Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
“ALL’UDIENZA C’ERANO SETTE PARLAMENTARI, NESSUNO DELLA MAGGIORANZA DI GOVERNO, NON HO RICEVUTO ALCUNA TELEFONATA DALLE ISTITUZIONI”… “IN UNGHERIA LE LEGGI DEL DIRITTO SONO CALPESTATE, IL RIFIUTO AI DOMICILIARI IL GIUDICE LO AVEVA GIA’ SCRITTO PRIMA DELL’UDIENZA”
«A questo punto dovrò fare una chiamata al Quirinale per cercare di avere una mano dal presidente della Repubblica». A parlare è il padre di Ilaria, Roberto Salis, intervistato a Piazza pulita su La7. L’uomo si è collegato con la trasmissione di Corrado Formigli dall’aeroporto di Budapest, dopo aver assistito ad una udienza del processo nel corso del quale sono stati rifiutati i domiciliari alla figlia. «Non so più cosa farne degli appelli al governo italiano», ha detto ancora Salis. L’attivista italiana è in cella dal febbraio 2023. E ci rimarrà perché, per il giudice Jozsef Sós ci sarebbe «sempre il pericolo di fuga».
«Oggi non ho ricevuto nessuna chiamata dalle istituzioni italiane. Al processo era presente solo l’ambasciatore Iacoangeli e sette parlamentari, nessuno della maggioranza».
Per il padre di Ilaria, «è inutile stare a discutere in un paese dove le leggi del diritto sono totalmente calpestate». «La motivazione del diniego» dei domiciliari per Ilaria, ha detto fra l’altro, «era già pronta» prima dell’udienza.
(da Open)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
E A CHIOGGIA, IN PROVINCIA DI VENEZIA, IL SINDACO LEGHISTA, MAURO ARMELAO, HA ROTTO CON FRATELLI D’ITALIA
Una nuova rottura in Veneto all’interno della coalizione di centrodestra si consuma a Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, dove alle prossime elezioni comunali si presenterà una coalizione con Forza Italia e liste civiche a sostegno dell’ex vicesindaco, Gianluca Posocco, mentre Lega e Fdi corrono con un proprio candidato, Giovanni Braido.
E tra le civiche in appoggio a Posocco vi è quella capitanata da Gianantonio Da Re, europarlamentare e storico esponente leghista espulso nelle scorse settimane per aver criticato Matteo Salvini, e che a Vittorio Veneto è stato sindaco.
Posocco – riportano i quotidiani locali – sarà presentato domani nella cittadina trevigiana alla presenza del coordinatore regionale veneto degli Azzurri, Flavio Tosi.
“L’apporto di Toni Da Re a questo gruppo – ha dichiarato Posocco – è determinante. Toni avrà la sua lista. E oltre alla sua ci sarà naturalmente la lista di Forza Italia, unico partito a far parte di questa coalizione, che ha avuto molto coraggio nell’appoggiare questo progetto che ingloba tutta la città ed è aperto alla società civile”.
La Lega rompe con Fratelli d’Italia a Chioggia (Venezia), dove il sindaco Mauro Armelao ha comunicato di aver sciolto l’intesa politica con la segreteria di Fdi, ma di essere convinto di avere i numeri per governare. Lo riportano oggi i quotidiani locali.
La rottura, ha scritto Armelao in una nota, si è consumata “dopo quattro mesi di tira e molla, iniziati con la revoca delle deleghe all’ex vice sindaco Daniele Tiozzo ‘Brasiola’ in quota FdI, revoca concordata con il loro segretario provinciale di Venezia”.
Tra le motivazioni la “grave assenza” di due consiglieri comunali in occasione dell’esame della previsione di bilancio per il 2024, che ha dato inizio alla crisi. “In più occasioni – prosegue il primo cittadino – con l’appoggio della lista civica, di Forza Italia e Lega avevamo trovato una quadra che potesse sistemare la situazione, ma puntualmente qualsiasi scelta veniva ostacolata dal segretario locale di FdI.
Fin dal nostro insediamento in più occasioni e per i più svariati motivi lo stesso segretario creava tensioni interne che facevano perdere di vista il nostro principale obiettivo, e cioè il bene della nostra città; credo che sia ormai giunto il momento di tornare ad amministrare con serenità la città”
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
“VIOLAZIONE DI LEGGE ED ECCESSO DI POTERE”… MA SE UN POLITICO SI MACCHIA DI QUESTI REATI IN UN PAESE CIVILE IL GIORNO DOPO SAREBBE A SAN VITTORE
Il Tar del Lazio ha dato torto a Salvini. Con una sentenza, con la quale ha riunito – accogliendoli entrambi – due ricorsi proposti da Usb Lavoro Privato (il primo) e da Cobas Lavoro Privato, Adl Cobas, Sgb, Cub Trasporti e AL Cobas (il secondo), il tribunale ha stabilito che il provvedimento con cui il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il 12 dicembre scorso ha ordinato la riduzione a quattro ore dello sciopero nazionale dei trasporti di venerdì 15 dicembre, in vista del Natale, “risulta affetto da violazione di legge e da eccesso di potere per carenza di presupposto, con riferimento alla fase di impulso dell’esercizio del potere”.
Il Tar, respinte le eccezioni preliminari, si è poi concentrato sulla censura con cui si lamentava la mancata individuazione, nell’ordinanza impugnata, dei requisiti di necessità e di urgenza che fondano il potere di impulso ministeriale.
I giudici, dopo aver confermato come “il potere di iniziativa officiosa del presidente del consiglio (o del ministero delegato), proprio per limitare il più possibile l’ingerenza ‘politica’ sul diritto di sciopero, è contemplato unicamente nei casi in cui, oltre al fondato pericolo di un pregiudizio grave ed imminente dei diritti, sussistano e vengano adeguatamente esplicitate nel relativo provvedimento, la necessità e l’urgenza di provvedere”, hanno segnalato come l’Autorità di settore “ha ritenuto opportuno soltanto adottare un invito formale alle organizzazioni sindacali ad evitare la rarefazione oggettiva dello sciopero, invito osservato, ma nulla ha ritenuto di raccomandare alle medesime Organizzazioni né tanto meno di segnalare al Ministero in ordine all’adozione dell’ordinanza di precettazione”.
Ecco che allora, per il Tar, “risultavano indispensabili la chiara esplicitazione delle speciali ragioni di necessità e di urgenza” tali da legittimare l’intervento del Ministro; ma “nessuna adeguata indicazione in tal senso è dato rinvenire nel provvedimento avversato”. E così facendo “il Dicastero ha finito per sovrapporre la propria valutazione a quella dell’Autorità di settore, alterando il vigente assetto regolatorio in materia”.
I sindacati: “Ha dato ragione a noi”
‘Salvini non poteva precettare! Il TAR dà ragione a Usb sullo sciopero del trasporto pubblico locale” del 15 dicembre e “condanna il Mit al pagamento delle spese processuali”. Il Tar del Lazio, ha spiega il sindacato, “ha accolto in pieno il ricorso promosso da Usb, contro la riduzione a 4 ore attraverso la precettazione messa in atto dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini. Questo atto era stato portato avanti dal ministro nei confronti dello sciopero nazionale del trasporto pubblico locale dell’intera giornata promosso da Usb e altre sigle sindacali per il 15 dicembre 2023 nel pieno rispetto delle regole, già fortemente restrittive, previste dalla normativa sullo sciopero”, si legge in una nota.
(da Fanpage)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
LO SPIEGA LA SEGRETARIA DELLA CISL SCUOLA: CON IL CALO DEMOGRAFICO NON SAREBBE POSSIBILE COSTITUIRE LE CLASSI IN MOLTI ISTITUTI
La segretaria generale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, sentita da Fanpage.it, ha spiegato perché quella di Valditara e Salvini è una proposta del tutto irrealizzabile, dal momento che la composizione della classi è cambiata in relazione al calo demografico: semplicemente non si possono fare classi a prevalenza di italiani, perché gli alunni italiani in molti casi sono la minoranza, e se si seguisse la regola che Salvini e Valditara vorrebbero imporre non sarebbe possibile costituire le classi ogni anno.
“In passato, fino a 7-8 anni fa, c’era una clausola di salvaguardia, secondo cui il numero di alunni per classe non doveva essere superiore al 20% del totale. Adesso non è più così, intanto perché sono diminuiti gli alunni stranieri rispetto al passato. Oggi siamo in presenza di una situazione del tutto diversa, gli alunni italiani non ci sono, o ce ne sono troppo pochi, per poter stabilire una parametrazione uguale a quella di 7-8 anni fa. Se ci affidassimo solo agli alunni italiani dovremmo chiudere le scuole, perché gli stranieri fanno più figli degli italiani. Quindi l’idea di mettere un massimo del 20% in ogni Aula non è neanche sostenibile, dal punto di vista dei numeri, perché c’è una carenza strutturale di popolazione scolastica italiana. Se come sistema scolastico saremo in grado di reggere sarà perché potremo contare su un numero di alunni stranieri che ci aiuta ad aprire le scuole e a formare le classi”, ha spiegato Barbacci a Fanpage.it.
“Ogni anno viene fatto un decreto interministeriale, dei ministeri dell’Economia e dell’Istruzione, che determina le regole per la costituzione delle classi. Anni fa poteva verificarsi un forte disequilibrio, e per evitare le scuole-ghetto, cioè quelle in cui si iscrivono solo stranieri, perché sorgono in aree abitate per la maggior parte da gruppi di stranieri, si era stabilita una percentuale massima per formare le classi. Quest’operazione ormai è però superata, perché siamo di fronte ad una crisi, legata alla denatalità che riguarda le famiglie italiane, che ci impone di accogliere gli studenti stranieri e integrarli il più possibile, al di là dei numeri. Ricordiamo che per comporre una classe servono almeno 20 alunni. Se di italiani ce ne sono solo 5, perché in quel territorio non ce ne sono altri, come si possono formare le aule? Dovremmo rinunciare alle iscrizioni degli stranieri?”.
“Insomma gli interventi vanno attualizzati. La proposta di Valditara poteva avere un senso quando c’era effettivamente il rischio di scuole-ghetto. Ora siamo di fronte a un bisogno fortissimo di accogliere pienamente gli alunni stranieri ed integrarli, anche con percorsi strutturati di accompagnamento, perché c’è una complessità linguistica che non possiamo nascondere”, ha detto ancora Barbacci a Fanpage.it.
“È evidente che alunni stranieri che arrivano da piccoli nel nostro Paese hanno la necessità di una fase di accompagnamento linguistico, che consenta loro di integrarsi pienamente nelle classi. Non stiamo parlando ovviamente di classi differenziali, ma di percorsi pomeridiani di alfebetizzazione e di apprendimento della lingua italiana, al di fuori dell’orario delle lezioni. Su questo dobbiamo impegnarci a formare gli insegnanti con percorsi di specializzazione di italiano L2, titolo che qualifica come professionista nell’insegnamento dell’italiano a stranieri, a creare dei nuclei di accoglienza all’interno delle scuole per questi ragazzi stranieri, organizzando percorsi di lingua anche con le famiglie”.
Già nel 2010, con la circolare numero 2 dell’8 gennaio, il ministero dell’Istruzione guidato allora da Mariastella Gelmini aveva imposto un limite alla presenza di alunni stranieri in classe nelle scuole elementari, medie e superiori, fissandolo al 30%. Ma è proprio un rapporto del ministero, pubblicato lo scorso agosto, di cui dà conto anche Pagella Politica, a dire che gli Uffici scolastici regionali “sono tenuti a facilitare una distribuzione equilibrata degli alunni con cittadinanza non italiana tra le scuole attraverso la promozione di accordi a livello locale e intese tra scuola ed enti locali”. Sono insomma possibili delle deroghe, caso per caso, in base ai contesti e alle necessità, tenendo conto per esempio del livello di conoscenza della lingua italiana da parte degli alunni stranieri, che potrebbe essere considerato sufficiente o buono, nel caso si tratti di studenti stranieri nati o cresciuti in Italia. “In nessun caso, comunque – si specifica nel rapporto del ministero – le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in ragione del superamento di una determinata percentuale di iscritti di origine migratoria”.
Quanti sono gli studenti stranieri in Italia
Al netto delle differenze regionali, già nell’anno scolastico scolastico 2021/2022 (questi i dati più aggiornati disponibili) il 7,2% di tutte le scuole in Italia ha più del 30% di studenti stranieri, mentre le scuole con zero stranieri sono il 18%. Oggi la provincia italiana con la più alta percentuale di studenti stranieri è Milano, con oltre il 13% di stranieri sul totale degli alunni. La media nazionale di studenti stranieri sul totale è il 10%. È un dato comunque diminuito rispetto al passato: “Oggi molti stranieri, rispetto al passato, sono di passaggio in Italia, non si stabiliscono da noi. Non possiamo più pensare che un bambino si iscriva alla scuola dell’infanzia e poi completi la scuola secondaria di secondo grado. Magari sono studenti che si fermano un anno o due, e poi se ne vanno in Nord Europa a finire le scuole, dove le famiglie straniere trovano condizioni migliori e maggiori tutele”, ha spiegato ancora Barbacci a Fanpage.it.
(da Fanpage)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
ANDREA ORLANDO REPLICA: “UN PASSO INDIETRO SULLA CANDIDATURA SAREBBE UNA ROTTURA CON IL MONDO CATTOLICO”…. GLI ELETTORI ALLE PRIMARIE HANNO SCELTO ELLY PERCHE’ NON NE POSSONO PIU’ DI SOPPORTARE I GIOCHINI CORRENTIZI, LEI CI METTE LA FACCIA E LEI CANDIDA CHI GLI PARE
Da settimane circola l’ipotesi che Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire e volto noto nel mondo cattolico, ma anche del pacifismo italiano, possa essere candidato dal Partito democratico alle prossime elezioni europee.
In passato il suo nome era stato accostato anche al Movimento 5 stelle, ma sembra ormai chiaro che siano i dem ad aver ottenuto la disponibilità del giornalista. Il suo nome, però, non è ancora stato annunciato.
Negli scorsi giorni il Pd ha ufficializzato altre candidature di spicco, anche dal mondo civico: Antonio Decaro e Lucia Annunziata. Il motivo per cui invece il ruolo di Tarquinio non è ancora stato ufficializzato è una spaccatura interna, che vede una parte del partito favorevole alla sua candidatura e un’altra fortemente contraria.
Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia e del Lavoro, a Fanpage.it ha commentato la vicenda: “A me sembra che questa discussione sia un po’ da matti. Abbiamo la disponibilità dell’ex direttore di Avvenire, che parla di un tema importante: la pace. Parla al mondo cattolico, con cui il Pd dice di voler costruire un rapporto più solido e forte”.
Ora invece “si apre una discussione su rendite territoriali, candidature che sono in campo e che questa candidatura potrebbe in qualche modo disturbare… Io credo che dopo che questo nome è stato messo in pista, noi possiamo e dobbiamo soltanto sostenerlo con grandissima forza”.
Le voci scettiche vengono soprattutto dalla corrente riformista. Ci sarebbe anche quella di Pina Picierno, vicina al presidente del partito Stefano Bonaccini.
A complicare la vicenda c’è la questione della candidatura della segretaria Schlein: un’ipotesi al momento è che si presenti in tutte le circoscrizioni, ma non da capolista, lasciando il primo posto a un nome ‘civico’. Questo però penalizzerebbe la classe dirigente del Pd, e in particolare le donne, ha insistito una parte dei dem.
A sollevare dubbi per quanto riguarda Tarquinio sarebbe anche la sua posizione pacifista, che allontanerebbe i dem dal supporto militare all’Ucraina. Sul tema, Lorenzo Guerini ha detto al Corriere della Sera: “La nostra linea sull’Ucraina è stata ed è chiara. Vogliamo forse aprire su un punto su cui siamo uniti in campagna elettorale?”.
Dalla Nazione, invece, il presidente della Toscana Eugenio Giani ha affermato che è “positivo” aprire le liste ai candidati civici, ma ha frenato su Tarquinio: “Ritengo che in questo collegio ci siano già persone in grado di rappresentarlo. Da Dario Nardella a Nicola Zingaretti, alla stessa segretaria Elly Schlein. Ci sono poi Matteo Ricci e Alessia Morani”.
Sempre a Fanpage, Orlando ha concluso che “a questo punto un passo indietro” sulla candidatura di Tarquinio “sarebbe una rottura con il mondo cattolico. Ed è strano che si debba segnalare questa cosa proprio alle parti del partito che tempo pongono la questione del rapporto con quel mondo.”
(da Fanpage)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
LO DICE HANS LEIJTENS, IL DIRETTORE ESECUTIVO… SAPETE CHI SOSTENEVA QUESTA TEORIA IN FRONTEX? FABRICE LEGGERI CHE OGGI E’ CANDIDATO CON MARINE LE PEN ALLE ELEZIONI EUROPEE… E’ L’INTERNAZIONALE XENOFOBA SOVRANISTA
Le navi Ong non sono pull factor per i migranti che attraversano il Mediterraneo nel tentativo di arrivare in Europa, lo dice anche Frontex. L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera smentisce una teoria avvallata a più riprese in questi anni da diversi esponenti della destra, per giustificare le loro politiche di criminalizzazione delle navi umanitarie che salvano i migranti in mare. Non solo, la stessa Agenzia in passato aveva sostenuto questa teoria. Hans Leijtens, direttore esecutivo di Frontex, ora però ribadisce che non è mai stato dimostrato che le Ong funzionino da fattore di attrazione per i profughi.
Non è la prima volta che Leijtens interviene su questo punto. Ora, all’emittente radiotelevisiva Ard, sottolinea di essere consapevole che “si discute molto” sul ruolo delle Ong e sul cosiddetto pull factor, ma di non aver “mai” avuto alcuna prova a sostegno di questa tesi. “In ogni caso non sarebbe un problema, noi dobbiamo salvare chi è in difficoltà in mare. Non importa come”, aggiunge.
Già durante un’audizione davanti al Comitato Schengen a dicembre 2023 Leijtens aveva detto: “Non so se i migranti pensino che valga la pena rischiare perché c’è una nave umanitaria. Fossi in loro non rischierei a salire su barche costruite in 24 ore”. E aveva ribadito che non ci fossero prove a sostegno di questa tesi. Una teoria a cui in passato la stessa Frontex aveva aperto, in particolare quando era guidata da Fabrice Leggeri, oggi candidato alle elezioni europee con Marine Le Pen.
Leggeri è stato a capo dell’Agenzia tra il 2015 e il 2022, quando si è dimesso dopo le accuse di varie Ong sulle sue politiche, di stampo decisamente conservatore. A differenza del suo successore, aveva più volte accusato le navi umanitarie di fungere da fattore di attrazione per i profughi. Oggi invece, Leggeri punta il dito contro Bruxelles, affermando che “incoraggia la sommersione migratoria”.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
UNA REGISTRAZIONE AUDIO DIMOSTRA UN CASO DI CORRUZIONE DI UN MEMBRO DEL GOVERNO … PAESE CHE VAI SOVRANISTA CORROTTO CHE TROVI
Migliaia di persone hanno partecipato il 26 marzo a una manifestazione a Budapest per chiedere le dimissioni del primo ministro Viktor Orbán, dopo la pubblicazione di una registrazione audio che dimostrerebbe il coinvolgimento di un membro del governo in un caso di corruzione.
L’audio era stato diffuso poche ore prima da Péter Magyar, avvocato ed ex collaboratore del governo nazionalista ungherese.
“Non permetteremo al potere d’insabbiare il più grande scandalo politico e giudiziario degli ultimi trent’anni”, ha affermato Magyar in un discorso tenuto durante la manifestazione, chiedendo anche le dimissioni del procuratore generale Péter Polt.
Magyar ha diffuso un audio di due minuti in cui lui e l’ex moglie Judit Varga, ministra della giustizia fino al luglio 2023, discutono di un’inchiesta per corruzione che coinvolgeva esponenti del governo.
L’uomo sostiene che si tratti di una conversazione avuta nel gennaio 2023 con Varga, che all’epoca era sua moglie, in cui lei parla di Antal Rogán, un membro del gabinetto di Viktor Orbán, e di altri funzionari. “L’hanno fatta franca”, dice Varga. Secondo Magyar, l’audio dimostra che l’inchiesta è stata insabbiata.
Varga ha reagito alla diffusione dell’audio accusando Magyar di averla costretta a fare quelle dichiarazioni.
Magyar sostiene invece di aver registrato le parole di Varga dopo che lei aveva definito “mafioso” il governo. Ha aggiunto di avere altri audio che riguardano membri dell’esecutivo.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
GOVERNO ITALIANO RIDICOLO O COMPLICE… CONSIGLIO AI LEGALI DELLA SALIS: LA PROSSIMA VOLTA CHE QUALCHE NEONAZISTA VI INSULTA E VI FOTOGRAFA DAVANTI AL TRIBUNALE FOTOGRAFATELI ANCHE VOI E POI PUBBLICATE LE FOTO DI QUESTI RIFIUTI UMANI, POSSONO SEMPRE ESSERE UTILI IN TANTI MODI
No alla richiesta dei domiciliari per Ilaria Salis: l’attivista antifascista italiana, detenuta in Ungheria dal febbraio 2023, accusata di aver aggredito due neonazisti del raduno “Giorno d’onore”, rimane in carcere. “È una misura incomprensibile, – spiega a Fanpage.it Eugenio Losco, legale di Salis – “il giudice ha ritenuto di non poter modificare la misura cautelare in considerazione del fatto che consiste ancora il pericolo di fuga. Ma questo il giudice lo desume dal fatto che a Ilaria viene contestato un reato molto grave, si tratta di una considerazione priva di fondamento, abbiamo posto nuovi elementi, come un domicilio in Ungheria a Budapest e quindi la garanzia della presenza di Ilaria alle successive udienze”.
All’udienza Salis è arrivata ancora ammanettata e con catene alle caviglie: “Nonostante le garanzie fornite dal Governo italiano (la premier Meloni aveva anche sentito telefonicamente Orban, ndr) , nuovamente Ilaria è stata portata con i ceppi ai polsi, le catene, il guinzaglio, tenuta per più di tre ore in queste condizioni in palese violazione di tutte le normative europee in particolare l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, è il momento che ci sia un intervento di tipo diplomatico governativo più forte”, continua Losco.
Nonostante le voci di protesta sollevate dall’Italia dopo la prima udienza del 29 gennaio, quando Ilaria Salis fu accompagnata in udienza ammanettata, con i ceppi alle caviglie e scortata da agenti ungheresi in passamontagna, la scena si è ripetuta anche all’udienza del 28 marzo. La stessa Salis ha dato autorizzazione, con una lettera consegnata ai suoi legali, alla pubblicazione delle immagini che l’avrebbero ritratta in quelle condizioni durante l’udienza.
“Vi spacchiamo la faccia”
Intanto, fuori dal tribunale, il clima intorno al processo Salis preoccupa. Prima di entrare in tribunale, racconta Losco, “siamo stati avvicinati da cinque sei persone di estrema destra, neonazisti che hanno incominciato a osservarci con tono minacciosa, in ungherese ci hanno detto ‘vi spacchiamo la faccia’, ci siamo un po’ intimoriti però non è questo che ci fermerà dalla difesa di Ilaria”. Tra i sostenitori di Salis c’era anche il fumettista Zerocalcare.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
“IL GIUDICE, SENZA NEANCHE RITIRARSI PER QUALCHE MINUTI DI RIFLESSIONE, HA DELIBERATO RESPINGENDO LA RICHIESTA DEI DOMICILIARI”
Ilaria Salis resterà in cella. Il tribunale di Budapest all’udienza di questa mattina ha respinto infatti la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria, presentata dai legali della donna.
Il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, insieme alla senatrice di Avs Ilaria Cucchi, si sono recati a Budapest insieme a una delegazione di attivisti e politici italiani, per assistere all’udienza di Ilaria Salis. Oltre ai rappresentanti di Alleanza Verdi e Sinistra, in tribunale erano presenti anche esponenti M5s, Pd, Italia Viva.
La 39enne, insegnante milanese detenuta a Budapest da oltre un anno con l’accusa di aggressione ai danni di tre militanti neo-fascisti nel corso di una manifestazione, è stata condotta in tribunale ancora una volta legata con catene e guinzaglio.
Un gruppo di amici e attivisti della detenuta ha denunciato di aver ricevuto minacce, e hanno raccontato di essere stati apostrofati con frasi come Stai “zitto o ti spacco la testa”. Del gruppo di una quindicina di persone italiane aggredite verbalmente faceva parte anche Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici.
Fanpage.it ha contattato telefonicamente il deputato di Avs e leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni subito dopo l’udienza, mentre si trovava ancora all’interno del tribunale.
Ci racconta cosa è successo oggi in tribunale?
È stato un processo molto veloce, che è stato ridotto fin dall’inizio nella sua portata, segnato da problemi tecnici che non hanno consentito il collegamento con i testimoni. L’avvocato ungherese di Ilaria ha chiesto che venissero concessi i domiciliari, fornendo un luogo in Ungheria per scontare la pena, offrendo anche una cauzione di 16 milioni di fiorini, che corrispondono a 40mila euro, dichiarando la disponibilità della detenuta a indossare il braccialetto elettronico di controllo. Di fronte a tutto questo è stata sottolineata anche l’enorme sproporzione non solo nella richiesta di condanna, ma anche nella pena già scontata. Ilaria si trova da oltre 13 mesi nelle carceri ungheresi. Siamo in presenza di una palese e gigantesca sproporzione. La Procura si è limitata a opporsi, e il giudice, senza neanche ritirarsi per prendersi un minuto di riflessione, ha deliberato respingendo la richiesta dei domiciliari.
Quale luogo era stato indicato per i domiciliari?
Era stata individuata una casa a Budapest.
Vi aspettavate questa decisione sui domiciliari? Il giudice ha detto che “Le circostanze non sono cambiate”. Significa che Ilaria resterà in cella nei prossimi mesi?
Il giudice ha detto sostanzialmente che non ci sono nel caso novità significative, continuando a indicare non ben precisate condizioni di pericolo di fuga, condizioni del tutto assenti evidentemente e lungamente smontate dall’avvocato. Il risultato è che Ilaria oggi è ancora un prigione.
Ilaria Salis è stata portata in manette e catene, poi le sono state tolte?
Oggi è stata condotta per l’ennesima volta in tribunale con le catene ai polsi e ai piedi. A un certo punto le sono state allentate. Dopo l’udienza è stata nuovamente portata via da agenti con il cappuccio in testa, come era entrata. Una situazione vergognosa e impressionante, ben lontana da quello che concepiamo come Stato di diritto. Bisognava vederla l’Aula: una stanza piccola, piena, con Ilaria Salis circondata da agenti speciali, come se davvero la detenuta potesse costituire un pericolo.
Gli attivisti e amici di Ilaria Salis sono stati insultati e minacciati da estremisti di estrema destra? Cosa è accaduto?
Io e Ilaria Cucchi personalmente non abbiamo assistito all’aggressione, ma ci è stato raccontato che all’arrivo di fronte al tribunale c’era un gruppetto di personaggi che riprendeva la scena con i telefonini, e che in ungherese avrebbero minacciato di rompere la testa agli attivisti amici di Ilaria e ai suoi legali. Le frasi ci sono state riportate e confermate dall’interprete.
La prossima udienza è fissata la 24 maggio. Cosa succederà nel frattempo?
Da qui al 24 maggio presumibilmente nulla cambierà, il suo avvocato ha annunciato il ricorso contro la decisione di oggi. Dunque ci sarà l’opportunità di valutare ancora i domiciliari. Difficile immaginare che il giudice da ora al 24 maggio valuti autonomamente un cambio delle condizioni tale da richiedere un suo intervento.
Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani è un errore un’eventuale candidatura di Ilaria Salis alle europee, perché sarebbe sbagliato politicizzare il processo. Lei cosa ne pensa?
Penso innanzi tutto che in casi come questi la priorità sia la tutela della persona, di una donna italiana che vive una vicenda del tutto parossistica e drammatica. Il tema non è speculare, il tema è evitare ogni azione che possa per lei costituire un problema, piuttosto che una soluzione. È una questione troppo seria e delicata per lei per essere affrontata in modo avventato. Tajani dice che il caso non va politicizzato, ma il punto non è questo. C’è invece un enorme problema politico che riguarda Orban, che riguarda l’Ungheria. Serve eccome fare polemica politica sul premier ungherese e sull’inazione del governo italiano, sui ritardi della sua iniziativa. Tutt’altra questione è invece l’ipotesi di una candidatura, di cui si sta parlando. Decisioni di questo tipo vanno prese solo nell’interesse della persona.
(da Fanpage)
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