è tornata all’appuntamento delle Regionali di domenica (si vota dalle 7 alle 23), attaccando la passerella della destra: “Se dopo 5 anni di governo devi far venire una carrellata di ministri la domanda è: Caro Marsilio, cosa avete fatto? Sennò saresti qua a rendicontare quello che hai fatto, e invece avete fatto solo promesse a vuoto”.
E riserva un passaggio specifico sul tema della sanità (“in questi anni hanno trovato i soldi per le loro mancette, ma non per la sanità oncologica”) e per i fondi sbloccati della Roma-Pescara: “Quando è venuta qui Giorgia Meloni ha detto che mettono i soldi per la Roma-Pescara, ma li aveva tagliati. Ha rimesso i soldi ma erano già vostri perché già previsti noi fondi di coesione: questo a casa mia si chiama furto mascherato”.
(da agenzie)
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Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
L’ELENCO LASCIA PERPLESSI I TECNICI: DIVENTANO “AUTONOMI” MUSEI CHE NON HANNO NESSUNA POSSIBILITÀ DI SOSTENERSI DA SOLI
Ricordate i 20 “super direttori” creati da Dario Franceschini nell’ormai lontano 2016, chiamati a dirigere i 20 maggiori musei italiani – dopo una veloce selezione per titoli e colloquio, e una seguente nomina fiduciaria del ministro – con uno stipendio più che triplicato rispetto a quello dei loro predecessori? Otto anni e cinque riforme ministeriali dopo, i “super direttori” sono diventati 60, alcuni dirigono un museo, altri ne dirigono 15, e nessuno pare più in grado di spiegarsi il perché.
L’ultima novità venerdì, quando è arrivato agli uffici del ministero il nuovo decreto di riorganizzazione dei musei italiani: contiene la lista dei musei statali redistribuiti tra i 60 nuovi “istituti autonomi” (16 più di prima, il triplo di quelli esistenti nel 2016) creati dal ministro Gennaro Sangiuliano.
Un elenco che ha lasciato perplesso più di un tecnico, sia per quanto riguarda gli istituti che sono stati dotati di autonomia (cioè di un proprio bilancio a parte, e di direttore con maxi-stipendio), sia per quanto riguarda i luoghi assegnati a ciascun direttore/istituto.
Tra i musei di primo livello (quello di Uffizi e Colosseo, con direttore meglio pagato), fa la sua apparizione il “Vittoriano e Palazzo Venezia”; la Galleria dell’Accademia di Firenze avrà un direttore in comune con il Museo del Bargello
Diventano “autonomi” poi gruppi di istituti che non hanno nessuna possibilità di sostenersi da soli, come le “Ville nazionali della Tuscia”, i “Musei nazionali di Lucca”, i Musei archeologici di Gabii e Palestrina, i “Musei nazionali di Capri”, i “Musei nazionali di Melfi e Venosa”. Per chiedere fondi, non esistendo sistemi automatici di redistribuzione tra grandi e piccoli, si dovrà sempre battere cassa dal ministro o dal dirigente preposto.
Per il resto, la ristrutturazione appare molto spesso un vorticoso caos. Resta autonomo ad esempio il Museo nazionale dell’Arte digitale di Milano, che non ha una sede, né un cantiere, mentre non è autonomo il Cenacolo Vinciano, che conta 400 mila visitatori l’anno.
Da una parte, i musei della Liguria, delle Marche, del Molise, dell ’Umbria, avranno un unico direttore per tutti. Dall’altra, da Viterbo a Lucca, dall’Emilia alla Campania, si moltiplicano gli incarichi fiduciari, spesso divisi per città o cittadine.
Difficile spiegare questo vortice se non con gli equilibri interni: molti dei dirigenti più fidati nominati dal dg musei Massimo Osanna, sui cui pende un’indagine Anac per potenziale conflitto di interessi, vedono, ad esempio, ampliarsi il numero di istituti sotto il loro controllo.
Si prospettano mal di testa anche per l’utenza. L’istituto “Musei Nazionali di Siena”, ad esempio, non comprenderà i musei di Chiusi (Siena). I “Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna” non comprendono il museo archeologico di Portogruaro (Venezia), ma comprendono Palazzo Grimani, che non è un museo archeologico.
Commovente la così nominata “direzione musei statali di Roma”, che farebbe pensare a un ufficio che gestisce i musei statali di Roma, e in realtà rimasta con la direzione delle sole case museo Praz, Andresen, Boncompagni Ludovisi. Abbiamo chiesto al ministro un commento sui criteri della nuova organizzazione e sul fatto che alcuni dirigenti vedranno ampliare la propria sfera di competenza, senza risposta.
(da il Fatto Quotidiano)
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Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
L’INIZIATIVA, PROMOSSA DA GIOVANNA IANNIELLO RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE DELLA PREMIER, FARÀ ATTIVITÀ DI LOBBY… TOP SECRET I NOMI DELLE ISCRITTE MA SONO STATE CONTATTATE LE GIORNALISTE RAI FEDERICA CORSINI, MOGLIE DI SANGIULIANO, E POI MANUELA MORENO, SILVIA CIROCCHI, COMPAGNA DI ALEMANNO, FEDERICA FRANGI, PRESIDENTE DI STAMPA ROMANA
In una terrazza con vista su Palazzo Venezia, nasceranno fra qualche giorno le “giornaliste italiane”. Un’associazione di professioniste dell’informazione con indole da patriota. In senso lato ma non troppo.
Chi promuove l’iniziativa, in queste ore, è Giovanna Ianniello, responsabile della comunicazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con cui collabora da molti anni, dopo essere stata – dal 2008 al 2013 – nell’ufficio stampa dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.
La locandina della presentazione dell’associazione riporta il nome – “giornaliste italiane”, appunto – sopra un tricolore che campeggia anche nel simbolo del partito della premier. Seppur le ispiratrici ci tengano a far sapere che si tratta di un’iniziativa trasversale.
Il lancio avverrà il 21 marzo, giorno di inizio della primavera (ma anche, incidentalmente, il compleanno del ministro Francesco Lollobrigida), nella terrazza di Civita, l’associazione che ha come presidente l’ex braccio destro di Berlusconi Gianni Letta, e che ha sede in piazza Venezia. I nomi delle iscritte? Ancora top secret. Ma si sa che sono state contattate, tra le altre, le giornaliste Rai Federica Corsini (moglie del ministro Gennaro Sangiuliano), Giancarla Rondinelli, Federica Frangi, presidente di Stampa Romana e da dieci anni ispiratrice di Lettera 22, che nell’autunno scorso fu chiamata a Palazzo Chigi per un breve periodo con l’incarico di occuparsi dei rapporti con le tv.
Invitate ad aderire anche volti noti della televisione di Stato, come Manuela Moreno. E tutte le portavoce del governo in quota FdI, fra cui Silvia Cirocchi, che lavora con il ministro Nello Musumeci. Ed è la compagna di Alemanno.
Per i critici di Meloni, ovviamente, si tratta dell’ennesimo tentativo di revenge culturale – diretta o indiretta – della Destra. Il dibattito, alla vigilia della Festa delle donne, è già aperto.
(da La Repubblica)
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Marzo 7th, 2024 Riccardo Fucile
MATTIA FURLANI, 19 ANNI, ARGENTO MONDIALE NEL SALTO IN LUNGO, RISPONDE AI COMMENTI BECERI SUI SOCIAL: “ANCORA COL COLORE DELLA PELLE? È INCREDIBILE PARLARE DI MULTICULTURALITÀ NEL 2024″ … “LA PATENTE? DARÒ L’ESAME A METÀ MARZO. E A GIUGNO HO LA MATURITÀ SCIENTIFICA. NEL FRATTEMPO MI MUOVO IN AUTOBUS”
Mattia Furlani, 19 anni compiuti da un mese, argento ai Mondiali indoor di atletica leggera a Glasgow, intervistato dal Corriere della Sera.
Ha ricevuto un messaggio da Tamberi però, gli chiede il Corsera con Gaia Piccardi, non avrebbe diviso l’oro mondiale con il greco Tentoglou, fuoriclasse della specialità, che ha eguagliato con un salto da 8,22 metri.
«Beh, intanto io con Tentoglou non ho il rapporto che Gimbo ha con Barshim, con cui a Tokyo ha vinto l’oro olimpico ex aequo. E poi Glasgow era un Mondiale, non l’olimpiade. Comunque sì, per come sono fatto io sarei andato avanti a gareggiare».
L’ultimo salto, nullo di 14 cm, è stato valutato 8,60. Voleva vincere a tutti i costi.
Furlani: «Non volevo accontentarmi, più che altro. Ma a 19 anni ci sta anche prendere un argento mondiale. Spero di aver aperto un ciclo. Sono giovane: ora mi serve acquisire esperienza e irrobustirmi fisicamente».
La sua medaglia, come quelle di Simonelli (ostacoli) e Dosso (60 metri), ha ricevuto anche commenti beceri sui social. La vera integrazione, in Italia, è quella dell’atletica?
«Sono d’accordo. È incredibile parlare ancora di multiculturalità nel 2024. Sono nato in Italia, pago le tasse in Italia, mangio italiano, parlo tre lingue: italiano, romano e reatino. Il problema è il colore della mia pelle? Ma dai…».
Un vicecampione del mondo che non ha la patente.
«Darò l’esame a metà marzo, ho dovuto rimandare le lezioni di teoria per il Mondiale di Glasgow. E a giugno ho la maturità scientifica. Nel frattempo mi muovo in autobus».
E dove va, in autobus?
«A trovare Giulia, la mia ragazza, a Roma nel weekend. È romanista sfegatata come me (a proposito, grazie alla As Roma per la storia su Instagram con cui ha festeggiato il mio argento), andiamo allo stadio, a giocare a bowling o in giro a piedi per Roma, la città più bella del mondo».
(da Il Napolista)
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