Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
“I NOSTRI MINISTRI NON HANNO FATTO UNA BELLA FIGURA”… “ABBIAMO SEGUITO LE INDICAZIONI DI NORDIO, QUESTO E’ IL RISULTATO!”… RENZI: “CI GOVERNANO I FRATELLI D’ITALIA O I SUDDITI DI UNGHERIA?”
“I nostri ministri non hanno fatto una bella figura e il governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza”: è quanto ha detto Roberto Salis, il padre di Ilaria, a cui oggi sono stati negati i domiciliari in Ungheria. “Le catene non dipendono dal giudice ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il governo italiano può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane” ha aggiunto.
“L’Ungheria se ne infischia delle direttive europee”
“Mi pare palese – ha aggiunto Salis – che ci sia una posizione del governo ungherese di infischiarsene delle direttive europee e questo leva anche un po’ il velo sulle responsabilità del governo italiano” dato che “il governo ungherese ha deciso di perpetrare questo atteggiamento inaccettabile per uno Stato che appartiene all’Unione europea”.
“I nostri ministri non hanno fatto una bella figura”
“I nostri ministri non hanno fatto bella figura. Nordio – ha ricordato – ci aveva accusato di aver perso tempo ma non è cambiato nulla. Per cui c’è da convivere con la giustizia ungherese, con le istituzioni italiane”. “Ci dobbiamo aspettare che ci sia una protesta contro l’immobilismo italiano”, ha concluso.
Le reazioni politiche
“Il governo italiano deve chiedere spiegazioni al governo ungherese, perché l’Ungheria non è un Paese dove vige il principio europeo della separazione dei poteri tra legislativo e giudiziario. Meloni intervenga, chiami Orban e metta fine a questo scempio: il processo alla Salis è un processo politico, anche considerando che le presunte vittime non hanno sporto denuncia”, affermano il segretario di +Europa, Riccardo Magi, e il deputato di +E, Benedetto Della Vedova
“Non è accettabile che una cittadina italiana sia trattata così in Ungheria – ha scritto su X il lader di Iv, Matteo Renzi – Giorgia Meloni deve essere realmente patriota e spiegare a Viktor Orban che o l’Ungheria rispetta la regole dello stato di diritto o nessun euro delle tasse degli italiani deve finire a Budapest come invece accade oggi. Il Governo italiano deve lavorare per i cittadini italiani. Presidente Meloni, si faccia sentire. Ci governano i Fratelli d’Italia o i sudditi d’Ungheria?”
“Ilaria Salis resterà in carcere a Budapest. Dopo essere stata portata ancora una volta in aula catene ai polsi, alle caviglie e guinzaglio, oggi i giudici ungheresi hanno deciso anche di negarle gli arresti domiciliari. Uno schiaffo irricevibile ai diritti di una persona detenuta, di una nostra connazionale. Ci aspettiamo che il governo di Giorgia Meloni reagisca, subito”, ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
MA LUCY SHTEIN E’ GIA’ FUGGITA ALL’ESTERO E LO HA FREGATO
L’ultimo capitolo della follia sovranista della Russia contemporanea si è toccato stamattina, quando una delle fondatrici di Pussy Riot, Lucy Shtein, è stata condannata in contumacia dal tribunale distrettuale Basmannyj di Mosca, il luogo infausto di queste procedure dell’orrore putiniano. Sei anni di carcere a causa di un tweet.
Shtein aveva scritto, il 27 marzo 2022, tre giorni dopo l’invasione su larga scala della Russia in Ucraina, commentando un video in cui i soldati ucraini avrebbero sparato alle gambe dei russi catturati: «I ragazzi sono venuti per bombardare le città di altre persone e uccidere le persone, in risposta hanno sparato loro alle gambe, anche i ceceni avevano paura di tali torture».
Era sembrata un’accusa particolarmente sarcastica verso l’operato delle forze armate di Putin, e naturalmente lo era. Ma non si può condannare qualcuno per sarcasmo, così i documenti del processo indicavano che le parole della cofondatrice di Pussy Riot erano state inizialmente viste come «giustificazione dell’uso della tortura» contro i soldati russi.
Solo che persino gli “esperti”, che per conto del tribunale avevano condotto l’esame linguistico nel giugno 2022, non avevano trovato nei tweet di Shtein una giustificazione della tortura. Così hanno ripiegato sull’accusa relativi a generici crimini riguardanti la guerra e falsi sull’esercito.
Le accuse sono in effetti ridicole dal punto di vista formale: Shtein è condannata per aver diffuso «falsità» sull’esercito per motivi di odio politico (paragrafo E della parte 2 dell’articolo 207.3 del Codice penale). Per fortuna lei, una delle più celebri attiviste della Russia, aveva già lasciato il paese nella primavera del 2022, assieme alla sua compagna Maria Alekhina, frontwoman delle Pussy Riot, con l’aiuto dell’artista islandese Ragnar Kjartansson.
Shtein fece anche della sua fuga una provocazione: si travestì da fattorino di un fast food: «È stato davvero comodo – prese ij giro il regime – che i corrieri abbiano borse così grandi. Sono anche riuscita a mettere il mio amato Mr Rat nella borsa. Siamo ormai abituati ai corrieri che girano per Mosca, quindi è stato un modo infallibile per fuggire».
Quella volta era stata arrestata e condannata con accuse anche lì inventate e quasi comiche (aver violato le restrizioni Covid), e stava scontando un anno quando è saggiamente fuggita.
Secondo gli investigatori, Shtein avrebbe anche la gravissima colpa di aver invitato sui social a partecipare a una manifestazione a sostegno di Alexei Navalny, sempre nel 2022. Oltre alla pena principale, alla Shtein – che ha ottenuto la cittadinanza islandese all’inizio di quest’anno – è stato anche vietato di amministrare siti web per tre anni e mezzo. Putin ha più volte ormai annunciato al mondo la caccia ai «traditori della nazione» e alle «quinte colonne» dell’occidente.
Lucy rientra appiento in questa paranoia del dittatore. Pussy Riot assurge sempre di più a simbolo. Anche se, come raccontò Shtein stessa, ormai bisogna farlo quasi più dall’estero che Russia. Questo collettivo politico di opposizione e militanza artistica punk, che negli ultimi anni ha agito anche in collegamento con il team Navalny in molte azioni anti-putiniane, in Russia e all’estero (a Berlino dopo la morte di Navalny sfilarono sotto le scritte “Putin assassino”), resta odiatissimo da Putin per una ragione semplice: lo prende in giro.
Lo chiamano assassino, ma anche nonno. Nel 2012 interruppero una messa nella chiesa di Mosca con musica punk e ballando in topless. L’ortodossia e il regime, denudati loro sì in un colpo solo. Shtein e le sue compagne, adesso, hanno iniziato una serie di spettacoli in Europa e negli Stati Unti, per raccogliere fondi per i rifugiati ucraini.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
“NON SONO STATO IO MA NON VOGLIO DIRE CHI E’ STATO. LA PERIZIA? SI SBAGLIANO”… QUINDI SECONDO LUI TUTTI I TESTIMONI AVREBBERO MENTITO, CALUNNIANDOLO
Emanuele Pozzolo è davvero un irriducibile. Anche se una perizia balistica dice che è stato lui a sparare la notte di Capodanno a Rosazza in provincia di Biella, lui continua a negare.
«Non sono stato io a sparare. Perché non faccio il nome di chi è stato? Non spetta a me. Generalmente tra persone civili e leali non c’è bisogno che ci sia uno che accusa. Non ho sparato io. È la verità», dice oggi all’edizione torinese di Repubblica.
«Quel colpo non è partito dalla mia mano. Questa non è la mia versione, è la semplice verità. Punto. L’ho detto dal primo momento ai carabinieri. Poi durante un’intervista. E lo dico anche adesso dopo che sono uscite le notizie sulla perizia. Notizie che dalla procura evidentemente sono arrivate prima alla stampa che al mio avvocato e a me», precisa.
Falsità e calunnie
Ma Pozzolo non vuole accusare nessuno. Nemmeno chi era vicino a lui quella sera, ovvero il caposcorta di Andrea Delmastro Pablito Morello: «È chi fa le indagini che dovrebbe valutare attentamente non solo questa osservazione, ma anche quello che io ho dichiarato quella notte. Non spetta certo a me dire da quale mano è partito quel colpo». E questo «perché generalmente tra persone civili e leali, che si trovano insieme, non c’è bisogno che ci sia uno che accusa. Siccome poi nell’incidente accaduto non c’era alcun intento doloso, questo concetto lo penso in maniera ancora più forte». Poi va all’attacco: «Credo che in troppi abbiano dichiarato cose del tutto inesatte. E’ inevitabile, purtroppo, che qualcuno in questa vicenda si sia reso responsabile di comportamenti poco nobili. Insieme ai miei legali stiamo valutando di procedere contro chi ha reso testimonianze false e ha calunniato».
Il suo silenzio
Poi il deputato di FdI spiega il suo silenzio: «Io ho detto pochissime parole. Ma le ho dette. E ho detto la verità. A me delle ripercussioni politiche importa fino a che non si lede la mia persona e non si attacca la mia famiglia. La politica è la mia passione da sempre e credo di essere sempre stato leale. Conosco le dinamiche politiche e la delicatezza della comunicazione. E rispetto alcune decisioni. Ma darmi del pistolero è una stronzata. Purtroppo i tempi del giornalismo e quelli della giustizia sono diversi. Su questo fatto c’è un’oggettiva sproporzione dettata principalmente da ragioni di carattere politico».
(da Open)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
IN EFFETTI LE CIRCOSTANZE RESTANO LE STESSE: CHE UN PAESE CHE E’ LA VERGOGNA D’EUROPA NON SIA CACCIATO A CALCI IN CULO DALLA UE … IL GOVERNO ITALIANO NON HA OTTENUTO UNA MAZZA: TAJANI SI DIMETTA SE NON SA TUTELARE UNA ITALIANA
Ilaria Salis, la 39enne docente milanese da 13 mesi in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra, resta in carcere.
Il tribunale ha respinto la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria presentata dai suoi legali. «Le circostanze non sono cambiate», ha detto il giudice Jozsef Sós aggiungendo che «esiste sempre il pericolo di fuga».
Il padre di Ilaria, Roberto Salis, è uscito dall’aula subito dopo che il magistrato ha reso noto il verdetto.
Salis è entrata oggi, giovedì 28 marzo, nell’aula del tribunale, ancora in manette e catene.
Dopo tante chiacchiere, Tajani dovrebbe trarre le conclusioni del suo fallimento e rassegnare le dimissioni
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
ESILARANTE: LA REGIONE LOMBARDIA PROTESTA MA L’IDEA E’ DEL COMUNE DELLA BRIANZA GUIDATO DALLA LEGA
Lega contro Lega. La Regione Lombardia è contraria all’organizzazione della cena di fine Ramadan all’oratorio del Comune di Renate della provincia di Monza e della Brianza. Ma a proporre lo spazio ai cittadini musulmani, dove festeggiare la festività di Eid-al-Fitr, è stato il Comune guidato dalla Lega. L’associazione «La Pace», che riunisce centinaia di fedeli musulmani – scrive il Corriere della Sera – cerca un luogo dove festeggiare la fine del Ramadan. Il segretario, Adam Tamati, si rivolge al suo Comune, quello di Renate. La risposta del Municipio è chiara: non abbiamo spazi comunali disponibili, rivolgetevi alla parrocchia dei Santi Donato e Carpoforo. Tamati spiega la situazione a don Claudio Borghi e ottiene la disponibilità del cortile dell’oratorio.
«Mi sembra inopportuno»
La notizia arriva, però, in Regione e scatena la reazione del capogruppo della Lega: «Mi sembra davvero inopportuno che un luogo simbolo di aggregazione cristiana ospiti la festa di fine Ramadan», afferma Alessandro Corbetta che tiene, inoltre, a precisare come l’oratorio sia «un centro legato alla parrocchia e quindi alla chiesa cattolica».
«Può e deve anche essere un luogo di dialogo – continua -, ma non certo di celebrazione di riti legati ad altre religioni come il Ramadan. Sarebbe un po’ come celebrare la Pasqua in una Moschea, che senso ha? Ci chiediamo se il parroco di Renate abbia seriamente valutato l’opportunità, anche simbolica», conclude Corbetta, ignorando, con ogni probabilità, che il suggerimento sull’organizzazione della cena presso i locali dell’oratorio sia arrivato direttamente dai suoi colleghi leghisti a Renate.
Don Claudio: «Prima me li mandate e poi mi chiedete perché li accetto?»
Lo sa bene don Claudio, che – ironicamente – si domanda come sia possibile che «prima me li mandate e poi mi chiedete perché li accetto? Va bene che siamo in campagna elettorale…», dice il parroco rivolto ai leghisti.
Quindi sottolinea: «Abbiamo concesso il cortile dell’oratorio per la cena di interruzione del digiuno, quindi non per non una preghiera o per un rituale religioso. Ma il punto è che in questa zona almeno il 10 per cento della popolazione è di fede musulmana, basta guardare gli asili e le scuole, ed è tempo che ne prenda atto chi ha responsabilità pubbliche», conclude.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2024 Riccardo Fucile
SECONDA UDIENZA FARSA A BUDAPEST NEL PROCESSO PILOTATO DALL’AMICO DI PUTIN E DELLA MELONI
Seconda udienza farsa del processo Salis, oggi a Budapest. Udienza chiave, perché l’attesa ipotetica è per la concessione dei domiciliari. Ilaria Salis – da 13 mesi in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra con prognosi di 5 giorni– è entrata in aula ancora con manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie, e una catena tirata da un agente come un guinzaglio esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio.
Ritardo nel processo, saltano i testimoni
Per problemi tecnici, si sono allungati i tempi nel processo in corso a Budapest nei confronti di Ilaria Salis e il giudice Jozsef Sòs ha quindi deciso di non ascoltare una delle vittime e i due testimoni previsti per oggi. Si passerà quindi solo ad ascoltare Ilaria Salis e poi alla decisione sulla richiesta dei domiciliari. È stata fissata inoltre al 24 maggio la prossima udienza.
Le minacce fuori dall’aula
Intanto un gruppo di estremisti di destra ha attaccato legali e amici di Ilaria al loro arrivo al tribunale. «Stai zitto o ti spacco la testa», è quanto si è sentito dire uno degli amici della maestra milanese.
«Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese», ha detto l’avvocato Eugenio Losco. «Ci hanno ripreso con i telefonini, e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando», ha proseguito Losco. Del gruppo di una quindicina di persone italiane minacciate fa parte anche Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici.
(da agenzie)
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