Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
L’IGNOBILE SILENZIO DEL GOVERNO DEL “PRIMA GLI UNGHERESI”, QUELLI CHE DEGLI ITALIANI SE NE FOTTONO
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato questa mattina a Roberto Salis dopo che ieri il padre di Ilaria, la 39enne docente italiana detenuta da oltre un anno a Budapest, aveva mandato una lettera al Quirinale. “Mattarella – ha detto Salis all’Ansa – ha ribadito la sua vicinanza personale a me e alla famiglia. E mi ha garantito il suo personale interessamento al caso”. Ha aggiunto Salis: “Ringrazio il capo dello Stato per la solerzia con cui mi ha risposto in meno di 24 ore e soprattutto per la sensibilità e la vicinanza al dramma che sto vivendo con la mia famiglia”. Roberto Salis aveva inviato una mail a Mattarella chiedendo un suo intervento e di “smuovere il governo che non ha fatto nulla”.
Il rammarico del Presidente
“Speravo fossero giorni diversi”. E’ quanto detto dal presidente della Repubblica nel corso della telefonata. Inoltre gli avrebbe assicurato che farà quanto è nelle sue possibilità, che non sono ampie sul piano operativo e passano attraverso il governo. E, sempre secondo quanto riportato dal padre dell’insegnante brianzola, ha aggiunto: “La differenza tra il nostro sistema, ispirato ai valori europei, e il loro sistema” ha determinato questa situazione che ha portato a una disparità di trattamento tra due cittadini italiani. “Questa disparità colpisce la nostra pubblica opinione” avrebbe aggiunto il Capo dello Stato.
Da 13 mesi in prigione in attesa della sentenza
Ilaria Salis è reclusa nel carcere di Budapest da 13 mesi con l’accusa di avere aggredito due militanti di estrema destra. I giudici magiari hanno respinto più volte la richiesta di scarcerarla e concederle i domiciliari, l’ultima due giorni fa. La difesa ha già presentato un ricorso contro questa decisione, in vista della prossima udienza prevista il 24 maggio, e annunciato che si rivolgerà anche alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo chiedendo la condanna dell’Ungheria per le condizioni “inumane e degradanti” riservate all’insegnante.
Il diverso trattamento di Marchesi
Nella lettera al Presidente Mattarella, Salis faceva riferimento anche al diverso trattamento riservato a Gabriele Marchesi, il giovane imputato in Ungheria per gli stessi reati di Ilaria. La Corte d’Appello di Milano ha respinto per lui la richiesta di consegna da parte dell’Ungheria sottolineando il rischio di una detenzione che non rispetti i diritti inviolabili della persona.
(da agenzie)
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Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
“CEDEVA SEGRETI AI RUSSI”
La guerra ibrida della Russia in Europa prosegue a un ritmo così serrato che i servizi occidentali e gli investigatori e la magistrature dei paesi sotto attacco riescono a intervenire spesso solo con grande ritardo. In questi ultimi due giorni c’è stato un nuovo capitolo, molto importante anche per l’Italia: è stato arrestato in Austria l’ex ufficiale dei servizi segreti interni austriaci (BDV) Egisto Ott, è sospettato di aver venduto dati estratti dagli smartphone di tre alti funzionari austriaci (Michael Kloibmüller, per molti anni capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, Michael Takacs, direttore della Polizia federale, e Gernot Maier, direttore dell’Ufficio federale per l’immigrazione e l’asilo) ai russi del FSB. La cosa però riguarda anche l’italia, molto da vicino.
La consegna sarebbe avvenuta nell’estate del 2022. I tre cellulari austriaci non sono stati hackerati, ma erano in riparazione (una canoa si era misteriosamente rovesciata durante un viaggio dei tre per il Ministero dell’Interno e gli smartphone erano caduti in acqua) quando un tecnico informatico dei servizi austriaci è stato incaricato di ripararli. Avrebbe fatto delle copie dei device e le ha passate, secondo l’indagine, a Egisto Ott. L’inchiesta è collegata a quella avviata nel Regno Unito su una rete di agentii di nazionalità bulgara che spiavano per la Russia, gestita da Jan Marsalek, l’ex chief financial officer di Wirecard, la banca online tedesca che fallì con due miliardi almeno di buco, e con Marsalek sparito – a Mosca, come rivelarono in seguito The Insider e Bellingcat. Ott aiutò Marsalek a fuggire portandolo in auto a Vienna, da dove volò verso Mosca, tramite scalo in Bielorussia. Il problema specifico per l’Italia è che Ott per anni ha lavorato in Italia come responsabile proprio del rapporto tra agenti austriaci e italiani, e potrebbe aver ceduto materiale fornito dagli italiani agli austriaci.
E qui il problema diventa particolarmente grave: l’indagine dura da sette anni almeno. E quello che ormai diversi investigatori occidentali (Fbi, britannici, e adesso austriaci) considerano un uomo dei russi è stato anni in Italia, responsabile della polizia e dell’antiterrorismo austriaco. In Italia dunque i russi avevano un altro uomo di fiducia – se sono veri i fatti rivelati dall’indagine –incistato a stretto contatto con gli apparati italiani
Secondo la Procura viennese, Ott avrebbe abusato della sua posizione nei servizi per accedere e vendere dati. Il cliente (almeno in questa inchiesta) era l’ex capo del dipartimento BVT Martin Weiss (oggi riparato a Dubai), che a sua volta lavorava per Jan Marsalek. Secondo i magistrati viennesi è stata arrestata anche una seconda persona, di cui però non si conosce ancora il nome. Ott ha sempre negato di aver fatto la spia per la Russia, e non c’è ancora una sentenza.
Il fascicolo austriaco conta però migliaia di pagine, e qualcosa sta trapelando. Tra le persone che, sostiene l’accusa, Ott teneva d’occhio, c’è un socio dell’oligarca russo Arkady Rotenberg, un attivista dell’opposizione kazaka e il giornalista investigativo di Bellingcat Christo Grozev. È probabile – sostiene The Standard – «che anche il precedente lavoro di Ott come addetto di polizia in Italia lo abbia aiutato a eseguire gli ordini».
In Austria la cosa è uno scandalo enorme, diversi partiti, per esempio i verdi, puntano il dito sulle connessioni tra Ott e la destra austriaca: «L’FPÖ di Strache e Kickl non lavora da anni per l’Austria, ma in verità per la Russia e il suo dittatore senza scrupoli. Questa è una pericolosa minaccia per il nostro Paese», spiega Sigrid Maurer, membro del gruppo parlamentare verde. Ma in Italia la cosa rischia di essere altrettanto pericolosa, perché il lavoro di Ott è rimasto completamente sottotraccia. Nel 2017 il BVT venne informato da servizi segreti stranieri che le informazioni riservate dei servizi austriaci – che fonti straniere avevano fornito ai servizi di sicurezza delle rispettive nazioni allo scopo di indagare e prevenire le minacce russe – stavano passando a organismi non autorizzati, ovvero i servizi segreti russi. Una mano indagava sui russi, e l’altra potrebbe aver passato tutto ai russi. In pieno, spensierato Belpaese.
(da agenzie)
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Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
NEL MIRINO POLITICI DI SEI PAESI (NON CI SAREBBERO ITALIANI). NON SONO STATI DIFFUSI I NOMI DEGLI EURODEPUTATI, DI CERTO SONO COINVOLTI I NAZISTELLI DELL’AFD
Una rete di eurodeputati pagati per diffondere i temi forti della propaganda pro-russa a anti-Kiev all’interno del Parlamento Ue, soprattutto in vista delle elezioni di giugno. A poco più di un anno dal Qatargate, un altro scandalo rischia di scuotere l’istituzione che rappresenta direttamente i cittadini europei.
I gruppi dei Verdi e di Renew Europe hanno subito chiesto un’indagine urgente e la presidente Roberta Metsola si è già attivata per approfondire le accuse. A denunciare l’esistenza di questa rete sono stati i premier di Repubblica Ceca e Belgio (Petr Fiala e Alexander de Croo) in seguito a un’indagine congiunta dei servizi di sicurezza cechi, belgi e polacchi.
Questi ultimi hanno parlato anche di vere e proprie attività di “spionaggio” e la vicenda si aggiunge a quella che vede coinvolto il generale polacco Jaroslaw Gromadzinski, richiamato a Varsavia nei giorni scorsi e rimosso dal comando della forza multinazionale Eurocorps perché oggetto di un’inchiesta del controspionaggio militare
Tutto ruota attorno all’attività di un canale informativo: “Voice of Europe”, vale a dire “la voce dell’Europa”, che in realtà aveva come obiettivo principale quello di diffondere la voce della Russia. Dietro l’operazione ci sarebbe Viktor Medvedchuk, un oligarca ucraino vicino a Putin, evaso dai domiciliari in concomitanza con l’invasione russa del febbraio 2022, poi arrestato dagli uomini di Zelensky e successivamente consegnato a Mosca in cambio della liberazione di alcuni prigionieri ucraini.
I nomi dei politici coinvolti non sono stati resi noti, ma secondo fonti di stampa si tratterebbe di eurodeputati di almeno sei Paesi: quelli citati sono Germania, Francia, Polonia, Paesi Bassi, Belgio e Ungheria.
L’unico partito menzionato esplicitamente dai media cechi è quello dei tedeschi di Afd. Il sito “Voice of Europe” – che è stato sanzionato dalle autorità di Praga – non è accessibile da due giorni, ma sui suoi canali social e su quello di YouTube sono ancora disponibili i servizi, le interviste e le tavole rotonde – trasmesse all’interno dello stesso Parlamento europeo di Strasburgo – alle quali partecipavano prevalentemente eurodeputati dei partiti euroscettici e di estrema destra, tra cui quelli che siedono nel gruppo dei Conservatori (lo stesso di Fratelli d’Italia) e di Identità e democrazia (quello della Lega).
Soltanto un mese fa il sito aveva pubblicato un’intervista all’eurodeputato italiano Matteo Gazzini, eletto nella Lega e da poco transitato tra le fila di Forza Italia, il quale negli stessi giorni aveva partecipato anche a una tavola rotonda di “Voice of Europe”. Gazzini sosteneva che la Russia non ha invaso l’Ucraina «per ragioni imperialiste, ma per altre ragioni e noi dovremmo parlare di più di questo».
Il suo ingresso nel Ppe, avvenuto pochi mesi fa, aveva provocato malumori e scatenato resistenze all’interno del gruppo dei popolari proprio a causa delle sue prese di posizione filo-russe o comunque anti-ucraine.
Stando a quanto è filtrato finora, non ci sono notizie sul coinvolgimento di Gazzini nella presunta rete di propaganda e il diretto interessato – dopo l’esplosione dello scandalo – ha pubblicato una serie di messaggi per dire che «la mia vicinanza al popolo ucraino non è seconda a nessuno».
A ottobre “Voice of Europe” aveva invece pubblicato un’intervista all’eurodeputata Francesca Donato, pure lei eletta con la Lega e ora nella Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, molto critica nei confronti della linea Nato nei confronti della Russia. Anche nel suo caso non sono emersi elementi relativi a un coinvolgimento nella presunta rete di eurodeputati a libro paga del Cremlino.
Interessante notare che da circa un anno il sito non perdeva occasione per pubblicare notizie con toni decisamente critici nei confronti di Giorgia Meloni, la «finta populista che manda i migranti in vacanza sul Lago di Como» e che «cerca di scaricare le colpe per non essere riuscita a fermare l’immigrazione di massa».
In quella che ha tutta l’aria di essere un’operazione di legittimazione mediatica, il sito criticava la premier per la gestione dei conti pubblici, la irrideva per lo scherzo telefonico con il finto premier africano, metteva il dito nella piaga della crisi familiare con il marito Andrea Giambruno, evidenziava i suoi tentativi di convincere Viktor Orban a sostenere l’Ucraina in cambio dell’ingresso di Fidesz nel gruppo dei Conservatori e dava grande risalto al bacio sulla testa di Joe Biden durante la visita alla Casa Bianca.
(da “La Stampa”)
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Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
GIOVEDÌ ERA STATO A REBIBBIA PER LA LAVANDA DEI PIEDI E IERI A SAN PIETRO AVEVA PRESIEDUTO LA PASSIONE DI CRISTO
È la Via Crucis del Papa fragile. «Per conservare la salute in vista della Veglia e della santa Messa della domenica di Pasqua», Francesco segue «da Casa Santa Marta» la commemorazione al Colosseo del percorso doloroso di Gesù verso la crocifissione sul Golgota
Avviene per il secondo anno consecutivo. Lo comunica la Sala stampa della Santa Sede pochi istanti prima del rito del Venerdì santo.
Era tutto predisposto, dalle misure di sicurezza lungo il tragitto da una parte all’altra del Tevere – tiratori scelti, elicottero che sorvola la zona, cinofili, artificieri e termocamere per rilevare la presenza di eventuali ordigni – alla poltrona sulla tradizionale postazione dall’alto. Ma di fronte ai fedeli in attesa la sedia papale resta vuota.
Qualche ora prima Bergoglio, spinto sulla sedia a rotelle, è entrato nella basilica di San Pietro, dove ha presieduto la Passione del Signore.
E invece i circa 90 minuti in cui avrebbe dovuto restare all’aperto, in una serata romana non ancora del tutto primaverile, vengono sconsigliati al Pontefice. Troppo rischioso, in questo periodo segnato dai postumi di una bronchite e, forse, anche della polmonite che lo ha costretto al ricovero un anno fa. Da mesi capita spesso (non questa settimana) che Francesco affidi a un collaboratore la lettura di un suo discorso, spiegando di essere «raffreddato». E nella Messa della Domenica delle Palme ha scelto il silenzio: non c’è stata omelia.
L’altro ieri, durante la Messa in Coena Domini alla Casa circondariale femminile di Rebibbia, ha celebrato la Lavanda dei piedi da seduto, sulla sedia a rotelle, lavando e baciando i piedi a 12 detenute: da tempo soffre di gonalgia, un dolore al ginocchio che lo costringe talvolta a muoversi in carrozzina o a camminare con un bastone.
Papa Francesco ha voluto scrivere per la prima volta i testi delle quattordici stazioni. Vengono letti durante il percorso della croce.
Il Papa prende su di sé tutte le croci del mondo, trasformando il dolore in preghiera.
(da “La Stampa”)
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Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
I VALORI PASSANO IN SECONDO PIANO E I GOLPISTI SONO RIABILITATI, MENTRE I MIGRANTI MUOIONO
Ah! Il Sahelistan… dove tutto sembra dissolversi nella incandescenza immobile del deserto; e il vento che quando si leva sembra avere una follia di vendetta contro le cose; un lampo verde e azzurro, il fiume il Niger nella sua pigra corsa verso il mare, vitalità fremente che fa fronte all’oceano di sabbia giallo fino al delirio… E ancora jihadisti, colonnelli ambiziosi fino alla rivolta, presidenti corrotti, migranti e passeur, mercanti d’armi e cercatori d’oro, mercenari russi intrighi traffici golpe… Le giunte militari qui mettono una tassa sulle chiamate dei telefonini per finanziare la “lotta anticoloniale” e gli aspiranti migranti indigeni, troppo poveri perfino per pagare la traversata del deserto, scappano in piroga verso il Benin.
Ebbene sì: qui abbiamo individuato la nostra nuova Giarabub. La Quarta Sponda da oggi inizia sul fiume Niger tra coccodrilli e parchi tematici della povertà. Con popolazioni civili strette nella morsa di una guerriglia fanatica e di eserciti barbari e senza principi. Gente in uniforme o jallabia che non ha altro al mondo che il suo kalashnikov che una oscena diseguaglianza che uccide chi non ha nemmeno quello. Insomma una strage quotidiana degli innocenti diventati peggio che ostaggi, bersagli. Succedono davvero cose incredibili nelle capitali del Sahel, da sei mesi golpista e antifrancese.
L’avvicendarsi dei colonialismi da queste parti non è scandito dalle visite, irrilevanti, di ministri e presidenti. Quelli vengono a saldare il salario dei satrapucci locali in società di affari, le tangenti qui si chiamano pudicamente contributi per lo sviluppo. Quello che scandisce le successioni alle leve di comando sono i passaggi di testimone tra i “barbouze”, tra le barbe finte dei Servizi. Bene. È fatta: cacciati i francesi, insopportabilmente molesti, dal loro “pré carré”, con le valigie pronte gli americani, in questa guerra di pezzenti e di scabbiosi ma che puzza di uranio, petrolio e di soldi di trafficanti, adesso tocca a noi. Finale di partita. Liquidazione. Ruolo perfetto per infiocchettare i doppi fondi del piano Mattei. Invece di fare penitenza, di contemplare i frutti dei loro loschi commerci, i Grandi lasciano il posto agli ascari italiani. Vediamo come se la cavano con i jihadisti del califfato d’Africa e con gli spicci liquidatori della Wagner.
Incredibili i miracoli della realpolitik tropicale! Sei mesi fa maledivamo insieme all’Unione europea la perfidie dei golpisti saheliani, esigevamo il ritorno al potere dei presidenti legittimi, votavamo sanzioni implacabili per stritolare i tre Paesi più poveri del mondo. E invece… gli inviati del governo Meloni, con sorrisi un po’ imbarazzati, impalati e modesti davanti al colossale generale Abdurahamane, presidente del Consiglio per la salvezza della patria, il politburo del golpe, per chiedergli di poter collaborare, in nome dell’Occidente, a «rafforzare la sicurezza». Che significa sconfiggere la Jihad e convincere la folle a non andare in piazza sventolando le bandiere putiniane.
Nel Sahel la Storia ha fatto passi da gigante in pochi mesi: i golpisti riuniti in un patto d’acciaio hanno creato un esercito comune, hanno incassato la revoca (per ragioni umanitarie!) quasi totale delle inutili sanzioni imposte dall’Organizzazione dei Paesi dell’Africa occidentale a cui era stata affidata dalla Francia la punizione dei colpevoli, annunciano perfino la realizzazione di una moneta comune che sostituisca “il vincolo coloniale” del franco Cfa.
Chissà se nella missione dei tre italiani è stata prevista una visita ad Agadez. Sì, “la porta del deserto” aprirebbe loro squarci forse ignoti. Una discesa dunque negli inferi del quartiere “Paesi bassi”, suggerirei al crepuscolo: lunghe code di pick-up senza targa, il contrassegno dei mezzi dei passeur che portano i migranti in Libia. Attorno un mercato vociante di venditori di turbanti, indispensabili quando si fila a cento allora sulle piste di sabbia, sacchetti di plastica con l’acqua, sigarette. Dal “ghetto”, un cespuglio di case, escono i candidati all’emigrazione, li chiamano così, che hanno atteso il giorno della partenza o il pagamento dei 450 euro, tariffa del passaggio. Si schiacciano nei cassoni, afferrano dei bastoni che servono per non essere rovesciati dai sobbalzi. Nessuno si ferma per loro, condannati a morire di sete o essere uccisi da jihadisti e briganti. Qualcuno si incolonna tranquillamente dietro i mezzi militari che una volta la settimana vanno a Nord. Se ci alleiamo ai golpisti per cercare di alzare uno sbarramento alle migrazioni forse dovremmo sapere che commettiamo un errore. La giunta militare ha appena abrogato la legge del 2015 che puniva come reato il traffico di esseri umani, negoziata in cambio di soldi con la Unione europea. I trafficanti in galera sono stati liberati. E sono tornati al lavoro. Ad Agadéz la gente ha applaudito, qui i migranti sono un lavoro, l’unico antidoto alla fame.
Un’altra trasferta utile a rendere palpabili le cartine per gli strateghi della campagna d’Africa sarebbe nella cosiddetta area delle tre frontiere, all’incrocio tra i tre paesi saheliani: luogo impervio, zona proibita, lì comanda Al Qaeda. Uno dei buchi neri del mondo con una densità di violenza e di sofferenza per cui non sono più rovina, neppure guerra. Sono il Nulla.
Sente levarsi voci di protesta: Ma insomma se non andiamo noi laggiù lasciamo via libera a Putin, alla sua occupazione dell’Africa che marcia a fianco di quella dell’Ucraina e dell’Europa! E se una volta invece di dar retta a strateghi da quattro soldi ci chiedessimo: i dannati del Niger, del Sahel che senso danno alla Storia che vivono, guerre innominate con decine di migliaia di morti, quotidianità di carestie, corruzioni e ladrocini? Il Grande Gioco mondiale ha lo stesso rilievo che gli diamo noi? O non è semmai il sopravvivere? Non sono loro i soli di cui, in definitiva, dovrebbe importarci il destino? Il loro punto di vista, semplicemente, nulla di più: per vedere i nostri grandi e nobili valori geopolitici ridursi a disordine, sarabanda di ombre tutte egualmente aberranti, un morire ogni giorno senza sapere perché. Chiederlo a loro, dico, invece di fare salotto con il golpista Abdourahamane Tiani.
(da lastampa.it)
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Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
L’IGNORANZA REGNA TRA GLI ITALIANI
Nel mondo pedagogico ideale disegnato dai buffi ministri del governo Meloni, dietro la lavagna stanno: i migranti (“irresponsabili” che fanno morire i figli); i magistrati (psicopatici fino a prova contraria); gli studenti (da punire e umiliare secondo i precetti emanati dal ministro Valditara insieme con Bruno Vespa e Maria Latella durante una cena-trasmissione Sky); i giovani di Ultima Generazione (puniti col carcere), i poveri ex percettori di Rdc. Liberi per i corridoi, invece, ogni sorta di mascalzoni, evasori, spalloni, bancarottieri (talvolta per ciò fatti ministri).
In cattedra, in virtù del “merito” che è lo stemma del governo, i più ignoranti, quelli che non sanno di non sapere (nel Vangelo sono i farisei, i più duri da educare)
Da un tweet di Valditara: “Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione…”. Alt! La forma vacilla: “assimilarsi” richiede la preposizione “a”, non “su”; “iscritto” si usa quando qualcuno si iscrive a un corso o è inserito in un elenco, il ministro voleva dire “inscritti”.
Avanti: “ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani”: ma manco per niente, non c’è scritto nella Costituzione che gli stranieri debbano assimilarsi ai valori inscritti in essa mediante acquisizione per contatto, ma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
Ancora: “se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana”: avete sentito la sgommata prima dell’incidente?
Tutti verbi al futuro (“sarà”, “studieranno”), poi un congiuntivo immotivato (“si insegni”), errore tipico dei malparlanti; poi di nuovo futuri: “se i genitori saranno coinvolti… nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana”.
E gliela insegna Valditara, con questa proprietà di linguaggio (sarà l’italiano potenziato che si impara nelle scuole di purissima razza milanese). Voi direte: vabbè, è un leghista. Ma amministra l’Istruzione (e il Merito)!
Come s’usa tra politici insipienti, ora Valditara darà la colpa a qualche social media manager che gli cura l’account (uno straniero?) o dirà che ha dettato il post al telefono, e ci scriverà minacciando querele e punizioni.. A proposito: ma poi l’ha imparata la differenza tra “umiltà” e “umiliazione”?
(da ilfattoquotidiano.it)
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Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
A RISCHIO ANCHE NORDIO E SANTANCHE’
Le elezioni europee di giugno saranno l’occasione per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni di mischiare le carte all’intento del Consiglio dei ministri.
L’esito del voto, soprattutto se dovesse garantire a Fratelli d’Italia una posizione ancora più salda all’interno della maggioranza, un dominio “numerico” su Lega e Forza Italia, sarà la base per garantire alla premier un corposo rimpasto nell’esecutivo.
Voci che si rincorrono in realtà da mesi, in particolare sui nomi più chiacchierati del governo Meloni: ma secondo Repubblica, che spara la notizia oggi in prima pagina, quello nella mente della premier Meloni non è più un semplice ritocco in alcune caselle, ma un rimpasto più corposo.
Il quotidiano riferisce di colloqui tra Meloni e il Quirinale, che avrebbe fornito una indicazione chiara: per un’operazione di portata politica ampia serve una nuova fiducia delle Camere.
Insomma, un conto è cambia un paio di caselle, altro è modificare in maniera sostanziosa la squadra di governo, con 6-7 ministri della compagine che potrebbero mollare la poltrona.
Il toto-nomi del “nuovo” governo Meloni
Due le questioni sulla scrivania della premier: da una parte la sostituzione di un ministro che, secondo voci insistenti, andrà a Bruxelles a fare il commissario europeo. I nomi che circolano sono tre: il fedelissimo meloniano Raffaele Fitto, l’uomo che gestisce per conto della premier il Pnrr, ma anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, leghista “anomalo” per le sue posizioni contrastanti con quelle del Carroccio, e Adolfo Urso, ministro delle Imprese e Made in Italy non particolarmente apprezzato dalla parte di Palazzo Chigi.
Ci sono poi le caselle legate alle inchieste giudiziarie: il caso più scottante è quello legato alla ministra del Turismo Daniela Santanché, che affronterà una mozione di sfiducia per l’indagine che la vede coinvolta e che potrebbe essere costretta dopo il voto delle europee a fare un passo indietro.
Quindi l’eventuale sostituzione dei ministri che non godono al momento del gradimento di Palazzo Chigi. Tra i maggiori indiziati ci sono due esponenti di Forza Italia, Gilberto Pichetto Fratin e Alberto Zangrillo: per sostituirli servirà in questo caso l’intesa col leader di FI Antonio Tajani, che alle europee punterà al sorpasso nei confronti della Lega di Matteo Salvini.
Di maggiore peso invece l’eventuale sostituzione di Carlo Nordio: il Guardasigilli in questi mesi più volte ha mostrato poca sintonia con l’esecutivo e potrebbe lasciare via Arenula.
(da agenzie)
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Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
IN CALO PER L’UNDICESIMO ANNO DEFINITIVO… LA MEDIA E’ 1,2 FIGLI PER DONNA
Prosegue il calo delle nascite nel 2023. Secondo i dati provvisori, i nati residenti in Italia sono 379mila, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (era 6,7 per mille nel 2022). La diminuzione delle nascite rispetto al 2022 è di 14mila unità (-3,6%). Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia a un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%). Lo dice Istat nel report “Indicatori demografici anno 2023”. La riduzione della natalità riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera. Questi ultimi, pari al 13,3% del totale dei neonati, sono 50mila, 3mila in meno rispetto al 2022.
Il calo
La diminuzione del numero dei nati residenti del 2023 è determinata sia da una importante contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente riproduttive (15-49 anni), scesa a 11,5 milioni al 1° gennaio 2024, da 13,4 milioni che era nel 2014 e 13,8 milioni nel 2004. Anche la popolazione maschile di pari età, tra l’altro, subisce lo stesso destino nel medesimo termine temporale, passando da 13,9 milioni nel 2004 a 13,5 milioni nel 2014, fino agli odierni 12 milioni di individui. Il numero medio di figli per donna scende così da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi di molto al minimo storico di 1,19 figli registrato nel lontano 1995.
Meno nascite al nord
La contrazione del numero medio di figli per donna interessa tutto il territorio nazionale. Nel nord diminuisce da 1,26 figli per donna nel 2022 a 1,21 nel 2023, nel centro da 1,15 a 1,12. Il mezzogiorno, con un tasso di fecondità totale pari a 1,24, il più alto tra le ripartizioni territoriali, registra una flessione inferiore rispetto all’1,26 del 2022. In tale contesto, riparte la posticipazione delle nascite, fenomeno di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, dal momento che più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale disponibile per le potenziali madri. Dopo un biennio di sostanziale stabilità, nel 2023 l’età media al parto si porta a 32,5 anni (+0,1 sul 2022). Tale indicatore, in aumento in tutte le ripartizioni, continua a registrare valori nel nord e nel centro (32,6 e 32,9 anni) superiori rispetto al mezzogiorno (32,2), dove però si osserva l’aumento maggiore sul 2022 (era 32,0).
Post pandemia
Passata la turbolenta fase pandemica e immediatamente post-pandemica, a cui si devono attribuire parte delle irregolari variazioni congiunturali rilevate, la discesa della fecondità sembra riprendere ovunque, accompagnata da una rinnovata spinta alla posticipazione. Nord e mezzogiorno, dopo aver registrato lo stesso livello di fecondità nel 2022, si discostano nuovamente. Il mezzogiorno, dopo venti anni, torna ad avere una fecondità superiore a quella del centro-nord. Non è nemmeno di supporto alla natalità, almeno non più come un tempo, l’andamento dei matrimoni, 183mila nel 2023 (-6mila sul 2022). Tra questi risultano in forte riduzione quelli celebrati con rito religioso (-8mila) mentre aumentano quelli celebrati con rito civile (+2mila). Complessivamente, nel 2023 il tasso di nuzialità continua lievemente a scendere, portandosi al 3,1 per mille dal 3,2 del 2022. Il mezzogiorno continua a essere la ripartizione con il tasso più alto, 3,5 per mille contro 2,9 per mille di nord e centro. Allo stesso tempo è però l’area in cui la contrazione sul 2022 risulta maggiore.
(da agenzie)
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Marzo 30th, 2024 Riccardo Fucile
I VELIVOLI DARANNO AIUTO DAL CIELO ALLE TRUPPE UCRAINE DI TERRA, E QUINDI UNA SUPERIORITÀ LOCALE IN GRADO DI PERMETTERE ALLE FORZE DI SUPERFICIE DI SFONDARE
Non faranno vincere la guerra agli ucraini, gli F-16 in arrivo. «Ma potrebbero fargli vincere qualche battaglia significativa», dice Gregory Alegi, docente a contratto di Storia e Politica degli Usa alla Luiss
Inutile pensare che cambieranno le sorti della guerra, insomma. Anche perché non sono tantissimi. «Potrebbero però cambiare lo scenario dove venissero impiegati in una porzione circoscritta. Darebbero agli ucraini l’aiuto dal cielo alle truppe di terra, e quindi una superiorità locale in grado di permettere alle forze di superficie di sfondare».
Finora l’arma aerea si è vista poco all’azione, in Ucraina. Molti elicotteri e moltissimi droni, pochi aerei. «Da questo punto di vista, è mancata la guerra moderna come la intendiamo in Occidente. Nessuno dei due ha ottenuto il dominio dell’aria e così si è passati quasi subito a una guerra di trincea, tardo-ottocentesca più che novecentesca».
Si spiega con la dottrina militare sovietica, di cui russi e ucraini sono gli eredi. E dell’armamento connesso. «La dottrina sovietica faceva molto affidamento sulla contraerea». E questo è comprensibile, perché hanno sempre saputo che l’Alleanza atlantica avrebbe avuto un vantaggio tecnologico nei cieli. «Per questo hanno sempre investito sulla contraerea, che sul campo sta funzionando molto bene. Gli ucraini sono stati in grado di abbattere una gran quantità di oggetti volanti: aerei, elicotteri, droni, e anche missili. Il limite è il gran dispendio di munizioni e infatti ora sono in affanno».
Il risultato finale, però, è che nessuno dei due è riuscito a conquistare quel dominio dell’aria che permette di muoversi e agire liberamente a terra, impedendo all’avversario di fare altrettanto. Ora arrivano gli F-16. Non il modello più avanzato, ma comunque ottimi velivoli. […] Nascono come aerei da caccia per lo scontro contro altri caccia, la versione moderna del Barone Rosso per intenderci. «Nel frattempo hanno raggiunto anche significative capacità di attacco al suolo».
L’arrivo degli F-16 sta comunque innervosendo molto il Cremlino. E Putin minaccia fuoco e fiamme. In un discorso ha detto che li abbatteranno tutti. però si teme una ulteriore escalation. I russi minacciano di colpire le basi di partenza, anche se in territorio di Paesi della Nato. «Ma dubito che qualcuno, e segnatamente la Polonia, ospiterà gli F-16 ucraini nelle proprie basi. Sono i russi, semmai, a utilizzare lo spazio bielorusso come una propria retrovia: si vede che applicano agli altri il loro modo di pensare e di agire».
In conclusione, il professor Alegi non si sbilancia. Ripete che non cambieranno le sorti della guerra, ma tatticamente potranno essere molto utili agli ucraini. «In realtà non sappiamo come vorranno usare gli F-16. Potrebbero usarli contro le basi russe in Crimea. Ultimamente stanno abbattendo molti aerei-radar nemici, analoghi agli Awacs della Nato. Sono ex aerei da trasporto adattati con i classici padelloni. Costano carissimi, sono lenti, e ce ne sono pochi. In tre mesi, gli ucraini ne hanno abbattuti tre o quattro sui dieci di cui i russi dispongono. Continuando così, potrebbero quasi accecare la contraerea russa. E a quel punto gli F-16 si muoveranno con meno rischi su tutta la linea del fronte».
(da “La Stampa”)
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