Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
L’OPERA È IN CATTIVE CONDIZIONI, LA BANCA IFIS PAGHERA’ LA RIMMESSA A NUOVO
Era comparso nella notte tra l’8 e 9 maggio 2019 a Venezia, nel sestiere Dorsoduro, vicino a Campo di San Pantalon : Il bambino migrante di Banksy (il più famoso street artist al mondo a cui è dedicata fino al 2 giugno una mostra all’M9, il museo del ’900 di Mestre) è apparso però in cattive condizioni sin da subito, essendo stato dipinto a pelo d’acqua, in quella parte inferiore dei palazzi veneziani che di norma viene lasciata non decorata.
Una situazione aggravata negli anni successivi dalle maree e dal moto ondoso provocato delle imbarcazioni a motore che percorrono tutti i giorni il trafficato Rio Novo.
Da ieri Il bambino migrante di Banksy, con giubbotto di salvataggio e torcia di segnalazione, è «sotto tutela», vigilato 24 ore su 24 da guardie private, perché si temono atti vandalici in vista del (discusso) restauro.
Una precauzione in qualche modo necessaria da quando l’opera è diventata un’attrazione turistica, facendo lievitare il valore dell’immobile (di proprietà di una società di imprenditori padovani) su cui l’artista britannico realizzò la sua seconda opera in Italia (la prima fu a Napoli).
L’iniziativa è stata presa da Banca Ifis. Un restauro criticato dagli street artist, convinti che i loro murales debbano comunque andare incontro al naturale deterioramento.
(da il “Corriere della Sera”)
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Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
IL DIRIGENTE SI DIFENDE: “VORREI CHE SI POTESSERO ESPRIMERE LIBERAMENTE LE PROPRIE OPINIONI, ANCHE ERRATE SENZA ESSERE MESSI ALLA GOGNA”… NON FACEVI PRIMA A CHIEDERE SCUSA, INVECE CHE FARE A VITTIMA?
Manifestazione e corteo stamani degli studenti dell’istituto Viesseux di Imperia che hanno protestato muniti di grembiule e farina per impastare le famose “tagliatelle” a cui, in un post pubblicato su Linkedin, ha fatto riferimento il preside dell’istituto Paolo Auricchia che ha commentato l’incidente in campo occorso a un’assistente di gara affermando che nulla le sarebbe successo se se ne restava in cucina a fare le tagliatelle. Alcune studentesse si sono presentate con un abbigliamento sportivo in solidarietà all’arbitro.
La protesta, alla quale hanno preso parte alcuni professori, si ripeterà domani per chiedere le dimissioni del preside che ha replicato a quelle che definisce “polemiche fuori luogo”.
“Vorrei dire chiaramente, sperando di non essere frainteso, che apprezzo e sostengo il diritto delle donne ad accedere a tutte le professioni e attività corrispondenti ai loro desideri e inclinazioni – scrive Auricchia -. Lo dico alle alunne del mio liceo, che non erano certo le destinatarie delle considerazioni di quella chat. A loro auguro con tutto il cuore di realizzarsi compiutamente in ogni lavoro, carriera e professione a cui vogliano ambire”.
“Lo dico a Savioli dell’Associazione arbitrale, precisando che trovo l’estensione della partecipazione femminile a tutti i ruoli del mondo dello sport assolutamente auspicabile ed encomiabile, superando pregiudizi che in alcuni ambiti sportivi so non essere ancora del tutto accantonati – conclude il preside -. Come cittadino di questo Paese vorrei infine che sui social come altrove si potessero esprimere liberamente le proprie opinioni, anche errate, anche espresse in modo infelice, anche contrarie al politicamente corretto, senza essere messi alla gogna. Il rispetto è anche non credersi gli unici depositari della verità e del verbo. Riconoscere questo per chiunque si esprima, in particolare in chat private, sarebbe indice di maturità democratica”.
(da agenzie)
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Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
I DUE CANDIDATI DIVISI DA 42.000 VOTI COMPLESSIVI, 32.000 ARRIVANO DAI PAESI INTORNO AL CAPOLUOGO
Dato finale: Marco Marsilio ha ottenuto 327.660 preferenze, Luciano D’Amico 284.748.
In tutto l’Abruzzo tra il presidente di centrodestra rieletto e l’antagonista sostenuto da tutto il centrosinistra ci sono 42.912 voti di differenza. Da dove arrivano?
Non servono grandi analisi: arrivano per tre quarti da una sola provincia, quella dell’Aquila. È lì che è maturata la conferma del governatore.
Per essere più precisi, non dalla città capoluogo, dove il divario è contenuto (poco meno di duemila voti), ma dai paesi e dalle cittadine: da Avezzano, dove Marsilio ha preso dodicimila voti e D’Amico settemila, a una miriade di località dove le percentuali per il candidato di centrodestra sono state superiori al 75 per cento.
Alla fine, il conteggio dice che nell’Aquilano Marsilio ha guadagnato 32.903 di quei 42.912 voti di differenza sul rivale che gli hanno regalato la vittoria regionale. “Il risultato nella provincia dell’Aquila era atteso, sicuramente non in queste proporzioni”, ha ammesso D’Amico.
Anche la provincia di Pescara ha premiato il governatore uscente, ma con un margine più contenuto: 51,7 per cento a 48,3, con una differenza tra i due contendenti di poco meno di cinquemila voti. Nella città, invece, i rapporti di forza si sono invertiti con D’Amico che ha conquistato il 52,29 per cento.
Nella provincia di Teramo, sede dell’università dove D’Amico era rettore, il candidato di centrosinistra vince 50,18% a 49,82%, appena 500 voti di scarto. Nella città capoluogo la forbice si allarga e D’Amico sale al 53,29 per cento.
A Chieti, infine, Marsilio incassa il 51,53 per cento contro il 48,47 del rivale.
(da agenzie)
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Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
“POCHE SETTIMANE FA LO SCARTO ERA DI 20 PUNTI”… “IL PD E’ PASSATO DAL 16% AL 20% IN UN ANNO”
Elly Schlein ha commentato la sconfitta elettorale in Abruzzo, con la vittoria del candidato meloniano Marco Marsilio.
«Fino a qualche settimana fa l’Abruzzo era dato per perso senza discussioni, il presidente uscente di Fratelli d’Italia partiva con un vantaggio di 20 punti nei sondaggi. E invece unendo le nostre forze attorno a una visione comune abbiamo riaperto la partita e ridotto quello scarto in modo significativo, ma non ancora sufficiente».
«Da segretaria del Partito Democratico voglio ringraziare di cuore le nostri candidate e i candidati, insieme a tutti i militanti, per l’ottimo risultato ottenuto dal Pd, che ha quasi raddoppiato il suo consenso arrivando oltre il 20%, rispetto all’ 11% delle ultime regionali, e crescendo di quasi 4 punti anche rispetto alle politiche dell’anno scorso»
«Questo ci sprona a continuare a batterci con ancora più determinazione per costruire un’alternativa solida in grado di competere con la coalizione delle destre. Insieme continueremo a fare opposizione in Regione e a garantire rappresentanza e voce a tutte le persone che hanno creduto in questo progetto».
(da agenzie)
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Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
IL POLIZIOTTO FU CONDANNATO E SI FECE 8 MESI DI DETENZIONE. POI DELMASTRO PROVÒ A “PIAZZARLO” ALLA REGIONE PIEMONTE
«I primi accertamenti fanno emergere un clima da sorveglianza stalinista con metodi meschini e sciacalli da dittatura sudamericana», era la pacata analisi, giusto una settimana fa, del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro in merito alla vicenda dossieraggio sulla quale sta indagando la procura di Perugia
E pensare che l’avvocato Delmastro, dominus di Fratelli d’Italia in Piemonte, di una storia simile si occupò direttamente qualche anno fa. Ma con un approccio completamente diverso, per così dire: prima in veste di difensore di un agente della Questura di Biella che fece ben 49 mila accessi illegali alla banca dati Sdi delle forze dell’ordine (il finanziere Pasquale Striano si sarebbe fermato a 33 mila), e poi da dirigente di FdI nel provare a piazzarlo – nonostante la condanna a seguito di un patteggiamento – nello staff dell’allora neoassessora regionale Elena Chiorino, biellese ed esponente della fiamma come Delmastro.
La storia risale al 2013, quando si scoprono gli accessi del sostituto commissario Ivano Bonadio nel cervellone del ministero degli Interni. Oltre 3 mila interrogazioni dirette, altre 46 mila interrogazioni su dettagli e sui nomi ricercati non si è mai chiarito bene se ci fossero anche politici di peso. Il tutto per poi, pare, rivendere quelle informazioni a degli investigatori privati.
Bonadio si fece otto mesi di carcere, accusato di corruzione. Durante la stessa indagine emerse anche l’illecita detenzione di armi e munizioni. Ad assistere legalmente Bonadio — come detto — c’era proprio Delmastro, già all’epoca dirigente locale di Fratelli d’Italia. Ma in effetti il rapporto di Delmastro con Bonadio sconfinò in altro, nonostante le accuse e poi la condanna del suo assistito.
Sui social è possibile reperire una fotografia di Delmastro datata 7 maggio 2019 abbracciato assieme a quattro persone, con su scritto “verso Roma”, hashtag #Fdi e #AvantiTutta: tra queste c’è proprio Bonadio. Non proprio una casualità, visto che di lì a poco il centrodestra vince le elezioni regionali con Alberto Cirio.
La giunta Cirio designa assessora al Lavoro Chiorino, vicinissima a Delmastro (è anche lei nella foto con Bonadio). E lei chi nomina tra i suoi collaboratori? Proprio l’ex spione. Appena la storia con il precedente imbarazzante esce fuori, Cirio si infuria e l’assunzione salta.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
NESSUN PARTITO HA I NUMERI PER GOVERNARE, E L’ALLEANZA CON “CHEGA” È ESCLUSA ANCHE DAL CENTRODESTRA: L’UNICA ALTERNATIVA È UN GOVERNO DI LARGHE INTESE CHE ESCLUDA LA FORMAZIONE SOVRANISTA
Le elezioni politiche che si sono svolte domenica in Portogallo creano una situazione politica bloccata: due forze opposte – i socialisti e l’Alleanza democratica di centrodestra – hanno quasi lo stesso numero di seggi, non abbastanza per governare, mentre il partito di estrema destra Chega (“Basta”) ha preso quasi un quinto dei voti, quadruplicato il suo numero di parlamentari rispetto a due anni fa, e sarà un ostacolo alla formazione di qualunque maggioranza.
La situazione è particolarmente difficile per il Partito socialista, che nel 2022 aveva vinto in modo netto. A pesare ancora di più è il fatto che queste elezioni sono arrivate in anticipo, convocate proprio dall’ex primo ministro socialista Antonio Costa. Costa aveva dato le dimissioni a seguito di uno scandalo giudiziario in cui anche il suo nome era risultato tra gli indagati. Solo pochi giorni dopo era emerso che si trattava di un errore dei magistrati, e il leader socialista non era coinvolto nel caso. Troppo tardi, però, per tornare indietro ed evitare le elezioni.
In ogni caso, il verdetto degli elettori ha portato a un forte calo dei socialisti, che con il 28,66% dei voti restano comunque tecnicamente il primo partito. Il risultato non è ancora certo, perché l’Alleanza democratica è al 28,63%, con un seggio in meno in Parlamento (77 a 76), ma mancano ancora i voti dall’estero: questi dovranno assegnare quattro seggi, e quindi decideranno chi è la prima forza politica del Paese.
Nella notte, il leader socialista Pedro Nuno Santos ha riconosciuto la sconfitta, mentre quello di Alleanza democratica, Luis Montenegro, ha parlato come se avesse già l’incarico di formare un governo. né i socialisti né il centrodestra hanno i numeri per arrivare alla maggioranza di 116 seggi, anche unendosi ai loro tradizionali alleati.
Il motivo è soprattutto l’exploit del partito di estrema destra Chega. Nel 2022, la formazione guidata da André Ventura era arrivata al 7% e ottenuto 12 seggi. Ieri invece ha preso il 18% dei voti, che si trasformeranno in 48 seggi.
Questo la rende la terza forza politica del Paese, e scombina tutti i possibili piani per la formazione di un governo. Anche il leader del centrodestra, Montenegro, ha detto di non essere disposto ad allearsi con Chega per guidare il Paese. C’è da vedere se questa promessa resterà valida anche nelle prossime settimane.
Per Chega il boom di consensi potrebbe portare anche a un risultato migliore del previsto alle prossime elezioni europee di giugno. Oggi, il partito portoghese fa parte del gruppo Identità e democrazia, lo stesso in cui si trovano la Lega, il Rassemblement national di Marine Le Pen e i tedeschi di AfD.
(da Fanpage)
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Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
L’IPOTESI SI FA STRADA IN MOLTI COMUNI, NON SOLO NEL VENETO
Un centrodestra sfilacciato si vede anche a livello locale. E il Veneto ne è un emblema: fortino leghista, ma pure prima regione di Fratelli d’Italia alle ultime politiche. «Le elezioni nazionali sono una cosa, le amministrative un’altra» ricordano i militanti del Carroccio. Ed è un’indicazione che intendono seguire l’8 e il 9 giugno.
«Perché i Fratelli vogliono prendersi tutto, ma non hanno nomi» dice un leghista, rivendicando invece l’identità territoriale del suo partito. Così succede che, in più comuni vicini al voto, la Lega abbia già formalizzato, o quasi, la propria proposta. Mentre i Fratelli restano al palo, indecisi tra l’alleanza e lo scontro.
Nel Padovano accade a Monselice, dove l’uscente Giorgia Bedin ha fatto sapere che si ricandiderà, con la Lega e una galassia di civiche. Lo stesso faranno Marco Schiesaro a Cadoneghe e Katia Uberti a Paese, nel Trevigiano. E l’alleanza con le civiche è la strategia messa a punto dal Carroccio anche per Bassano (Vicenza). Qui la Lega è passata a un livello superiore: l’alleanza con Forza Italia e Udc, lasciando isolati i Fratelli.
Le proposte non convergono: il Carroccio spinge sul vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Finco, i FdI vogliono Andrea Zonta o Stefano Giunta. Stesso schema per Montecchio Maggiore, dove la Lega (con FI e Udc) punta su Milena Cecchetto.
E FdI? Non pervenuto. Infine, il piatto più prelibato: Rovigo. L’unico capoluogo al voto, rivendicato dai meloniani, ma dove potrebbe spuntarla un civico. Manovre in vista di una corsa solitaria alle regionali?
Il segretario della Liga Veneta Alberto Stefani risponde così: «Noi siamo pronti a presentare candidati e programmi, accompagnati dalle civiche, ma lasciando aperta la porta per alleanze di centrodestra». Come dire: noi andiamo avanti con i nostri; se FdI vuole seguirci, può farlo. E la conferma: «Useremo lo stesso metodo alle regionali».
E in Lombardia c’è il «caso Pavia», dove il nodo sul sindaco uscente Fabrizio Fracassi (Lega) non è ancora stato sciolto. Sul suo destino pendono una contesa di partito e una di coalizione. FdI e FI hanno fatto sapere che non sosterranno un Fracassi bis e lavorano perché sia la Lega a chiedergli un passo indietro. Braccio di ferro anche nella Bergamasca, dove a Seriate e Albino la Lega vuole imporre i suoi, «avendo lasciato il capoluogo a FdI».
(da La Stampa)
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Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
SEI STATO UN SIGNORE, IL 48% CHE NON HA VOTATO ORA NON SI LAMENTI, GODETEVI QUELLO CHE AVETE MERITATO E PAGATEVI LE VISITE SANITARIE PRIVATE SENZA ROMPERE I COGLIONI
“Ho aspettato che si consolidassero i risultati. Un’ora fa ho chiamato Marsilio. Mi sono congratulato con lui. Il risultato è stato chiarissimo. Gli ho augurato buon lavoro assicurando che faremo un’opposizione che possa essere d’aiuto per realizzare progetti e programmi”. Lo afferma Luciano D’Amico, commentando l’esito del voto, nel corso di una conferenza stampa nel suo comitato elettorale.
“Il risultato è chiaro: un abruzzese su quattro ha votato la coalizione Marsilio, uno su quattro ha votato la nostra coalizione. Ma due abruzzesi su quattro non hanno votato. Questa è la sconfitta più bruciante al di là dei risultati delle coalizioni. Per questo ci impegneremo molto nei prossimi cinque anni”.
“Non siamo riusciti a convincere gli abruzzesi che l’ente regione impatta sulla vita di tutti i giorni e a convincere i giovani che il loro futuro può essere determinato anche dalle scelte che l’ente regione fa – aggiunge – Cercheremo di essere propulsivi, di essere di stimolo per far sì che la regione Abruzzo possa raggiungere dei buoni risultati”.
“L’esperienza del campo largo è stata straordinaria per Abruzzo perché ha consentito di condividere programma davvero straordinario. Auspico che possa essere riproposto in altri contesti. Al di là del risultato elettorale, trovo l’esperimento del campo largo davvero straordinario”.
D’Amico dice inoltre di aver sentito i leader di partito e “con tutti siamo d’accordo di non lasciare che questa esperienza nella regione Abruzzo termini con il risultato elettorale. Continueremo a lavorare qui in Abruzzo con tutte le forze politiche della coalizione”.
(da agenzie)
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Marzo 11th, 2024 Riccardo Fucile
ALLE AMMINISTRATIVE DI GIUGNO, SOPRATTUTTO IN VENETO, LEGA E FDI RISCHIANO DI CORRERE SEPARATI. DAL CARROCCIO AVVERTONO: “I MELONIANI VOGLIONO PRENDERSI TUTTO, MA NON HANNO NOMI”
L’elmetto per il momento è servito. Giorgia Meloni non ha intenzione di toglierlo. Il testa a testa degli exit poll aveva spaventato i dirigenti di Fratelli d’Italia. Il sospiro di sollievo è arrivato con le proiezioni: il fronte ha tenuto. Per Meloni l’Abruzzo rappresentava la sfida da non poter sbagliare, a maggior ragione dopo la dolorosa sconfitta in Sardegna.
La bocciatura rimediata da Paolo Truzzu due settimane fa ha costretto la premier a cambiare strategia, passando a una campagna tutta in difesa. Lo si è capito dal comizio di Pescara di martedì scorso molto diverso da quello pronunciato a Cagliari due settimane prima, dove la premier aveva alternato le famose «vocine» per denigrare i critici a un lungo elenco di successi del suo governo. «Abbiamo fatto qualche errore», ha detto nei giorni scorsi Meloni, senza però entrare nei dettagli di un’analisi della sconfitta, rimandata in vista dell’appuntamento di ieri.
Che la partita fosse considerata decisiva lo dimostra anche lo sforzo del governo: praticamente tutti i ministri si sono riversati in Abruzzo su chiaro mandato della presidente del Consiglio.
La vittoria di Marco Marsilio fino a un mese fa era data per certa da tutti, persino nell’opposizione, ma la Sardegna aveva rimesso in gioco il centrosinistra con l’idea esplicita di dare una spallata al governo.
Ancor prima di sapere l’esito finale dai seggi abruzzesi, Meloni ha deciso di cambiare passo: meno Palazzo Chigi e più contatto con le persone, per la campagna elettorale delle Europee, ma non solo. Basta scorrere l’agenda dei prossimi giorni per rendersene conto: la premier oggi resterà a Palazzo Chigi per un Consiglio dei ministri (con un ordine del giorno non banale, a partire dal caso dei dossieraggi e la nomina a sherpa del G7 dell’ambasciatrice Elisabetta Belloni), da domani, poi, la premier uscirà sempre più spesso dal Raccordo anulare.
La strategia ovviamente ha molto a che vedere con la campagna elettorale delle Europee, che sarà iper personalizzata sulla sua figura, a maggior ragione se la premier dovesse, come tutti in Fratelli d’Italia credono, finire per candidarsi come capolista in tutte le cinque circoscrizioni.
Già prima di conoscere nel dettaglio il risultato di ieri notte, il governo ha una consapevolezza, nata in Sardegna: l’opposizione esiste. Uno dei punti di forza di Meloni in questi mesi è stato proprio l’assenza di una possibile alternativa al suo governo. I risultati della Sardegna e una certa vitalità mostrata dalla candidatura di D’Amico, nonostante la sconfitta netta, sono la prova che questo argomento può essere messo in discussione.
In gioco ieri c’era anche la stabilità della maggioranza.
I risultati di due candidati chiaramente meloniani potevano indurre Matteo Salvini a non accettare più lo strapotere nel governo «della mia amica Giorgia». E anche se, secondo le prime proiezioni, la Lega sembra aver in parte frenato l’emorragia, Salvini resta un fattore di instabilità che in Fratelli d’Italia hanno già cominciato a vedere nei mesi scorsi. Il vicepremier ha aperto un fronte al giorno.
L’ultimo porta la data di sabato, quando la Lega ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta sui presunti dossieraggi, un’idea del ministro Carlo Nordio, sulla quale Meloni ha messo il veto. La vittoria in Abruzzo, senza umiliazioni per il Carroccio, può segnare una tregua. Ma il sorpasso di Forza Italia, nettissimo secondo le proiezioni, non lascia tranquillo Salvini. Con tutto ciò che ne potrebbe conseguire
(da La Stampa)
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