Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
IL PRIMARIO DI OCULISTICA DEL SAN CARLO DI POTENZA CHE ALLE 5,45 E’ GIA’ IN OSPEDALE E CHE E’ RIUSCITO AD ABBATTERE LE LISTE DI ATTESA: “UN MIO OBIETTIVO? CHE I GIOVANI LAUREATI LUCANI NON SIANO PIU’ COSTRETTI A EMIGRARE ALTROVE”
Domenico Lacerenza, primario di oculistica all’ospedale San Carlo di Potenza. Con lei i progressisti in Basilicata possono cominciare finalmente a vedere la vittoria alle elezioni del 21 e 22 aprile?
“Voglio far vedere che c’è la possibilità, in questa regione, di tirar fuori potenzialità che solo parzialmente sono espresse. E l’obiettivo è vederla sorridere, perché qui non si sorride più tanto”.
Originario di Barletta ma residente a Venosa, sessantasei anni, una lunga esperienza come direttore di dipartimento nelle aziende sanitarie lucane e consulente dell’assessorato regionale alla Sanità, trentamila interventi chirurgici all’attivo, due figli che per lui sono un pezzo del suo programma, riportare i ragazzi lucani che sono andati via: uno lavora a Barcellona, l’altro studia a Ferrara.
Ecco chi è il candidato alla presidenza della Regione Basilicata che tenterà di sfidare l’uscente Vito Bardi, di Forza Italia. Con lui Il Partito democratico, il movimento “Basilicata Casa Comune” di Angelo Chiorazzo, i Cinquestelle, l’Alleanza Verdi-Sinistra, +Europa.
Dottore, quando ha scoperto di essere candidato?
“L’ho saputo ieri pomeriggio, poche ore prima che la notizia diventasse di dominio pubblico”.
Dove si trovava?
“Fino alle 15 stavo facendo il mio lavoro. Mentre uscivo dall’ospedale, come faccio tutti i giorni, dopo aver fatto otto interventi chirurgici di alta specialità, mi è arrivata la telefonata. Posso puntualizzare che io non ho fatto niente”.
Niente per proporsi come candidato?
“Assolutamente. Hanno ritenuto che io sia la persona giusta e ne prendo atto. Questo mi carica di responsabilità che spero di riempire di massimi contenuti”.
Davvero non ha mai fatto politica prima?
“Mai, glielo assicuro. Certo, ho delle importanti amicizie con tanti politici di quest’area, in particolare con Vito De Filippo, l’ex presidente della Regione. Forse sarà stato lui una delle figure che avrà spinto, penso. Con Chiorazzo ci siamo visti oggi la prima volta, ho avuto il piacere di conoscerlo. Avrà fatto una valutazione, se ha puntato sulla mia figura, e gli sono molto riconoscente”.
Come si sente?
“Da stasera mi sto catapultando in un’esperienza nuova, in un impegno civile e sociale importante. Lo faccio perché nella mia attività, interagendo con tantissimi pazienti, tocco con mano le tante situazioni critiche che vivono i cittadini di questa regione”.
Quali la preoccupano di più?
“Innanzitutto la sanità, le liste d’attesa infinite che noi, invece, con un’organizzazione oculata siamo riusciti ad abbattere. E poi il dramma dei giovani che sono costretti ad andar via”.
E’ totalmente estraneo alla politica. Ma farà parte almeno di qualche associazione…
“No, non ho neanche hobby. Ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace tantissimo. Mi alzo la mattina alle 5, all’ospedale arrivo alle 5.45. Parto da Venosa e faccio con piacere ogni giorno tutti questi chilometri. E siccome lavoro full time, non ho il tempo di fare altro”.
Ha all’attivo tanti interventi chirurgici. L’hanno scelta perché è un bravo medico?
“Non credo solo per questo. Nella sanità ho svolto ruoli anche di tipo dirigenziale in momenti di oggettive difficoltà. Non solo al San Carlo di Potenza, ma anche a Venosa, Chiaromonte, Melfi e in altri centri della Basilicata. Nel 2015 quando arrivai a Venosa riuscimmo a effettuare 4500 interventi, 1500 dei quali da fuori regione. In molti casi siamo riusciti a diventare competitivi con le strutture private”.
Il suo nome è spuntato nel tavolo delle trattative tra Chiorazzo, Elly Schlein e Giuseppe Conte. Conosce i due leader nazionali?
“Non ho mai avuto l’onore. Se hanno avuto buone informazioni su di me è perché sono un pragmatico. Se vinceremo? Se andremo avanti metteremo a fuoco problemi e soluzioni. Come ho sempre fatto”.
(da La Repubblica)
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Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
I TRE ADOLESCENTI (DUE RAGAZZI E UNA RAGAZZA) HANNO FATTO SCUDO ALLA DONNA, POI HANNO AFFRONTATO L’UOMO VIOLENTO… NEL FRATTEMPO UNA DOCENTE HA CHIAMATO I CARABINIERI
La violenza di genere non si ferma nemmeno l’8 marzo. Ma forse qualcosa sta cambiando, nella cultura e nelle nuove generazioni: almeno questo è quanto lascia sperare un episodio avvenuto a Roma, dove una donna è stata salvata dalle botte del marito grazie all’intervento di tre adolescenti.
Era proprio la mattina della Giornata internazionale della donna, quando tre ragazzini che passeggiavano nel quartiere Pigneto hanno assistito al litigio di una coppia, come riporta il Messaggero.
L’uomo avrebbe sferrato un calcio alla moglie, facendola cadere a terra. A quel punto i tre ragazzi sarebbero intervenuti senza esitazione: hanno dapprima fatto scudo alla donna, circondandola, e poi hanno sfidato l’uomo violento che continuava a inveire contro di loro.
I giovani, due ragazzi e una ragazza, si trovavano in zona perché stavano andando con la scuola a vedere un film al cinema. Appena sono riusciti a richiamare l’attenzione dei professori, hanno chiesto loro aiuto per contattare le forze dell’ordine. Nel frattempo hanno aiutato la donna ad alzarsi, e lei ha confessato che non era la prima aggressione che subiva da parte del marito.
Il racconto
Stefania Cutolo, la docente che ha contattato i carabinieri, ha raccontato: «Stavamo andando al Nuovo cinema Aquila a vedere proprio un documentario contro la violenza di genere. Li stavo aspettando all’ingresso e li ho visti arrivare, agitati, sono stati molto coraggiosi».
«Non hanno subito contattato il 112 perché temevano di non essere creduti – ha spiegato ancora l’insegnante -. Ho chiamato il numero unico di emergenza, mi hanno risposto i carabinieri e gli ho dato il contatto della signora. In un primo momento non ha risposto alle loro domande ma poi, quando è riuscita ad allontanarsi dal marito, li ha richiamati».
Il giorno dopo, la signora ha scritto un messaggio agli studenti, ringraziandoli e dicendo loro di essere al sicuro. Un episodio che lascia ben sperare, come ha dichiarato anche la vicepreside dell’istituto dove studiano i ragazzi, il Virginia Woolf, a margine della proiezione: «Noi come scuola facciamo un enorme lavoro per sensibilizzare i giovani su queste tematiche, vuol dire che ci stiamo riuscendo».
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
AVEVA 54 ANNI ED E’ MORTO “IMPROVVISAMENTE” … STAVOLTA SI VEDE CHE LE FINESTRE ERANO SIGILLATE E NON LO HANNO POTUTO BUTTARE GIU’
Il vicepresidente del gruppo petrolifero russo Lukoil, Vitaly Robertus, è morto improvvisamente all’età di 54 anni. Secondo il comunicato diffuso dalla compagnia, rilanciato da Sky News, il dirigente è morto “improvvisamente”.
Alcuni canali russi, tra i quali Astra e Baza, hanno poi aggiunto che l’uomo si sarebbe suicidato.
Quella di Robertus è l’ultima in una serie di morti misteriose tra gli alti dirigenti del settore petrolifero e del gas russo. Il corpo di Robertus è stato trovato nell’ufficio della Lukoil a Mosca.
Secondo le ricostruzioni circolate, prima della sua morte, aveva chiesto delle pillole per il mal di testa e si era chiuso nel suo ufficio per diverse ore. I dipendenti avrebbero trovato il suo cadavere dopo aver forzato la porta. La causa della morte sarebbe asfissia.
Nel suo comunicato, Lukoil ha ricordato come Robertus avesse lavorato per più di 30 anni nella società, guadagnandosi il rispetto dei suoi colleghi e ricevendo premi per il suo successo nello sviluppo del settore dei combustibili ed energia. L’azienda lo descrive come un leader di talento, una persona versatile e un compagno comprensivo.
L’azienda contro la guerra
Ma è facile ricordare come questa sia la quarta morte tra i vertici della compagnia petrolifera e la ventesima nel settore petrolifero. Nel 2023, il presidente del consiglio Vladimir Nekrasov è morto per insufficienza cardiaca, mentre Ravil Maganov, ex presidente, è morto a causa di ferite riportate cadendo dalla finestra di una stanza d’ospedale. Un altro dirigente di alto livello, Alexander Subbotin, è stato trovato morto causat da un attacco cardiaco provocato, secondo alcune teorie, dal veleno di rospo.
Lukoil è stata una delle poche aziende a opporsi alla guerra in Ucraina, esprimendo il sostegno a una soluzione pacifica attraverso negoziati e mezzi diplomatici. Negli ultimi anni, altri top manager e ex manager di aziende russe sono stati trovati morti in circostanze sospette.
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
“NON AVEVA DOCUMENTI CON SE’, AVEVA CHIESTO DI POTER TELEFONARE A UN AMICO CHE GLIELI AVREBBE PORTATI: CHE SENSO AVEVA QUESTA VIOLENZA?”… IN CORSO VERIFICHE NELL’ARMA
C’è un video che sta circolando in queste ore sui social. Proviene dalla pagina “Welcome to favelas” e mostra l’aggressione durante un fermo, a Modena, da parte di un militare dell’Arma dei Carabinieri verso un ragazzo originario della Guinea.
Nelle immagini si vede l’uomo, già fermo davanti all’auto dei militari, ricevere pugni sul volto da parte del carabiniere. «Voglio denunciare. Mi hanno picchiato senza motivo, io non ho fatto nulla», ha detto all’Ansa il 23enne arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento di un’auto dei carabinieri.
“Il mio assistito era alla pensilina dell’autobus che prende tutti i giorni per andare al lavoro in un ristorante fuori Modena, dove è aiuto cuoco. È stato avvicinato dai carabinieri, uno dei quali nel corso dell’udienza di convalida del fermo ha dichiarato di essersi insospettito perché il mio cliente si guardava intorno con fare a suo dire circospetto, come per cercare qualcuno. Gli hanno chiesto i documenti, lui ha risposto che li aveva dimenticati a casa e che avrebbe chiamato un amico per farseli portare. Da lì, la violenza delle forze dell’ordine”. È la ricostruzione fornita dall’avvocata Barbara Bettelli, che difende il giovane picchiato ieri dai carabinieri durante un controllo nel centro di Modena. Un vero e proprio pestaggio ripreso in un video girato da un testimone e diventato virale.
Calci e schiaffi, secondo la ricostruzione dell’avvocata Bettelli, sarebbero stati la risposta dei militari al rifiuto del 23enne di essere trasportato in caserma per il fotosegnalamento e l’identificazione. Tuttavia, evidentemente, i carabinieri hanno ecceduto in modo del tutto immotivato nell’uso della forza. I due, infatti, avevano davanti un ragazzo di 23 anni, spaventato e minuto: “Il mio assistito – spiega la legale – è alto circa un metro e cinquanta e molto gracile. Non avrebbe mai potuto costituire un pericolo per due militari in uniforme e dubito fortemente che possa aver danneggiato l’auto dei carabinieri”.
Il giovane è in Italia da sette anni, non ha precedenti penali, è in possesso di regolare permesso di soggiorno e contratto di affitto: è sbarcato nel nostro Paese ancora minorenne arrivando a bordo di un barcone. Non ha avuto modo di studiare, tanto che sa a fatica leggere e scrivere, e fin da subito si è dato da fare per cercare un lavoro, trovandolo in un ristorante della provincia di Modena prima come lavapiatti, poi come aiuto cuoco. Ogni mese invia una parte dello stipendio alla sua famiglia rimasta in Guinea. “Il suo datore di lavoro è un signore meridionale che gestisce un ristorante. Mi ha detto che lo ha praticamente cresciuto come un padre, che è un bravissimo ragazzo, puntuale sul lavoro e gentile anche fuori”.
Dopo essere stato rimesso in libertà dal giudice, che non ha ravvisato nel 23enne nessuna pericolosità, il giovane ha dovuto fare ricorso alle cure mediche per curare le botte ricevute dal carabiniere. “Voglio denunciare, non ho fatto nulla, mi hanno picchiato senza motivo”, ha detto all’Ansa.
«Modena non si è mai vista una cosa del genere, finora cose così le avevo viste solo nei filmati americani. Si sono accaniti con una violenza non necessaria. Se una persona si oppone a un controllo legittimo va contenuta, non picchiata», spiega la legale.
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
AMMESSI SOLO QUELLI CHE SI SONO IMPEGNATI A NON CRITICARE PUTIN DURANTE LA CAMPAGNA ELETTORALE E CHI SOSTIENE L’INVASIONE DELL’UCRAINA
Le elezioni presidenziali russe si terranno da venerdì 15 a domenica 17 marzo 2024. Il voto sembra scontato, con un Vladimir Putin, ovviamente favorito per il suo quinto mandato contro un’opposizione di fatto favorevole.
Basti pensare che gli unici contrari all’invasione dell’Ucraina sono stato di fatto esclusi nonostante avessero raccolto migliaia di firme per presentare la propria candidatura.
A rendere ancora di più incontrastata la vittoria del leader russo, in carica dal 1999 e con la possibilità di mantenere il potere almeno fino al 2036, è l’assenza degli osservatori europei a cui non verrà dato accesso per monitorare il voto di questo fine settimana. Nulla è lasciato al caso, come dimostrato dall’inchiesta “Kremlin leaks” che svela come il Cremlino abbia speso oltre un miliardo di euro per garantire il successo di Vladimir Putin.
L’opposizione negata
Prima di elencare i nomi dei “candidati” ammessi, bisogna tenere in considerazione quelli esclusi. Si tratta degli oppositori Boris Nadezhdin e Yekaterina Duntsova, gli unici contrari all’invasione russa in Ucraina. La loro domanda di ammissione è stata respinta per presunte irregolarità durante la raccolta delle firme. Nel caso di Nadezhdin, il quale ha presentato ricorso presso la Corte Suprema della Federazione russa, la Commissione elettorale ha contestato il 15% delle 105 mila firme raccolte (su 100 mila minime necessarie) ritenendo che appartenessero in parte a persone decedute.
Chi ha già perso il ricorso presso la Corte Suprema è Yekaterina Duntsova, ex giornalista e pacifista russa. La Commissione elettorale aveva rifiutato la sua candidatura sostenendo che vi fossero errori, in particolare ortografici, nei documenti utili alla presentazione. Duntsova, a seguito dell’esclusione, aveva invitato i suoi sostenitori a votare per Boris Nadezhdin.
I candidati “favorevoli” a Vladimir Putin
Rispetto agli esclusi, i tre candidati ammessi hanno sostenuto l’invasione russa in Ucraina e risultano tutti sanzionati dall’Occidente.
Nikolai Kharitonov
Tra i meno favoriti troviamo il 75enne Nikolai Kharitonov, deputato della Duma dal 1993 e rappresentante del Partito Comunista Russo. Kharitonov si candidò alla presidenza nel 2004 arrivando secondo dietro a Putin con il 13% dei voti, ma secondo i “sondaggi” potrebbe arrivare al 4% durante questa tornata contro un 75% a favore dell’attuale leader russo. Uno dei motivi per il quale non può essere considerato un “oppositore” dell’attuale governo sta nel fatto che si è impegnato a non criticare Putin durante le elezioni presidenziali russe del 2024.
Leonid Slutsky
Altro sfavorito è il 56enne Leonid Slutsky, leader nazionalista del partito di estrema destra LDPR. Deputato dal 2000, i sondaggi lo vedono toccare appena il 3% dei voti. Nel 2018 venne accusato di molestie sessuali nei confronti di tre giornaliste, ottenendo il soprannome di “Harvey Weinstein russo”, ottenendo l’assoluzione dalla Duma. In un’indagine svolta dal gruppo di Navalny, Slutsky sarebbe in possesso di alcune auto di lusso eccessivamente costose rispetto al suo reddito ufficiale. Noto per essere uno dei sostenitori dell’invasione russa in Ucraina, già sanzionato nel 2014 per il suo sostegno all’annessione illegale della Crimea, ha fatto parte della delegazione russa nei “colloqui di pace”.
Vladislav Davankov
La “nuova figura” per l’elettorato russo sarebbe il 40enne Vladislav Davankov, imprenditore agricolo esponente del partito “Nuovo popolo” e coautore di norme che hanno reso ancora più difficile la vita della comunità LGBT+ in Russia.
Già candidato sindaco a Mosca nel 2023, perdente con appena il 5% dei voti, è Vice presidente della Duma dal 2021. Risulta essere il più giovane candidato presidente in queste elezioni presidenziali russe del 2024. Rispetto agli altri concorrenti, Davankov cerca di ottenere i voti degli esclusi Nadezhdin e Duntsova ponendosi come favorevole alla pace, nonostante abbia votato a favore del riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche del Donbass e risulti sanzionato dall’Occidente proprio in merito all’invasione su vasta scala in Ucraina.
Secondo i sondaggi, Davankov potrebbe ottenere appena il 6% dei voti arrivando primo tra gli “avversari” di Vladimir Putin. Dopo la pubblicazione su Twitter/X dell’intervista rilasciata a Tucker Carlson, ha chiesto formalmente all’autorità Roskomnadzor di rimuovere Twitter/X dalla lista dei media proibiti in quanto non ostile a Mosca.
(da Open)
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Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI NAPOLI AL CENTRO DI UN’INDAGINE INIZIATA NEL 2019
Cinque misure di sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nei comuni di residenza, sono state emesse dal tribunale di Napoli contro altrettanti componenti dell’Ordine di Hagal, un’associazione di estrema destra che secondo gli investigatori ha fini terroristici ed eversivi.
L’inchiesta sul gruppo, che aveva la propria base operativa nel Casertano ma operava prevalentemente in provincia di Napoli, è iniziata nel 2019 e nel 2022 ha portato alla custodia cautelare in carcere di tutti gli appartenenti individuati dagli investigatori e arrestati durante un blitz.
Le nuove misure sono di 3 anni per uno degli affiliati, e di 3 anni e sei mesi per gli altri quattro.
Le indagini hanno accertato che l’Ordine di Hagal è un’associazione terroristica di stampo neonazista, suprematista e negazionista.
Nei messaggi scambiati in chat i componenti si dicevano pronti ad azioni militari con armi ed esplosivi contro una caserma dei carabinieri in provincia di Napoli e anche contro obiettivi civili.
Il gruppo si proponeva di promuovere un nuovo ordine mondiale, ispirandosi agli scritti del gerarca nazista Goebbels, e secondo gli investigatori alcuni componenti sarebbero andati all’estero per addestrarsi ai combattimenti corpo a corpo e all’uso delle armi.
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
IN UN SUPERMERCATO DI BARI RISCHIAVA L’ARRESTO PER UNA SPESA DI 5 EURO (MENTRE GLI EVASORI FISCALI SI GODONO I CONDONI DEL GOVERNO)
Una storia di povertà ma anche di generosità quella che arriva dalla Puglia dove davanti a un anziano signore, scoperto a rubare cibo in un supermercato di Bari, nessuno si è voltato dall’altra parte e anzi qualcuno ha tirato fuori i soldi e ha pagato anche per lui, evitandogli una denuncia e l’arresto. L’episodio in un supermercato Famila del capoluogo pugliese dove l’anziano era stato sorpreso dal personale con alcuni prodotti alimentari infilati nelle tasche mentre cercava di uscire senza pagare.
Si trattava di pochi pezzi che l’uomo probabilmente aveva preso per sfamarsi, infilandosi le confezioni nelle tasche del cappotto logoro. Come ricostruisce la Gazzetta del Mezzogiorno, in tutto una spesa di poco più di 5 euro visto che alcuni erano anche prodotti in offerta. Quando è stato beccato, l’uomo aveva nascosto un vasetto di salsa pronta, due scatolette di tonno e una busta di tortellini preconfezionati. Pochi ingredienti evidentemente appena sufficienti per preparare un pasto dignitoso ma che l’uomo non riusciva a pagare in alcun modo. Al personale che gli chiedeva di pagare per evitare la denuncia, infatti, ha ammesso di non avere i soldi per saldare il conto.
Di fronte alla brutta scena dell’anziano fermato col cibo in tasca e sotto la minaccia di immediata denuncia alle forze dell’ordine, i clienti del supermercato in attesa in fila alle casse però sono intervenuti. Il gesto dell’uomo infatti era evidentemente frutto della disperazione e così, con una rapidissima colletta, gli altri clienti hanno messo insieme i 5 euro e 37 centesimi utili a pagare sugo, tonno e tortelli. Un gesto di solidarietà non fine a sé stesso ma importante perché ha evitato che il taccheggiatore venisse denunciato dopo la segnalazione alle forze di polizia.
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
LE PROVE SISMICHE MANCANTI E L’ESPOSTO DA INTEGRARE
Il comitato scientifico esterno scelto per valutare la fattibilità del Ponte sullo Stretto di Messina ha dato parere positivo all’opera. Ma nelle 51 pagine della sua relazione ha anche segnalato 68 «mancanze» o criticità nel progetto definitivo di Eurolink.
E quindi, dopo l’inchiesta della procura di Roma che punta sulle firme arrivate in 24 ore e sui documenti mancanti, scoppia un’altra polemica sull’infrastruttura voluta dal ministro Matteo Salvini.
Il comitato chiede di seguire le sue osservazioni e raccomandazioni nel progetto esecutivo. E i rilievi sono sostanziali. Riguardano l’assenza di esami adeguati sulla tenuta, il materiale da utilizzare, i pericoli in caso di terremoto. E così rischiano di allungarsi i tempi per l’apertura dei cantieri. Che non apriranno prima delle Europee.
I problemi della Grande Opera
Nella relazione il comitato scientifico punta su quattro criticità fondamentali. Uno dei primi punti è che il comitato «ritiene opportuno che si verifichi la robustezza della struttura del Ponte in maniera più ampia». E chiede lo svolgimento di «analisi non lineari dell’impalcato soggetto a vento turbolento». Le quattro criticità, spiega oggi Repubblica, sono:
maggiori verifiche sugli effetti del vento: «La valutazione adottata dal piano definitivo del 2011 deve essere aggiornata»;
controlli sulla sismicità e sul rischio terremoti «di fronte a sismi elevati che si sono verificati di recente nel mondo»;
aggiornamenti delle analisi strutturali per esaminare scenari di funzionalità anche nel caso di eventi estremi;
l’utilizzo di materiali nuovi e di chiarire come e dove sarà reperito l’acciaio necessario per le nuove norme in materia di elasticità.
Per questo ieri il deputato di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli ha attaccato proprio Salvini: «Non è stata fatta alcuna prova sismica, né quella per il vento». E il «Consorzio Eurolink risponde che non sono state fatte per non perdere tempo».
Le prove sismiche del progetto
Il deputato ha fatto riferimento alla pagina 47 della Relazione tecnico-scientifica dell’apposito comitato chiamato a valutare il progetto: «Volete costruire quest’opera nella zona più sismica d’Italia senza fare queste prove? Lei è spregiudicato». A replicare è stato Piero Ciucci, amministratore delegato della Società Stretto di Messina: «È tecnicamente sorprendente perché Bonelli cita delle pagine di un documento, che noi abbiamo messo a disposizione, ma non cita la pagina fondamentale che è la pagina 45 in cui il Comitato Scientifico esprime all’unanimità un parere positivo sul progetto, ossia sulla relazione del progettista, che è l’aggiornamento del progetto previsto dal Dl 35». La società spiega che il potenziale sismogenetico dell’area dello Stretto «non è in grado di produrre terremoti di magnitudo più elevata di quello di progetto considerato per il Ponte (7,1 scala Richter)».
Terremoti e venti
Mentre con un sisma avente periodo di ritorno pari a 2000 anni «il Ponte rimane in campo sostanzialmente elastico, ossia non subisce danni». Sulle prove del vento, Ciucci ha spiegato che per il progetto esecutivo sono state eseguite «prove in galleria del vento su 11 modelli di Ponte». Il progettista ha utilizzato cinque diversi laboratori tra i più importanti e specializzati al mondo, in Canada, Regno Unito, Danimarca e Germania. E nell’ambito dell’independent Check, il Project manager consultant di Stretto di Messina ha eseguito «prove in 3 gallerie del vento» a Milano e in Canada. Proprio per «garantire la certezza» dei risultati. Le verifiche analitiche e sperimentali «dimostrano la stabilità del Ponte fino a velocità delle raffiche di vento di oltre 275 km/h».
L’esposto
Ovvero una velocità che «può attendersi nello Stretto mediamente una volta nell’arco di 2000 anni»: la massima velocità registrata in «oltre venti anni di monitoraggio è stata di 128 km/h», fa notare la società. Salvini in parlamento ha replicato da par suo: «Che qualcuno lasci presupporre che il governo costruisca un Ponte destinato a crollare è semplicemente folle». Ma Bonelli ha controreplicato: «La relazione l’ho letta tutta, comprese le pagine 13-14-15-47-48 che Ciucci forse non ha letto. Per questo sarò costretto ad integrare l’esposto in Procura con la relazione del comitato scientifico».
(da Open)
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Marzo 14th, 2024 Riccardo Fucile
IL PROGETTO TRA MELONI E RAMA PREVEDE CHE VENGANO APPLICATE LE PROCEDURE ACCELERATE DI FRONTIERA, COMPRESA LA CAUZIONE DI 5.000 EURO
Se è vero che i giudici delle sezioni immigrazione dei tribunali italiani hanno bisogno della pronuncia della Corte di giustizia europea per avere l’ultima parola sulla legittimità delle procedure accelerate di frontiera, adesso il primo effetto della decisione di Strasburgo potrebbe essere quello del differimento a tempo indeterminato del progetto Albania.
Il protocollo siglato da Giorgia Meloni ed Edi Rama prevede infatti che ai migranti soccorsi nel Mediterraneo da navi militari italiane vengano applicate proprio le procedure accelerate di frontiera, compresa la contestata cauzione da 5.000 euro per attendere il verdetto sulla richiesta di asilo in libertà piuttosto che detenuto nei centri albanesi.
Il Viminale, dopo che la Cassazione aveva rimandato la questione ai giudici di Strasburgo, aveva chiesto l’esame urgente del ricorso. Ma la Corte europea ha detto no. E dunque per il verdetto potrebbero essere necessari anche diversi mesi.
In particolare la Cassazione chiedeva “se la direttiva “2013/33/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, recante norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale”, ostino “a una normativa di diritto interno che contempli quale misura alternativa al trattenimento del richiedente (il quale non abbia consegnato il passaporto o altro documento equipollente), la prestazione di una garanzia finanziaria il cui ammontare è stabilito in misura fissa anzichè in misura variabile, senza consentire alcun adattamento dell’importo alla situazione individuale del richiedente, nè la possibilità di costituire la garanzia stessa mediante l’intervento di terzi, sia pure nell’ambito di forme di solidarietà familiare, così imponendo modalità suscettibili di ostacolare la fruizione della misura alternativa da parte di chi non disponga di risorse adeguate, nonchè precludendo la adozione di una decisione motivata che esamini e valuti caso per caso la ragionevolezza e la proporzionalità di una siffatta misura in relazione alla situazione del richiedente medesimo”.
Perchè i tempi della notifica sono stati così lunghi rispetto alla decisione che risale al 26 febbraio scorso? Perché gli atti sono stati inviati con raccomandata.
I tempi quindi si allungano. “Per la Corte di Giustizia non si tratta quindi di una questione da affrontare con procedura di urgenza – dice all’Agi l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, che difende i migranti nei due casi portati all’attenzione della Corte di giustizia europea -, ma da affrontare con procedura ordinaria. Due visioni della fattispecie che differisce tra i due massimi organismi, uno nazionale e l’altro europeo”. La ‘non convalida’ dei trattenimenti, potrebbe avere portato con sè anche la conseguenza di non attivare procedure di urgenza dal momento che i migranti non sono detenuti o ‘ristretti’ altre strutture dove sia limitata la loro libertà.
(da La Repubblica)
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